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#università italiana
animatormentata · 4 months
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Università italiana be like: ti dico che domani hai un esame ma non ti dico né l’orario né l’edificio e ti faccio smadonnare finché non chiami la segreteria (se ti risponde) che ti sfotte come se il potere dell’universo lo avesse lei
La rinuncia agli studi è vicina
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"Nelle cuffie passa Meet me in the morning di Bob Dylan, con quella sua melodia molleggiata e irridente, tutte le volte che dice <<They said the darkest hour is right before the dawn>> mi corre un brivido lungo la schiena e penso che anche certe mattine prima degli esami però possono essere <<l'ora più buia>>."
Bruciare, Nicolò Bizzini
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capra-persa · 6 months
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Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna
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robertofontana1991 · 8 months
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24 - luoghi da incontrare
la strada è blu scuro – e mi chiama assaila sua voce – ma voglio tornare a casa perché mi aspetta Benjamin – suggerisce di organizzarmi– di farmi la mano sdegnosa all’ispirazione – luoghi da incontrare – che io come scribami ricopio vicino i punti misticidel Tractatus di Wittgenstein – le citazioni del De Anima – pagine abisso – la mia agendaè sacra
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marcogiovenale · 1 year
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roma, esc, 29 aprile: passaggi a francoforte
Gli accadimenti che segnano il nostro tempo, dalla guerra alla crisi climatica, dalla pandemia alla recessione economica, ci trascinano violentemente in uno scenario sconosciuto. Ciò che sembrava stabile vacilla, il mondo nel quale siamo cresciuti e abbiamo messo radici assomiglia sempre di più a quello che Stefan Zweig definiva “il mondo di ieri”. Durante transizioni e scosse tragiche come…
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che poi penso che l'università non sarebbe così frustrante se la gente riuscisse subito ad entrare nella facoltà del loro cuore. E con facoltà del loro cuore non intendo quella che tutti i loro parenti vorrebbero, ma quella facoltà che non guarderemmo manco per sbaglio e invece è proprio quella giusta, quella che ci fa battere il cuore e sognare di andare a lavorare proprio lì. Ecco, io sono cresciuta con Grey's Anatomy, non lo nego, lo guardavo sempre con mia madre e penso che questo mi abbia portato ad autoconvincermi del fatto che sarebbe stata la scelta giusta. E invece stocazzo. Entro alle superiori e non ci capisco niente, inizio ad avere problemi nelle materie scientifiche e i professori sembra che si mettano di impegno per non farmi capire niente. Riesco ad uscire da queste benedette superiori dove forse l'unico intento era uscire, non capire qualcosa. E infatti mi ritrovo a 19 anni con un diploma in mano ma senza aver capito nulla della vita, ho capito solo che devo iscrivermi all'università. E allora mica guardo tutte le facoltà, no giustamente continuiamo a seguire l'illusione che facendo medicina la storia sia uguale a Grey's Anatomy, che tanto è tutto bello e facile. E invece no, non entro in medicina. Però sono stata intelligente e ho fatto altri test, biologia, professioni sanitarie e farmacia. Però sono stata un po' stupida perchè mi sono iscritta proprio in farmacia nonostante sapessi perfettamente di non essere in grado. E non perchè voglia svalutarmi, ma perchè effettivamente non capivo nulla di chimica. Ma io sono testadicazzo e mi iscrivo lo stesso. Peccato che poi iniziano le lezioni e io continuo a non capire niente, continuo a sperare di andare via da questa facoltà. In tre anni riesco a dare quasi tutte le materie del primo anno, ma non sono contenta, e sono indietro anni luce. E questo mi fa sentire uno schifo perchè vedo gli altri quasi in pari con gli esami, e io che lotto per l'esame di anatomia. L'esame che doveva essere il mio preferito perchè la professoressa insegna in medicina. E invece io lo odio. Odio tutta questa facoltà, odio la chimica e odio il fatto che non abbia mai iniziato veramente ad ascoltare me stessa. E allora faccio la rinuncia agli studi, o almeno ci provo, ma poi la lascio a metà, ho bisogno di motivazioni per lasciarla. Mia madre mi dice di cercare un corso regionale che mi insegni un lavoro, ma io non voglio fare corsi inutili. Voglio qualcosa che mi porti a fare un lavoro che realmente mi piace. E così mi ritrovo a guardare non si sa come e non si sa perchè il sito della facoltà, scienze dell'educazione. E così ora mi ritrovo sulla mia sedia a scrivere sperando che mi porti fortuna per il test, sperando di entrare in questa facoltà. Spero solo che vada tutto bene.
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Nasce Nina il podcast della SIL
Nasce Nina il podcast della SIL
NINA nasce per rilanciare parte del materiale audio prodotto dalla ricerca SIL e di presentare contenuti nuovi implementando l’attitudine alla comunicazione che ha sempre contraddistinto il lavoro di ricerca della Società Italiana delle Letterate. Dopo mesi di progettazione sono molto felice di annunciare la pubblicazione della prima puntata di NINA il podcast della Società Italiana delle…
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generalevannacci · 22 days
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Altro giro, altro buco nell’acqua per la premier italiana, Giorgia Meloni, che da quando si è insediata a Palazzo Chigi ha deciso di dover diventare la trascinatrice di un’Europa (o meglio di un globo terracqueo) neghittosa verso il tema dell’immigrazione.
Dopo essersi trascinata al seguito la frastornata Ursula Von der Leyen, bisognosa di voti per una rielezione alla guida della Commissione Ue che pare sempre più a rischio, ieri Meloni è tornata in solitaria dall’autocrate tunisino Kaïs Saïed con un nuovo cesto di caramelle e dolciumi, solo per sentirsi rispondere che i dolci non piacciono al rais della sponda sud.
Sotterrati dall’indifferenza degli interlocutori, reali e immaginari, gli italiani hanno cambiato registro, avviando le scampagnate tunisine con Frau Ursula e altri premier europei a caso. Dopo varie promesse di aiuti comunitari, ahinoi sempre con robuste condizionalità, almeno viste dal versante di Saïed, ora Meloni torna da sola, e oltre alla faccia ci mette un po’ di soldi, rigorosamente italiani, con la promessa di fare lobbying pro Tunisi per far sbloccare gli agognati 900 milioni europei.
Meloni porta dunque a Tunisi 50 milioni per favorire gli investimenti nelle rinnovabili e altri 50 per finanziare linee di credito delle piccole e medie imprese tunisine, oltre a un non meglio definito “accordo quadro per la cooperazione su università e ricerca”, annunciando che a breve arriveranno quelli su Difesa e Cultura. Rigorosamente “su un piano paritario, non predatorio né paternalistico”, come recita il jingle.
In questa vibrante cooperazione, la richiesta minimale italiana a Tunisi resta quella di frenare l’immigrazione. Allo stato, pare del tutto improbabile che il sogno meloniano di creare in Tunisia un hotspot di filtro degli accessi verso l’Europa possa realizzarsi. Non diciamo “sul modello di quello albanese” perché quest’ultimo non è chiaro cosa sia esattamente, mentre i suoi costi diverranno sempre più chiari col passare dei mesi.
ADDIO SOGNI DI HOTSPOT
A questo riguardo, alcune ore dopo la partenza di Meloni da Tunisi alla volta di Bruxelles, Saïed ha fatto emettere una nota ufficiale per ribadire che la Tunisia non ha alcuna intenzione di essere “destinazione o punto di partenza per immigrati irregolari”, quindi addio alla bolla di sapone di realizzare un hotspot. Ma Saïed ha anche espresso evidente insoddisfazione verso gli europei, che non battono colpi sulla “adozione di un approccio collettivo al tema dell’immigrazione e della lotta contro la tratta di esseri umani”, malgrado “i grandi sforzi fatti per prendersi cura dei migranti” da parte di Tunisi.
Che tradotto significa che i soldi europei non si sono visti, che gli europei medesimi possono comunque scordarsi le loro bizzarre condizioni di erogazione del denaro ma che, malgrado questa evidente mancanza di buona volontà europea, Tunisi è impegnata con le sue sole forze a espellere verso il deserto migranti subsahariani e sudanesi, fatti oggetto di campagne di razzismo presso la popolazione locale, incolpandoli della situazione economica del paese. Ma è chiaro che i mezzi tunisini sono limitati, e quindi può accadere che parte di queste persone destinate all’espulsione verso il deserto partano alla volta dell’Italia. Sigh.
Le missioni tunisine di Meloni hanno prodotto soprattutto un geniale format di comunicazione: le conferenze stampa senza giornalisti. Anche ieri è andata in onda la messa in scena, con tanto di podio e la statista che parla, preceduta da uno stentoreo “buonasera”, con tanto di sguardo panoramico e avvolgente verso l’uditorio immaginario.
So quello che state per obiettare: “ma tu davvero pensi sia possibile, per la sola Italia, raddrizzare situazioni del genere?”. Ovvio che non lo penso. Quello che tento di farvi capire sono essenzialmente due cose: che il cosiddetto Piano Mattei altro non è che il reimpacchettamento mediatizzato e propagandistico di fondi per la cooperazione che ogni governo occidentale usa da decenni; e poi, che questa scatola vuota ma incartata con nastro luccicante viene usata a fini interni per permettere di affermare che “Meloni cambia verso all’Europa”. Perché lo ha detto anche “la prestigiosa rivista Time”, che Giorgia è tra le cento persone più influenti al mondo, mica pizza e fichi.
MISSIONE IN SAHEL
Dopo di che, affidiamoci a realismo e cinismo, incluso quello che porta gli occidentali a chiedere udienza alle giunte golpiste africane centro-occidentali di Niger, Mali e Burkina Faso, appoggiate da russi e cinesi. Sono atti necessari per limitare danni profondi, dopo la cacciata dei gendarmi francesi e con ogni probabilità anche quella degli americani dalla regione.
E infatti l’Italia vi partecipa, per provare a presidiare un corridoio di transito migratorio che rischia di avere conseguenze devastanti per l’Europa. Ad esempio, pare che le nostre truppe, uniche occidentali, riprenderanno la collaborazione e l’addestramento con i soldati nigerini. Per un motivo banale: che gli altri occidentali resteranno fermi parecchi giri, visti i pregressi. Poi, possiamo anche dirci che lo facciamo perché la giunta golpista ha promesso che, prima o poi, tornerà nelle caserme e la democrazia di rito subsahariano tornerà a fiorire. Manca uno straccio di roadmap ma chi siam noi per essere diffidenti, dopo tutto? Forse è questo, l’unico vero Piano Mattei. Ce lo faremo bastare, in caso.
Non siamo educande, quindi, ma sporchi realisti. Solo, per quanto possiamo sforzarci, ci risulta sempre più difficile berci la propaganda di colei che voleva i blocchi navali, sui quali è stata ovviamente fraintesa.
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animatormentata · 4 months
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Eppure mi sembrava di aver scelto lingue quella volta
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mezzopieno-news · 3 months
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LE ACQUE DI SCARTO DELLA CITTÀ ALL’AGRICOLTURA: SICILIA LA PRIMA IN ITALIA
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Riutilizzare le acque reflue depurate per alimentare l’agricoltura ma anche nell’industria, per usi civili e ambientali. La Sicilia è la prima regione italiana che adotta un piano per rendere circolare l’uso dell’acqua, realizzando una soluzione alla scarsità di risorse idriche a cui è soggetta la regione.
Con un decreto dell’assessorato regionale dell’Energia e dei servizi di pubblica utilità, sul riutilizzo dell’acque reflue la Regione amplia e disciplina le possibilità di impiego di questa risorsa secondo parametri di qualità e precisi standard di riferimento per ciascun ambito di riuso. La Sicilia è tra le prime a recepire la direttiva Ue in materia, anticipando anche la legislazione nazionale. L’iniziativa è il frutto di un anno lavoro congiunto con le università siciliane, le Ati (Assemblee territoriali idriche), i gestori del servizio idrico, Autorità di bacino, Arpa e Asl. Ad oggi la totalità delle acque depurate viene scaricata nella natura (mare, fiumi, bacini). La produzione, lo stoccaggio, la distribuzione e l’utilizzo di quelle che in gergo vengono definite “acque affinate” saranno oggetto di un piano di gestione dedicato. La Regione Sicilia ha inoltre previsto la realizzazione di 311 laghi artificiali.
“La depurazione delle acque è un nodo fondamentale per affrontare la crisi climatica. La corretta lavorazione delle acque e dei fanghi di risulta consentirebbe non solo di recuperare risorse primarie in campo idrico ed energetico ma anche di favorire la rigenerazione del suolo” ha dichiarato Legambiente.
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Fonte: Regione Sicilia; Presidenza della Regione Sicilia; Legambiente Sicilia; foto di Alfonso Oliveira
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3nding · 1 year
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Poi io non posso parlare molto di università visto che non mi sono mai laureato, mollando prima della discussione della tesi per andare a lavorare e ridare ai miei i soldi.
(Not so) Fun fact si salda più in fretta un debito economico che uno di fiducia.
Se volete aprire il dibattito su come l'università italiana possa essere spesso la mortificazione dell'intelligenza umana tra baronati, corsi inutili e caste fate pure, poi però dobbiamo buttarci dentro i discorsi su famiglia, scuole superiori, diplomifici, abbassamento degli standard rispetto al resto d'Europa e non so se ho abbastanza tempo e fegato (no)
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garadinervi · 11 months
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«L'orario delle lezioni dell'Università Clandestina nel primo semestre dell'A.A. 1942-43, scritto per pugno di Guido Castelnuovo.» [Fig. 2, p. 69], in Emma Castelnuovo, L’Università clandestina a Roma: anni 1941-‘42 e 1942-'43, December 2000; in «Bollettino dell'Unione Matematica Italiana», Serie 8, Vol. 4-A – La Matematica nella Società e nella Cultura (2001), n.1, pp. 63-77, Unione Matematica Italiana [Scienza a due voci – Le donne nella scienza italiana dal Settecento al Novecento, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, Bologna]
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robertofontana1991 · 9 months
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Lettera al pensatore della grande estinzione
[Carico sul sito questo scritto di qualche anno fa riguardante una specie di recensione/lettera che scrissi al relatore della mia tesi di triennale, il professore Matteo Meschiari, di cui conservo un bellissimo ricordo, su un suo recente pamphlet, ‘La Grande Estinzione’, che mi aveva chiesto di leggere e commentare; erano i tempi in prossimità della pandemia, la mia laurea, a marzo del 2020, fu…
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stellacadente · 15 days
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il modo in cui la7 ha parlato di ciò che è successo al corteo di milano oggi mi lascia una rabbia dentro che non so spiegare. sionisti del cazzo. sempre facile dipingere ə attivistə palestinesi come antisemitə, come violentə senza motivo, come arrabbiatə a caso, come persone che danno fastidio, protestano, esigono ma cosa e perché? per non lasciare parlare ə italianə? per andare contro le persone ebree? per fare casino tanto per? no cazzo. protestano un genocidio in atto contro il loro popolo. "danno fastidio" per farsi sentire perché a nessuno frega un cazzo delle decine di migliaia di persone morte nella loro terra e ancora di più rinchiuse in una prigione a cielo aperto nella loro terra, costrette a fuggire dalla loro terra per non morire, costrette a rimanere lontane dalla loro terra, torturate nella loro terra, attaccate e bombardate quando pregano, sanguinano, muoiono di fame, studiano, tremano nella loro terra, imprigionate senza un processo nella loro terra. persone invase, colonizzate, espulse e a cui viene negato ogni diritto, la cui terra non viene riconosciuta, viene occupata. cosa esigono ə attivistə palestinesi? di poter parlare, durante un corteo che ricorda la liberazione di questo paese e, non dimentichiamocelo mai, la resistenza armata dei partigiani che ha portato a questa liberazione, della loro libertà, non ancora ottenuta, per cui combattono da più di 75 anni. di parlare, di urlare, che anche loro meritano di essere liberə, di resistere, di vivere. e che l'italia, questo paese di politicə codardə, parla di liberazione dai tedeschi e dal nazifascismo oggi mentre dà carezze all'occupazione sionista, manda tutto il suo supporto ad israele, silenzia ogni critica di palestinesi e pro-palestinesi al governo e alla "sinistra". denunciamo l'ipocrisia italiana e veniamo additatə come antisemitə e irrispettosə della festa della liberazione quando sono le persone che trattano il 25 aprile come una mera ricorrenza con il solo scopo di guardarsi indietro e dire, ah quanto sono statə coraggiosə, mentre continuano ad ignorare, se non peggio ancora assistere un'altra occupazione, che va avanti ai giorni nostri ed è iniziata poco dopo la nostra di liberazione, a sputare sulla memoria dei partigiani che vedendo lo scempio, la farsa che è diventata il 25 aprile, direbbero loro di vergognarsi. dovremmo imparare dal passato, dovremmo volere la libertà di tuttə, invece ad oggi né il governo italiano né l'opposizione né i giornali, telegiornali, media né le università onorano la memoria della resistenza italiana al nazifascismo, ma danno il loro supporto all'entità sionista. vergogna.
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sisif-o · 4 months
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comunque, la scorsa notte ho avuto esperienza di un sogno lungo, intenso, vivido
immerso in un'aula scolastica, all'inizio del settembre della quinta liceo, la professoressa di storia dell'arte illustrava il programma, pianificava le verifiche e le interrogazioni
e il materiale si accumulava e si accumulava
decine, centinaia di pagine, con scritte ed immagini
complesse e fitte, dense e astruse
avvertivo il peso del dovere, la fatica dello studio, l'ansia primordiale della scadenza
ero consapevole di dover faticare per poter superare i test, ma a peggiorare la situazione era la consapevolezza che non ero solo uno studente del liceo, ma ero io, oggi, con il mio lavoro e l'università
e proprio i corsi universitari iniziarono a mescersi con la storia dell'arte e quella professoressa un po' pazza, un po' punk, smetteva di parlare di quadri iperbolici e magnifici e passava in rassegna gli argomenti di latino, di filologia, di linguistica italiana
e il calendario mentale nella mia testa aveva sempre meno spazio, sempre più scritte, impegni, ore di studio, fra liceo, maturità e università
a strapparmi il corpo l'anima fra il lavoro e lo studio era come se perdessi briciole di vita, ogni giorno, fino al suono della sveglia
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bpod-bpod · 1 year
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Directing Traffic
Chemical messengers called chemokines are the traffic police of your body, telling cells on the move where to go via a chemokine concentration gradient. Atypical chemokine receptors (ACKRs) on certain cells help create these gradients by binding and engulfing specific chemokines. Three called GPR182, ACKR3 and ACKR4 are located in lymph and blood vessels, and research suggests may be found together in certain microenvironments within organs. However, there’s no comprehensive map of where they are. Researchers now genetically engineer mice with fluorescently-tagged GPR182, ACKR3, ACKR4 and ACKR-specific chemokines to locate them. Fluorescence microscopy revealed unique and shared distribution patterns of these ACKRs in a variety of organs, including the spleen (pictured, ACKR4 in green, GPR182 in red). Meanwhile, fluorescently-tagged chemokines revealed distinct activity zones for ACKR4 and GPR182 in the liver. These mouse models, therefore, provide a useful tool to probe ACKRs in different organs and microenvironments.
Written by Lux Fatimathas
Image from work by Serena Melgrati and colleagues
Institute for Research in Biomedicine, Università della Svizzera italiana, Bellinzona, Switzerland
Image originally published with a Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Published in PLOS Biology, May 2023
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