Tumgik
#psichiatria
Text
ma io come lo spiego questo grigio, quest’apatia che mi si attacca addosso, che mi entra fin dentro le ossa e che mi anestetizza da qualsiasi banale emozione?
80 notes · View notes
illsadboy · 3 months
Text
Tumblr media
Prima di esprimere giudizi, cammina nei miei panni e vivi le esperienze che ho vissuto. Solo così potrai veramente comprendere.
23 notes · View notes
gregor-samsung · 8 months
Text
“ Fine di luglio. Una mattina metti il naso fuori: Genova è deserta. Tutti partiti nella notte? Spazi immensi, vuoto, nel tremore dell’aria calda si distinguono lontanissimi palazzi. Tutto è fermo, come una lucertola sul muro. Silenzio: in collina arriva il rumore del mare e il grido dei gabbiani. Rari turisti intenditori in cerca di qualcosa. Ma ecco, qualcosa accade: vecchie persiane, chiuse da mesi, si aprono, stanze, buie da mesi, si illuminano, dimenticate serrature cigolano. È questo il momento in cui Gino, Elisa, Enzo e gli altri prendono coraggio, aprono le porte e scendono in strada. Camminano sui marciapiedi, siedono sulle panchine, parlano da soli ai crocicchi, studiano i semafori, chiamano i gatti. Vestiti nei modi piú strani, chi con l’impermeabile, chi col maglione, chi con gli scarponi da montagna, chi con le ciabatte da mare. È un’esplosione, come quella delle lumache dopo la pioggia. La città è loro. Padroni per un giorno. Io, scorrazzando in Vespa, mi accorgo che ne conosco pochi. La città è piena di persone che non esistono. Fine di agosto. Tornano dalle vacanze file di auto piene di sbadigli. In pochi giorni le lumache riscivolano nei buchi. Chi non le ha viste, non le rivedrà piú. “
Paolo Milone, L’arte di legare le persone, Einaudi (collana Super ET), 2021¹; pp. 66-67.
33 notes · View notes
Text
Tumblr media Tumblr media
45 notes · View notes
apnea22 · 2 months
Text
Io non ce l’ho la forza di ricominciare.
6 notes · View notes
aitan · 11 months
Text
La poetessa Mariasole Ariot ha scritto un testo denso, dolente e contundente sulla salute mentale, la riduzione di persone ad oggetto, le etichettature, i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura, le cure standardizzate che non si prendono cura della persona e della sua individualità, i centri privati, l'iperfarmacolocizzazione, il tempo, il lavoro e la dignità dei degenti e la riduzione dei problemi psichiatrici a un semplicistico "siamo tutti folli" che ho sempre pensato anch'io come un comodo modo di mettersi le mani davanti agli occhi e non vedere la sofferenza altrui e il suo male di vivere.
Io, da parte mia, penso spesso che si è interpretata la legge Basaglia come un modo di aggirare il problema, facendo finta di non vedere; ma il problema sta là, con tutto il suo carico di dolore, e, tante volte, come spiega Mariasole, anche le soluzioni non sono tanto diverse dall'epoca pre-Basaglia. Fingiamo di credere che basta cambiare una norma, una legge o solo i nomi che diamo alle cose.
13 notes · View notes
Text
Voglio che tutto questo male sparisca.
Voglio sparire io.
11 notes · View notes
idknowhyimhere · 1 month
Text
Now that I've been on meds for a while I know why god gave THE worst self esteem cause now that I have a normal amount I think I might be becoming a narcissist
2 notes · View notes
bipolar-mrrobot · 2 months
Text
Quando ti rendi conto che nel reparto psichiatrico sei quello messo peggio
2 notes · View notes
libellula92 · 2 months
Text
[...]Ché tanto vivere nel torpore del mondo fasullo ti fa diventare "matto", ma vuol dire solo essere vivo.
Tumblr media
2 notes · View notes
use1essgir · 3 months
Text
Nearly 3 months in recovery and I still hate myself
I just want to leave the clinic
3 notes · View notes
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
giorno di ricovero 13.
oggi era l’ultimo giorno di permesso della settimana per poter tornare a casa.
altri 5 giorni di gruppi di terapia e terapia individuale mi aspettano prima di ottenere un altro fine settimana in permesso (permesso che vale solo dalle 8 alle 22).
l’idea di dover stare altri 5 giorni lontana da casa, in clinica, da sola mi spaventano.
la settimana che sta per iniziare sarà la mia terza settimana e, avendo vissuto questi due giorni a 100, ho il presentimento che sarà molto più difficile di quella appena trascorsa.
se ho un pizzico di fortuna questa settimana il mio psicologo potrebbe chiudere una diagnosi e questo potrebbe ridurre la mia permanenza qui.
avrei tanto voluto preoccuparmi della mia salute mentale qualche anno fa…
oggi comunque sono stata felice. ed è questa l’emozione con cui voglio chiudere la seconda settimana qua dentro.
7 notes · View notes
illsadboy · 2 months
Text
Tumblr media
Mi vorrebbero trascinare in clinica per farmi curare ma non esiste medicinale se nel bene vedo sempre il male.
11 notes · View notes
gregor-samsung · 2 months
Text
" Nel 1925, un manifesto di artisti francesi che si firmavano la « revolution surrealiste », indirizzato ai direttori dei manicomi, cosi concludeva: « Domattina, all’ora della visita, quando senza alcun lessico tenterete di comunicare con questi uomini, possiate voi ricordare e riconoscere che nei loro confronti avete una sola superiorità: la forza ». Quarant’anni dopo - legati come gran parte dei paesi europei, ad una legge antica ancora incerta fra l’assistenza e la sicurezza, la pietà e la paura - la situazione non è di molto mutata: limiti forzati, burocrazia, autoritarismo regolano la vita degli internati per i quali già Pinel aveva clamorosamente reclamato il diritto alla libertà… Lo psichiatra sembra, infatti, riscoprire solo oggi che il primo passo verso la cura del malato è il ritorno alla libertà di cui finora egli stesso lo aveva privato. La necessità di un regime, di un sistema nella complessa organizzazione dello spazio chiuso nel quale il malato mentale è stato isolato per secoli, richiedeva al medico il solo ruolo di sorvegliante, di tutore interno, di moderatore degli eccessi cui la malattia poteva portare: il valore del sistema superava quello dell’oggetto delle sue cure. Ma oggi lo psichiatra si rende conto che i primi passi verso la « apertura » del manicomio producono nel malato una graduale trasformazione del suo porsi, del suo rapporto con la malattia e col mondo, della sua prospettiva delle cose, ristretta e rimpicciolita, non solo dalla condizione morbosa, ma dalla lunga ospedalizzazione. Dal momento in cui oltrepassa il muro dell’internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale… viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, come luogo della sua totale oggettivazione… "
Franco Basaglia, Le istituzioni della violenza, in:
AA. VV., L'istituzione negata. Rapporto da un ospedale psichiatrico, (a cura di Franco Basaglia; collana Nuovo Politecnico, n° 19), Giulio Einaudi editore, 1974⁷ [1ª edizione 1968]; il brano citato si trova alle pp. 129-130 (corsivi dell’autore).
16 notes · View notes
echeiononhosenso · 11 months
Text
Tumblr media
Si parte...
7 notes · View notes
apnea22 · 9 months
Text
C'ho l'animo esausto. E no, non so spiegarlo meglio.
11 notes · View notes