Tumgik
#storie bellissime
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I want your cuddles
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poesiatriste · 2 years
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Another love🌈🥰
Bette e Tina 😍
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der-papero · 1 month
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Questi due giorni napoletani sono stati molto belli, pieni di sole, buon cibo e circondato da persone alle quali voglio bene.
C'è stata solo una macchia che mi ha tolto un po' il sonno, un qualcosa che, se l'avessi scritto sabato sera, questo post sarebbe stato pieno di insulti, ben peggiori di quelli che leggerete, verso quella che ritengo ormai un'altra Italia e con la quale mi vanto di non voler avere nulla a che fare, verso la quale provo lo stesso odio che ho verso i tedeschi, è solo declinato in modo diverso.
Domenica ero ad un matrimonio, sposo padovano, sposa napoletana. Bella cerimonia, tutto perfetto, se non fosse che, ad un certo punto, lo sposo, venuto al tavolo mio, dove ero insieme altri 3, amici ed ex-colleghi dei tempi di Siemens (correva l'anno 2006, io campano, un lucano, un pugliese e lui veneto), tra una battuta e l'altra, se ne esce con
se non fosse stato per voi, non avrei mai sposato una napoletana
e scoppia in lacrime.
Mentre i miei due amici lo hanno abbracciato, io non sono riuscito a muovere un dito. Senza che io riuscissi nemmeno a razionalizzare nulla, è montata dentro di me una rabbia, un odio fortissimo, e non per lui, eh, lui ha un cuore buonissimo, da quando lo conosco potrei dire solo cose bellissime, anzi, anche in questo momento lui aveva dimostrato di essere una grande persona, di aver capito in quali stronzate credeva e quanto false fossero, tuttavia ho odiato quello che rappresentava, la metà di quella sala, quella gente che con quell'accento del cazzo scimmiottava un "jamm jamm 'a tarantell UEEEE", ho schifato tutti, dal primo all'ultimo, senza fregarmene un cazzo dei buoni e dei cattivi, facendo tutto un pastone, mettendoli tutti sulla stessa linea, senza voler sapere ragioni, storie personali, false educazioni, niente, tutte merde, dal primo all'ultimo. Non c'è un momento nella vita dove questi episodi non peggiorino quello che io sono, sono perfettamente consapevole di fare cherry-picking e non me ne frega un beneamato cazzo. Oggi sono più razzista di ieri, ed è un processo che non fermerò mai.
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io-sono-la-tua-favola · 4 months
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“Gli occhi di alcune persone sono come libri.
Chi ha tempo e vero interesse, vi leggerà storie bellissime.”...
📖🌹
Paola Felice
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poesiablog60 · 1 year
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Si vivono storie bellissime senza che queste vengano, necessariamente, raccontate
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alessandrom76 · 6 months
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il barattolo di biscotti
nel regno, già proprio in quel regno di cui vi ho già raccontato, c'era un pasticciere bravissimo; era panciuto e paffuto, e nonostante le sue torte fossero bellissime e i suoi pasticcini sopraffini, quello in cui riusciva meglio era sfornare dei biscotti deliziosi: tondi, semplici, eppure buonissimi. erano così buoni che se avevi avuto una brutta giornata, ti bastava morderne uno e subito tornava il buonumore.
un giorno però il pasticcere decise di partire, fu irremovibile nella sua decisione. allora salutò tutti e fece due regali alla regina: per prima cosa le donò un barattolo bellissimo, stracolmo di biscotti e poi le diede le chiavi della sua vecchia bottega; quindi, sorridente e carico di valigie partì.
la regina subito ordinò di portare il barattolo a palazzo e di chiuderlo con un lucchetto che solo lei poteva aprire e poi... poi passarono un po' di giorni e accadde una cosa strana.
ogni volta che la regina si sentiva triste, o aveva semplicemente voglia di un biscotto, si avvicinava al barattolo... ma si tratteneva, e mordendosi le labbra si costringeva a rinunciare a quel piccolo piacere, a quella piccola dolcezza che oramai forse più che piacere era per lei vera e propria medicina.
così passarono i giorni e lei divenne sempre più triste, ma sempre più decisa a conservare il suo dolce tesoro.
e venne la sera della festa in paese e, come da tradizione, la regina uscì per salutare il suo popolo e, come ogni anno, si sedette sul trono approntato al centro della piazza e piano piano salutò tutti quelli che venivano a renderle omaggio.
fu ad un certo punto che arrivò una bambina... poco più di un soldo di cacio, con un grande sorriso di denti da latte e le ginocchia sbucciate per le cadute durante le corse e i giochi con gli amici.
« perchè sei triste? » le chiese la piccola. « oh... ma io non sono triste » rispose la regina. « non è vero, io lo so, lo capisco. perchè anche io quando mi faccio male cerco di trattenere le lacrime, ma poi, se proprio non ce la faccio, mangio uno dei biscotti magici che mi ha regalato il pasticciere prima di partire... come questo. » la bambina prese dalla tasca un biscotto, mezzo sbriciolato « mordilo, ti farà stare bene, è l'ultimo che ho, ma spero sia abbastanza. »
la regina strabuzzo' gli occhi, e scoppiò in lacrime. finalmente capì. finalmente comprese cosa fare dei regali del pasticciere.
ordinò subito alle guardie di portare il barattolo di biscotti in piazza e di romperlo in mille pezzi. i biscotti fuoriuscirono e si riversarono golosamente sul tavolo e formarono una piccola montagnola di dolcezza, e tutti ne mangiarono.
e per una sera tutti furono felici.
per una sera.
...
e adesso lo so, mi chiederete: « ... e poi?... dopo quel giorno? »
beh non tutte le storie hanno una fine, e nemmeno questa ce l'ha. perchè le storie spesso non finiscono, ma continuano. comunque, se proprio lo volete sapere, il pasticciere non tornò mai più nel regno, e i biscotti magici scomparvero per sempre.
ma se passate di lì, ogni giorno, poco prima dell'ora della merenda, sentirete un dolce profumo arrivare da una vecchia bottega, allora, guardando attraverso una finestrella, vedrete una regina impastare e infornare piccoli biscotti, semplici e tondi. se siano buoni non lo saprei dire, e men che meno so se rendano felici a mangiarli...
... ma quello che so, quello che ho visto, è che la regina, con le mani impiastricciate e tutta sporca di farina, sorrideva.
@alessandrom76
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yomersapiens · 1 year
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Il muro del piantala.
Uno poi si dimentica che esistono i colori, nelle giornate sempre uguali, dominate dal grigio. I miei occhi non aiutano ma li imbottisco di farmaci così da farli stare calmi. Ho visto il sole ed è stato come incontrare un vecchio amico che se ne era andato via in erasmus. Tornare in Italia è questo. Le feste comandate e ignorare il telefono e le persone che vogliono festeggiare insieme a te. Ho fatto piangere mia madre per quello che sono diventato: un muro. Ma io non riesco a cambiare oramai. Dieci anni di solitudine e non mi viene da raccontare come sto, lo tengo per me, lo scrivo nel diario e poi lo dimentico. L'ho gettato fuori, non mi appartiene più. Tutto quello che scrivo è un rito di espulsione. È difficile starmi vicino, l'unica cosa che sembra non aver paura di me è la mia malattia cronica ecco, lei proprio non si annoia mai e anzi cerca sempre di saltarmi addosso in ogni momento, che birbante!
Ho parlato con mio nonno. Era intento a raccontarmi l'ennesima storia che conosco a memoria e io a fingermi sorpreso nelle pause dove era necessario dargli maggiore attenzione. Ha detto che in 3 anni ne farà 90. Gli ho detto che è un bel traguardo, complimenti. Poi ha aggiunto che già che sarà lì, se Dio vuole, magari si impegna per altri 10 così arriva a 100. Che 100 è un bel numero per andarsene. Ha indicato il ritratto di suo nonno e ha detto, lui se ne andò a 103, io mi accontento di 100. Io manco so se ho voglia di arrivare alla prossima estate ma ammiro la sua perseveranza. Mi ha fatto promettere di esserci al suo funerale. Gli ho detto che non solo ci sarò ma che suonerò anche qualche canzone deve solo dirmi quale e ora stiamo facendo una lista di canzoni che dovrò imparare, ho solo 13 anni accidenti meglio iniziare subito.
C'è una storia che ho iniziato a scrivere 12 anni fa, ricordo il luogo. Ero seduto alla scrivania del museo dove lavoravo. Pensavo fosse finita e invece l'ho riaperta e i personaggi mi hanno detto che volevano capire qualcosa di più della loro esistenza così mi sono messo a dialogare con loro e a seguirli, per vedere come mai erano stati creati. Scrivere, creare, è quello che più fa sentire noi umani vicini a Dio. Credo, non lo so, anche perché pure Dio è stato creato per una storia quindi è come quando dici è nato prima l'uovo o la gallina? Fatto sta che ora io vivo in quel villaggio, ho in testa le voci di tutti i suoi abitanti e non riesco a smettere di stare la dentro. Ho paura sia il sintomo definitivo. Quello che conferma che ho perso la testa e non ho più nessun legame con la realtà. Forse è per questo che faccio difficoltà ad accettare i sentimenti degli esseri umani che mi circondano.
Sto andando in giro a leggere le mie storie. C'è un amico, un musicista jazz che mi accompagna. Le luci sono spente, solo quelle necessarie ai miei occhi per essere in grado di capire la traccia del racconto. Ho fatto piangere una sala intera e non mi sento in colpa. Bravo Matteo non solo fai piangere tua madre eh no, anche una sala. Però che ci posso fare, mi sono rotto delle mezze misure. Se esco dalla tana io entro a gamba tesa ovunque adesso, perché lo sforzo già l'ho fatto che diamine. Vorrei portare questo spettacolo in giro l'anno prossimo quindi se state leggendo questa frase ora e vivete in una città e conoscete un posto dove posso portare le mie favole della buia notte beh, scrivetemi in privato.
Ho contato le volte in cui mi sono innamorato quest'anno. Quando diavolo la smetterò? Spero presto perché è fastidioso. Odio internet. Odio essere consapevole del fatto che ovunque c'è qualcuno di cui mi vorrei innamorare. Alle elementari avevo 4 compagne di classe che ritenevo bellissime. Alle superiori un'intera scuola dominata da esseri femminili che dovevo conquistare. Poi arrivò l'internet e scoprii che anche in provincia di Milano c'era qualcuno che dovevo conoscere e all'epoca c'era il 56k quindi mica era facile scambiarsi foto. Poi arrivò la Sardegna, la provincia di Firenze, l'Australia. Ma ora, ora non vedo più persone, mi sembra tutto diventato merce. Vedo i volti di ragazze e ragazzi bellissimi e ne studio i tratti e riconosco i lineamenti e sì, è chiaro, sono studiati in laboratorio apposta per piacermi. Penso alle generazioni attuali che si dividono tra domanda e offerta. La domanda sono quelli come me, che restano affamati o curiosi e poi c'è l'offerta, che sono questi essere stupendi resi raggianti dai filtri con lentiggini e i corpi sinuosi nelle angolature studiate su misura per essere tutti uguali, dei meme di se stessi, infinite riproduzioni di umani con cui non voglio interagire. Tutto è diventato una vetrina. Dietro c'è una di quelle macchinette che distribuiscono bevande. Le lattine siete voi esseri bellissimi. Digita il codice. Inserisci le monete. La lattina cadrà in pochi secondi. Ma è un sorso solo e non sa di niente. La dottoressa mi ha vietato di bere bevande gassate quindi lascio perdere più che volentieri.
Mi spiace aver perso un paio di persone quest'anno. Una è il mio migliore amico, non so cosa è andato storto. Quasi non ricordo. Ah sì, ha deciso che era più interessante scoparsi la mia ex e a me non interessava stare lì a suggerirgli cosa fare per migliorare le prestazioni. Che cosa orribile che ho appena scritto. Me ne pento. Non la cancello perché un'altra cosa che vorrei provare ad essere l'anno prossimo è: un pelo più cattivo. Mi spiace anche aver perso la mia ex, che era un bel ricordo alla fine. Mi spiace aver perso una persona che mi stava piacendo più del necessario e non se lo meritava, era troppo vicina ai filtri e agli standard che la società impone. Spero sia felice. Spero sia così felice da rendersi conto di aver fatto bene a mandarmi via fino al momento in cui come un fulmine tornerà il ricordo di me e deciderà di scrivermi in amicizia, per sapere come sto. Allora io sarò finalmente cattivo e con tutta la rabbia che ho in corpo aspetterò ben 4 minuti prima di risponderle e di chiederle di rivederci. Solo perché aveva le lentiggini. Che odio. Solo perché le lentiggini mi ricordano ancora un'altra persona e ancora prima di quella persona era qualcosa che avevo letto in un libro o avevo immaginato e che ora i computer e gli algoritmi hanno imparato e mi propinano in mille influencer al giorno da ogni parte del mondo tutte con lo stesso pattern di lentiggini. E io sono un uomo oramai prossimo alla quarantina che guarda queste proposte come un ubriaco davanti a un distributore automatico. Annoiato. Senza spiccioli.
Ho un programma per i prossimi Natali. Insegnare a mio nipote la poesia di Pacciani e fargliela recitare durante il pranzo davanti alla famiglia. Senza avvisare mia madre. Aspettare che finisca la sua esibizione, vedere le lacrime di commozione negli occhi di chi ha ascoltato e poi rivelare l'autore. Mio nipote è così carino che pure le parole del mostro di Firenze diventano adorabili. Poi magari cambio e ci metto frasi di altri serial killer o psicopatici o politici.
Ho preso una pausa dallo scrivere annotazioni di vita perché tutto stava diventando simile a una puntata lunghissima del podcast e io odio ripetermi anche se sono anni che in pratica gli argomenti sono sempre gli stessi. Amo essere la dimostrazione che il tempo passa e qualcuno può decidere di non imparare niente. Nemmeno da i suoi errori.
Sto bene. Non mi manca niente. Forse vorrei solo conoscere te, ma solo per capire che è giusto fermarsi alla superficie e non rischiare di andare in profondità. Metti che poi uno davvero poi trova un luogo che non riesce a smettere di esplorare? Io voglio restare quassù a guardare le foto dove sei venuta bene. A galleggiare. A mettere i cuoricini ogni tanto giusto per ricordarti che esisto. Che poi lo so solo io di esistere, tu mica te ne accorgi. Ma nel mio piccolo sento di essere speciale. Mentre tu aspetti solo che io inserisca le monetine e la spirale si azioni e ti faccia fare il salto nel vuoto. Lo ripeto spesso quando guardo video di modelle incredibili da chissà dove. Sei fortunata cara mia, a non avermi incontrato. Altrimenti adesso saresti persa di me e mi vorresti e non riusciresti a fare questi sorrisi davanti alla fotocamera. Eh no. Mica verresti così bene. Nessuno si abbonerebbe al tuo canale. Vedi che lo faccio per te, a non farmi avanti? Io mica voglio avere il tuo futuro economico sulla coscienza.
Tutti piangono quando dico la verità. Avevo più amici quando raccontavo palle. Avevo più amori quando dicevo fandonie. Ora ho solo questa finta pace momentanea, il mio gatto, la mia malattia cronica che non vede l'ora di risvegliarsi e chilometri di pensieri verso umani generati da computer.
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agoodayy · 11 months
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Negli ultimi mesi ho iniziato ad avere una serie di dubbi.
Fino al 2020 ho pensato di essere bisessuale, attratta sia da ragazzi che da ragazze ma non avendo avuto esperienze di alcun tipo con le persone del mio stesso sesso non sapevo di preciso come funzionasse, con un ragazzo è tutto più semplice, loro in genere ti scrivono, trovano argomenti di cui parlare, non sono molto orgogliosi e non prendono in considerazione eccessivamente l’aspetto fisico, tranne alcuni casi, non mi piace generalizzare, probabilmente succede perché ce ne sono tanti e quindi si ha la possibilità di conoscerne diversi tipi.
Nel 2021 ho avuto, dopo varie riflessioni, l’idea di scaricare un’app per conoscere ragazze, abitando in una città in cui gran parte delle ragazze non eterosessuali si nascondono.
Questa esperienza sull’app inizialmente non sembrava andare così male, ma in seguito mi sono resa conto che alcune cose non tornavano:
-La prima ragazza con cui sono uscita si è scocciata dopo poco tempo;
-la seconda, dopo avermi detto che non è scattato quel qualcosa, si è messa con la prima con cui sono uscita;
-La terza, dopo avermi fatto credere di provare interesse, ha deciso che ero incompatibile a causa della sua depressione e di bloccarmi il giorno del mio compleanno.
Dopo queste meravigliose esperienze la strada ha iniziando ad essere sempre più in salita, in quanto le ragazze, dopo avere visto le mie foto, una dopo l’altra hanno deciso di sparire, non mi considero una brutta ragazza e i ragazzi mi hanno sempre fatto complimenti per il mio aspetto, mi hanno sempre detto in molti che sono una bella ragazza, quindi i quesiti sono questi:
Perché le ragazze continuano a riempire le loro storie di Instagram e i loro profili di Facebook di post contro il sessismo e il bodyshaming?
Perché continuano a dire che gli uomini impongono loro di essere bellissime e curatissime, quando nessun uomo (a parte rare eccezioni) critica l’aspetto fisico di una donna?
Quali sono gli standard di bellezza di una donna? Perché tutti pretendono Belen o Chiara Ferragni ? Partendo anche dal presupposto che qui nessuna è Belen o Chiara Ferragni, siamo tutte ragazze “comuni”, ma soprattutto non è grave che donne tra i 20 e i 30 anni guardino principalmente l’aspetto fisico quando poi non sono in grado di spiccicare parola, argomentare, parlare di svariate cose, ma solo risponderti in modo acido come se scrivere “ciao” in una chat di incontri equivalesse a fare loro un torto?
Se una ragazza fosse attratta dalle ragazze come farebbe a trovare una fidanzata o anche una con cui avere dei rapporti intimi, se poi tutte nella “vita reale” si nascondono e nelle app ti ghostano se non sei bellissima?
Questa azione inoltre porta a sminuire implicitamente una persone che alla lunga inizierà ad avere sempre più complessi riguardo il suo aspetto fisico e che avrà sempre più paura di aprirsi agli altri o di uscire per un semplice caffè per paura di essere ghostata.
Mi piacerebbe, a 29 anni compiuti, essere nelle condizioni di potermi relazionare a qualcuno che sappia guardare oltre, non dico l’aspetto fisico perché c’è chi piace o chi non, ma l’eccessiva fissa per esso, e se fosse possibile trovare persone che abbiano qualcosa da dire e sappiano riempire il tuo tempo.
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voracita · 4 months
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Qualcuno prima o poi dovrà spiegarmi perchè ormai gli auricolari ce li avete e li indossate tutti, epperò quando siete in treno fate le chiamate in vivavoce, guardate le storie di IG rigorosamente con l'audio al massimo in modo che tutti apprezzino le bellissime musichette di sottofondo, URLATE letteralmente al telefono etc.etc.etc.
Stamattina una tizia ha praticamente mollato il fidanzato urlando al telefono in pieno vagone col telefono appoggiato sul tavolino, in vivavoce. Lei nel frattempo si truccava, si dimenava agitandosi, insomma si sentiva a casa sua, ci mancava solo che ruttasse e scorreggiasse in totale libertà.
A sto punto buttiamo via sti auricolari che inquinano solamente, e ripristiniamo la filodiffusione ovunque, a tutto volume.
"Ascoltiamo ora la Sonata per pianoforte n. 6, Op. 10 n. 2 in fa maggiore..."
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I think you are my soulmate
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questaelamiavita · 10 months
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Il pensiero crea desiderio ,il desiderio se reciproco unisce le persone e crea storie bellissime da raccontarsi.Buon riposo e dolce notte.😊
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cherryisgone · 1 year
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I really loved your “Darling, all the while” byler fic
https://archiveofourown.org/works/46564627
I stayed up until 3.30 am to read it and it was a long and sweet dream! I feel like I have to drawing something inspired by it but I don’t know if I’ll have the time this week so I’m sad and Today is monday too😓
I just want to share you my mood after reading your fic 😅❤️
thank you so much 🥺 I'm really glad you enjoyed the story and I hope you can catch some rest today!
Also uhm... I saw you're italian so no need for me to use english here... ciao :D
Non ci girerò intorno, non sei assolutamente obbligata, ma se davvero volessi disegnare qualcosa ispirato alla fic sarebbe un onore, davvero. Non solo il tuo stile è meraviglioso (sul serio, hai un talento enorme e le tue fanart sono bellissime 🩵), ma sarebbe davvero allucinante per me. Cioè, qualcosa che ho creato io che ispira qualcun altro a creare qualcosa a sua volta? Mindfuck.
In ogni caso, anche solo il pensiero vale tantissimo e stamattina quando ho visto l'ask mi sono ritrovata a lavarmi i denti sorridendo e piagnucolando.
Grazie ancora, di cuore 💕✨🤲🏻
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fallimentiquotidiani · 8 months
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Un nudino suo un nudino tuo e da cosa nasce cosa si sa
Beh alcune bellissime storie d'amore sono nate dal sesso come diceva qualche sceittore, quindi è molto possibile che possano nascere anche da nudes
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saragreenlittleflowers · 10 months
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È strano vivere fra due mondi: essere nata e cresciuta in Italia e poi aver continuato a crescere altrove, in Inghilterra, in un paese completamente diverso. Mi ricordo di essere stata brava a scrivere, di sapere bene la grammatica e di ricordarmi parole obsolete e bellissime che ormai nessuno usava più. Poi sono andata via e ho dovuto ricominciare da capo. Dopo tanti anni trascorsi a vivere a Londra non so più scrivere bene in italiano, mischio le regole, sbaglio gli accenti e i congiuntivi; e non so scrivere bene in inglese perché non ho l'agilità di una persona nata e cresciuta qui, non ho quella densità di vocabolario che mi permetterebbe di spostarmi da un vocabolo all'altro come sarei forse in grado (sarei stata) di farlo in italiano. Negli anni ho scritto all'infinito. Da bambina avevo quaderni di dimensioni A4 che riempivo di storie, di avventure gotiche fatte di personaggi alieni e macabri che amavo in gran segreto e dai quali ero sempre tutta presa. Scrivevo ovunque, ma soprattutto scrivevo a casa di mia nonna paterna durante i pomeriggi soleggiati di ogni stagione un po' perché ero un po' sola, un po' perché mi piaceva avere le sue attenzioni. Avevo tanti diari e pagine piene di documenti Word ora andati perduti dopo che il fidanzato dei tempi dell'università calpestò il mio vecchio computer e schiacciato l'hard drive, portandolo ad una morte prematura e dolorosa. Il giorno in cui il mio ex calpestò il mio computer persi tutti i miei documenti preziosi, incluse le fotografie mai stampate delle mie amicizie e viaggi adolescenziali e di amori ormai vecchi (ma mai dimenticati), e ovviamente tutti i capitoli di cose iniziate e mai finite. Forse non ho mai perso niente; tanto non ho mai finito niente, d'altro canto.
L'altro giorno per puro caso mi sono imbattuta in una scrittrice italiana che vive a Londra. Anche lei amante del gotico e del macabro, delle cose "morbid" - bello, bellissimo questo aggettivo che in italiano suona come "morbido", mentre in inglese si riferisce ad un interesse verso materie inquietanti, da pelle d'oca, che abbiano a che fare con la morte o le malattie. Sembra quasi che non ci sia una semplice traduzione di questo aggettivo, come tradurre "dolce" con "sweet", o "arrabbiato" con "angry". La scrittrice che ho scoperto si chiama Viola di Grado e ha già alle spalle premi letterari e lavori prestigiosi, indossa quello che vuole (è una goth appassionata) e scrive come le pare. È sé stessa negli autoscatti tenebrosi misti ad ego un po' imbarazzanti e teneri, e nei libri anche questi morbid e pieni di psicologia del lutto e di antropologia. L'ho adorata immediatamente e dopo ore trascorse a cogitare ho deciso di mandarle un messaggio per dirle che anche io ho un lavoro che lei forse sognerebbe, in una libreria che forse avrà visitato già tante volte, fra la stregoneria, il paranormale, la magia, i tarocchi, e che mi farebbe piacere essere sua amica.
Mi sono chiesta perché ho voluto mandarle quel messaggio e perché sento il bisogno di farmela amica. All'inizio mi sono detta che vorrei tanto avere amicizie originali e sincere, e ammiro chi nonostante l'età continui ad indossare abiti scelti con amore e con personalità piuttosto che amalgamarsi e mettere a tacere i piaceri personali. In parte è vero; in parte è anche una cazzata. La verità è che ho sempre voluto scrivere bene e scrivere un libro. Ho scritto fino alla nausea e odiato ogni cosa che ho pensato e deciso di trascrivere in flussi di rabbia, senza struttura, o in flussi di calma e amore, di notte, prima di collassare sotto il peso del sonno, anche questi senza struttura. Ho sempre voluto essere una scrittrice fino ad imbarazzarmi. Proprio come lei.
Ho un ricordo distinto delle scuole medie. Tornata per un saluto alle scuole elementari, mi ero fermata a salutare la maestra di italiano, tale Maestra Manfreda, rigida e gelosa delle bambine talentose a differenza di sua figlia, meno dotata, o almeno così mi aveva detto una cugina che subiva le sue angherie. Le dissi: sto scrivendo un libro che voglio pubblicare. Lei era contentissima, sotto sotto però mi sentivo presa in giro. Stavo gonfiando le parole quanto possibile per sentirmi grande e capace. Quindi ho voluto essere scrittrice già secoli fa, quando non sapevo cosa fosse scrivere; per me non era altro che un passatempo e un luogo metafisico per nascondermi, e da allora non è quasi cambiato nulla.
E poi Viola di Grado.
Continuo a scrivere prima di andare a letto. Sono sole paginette a sé stanti che descrivono sentimenti e fatti accaduti. Mi impegno a scrivere bene in italiano per non dimenticare questa lingua che mi ha cresciuta, che mi ha fatto innamorare e che ho odiato fino al midollo per poi rimangiarmi le parole. Scrivo scrivo scrivo e poi niente.
Forse un giorno.
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emozparole-blog · 11 months
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Si vivono storie bellissime senza che queste vengano, necessariamente, raccontate..
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.web.
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Janas, le fate della Sardegna
Le fate Janas sono creature leggendarie presenti nella tradizione sarda.
Il premio Nobel per la letteratura Grazia Deledda ha menzionato le fate Janas nei suoi romanzi, descrivendole come creature magiche associate alla natura e alla musica.
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...”e le janas , piccole fate che durante la giornata stanno nelle loro case di roccia a tesser stoffe d'oro in telai d'oro, ballavano all'ombra delle grandi macchie di filirèa” …
...”sí, la giornata dell'uomo lavoratore era finita, ma cominciava la vita fantastica dei folletti, delle fate, degli spiriti erranti.”...
Si diceva che avessero il potere di guarire le ferite con il loro tocco e che potessero far crescere fiori e piante con la loro magia. Tuttavia, erano anche temute perché si diceva che potessero trasformarsi in animali e causare malattie e sventure a chi le avesse offese.
Secondo le storie tramandate dal popolo sardo, le Janas non sono creature di questo mondo, ma piuttosto misteriose entità provenienti da un'altra dimensione. Le leggende che si raccontano su di loro parlano di esseri che possono assumere una vasta gamma di aspetti, da bellissime donne fatate a mostruosità informi.
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In alcune zone dell'isola, come a Tempio Pausania, le Janas sono temute come malvagi demoni che ingannano gli umani e li portano alla rovina. Si dice che queste creature siano dotate di poteri sovrannaturali e possano prendere qualsiasi forma, compresa quella di un innocuo umano.
A Tonara e in altre zone della Sardegna, invece, le Janas sono considerate creature molto simili ai vampiri, attirando gli uomini e succhiando loro il sangue.
Gli abitanti della Sardegna hanno imparato a conoscere le usanze delle Janas e a temere le loro azioni. Si dice che queste creature vivano in luoghi segreti, come le antiche sepolture chiamate "Domus de Janas" (Trad.: "Case delle Fate"), e che escano solo di notte per evitare di essere scoperte. Ma quando la scendonno le tenebre, le Janas possono essere viste danzare in cerchio nei boschi, tessendo incantesimi e agendo secondo la loro incomprensibile volontà.
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Le Janas sono creature misteriose e potenti, che suscitano terrore e meraviglia allo stesso tempo, ma di certo le loro intenzioni sono sempre oscure e inquietanti.
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