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#luca tarenzi
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se interessa a qualcuno comunque ho creato un gruppo di lettura per l'ultimo libro della trilogia L'ora dei dannati di Luca Tarenzi. Se siete interessati contattatemi
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praisethesuuun · 1 year
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Hi my beloved ☀️ I want to ask you this:
💕
📖
📷
👻
Ok so, I've had to think about some of them a bit but I think I have the answers~
💞 The first is Kenny from South Park, because I see myself in him a lot and he's a character I've carried with me from childhood and who keeps coming back. My dad had a Kenny peluche in his car when I was very little, his figure reminds me of the times when I was a happy and carefree little girl.
The second is Mikitaka from Jojo, one of my greatest kin, who taught me that being strange and standing out is a good thing. Don't be afraid to be different, in fact, the right people will appreciate you for that.
📖 I'm mega undecided, but I think it's an Italian saga I'm fond of: "L'ora dei dannati" written by Luca Tarenzi. Fellow italians, I recommend it
📷 Congratulations: you won a roman seagull!
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👻 And yes, I believe in them-
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coe-lilium · 4 years
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Proto Merlin release *and* my favorite italian author announces the arrival of his fantasy based on the Commedia on Oct 28th, todays a good day.
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elisathidemiliani · 3 years
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L'ora dei dannati ***/5
L’ora dei dannati ***/5
Bello bello bello, originale, spumeggiante. Luca descrive un inferno dantesco vivido e avventuroso, un’ottima prova. Amazon – https://www.amazon.it/Lora-dei-dannati-Labisso-Vol/dp/8809888766
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momentonerd · 3 years
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Perché certi adattamenti riescono meglio di altri, quando si trasporta una grande storia da un media a un altro? Quando un libro arriva al cinema o in tv, diventa fumetto o gioco, il risultato non è mai scontato, ma al suo meglio può essere sorprendente. In occasione dell’anniversario dantesco e dell’arrivo al cinema di DUNE, dall’omonimo romanzo di Frank Herbert, ce ne parlano autori e creativi appassionati di crossmedialità: Luca Tarenzi (autore della trilogia L’ora dei dannati), Manlio Castagna (Petrademone, 116 film da vedere prima dei 16 anni), Aislinn (Angelize, Melusina), e Riccardo Sirignano (ideatore di Inferno RPG, realizzato da Acheron Games con Epic Party Games ). L'incontro sarà condotto da Chiara Codecà. Non perdetevi l'appuntamento venerdì 29 ottobre alle 17 nell'auditorium del Suffragio! #LuccaCG21 #Light #Arivederlestelle — view on Instagram https://ift.tt/3nnFTwh
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jacensolodjo · 4 years
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“The World SF 3 Bundle - Curated by Lavie Tidhar: I'm delighted to be launching a third World SF bundle in what I can only hope is by now an annual tradition. In the midst of some extraordinary turmoil across the globe, it takes writers from all corners of the Earth to weave profound new truths out of fantasies and paint new futures out of difficult pasts and turbulent presents. The writers here come from Botswana and Bangladesh; Russia, Italy and France; Mexico, Spain, Israel and India. They are all of them fantastic, and I couldn't be happier sharing their work with you. 
You choose how much you want to pay for these awesome books. (Click on each book to check them out.) You decide how much of your purchase goes to the author and how much goes to help keep StoryBundle running.
Pay at least $1 to get: The Silence of the Wilting Skin by Tlotlo Tsamaase, In the Vanishers' Palace by Aliette de Bodard, The Heart of the Circle by Keren Landsman, and Love and Other Poisons by Silvia Moreno-Garcia.
 If your purchase price is $15 or more, you get SIX more books:The Simoqin Prophecies by Samit Basu, Djinn City by Saad Z. Hossain, Poison Fairies by Luca Tarenzi, New Atlantis by Lavie Tidhar, Alphaland by Cristina Jurado and Heart of Iron by Ekaterina Sedia!” 
Info taken from link. This one only has 1 exclusive to storybundle which is disappointing given some of the others but hey. I’ve really enjoyed the previous ones. And also there seems to only be one compilation whereas the first and second bundles of this kind had a handful. 
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pleaseanotherbook · 3 years
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L’Ora dei Dannati - L’abisso di Luca Tarenzi
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«La logica di quei due è la logica dell'Inferno.» Ora Virgilio parlava a voce più bassa, con gli occhi rivolti al buio, quasi che cercasse là dentro un interlocutore diverso. «È l'Inferno che vince. Vince sempre. Perché vince qua dentro.» Si picchiò un dito nero di terra contro il cranio. «Ma io non ho fatto tutta questa strada per far vincere l'Inferno. Certo che voglio evadere, lo vogliamo tutti. E certo che sarebbe stato più facile, più logico, più comodo lasciar qui il tuo corpo e togliere il disturbo, sperando che portar via la tua testa sarebbe bastato. E facendo finta di non considerare che gli Spezzati avrebbero potuto torturarti per divertimento. Che cosa avremmo fatto a quel punto, per non farti urlare? Ti avremmo mozzato la lingua? Ti avremmo spaccato il cranio a sassate, ancora e ancora, ogni volta che fosse guarito? Ti avremmo gettato in un fosso piuttosto che rischiare di farci scoprire? Tutte ottime soluzioni pratiche. Soluzioni logiche.» Tacque un lungo istante, poi batté le palpebre e si riscosse con un brivido. I suoi occhi tornarono sugli altri due. «Ma è così che l'inferno vince. Quando nessuno alza un dito per fare nulla.» Spalancò le mani. «E io le dita adesso le ho di nuovo tutte.»
“L’ora dei dannati - L'abisso” di Luca Tarenzi uscito lo scorso novembre per Giunti Editore è uno di quei libri arrivati per spinte esterne alla mia volontà. È ormai qualche anno che conosco Tarenzi grazie anche ai racconti delle Belle de “La Bella e il Cavaliere” ed ero incuriosita da questo libro ambientato nell’Inferno Dantesco e devo dire a ragione, perché è davvero molto molto bello.
Dopo aver accompagnato Dante nel suo viaggio, Virgilio, che ha intravisto la luce divina sulla montagna del Purgatorio, non può tornare nel Limbo. È destinato a restare nell'Inferno, dove può muoversi liberamente, anche se sempre alla mercé della violenza degli angeli caduti, gli Spezzati. Per questa sua peculiarità diventa un ingranaggio fondamentale nell'ambizioso piano di Pier delle Vigne, che intende raccogliere un gruppo scelto di dannati - il Conte Ugolino, Filippo Argenti e Bertran de Born - per fuggire dall'Inferno. Un fantasy ambientato in un Inferno dantesco descritto magnificamente: un racconto carcerario; una storia di redenzione piena di colpi di scena e combattimenti appassionanti, fino all'incredibile finale che lascia aperto il destino dei cinque straordinari antieroi.
Con la Divina Commedia ho uno di quei rapporti strani, che arrivano solo dalle letture scolastiche. Al liceo non ne ero particolarmente interessata, ascoltavo le spiegazioni di uno dei miei prof preferiti con un orecchio solo, ma le suggestioni che mi ha regalato in certi punti mi sono rimaste addosso. È un’opera che racchiude un intero mondo e te lo mostra da un punto di vista molto peculiare. Dante e Virgilio attraversano Inferno, Purgatorio e Paradiso con delle aspettative e con un compito e l’approvazione di tutte le entità coinvolte. Nella storia di Tarenzi invece la missione che si prefigge il poeta ha tutto tranne che approvazione. È un tentativo basato sul raziocinio di Pier delle Vigne e sulla cooperazione dei dannati che il suicida ha reputato necessari alla realizzazione. È un progetto ambizioso, folle, spericolato, l’unico possibile. La storia quindi si basa sugli incastri delle diverse personalità e sulle diverse aspettative che il gruppo ha, l’obiettivo, la fuga, è comune, ma nel frattempo ognuno di loro ha delle aspettative differenti. L’inferno è l’epitomo della solitudine, di quella sensazione amara e debilitante di essere completamente da soli ad affrontare il proprio destino. In ogni cerchio la punizione è simile, ma ognuno è bloccato nel suo personale inferno. Non c’è un senso di comunità, non c’è cooperazione, ed è facile perdersi nell’immenso dolore di una punizione che si ripete costante nel tempo per sempre. La perdita più grave forse è proprio la mancanza di comunità che sia familiare o no. Spezzare i legami è l’ulteriore passo nel creare un clima e uno stato d’animo in cui perdersi per sempre. L’Inferno si nutre di tutte le sensazioni negative che si possono immaginare, i peccati da espiare solo un sommarsi di sofferenza. Dovunque ci si gira non c’è salvezza, i tormenti si propagano anche nel senso di perdita e nell’incapacità di forgiare un percorso che modifichi la ripetitività di ore sempre uguali. Forse è per questo che il piano di Pier delle Vigne è così rivoluzionario, perché consente di creare dei ponti tra Virgilio, il Conte Ugolino, Filippo Argenti e Bertran de Born. Ognuno di loro ha il peso delle sue colpe e del suo passato, ma ognuno di loro è disposto a mettersi in gioco, e a fare un passo indietro, anche quando la rabbia e il desiderio di vendetta sembrano insuperabili. Ogni personaggio porta al gruppo il suo punto di vista e la sua esperienza, e riesce a fare la differenza nei momenti più importanti. Il cammino è tanto importante quanto la meta finale, soprattutto perché fornisce lo spunto per modificare la loro visione del mondo: il Conte Ugolino che con i suoi morsi traditori voleva salvare la sua famiglia, Filippo Argenti che con la sua rabbia voleva solo sopravvivere al suo tempo, Bertran de Born semina discordia ma obbedisce solo al grido della battaglia. Ci sono sempre altre prospettive con cui guardare il mondo, con cui approcciarsi alla vita e soprattutto alla fuga. Ogni capitolo è una corsa ad ostacoli, un picco adrenalinico in giro per i cerchi dell’Inferno Dantesco e Tarenzi accompagna il lettore in un mondo tanto preciso quanto inquietante, lasciandogli il dubbio per chi tifare. Non ci sono buoni e cattivi, non ci sono contorni netti, etichette da applicare, la storia si srotola davanti al lettore e gli lascia il tempo per continuare a chiedersi sempre nuove domande.
 Il particolare da non dimenticare? Un coltello di osso…
 Una storia affascinante e complicata, contraddittoria e inquietante, che attraversa l’Inferno e lascia con il fiato corto e la voglia di saperne di più. Intensa e sorprendente, che tanto degli eroi buoni siamo stufi tutti, le mille sfaccettature umane del peccato sono molto più affascinanti.
Buona lettura guys!
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maledettadaunangelo · 8 years
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Lo odiò con tutta la rabbia disperata che aveva in corpo. Lo odiò come solo un demone può odiare il suo peggior nemico.
Luca Tarenzi
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coe-lilium · 2 years
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Never felt so betrayed as I just now found out the excellent fantasy series about Guido Cavalcanti and his family guardian spirit (with some Dante in-between) had only the first of four books translated in english aka I can’t recommend it to anyone not already speaking/knowing Italian when I wanted to yell about it from the rooftops. 
The first book can be read as stand-alone and is rather good but damn, the FOURTH ONE. The fourth book is the definition of “cathartic release” and the culmination one of the best examples of actual redemption arcs I’ve read.
“Actual” as in the characters getting it did truly despicable things, none of that “Zuko’s redemption works because he was never truly bad/never did anything irredeemable” nonsense. The two protagonists either have always been or become bonafide bastards, are treated as such, get slammed in the face by the consequences of their actions and then they put the painful work in till they can claw their way out of the (very gorey, since it’s Dante’s hell) horror. 
Wait a sec. 
@vyragosa , since “emotional symbiotic relationship turned love between a mortal and an immortal is strong enough to change/save the world” seems to be really up your alley AND you know the language...? Might I recommend this baby? 
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elisathidemiliani · 2 years
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Scrivevo della Trappola - la fragilità delle storie
Scrivevo della Trappola – la fragilità delle storie
A Luglio 2019 scrivevo questa riflessione su La Trappola – in uscita nel 2022 per Mosca Bianca con introduzione di Luca Tarenzi e copertina di Elisa Talentino! ❤ Dal momento che dopo tre mesi di full immersion posso distaccarmi un po’ dal romanzo, inizio a rendermi conto di alcune cose. Non tanto singoli problemi da sistemare (anche quelli, chiaro, soprattutto grazie all’aiuto di alcuni buoni…
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aislinn-dreams · 9 years
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frammento · 11 years
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«Uno dei quattro aveva la procedura del rituale memorizzata in un BlackBerry». «Sul serio?» «Già. Il grimorio del Ventunesimo secolo».
Luca Tarenzi, Quando il diavolo ti accarezza
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pleaseanotherbook · 2 years
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L’ora dei dannati - La montagna di Luca Tarenzi
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«Un rischio inutile» replicò secco il suicida. «La mia soluzione è più sicura e più rapida. È già morto da secoli, come tutti noi: sai bene che si risveglierà sano e integro tra qualche ora.»
«Quel che so bene è che non ho intenzione di infliggere sofferenze inutili. Non più.» Bertran strinse le labbra. «Il dolore è l'arma preferita di quelli Lassù, che siano Caduti o no. Noi non siamo come loro.»
“L’ora dei dannati – La Montagna” è il secondo volume della trilogia scaturita dalla penna di Luca Tarenzi e pubblicato da Giunti Editore su cui io bramavo di mettere le mani fin da quando ho chiuso l’ultima pagina del primo volume “L’abisso”. Ho comprato il volume al Salone del libro di Torino e poi l’ho letteralmente divorato in pochissimo tempo talmente ero ansiosa di scoprire come sarebbe andata avanti la storia. E non ne sono rimasta minimamente delusa, anzi forse mi è piaciuto anche più del primo libro.
I quattro dannati evasi dall'Inferno approdano sulle sponde del Purgatorio. Si rendono rapidamente conto che la loro situazione rimane pericolosissima: la montagna della Penitenza, infatti, brulica di angeli (chiamati Messaggeri), che si mettono subito a dar loro la caccia. In breve, Filippo Argenti stabilisce di avere più chances se si muove da solo: si stacca dagli altri con uno stratagemma e decide di dare la scalata al Purgatorio per proprio conto. Lungo il cammino incontra una ragazza di nome Lotte e la porta con sé per farsi aiutare. Nel frattempo, Virgilio riemerge dalle acque dell'Acheronte. Gli occorre però un nuovo piano di evasione e per realizzarlo coinvolge due nuove compagne di fuga: Francesca da Rimini, dal Cerchio dei Lussuriosi, e la strega Manto, dalla Bolgia degli Indovini.
Leggere questo secondo volume è stato come salire su una montagna russa e realizzare che Tarenzi ha ancora tanto da dire e da realizzare. È interessante notare come il quadro d'insieme abbia una sensibile nota di dejà vu mentre i particolari fanno in modo di ampliare di molto l’impianto narrativo. Lo sforzo descrittivo di Tarenzi è molto grande e soprattutto ben riuscito. Il word building su cui si basa tutta la storia è ricchissimo di particolari e la sensazione che si percepisce è quella di essere completamente immersi in quel mondo. Il ritmo è concitato, il desiderio di fuga si scontra con la realtà dell’aldilà dantesco. Il gruppo che avevamo iniziato a conoscere nel primo volume si assesta e si allarga, coinvolgendo nuovi personaggi a mano a mano che la scalata del monte del Purgatorio procede. I piani narrativi si sdoppiano a partire dall'attraversamento della porta dell'Inferno. Chi è scappato e chi prova a scappare, chi si rivela ancora una volta fedele alla propria natura e chi si evolve nel momento stesso in cui ci si rende conto che non è scontato andare avanti in un certo modo, che attraversare lo spazio non è solo un concetto fisico ma è anche una questione di propensione e apprendimento. Da un lato c'è Virgilio pronto a qualsiasi cosa pur di raggiungere il suo scopo. Senza la mente eccelsa di Pier delle Vigne che riesce a calcolare le conseguenze delle sue decisioni, Virgilio deve improvvisare con quello che conosce e con la sua esperienza e azzardare, sperando nella riuscita dei suoi piani. Virgilio si affida a due donne, diverse per indole e capacità, per formazione e irruenza ma entrambe animate dal desiderio di libertà. Francesca da Rimini che da secoli fa i conti con un errore giovanile che le è costato tutto e la strega Manto che ha provato a difendersi dal male cercando di non lasciarsi sopraffare da niente nascondendosi nel caos della sua mente. Entrambe si ritrovano a scendere a compromessi e a fidarsi anche quando tutto sembra essere inaffidabile. Dall'altro lato ci sono i fuggitivi catapultati in uno spazio che non conoscono e di cui devono capire le regole. La Montagna del titolo, quella che sorge in mezzo al mare e che dovrebbe consentire la purificazione dei penitenti, fa da protagonista e contrapposizione, si potrebbe quasi dire che la Montagna stessa è uno dei personaggi con i suoi custodi e propagazioni. Il conte Ugolino, Bertran, Pier delle Vigne e Filippo si risvegliano in mezzo al mare e procedono a tentoni per capire come proseguire nella loro fuga. Se Filippo è sempre insofferente e impulsivo, Ugolino e Bertran si ritrovano ancora una volta alleati, Bertran con la sua esperienza di guerriero, Ugolino con le trasformazioni che l’Inferno ha operato su di lui. Anche le macchinazioni di Pier delle Vigne devono cedere il passo all’improvvisazione. E se nel primo volume c'erano gli Spezzati a tormentare le anime dell'Inferno, nel Purgatorio a consentire l'ordine ci sono i Messaggeri. Degli esseri spietati allo stesso modo che provano a far rispettare le regole che gli sono state consegnate. Ma forse c’è qualcosa che non torna.
La forza di Tarenzi resta la caratterizzazione dei personaggi che risultano sempre tridimensionali e incredibilmente veri, ognuno di loro con una personalità complessa e affascinante e un mondo in cui sperare di uscirne migliori. L’impotenza di fronte a punizioni infinite che si ripetono allo sfinimento si scontra con la possibilità della redenzione, e in fondo chi è che deve decidere davvero? Siamo sempre congelati di fronte alla cattiveria, ma la voglia di libertà è intrinseca in un ognuno di noi.
 Il particolare da non dimenticare? Un bastone intarsiato…
 Un secondo volume avvincente e affascinante, un intreccio esplosivo per una fuga che diventa sempre più complessa di fronte alla rivelazione che non c’è solo l’Inferno. Non vedo l’ora di mettere le mani sul terzo volume.
Buona lettura guys!
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La serie:
- L’ora dei dannati – L’abisso
- L’ora dei dannati – La montagna
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pleaseanotherbook · 3 years
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BEST OF 2020: I DIECI LIBRI PIÙ BELLI LETTI QUEST’ANNO
Il 2020 è stato un anno complicato, uno di quelli che rimarrà nella storia sotto più punti di vista. È stato un anno complicato anche dal punto di vista delle mie letture. Avevo fissato per la sfida di lettura su Goodreads un limite molto basso, 50 libri, certa che lo avrei ampiamente superato, e invece sono riuscita a centrarlo a stento. Ho vissuto uno dei blocchi del lettore più spaventosi di sempre che neanche credevo di poter vivere che mi ha lasciato abbastanza sconvolta. La lettura per me è sempre stata un conforto e una cura e scoprirmi incapace di leggere è stato un colpo durissimo da accettare. Ma per fortuna ne sono uscita. Per fortuna.
Per il prossimo anno ho settato lo stesso limite, con la stessa voglia di leggere libri belli che avevo lo scorso anno. Ho letto diversi saggi e ne vorrei leggere altri, e diversi libri di narrativa, e spero di replicare anche per il 2021.
Dal momento che ho letto pochissimi libri per i miei standard scegliere quelli che più mi sono piaciuti non è stato particolarmente difficile. Devo dire che sono stata abbastanza eclettica e ho fatto diverse scoperte che mi porterò dietro.
Enjoy!
Le disobbedienti: Storie di sei donne che hanno cambiato l'arte di Elisabetta Rasy
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Che cosa unisce Artemisia Gentileschi, stuprata a diciotto anni da un amico del padre e in seguito protagonista della pittura del Seicento, a un'icona della bellezza e del fascino novecentesco come Frida Kahlo? Qual è il nesso tra Élisabeth Vigée Le Brun, costretta all'esilio dalla Rivoluzione francese, e Charlotte Salomon, perseguitata dai nazisti? C'è qualcosa che lega l'elegante Berthe Morisot, cui Édouard Manet dedica appassionati ritratti, alla trasgressiva Suzanne Valadon, l'amante di Toulouse-Lautrec e di tanti altri nella Parigi della Belle Époque? Malgrado la diversità di epoca storica, di ambiente e di carattere, un tratto essenziale accomuna queste sei pittrici: il talento prima di tutto, ma anche la forza del desiderio e il coraggio di ribellarsi alle regole del gioco imposte dalla società. Ognuna di loro, infatti, ha saputo armarsi di una speciale qualità dell'anima per contrastare la propria fragilità e le aggressioni della vita: antiche risorse femminili, come coraggio, tenacia, resistenza, oppure vizi trasformati in virtù, come irrequietezza, ribellione e passione. Elisabetta Rasy racconta, con instancabile attenzione ai dettagli dell'intimità che disegnano un destino, la vita delle sei pittrici nella loro irriducibile singolarità.
È una prospettiva molto interessante quella che regala la Rasy composta da aneddoti, sfumature, impressioni, contesto storico, dei ritratti di donne a tutto tondo che non si lasciano facilmente ostacolare, che nonostante le vite difficili, le difficoltà evidenti, la disperazione innata si ribellano a tutto anche a loro stesse.
La mia recensione
Kentuki di Samanta Schweblin
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Buenos Aires, interno giorno. Ma anche Zagabria, Pechino, Tel Aviv, Oaxaca: il fenomeno si diffonde in fretta, in ogni angolo del pianeta, giorno e notte. Si chiamano kentuki: tutti ne parlano, tutti desiderano avere o essere un kentuki. Topo, corvo, drago, coniglio: all’apparenza innocui e adorabili peluche che vagano per il salotto di casa, in realtà robottini con telecamere al posto degli occhi e rotelle ai piedi, collegati casualmente a un utente anonimo che potrebbe essere dovunque. Di innocuo, in effetti, hanno ben poco: scrutano, sbirciano, si muovono dentro la vita di un’altra persona. Così, una pensionata di Lima può seguire le giornate di un’adolescente tedesca, e gioire o preoccuparsi per lei; un ragazzino di Antigua può lanciarsi in un’avventura per le lande norvegesi, e vedere per la prima volta la neve; o ancora un padre fresco di divorzio può colmare il vuoto lasciato dall’ex moglie. Le possibilità sono infinite, e non sempre limpide: oltre a curiosità e tenerezza, il nuovo dispositivo scatena infatti forme inedite di voyeurismo e ossessione.
Si tratta di una storia dai risvolti distopici che mi ha colpito immediatamente. Volevo leggerla da tempo ma ho continuato a rimandare finché non mi sono decisa a prendere il libro in mano. E non me ne sono minimamente pentita. Una storia con una vena distopica davvero inquietante dal ritmo serratissimo, che mi ha conquistato fin dalle premesse. In un mondo che diventa sempre più tecnologico e connesso, diventiamo sempre più facilmente controllabili, e mettere in gioco la nostra privacy per il brivido del possesso si scontra con la voglia sconfinata di preservarla a qualsiasi costo. E la linea sottile che ci divide dalla follia è sottilissima.
La mia recensione
Gli incendiari di K.O. Kwon
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Cosí si dice: da giovane attivista John Leal aveva aiutato i dissidenti coreani a raggiungere clandestinamente Seul dalla Corea del Nord, fino al giorno in cui era stato rapito, gettato in un gulag e torturato. Scampato alla morte, ma non al ricordo degli orrori, era ritornato in America, aveva avuto una rivelazione e si era messo al servizio dell'umanità fondando il gruppo Jejah. Questa storia, o una versione sempre un po’ diversa di essa, racconta John Leal ai «discepoli» riuniti al suo cospetto. Ma Will non ci casca. La retorica della fede, i «giochi di magia», l'«abracadabra», come li definisce, gli sono ben noti, e per questo ne diffida. Lui stesso li ha praticati nella sua vita precedente, quando viveva in California e aveva abbracciato la religione e il proselitismo per tentare di salvare una madre sofferente. Un giorno poi si era inginocchiato in preghiera come d'abitudine, ma non aveva sentito niente. La voce di Dio era sparita. Aveva abbandonato la Scuola biblica, cambiato costa e vita e si era iscritto al prestigioso Edwards College. È all'Edwards che Will incontra Phoebe. La sua disinvoltura, la popolarità a scuola e con i ragazzi di quella bruna sottile dai tratti coreani accendono immediatamente il suo desiderio, cosí poco allenato, ma nascondono anche ferite profonde e mai rimarginate: il fantasma di un pianoforte a cui Phoebe ha rinunciato quando ha capito di non poter essere la piú brava, e il fantasma di una madre amorevole e protettiva, morta forse anche per sua colpa. Will e Phoebe si amano come fanno i naufraghi con la terra avvistata, bramosi e incerti, ma le acque che li circondano sono molto insidiose. John Leal subodora il vuoto quando lo incontra, e promette di saperlo riempire. Come in ogni forma d'amore, la battaglia che viene ingaggiata ha per posta l'anima. Quando in tv vede scorrere le immagini di un attentato ai danni della clinica Phipps, dove si praticano aborti, Will deve chiedersi chi infine si sia aggiudicato quella di Phoebe, e la propria.
Mi sono innamorata della copertina di questo libro. Quel blu notte così intenso, quel fuoco che divampa al centro, la sensazione di essere in costante pericolo. Soprattutto mi ha colpito perché la Kwon è una sudcoreana trapiantata in America e pensavo che se ne sentisse l’atmosfera, anche se la storia di per sé è un intricato castello di carte pronto a essere distrutto. Una storia terribile e avvincente, che scandaglia le vite di due giovani ragazzi innamorati e persi, investiti dal peso di un gruppo di fanatici religiosi. In un ritmo implacabile e duro la Kwon tratteggia la guerra privata di un’intera esistenza.
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Gli umani di Matt Haig
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Per il bene dell'intero universo, il professor Martin deve essere eliminato. E con lui chiunque sia al corrente delle sue scoperte. Ma a causa di un contrattempo, l'alieno mandato sulla Terra si materializza ai bordi di un'autostrada, in una sera fredda e umida, completamente nudo, nonché privo delle più basilari nozioni della vita sociale. Inizia così una divertente commedia degli errori, in cui il finto professor Martin impara a vivere da terrestre. E ben presto, contro le previsioni aliene, la forzata vicinanza con la specie umana, soprattutto con i due esemplari (moglie e figlio) che compongono la famiglia del professore, lo costringe a rivedere il suo giudizio, passando dal più completo disgusto a un'inconfessabile simpatia. Certo, i terrestri sono tutt'altro che perfetti, eppure hanno inventato la poesia, la musica e persino il burro di arachidi…
Durante il blocco del lettore più spaventoso che abbia mai affrontato ho iniziato a leggerlo dietro suggerimento di una mia amica e devo dire che me ne sono innamorata immediatamente. È uno di quei libri che rifugge un genere di appartenenza e diventa universale, perché parla di sentimenti, di umanità, di vita. Una storia intensa e speciale, che supera i confini dello spazio-tempo e disegna un viaggio nel mondo degli umani, che accompagna il lettore nella scoperta di cosa rappresenti la vita umana, la convivenza di scienza e spiritualità, sentimenti e raziocinio, intelligenza e intuizione, amore e dolore, la perdita e la coscienza.
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Il morso della vipera di Alice Basso
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Il suono metallico dei tasti risuona stanza. Seduta alla sua scrivania, Anita dattilografa le storie della rivista Saturnalia: detective dai lunghi cappotti che tra una sparatoria e l'altra hanno sempre un bicchiere di whisky tra le mani. Nulla di più lontano dal suo mondo. Eppure le pagine di Hammett e Chandler che il suo affascinante editore Sebastiano Satta Ascona traduce, le fanno scoprire il potere delle parole. Un potere che va ben oltre la carta. Anita ne rimane affascinata. Proprio lei che non ha mai letto nulla. Ma se Anita si trova ora a lavorare per una rivista di racconti gialli la colpa è solo la sua. Perché poteva accettare la proposta del suo amato fidanzato Corrado, come avrebbe fatto qualsiasi altra giovane donna del 1935, invece di pronunciare quelle parole totalmente inaspettate: ti sposo ma voglio prima lavorare. E ora si trova con quella macchina da scrivere davanti in compagnia di racconti che poi alla fine così tanto male non sono. Anzi, sembra quasi che le stiano insegnando qualcosa. Forse per questo quando un'anziana donna viene arrestata e tacciata da tutti come pazza perché afferma che un eroe di guerra è in realtà un assassino, Anita è l'unica a crederle. Eppure quelli non sono anni in cui dare spazio ad una visione obiettiva della realtà. Il fascismo è in piena espansione. Il cattivo non viene quasi mai sconfitto. Anita deve trovare tutto il coraggio che ha e l'intuizione che le hanno insegnato i suoi amici detective per indagare e scovare il bandolo della matassa. Perché una donna può tenere in mano un filo non solo per cucire e rammendare, ma per far sentire la sua voce.
Quando ho girato l’ultima pagina, ho sospirato stringendomi il volume al petto e un po’ ho imprecato perché appunto sono arrivata all’ultima parola. È una storia meravigliosa, che ti tiene incollato alle pagine, che si vuole fare leggere. È una storia come quella di J.D. Smith, che non può e non deve lasciare indifferenti. Come sempre i libri di Alice sfuggono da ogni definizione, anche questa è una storia che avvinghia e trascina, che lascia il lettore esaltato, che ovviamente ne vuole ancora. Si ride, si riflette, si investiga, si fa un giro immenso e ci si ferma di fronte alla verità universale che ci si riconosce sempre un po’ nei libri che si amano.
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L'intelligenza delle api. Cosa possiamo imparare da loro di Randolf Menzel, Matthias Eckoldt
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Amiamo le api soprattutto perché producono il miele. Ma sono anche fra gli animali più importanti e più intelligenti del pianeta. Senza la loro attività di impollinatrici, in tutto il mondo ci sarebbero problemi per le risorse alimentari. Sono però in grado di fare di più: il loro minuscolo cervello pensa, pianifica, fa di conto e forse sogna. Le api possiedono, sorprendentemente, molte delle nostre capacità mentali. Come percepiscono i profumi e vedono i colori, come si forma la loro memoria, come apprendono regole e modelli, addirittura come riconoscono i volti, da dove derivano le loro conoscenze, che cosa sanno e come vengono prese le decisioni in quel superorganismo che è una popolazione di api: sono i grandi temi di questo particolarissimo libro. Randolf Menzel e Matthias Eckoldt parlano anche della moria delle api e del ruolo che questi insetti possono avere nel creare un sistema di allerta precoce contro gli effetti nocivi delle nostre tecnologie.
Si tratta di un saggio estremamente interessante sulla anatomia e fisiologia del cervello delle api, che analizza in maniera approfondita alcuni aspetti fondamentali dei loro organi di senso: olfatto e vista in maniera principali, ma anche tatto. Inoltre, analizza anche il funzionamento del loro apprendimento e della loro memoria. È un saggio molto tecnico, che da per scontate nozioni di zoologia e di fisiologia spinta (sapere come funziona un potenziale d’azione che permette i passaggi di impulsi elettrici nel cervello potrebbe aiutare nella comprensione) ma fornisce spunti molto interessanti. Da uno scienziato che ha trascorso tutta la sua vita immerso nel mondo delle api, un approfondimento ricco e speciale su degli insetti che sono fondamentali per noi.
La mia recensione
Il sussurro delle api di Sofia Segovia
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Sono i primi anni del Novecento e gli echi della rivoluzione hanno raggiunto, insinuandosi tra campi e colline, la campagna fertile di Linares: un laborioso, coriaceo angolo di Messico dove sorge l’hacienda dei Morales. È in questa famiglia che vive la nana Reja, l’anziana nutrice che ha cresciuto generazioni di bambini e ora trascorre i giorni sulla sedia a dondolo. Finché una mattina, vincendo la sua leggendaria immobilità, Reja s’incammina e arriva al ponte, come svegliata da un richiamo. In un viluppo di stracci, proprio lì, e circondato da un nugolo di api, c’è un neonato. Lo chiameranno Simonopio, questo bambino magico che gli insetti non pungono, questo bambino dannato che al posto della bocca sembra abbia un buco. In silenzio, il piccolo impara a leggere i voli delle sue amiche api e da quelli a capire le oscillazioni della natura e i suoi presagi. Così, mentre l’epidemia di influenza spagnola colpisce la regione e tradizioni arcaiche si infrangono contro l’onda di un tempo nuovo, la famiglia Morales si affida all’intuito di Simonopio. E costruirà grazie a lui un nuovo futuro.
Mi sono innamorata della cover, ma quando ho letto la trama dovevo averlo. Le saghe familiari sono un’altra delle mie grandi passioni soprattutto quelle sudamericane e questa non ha fatto eccezione per la potenza delle descrizioni e la forza che ne deriva. Ho amato molto questo libro, anche se ci ho messo una vita a leggerlo. La storia della Segovia unisce monito e superstizione, realtà storica e personaggi di fantasia, gioia e dolore, la dolcezza del miele delle api e lo spavento del loro pungiglione e regala una storia piena di meraviglia da leggere con la consapevolezza che siamo sempre noi i fautori del nostro destino.
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L’Ora dei dannati di Luca Tarenzi
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Dopo aver accompagnato Dante nel suo viaggio, Virgilio, che ha intravisto la luce divina sulla montagna del Purgatorio, non può tornare nel Limbo. È destinato a restare nell'Inferno, dove può muoversi liberamente, anche se sempre alla mercé della violenza degli angeli caduti, gli Spezzati. Per questa sua peculiarità diventa un ingranaggio fondamentale nell'ambizioso piano di Pier delle Vigne, che intende raccogliere un gruppo scelto di dannati - il Conte Ugolino, Filippo Argenti e Bertran de Born - per fuggire dall'Inferno. Un fantasy ambientato in un Inferno dantesco descritto magnificamente: un racconto carcerario; una storia di redenzione piena di colpi di scena e combattimenti appassionanti, fino all'incredibile finale che lascia aperto il destino dei cinque straordinari antieroi.
Nella storia di Tarenzi invece la missione che si prefigge il poeta ha tutto tranne che approvazione. È un tentativo basato sul raziocinio di Pier delle Vigne e sulla cooperazione dei dannati che il suicida ha reputato necessari alla realizzazione. È un progetto ambizioso, folle, spericolato, l’unico possibile. La storia quindi si basa sugli incastri delle diverse personalità e sulle diverse aspettative che il gruppo ha, l’obiettivo, la fuga, è comune, ma nel frattempo ognuno di loro ha delle aspettative differenti. Una storia affascinante e complicata, contraddittoria e inquietante, che attraversa l’Inferno e lascia con il fiato corto e la voglia di saperne di più. Intensa e sorprendente, che tanto degli eroi buoni siamo stufi tutti, le mille sfaccettature umane del peccato sono molto più affascinanti.
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Invisibili di Caroline Criado Perez
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In una società costruita a immagine e somiglianza degli uomini, metà della popolazione, quella femminile, viene sistematicamente ignorata. A testimoniarlo, la sconvolgente assenza di dati disponibili sui corpi, le abitudini e i bisogni femminili. Come nel caso degli smartphone, sviluppati in base alla misura delle mani degli uomini; o della temperatura media degli uffici, tarata sul metabolismo maschile; o della ricerca medica, che esclude le donne dai test «per amor di semplificazione». Partendo da questi casi sorprendenti ed esaminandone moltissimi altri, Caroline Criado Perez dà vita a un’indagine senza precedenti che ci mostra come il vuoto di dati di genere abbia creato un pregiudizio pervasivo e latente che ha un riverbero profondo, a volte perfino fatale, sulla vita delle donne. Perché nei bagni delle donne c'è sempre la coda e in quelli dei maschi no? Perché i medici spesso non sono in grado di diagnosticare in tempo un infarto in una donna? Perché, negli incidenti stradali, le donne rischiano di più degli uomini? Un libro rivoluzionario ed estremamente rivelatorio che vi farà vedere il mondo con altri occhi.
“Invisibili” è uno di quei libri che non puoi leggere senza provare emozioni forti, senza rimanere indifferenti. È uno schiaffo bello forte a tutte le nostre convinzioni, un saggio che dati alla mano, analizza la mancanza di dati di genere in moltissimi ambiti della nostra società, dalla salute all’edilizia, dalla topografia delle nostre città al mondo del lavoro, dal soddisfacimento delle necessità familiari alla gestione di intere comunità. Caroline Criado Perez è attentissima a ricostruire la falla nell’impianto che guida le scelte politiche e sociali di un mondo costruito a misura d’uomo, o per meglio dire a misura di maschio. Un saggio illuminante e irrinunciabile che dovrebbe essere letto da tutti.
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Centro di Amalia Frontali & Rebecca Quasi
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Londra, 1908. La capitale britannica si prepara ai Giochi della IV Olimpiade. Miss Ina Wood appartiene alla squadra femminile di tiro con l’arco e Monsieur Pierre Le Blon è un valente schermidore belga. Si incontrano per caso, a seguito di un piccolo incidente automobilistico e scoprono di avere in comune un certo talento per la dissimulazione: Miss Wood guida un’auto non sua e Monsieur Le Blon non è chi dice di essere. Tra schermaglie sportive e romantiche gite tra i ranuncoli, si consuma quella che pare destinata a restare una fugace avventura. Ma il destino, lento e inesorabile, dispone che i nostri atleti si ritrovino a Vienna nel 1914, per affrontare il passato ed essere travolti dagli ingranaggi della Storia.
È un libro che mi ha incuriosito fin da quando le due autrici hanno iniziato a pubblicarlo a puntate riempiendo le loro pagine Facebook di estratti. È una storia di una storia d’amore senza tempo inserita in una cornice storica realistica e curatissima che mi ha emozionato fin dalla prima pagina. Rebecca Quasi e Amalia Frontali riescono nell’impresa di unire fantasia e realtà, emozioni e ricerca, storia e immaginazione, tra la Londra delle Olimpiadi del 1908 e una Vienna da Belle Époque, in un romance che sfugge le logiche del tempo e riempie il lettore di suggestioni.
La mia recensione.
Quali sono i libri che hanno segnato il vostro 2020?
Raccontatemelo in un commento.
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coe-lilium · 4 years
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I’ve missed books presentations... didn’t even realize how much until I was listening to one again. 
And speaking of books, little survey: how many followers can read italian? I’ve got books and authors to sell you. 
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coe-lilium · 5 years
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One of my three (3) gripes with Shimosa that gets its own post because it’s a narrative decision that was absolutely outside Sakurai’s power to make and also with barely any impact on Shimosa itself but my enjoyment of it and it wouldn’t be right to hold it against the author or the chapter.
Vaguely spoiler for Cosmos in the Lostbelt and future possible collab events, proceed at risk
NASU YOU CAN’T TEASE THE FUCKING DEVIL AND THEN BACKPEDAL LIKE THAT! *cries inconsolably*
Fuck man, you really got me hyped there. So, so hyped no matter the “ok, but do I really trust Nasu with this guy?” thought in the back of my head.
Goetia, disaster that he is, I love, but he’s a stand in/inspired by character and more by -if I remember correctly?- the Hebrew vision/take and he’s too different & sympathetic for me to buy him as The Bastard with capitals.
Shimosa, on the other hand, blatantly tease the christian one and I was excited, both for it in particular (Devil punching time? sign me and my Guda up for that shit) and for the other possibilities it opened (angels as characters, at long last? Was TM going to remember that Jeanne’s supposed to have had frigging Michael tagging along and finally bank on that juicy stuff instead of beating the Gilles dead horse?).
And then at the very tail end of the chapter, here comes the cool shower of lol :), nope :), you wish :), it was just a nickname :), see you in Cosmos for the truth :) 
‘fanculo, now I have only Beast VI to hope in and that one comes in package deal with the blights that are Manaka and Nero :(
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