MAG142 - Caso #0181206 - “Scrutinio”
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MAG142 - Caso #0181206 - “Scrutinio”
[INT. DA QUALCHE PARTE NELL’ISTITUTO MAGNUS]
[CLICK]
[Per tutto il tempo si sente un orologio ticchettare in sottofondo]
MARTIN
Uh, uh, bene, quindi…? C-cos’è successo?
[La voce della persona a cui ha fatto la domande è femminile, con toni medi. È evidentemente un po’ preoccupata di essere all’Istituto]
TESTIMONE
Non lo so, un- Senta, de-devo solo, solo parlare con un responsabile o qualcosa del genere.
MARTIN
Okay, uh, beh, uh, sì, a dire il vero; io- io sono un responsabile. Parli pure.
TESTIMONE
Okay, ecco… (sospira) Vorrei… vorrei parlare di uno dei membri del vostro staff.
MARTIN
(Lentamente) Mi dica…
TESTIMONE
C’è, uh, c’è stato… Sto subendo delle molestie.
MARTIN
O-kay, um. Mi lasci, uh, mi lasci solo prendere un modulo. Uh… un secondo.
[Sfoglia delle pagine mentre continua a parlare]
MARTIN
Oh, okay, okay, um… Cosa- Le dispiacerebbe dirmi cos’è successo? Cos’ha fatto questa persona?
TESTIMONE
Era un uomo.
[Martin sospira]
MARTIN
Aveva l’aspetto di uno che non ha dormito per una settimana?
[Ancora prima che finisca la sua frase, la testimone fa “hm”]
TESTIMONE
Già, uh.
MARTIN
(Sovrapponendosi) Va bene.
TESTIMONE
Lui mi sta… Sì, penso che mi stia, eh… seguendo? In un certo senso.
MARTIN
Sì, capisco. Beh- non è qui al momento, quindi, voglio dire- (prende fiato) perché non mi dice cos’è successo?
TESTIMONE
Sente, (sospiro) non so… è solo un po’ strano.
MARTIN
Beh… (risatina) Sa, qui ci occupiamo di cose strane.
[Anche la testimone ride. In modo imbarazzato, e abbastanza nervoso.]
TESTIMONE
Okay…
MARTIN
Mi- mi dica solo cos’è successo. La prego. Um. Io- io non giudicherò.
TESTIMONE
Va bene. Uh- Quindi, lei- (sospira) Lei deve capire di cosa mi occupo, okay? Uh, lavoro per la Thames Water? Uh- soprattutto tubature e roba- come, vo-voglio dire, sono un ingegnere qualificato, ma sa, la maggior parte delle volte si tratta solo di cose manuali, come scavare e sostituire un tubo. A volte devo- sa, a volte devo proprio entrare nelle fogne. (Più rapidamente) Non è proprio- [incomprensibile], sa? Già, ma chi lo farebbe? Non possiamo tutti costruire motori per la Formula 1. Comunque. Ecco, mi va bene. A dire il vero vengo pagata parecchio in più rispetto al resto della squadra, perché, sa, nel caso, nel caso in cui qualcosa vada storto, o se serve un ingegnere, eccomi!
Mi scusi. Um. Il punto è che io, io lavoro sotto terra. Lavoravo sotto terra. (sospiro profondo). Senta, so- so che questo non ha niente a che fare con- solo- (respiro tremante) Circa cinque anni fa, stavamo facendo dei lavori sotto a Kentish Town. Era abbastanza sgradevole. Sa cos’è un fatberg? No- uh- è- Non importa; non lo cerchi- davvero, non lo faccia. Sa, era solo- era un lavoro sporco. Abbiamo dovuto passare parecchio tempo là sotto, e ora non so se sia successo qualcosa per colpa nostra e di quello che stavamo facendo - o forse semplicemente la muratura era andata; forse era marcia, o, instabile o- o la struttura- beh, la struttura mi è praticamente collassata addosso.
Sa? È stato solo- un momento sono lì in piedi, torcia in mano, e il momento dopo ho una fitta di dolore al braccio, e sento dio solo sa quanti detriti sopra di me, e c’è buio pesto, voglio dire-
Già. (breve risata isterica) Non serve che glielo dica, ecco- non- non ho mai avuto così tanta paura; è stato come- se l’intero mondo fosse scomparso. Devo aver pensato di essere morta per cinque minuti buoni.
Mi scusi.
MARTIN
Va tutto bene. Si prenda il suo tempo.
TESTIMONE
Già. (sospiro tremante) Già.
Beh… Non so per quanto tempo sia stata laggiù. Beh- beh, lo so. Sono state… tre ore. Me l’hanno detto. Dopo. Ma sono sembrate…. Dio, mi sono sembrate settimane. Non ho mai avuto un, un ottimo senso del tempo, e solo… era scomparso. Tutto. Ogni traccia di luce o suono o qualsiasi cosa che cambiasse, che indicasse che il tempo passava. Non c’era nulla.
Prima di quello io-io non avevo mai pensato al tempo, sa? Ma ora… già. Ma ero là sdraiata, in panico, urlando, cercando solo di fare qualsiasi rumore, qualsiasi movimento che non mi facesse male da morire. E ho- okay, ho sentito qualcosa. No, ho sentito qualcuno che mi afferrava la caviglia.
All’inizio è stato stupendo; ho sentito questa, questa ’enorme ondata di sollievo, no? Qualcuno mi aveva trovata; mi stavano tirando fuori.
Non era così. Era freddo, okay? Come- come roccia antica? O, o sabbia bagnata. Sembrava come- ruvido, e, e come se le dita non fossero- Non lo so, sembrava che non fossero al posto giusto? E poi ho cominciato a pensare e- ho realizzato qualcosa- dal modo in cui, in cui mi afferrava, mi stringeva la gamba, c’era qualcosa- (sospiro profondo, fremito) Doveva essere arrivare dal basso. Da sotto di me. E non c’era nessun altro là sotto quando il tunnel era collassato. Assolutamente nessuno. Ne sono sicura.
Quindi a quel punto… comincio a urlare di nuovo. E a scalciare, agitarmi. Fa male, ma- voglio dire, sono assolutamente terrorizzata, ma l-la mano, quella stringe sempre più forte, e sento le sue u-unghie che... Qu-quella comincia a tirare. A tirarmi verso il basso, trascinandomi giù nella terra, e- già, quella- La- N-non lo so, solo- ero a tanto così dal crollare, dall’andare completamente in pezzi e- e poi una lastra di pietra è stata spostata da in fronte a me, e c’era la luce del sole, e Abby- una, una della squadra di lavoro, che mi fissava, e, e già.
Semplicemente così, quella cosa era- sparita.
Ma i lividi sono rimasti. Orribili lividi color terra dove le dita mi avevano afferrata.
Quindi. Mi-mi ci è voluto un bel po’ di tempo per superare la cosa. Non è strano, giusto? Voglio dire, è stato un brutto momento, sa- ti rimane impresso. Mi sono presa, cosa, probabilmente sei mesi di pausa dal lavoro, per le ferite? Avevo degli, uh, incubi davvero brutti. Claustrofobia, voglio, dire, ovviamente, giusto? Ma, uh, ho fatto la riabilitazione, sa, ho parlato co-con lo psicologo che mi hanno dato. Senta, ho fatto tutto quello che dovevo fare e, e, sì, immagino, immagino che andasse bene. Sa, una volta che i lividi erano spariti- beh, voglio dire, è facile dare la colpa alla memoria, no? (ride, nervosa) Sa, alle allucinazione, a tutte le- classiche stupidaggini che uno racconta a se stesso. Ecco, la vita è tornata alla normalità, io- io stavo bene. Fino a- circa due settimane fa.
MARTIN
Ed è stato allora che ha incontrato J- Co- uh, uno dei nostri impiegati.
TESTIMONI
È stato allora che è comparso. Uh- conosce il bar, uh, proprio vicino a Pinnacle? Uh, qu-quello carino. Ecco, avevo- a dire il vero avevo- avevo un appuntamento là, sa, un ragazzo carino che avevo conosciuto su internet, troppo sportivo, il che [tono scherzoso] mi piace, ecco- non importa. Comunque- mi prendo un caffellatte e, e mi siedo, ad aspettare. uh- Grant? Direi Grant. O- Ga- Gareth? Gary? In ogni caso, senta, lui è in ritardo, e, e io sto solo leggendo, e c’è questo… tizio inquietante nell’angolo - il vostro tizio. Lui continua solo… a fissarmi, come- oh mi sta davvero fissando, come, in un modo davvero intenso. E, e davvero… strano?
Come se mi conoscesse, ma io sono maledettamente sicura di non conoscerlo. Io- io cerco di ignorarlo, giusto, sto- sto solo a leggere il mio libro. E ogni volta che alzo lo sguardo- eccolo là. A osservarmi. Ecco, sto per dirgli qualcosa, sa, tipo co- (farfuglia) In quel momento arriva Gary- Garerth- Galvin- e improvvisamente, hey! È un appuntamento. E non volevo proprio che la prima impressione che aveva di me fosse vedermi urlare a un qualche maniaco nell’angolo, quindi ho solo… scambiato le sedie, così da avere il suo… collega alle spalle, e andare avanti.
Non importava davvero, sa, alla fine; Gareth è stato, uh, è stato un buco nell’acqua, sa; non come- sa. Voglio dire. Era- era a posto, immagino, ma non c’è stato proprio niente tra noi, sa- solo un buon caffè noioso con un gentile vecchietto. È durato circa un’ora, e chiaramente anche lui aveva la stessa impressione, quindi abbiamo, sa, ci siamo salutati. Voglio dire, penso che ci siamo effettivamente stretti la mano, quando se n’è andato, il che, voglio dire, è emblematico, no?
Quindi, ecco, sto raccogliendo le mie cose, tutto finito, e, e semplicemente- semplicemente mi giro,no? Solo per controllare se è ancora là- e lui è in piedi proprio dietro di me. Tipo, tipo a pochi centimetri dalla mia faccia? Senta, è da matti. E comincio a chiedergli, sa, che diavolo, amico, sa, tipo-? Ma lui comincia semplicemente a parlare. Lentamente. Ma in modo davvero intenso. Lui dice che lavora qui, all’Istituto Magnus, e io non so neanche cosa sia, e lui dice che vuole la mia storia.
Diche che ha bisogno di sentire cosa mi è successo, e io- io voglio dirgli di, di andarsene; io, io volevo dargli un calcio e scappare. Ma- io- (sospira) io mi sono seduta. E ho cominciato a raccontargli- tutto. Riguardo al lavoro, riguardo al collasso, ri-riguardo la mano- E anche più di quanto ho detto a lei, e mentre lo facevo era- era come se fossi ancora là. Come se la sentissi afferrarmi la caviglia, u-una mano fredda e morta, e non riuscivo a smettere di parlare, come se non potessi stare zitta.
MARTIN
S-sta, sta bene?
TESTIMONE
No! Non sto bene! Certo che non- sembrava- sembrava che stessi vomitando tutti quei sentimenti e volevo, volevo gridare, ma invece sono solo rimasta seduta e gli ho raccontato tranquillamente la storia della mia vita, e lui mi ha semplicemente osservata. I suoi occhi, erano come- Era co- come se i suoi stessero bevendo ogni frammento della mia miseria. Non posso- È- (pausa) E poi ha smesso. E lui mi guardava- mi guardava come se avesse appena mangiato, tipo, una bistecca cotta perfettamente. Sa cosa mi ha detto, mi ha detto “Grazie”. Grazie, così, come se- come se rivivere i momenti peggiori della mia intera vita fosse stato solo un semplice favore che gli avevo fatto.
E poi se n’è andato, e, e io- io sono rimasta lì seduta, e ho pianto per un po’. (tira su con il naso) Non è finita lì.
MARTIN
Lui- L’ha visto di nuovo?
TESTIMONE
(tremante) No. Non- circa. Mi sembra di vederlo. Ho ricominciato a sognare quel tunnel. Incubi. Oddi, incubi terribili. Incubi in cui la, la mano continua a tirarmi, e io scendo sempre più in profondità nel- (sospiro tremante) Mi porta in luoghi in cui non voglio andare. E lui è sempre lì, a… guardarmi. Guardarmi gridare e scalciare e- (prende di nuovo un respiro). È tutto occhi. È tutto occhi. (respiro, meno tremante) Senta. So che non è- (risatina amara) È la mia mente. Non gli sto dando la colpa di, di essere nei miei sogni. Sa, immagino di non poterlo fare.
[Tira di nuovo su con il naso]
È assurdo, giusto? Non è- Ma mi sembra di vederlo anche quando sono sveglia? Ho cominciato- ho cominciato ad avere molti problemi, da quando mi ha parlato- beh, da quando io ho parlato con lui. (deglutisce) Da quando gli ho raccontato la mia storia. L-la claustrofobia? È tornata, sa, peggio di come sia mai stata, e non posso fare il mio lavoro. Ho questi, questi attacchi di panico in cui mi viene da gridare ogni volta che ci provo e- e cosa dovrei fare? Sembra che ogni volta in cui sono anche di pochi metri sotto terra, io-
Non posso più neanche andare nel seminterrato di un negozio senza sentire quella- mano. Ogni volta che lo faccio, ogni volta che sento quel- panico salirmi in gola, lo vedo.
[Qualcosa gocciola in sottofondo]
Lui è là. Non quando guardo come si deve. Ma solo sull’orlo del mio campo visivo, quando guardo con la coda dell’occhio. E ha- beh, forse, sono solo io; forse l’ho solo- l’ho incontrato una sola volta, in un bar, ed era inquietante, e mi ha mandata fuori di testa. Ma basta così. Va bene? Basta. Quindi, (sospira) quindi voglio sporgere un reclamo, tipo, tipo un vero e proprio reclamo. Senta, non voglio andare dalla polizia. Voglio dire, dubito che- non mi farebbero neanche, sa, raccontare fino a questo punto, vero? Ma- (tira su con il naso) Scusi. Quindi grazie, immagino.
MARTIN
Okay, um. Va bene, allora- (fa scattare una penna, sospira)
Per prima cosa, sono tre- sono tremendamente dispiaciuto che questo sia successo. Um, per- per quanto riguarda i prossimi passaggi-
TESTIMONE
(Sovrapponendosi) Solo- Voglio solo- S-sa, parlargli, immagino? Solo dirgli, tipo, tipo, immagino che- che non va bene. Sa, ecco- non sono- non so cosa abbia fatto, ma sa, non può semplicemente andare in giro e beh, sa, continuare a fare-
MARTIN
(Interrompendola gentilmente) Certo. Ca-capisco.
TESTIMONE
Bene! (breve pausa) Beh- I- Io voglio solo, solo smettere di vederlo. Non vederlo più.
[Fruscii e passi]
MARTIN
Aspetti, u-un secondo, no, devo solo-
TESTIMONE
(sovrapponendosi) No! Questo è quanto- Questo- è il mio reclamo! Sa? Io, i-io non poso- Questo luogo, i-io non posso stare qui. Devo-
[apre la porta]
Arrivederci!
MARTIN
Uh- No- uh, ma non mi ha detto il suo-
[La porta si chiude sbattendo. Se n’è andata.]
[Silenzio]
...nome.
[Sospira profondamente, armeggia con i fogli]
Che diavolo devo fare con questa cosa? Voglio dire, Cristo, Jon, questo è- non va bene! Oh, non pu- non può- (si interrompe) voglio dire, non è lui, vero? No- non davvero. È- cosa, una dipendenza, un istinto, forse c-controllo mentale, qualcosa del genere? Io- non riesco a credere che sceglierebbe di fare una cosa del genere. No, no, n-non posso pensare in questo modo però, n-non posso permettermelo, perché se, se lui è già perso, allora tutto questo è solo- (si interrompe di nuovo, sospiro profondo ed esausto).
L-la parte peggiore è che non voglio neanche parlargliene. Sto solo- immagino che mi sto semplicemente abituando alla distanza. Distaccato. (breve risata non divertita) In solitudine. (prende fiato) Bada bene, Peter non si sbaglia. È davvero più facile che effettivamente cercare di comunicare con la gente. Probabilmente dovrei cercare di dargli questo nastro, fargli sapere che so cos’è successo, che qualcuno è venuto a- (sospiro)
Ma in quel modo, la interpreterebbe solo come un’accusa? Perché non voglio- e poi, poi immagino che ascolterebbe anche questa parte, quindi- io- è- io-
Cosa faccio?
[L’orologio continua a ticchettare. Per qualche momento c’è silenzio, poi si sente bussare delicatamente alla porta.]
[Martin sospira]
MARTIN
Vattene.
[Il bussare continua, un po’ più insistente. Martin sospira.]
MARTIN
(a chiunque ci sia fori) Avanti!
DAISY
(delicatamente) Hey.
MARTIN
(confuso) Ciao?
DAISY
Disturbo?
MARTIN
Posso- posso aiutarti…?
DAISY
Ho-ho visto qualcuno uscire, quindi ho- ho pensato che, sai.
MARTIN
Ti- ti serve qualcosa?
DAISY
No-non fare caso a me. Continua pure- qualunque cosa sia.
[Breve pausa]
MARTIN
...Stai bene?
DAISY
Sì. È solo, uh, un po’ vuoto qui in giro, sai?
MARTIN
Non proprio.
DAISY
Melanie è uscita e- (sospiro) Jon e Basire sono ancora via. Sono un po’ preoccupata. Ma sanno badare a se stessi, sai?
MARTIN
(teso) Di nuovo, non proprio. (breve risata) Nessuno mi parla più davvero.
DAISY
Perché pensano che tu stia lavorando per il cattivo della situazione?
MARTIN
In poche parole. Tu non lo pensi?
DAISY
Oh, voglio dire, stai decisamente lavorando per qualcosa di cattivo, ma- anche noi.
MARTIN
(sospira) Già. Sembra che ce ne siano parecchi in giro di questi tempi. (pausa) Non ti crea problemi?
DAISY
Non me ne creava.
MARTIN
E ora?
DAISY
Mi crea meno problemi che cercare di restare sola. Almeno- ora è alle mie condizioni, meglio che doverlo fare sotto ricatto.
MARTIN
(un’altra risata non divertita) Già, ci credo. (breve pausa) Ti hanno detto di Elias, vero?
DAISY
Sì. Me l’ha detto Basira. Non mi piace che sia vivo. Cerco di non pensarci troppo. Non voglio arrabbiarmi troppo,cominciare a- sentire il sangue.
MARTIN
...Certo.
DAISY
Non possiamo sentire le sue bugie dalla prigione, però, il che- è qualcosa.
MARTIN
Pensavo che tu gli credessi. Facevi tutto il lavoro sporco per lui.
DAISY
Beh, non mi andava di smascherare il suo bluff. Non significa credere. Era solo troppo rischioso.
MARTIN
Non per Melanie.
DAISY
Beh, forse lei era l’unica assennata. Anche se lui avesse detto la verità, (sospiro) Se fossimo tutti… morti… ci sono cose peggiori.
[Pausa]
MARTIN
Com’è stato?
DAISY
Non voglio parlarne.
MARTIN
Ho ascoltato la tua vecchia dichiarazione. Non c’era il tuo partner là sotto?
DAISY
Sì. Non l’ho trovato.
MARTIN
Non vuoi andare a recuperarlo?
DAISY
(heh) Non ritorno là sotto.
MARTIN
(con tono vagamente compiaciuto) Hm, avrei pensato che ci avresti almeno provato, o-
DAISY
(sovrapponendosi) Ho detto. Non voglio parlarne.
MARTIN
Lo so. Non è bello essere interrogati, vero?
DAISY
(sospira) Io- oh.
MARTIN
Già.
[Pausa.]
DAISY
Mi dispiace, Martin.
MARTIN
Va tutto bene. Non eri tu. (sospira) Non davvero.
DAISY
No, ero io. Odio molte delle cose che ho fatto allora; non significa che non ne sono responsabile, non significa che non fossi io.
MARTIN
(sospira) In ogni caso. Allora, cos’è questa uscita che stanno facendo?
DAISY
Non, uh… non te l’hanno detto?
MARTIN
(ha) No, io- Cosa? Daisy, dove sono andati?
DAISY
Sai quel paese in Norvegia?
MARTIN
Cosa? Io- Aspe- Cosa? Non intenderai Ny- Ålesund?!
DAISY
Sssssì. Pensano che ci sia un rituale che devono, sai-
[Martin sospira in sottofondo mentre lei parla]
MARTIN
Sì, ma- Peter non mi ha neanche detto-
[Comincia ad aprire i cassetti e muovere cose al loro interno]
Non posso crederci!
DAISY
Scusa. Non avrei dovuto dire niente.
MARTIN
No, no, è… grazie; è solo- Per l’amor di Dio, non riesce a stare al sicuro per tipo, tipo dieci minuti?
DAISY
Non penso che sia più un’opzione per lui ormai.
MARTIN
Già, voglio dire, certo- (sbatte il cassetto)- È solo che lui- lui non pensa. Semplicemente ogni volta corre immediatamente dritto pericolo con qualsiasi- qualsiasi piano raffazzonato gli venga in mente in quel momento; non capisco!
DAISY
Cosa c’è da capire?
MARTIN
Cosa?
DAISY
Vo-voglio dire, è roba abbastanza standard.
MARTIN
Cosa?
DAISY
(tossisce leggermente) Si vedeva continuamente, in polizia, soprattutto con i Sezionati. Non che ci sia un tipo di trauma normale, sai? Ma è abbastanza comune. La cosa più importante diventa il controllo, agire alle proprie condizioni. Anche quando è stupido o pericoloso. Qualsiasi cosa pur di non sentirsi impotenti.
MARTIN
Oddio.
DAISY
E ovviamente, per Jon, c’è anche la sindrome del sopravvissuto. Pensa di non essere umano. Lo rende volto… autodistruttivo.
MARTIN
Già, beh. Siamo tutti traumatizzati.
DAISY
E tutti siamo cambiati.
MARTIN
Già. (lungo sospiro mentre parla) Immagino. Sei- sei molto perspicace, sai?
DAISY
Detective, ricordi?
MARTIN
Sì, l’hai accennato. Avrei pensato che Basira avesse più buonsenso però.
DAISY
Quando Basire e io eravamo partner, lo vedevo succedere a volte. Lei è in grado di analizzare una situazione meglio di chiunque altro io conosca, sembra sempre sapere qual è la mossa giusta, ma per quante ricerche faccia, non riesce mai a elaborare un piano. Penso che semplicemente odi tutte le… incognite, le… variabili. (sospira) Le contingenze. Se vede un’opportunità la coglie, e confida nel capire i dettagli strada facendo.
MARTIN
(heh) Hm.
DAISY
Ha funzionato fino ad ora.
MARTIN
Voglio dire. (leggero sospiro) Immagino. Sembra comunque davvero pericoloso.
DAISY
Già… Volevo andare con loro, proteggerli, ma… (basso sospiro tremante) La vita è sempre più complicata di così, vero?
MARTIN
Non proprio.
DAISY
(prende un respiro) Stai registrando o…?
MARTIN
Hm? Uh- oh- no,no, cera- aspetta-
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[Traduzione di: Silvia]
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