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#Recensione film
multiverseofseries · 23 days
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Fabbricante di lacrime: un film che dire brutto è poco.
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Cinici, darkettoni, detrattori del romanticismo e chi di voi un minimo s’intende di cinema, state lontani dal Fabbricante di lacrime, l’adattamento del best seller di Erin Doom su Netflix dal 4 aprile, perché probabilmente lo giudicherete ridicolo. Romanticoni e fanatici di fanfiction: lo troverete poetico ed emozionante. Non posso fare un diretto paragone con il libro originale perché, ça va sans dire, non lo ho letto (ma grazie al cielo esiste internet). Tuttavia, rintracciando la storia editoriale, non posso non citare l'assoluto successo ottenuto: Fabbricante di lacrime (edito da Salani) nel 2022 ha venduto mezzo milione di copie, imponendosi come il romanzo più venduto in Italia (!). Un Traguardo clamoroso, se si pensa che l'autrice, Erin Doom (nome d'arte e viso avvolto nel mistero, almeno fino al 2023, quando si è rivelata), si sia inizialmente auto-pubblicata, prima di venir "scoperta" da Salani. Il grande successo di Fabbricante di lacrime, secondo ciò che ho potuto rintracciare in rete, proviene dal passa parola, capace di viaggiare velocissimo su TikTok (e dove altrimenti?) tra i giovanissimi. Detto questo, e visti i numeri, ecco subito l'aggancio cinematografico: perché non farne un film? Detto fatto, ecco arrivare su Netflix l'adattamento diretto da Alessandro Genovesi e scritto insieme ad Eleonora Fiorini.
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Fabbricante di lacrime: Caterina Ferioli durante una scena del film
Un adattamento che si lega al filone anglosassone del classico young-adult-drama-gotico-romantico però rivisto in chiave italiana (con un altro però: l'epoca di Twilight è sfortunatamente lontana). Un bel cortocircuito, in quanto la cornice di Fabbricante di lacrime è appunto quella tipica del Nord America (così viene immaginata da Erin Doom) con tanto di High School e nomi anglofoni. Se la letteratura non ha confini (perché è l'immaginazione a non averne), la forma filmica, invece, si scontra inevitabilmente con alcuni pre-concetti legati alla realtà (e al budget…). Soggetto, copione, regia, interpreti. In questo senso Fabbricante di lacrime finisce per scricchiolare notevolmente sotto una costante enfatizzazione della scena, delle performance e della storia, risultando eccessivamente iperbolico anche rispetto al contesto teen/young di cui fa lecitamente parte.
Fabbricante di lacrime, la trama: l'amore tra Nica e Rigel
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Fabbricante di lacrime: Simone Baldassari (Rigel) in una scena del film
Ora, la trama: Fabbricante di lacrime ha per protagonista Nica (come la nica flavilla, farfallina arancione delle foreste pluviali), che fin da piccola è cresciuta nell'orfanotrofio Grave. In queste antiche mura, rigide, fredde, austere, Nica si è lasciata andare all'empatia (ama gli animali), nonostante le venga ripetuto quanto siano le regole le uniche cose importanti della vita. Dall'altra parte, all'interno del Grave, aleggia la leggenda del Fabbricante di Lacrime. Chi è? Una misterioso individuo che pare aver modellato la paura, avvicinandola ai sentimenti umani. Quella che sembra una favola, però, influenza tanto Nica quanto le altre ragazze dell'orfanotrofio. Almeno fin quando Nica viene adottata ad un passo della maggiore età( un miracolo della burocrazia).
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Fabbricante di lacrime: una scena del film
Non sarà la sola, perché la famiglia che la ospita sceglie anche Rigel (come la stella beta della costellazione di Orione, non come il papà svitato di Venusia in Goldrake), tenebroso e fascinoso ragazzo (cliché a più non posso!) con cui Nica pare non aver nulla in comune. Figuriamoci una possibile convivenza famigliare. Però poi i loro sentimenti contrapposti finiranno per scontrarsi e, generando una tempesta (sì, c'è anche la solita scena sotto la pioggia), capiranno di essere parte integrante di un disegno passionale e rivelatorio.
Uno young adult eccessivamente caricato
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Fabbricante di lacrime: Caterina Ferioli in una scena del film
Ma a chi parla, Fabbricante di lacrime? Un dettaglio non da poco: senza dubbio si rivolge a chi ben conosce il romanzo di Erin Doom, tramutando in carne ed ossa l'amore travagliato tra Nica e Rigel (un amore derivativo, e lastricato dagli stessi cliché). Quindi, un panorama ben idealizzato dalla produzione, e chiaramente conscio del materiale originale. Ma se (teoricamente) c'è una comunicazione con i fan del libro, dall'altra parte l'intero approccio filmico risulta ben poco fluido oltre che approssimato, costruendo un climax mai davvero tormentato, e anzi frutto di una continua sottolineatura: dialoghi forzati, scambi esagerati (quasi da aforismi).Per tutta la durata del film si susseguono citazioni esilaranti (o struggenti, a seconda del punto di vista) dalla fonte letteraria come “Il suo fascino velenoso era infestante”, “Io e lui eterni e inscindibili. Lui stella io cielo”, “Noi siamo rotti, siamo scheggiati. Certe cose non si possono riparare”, “È vero, ma forse ci siamo spaccati in mille pezzi solo per incastrarci meglio”.
Una ridondanza tanto nell'estetica quanto nelle interpretazioni di Caterina Ferioli, indecisa tra canalizzare Kristen Stewart o Kaya Scodelario, e in particolare di Simone Baldasseroni, lui perennemente costipato, caricano eccessivamente ogni parola del copione, lontani dalla fluidità che richiederebbe una messa in scena filmica risultando involontariamente ridicoli ma visto il materiale a disposizione difficile non esserlo. ridondante è anche il costante e incessante accompagnamento musicale, sia originale che non, che ammicca senza mai essere veramente ammalgamata all'interno della storia (si va da George Ezra ad Olivia Rodrigo e Billie Eilish, senza una naturale continuità).
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Fabbricante di lacrime: Simone Baldassari, Caterina Ferioli in un'immagine
Più in generale, sia nel tono che nell'umore questo adattamento sembra essere la diretta traduzione delle pagine del romanzo, senza la sacrosanta re-interpretazione frutto del miglior adattamento possibile. Non faccio paragoni con le pagine di Erin Doom, tuttavia il discorso su Fabbricante di lacrime si può allargare ad un altro paragone: le piattaforme streaming, per i titoli originali, non sfidano quasi più il grande schermo, ma si affiancano alle produzioni del piccolo schermo, offrendo al pubblico lo stesso modus operandi tipico della televisione generalista: prodotto, prodotto, prodotto. E Fabbricante di lacrime ne è un altro lampante (e poco riuscito) esempio.
In conclusione Fabbricante di lacrime è un adattamento che cerca di ricalcare il grande successo del romanzo, finendo però a sfiorare i toni meno riusciti del teen-movie dagli umori gotici e tormentati. Dialoghi esagerati e svolte approssimative poco aiutano, così come la performance altalenante del cast. In questo senso, il film è un ulteriore esempio di quanto alcune produzione streaming puntino a competere con la tv generalista più che con il grande schermo.
Perché ci piace 👍🏻
Cosa non va 👎🏻
Chiaramente troppo ambizioso.
Risulta estremamente sconnesso.
La regia, mai incisiva.
I dialoghi, incredibilmente, ridicoli, enfatizzati e calcati da un cast non del tutto convincente.
P.S: rivoglio indietro i miei 105 minuti di vita persi a guardare questa treshata.
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cinefilo-pigro · 2 months
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The italian Job
Un remake di successo che trasporta il classico nella modernità con stile e azione mozzafiato. Da non perdere! 💥🎬 #TheItalianJob #Remake #cinema
The Italian Job – Un colpo all’italiana fuori dall’Italia Il compito di realizzare un remake è sempre una sfida ardua, soprattutto quando si tratta di “The Italian Job”, un film che ha guadagnato un posto speciale nei cuori degli appassionati nel corso degli anni, pur non essendo un capolavoro indiscusso. Dal 1969 al 2003, la trama si sposta dall’Italia all’America, mantenendo intatto il tono…
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costancen · 4 months
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Le riflessioni che seguono si basano sul film "To the bone", in italiano "Fino all'osso", pubblicato nel 2017 negli Stati Uniti d'America.
Lily Collins interpreta Ellen, una ragazza con un disturbo alimentare: "Anoressia Nervosa". A questo quadretto, già di per sé inquietante e che apre le porte a un'infinità di aspetti da indagare di natura sociale, affettiva, culturale, emotiva, si potrebbe aggiungere la dicitura "con condotte di eliminazione": Ellen non si limita a non mangiare, ma si sottopone a estenuanti esercizi fisici per smaltire ogni singola briciola costretta a ingerire.
La scena si apre in struttura: Ellen sta ascoltando una ragazza durante una terapia di gruppo. Si riflette circa le probabili cause che inducono a disturbi come l'anoressia e si menzionano doppi messaggi da parte della società, l'ideale di bellezza che con ostinazione si vuole perseguire eccetera. Ellen non perde tempo e distrugge tali ipotesi con del sarcasmo, le ridicolizza fino a suscitare la reazione avversa della terapeuta. Qui noi troviamo la chiave di lettura del disturbo di Ellen, la quale esprime qualcosa del suo vissuto, della dimensione relazionale.
Siamo all'oscuro del ruolo del padre, proprio come la protagonista, la quale riesce a sentirlo soltanto in via indiretta; ha una sorellastra con la quale ha ottimi rapporti. La madre preferisce continuare la sua vita a km di distanza insieme alla sua migliore amica, con la quale ha una relazione sentimentale. La compagna del padre è l'unica che si prodiga ad accompagnarla dal dottor. Beckham, inscenato da Keanu Reeves.
Una bellissima scena è quella in cui la mamma di Ellen - a seguito di una serie di peripezie - propone alla figlia di nutrirla. Accadrà in un modo molto particolare e sottende il desiderio di tornare indietro nel tempo per rimediare.
"Il tuo coraggio era un pezzetto di carbone che continuavi a inghiottire". Il carbone rappresenta l'ansia che scaturisce in Ellen, ma necessario a costruire il proprio coraggio. Solo in questo modo si "scioglie" l'esistenza.
Avete mai visto questo film?
•Costancen
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thebutcher-5 · 1 year
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Ted Bundy - Confessioni di un serial killer
Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo deciso di spostarci in Norvegia e concentrarci su un’opera fantasy che affonda le proprie radici nella bellissima cultura norrena, una pellicola che tenta e riesce a dare molto rispetto a questa cultura, ambientando il tutto in tempi moderni. Stiamo parlando di Mortal. La storia parla di Eric, un ragazzo spaventato e confuso…
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isolaideale · 23 days
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pianetatrillafon49 · 2 months
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Fuori (dal) campo.
La sceneggiatura è costruita dal suono, mura come divisorie fra vita e morte, mura sonore a pieno schermo, con il sangue che esce dalle orecchie di un buio schiacciante. Assomiglia all'Orrore (È questo il modo in cui finisce il mondo / Non già con uno schianto, ma con un piagnisteo - Eliot). L'edilizia floreale di un angolo di paradiso all'inferno, extra luminoso. Mentre i camini bruciano senza sosta e la cenere impone un contrasto elevato il candore agghiacciante è nei luoghi, negli abiti di Rudolf Höss ("Non lasciate che io mi avvicini nel regno di sogno della morte / Lasciatemi indossare / Travestimenti ricercati" Eliot), nelle parole di un lavoro come se fosse qualsiasi, nella candeggina fittizia che ricopre le anime marcescenti al di qua dei forni.
Glazer mette in scena il film definitivo sull'Olocausto, omettendo tutto il possibile, puntando il dito senza la retorica del non sapevo o lo ignoravo, perché chi ha visitato e visto i campi ha sentito l'odore della carne, ha visto i luoghi e le fornaci, ma non ha mai udito il sonoro della morte. Un volume monolitico. E se per 2001 di Kubrick era l'inizio di un'odissea, per Glazer (con Mica Levi) è la testimonianza definitiva della soluzione finale a cui è giunto l'uomo nel suo viaggio conradiano.
E mentre l'anima marcisce il corpo espelle liquidi improvvisi, anch'esso impossibilitato a sopportare l'Orrore, perché divisa l'anima, possa almeno essa stessa essere evacuata, recisa, gassata, vomitata.
[la zona d’interesse, Jonathan Glazer, Gran Bretagna, Polonia, USA, 2023]
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anaskinnyperfect · 8 months
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Kocham sheglam! Zamówiłam tą oto pomadkę w przepięknym koloże według producenta ma być ona trwała,matowa,nie odbijać się na szklakach i pachnieć pięknie kwiatowo.Można jej także używać jako różu lub cienia do powiek,będzie recenzja.🦋💍⚰️
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b0ringasfuck · 3 months
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nanorecensioni sci-fi: A rough draft (2018)
La cosa più terribile del film è il doppiaggio in inglese.
B movie russo abbozzato anticomunista e anticinese.
Un'idea interessante ben pubblicizzata nel titolo ma portata avanti a cazzo come un fantasy recitato ammerda.
Davvero un peccato perchè l'idea principale del film avrebbe meritato uno sviluppo e invece si perde tempo a contentini depressivo/eroici/amorosi che ricordano i cliche di molti filmz russi.
E quindi vi spoilero l'idea e vi risparmiate il film che è proprio raffazzonato.
Diversi universi paralleli in cui uno usa gli altri per fare "esperienza" e evitare gli errori.
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Santocielo: la famiglia "alternativa" di Ficarra & Picone
E’ arrivato in sala il 14 dicembre il nuovo film di Ficarra e Picone. Il duo siciliano con il regista e sceneggiatore Francesco Amato lanciano una bomba nel confortante Natale tricolore: Santocielo, un film ambizioso, che oltre a far ridere suscita riflessioni di vario genere, come quella sul nido familiare: la famiglia è là dove c’è amore, non importa da quanti e da quali elementi è…
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multiverseofseries · 9 days
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Diabolik - Chi Sei?: il Re del Terrore saluta il cinema, senza infamia e senza lode
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È a malincuore che mi ritrovo a scrivere di Diabolik - Chi Sei?, il film che va a chiudere la trilogia dei Manetti Bros. Lo faccio con dispiacere perché si tratta di una saga che ha faticato molto a livello produttivo e il risultato ne ha risentito, tanto che siamo quasi più contenti di averlo salutato che tristi per dovergli dire addio, almeno sul grande schermo.
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Diabolik - Chi sei?: Giacomo Gianniotti in una scena
Ciò che era nata infatti inizialmente come una serie tv per Sky - che a livello di qualità produttiva ha riscritto la serialità italiana degli ultimi anni - poi è diventata una trilogia per il cinema a cura dei Manetti Bros. Ma poi Ci si sono messe di mezzo anche la pandemia e un cambio di cast dovuto agli impegni di Luca Marinelli nei panni del personaggio titolare, che non voleva firmare per una trilogia, passando la mano a Giacomo Gianniotti, et voilà: l'insuccesso è, purtroppo, servito.
La parola alle donne
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Diabolik - Chi sei?: Giacomo Gianniotti in una foto
Dopo la presentazione dei personaggi nel primo film e l'attacco da parte del Ginko di Valerio Mastandrea nel secondo, questo terzo capitolo conclusivo si concentra da un lato sull'origin story di Diabolik e dall'altro su un nemico comune esterno che potrebbe far collaborare proprio il Re del Terrore e l'Ispettore sua nemesi complementare. C'è infatti una nuova e pericolosa banda di rapinatori in città, che non si fa problemi ad uccidere, e Diabolik e Ginko, lo yin e lo yang di questa storia, ne finiscono vittime.
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Diabolik - Chi sei?: Miriam Leone con Monica Bellucci in una scena
Spetterà allora alle donne della loro vita il compito di salvarli, rispettivamente la Eva Kant di Miriam Leone - sempre perfetta nel ruolo - e la Altea di Monica Bellucci - new entry del secondo film. Sono loro che muovono l'azione di questo canto del cigno cinematografico per il Re del Terrore, con sentimento, arguzia e maestria, mentre gli uomini sembrano perdersi in un bicchier d'acqua - non solo il poliziotto e il ladro, ma anche i membri della squinternata banda.
Spiegoni
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Diabolik - Chi sei?: Valerio Mastandrea in un'immagine
Il nuovo ed interessante punto di vista femminile - di cui in realtà erano già state gettate le basi nei capitoli precedenti ma che in Diabolik - Chi sei? viene approfondito ed acuito - purtroppo non impedisce alla pellicola di ricadere negli errori dei precedenti. Anche se bisogna lodare la coerenza dei Manetti Bros. mantenuta fino alla fine dello stile scelto, più fedele alla controparte cartacea e quindi più compassato. Ci troviamo quindi di fronte ad una serie di spiegoni che sembrano più indirizzati ad un target di spettatori da Rai Fiction, che hanno bisogno, anche quando si gioca con flashback e storyline ad incastro, che tutto sia il più chiaro possibile, a costo di essere allungato o esplicato più volte. Quello che doveva essere il grande saluto di Diabolik al cinema viene spogliato delle sue caratteristiche più avvincenti: dal ritmo che caratterizza una prima parte più dinamica si passa ad una seconda in cui si getta l'ancora e ci si dimentica di riaccendere il motore.
Cura formale
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Diabolik - Chi sei?: Giacomo Gianniotti con Carolina Crescentini in una foto
Non manca il ritorno, rispetto al secondo capitolo, alla cura formale che ha caratterizzato il Diabolik dei Manetti Bros., dalle scenografie e costumi che in questo caso dovevano ricreare gli anni '70, anche a livello di musiche sempre a cura di Pivio e Aldo De Scalzi, ma il risultato è davvero sottotono per un'uscita di scena che sarebbe potuta essere in grande stile per Giacomo Gianniotti, che continua ad avere gli occhi giusti, e per il suo Diabolik.
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Diabolik - Chi sei?: Miriam Leone e Giacomo Gianniotti in una scena
Il fascino di Miriam Leone e il suo incarnare perfettamente Eva Kant, gli split screen, le trovate di regia dei Manetti che però mancano di veri e propri guizzi, nonostante qualche omaggio qua e là al genere, non possono salvare un epilogo che risulta stanco proprio come tutta la trilogia. Non basta il ritorno alle origini proprio sul finale - con un Lorenzo Zurzolo che si ritrova sulle spalle la responsabilità di essere un giovane, ancora inesperto ma già glaciale Diabolik - se ciò a cui ci troviamo di fronte è una sceneggiatura troppo elementare, degli interpreti poco convincenti con una recitazione troppo teatrale e didascalica - come i membri della banda o l'accento surreale dell'Altea di Monica Bellucci. Tutti questi elementi chiudono il cerchio di motivi per i quali questa trilogia, forse, non s'aveva proprio da fare.
In conclusione Diabolik – Chi Sei? ancora dispiaciuta che il risultato di questo capitolo conclusivo, così come di tutta la trilogia cinematografica, non sia stato all’altezza delle aspettative. Si torna alla cura formale del film inaugurale ma il risultato non può renderci soddisfatti. Non sarebbe giusto nei confronti del fascino sempiterno di Diabolik, che sulle pagine di Astorina continua ad appassionare ancora oggi dopo 60 anni. Un film troppo didascalico, troppo lento nella parte centrale-finale, che indugia troppo sugli elementi che avrebbero reso il finale avvincente e appassionante, a favore di una coerenza con i due precedenti, che forse andava fatta virare su altri lidi, a costo di cambiare registro.
Perché ci piace 👍🏻
Il punto di vista femminile di Eva e Altea.
L’inserimento del nemico comune esterno a Diabolik e Ginko.
La cura formale a livello di scenografie, costumi e musiche.
L’origin story di Diabolik…
Cosa non va 👎🏻
…anche se forse arriva un po’ troppo tardi.
Tutta la parte centrale è troppo lenta e inutilmente allungata, facendo perdere mordente al finale.
Gli spiegoni.
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cinefilo-pigro · 3 months
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Scream VI
La trama avvincente, le nuove dinamiche e il mix perfetto tra suspense e omaggi al passato rendono questo capitolo un must-see per i fan della saga! 🌟🔪 #ScreamVI #HorrorMovies"
Dopo un quinto capitolo più divertente che riuscito per il suo gioco metacinematografico, i registi Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett ritornano dietro la macchina da presa con “Scream VI”, un film che si distingue per la freschezza di idee originali. La saga, originariamente avviata negli anni novanta da Wes Craven e Kevin Williamson (con quest’ultimo ora in veste di produttore esecutivo,…
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cinematicalice · 1 year
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https://vm.tiktok.com/ZMYYSwJs6/
Mio personalissimo pensiero sul biopic di Michael Jackson che uscirà l'anno prossimo ✨
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thebutcher-5 · 2 years
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Liberaci dal male
Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo deciso di rimanere negli anni ’70 per portare un horror davvero particolare, una commedia horror per la precisione: Oscar Insanguinato. La storia parla di un attore teatrale che, dopo essere stato umiliato e deriso continuamente da dei critici crudeli, tenta il suicidio ma sopravvive aiutato da dei barboni. Passano due anni e…
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isolaideale · 2 months
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hermioneblk · 8 months
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Barbie 🍿 a not at all plastic movie
Before talking about the movie, I want to make a premise that cannot be ignored in the evaluation of this film. In a BBC news article from July 25, 2002, it is stated that Barbie must accept being parodied because it is part of the package, as decided by an American judge after Mattel took legal action against a pop song that made fun of her. The parties are invited to calm down, said Judge…
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pianetatrillafon49 · 3 months
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I residuati, gli oppressi di Camus, i rimasti, che brillano nelle loro esistenze quotidiane dis/graziate, con le toppe sulle giacche sulle ginocchia o con il cuore rammendato da un filo ordinario, con un occhio solo o troppi ricordi, con le sabotate pareti delle nostre menti, le cicatrici argentate che le compongono, ed è ciò che fa alexander payne, mettere insieme tutto questo e consegnarci l’ennesimo bicchiere di vino d’annata da versare in un bicchiere di carta per le sere solitarie, centro nevralgico della cura della bellezza negli “oppressi”, oh miei capitani, che sanno sempre cosa significa essere se stessi a proprie spese, che vediamo, solo se nella sottrazione miope delicata, che non contraddistingue il nostro tempo.
[the holdovers, alexander payne, USA 2023, cinema 2024 - 9/10]
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