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#favola
umi-no-onnanoko · 5 months
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Paolo Sebastian Disney wedding dress
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ragazzoarcano · 3 months
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“Non ho mai preteso una vita da favola e tantomeno cose impossibili.
Desidero tanto quanto basta,
per avere la forza
di alzarmi il mattino con il sorriso sulle labbra.”
— A. Rega
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dodematt · 6 months
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Non mi sono innamorato di te, perché avevo bisogno di te o perché volevo qualcuno da amare o avevo bisogno di te per farmi sentire felice. Mi sono innamorato di te, perché mi hai mostrato cosa vuol dire sentirsi apprezzati, esprimere l'amore e ottenere lo stesso in cambio e mi fai sentire come quello che vedo nei film, tranne che non avrei mai pensato di poterlo vivere. Mi sono innamorato di te, perché fai sembrare questa favola una realtà.
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Peter Pan il musical ✨
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Una favola
Certamente la tua vita è stata una tragedia, caro Giacomo. A me però sembra anche una favola, di quelle che non ti stanchi mai di riascoltare, e che lascia una speranza dentro, perché ha una morale. Apro il pesante libro che va sotto il titolo di Puerili e abbozzi vari, ne scorro le prime pagine fino ad arrivare alle date del 1810, quando avevi 12 anni: vengo attratta dal nome di Paolina, tua sorella, che ricorre in più d'un componimento poetico scherzoso.
Vostro padre, oltre a fornirvi di una palestra in casa e di attrezzi per la ginnastica in giardino, vi fornì anche di una palestra per la mente, la famosa biblioteca, aperta anche ai concittadini. E, per motivarvi nello studio, fondò un'accademia in cui, fin da bambini, poteste fare sfoggio dei vostri progressi, ricevendo il plauso di precettori, sacerdoti e letterati. Da bambino, non soffrivi di ansia: al contrario, era gratificante per te essere riconosciuto, piuttosto facilmente e senza che lo sforzo dello studio ti sottraesse ai giochi, come un prodigio di capacità d'apprendimento e di memoria, guardato con ammirazione dagli uomini e vezzeggiato dalle signore.
Il primo componimento dedicato a Paolina, è un'istantanea della situazione in cui tu le facesti da esaminatore, sotto la supervisione di altri due personaggi, perché ella entrasse a far parte dell'accademia. Tu le rivolgi parole di elogio e incoraggiamento, con una venerazione e una delicatezza, un senso di protezione, che troverò anche in seguito, in alcune lettere che le indirizzasti da adulto. In una poesia, prendi le sue vesti e la impersoni, esprimendo la sua preoccupazione per l'esame e la sua manifesta umiltà, che è come una richiesta di clemenza. In un'altra poesia rendi, pur in tono scherzoso, il rimpianto per la sua trasformazione da bambina, con cui si può giocare spensieratamente, a signorina, che monta sulle ire per uno scherzo che passi anche di poco il segno della sua nuova suscettibilità.
Paolina, lo dicono tutti, non era bella, però era ben istruita e molto intelligente, e queste erano qualità che tu le riconoscevi, e forse enfatizzavi, proprio allo scopo di proteggerla e farla soffrire meno per quella inquieta sensibilità che la contraddistingueva. Forse sapevi che ella stessa non si riteneva bella, così, ad esempio, quando per lettera ti chiede conferma della rinomata bellezza delle contadine toscane, tu le dici che non te n'è sembrato nulla di speciale. Anche quando le descrivi la principessa Charlotte Bonaparte, da poco conosciuta, specifichi subito che non è bella, ma che è versata nelle lettere e nel disegno, e ciò la rende affascinante, suggerendo che in una donna ciò che conta non è la mera avvenenza fisica. Non le fai menzione della bellissima Fanny Targioni-Tozzetti, che in realtà è la donna che adori, al punto da ingenerare in Paolina e in tuo fratello Carlo, l'equivoco che tu sia innamorato di Charlotte. Tu sai bene chi dovresti amare per le sue intrinseche qualità, e forse ti vergogni persino un po' di amare, invece, quella donna che a Firenze è famosa per la sua bellezza e per i suoi presunti amanti. Scrivi infatti in un tuo pensiero che amare un oggetto non degno, arreca mestizia e disprezzo di sé, e biasimo altrui.
Paolina desiderava sposarsi, ma non trovò mai chi la volle. Gli uomini incostanti la delusero. Fu due volte sul punto di combinare un matrimonio e una volta persino di sposarsi, ma il tutto naufragò, e tu la consolasti con la tua filosofia, cercando di equilibrare la sua calda sensibilità con la tua freddezza stoica. Al calore del camino, nelle sere invernali, le raccontavi della gente che avevi conosciuto in quel "mondo" che "non è bello se non veduto da lontano". Ella, per effetto delle tue narrazioni e considerazioni, che assorbiva come una spugna, divenne sprezzatrice degli uomini. Ma in cuor suo dovette pensare più volte che un uomo, fra tutti, si salvava, ed eri tu, suo fratello Giacomo: avesse trovato uno come te!… Avessi tu potuto amare una come lei, una ragazza che fosse solo "d'ingegno", e non ammantata di "pericolose" bellezza e fama!…
Mi perdonino i leopardisti se nella mia narrazione non vi è la loro esattezza e citazione documentale. Non ho riaperto nessun libro per scrivere le mie poche righe: mi sono affidata soltanto alle suggestioni e al "sapore" che molte letture casuali e fatte in vari periodi mi hanno lasciato…il sapore di una favola, malinconica e perfetta, da narrare sotto altre prospettive e ricombinando elementi reali, altre centinaia di volte.
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umi-no-onnanoko · 2 months
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miciagalattica · 2 months
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https://youtu.be/SP209qFDFgE?feature=shared
Ogni favola è un gioco
Che si fa con il tempo
Ed è vera soltanto a metà
La puoi vivere tutta
In un solo momento
è una favola, e non è realtà
Ogni favola è un gioco
Che finisce se senti
Tutti vissero felici e contenti
Forse esiste da sempre
Non importa l'età
Perché è vera soltanto a metà
Ogni favola è un gioco
è una storia inventata
Ed è vera soltanto a metà
E fa il giro del mondo
E chissà dov'è nata
è una favola, e non è realtà
Ogni favola è un gioco
Se ti fermi a giocare
Dopo un poco lasciala andare
Non la puoi ritrovare
In nessuna città
Perché è vera soltanto a metà
Universi sconosciuti
Anni luce da esplorare
Astronavi della mente
Verso altre verità
Ogni favola è un gioco
Che si fa con il tempo
Ed è vera soltanto a metà
La puoi vivere tutta
In un solo momento
è una favola, e non è realtà
Ogni favola è un gioco
Se ti fermi a giocare
Dopo un poco lasciala andare
Non la puoi ritrovare
In nessuna città
Perché è vera soltanto
è vera soltanto
è vera soltanto a metà
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altri-menti · 10 months
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contro tutto il veleno del mondo mi occorre un antidoto: una favola, un amore, un bacio
✿︎ ࿐
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perennial-anxiety · 1 year
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Io sognavo un amore di quelli da favola.
Di quelli che non c'è mai bisogno di rialzarsi da soli, perché quando si vola non si può cadere.
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ragazzoarcano · 2 years
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“Se vuoi vivere una favola devi avere il coraggio di entrare nel bosco.”
— Lucrezia Beha
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umi-no-onnanoko · 6 months
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laurachanblog · 1 year
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Guardami negli occhi,
E mostrami il tuo cuore.
Quel cuore che ha tanto amore
Da dare
Incondizionatamente
-la ragazza dal cuore nero♡
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lose-somebody · 2 years
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Amore si china a baciare la sua adorata Psiche, dopo averla risvegliata dal sonno mortale in cui questa era caduta: la donna alza le braccia, in un gesto elegante e leggero, sfiorando con le dita delle mani i capelli del suo amato. Le loro labbra si avvicinano ma non si uniscono. I corpi si accostano ma non si stringono. Il desiderio, testimoniato dalla mano di Amore che sfiora il seno di Psiche, è palpabile ma non espresso. Canova ha saputo fermare l'azione dei due amanti in un attimo eternamente sospeso. I due giovani rimangono rapiti uno nella bellezza dell'altra. Tutta la scena si pervade, in tal modo, di un sottilissimo e raffinato erotismo, che sicuramente contraddice l'idea, assai diffusa, che la scultura neoclassica sia incapace di rappresentare i sentimenti. Che Amore e Psiche si amino e si desiderino è invece qui mostrato in modo chiarissimo: soltanto che Canova non è interessato a rappresentare la passione incontenibile, l'impeto incontrollabile. Non è questo il compito dell'arte neoclassica che mira ad altro scopo; sicché, il travolgimento dei sensi viene sciolto nella tenerezza, lo slancio amoroso viene sfumato nel perenne incanto della contemplazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . #amoreepsiche #canova #art #arteneoclassica #scultura #amore #favola #cupido #apuleio #nonèmarmoècarne #louvremuseum #paris #pinterest #tattoo #realistictattoo https://www.instagram.com/p/CkOiXWtDqHu/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Favole.
Favole che ascoltavo da bambino, quando i mesi erano indefinite praterie di colori, e il tempo ancora un fanciullo compagno di giochi. Passato, presente e futuro erano tre giorni consecutivi, tre pagine di un diario scolastico, tre palline che rotolavano nel tubo cavo di una settimana, e già un intero anno assumeva le dimensioni del mito, di una distanza lontana, lontana tanto da non riuscire a vedere dalla sponda di un Natale a quella del successivo, mentre troppo distratti si era per voltarsi indietro e scoprire quanto vicina fosse l’immagine del precedente. Lontana, lontana era la distanza di un anno, e lontane erano le favole, e lontana l’età altissima degli adulti, lontana e irraggiungibile. Che misura hanno oggi per me i giorni. Manca la scuola a rimarcare con il gesso bianco i bordi delle stagioni, e i colori dell’estate che è evaporata su una camicia chiazzata di sudore, nella penombra di una casa desolata nel silenzio e nella solitudine di una strada deserta, e il crepitio dell’autunno che procede su un manto di foglie secche e rami spezzati stenta a far sentire la sua presenza oltre i vetri chiusi, appannati da mille pensieri e mille rimpianti che vi si infrangono contro. Favole. Favole era la scappatoia privilegiata della fantasia, la strada maestra per recuperare il sonno, mai invocato e troppo spesso giunto improvviso a troncare ogni seduzione della sera, a spegnere le luci misteriose della notte, mentre un’altra pallina scivolava nel suo tubo cavo. Favole vorrei raccontare a me stesso, al gatto quando rinuncia alla sua postazione di guardia per seguire i miei irrazionali spostamenti da una camera all’altra, favole dove tutto ha un lieto fine, dove ogni principe vivrà felice e contento con la sua amata e non dovrà più preoccuparsi di nulla, né di invecchiare, né di morire, poiché resterà al riparo dorato di un “sempre”. Invece io, ancorato alla trascrizione delle mie memorie, affondo lentamente nella palude di un malessere senza rimedio, nelle sabbie mobili di un futuro che appare improbabile, oscuro e terrificante adesso che le immagini multiformi e incorporee della fantasia prendono la forma stabile dei ricordi, adesso che sono convinto di non aver patito incubi o allucinazioni frutto di una mente adulterata dal dolore o dal rimorso, non aver assistito impotente ai conati di vomito di un cervello sovraccarico, ma aver vissuto, certo vissuto, così come vissuti erano stati tutti i giorni precedenti l’incidente, e avrebbero dovuto essere i successivi se un taglio e una ricucitura fosse stato possibile apporre alla mia vita, ed è inutile tornare a vagabondare tra le memorie, frugare in ogni tasca le frasi, i volti, i momenti diversi che hanno sopraffatto il mio silenzio, le ossessioni rampicanti che intrecciavano i viticci alle mie membra immobilizzandomi per giorni su di un letto, quando neanche il cibo era un richiamo per i vivi, vivo che non ero più io quando strabuzzavo gli occhi nelle orbite, ricacciando lo sguardo all’interno della mia anima opaca, e subivo il vento incessante che mi scuoteva, mi inchiodava al suolo vibrando sulla pelle, rivoltando le lenzuola dove macerava l’assenza di Vic, e il bianco si fondeva con la penombra e poi era ingoiato dal buio delle ore notturne, e infine l’alba che si insinuava attraverso le tapparelle abbassate per metà, e tornava a informare la camera dell’esistenza della luce, della vita che comunque faceva capolino ogni giorno dietro la porta della camera da letto invitandomi a riprendere le monotonie del mio stato di abulia, ad affrontare il presente. Il presente, un attimo indefinito, non più un intero giorno seduto in mezzo tra passato e futuro, tra ieri e domani come nell’era delle favole. Un istante che trascorreva prima che ne avessi coscienza, e correva a riempire la piazza plumbea del mio passato, già sovraffollata mentre il cielo nero di nubi temporalesche era una minaccia costante, e sotto i portici che tutt’intorno ne coprivano i quattro lati, solo i bambini trovavano riparo, una miriade di bambini sconosciuti l’uno all’altro.
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gimiplay · 1 year
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Una favola festosa per un sabato di fine feste: "Il forno che si credeva un grande chef". Della serie "Le favole dell'abbandono" - rubrica Parole di Stagione all'interno di @artinmovimento.magazine - dove gli abbandonati non sono solo i protagonisti delle favole ma anche dei nostri marciapiedi. . #scritturacreativa #favola #favole #scrivere #magazine #riciclo #italy #fashion #riciclocreativo #teatro #photography #handmade #scrittore #dream #instagram #pensieri #madeinitaly #paroledistagione #fiabe #parole #editorial #art #fiaba #libri #style #recycle #italianblogger #bambini #photographer #giannimicheli https://www.instagram.com/p/CnHmL63tiDP/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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