Tumgik
#frase ita
siridz · 11 months
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Nuto, che non se n’era mai andato veramente, voleva ancora capire il mondo, cambiare le cose, rompere le stagioni. O forse no, credeva sempre nella luna. Ma io, che non credevo nella luna, sapevo che tutto sommato soltanto le stagioni contano, e le stagioni sono quelle che ti hanno fatto le ossa
La luna e i falò, Cesare Pavese
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Si tu piel rozara la mía, sería como la unión de dos mundos, un encuentro íntimo que va más allá de las palabras. En ese instante, cada centímetro de contacto sería un poema susurrado por la sinfonía de nuestros latidos. Las yemas de tus dedos trazarían caminos invisibles sobre mi piel, dejando tras de sí una estela de sensaciones que despiertan todos los sentidos.
El roce sería más que un simple contacto físico; sería un diálogo silencioso entre almas, una conexión profunda que va más allá de la epidermis. Podría sentir la electricidad de tu presencia, un calor que se propaga como un fuego lento, consumiendo las barreras que separan dos seres en busca de un entendimiento mutuo.
Cada caricia sería un capítulo en el libro de nuestra complicidad, y el suave contacto de tu piel con la mía revelaría historias que solo los cuerpos pueden contar. Sería un intercambio de energía, una danza de suspiros que revela secretos compartidos solo por aquellos que se aventuran en la intimidad.
En ese momento, el tiempo se detendría, y el universo entero parecería reducirse a la conexión palpable entre nosotros. Cada poro de nuestra piel se convertiría en testigo de un encuentro que va más allá de lo físico, alcanzando lo emocional y lo espiritual.
Así, el simple acto de nuestras pieles encontrándose sería un poema viviente, una oda a la proximidad y a la belleza efímera de un instante compartido. En ese roce, encontraríamos la promesa de un lazo que va más allá de las palabras, construyendo un puente entre dos almas que se reconocen en la delicadeza de un contacto que habla sin necesidad de ser pronunciado.
ℜ𝔬𝔰𝔞🖤
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curseheaven · 2 years
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Quando diventi triste corri dritto davanti a te e continua ad andare avanti di corsa senza badare a niente. Nella vita troverai persone che cercheranno di ostacolarti, di rallentarti, ma tu non lo permettere. Non smettere di correre e non guardarti mai alle spalle, alle spalle non c'è niente per te. Tutto quello che conta è davanti a te.
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sasdavvero · 5 months
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io: dovrei correggere Out of a Movie in ita così posso postarla
sempre io: inizio a tradurre in ita il sequel di quella storia pur sapendo che probabilmente non lo posterò
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wwweirdworld · 1 year
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La convivenza con il dolore
Ho una malattia rara alla gamba, ce l’ho da quando sono nata. Ce l’ho da così tanto tempo che ormai ci ho fatto l’abitudine, e non mi crea più troppi problemi. Quando ero piccola era molto peggio: ricevevo sguardi di pietà che sottintendevano la frase “peccato, sarebbe stata una bella bambina”, frase mai detta ma chiaramente leggibile attraverso quegli occhi falsi di gente insignificante. Sono cresciuta credendo che sarebbe stato un privilegio trovare qualcuno che mi amasse nonostante questo, perché nemmeno io riesco ancora a convivere con l’immagine della mia deformità. Certi giorni è veramente orribile svegliarsi e vedere una caviglia più gonfia dell’altra, con un piede non armonico e tutto l’equilibrio sballottato. Certi giorni sento il rumore dei miei passi l’uno diverso dall’altro: il piede destro deciso e regolare, quello sinistro più sordo e incostante. 
Ogni giorno mi fa male, sia che piova o ci sia sole. Le mie vene formano all’altezza del ginocchio un groviglio impenetrabile, e nemmeno il chirurgo più esperto ha saputo sbrogliare il bandolo della matassa. Ogni giorno quelle vene pulsano, ogni passo provoca dolore ai muscoli del polpaccio, sento un tendine tirare meno dell’altro. Ogni salto fa male, ogni passo, ogni corsa, ogni tocco persino. Sfiorarmi il ginocchio per sbaglio può farmi stare male, il piede non riesce a piegarsi. L’impossibilità del tocco sul corpo si riflette dentro di me: sono un’impenetrabile fortezza. La paura di essere distrutta è più forte della gioia di accettare il contatto fisico. Ho il terrore degli abbracci all’improvviso, del solletico e dello sfiorarmi...sono improvvisati e sfuggono alla mia mania del controllo.
A volte mi dimentico del dolore, ma lui è lì. Ogni giorno, sia che sia una bella giornata o una di merda, io soffro. Alcuni giorni il sangue pulsa di più, altri meno. Alcuni giorni i passi sono sopportabili, altri pesanti. Quando la giornata è piena di imprevisti, lo sento ancora di più. Al cambiar delle stagioni, del clima e dei fusi orari, i miei tendini soffrono. Ogni equinozio e solstizio lo sento fino in fondo, e anche l’arrivo della pioggia mi provoca fastidio. A volte il vivere stesso sembra solo successione di dolore ovunque, ma si sopravvive. Si ignora tutto, si stringe i denti, ci si inventa nuove strategie per sopportare. Quando tutto diventa difficile, si prova a smontare il problema in mattoncini più piccoli, finché esso non sembra più affrontabile. Ogni giorno si cercano distrazioni: si prova a ridere di più, ogni emozione si amplifica, e a volte ci si dimentica di quel male invisibile ma presente.
Io convivo con il dolore, e a volte raggiungo il limite. Quando accade urlo, sbrocco, ho crampi ovunque. Passa con calma, con l’acqua calda e con un panino alla marmellata. Passa con una carica di endorfina e una scarica di adrenalina, si inietta tramite barrette di cioccolato la serotonina. Alcuni giorni sembro incazzata, e invece è solo dolore. Ricorda sempre, quando mi ferisci, che il mio male è doppio: io ne porto già uno dentro, all’altezza del polpaccio. Non si vede, ma lo sento, esiste e vuole ostacolarmi. Vuole rendermi sua schiava e prigioniera del mio corpo, ma io resisto. La resilienza implica rabbia e angoscia, sentimenti chiusi dentro, limiti e sconfitte, orgoglio e umiltà. 
Abbi rispetto del dolore di chiunque, a volte non si vede, ma ti sta mangiando dentro.
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scrittoresolitario · 2 years
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Chi è veloce ed è capace di fare tante cose in poco tempo riesce a sopravvivere, la società moderna sembra costruita apposta per i nevrotici, senza il tempo di amare per soffermarsi sulle cose e per apprezzare minimamente quello che essi stessi fanno.
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superosas · 2 years
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Las sonrisas son unos meros trucos de ajedrez.
Anime: Bokura ga ita
- superosas (Arely López)
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kirbyskisses · 11 months
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dear non-spanish speakers writing spiderverse fanfiction (or anything with spanglish),
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in spanglish you don’t switch by word, you switch by phrase.
it’s not:
“[first part of the sentence in english], [second part of the sentence in english], mi amor.”
“[full english sentence], querida.”
it’s:
“[first part of the sentence in english], [segunda parte de la frase en español], mi amor.”
-
also miles is boricua, miguel is mexican. they have two different accents and use different vocabulary for certain words.
also miles is “nyourican” - a puerto rican native to new york - while his mom is directly from the island, so there are differences there, too, because his spanish is more influence by new york english. 
here’s some good references that aren’t google translate (which usually pulls from spain, a country that speaks vastly differently from latin america)
SpanishDict
WordReference
here have some random videos on different slang/spanish accents:
Puerto Rico
Mexico (1) (2)
-
in spanish most words are gendered, so most feminine words end in a and masculine/gender neutral words end in o. adding ito/ita makes something cuter, smaller and more affectionate.
spanish nicknames that aren’t “mi amor”
“querido/a” - darling
“cariño” - dear (always masculine regardless, of who its being said to)
“mi princesa/príncipe” - my prince/princess
“mi rey/reina” - my king/queen
“papí/mamí” - can be used in any way; romantic, sexual, familial for one’s parent or child, or just platonically
“tesoro” - treasure
also spanish is a language that uses adjectives as terms of affection both cute ones and ones that might sound insensitive in english
gordo (fat), flaco (skinny), negro (black), blanco (white), linda (pretty), bella (beautiful), morena (brown skin), etc.
and like most languages that are not english, spanish has multiple ways of saying i love you.
“te amo” - romantic
“te quiero” - familial, platonic (although there’s nothing wrong with using it romantically)
see also:
te adoro - i adore you
te deseo - i want you
te necesito - i need you
 and, of course, they can vary regionally too.
please use this because i have read a lot of really well written things that take me out of it because the use of spanglish is terrible. don’t just go on your presumptions that spanish/spanglish works in the same way that english does.
buena suerte, gringos.
- signed your friendly neighborhood afro-latina
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[TRAD ITA] 240331 STORIE INSTAGRAM DI J-HOPE:
"😙😙😙🫡🫡🫡"
"Ti sei divertito ad uscire?😁"
"😍😍"
"Stai a riposo* 🥰🤩😍"
(N/B: *Frase usata in ambito militare)
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©ImVali) | Trans ©btsinthemoment
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“A felicidade é um chazinho quente em noites de frio; é um banho gelado no meio de um calor danado, é receber uma agradável e inesperada visita em um fim de tarde qualquer; é pão quentinho com manteiga derretendo; é café com o pão que escrevi na frase acima; é cair de quatro no chão e morrer de rir; é não morrer quando cair de quatro; é fazer o bolo predileto e lamber a vasilha no final; é cama limpa, travesseiro fofo e pijama cheiroso; é sensação de alívio após uma situação resolvida; é ligar pra bater papo com alguém querido; é olhar o horizonte; é ao olhar o horizonte, enxergar um mundo melhor. Felicidade é inventar e fazer valer a pena a invenção, porque a realidade é dura demais.”
🖋️Ita Portugal
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siridz · 3 months
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Julio Cortázar, Dopo le feste
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seoul-italybts · 8 months
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[✎ ITA] Dazed : JungkookOra Viaggia in Una Corsia Tutta Sua | 12.09.2023
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Si Cambia Marcia
Jungkook Ora Viaggia in Una Corsia Tutta Sua
Quando Jung Kook si è addormentato al pc, quest'estate, sei milioni di fan sono rimastə a guardarlo.
Ora, dopo aver spalancato le porte del pop per gli artisti dell'Asia Orientale, ci sta guidando nella tana del coniglio con la sua 'sorprendente' nuova era solista.
__ di TAYLOR GLASBY |  Twitter | 📽 Retroscena
Jungk Kook, uno degli idol K-pop più grandi al mondo, anzi, una delle pop star più grandi al mondo – punto - sta cercando di descriverci come funziona il suo istinto.“È un po' come...”, ma non conclude la frase, mentre giocherella con i due piercing sul lato destro delle sue labbra. La maglietta bianca rende ancor più vistoso il suo braccio tatuato. “Non credo sia descrivibile”
Poi ride, dandosi un leggero colpetto di palmo sulla fronte. “Non mi vengono brividi o niente del genere, ho semplicemente quella sensazione, del tipo, sono certo questo andrà bene, è la cosa giusta da fare.”
La prima volta che ha sentito “Seven” - il suo singolo di debutto solista dalle sonorità UK garage, che vede la partecipazione della rapper americana Latto - era, riflette, tipo marzo e lui se n'è immediatamente innamorato. “Abbiamo subito fissato una sessione di registrazioni [a Los Angeles] e poi una riunione per discutere il concept del video musicale. È filato tutto assolutamente liscio”, ricorda.
La traccia, rilasciata a luglio, ha trascorso diverse settimane nella classifica singoli sia in Regno Unito che in America (dove ha raggiunto la pos. n.1), e si è conquistata il titolo Spotify come brano più rapido nella storia – soli 6 giorni – ad aver raggiunto le 100 milioni riproduzioni. Su YouTube, il suo video musicale – cui ha partecipato anche l'attrice sud-coreana Han So-hee – è stato visto 39 milioni di volte in un sol giorno. L'unica altra occasione in cui ha avuto una reazione così viscerale riguardo una canzone, ci dice, è stato con “I Need U” (2015), il primo singolo tratto dal terzo, pluri-acclamato album dei BTS, The Most Beautiful Moment in Life Part 1, universalmente considerato come uno dei trampolini più importanti verso la fama globale del gruppo.
Jung Kook tiene gran conto di tutto ciò che è istintuale ed intangibile: il primo è ciò che guida il suo presente, mentre il suo futuro è nelle mani del secondo, o almeno per quanto riguarda la visione che ha di sé come artista. Ma su questo torneremo più tardi, perché Jung Kook – che ha da poco compiuto 26 anni, ma è incredibilmente popolare già da 10 anni – al momento è più concentrato sulla sua identità presente. “Credo di essere piuttosto aperto sotto il punto di vista emotivo”, dice. “Cambio in fretta. Quindi ciò che voglio fare devo farlo subito.”
La nostra conversazione avviene via Zoom, Jung Kook si trova in un'anonima stanza dell'enorme edificio che è il quartier generale della HYBE, a Seoul – la società multi-etichetta nata come Big Hit Entertainment nel 2005 e che, prima dei BTS, non aveva mai preparato un gruppo di idol K-pop. La settimana scorsa, Jung Kook era a Londra, e quella prima, a New York, alle prese con un raffreddore testardo che però è riuscito a nascondere alla grande, sotto la perfezione delle sue esibizioni in diretta televisiva.
Nello studio, a Nord di Londra, in cui si tiene questo servizio fotografico, Jung Kook è paziente ed accomodante, ma anche estremamente silenzioso, lo sguardo che segue il via-vai attorno a sé. Di natura è introverso e, ad occhio e croce, sul set ci sono 40 persone, metà delle quali sono parte del suo entourage, comprese le due guardie del corpo in completo. Gli occhi di tutti sono costantemente puntati su di lui, attenti ad ogni sua mossa, fino al minimo spostamento di capelli, piega nei vestiti o cambio d'espressione. Dev'essere davvero estenuante. Un membro del suo staff scrolla le spalle e, sorridendo, commenta, “Ci è abituato.”
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Tra uno scatto e l'altro, Jung Kook viene a salutarci. Ci eravamo già incontrati nel 2018, quando il successo dei BTS era sul punto di diventare stratosferico, quando stavano per passare dai concerti nelle arene agli stadi sold out. Già allora, era silenzioso, sebbene emanasse piuttosto una inquieta insofferenza, sia fisica che mentale. Ha ancora un po' di quella smania interiore, di cui non sembra in grado di disfarsi, ma la cosa è mitigata da una nuova baldanza e sicurezza di sé che, ci dice, non crede di avere mai avuto prima. Tratti questi che incarna da sempre sul palco, ma che solitamente non lo accompagnano nel quotidiano: “Quando salgo sul palco, tutti i pensieri e le emozioni vaganti, si spengono”, confida, e si è sempre esibito talmente tanto, che il divario tra questi suoi due mondi non sembrava poi così vasto.
Finché la pandemia non ha reso necessaria la cancellazione del Map of the Soul tour dei BTS, nel 2020, Jung Kook non aveva fatto che viaggiare in giro per il mondo con il gruppo, fin dal 2014. Tra il 2021 e il 2022, i BTS hanno tenuto concerti a Seoul, Los Angeles e Las Vegas, prima di annunciare una pausa temporanea nell'ottobre 2022, con l'intenzione di permettere ai 7 membri di sperimentare cose nuove attraverso progetti personali e, come da obbligo per tutti gli uomini sud-coreani, svolgere 18 mesi di servizio militare. Questo intervallo ha permesso a Jung Kook di disfare alcuni dei suoi nodi, dandogli così l'opportunità di affrontare i suoi attriti interiori, tra i quali troviamo quella che lui descrive come “pigrizia”, che - fino a quel momento lasciata incontrollata – aveva smorzato un po' le sue ambizioni e spirito competitivo. “È una cosa che non mi è mai piaciuta di me”, dice Jung Kook. “Credo fosse proprio per quello che non avevo autostima.” La soluzione, però, non è stata disfarsene, ma cercare di guardare a se stesso sotto una luce diversa. “Da quando ho cambiato prospettiva, ho scoperto di avere molti più tratti positivi. Invece di rimpiangere le opportunità mancate e colpevolizzarmi per questa pigrizia, invece di pensare ‘Perché non l'hai fatto quando ne avevi la possibilità’, ho deciso di accettarmi per quello che sono e di concentrarmi su ciò che sono in grado di fare. Fare le cose seguendo i miei ritmi è sicuramente un vantaggio. E se ho voglia di restare a letto o guardare la TV tutto il giorno, perché non spendere la giornata proprio così?”
Questo ha creato una sorta di effetto domino, permettendogli di comprendere meglio ciò che fa e come approcciarvisi. “Voglio diventare un cantante famoso, popolare, e per riuscirci devono esserci sintonia ed interazioni tra l'artista e le/i fan. Devi saper dare amore ed accettarlo. Tuttavia, non potevo che domandarmi e chiedere alle/gli ARMY ‘Perché mi date così tanto amore? Perché mi volete bene?’. Credo fossi davvero desideroso d'amore e sicuramente non lo do per scontato”, confida Jung Kook. “Sono sempre stato estremamente grato per l'affetto che ricevo, ma ad un certo punto ho imparato anche ad accettarlo, con molta umiltà. E forse sarà perché è trascorso altro tempo, ma trovo che ora sia il contrario: dato che ricevo così tanto amore e supporto dalle/i fan, vorrei tuttə loro fossero più sicurə di sé, che avessero più autostima, grazie a me. Ecco perché cerco sempre di fare del mio meglio.”
Una cosa che le/gli ARMY ripetono da lungo tempo è "i BTS hanno aperto/spianato la strada (BTS paved the way)". Specialmente in America, il gruppo ha spalancato porte che fino a quel momento erano appena appena socchiuse per gli artisti asiatici. La loro ascesa al successo è stata talmente intensa, veloce ed inaspettata che l'industria dell'intrattenimento statunitense, presa alla sprovvista, è riuscita a mala pena a rispolverare i ricordi della Beatlemania, sostituendola con ‘BTS-mania’. Il successo del gruppo è fatto di un trionfo epocale dopo l'altro, i quali hanno fruttato ai BTS 5 nomination ai Grammys e vendite album globali che si attestano approssimativamente intorno alle 105 milioni unità.
Nel corso degli anni, Jung Kook ha parlato con moltissimə ARMY e ora comprende alla perfezione per quale motivo il gruppo sia così amato dalla gente, qualunque sia la loro lingua, età, gender o provenienza.“I messaggi trasmessi dalle nostre canzoni e performance sono di conforto”, dice. “Credo la nostra musica abbia ampliato e diversificato i gusti musicali di chi ci ascolta, e culturalmente la diversità è importante.” Ma il cantante attribuisce il merito dei confini abbattuti anche agli sforzi fatti dalle/i loro fan per diffondere la musica dei BTS e “quella dei tanti artisti coreani che si esibiscono sui palchi di tutto il mondo, nonché le personalità [coreane] appartenenti al mondo del cinema, della TV e della moda. Non ci siamo solo noi.”
A dispetto dell'enorme influenza ed impatto di Jung Kook in quanto artista e superstar – prendiamo, ad esempio, le mega collaborazioni pubblicitarie come quella con Calvin Klein; il modo in cui tutto ciò che usa e – per caso – mostra alle/i fan va immediatamente esaurito, che si tratti di ammorbidente o kombucha; o dei tatuaggi ispirati ai brani solisti dei BTS, come “Euphoria”, sfoggiati con orgoglio dalle/gli ARMY – il suo portamento è modo di fare è molto terra terra e modesto. Jung Kook ha debuttato quando aveva 15 anni, e sebbene la cultura pop non sia sempre pietosa nei confronti delle star così giovani, lui è cresciuto sotto lo sguardo attento dei suoi compagni di gruppo, i quali hanno saputo metterlo in riga, quando necessario. Jung Kook è premuroso, sempre educato, curioso e dotato di un umorismo sbarazzino. Quando ha registrato “Seven” con gli autori/produttori Andrew Watt e Cirkut, non vedeva l'ora dare il meglio con un genere in cui non si era ancora mai cimentato, era visibilmente agitato di fronte al microfono ma anche visibilmente felice per tutti i complimenti ricevuti.
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“Voglio provare quanti più generi musicali possibile, per vedere che tipo di musica posso creare con la mia voce”, commenta. Ma il successo del suo singolo di debutto solista, aggiunge, non andrà in alcun modo ad influire sul sound delle sue prossime canzoni. “Quando sento della musica che mi piace, ci lavoro su, qualsiasi sia il genere. Sono felice che la gente pensi ‘Oh, se la cava in tutti i generi’, sì, mi diverte sorprendere il pubblico.”
Fino ad un paio di anni fa, il cantante era solito eliminare quasi tutto ciò che scriveva. Ripensando a quel periodo, sorride, la luce che si riflette sui suoi orecchini. “Sto cercando di liberarmi di quell'abitudine, scrivere canzoni e poi cestinarle, ma quando riascolto tracce composte in passato, il me stesso di adesso non è molto soddisfatto. Se non è perfetto, preferisco non rilasciare nulla, ed evidentemente quei brani non mi sembravano un granché; ecco perché cancellavo tutto.”
Finché i BTS non si riuniranno, i limiti che Jung Kook vorrebbe superare sono i suoi personali. A settembre dello scorso anno, ha scritto una lettera che poi è stata inclusa nella Collector's Edition di Proof, dei BTS, e in un estratto da questo messaggio leggiamo: “Continuo a vivere con la convinzione che il protagonista della mia vita non sia altri che me. Ovunque io mi trovi e chiunque io abbia attorno, desidero pormi in primo piano, senza lasciarmi condizionare e con la certezza data dall'autocontrollo. È qualcosa che cerco di non dimenticare mai.” (tra parentesi, non c'è nessun accordo esplicito per cui Jung Kook debba filmare a petto nudo, per la sua copertina di Dazed; nessuno degli abiti a sua disposizione contemplavano espressamente questa possibilità, ma quando Jung Kook emerge dai camerini, è a torso nudo sotto una giacca di pelle nera. È lui ad aver deciso come vestirsi. Silenzioso, va a sedersi al volante di una Mercedes-Benz d'epoca, gli addominali definiti, e guarda fisso in camera, allettante.)
Jung Kook, il membro più giovane dei BTS, sa bene che la sua immagine da coniglietto nonché piccolino del gruppo è ancora predominante. “So che vi piace molto”, ha detto alle/i fan quando era a Londra, durante uno dei suoi frequenti live stream. “Poniamo che sia qualcosa che piaccia di me. Se dovessi solo sempre seguire quell'immagine, come potrei cambiare? Questo sono io, è la mia vita. Voglio cambiare. Voglio dire alle persone che mi vogliono bene, ‘io sono così’. Non siete obbligatə ad apprezzarmi. Sono sempre alla ricerca di cose nuove. Voglio creare qualcosa di nuovo e divertente. Ma vorrei anche le/gli ARMY mi accettassero per come sono.” Nella stessa occasione, ha anche risposto alle persone che gli chiedevano perché avesse pensato di includere una versione esplicita di “Seven”, in cui i versi “Ed è per questo che, notte dopo notte, ti amerò con passione” diventano “Ed è per questo che, notte dopo notte, ti scoperò con passione”. “Se tu l'hai percepita come volgare”, ha detto, “io cosa ci posso fare?... E poi, pensateci, quanti anni ho?”
Nel corso degli ultimi anni, Jung Kook ha iniziato a praticare pugilato, si è fatto piercing alle sopracciglia e sul labbro e ne ha aggiunti anche alle orecchie. Si è lasciato crescere i capelli ed è pesantemente tatuato. “Mi piacciono le cose un po' estreme”, confessa ridendo. “Tutti mi dicono sempre che sembro tondo e pacioccoso. Mentre io vorrei un'immagine più tagliente e d'impatto.” Il suo singolo di debutto solista, dice Jung Kook, “non era un tentativo di distanziarmi dalla mia immagine”. Ma crede questa sua evoluzione sia già iniziata e che “Seven” rispecchi quello che è ora. Ecco perché, durante quella fatidica diretta Weverse, è stato risoluto e schietto. “Ci tenevo a mostrare quanto sono maturato, anche come artista solista, ed il modo per farlo è accettare nuove sfide”, ci spiega Jung Kook “non restare nella mia bolla o accontentarmi di ciò cui sono abituato. Volevo essere molto onesto e chiaro a riguardo con le/i mie/i fan.”
E questo bisogno di trasparenza ed onestà nasce proprio dal profondo legame emotivo che Jung Kook condivide con le/gli ARMY. Quando ne parla, i suoi occhi si illuminano. “Quando penso alle/gli ARMY o ne sento la mancanza, attacco una diretta e passo un po' di tempo con loro”, racconta. Solo quest'anno, ha fatto 2 dozzine di live stream sulla piattaforma creata dalla HYBE, Weverse, principalmente da camera sua o dal salotto di casa, e spesso in piena notte, trascorrendo ore ed ore a rispondere ai commenti più disparati, sia seri che divertenti. In queste live, lo vediamo cantare, cucinare, bere, persino piegare la biancheria. A giugno, Jung Kook si è addormentato a metà di uno stream e 6 milioni di persone sono rimaste a guardarlo per circa 45 minuti, finché un membro dello staff, accortosi della cosa, ha staccato la diretta da remoto.
Quando le/gli ARMY gli dicono di andare a dormire o di non bere troppo, Jung Kook rifiuta con garbo, ma “lo dicono soltanto perché sto loro a cuore e mi vogliono bene, quindi non mi dà alcun fastidio”, confida. Quando le/i fan lo aspettano presso la palestra o gli mandano del cibo a casa, Jung Kook – con educata fermezza – chiede loro di smetterla. “Non è un rapporto poi così complicato. Io parlo loro apertamente e le/gli ARMY possono fare lo stesso con me, sta a me scegliere se ascoltarlə oppure no. Se dicono qualcosa di inappropriato, anche in quel caso è una mia scelta, sono libero di accettarlo o ignorarlo.”
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In un'intervista del 2021 con Vogue Korea, Jung Kook si è descritto come un esagono grigio (“un colore neutro, che non si è ancora evoluto in nulla”) e crepato che vorrebbe essere perfetto, nonché una persona che aspira a “vette più alte”. Ma l'ha detto con freddezza, e con un pizzico di speranza, perché questo pensiero lo motiva a fare di più. Nel suo vocabolario – ora come allora - ‘di più’ significa “diventare un cantante migliore, più figo”, ci dice con passione. “Personalmente, non credo d'essere il cantante che volevo diventare, non rispecchio l'immagine che mi ero fatto di un cantante, ecco perché voglio di più.”
Ma quel ‘di più’ è tuttora un mistero, perché fa parte di un futuro che Jung Kook considera ancora intangibile, fatto di sensazioni più che di obiettivi chiari. L'artista non sa spiegare quale sia effettivamente l'immagine cui vorrebbe assomigliare: “Non ne sono ancora sicuro, ma ho questa sensazione, so che c'è qualcosa.” E indica un punto imprecisato a mezz'aria con l'indice. “È proprio lì, lo so. Solo che non ci sono ancora arrivato.”
Al Jung Kook del 2023 va bene non avere ancora un'idea chiara. Cerca di vivere al presente e di non complicarsi l'esistenza, anche se è più facile a dirsi che a farsi. “Non pensarci affatto è impossibile”, sospira. “Sapete la sensazione di quando torna in mente qualcosa e non si riesce a smettere di pensarci e si finisce sempre più in un buco senza ritorno? Potrebbe anche risultare in qualcosa di positivo ma io, a volte, mi lascio trascinare da pensieri negativi. Però, ora che mi sento più sicuro di me, sono più le volte che riesco ad escludere il pessimismo, che il contrario.” E, nelle occasioni in cui, appunto, si esercita a trovare pace mentale, riesce a “preoccuparmi meno per ciò che deve ancora accadere, e mi dico, ‘E anche non dovessi riuscire a rispecchiare le mie aspettative?’”
Ma in fondo in fondo, Jung Kook – che sta lavorando a nuova musica in previsione di un album solista – sa quanta strada ha già fatto. “Ho seguito il mio istinto [per il mio singolo di debutto solista], chiedendomi, ‘Così facendo, riuscirò ad arrivare al pubblico? A tante persone?’ E credo di aver avuto la mia risposta, di aver dimostrato di potercela fare.” E ora, invece d'essere quell'ambiguo esagono grigio, Jung Kook – che sorride del sorriso più grande il suo viso possa ospitare – confida, “Preferirei essere bianco, così da potermi colorare di qualsiasi sfumatura io desideri.”
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Estratti extra non inclusi nell'articolo finale | by Taylor Glasby
In un'intervista del 2021, ti sei descritto come un esagono grigio. . .
JungKook: Ricordo d'aver detto d'essere un esagono grigio e crepato, e credo quelle crepe, ora, siano state colmate perché sono più sicuro di me.
(ride) In realtà, no, non penso siano ancora del tutto sparite.
Non è qualcosa che vale per tutti? Abbiamo tutti dei difetti.
JungKook: Non credo riuscirò mai a colmare quelle lacune, nel corso della mia vita.
Provi attaccamento rispetto le tue cose? Ad esempio, ti affezioni spesso a cose come vestiti o libri...?
JungKook: Sono solito regalare cose, come oggetti di elettronica o vestiti, alla mia famiglia o alle persone più care. Ma non provo un attaccamento particolare per le mie cose.
Immagino ti adorino per questo...
JungKook: Mi chiamano “l'angelo delle donazioni” (ride).
⠸ Ita : © Seoul_ItalyBTS⠸
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curseheaven · 1 year
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Sarebbe carino ricevere un messaggio inaspettato ogni tanto
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Ore 9.20 27 luglio 2023
Terapeuta "Ziel wäre auch anzufangen ihre Mutter zu neutralisieren" ita: lo scopo sarebbe anche di iniziare a neutralizzare sua madre
Io: rido e penso da quanti cazzi di anni cerco di neutralizzare i suoi cazzo di commenti continui nella mia testa
Lo ha proprio detto così, "neutralisieren" ora, io sono abbastanza convinta che in tedesco la parola abbia una sfumatura di versa, ma comunque questa frase mi ha convinto ancora di più che questa ci ha proprio beccato con me
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wwweirdworld · 1 year
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Sindrome dell'impostore
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Sono un impostore
Forse ho giocato troppo ad Among Us durante la pandemia, non lo so. Quel che è certo, è che sono diventato la nemica di me stessa. Pensavo non fosse una cosa a cui dar peso, finché non ho visto come applico ciò a tutti gli ambiti della mia vita.
Soprattutto in ciò che amo fare di più: cucinare. Io sono come i biscotti che preparo ogni venerdì pomeriggio alle 5. Non appena li inforno, e inizio a vederli diventare dorati, dubito di loro.
"Questa infornata è una merda" mi dico. Oppure:"Ho messo troppo cioccolato, troppo poco, saranno crudi, saranno scotti". Di cosa hanno colpa quei poveri biscotti? Di nulla
Io non ho colpa di nulla. I miei biscotti ancora si devono formare, e io già li insulto. Poverini!
Io sono la stessa cosa. Mentre sto facendo qualcosa, mi ripeto che fallirò, quindi non ne vale la pena.
Alla fine i biscotti sono piaciuti a tutti, tranne a me che ho sempre trovato il pelo nelle due uova a temperatura ambiente. Alla fine io non fallisco, ma per me stessa non basterò mai.
Mai.
vorrei essere un biscotto
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scrittoresolitario · 1 year
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C’era una sorta di regola non scritta sul non affrettare i tempi e mostrarsi sin da subito interessati poteva essere un segnale proveniente da una persona di poco valore. La trovava alquanto assurda, ma l’esperienza avuta in passato gli aveva fatto capire che fosse esattamente così.
scrittoresolitario
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