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#nozze a cana
tragediambulante · 4 months
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The wedding feast at Cana, Paolo Veronese, 1562-63
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drrestlesshate · 6 months
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casual-nonbinary · 1 year
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sono in un periodo dove non sento il bisogno di contatto fisico che non sia una semplice dimostrazione d'affetto, eppure mi sento terribilmente sola e vorrei qualcun* a fianco a me. "minchia rosa, chiedi troppo? amore in this economy? iscriviti a una app di incontri". no, ho una serie di motivazioni per cui non farlo, e nulla mi farà cambiare idea. tra l'altro è un periodo in cui vorrei fortemente evitare le relazioni a distanza, perché dopo averne avute parecchie vorrei finalmente qualcosa di più tranquillo, non per forza a due passi da me, basta che sia nel torinese. sì insomma, è un post sfogo di una persona piagnona che vuole tutto e vuole niente senza impegnarsi. ma d'altronde, che posso farci se passo le giornate a fare lo zombie sul telefono, studiare, leggere e progettare il team competitivo per la prossima stagione vgc di pokémon? ora sto valutando anche con i consigli di un amico se prende un nuovo gioco su switch/pc per chiudermi ore, ore e ancora ore e isolarmi ancora di più. ah, mercoledì vado (da sola) a vedermi frankestein jr, lo danno al cinema nazionale e quindi comodo da lì andare al convitto caffè per una fetta di strudel (gnam, momento bastardi senza gloria - quasi quasi stasera me lo riguardo). ok, sto facendo il james joyce della situazione ma sinceramente non mi importa. domani riprendo a studiare seriamente, vedo di costruirmi una routine decente dato che starò per due settimane da sola in casa (yay). tutto è partito dal fatto che volessi un po' di amore e ora sto usando questo post come planner. lo sapevate che napoleone quando rubò "le nozze di cana" del veronese, fece tagliare la tela enorme per portarla a parigi e dopo era talmente fragile quando rimessa insieme che era impossibile farla tornare in veneto ed è la ragione per cui ancora oggi è al louvre? stiamo facendo solo l'età napoleonica ad arte contemporanea (con una prof espertissima ma storicista - bleah - e che pensa solo all'ottocento e il primissimo novecento), odiate napoleone con me amici e amiche.
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eucanthos · 2 years
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eucanthos
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Hippolyte Flandrin: La Florentine, 1860
N. H. Jacob: Plexus cervical superficiel, ca. 1834. Lithographic drawing
John Bock: head-dress [plastic debris]
Paolo Veronese: The Wedding Feast at Cana (Nozze di Cana, 1562-63
Found plastic bags
thnx amoryingloriousblaine
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morelin · 1 year
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Bobbio
Se siete passati per Bobbio (Piacenza), il vincitore del premio “Il Borgo dei Borghi” 2019, avrete sicuramente visto il famoso Ponte Vecchio (o Ponte Gobbo) che con le sue undici arcate attraversa il fiume Trebbia. E’ il simbolo del borgo ed alla sua costruzione sono legate diverse leggende, solitamente ricondotte alla figura del diavolo.
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Un personaggio rilevante per la città è stato San Colombano, un monaco missionario ed evangelizzatore irlandese, che nel 614 fondò il primo nucleo dell’Abbazia di San Colombano. 
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Il complesso monastico fu determinante per lo sviluppo stesso del borgo che divenne un importante centro spirituale italiano acquisendo l’appellativo di “Montecassino del Nord”. 
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L'attuale Basilica risale al periodo 1456-1522; gli affreschi sono stati eseguiti da Bernardino Lanzani da San Colombano al Lambro mentre interessante è la cripta con il sarcofago del Santo ed un mosaico raffigurante la lotta tra il bene ed il male ed il calendario. 
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Del complesso fa parte anche il Museo dell’Abbazia dove sono raccolti materiali archeologici ed opere legate a San Colombano. Vi segnalo in particolare un’idria in alabastro che la tradizione lega al miracolo delle nozze di Cana, la Teca di Orfeo, il busto in argento di San Colombano, il polittico di Bernardino Luini e la Natività di Bernardino Lanzani. 
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Rilevante è anche il Duomo la cui primitiva struttura risale al 1075 ma la facciata attuale venne modificata nel 1463. Interessanti sia gli affreschi nel corpo della chiesa sia quelli nella cappella di San Giovanni. 
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Un’altra chiesa da visitare è il Santuario della Madonna dell’Aiuto dove è conservata un’antica edicola con il sacello miracoloso.
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vecchiorovere-blog · 2 years
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Dico, adunque, che la scultura e la pittura per il vero
 son sorelle, nate di un padre che è il disegno
 Giorgio Vasari
Nozze di Cana
 Perugia Chiesa di San Pietro
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incamminoblog · 2 months
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Pieve di Scandiano Commento III Domenica di Quaresima (Anno B)
III Domenica di Quaresima (Anno B)  (03/03/2024) Vangelo: Gv 2,13-25  Siamo all’inizio del Vangelo di Giovanni, dove Gesù inizia la sua attività pubblica di predicazione. Gesù inizia a rivelarsi attraverso parole e gesti: nei versetti precedenti si era manifestato con il miracolo delle nozze di Cana, ora si manifesta nel tempio a Gerusalemme. Se le nozze di Cana simboleggiano l’alleanza tra…
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i baci nella storia
baci più antichi delle arti figurative sono quelli conservati negli scavi di Pompei o nel Gabinetto erotico del museo archeologico di Napoli, in linea con una erronea tradizione storica, che vuole collocare la nascita del bacio, in senso moderno al I secolo a.C., quando per combattere l’abitudine di bere per le donne fu stabilito che qualsiasi uomo avesse incontrato per strada una sua parente poteva avvicinarsi per controllarne l’alito. Naturalmente se accertarsi della sobrietà è relativamente semplice, ben più difficile è assicurarsi dell’amore di una donna, per cui il bacio, da semplice avvicinamento delle labbra, sarebbe divenuto ciò che tutti noi ben sappiamo, sin da bambini.
I latini avevano tre diverse definizioni per il bacio: l’osculum rappresentava il rispetto ed era adoperato per l’amore filiale, il basium indicava affetto ed era usato per le mogli, il savium era espressione di libidine e si scambiava con le prostitute.
Uno dei baci più celebri della storia è quello di Giuda. Per secoli, attraverso il Medioevo quello ricevuto da Cristo è stato l’unico permesso tra le creazioni dell’arte, un bacio tra le tenebre che odora già di sangue, che costituisce il culmine dell’azione, bloccando i personaggi con uno stacco deciso, mentre gli occhi si guardano parlando.
Il soggetto è stato replicato infinite volte, dai capitelli romanici alle sgargianti miniature dei codici più preziosi, ma la vetta più alta viene toccata da Giotto nella Cappella degli Scrovegni, quando un Giuda brutto e dal volto malvagio cerca di abbracciare nostro Signore, avvolgendolo nel suo mantello giallo, mentre Cristo lo fulmina con uno sguardo severo e sprezzante.
In seguito l’iconografia sarà rivisitata da altri sommi artisti, dal Beato Angelico al Durer, da Van Dyck a Caravaggio ma l’episodio perderà la centralità drammatica riconosciutagli dal padre della nostra pittura, perché il bacio si è nel frattempo liberato da quell’aura di peccato ed è riconosciuto come espressione di affetto e di amore, trasformando il tradimento compiuto nell’Orto degli ulivi ad eccezione negativa.
Il genio di Giotto ci ha lasciato nella celebre Cappella degli Scrovegni altri esempi di baci, dopo l’interminabile cappa di silenzio che aveva avvolto questa perentoria manifestazione di sentimento nell’espressione artistica.
Tenero ed umanissimo è quello che si scambiano i genitori della Vergine davanti alla Porta Aurea, uno scambio di effusioni segno, non di una bruciante passione, quanto di una consolidata comunione fisica e spirituale. Altre forme di bacio che si possono osservare grazie al pennello di Giotto in quel grande affresco di umanità fissato nella mitica cappella è quello dei Re Magi al Bambinello in fasce, della Maddalena ai piedi del Cristo crocifisso, mentre il maestro di cerimonia delle nozze di Cana bacia compunto e più volte la coppa del vino. Esplodono fragorosamente sentimenti che parevano dimenticati ed erano soltanto repressi dalla morale corrente.
Negli stessi anni i poeti di corte fanno del bacio il fulcro delle loro narrazioni: furtivo, galante, appassionato e di rincalzo i pittori si fanno più espliciti ed audaci e ci rappresentano approcci di labbra sempre più amorose e sensuali, preludio allo scatenarsi delle passioni.
Gli artisti utilizzano il pretesto mitologico ed affidano il brivido del bacio a labbra divine o quanto meno eroiche, facendo rivivere sulla tela sottili emozioni e tresche amorose cantate da Ovidio, Catullo ed Omero.
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michelangelob · 6 months
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Louvre: il Salon di Parigi trasformato nella Galleria Michelangelo
Una delle sale più visitate del Louvre oggi, dopo quella dedicata alla Monna Lisa di Leonardo e alle Nozze di Cana del Veronese che nessuno o quasi ammira in preda alla notorietà della Gioconda, è la sala a me dedicata: la Galleria Michelangelo. Lì è possibile ammirare sculture straordinarie fra le quali lo Schiavo Ribelle e lo Schiavo Morente da poco restaurate. Entrambe erano destinate al…
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dominousworld · 7 months
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IL MATRIMONIO MISTICO
di Adriano Forgione Il miracolo delle Nozze di Cana, dove l’acqua viene tramutata in vino, porta con sé una riflessione. Esiste una stretta relazione tra acqua e vino e questa si estrinseca nel processo di “trasmutazione” dove un elemento prende il posto dell’altro. Nonostante il vino sostituisca l’acqua nelle otri della festa, quest’ultima è comunque presente in quanto elemento originario…
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optimisticnutcreation · 7 months
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Opportunità per i Club Lions offerte dal terzo settore
Il 23 settembre a Noicattaro (BA) incontro Club Lions e terzo settore. “Opportunità per i Club Lions offerte dal terzo settore ( Dlgs 117/2017 e successive modificazioni) e differenze con il regime attuale dei club Lions”. Questo il tema dell’incontro che si terrà il 23 settembre alle ore 9:30, presso la Domus Familiae – Nozze di Cana a Noicattaro ( S.C. Schiamante 2). Dopo i saluti istituzionali…
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jacopocioni · 9 months
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Osterie, strade, antichi mangiari a Firenze nel XV secolo.
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Nozze di Cana Duccio, particolare. Siamo a Firenze in un periodo di grande splendore e crescita e magnificenza sia economica che culturale. Magnificenza e opulenza che spesso si accompagnano a costumi non sempre morigerati come aveva voluto sottolineare Dante quando parlava della Firenze della cerchia antica: le osterie pullulano e prosperano tanto da meritare i versi di un grande del tempo: Lorenzo il Magnifico. Già il titolo esplicita una situazione evidente: I beoni, o più esattamente Capitoli d’una historia di beoni, una rassegna dei più famosi bevitori fiorentini del tempo  attribuita al Magnifico e da altri invece al suo copista. Quel che conta per la nostra indagine resta comunque il costume e la costumanza della Firenze della seconda metà del Quattrocento di bere e di sbronzarsi o comunque di apprezzare molto il buon vino, soprattutto la Malvasia o Malvagìa. Dai versi emergono oltre ai nomi dei grandi bevitori anche quelli delle osterie che offrivano non solo vino, ma anche assistenza dopo la sbronza e opportuno accompagnamento al bere con ottime pietanze.
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I beoni Nel testo del Magnifico o di chi per lui troviamo i nomi delle osterie più note: il Fico, il Buco e le Bertucce. Quest’ultima resistette nel tempo tanto a lungo da essere menzionata anche in composizioni di epoche successive e fu frequentata con assiduità dallo stesso Lorenzo: il Fico era nel chiasso Angolanti incorporato poi nell’edificio dell’Arciconfraternita della Misericordia e prendeva il nome dal ramo di fico dell’insegna; il Buco si trovava nei pressi di Santo Stefano di Ponte Vecchio e forse il Chiasso del Buco, nei pressi di via Lambertesca, prende il nome proprio da quella osteria; e le famose Bertucce? Situata all’inizio di via del Corso dal lato di via Calzaioli, a metà strada tra piazza Signoria e il Duomo, nei pressi della chiesetta di San Martino del Vescovo. Non solo bere e mangiare, ma soprattutto allegre brigate di artisti e uomini dotti dove si confezionavano o vivevano le burle raccontate dai novellieri del tre e del quattrocento.
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Chiasso del Buco
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Le Bertucce torna ad essere menzionata molto più tardi nei versi del grande astronomo Galileo Galilei che la menziona insieme ad altre famose al suo tempo: il Porco ad esempio o la Malvagìa. Il Porco prendeva o dava il nome al chiasso dove era ubicata e aveva per insegna la testa dell’animale e, colmo dei colmi, era condotta dalla famiglia Porcellini. Era famosa perché vi si preparavano piatti prelibati: i granelli, le frittelle, le tomaselle e le carbonate. Alcuni piatti sono ancora riconoscibili: i granelli, ovvero i testicoli di montone o di altri animali, erano fritti e sembra fossero stati per la prima volta cucinati a Firenze proprio nell’osteria del Porco; oggi possiamo trovarli tra i piatti maremmani anche grigliati o in padella con olio aglio e rosmarino. Le tomaselle erano invece polpette di pasta zuccherata e uova. Era detta “carbonata” la carne di maiale secca e salata cotta sui carboni o in gratella, altri invece intendono più precisamente con “carbonate” lunghe salsicce secche molto piccanti, cotte sulla brace. Come non bere con questi piatti? Tanto che qualcuno del tempo inserì tra le maggiori molestie il non bere mangiando proprio le carbonate. Fabio Borbottoni, L’arco dei Pecori Tante le osterie presenti a Firenze nel periodo tra il XV e il XVI secolo: abbiamo scelto le più rinomate o quelle con particolarità per i piatti o per la frequentazione. A differenza infatti dei periodi successivi, e più precisamente dai primi anni del Settecento in poi, le osterie vennero a perdere il loro ruolo di luoghi di ritrovo per i ceti elevati, artisti, conversazioni o burle alla toscana e lo acquisirono via via i Caffè. Tra le più frequentate del periodo in questione non possiamo dimenticare la Malvasia o Malvagìa dal vino apprezzato e gradito che vi si mesceva. Si trovava in prossimità dell’arco dei Pecori (oggi inesistente perchè distrutto). Fabio Borbottoni, l’arco dei Pecori visto da Piazza del Duomo. Un altro scorcio di Firenze che rimane solo nei dipinti degli artisti dell’epoca Il vino era ricavato da uve originarie dell’isola di Candia tanto che Candiotto era il nome di un’altra osteria dove si serviva lo stesso tipo di vino, citata nel Simposio o I beoni di Lorenzo il Magnifico (attribuito). Più famosa era l’osteria Vinegia, chiusa nel XVII secolo, rinomata per gli ottimi vini come il suo nome ricordava. Non dimentichiamo infatti che ai traffici nel Mediterraneo della Repubblica di Venezia si deve l’importazione di vari vitigni: si trovava in via Vinegia, strada cui lasciò in ricordo il nome, situata tra via dei Leoni e via dei Rustici. Ripercorrendo la storia di queste antiche osterie è capitato più volte di scoprire che la loro esistenza era tanto ridondante da dare o lasciare, come in questo caso, in eredità il toponimo legato al loro nome, come la già citata osteria il Buco nel chiasso omonimo.
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La copertina del Diario fiorentino Interessante osteria era quella detta Frascato. Presumibilmente derivava il suo nome da una copertura di frasche all’entrata. Rinomatissima, sembra fosse stata chiusa in seguito alle rigide regole savanaroliane e riaperta nel 1497, dopo tale parentesi. Situata vicino al Mercato Vecchio, presso la piazza sei Succhiellinai, era luogo di ritrovo dove si giocava e mangiava. Così ci tramanda Luca Landucci nel suo Diario fiorentino dal 1450 a 1516. Tra i vari mangiari ci soffermiamo sugli Zuchi: una sorta di frittelle fatte di pasta, avvolte in tondo sur un fuscello, e cotte coll‘olio nella padella, e perchè le più volte s‘immelano di sopra, si dicono zughi melati. E perchè hanno qualche somiglianza col membro virile … onde quando si dice a uno: Tu sei uno zugo si vuol dire che sei uno di quelli le allusioni per la forma che assumevano doveva scatenare le metafore più trite, probabilmente… https://tuttatoscana.net/storia-e-microstoria-2/microstoria-in-cucina-osterie-strade-antichi-mangiari-a-firenze-nel-xv-secolo/ https://tuttatoscana.net/storia-e-microstoria-2/microstoria-in-cucina-osterie-strade-mangiari-a-firenze-nel-xv-secolo/
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amicidomenicani · 1 year
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Quesito Rev. padre, da tempo mi tormenta il dubbio sulla vera entità della Vergine Maria, madre terrena di Gesù Cristo. Nei 4 vangeli ufficiali non ho trovato un solo passo nel quale Gesù la chiama Madre o Mamma ma, soltanto, Donna, come quando era in croce od appellativi poco rispettosi come nelle nozze di Cana, nelle fughe al Tempio, ecc… Come va interpretato tutto ciò, visto che la Madonna ci viene ormai detto che è l'ultima speranza per i peccatori davanti al giudizio ed all'ira divina? Grazie per l’eventuale risposta, molto importante per il sottoscritto e, forse, non solo per me! Risposta del sacerdote Carissimo, 1. per noi chiamare la propria mamma con l’appellativo donna è come porre delle distanze. È una parola che non evoca alcun affetto. 2. Ma non era così per gli antichi. Scrive il biblista Giuseppe Ricciotti: “Gesù dice: che c'è tra me e te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora” (Gv 2,4). Gesù pronunciò queste parole in aramaico e secondo questa lingua vanno interpretate. In primo luogo, donna era un appellativo di rispetto, circa come l'appellativo (ma)donna del trecento italiano. Un figlio chiamava ordinariamente madre la donna che l'aveva generato, ma in circostanze particolari poteva chiamarla per maggior riverenza donna. E donna chiamerà nuovamente Gesù sua madre dall'alto della croce (Gv 19,26); ma anche prima, secondo un aneddoto rabbinico, un mendicante giudeo aveva chiamato donna la moglie del grande Hillel, come Augusto aveva chiamato donna Cleopatra" (Cassio Dione, LI,12), e così in altri casi” (G. Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, § 283). 3. Secondo alcuni teologi questo modo particolare di Gesù di chiamare sua madre rimanda a colei che per prima è stata chiamata donna, vale a dire Eva. Eva infatti significa donna, come Adamo significa uomo. 4. Alle nozze di Cana Gesù aveva detto: “Non è ancora giunta la mia ora” (Gv 2,4). Ebbene, proprio queste parole ci indicano l'orizzonte da tenere presente per comprendere il motivo per cui Gesù chiami donna sua madre. In quel momento Gesù è il nuovo Adamo e Maria è la nuova Eva. Scrive Pier Carlo Landucci: “L’appellativo di eccezione (invece dell’ordinario: madre) con cui Gesù le risponde: "donna" che risuonerà un'altra volta dall'alto della croce nel momento supremo richiama appunto tali grandi orizzonti. Come l'antica Eva sospinse Adamo nel cammino della perdizione, così la nuova Eva sospinge in certo modo il nuovo Adamo nel cammino della redenzione. Nei tre supremi momenti, l'incarnazione, l'inizio della vita pubblica, la croce, è sempre Maria, la nuova Eva, che sta accanto a Gesù, novello Adamo, a lui congiunta nella salvifica azione” (Pier Carlo Landucci, Maria Santissima nel Vangelo, p. 234). 5. In questa linea si è espresso anche Giovanni Paolo II: “Con l'espressione: «Che ho da fare con te, o donna?», Gesù intende porre la cooperazione di Maria sul piano della salvezza che, impegnando la sua fede e la sua speranza, chiede il superamento del suo ruolo naturale di madre” (catechesi 26 febbraio 1997).  Che l'augurio che la Madonna spinga Gesù ad esserti sempre propizio, ti benedico e ti ricordo nella preghiera. Padre Angelo
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personal-reporter · 1 year
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Cana, dove Gesù fece il primo miracolo
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Cana, piccola cittadina della Galilea, è il luogo che, secondo il Vangelo di Giovanni, vide  l’inizio dell’attività pubblica di Gesù come predicatore, con il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino, durante un ricevimento di nozze cui il Messia fu invitato assieme alla madre, Maria. Dalle fonti storiche si sa che sotto i Romani Cana era nel territorio della Palestina ed oggi gli archeologi hanno identificato nell’antica cittadina di Kafr Kanna quella che vide la presenza di Cristo, che era anche la città dove nacque San Bartolomeo o Natanaéle, uno dei dodici apostoli di Cristo. Nel XVI secolo alcuni pellegrini scoprirono a Kafr Kana una grotta sotterranea alla quale si scende all’interno di un edificio a colonne e varie spedizione, come nel 1969 quella di padre  Loffreda e nel 1997 di padre Alliata, hanno avvalorato la tesi che si trattasse di una chiesa, fatta edificare negli anni dell’imperatore Costantino. Con gli anni varie capitelli, abside e cisterne di un’antica costruzione sono stati rinvenuti nelle spedizioni e sono ancora visibili al pubblico. Nel 1879, grazie al sostegno di padre Geissler, venne edificata una piccola chiesa, ingrandita negli anni successivi, fino a diventare il grande Santuario del Primo Segno di Gesù, meta di milioni di pellegrini. La struttura del santuario sorge sui resti della  casa del miracolo di Gesù, come dimostrano i vari  reperti archeologici appartenenti alla famiglia dello sposo. Ogni anno migliaia di coppie rinnovano le loro promesse matrimoniali in una cerimonia molto intima e personale. Infatti un altro significato, che si è soliti dare al miracolo di Cana è quello della realizzazione del matrimonio, dato che Gesù, con l’acqua che divenne vino, benedisse quella sacra unione. E il vino, che arrivò in tavola grazie a Gesù, simboleggia la gioia e la buona riuscita delle nozze, oltre alla gioia nella vita di tutti i giorni, come parte di una realizzazione personale. Inoltre a Cane si trova yna targa commemorativa si trova nei pressi del cancello di ingresso del santuario, in ricordo di un episodio del 1948, quando un frate francescano impedì alla milizia israeliana di fucilare parte della popolazione della cittadina. Read the full article
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daniela--anna · 1 year
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🎨Le nozze di Cana, il capolavoro di Veronese
Le Nozze di Cana è un dipinto di Paolo Caliari detto il Veronese del 1563, custodito al Louvre di Parigi.
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barbieinloveblog · 2 years
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"Gli chiese Giuda, non l'Iscariota, "Signore come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?". - vangelo di S.Giovanni 14:22. Questo è l'unico verso dei quattro Vangeli in cui si da voce a "Giuda non l'Iscariota" la cui madre era sorella di Maria, cugino di Gesù e fratello di Giacomo, e ,secondo il monaco cristiano Niceforo Callisto (1256-1336), lo sposo delle celebri nozze di Cana. La vita di Giuda si confonde con quella dei 12 apostoli, e si intreccia con con quella di Simone il Cananeo nel martirio subito nel 70 dc, a colpi di bastone in Armenia. Un Santo poco acclamato San Giuda, la devozione al quale nasce e si sviluppa nel XVIII secolo come patrono delle cause impossibili, in virtù di un dono particolare concessogli da Dio. Eppure la sua opera non fu discreta: si spinse con la predicazione nelle terre d'Armenia insieme all'apostolo Bartolomeo, fino ad Edessa di Osroene (oggi Turchia) dove, secondo la testimonianza dell'VII sc di Giorgio il Monaco, portò il Mandylion (riconosciuto come la Sindone conservata a Torino), che nelle raffigurazioni sorregge come invito a contemplare il volto di Cristo. Non per nulla il nome fu Giuda il Taddeo dall'aramaico taddajja (petto) e Lebbeo da libba, cioè cuore: uomo dal grande cuore cioè coraggioso. San Giuda Taddeo fu il primo Catholicos (Patriarca) di tutti gli Armeni, di quella chiesa cristiana primigenia che si è distinta nei secoli per purezza: - non prese parte al concilio di Calcedonia (451), in cui si affermò che Cristo è una sola persona in cui convivono due nature, quella umana e quella divina;
- non aderì alla condanna del monofisismo (elaborato nel V secolo dal greco Eutiche, secondo la quale la natura umana di Gesù era assorbita da quella divina), pur considerandola un'eresia. La Chiesa armena aderisce alla dottrina miafisita (la natura di Cristo è unica, frutto dell'unione di quella umana e divina) di Cirillo di Alessandria (370-444). - si separò dalla Chiesa cattolica nel 554dC rigettando le tesi "duofisite" del concilio di Calcedonia. Painting: by G.B.Piazzetta (1682-1754) ✝️ #sangiudataddeo #chiesaarmena #mandylion #storiadelcristianesimo #religione #deboramenozzi #28ottobre #armenia https://www.instagram.com/p/CkQ1Hn3r9iX/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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