Tumgik
#rit dove
lozriftsintime · 13 days
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The Bug Group: Chapter 1
Link was having an interesting day, to say the least. While not the strangest day ko had had, by far, it was the strangest in a good number of years. It had started off fairly normal. Ko and Malon had gotten up early to take care of the animals and check on the garden. And then proceeded to spend most of the day going about things as they always did. It wasn’t until an hour or so before sunset that things started to get…odd.
Everything was alright when they went to make sure the horses were settled for the night but things had promptly fallen apart very shortly after they left the barn to make their way over to the chicken coop.
It all started with a ripple of magic that was both familiar and not arching across the air in front of them, drawing Link to an abrupt stop and causing Malon to stop as well. Moments later what looked almost like a ripple in the air formed about four feet off the ground. Link had been about to step forward to try and investigate it when a tall teenager with dark skin and curly black hair stepped out of it into the open air (quite literally stepped, it almost looked like fae had thought the ground was going to be vertical from where it actually was) and promptly fell those four feet to the ground. The ripple vanished a moment later.
The poor kid had been understandably startled and only got worse when Malon moved to try and help faer out. Link recognized that look in the kid’s eyes; a mix of lost confusion and wariness. Fae’d clearly learned not to trust others, but fae also looked amazed by the world around them, leaving Link wondering what kind of place fae’d come from before arriving on their ranch.
Thankfully, the boy calmed down surprisingly quickly after faer eyes found Link. Which had baffled kir at first.
Until it didn’t.
Link wasn’t the most sensitive to sensing magic, something ko had learned the hard way many times over kor years, but there were two kinds that ko could always detect. The first was time magic, like what ko had caught off the ripple in the air. And the second was fairy magic. And this kid was full of fairy magic. Fae almost reminded Link of a great fairy, though not quite as strong. Stronger than a typical fairy though.
And Link. Well Link’s magic felt good to fairies. Ko didn’t fully understand how or why (possibly something from living with the Kokiri during kor childhood. Or from the great fairy mask ko had used in Termania), but ko did. So naturally a child that was brimming with fairy magic would feel safe around kir.
And that wasn’t even mentioning how their land probably felt. Link and Malon had put a lot of work into turning the entire property into a place where fairies were welcome. The garden was where it was most apparent, but things were set up almost everywhere. And while the kid wouldn’t be able to see any of those things from where fae was when fae first arrived, Link knew that the whole ranch was practically infused with content fairy magic by this point, making it feel a good deal like happy, content fairies.
All in all Link would have been more surprised if this fairy kid hadn’t felt safe in the ranch.
But as it was fae did, so Link and Malon were able to invite faer back to the garden with them (not the house, not yet. Asking faer to come into an enclosed space like that would probably be too much at the start) where they sat together as Malon went to get refreshments.
This was when Link learned the kid’s name. Faer name was Link. This should have been Link’s first clue to what was coming, but years of relative peace had made kir a bit complacent in such matters. Ko remained blissfully (and perhaps willfully) ignorant of what was happening all the way up until Malon returned and they began discussing what had brought this new Link to their ranch.
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twilightangel83 · 7 months
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October Day 6: Shadow Beasts (Linktober Shadow)
Here we have 4 of my Rifts in TIme characters in their Dark World forms.
Dove is, of course, a loftwing. Each of the colors I used for his feathers were chosen for plot reasons if anyone wants to guess on that.
Firefly is a golden Eurasian wolf. He's not quite as bright as he'll be after death when he comes to help Twilight out as a spirit, but the basic color is there.
Bumblebee is a young, red eyelash viper and I think he's adorable.
And Monarch is a grey parrot.
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gabblue · 9 months
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Penso e poi mi perdo
vorrei sapere come con questo esterno
si possa trovare Intenso
Ho paura e non lo nego
mi spiego come vel gonfiate
in queso oceano pieno di ego
Non so se ho mai saputo cosa voglio
Provo a cercare una risposta ma trovo solo orgoglio
Di un sistema che mi mostra come riempire un foglio
Che lascia dentro spoglio ma ti fa apparir germoglio
Prima era tutto piu facile
Solite parole dette piangenti come un salice
Lacrime versate anche senza un perche
Ma che forse riflettono un inconscio piu di me
Io non parlo per chi sente, nemmeno per chi ascolta
Parlo per chi prende le parole una alla volta
Le prende e le fa sue, e gli da una forma
Non so quale sia ma l'importante e che le tocca
Rit.
Vorrei solo volare via
Da tutt oquello che mi sembra una bugia
Vorrei volare con le mie braccia
E vedere questa vita dove si affaccia (x2)
Vorrei scappare via lo dico spesso
Forse e solo un modo per pensare e guardare un po piu dentro
Senza mettere me stesso al centro
Ma comunque anche solo vivendo lo sto facendo
Avanti apro ancora gli occhi
Un altro giorno in cui vivro gli opposti che ho vissuto altri giorni
Un tufo trattenuto dall'eccesso di paura
Del finire in quel divario di opposti che ancora non tocchi
Vorrei essere come un Volatile
Sentirmi libero e liberamente fragile
In questo cielo immenso io vorrei esserci
Lasciarmi al vento che mi culla e in lui crederci
Vorrei vorrei vorrei lo so
Dovrei pensare a quello che ho
Ma in certi momenti bro
Sognare a quello che vorrei mi fa sentire
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danzameccanica · 3 years
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Se dovessi guardarmi indietro, quando appena iniziata l’università, fagocitavo musica anni ’70 a palla, fra hard rock e progressive, e poi alla fine nel post-punk, non avrei mai detto che un disco come questo potesse scalare tutta la mia personale classifica, oltrepassare i Pink Floyd, fare un bel marameo a Jimi Hendrix e mettersi così, ipoteticamente accanto all’immortale David Bowie. What’s Going On? è forse il primo manifesto di musica nera tout-court, fatto di amore, droghe, sesso, rivolte, violenza, ingiustizia sociale, religione, soldi… Il tutto sapientemente composto da Marvin Gaye. Facciamo un passo indietro, siamo alla fine degli anni ’60, dove la Motown era una vera fabbrica di musica; Berry Gordy, il boss, era abbastanza stronzo e diciamo che i soldi erano l’unica cosa che gli faceva girare la testa e il cuore; non è che si comportasse benissimo coi suoi sottoposti; egli aveva nel suo roster diverse band sotto contratto, che dovevano macinare musica in continuazione con un unico scopo: vendere a pacchi. Erano quegli anni dove i neri erano segregati però facevano la musica che i bianchi amavano, salivano sui palchi dei loro cocktail party, delle loro feste più esclusive, erano cantori e musicisti dei loro vezzi. Marvin Gaye è un uomo altissimo, con due spalle così, bellissimo, dai lineamenti dolci e dalla voce di un angelo; inizia come tutti a cantare nel coro della chiesa, quel luogo nel quale poteva brevemente evadere dai soprusi e dalla violenza di suo padre: un predicatore pentecostale che picchiava la moglie e trattava i figli come se fossero degli sporchi sudditi. Più volte Marvin ha detto che se non fosse stato per sua madre, probabilmente si sarebbe suicidato. Egli si sposa addirittura con la sorella del boss della Motown ma questo non sarà un passe-partout per la sua carriera. Perché alla Motown inizia come turnista per poi passare alla voce; piano piano contribuirà a cambiare l’estetica musicale della label. Fra le varie egli comporrà “Ain’t No Mountain High Enough”, brano che dalle Supremes in poi delineerà tutta la black music fino alla disco e house. Ormai ha anche cambiato il cognome da Gay a Gaye, per distaccarsi completamente da quello di suo padre, alla faccia di chi ci ha speculato su presunti orientamenti sessuali mai accettati; e poi perché il suo idolo Sam Cooke aggiunse una “e” al suo cognome. Marvin è quasi un dio, canta l’inno nazionale per la squadra di baseball e ha amici pure nella squadra di football (alcuni faranno i cori proprio nell’album What’s Going On?) eppure il suo animo è buio e decide che deve prendere una svolta; non vuole più essere il bello in vetrina e capisce che ha un ruolo nella società. Allora sforna il singolo “What’s Going On?” che parla degli atti brutali della polizia sui neri, di violenze spropositate, come quelle che subiva in casa e lui si chiede che diavolo sta succedendo in tutto il mondo ?
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Gordy odia quel brano definendolo “una delle peggiori cose che abbia mai sentito” in vita sua; le influenze jazz alla Dizzy Gillespie gli suonano vecchie e secondo lui nessun compratore che Motown vorrebbe ritrovarsi del jazz nell’album. Il risultato di vendite invece vuole che il rivenditore esecutivo della Motown fa uscire 100.000 copie per il release-date e altre 100.000 erano già pronte per rimpiazzare subito le vendite. “What’s Going On?” come singolo schizzò al primo posto delle vendite soul. A quel punto il resto del disco si doveva fare: il risultato stilistico è un album che abbandona totalmente la classica metrica strofa1-strofa2-rit-strofa3-rit-bridge per creare un unico lungo loop, con le sezioni dei fiati che riprendono alcune melodie portanti del primo brano spostandole a metà e in conclusione. I Funk Brothers sono la componente umana dietro ai fraseggi di Gaye; emblematico il groove di James Jamerson che aveva registrato le parti di basso del primo singolo da ubriaco e sdraiato sul pavimento. Tutti i brani per quanto dolci e caratterizzati dai tipici multi-layer di Marvin sono coadiuvati da una ritmica funk-soul. La conclusiva tribale “Inner City Blues” si piazza nona nella top-100 e al suon di tabla e percussioni riprende le arie ad inizio disco. Mai in un album soul si erano sentiti l’odio per la società e l’amore verso Dio, il perdono verso il padre violento, il tentare di sfuggire dalla realtà aiutandosi con le droghe (”Flying High” - in a friendly Sky), tirando fuori per la prima volta tematiche ecologiste e ambientali (il petrolio riversato negli oceani, le scorie radioattive nascoste sotto terra, la sovrappopolazione…), la l’erotismo fisico e la mistica spirituale. What’s Going On? è un disco incredibile che ti prende per mano e ti conduce in capo al mondo, nei baratri più profondi e nelle gioie più alte; ti porta a ballare, a piangere, a riflettere; ti accompagna lungo tutto lo spettro dei sentimenti della vita e, la cosa fondamentale, è che quella mano, non te la lascerà mai.
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diariodiunemo · 2 years
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sono sull'autostrada
no, non seguirmi
sto fuggendo
no, non seguirmi
non seguirmi
mi sto lanciando
ho messo finalmente le ali.
(rit.)
posso, posso volare
sono finalmente libero
libero dalle mie catene
non sto cadendo
sto volando nel cielo
posso, posso volare
(*)
nell'oscurità della notte
nell'oscuro e viola cielo
tra le nuvole
posso sentire, posso vedere (x2)
le tue lacrime accompagnare
le lacrime del cielo
no, non sto cadendo
sto volando
vedo le cupe nuvole piangere
dille di smettere
(*)
mantieni la calma mentre mi vedi volare
no, non sto cadendo
non mi sono lanciato nel vuoto
è solo un'illusione della tua mente
un'illusione, una fottuta illusione (x3)
(*)
sono nel cielo
sto volando
realizzalo
sto volando (x3)
(his scream:) NON CADERE
(angels voices: coro)
(second act)
(him disperated:)
cosa stai facendo?
dove sei?
sei caduto nel lago?
vengo a salvarti
mi spoglio per te
mi lancio nel vuoto
vengo a riprenderti (×2)
(me:)
no, non raggiungermi
no, non baciarmi
no, non provare a salvarmi
(×5)
(his scream)
cosa stai facendo?
perché mi stai stai seguendo?
perché stai volando anche tu?
non seguirmi
(both. scream:) NON CADERE
black chains - don't fall
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‘A View of the Morias from a 4th Floor Apartment Window’. (11”x14” in acrylic on board.)
During the day, Paris is mostly the color of mushrooms and tones of dove gray. But at night, colored lights from neon signs and artistic lighting installations reflect all over the place bringing those soft, stuccoed neutral-toned walls into full, vivid technicolor — adding even more magic to an already mystical place.
I’m not sure if this painting is done, or if I’ve merely stopped painting it. I’ve been attempting (most of my creative life) to be less “tight and technical” with my work in favor of a more painterly style that I admire — but rarely feel like I’ve actually achieved.
“Loose” paint handling doesn’t come naturally to me. But I’m trying. In fact, back in college, one of my RIT painting instructors demanded that I toss my work onto the floor and physically “walk all over the thing.” (I detested that instructor, but that’s neither here nor there.)
More of my work is on view and for sale at:
Frame Works Studio & Gallery
2103 Walnut Street
Philadelphia, PA 19103
(215) 567-6800
https://lnkd.in/dj_RFQe
#theMorias #cityscapes #centercityparis #fwsgallery #myartwork #parisfrance #parisianstyle #paris #theJewishquarter #thestreetsofparis #painting #art #historicparis #acrylics
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kickmeagainidareyou · 2 years
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Pr0shit Blocklist Megapost
Do not witchhunt anyone listed here. Despite how gross some of the.... Material, is, this is not list of people who you can harass on anon or bully off the site, just block and move on.
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A buncha rat-themed pronouns
If you think this is cringe/unnecessary/ridiculous/harmful, leave. ¯\_(ツ)_/¯
You’ll just be blocked if you make negative commentary. No point, heard it all <3
General
- 🐀/🐀s/🐀self
- 🧀/🧀s/🧀self
- 🌃/🌃s/🌃self
- 🐁/🐁s/🐁self
- 🧬/🧬s/🧬self
- 🧪/🧪s/🧪self
- 🧼/🧼s/🧼self
- 🎹/🎹s/🎹self
- 🎨/🎨s/🎨self
- 🎷/🎷s/🎷self
- 🌙/🌙s/🌙 self
- 🫘/🫘s/🫘self
- 🦷/🦷s/🦷self
- 🏳️‍🌈/🏳️‍🌈s/🏳️‍🌈self
- 🏳️‍⚧️/🏳️‍⚧️s/🏳️‍⚧️self
- 🥔/🥔s/🥔self
- 🥞/🥞s/🥞self
- Bean/beans/beanself (cute and kidcore connotation)
- Buck/bucks/buckself (masc connotation)
- Doe/does/doeself (fem connotation)
- Kit/kits/kittenself (kidcore connotation)
- Kitten/kittens/kittenself (kidcore connotation)
- Muri/muris/muridaeself
- Nor/nors/norvegiself
- Nor/nors/norveself
- Pinkie/pinkies/pinkieself (kidcore connotation)
- Rat/rats/ratself
- Rattus/rattus/rattusself
- Rit/rits/rittenself (kidcore connotation)
- Rod/rods/rodentself
Markings
- Bare/bares/barebackself
- Berk/berks/berkshireself
- Blaze/blazes/blazeself
- Cap/caps/cappedself
- Dal/dals/dalmatianself
- Downun/downuns/downunderself
- Ess/ess/essexself
- Hus/hus/huskyself
- Light/lights/lightningself
- Lightning/lightnings/lightningself
- Mask/masks/maskself
- Roan/roans/roanself
- Self/selfs/selfself
- Var/vars/variself
Colors
- Agouti/agoutis/agoutiself
- Beige/beiges/beigeself
- Black/blacks/blackself (please consider racial connotations)
- Blonde/blondes/blondeself
- Blue/blues/blueself
- Brown/browns/brownself (please consider racial connotations)
- Cham/chams/champagneself (caution: alcohol may be triggering)
- Cinna/cinnas/cinnamonself
- Cream/creams/creamself
- Dove/doves/doveself
- Fawn/fawns/fawnself
- Gray/grays/grayself
- Ivory/ivorys/ivoryself
- Marten/martens/martenself
- Mink/minks/minkself
- Pow/pows/powderself
- Sable/sables/sableself
- Si/sis/siameseself
Styles
- Bris/bris/bristleself
- D’argent/d’argents/d’argentself
- Doub/doubs/doubleself
- Frost/frosts/frostedself
- Har/hars/harleyself
- Harley/harleys/harleyself
- Mane/manes/silvermaneself
- Marten/martens/martenself
- Merle/merles/merleself
- Nakey/nakeys/nakeyself (caution: may sound sexual)
- Patch/patches/patchworkself
- Sat/sats/satinself
- Satin/satins/satinself
- Silver/silvers/silvermaneself
- Silver/silvers/silverself
- Rex/rexes/rexself
- Were/weres/werewolfself
- Wolf/wolfs/werewolfself
Eyes
- Black/blacks/blackself (please consider racial connotations)
- Odd/odds/oddself
- Pink/pinks/pinkself
- Ruby/rubys/rubyself
Behavior
- Bite/bites/bitself
- Bog/bogs/boggleself
- Boggle/boggles/boggleself
- Brux/bruxes/bruxself
- Burrow/burrows/burrowself
- Cache/caches/cacheself
- Chirrup/chirrups/chirrupself
- Churr/churrs/churrself
- Cuddle/cuddles/cuddleself
- Dig/digs/digself
- For/fors/forageself
- Forage/forages/forageself
- Gnaw/gnaws/gnawself
- Groom/grooms/groomself
- Nest/nests/nestself
- Nibble/nibbles/nibbleself
- Nomp/nomps/nompself
- Pan/pans/pancakeself
- Pancake/pancakes/pancakeself
- Pee/pees/peeself (caution: gross)
- Peep/peeps/peepself
- Pop/pops/popcornself
- Screech/screeches/screechself
- Scurry/scurrys/scurryself
- Scuttle/scuttles/scuttleself
- Sidle/sidles/sidleself
- Sleep/sleeps/sleepself
- Sneef/sneefs/sneefself (cute connotation)
- Sniff/sniffs/sniffself
- Snoof/snoofs/snoofself (cute connotation)
- Snug/snugs/snuggleself [or snuggieself]
- Snuggie/snuggies/snuggieself
- Snuggle/snuggles/snuggleself
- Squeak/squeaks/squeakself
- Stalk/stalks/stalkself
- Sway/sways/swayself
- Train/trains/trainself
- Trot/trots/trotself
- Trut/truts/trutself
- Tunnel/tunnels/tunnelself
- Twitch/twitches/twitchself
- Wiggle/wiggles/wiggleself (cute connotation)
- Yawn/yawns/yawnself
Miscellaneous
- Bad/bads/badgerself
- Badger/badgers/badgerself
- Ball/balls/ballself (caution: may sound sexual)
- Cave/caves/caveself
- Cheese/cheeses/cheeself
- City/citys/cityself
- Claw/claws/clawself
- Clean/cleans/cleanself
- Dark/darks/darkself (please consider racial connotations)
- Den/dens/denself
- Dirt/dirts/dirtself (caution: follows stereotypes)
- Dope/dopes/dopamineself
- Dumbo/dumbos/dumboself
- Exper/expers/experimentself
- Fingies/fingies/fingieself (kidcore connotation)
- Giant/giants/giantself
- Grease/greases/greaseself (masc connotation + caution: follows stereotype) 
- Hemp/hemps/hempleself (caution: drugs may be triggering)
- Hemp/hemps/hempletonself (caution: drugs may be triggering)
- Hole/holes/holeself (caution: may sound sexual)
- Jerm/jerms/jermaself (caution: jerma)
- King/kings/kingself (masc connotation)
- Lab/labs/labself
- Mart/marts/martenself
- Marten/martens/martenself
- Neil/neils/neilself (masc connotation)
- New/news/newyorkself
- Night/nights/nightself
- Noct/nocts/nocturnalself
- Om/oms/omniself
- Orb/orbs/orbself
- Ox/ox/oxytocinself
- Pea/peas/peaself
- Plague/plagues/plagueself (caution: follows stereotype)
- Potate/potates/potatoself
- Prey/preys/preyself
- Puddle/puddles/puddleself
- Rat/rats/raticateself
- Rat/rats/rattataself
- Rem/rems/remiself
- Remy/remys/remyself
- Rule/rules/ruleself
- Sci/scis/scienceself
- Scritch/scritches/scritchself
- Sero/seros/serotoninself
- Sewer/sewers/sewerself (caution: follows stereotype)
- Shaw/shaws/shawself
- Skinner/skinners/skinnerself
- Snoot/snoots/snootself (cute connotation)
- Soup/soups/soupself
- Soc/socs/socialself
- Strange/stranges/strangeself
- Street/streets/streetself
- Teef/teefs/teefself (cute connotation)
- Teeth/teeths/teethself
- Test/tests/testself
- Tooth/tooths/toothself
- Top/tops/topself (caution: may sound sexual)
- Treat/treats/treatself
- Tune/tunes/tuneself
- Weird/weirds/weirdself
- Whisker/whiskers/whiskerself
- Yogie/yogies/yogieself
- York/yorks/yorkself
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sharperthewriter · 3 years
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Chapter 15 of Possible-y Utah
Chapter 15 - The Surprise - Part II
(20 minutes later)
Monique's car arrived at the Possible house. They had dropped Tara off at her house earlier.
However, being that it was summer and in the heat of the day, thunderhead clouds began to roll into Middleton. The good news was that it was not of the severe kind.
"So what's the RIT thing goin' on with your dad, Kim?" Monique asked.
"RIT?" Ron wondered about that Monique-speak translation.
"Really important thing, Ron." Kim provided the translation to her boyfriend.
Turning back to Monique, Kim said, "Dad didn't really provide any info, Monique. I guess we'll have to find out when we get inside!"
Then thunder began to rumble in their neighborhood.
"And I think we have to get inside the Possible casa like now!" Ron insisted, "Rufus does not like it when it's about to storm!"
"Especially if they are on the severe zone!" Kim exclaimed.
Rufus chittered and nodded his head in agreement before a rumble of thunder was heard. He dove back inside his owner's pocket.
Kim felt a few drops on her shoulder.
"Let's get to the door!" she exclaimed. She didn't want her overalls to get wet.
The three teens quickly got out of the car. Monique also unlocked the trunk so that Kim could get her brand new CB purple overalls and accessories. They ran up to the door under the awning and knocked on it.
James slowly opened the door. "Ah, thank goodness you arrived!" he exclaimed as the rain began to come down. Thankfully, his daughter and friends were dry.
"So what's the sitch with the Utah trip, Dad?" Kim asked her most famous phrase to her father, putting her hands in the overalls pockets.
"Hope it's nothin' wrong with your car 'cause you would have a big problem there, Mr. P!" Monique added.
"I'll explain it in the den. Your mother and the twins are already there." James said while leading the three teens to the den. Kim set aside her CB shopping bag against the sofa and sat down. Ron and Monique also sat on the couch as well.
Ann and the Tweebs sat on the opposite end as a flash of lighting illuminated the windows followed by thunder.
"Now that everyone is here, I would like to get to the surprises. First off, Uncle Slim called me about an hour ago. He told me that he is going to a cowboy reunion convention in Nebraska for the next couple of weeks and he couldn't invite anyone else. So he is going to drop Joss off at Laramie, Wyoming and we'll bring her along on the trip!"
"So it's 7 people now?" Kim asked, "I hope we have enough room in the minivan for that."
She then stood up.
"Hopefully, that'll be the only surprise thrown at me for today, because I am going to pack for the trip."
"Kimberly Ann, sit down! I told you that there are surprise-s. The s is plural for a reason!" James commanded her while thunder rumbled nearby.
Kim reluctantly sat down and allowed her father to continue.
"The other surprise that came up is that Aunt June also called me up as well 30 minutes ago!" he explained.
"Aunt June..." Ron recalled, "Didn't she accept a new job as a secretary at Smarty-Mart a few months ago?"
"Yes, but she injured her foot and has to be in a cast for two weeks."
Kim, however, immediately knew what this meant. She began to panic.
"Oh no...you don't mean..."
"Yep, we are bringing Cousin Larry along to Utah!" James confirmed.
"NOOOOOOOOOOOO!" Kim exclaimed at the top of her lungs. It made car alarms blare and birds scatter out of the surrounding trees, followed with a bolt of lightning streaking across the sky and a loud roar of thunder.
(30 seconds later)
"Girl, what's wrong with that?" Monique asked, "I think it's pretty cool having the extended fam on the trip!"
"Monique, you just don't understand the gravity of the sitch that has just been handed to me!" Kim exclaimed.
"Say again?" Monique questioned, quite confused on where Kim was getting at.
"Have you even been around Larry for just around 30 minutes? It's like being stuck on the Planet Weird with his role-games or whatever they are called and sci-fi!" Kim explained with the thunder in the background and rain continuing to pelt the windows.
Monique was taken aback. "Oh, I just cannot wrap my head around that stuff...ugh..."
"Speculative fiction, KP!" Ron corrected her. "Don't denigrate the genre! And they are called role-play games!"
"Not helping, Ron!" Kim groaned while rubbing the temples of her forehead.
Turning back to Monique, the redhead added, "Thirty minutes just being around Larry is bad enough, but multiply that by two weeks in a minivan?!"
"We're talking major headache and migraine?" Monique asked.
"Code Red Major, Monique!" Kim groaned, "I'm getting Wade on this sitch." She quickly got out her Kimmunicator from her overalls cargo pocket.
"Come in, Wade..."
"Right here, Kim!" Wade said, coming on-screen. "What's up."
"Thank goodness! We have a major Utah sitch going on here!" Kim exclaimed, "Dad just added Larry and Joss to the trip. My R&R with Ron is so doomed!"
"So, according to my advanced calculations, that makes it eight people your dad is bringing on the trip." Wade said while typing away on the computer.
"Me, Ron, the Tweebs, Mom, Dad, Joss and Larry." Kim said while rolling down the names.
Rufus cleared his throat.
"Sorry...and Rufus!" Kim corrected herself.
"Sorry, Kim! The minivan cannot fit that many people and luggage in such a confined space." Wade confirmed.
"Thanks, Wade." Kim said before turning off the Kimmunicator.
"KP, does this mean the trip is axed?" Ron asked.
"I think that is a 100% chance, Ron." Kim sighed. "And this was supposed to be our first vacay together!"
But James and Anne were smirking. James was even twirling the keys of a different vehicle. A roar of thunder erupted outside, causing Rufus to shriek and dive into his owner's pocket.
"Again, Rufus is not a big fan of thunderstorms!" Ron exclaimed.
"Do you not forget our family motto?" James asked.
"Anything's possible for a Possible." Kim answered.
"That is correct!" James confirmed.
"Dad? Mom? Why are you smiling? Didn't you hear what Wade said?" Kim asked on her parents' facial expressions. "Eight people cannot fit in a seven-person minivan!"
"Who says we're taking the mini-van to Utah, Kimmie-cub?" James questioned, continuing to twirl the keys.
"We're not?" Kim questioned.
"Am I aware that there are only two vehicles in the garage?" Ron asked.
"There is one other vehicle that we have!" Ann added.
"May I direct you attention to the storage garage that we have in the backyard?" James asked, gesturing towards the Possible house's spacious backyard. The storage garage that the Possible's had had two garage bay doors.
Kim saw the backyard garage and muttered, "Please, don't tell me we are taking the..."
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Capitolo 58 - Il patto, il nome e il principe (Prima Parte)
Nel capitolo precedente: Angie incontra Jerry all’uscita della tavola calda dopo il lavoro. Inizialmente lui cerca di farle credere di essere passato di lì casualmente, ma è chiaro che l’abbia fatto apposta. Le dice di aver scritto dei pezzi nuovi di cui non è del tutto convinto e di avere un demo in macchina. Angie si lascia convincere ad andare a sentirli assieme a lui. Si tratta di tre pezzi: uno dedicato all’amico scomparso Andy Wood, uno dedicato a suo padre e un altro... non si sa, perché Jerry, pur tentato di farglielo ascoltare, ferma il nastro prima che inizi il cantato vero e proprio. Questo perché la terza canzone ha a che fare con lei. Durante l’ascolto Jerry si apre e si sfoga con la ex, al tempo stesso trovando assurdo che riesca a farlo solo con lei. Angie gli dice che qualsiasi cosa sia successa tra loro, lei resterà sempre una sua amica e ci sarà comunque quando lui avrà bisogno. Jerry la riaccompagna a casa e sta quasi per baciarla, ma non succede nulla. Una volta rientrata a casa Angie s’interroga sulla sincerità della promessa fatta a Jerry e su quanto sia davvero disposta ad esserci sempre per lui e a passare sopra al dolore che le ha causato, su quanto sia disposta a sacrificare pur di essere sempre la brava ragazza che “fa la cosa giusta”. Angie telefona a Eddie e i due hanno una scaramuccia sul secondo nome misterioso di lei e sul nomignolo che lui usa per caso e che, vista la reazione della ragazza, decide di adottare ufficialmente. La situazione però precipita improvvisamente quando Angie, candidamente, rivela a Eddie di aver visto Jerry. Il cantante si incazza e la tratta in malo modo al telefono, attaccandole in faccia. Meg dice alla coinquilina che la sua amica Jane di New York l’ha cercata e pensa stesse parlando al telefono proprio con lei poco prima. Angie si irrigidisce, conferma la versione ed esce con la scusa di aver dimenticato di comprare le sigarette, per poi invece andare a chiamare Jane da una cabina. Il mattino dopo Eddie aspetta Angie sotto casa per scusarsi. Il ragazzo ammette il suo problema con la gelosia, lei lo perdona e i due fanno pace. Eddie sente che Angie sta nascondendo qualcosa, ma non vuole forzarla e spera sia lei a parlargliene quando le sembrerà il momento giusto.
***
Regno di Talmaren, anno decimo della Nuova Era
Non senza fatica il principe Alexander si passò il dorso della mano sulla bocca per rimuovere il sangue che vi era schizzato poco prima, fortunatamente non il suo. Il combattimento l’aveva lasciato stremato e privo di forze, ma non c’era tempo per riposarsi: Basil era sicuramente un guerriero tanto abile quanto spietato, nonché un sadico e un porco, e vederlo ridotto a una bambola di pezza senza vita, accasciata scompostamente sul pavimento della camera del suo oscuro sovrano, poteva senza dubbio far tirare un piccolo sospiro di sollievo a gran parte della gente delle Lande dell’Ovest e non solo; tuttavia, era soltanto lo stupido lacchè di quel mostro di Kaspar, che era ancora dannatamente vivo.
Kaspar, re di Talmaren, detto Il Sanguinario, colui che appena salito al trono dette il via a una guerra che si trascinava da ormai dieci anni, aveva già distrutto cinque dei sette regni conosciuti, tra cui Senaria, patria di Alexander. Il conflitto mirava ufficialmente alla pura espansione, ma in realtà nascondeva un obiettivo totalmente differente. Tale scopo giaceva di fronte agli occhi impietriti del principe e aveva le sembianze, seppure irriconoscibili, della donna che amava, incatenata per le braccia alla testiera in ferro del letto di sua maestà. Le gambe erano state lasciate libere, presumibilmente perché, anche se le avesse usate, quella fanciulla avrebbe potuto fare ben poco. Il volto di Coriliana era una maschera informe di capelli e sangue raggrumato mentre il corpo faceva mostra di un orribile velo di lividi. Di fatto, eccetto che per una volgare collana di grosse pietre nere che lui non aveva mai visto, la ragazza era completamente nuda. Lo sguardo di Alexander si era fermato sul suo petto generoso, quel seno dove spesso aveva trovato conforto e riposo dopo la battaglia, con la mente sgombra da ogni pensiero, finché non riuscì a scorgere un movimento impercettibile della collana. Su e giù.
Era viva.
Non c’era tempo per festeggiare, ma nemmeno per tirare il fiato e leccarsi le ferite, Alexander si precipitò sul letto e si avventò sulle catene, nel frattempo la chiamava per nome per cercare di destarla dal suo sofferto torpore, rifugio mentale dalle sevizie e dagli abusi di ogni tipo che Kaspar e la sua cricca dovevano averle inflitto nelle ultime settimane. Non fu facile liberarla, si adoperava con la spada cercando di assestare colpi efficaci, ma doveva ovviamente fare attenzione a non fare del male alla sua Coril. Sua… Non era sua, non poteva esserlo, lei era speciale, una futura regina, anzi, una futura dea, era a un altro livello, non sarebbe stato possibile, non più. Ma il suo cuore sarebbe appartenuto a lei e a lei soltanto, per sempre.
Finalmente la catena che imprigionava il polso sinistro cedette sotto i fendenti di Alexander, il braccio cadde di colpo sul letto, anche per il peso del bracciale e del pezzo di catena che le era rimasto attaccato.
Alexander si dedicò all’altra catena, in ginocchio sul letto impugnava la spada con entrambe le mani e colpiva con rabbia, finché anche questa si ruppe, quasi nello stesso momento in cui l’erede al trono di Senaria sentì qualcosa sfiorargli il fianco e accennare una debole stretta. La fissò per un istante, forse gli occhi di Coril erano ancora chiusi (chi poteva dirlo in quel macello), ma la sua mano lo stava cercando. In quel momento Alexander provò sollievo, assieme a una profonda vergogna: non vedeva la futura regina dei Kos da mesi, non ricordava quanto era passato da quando l’aveva tenuta l’ultima volta tra le sue braccia, da quando ne aveva saggiato il corpo con le dita e con la lingua, da quando si era insinuato dentro di lei per l’ultima volta. Ora la donna che amava era lì nuda sotto di lui e nell’osservarla, sebbene fosse in uno stato di incoscienza e straziata dalle torture di Kaspar, si era ignobilmente eccitato.
Tornò in sé quasi subito, cercò di sollevare Coril con delicatezza fino a metterla in posizione semi-seduta, dopodiché l’avvolse nel suo mantello di seta. Dovevano fare presto, ma non poteva portarla fuori dal palazzo così, sarebbe stato umiliante per lei, inoltre il freddo pungente dell’inverno di Talmaren avrebbe potuto peggiorare le sue condizioni di salute già precarie.
In un attimo si caricò l’amata sulle spalle come un fagotto e corse verso la porta della camera degli orrori. Gli sembrava più piccola, l’aveva presa in braccio più di una volta e mai a peso morto, e non l’aveva mai sentita così leggera, così fragile. Percorse correndo, ma con circospezione, il largo corridoio, rallentò quando gli parve di distinguere l’ombra in movimento di una persona, presumibilmente un uomo, proiettata da una torcia in fondo al passaggio, dove il corridoio voltava a destra. Tolse la mano dalla spada solo quando riconobbe Gabriel, suo fratello. Accelerò di nuovo, gli fece un cenno, Gabriel si bloccò e ricambiò sollevando appena il capo, poi si accorse che l’aveva trovata e gli diede il segnale di via libera. Se la situazione non fosse stata talmente agghiacciante da rendere impossibile solo pensarlo, Alexander avrebbe giurato di aver visto comparire sul viso del fratello un sorriso.
Il drappello capitanato da Alexander si era accampato sulle rive del fiume Neeto. Per evitare le ronde avevano pensato di raggiungere il castello attraversando la foresta. Lungo il cammino si erano d’un tratto imbattuti in questa piccola radura che spuntava dal nulla in mezzo al fitto bosco e il principe aveva deciso di stabilirvi la loro base operativa. La fortezza distava circa un’ora di cammino e Alexander aveva pensato che, per salvare Coriliana, un “attacco silenzioso” nel cuore della notte, con un pugno di uomini che giungessero al castello a piedi e vi si introducessero senza farsi notare, sarebbe stato più efficace di un assedio. Aveva scelto quindi una ventina di uomini che lo seguissero, incluso Gabriel, lasciando il resto della spedizione, destrieri compresi, alla radura.
Si malediceva per questa scelta mentre percorreva a ritroso il sentiero che si inerpicava sul Colle Zham, il basamento della dimora di Kaspar, cercando di non sbilanciarsi e cadere nel vuoto. Tirò un sospiro di sollievo quando finalmente terminò la discesa e iniziò il bosco, almeno fin quando non si rese conto che stare attenti a non inciampare sulle radici esposte e a non farsi schiaffeggiare dai rami sporgenti, assicurandosi che anche Coril non si ferisse, richiedeva altrettanto impegno.
Ripensò allo sguardo che il fratello minore gli aveva riservato quando gli aveva detto che si sarebbe occupato lui di Coril. Gabriel invece avrebbe coperto la loro fuga, assieme agli altri, per poi trovare la moglie di Kaspar. Se tutto fosse andato bene, sarebbe bastata qualche minaccia a voce grossa per farsi dire dove si trovava il consorte. Gabriel aveva recepito l’ordine e si era congedato con un mezzo inchino, non prima di aver lanciato al principe un’occhiata al veleno. Alexander doveva dimenticare quella donna, lo sapeva benissimo, e lo avrebbe fatto, non c’era bisogno che gli altri glielo ricordassero in continuazione. Si sarebbe fatto da parte un giorno, sapeva di essere fuori posto nel cuore di Coriliana, ma prima doveva prendersi cura di lei, farla stare meglio, prepararla al futuro che l’aspettava. Un futuro al comando, che non prevedeva la presenza del principe di Senaria al suo fianco, se non come alleato nella guerra contro il Sanguinario e la sua stirpe.
La profezia parlava chiaro.
Sentiva il rumore dell’acqua, il Neeto era vicino. Riconobbe su un tronco d’albero il segnale tracciato all’andata dal fratello e voltò a sinistra. Seguì un’altra indicazione e si ritrovò a costeggiare il fiume. D’un tratto sentì che Coriliana si muoveva e, per quanto poteva, si stringeva a lui. Ebbe la mezza idea di fermarsi. L’avrebbe fatta sedere per un momento, sarebbe sceso velocemente verso la riva per raccogliere dell’acqua nella borraccia, tornato da lei gliene avrebbe data un po’, a piccoli sorsi, e avrebbe usato il resto per lavarle via il sangue dal viso e dai capelli. Senza bagnarli troppo, era ovvio, o le sarebbe venuto un accidente con quel freddo. L’avrebbe rassicurata, mancava poco all’accampamento. Le avrebbe detto che era tutto finito e che sarebbe stata meglio, che quei viscidi vermi non l’avrebbero più toccata, che avrebbe ucciso Kaspar con le sue mani. Oppure sarebbe semplicemente rimasto accanto a lei, in silenzio, con gli occhi nei suoi mentre si abbeverava. Rallentò pensando alle sue labbra, bagnate, quando queste ultime si appoggiarono sulla sua guancia sinistra accennando un bacio asciutto. Poi sussurrarono:
“Gabriel...”
Alexander sentì le ginocchia cedere. Improvvisamente il suo fardello gli sembrava troppo pesante, lo schiacciava, ciononostante accelerò il passo. Non si curò più delle fronde che lo colpivano in volto.
Ora il veleno aveva tutto un altro sapore.
Coriliana è proprio una stronza. Scuoto il capo e sogghigno, mentre rimuovo il foglio dalla macchina da scrivere. Cos'ho da ridere poi non si sa. Vivo in un appartamento squallido di New York, mi affaccio da una qualsiasi delle due finestre e vedo solo mattoni, sono single, non ho neanche un gatto perché il mio padrone di casa non vuole animali. Sento un rumore strano, uno squillo. Il telefono? Ma io nemmeno ce l'ho il telefono, ogni volta che ho bisogno di fare una chiamata devo arrivare fino alla cabina di fronte al negozio di sedie all'angolo. Che poi che cazzo mi rappresenta un negozio che vende solo sedie? Non dico vendere arredamenti completi, ma almeno offrire anche sgabelli, poltrone, tavolini. No, da Pianeta Sedia trovi solo sedie. Come quella su cui sono seduta adesso, che viene proprio da lì. Compro sedie da Pianeta sedia e mi mantengo scrivendo stronzate. Come mi sono ridotta: da aspirante sceneggiatrice di Hollywood a scrittrice di romanzetti rosa da quattro soldi che pure Harmony si rifiuterebbe di pubblica-
Mi sveglio di soprassalto, sudata e boccheggiante.
“Ma che cazzo” commento ad alta voce il mio sogno di merda. Grazie tante Morfeo, si può sapere che ti ho fatto? Mi lascio ricadere sul letto e prendo fiato. La parte fantasy era anche interessante e il principe Alexander aveva il suo perché, anche perché somigliava un casino a Eddie; la parte del mio ipotetico futuro in disgrazia, invece, l'avrei evitata volentieri. Il trillo del telefono continua e per un attimo ho il terrore di trovarmi ancora nell'incubo squallido, ma poi capisco che è il mio vero telefono a suonare. Allungo la mano sul comodino e prendo il cordless al secondo tentativo, dopo che al primo mi era cascato per terra.
“Pronto”
“E' già venerdì?” la voce del principe, ehm, volevo dire di Eddie, mi porta a un altro tipo di sogno.
“No, Eddie.” ripeto in automatico sbadigliando, continuando il nostro gioco degli ultimi tempi.
“Eheheh come no? Oggi sì!”
“Che?” sento che mi sto svegliando del tutto, anche se non vorrei, perché so che impegnandomi potrei chiudere gli occhi, riaddormentarmi, riprendere il sogno e arrivare velocemente al punto in cui quella stronza di Coriliana muore e Alex resta solo e consolabile da qualcuno a caso, come la figlia del fattore, che è tipo la copia della sottoscritta, ma magra, figa, con gli occhi azzurri e i denti dritti. Che poi chi li aveva i denti dritti nel medioevo? Mica c'erano gli apparecchi. Non c'erano neanche i dentisti. E' già tanto se arrivavano a quarant'anni con quattro denti in bocca. E' già tanto se arrivavano a quarant'anni e stop.
“Ma stavi dormendo? Guarda che oggi è venerdì sul serio”
“Non proprio, ma che ore sono?” posso capire l'impazienza di Eddie, soprattutto dopo la nostra piccola prima lite dell'altra sera, ma non pensavo arrivasse a chiamarmi a notte fonda per festeggiare il gran giorno.
“Sono le 8. Scusa se ti ho svegliato, ma pensavo fossi in piedi da un pezzo. Non hai mica lezione stamattina? Avevo capito che oggi fosse l'ultimo giorno...”
“COSA?! LE OTTO?” i miei neuroni si destano tutti assieme non appena capiscono che la sveglia non ha suonato e che sono in ritardo. Un'eventualità più unica che rara. Insomma è difficilissimo che io non punti la sveglia e, anche quando questo dovesse capitare, è impossibile che io non mi svegli ugualmente all'orario in automatico. Il panico è talmente immediato che mi alzo, afferro vestiti a caso e corro in bagno bestemmiando. Dopo cinque minuti pieni mi rendo conto di aver dimenticato qualcosa. Torno al volo in camera e cerco il telefono. Non lo trovo. Ritorno di corsa in bagno e in mezzo alla pila di vestiti recupero il cordless “Sei ancora lì?”
“Sì, lo sai che mi piace ascoltarti al telefono”
“Non avrai sentito granché, a parte un sacco di parolacce”
“Mmm non erano poi così tante”
“E io che mi spazzolo i denti”
“E la tua pipì”
“EDDIE!” l'elastico con cui mi stavo legando i capelli mi sfugge parte come un proiettile, finendo chissà dove.
“Eh ho sentito anche quella, che posso farci”
“DIO CHE FIGURA DI MERDA” mi nascondo la faccia con la mano, come se Eddie potesse vedermi.
“Questa è vera intimità di coppia”
“Ma non potevi riattaccare?” piagnucolo mentre sondo il pavimento del bagno in cerca dell'elastico.
“Nah, la telecronaca del tuo delirio era troppo divertente, micetta”
“Micetta invece non è divertita per niente” se comincio a usarlo pure io questo nomignolo siamo rovinati.
“Dai, per così poco?”
“Micetta è alquanto imbarazzata”
“Se vuoi posso scoreggiare al telefono, così siamo pari e non ti imbarazzi più”
“Ahahahah ma vaffanculo!” lo insulto quando finalmente trovo l'elastico, sopra il calorifero.
“Comunque è incredibile: anche tu dimentichi le cose come i comuni mortali”
“Già, hai visto? A volte capita perfino a me che qualcosa sfugga al mio controllo”
“Wow sei umana”
“Comunque ti devo lasciare, perché l'umana è in stra-ritardo e deve farsi la doccia”
“Ti scoccia se seguo in diretta anche quella?”
“Cos'è, anche il rumore dell'acqua ti rilassa?” passo il cordless da una mano all'altra mentre tolgo il sopra del pigiama e lo butto fra le cose da lavare.
“Sì, esatto. Proprio quello m'interessa. L'acqua che scorre. Mica il pensiero di te nuda sotto la doccia”
“Dai, non posso stare al telefono, devo correre” mi vengono in mente un sacco di battute sul gusto di Eddie per l'orrido, ma non ho voglia né tempo di farlo incazzare di prima mattina. Beh, prima, sono già le otto. Passate. Mi tiro giù i calzoni e li lancio con un calcio nella cesta dei panni sporchi..
“Comunque i denti potevi lavarli direttamente in doccia e avresti guadagnato minuti preziosi, si vede che sei una principiante dei ritardi”
“E spero di restare principiante. Ti chiamo dopo pranzo, ok?”
“E va bene... Wind?” mi tiro sù di scatto e le mutande che mi stavo levando rimangono arrotolate ad altezza ginocchia.
“...”
“Angie?”
“Uh...” mi guardo attorno persa e imbarazzata, come se mi fossi trovata all'improvviso nuda di fronte a Eddie. Ed è proprio così, in fondo.
“ASPETTA, HO AZZECCATO??”
“Quasi”
“CHE VUOL DIRE QUASI? Ci ho preso o no?”
“Ci hai preso... a metà” finisco di spogliarmi completamente e prendo l'asciugamano.
“In che senso a metà?”
“Te lo spiego dopo, dai, devo andare” entro in vasca e appoggio l'asciugamano sullo sgabello qui a fianco.
“Col cazzo, me lo spieghi adesso”
“E' metà del nome” sono in piedi, nella vasca, in ritardo, con il telefono in una mano e il doccino nell'altra, non possiamo rimandare questa conversazione?
“Cioè sei WindQualcosa o QualcosaWind?”
“Esatto”
“Esatto cosa? La prima o la seconda?”
“Ciao Ed, a dopo”
“A DOPO UN PAIO DI PALLE, ANGIE?!”
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“Grazie, eh? Arrivederci!” il mio saluto ad alta voce va dritto alla schiena del tizio che ha appena comprato una stecca di Pall Mall Extra Mild e se ne va indisturbato senza rivolgermi la parola. Io lo capisco che uno possa non aver voglia di parlare, socializzare o interagire come un essere umano di tanto in tanto e sono praticamente la portabandiera dell'idea che non puoi giudicare gli altri, specialmente gli sconosciuti, perché in fondo non sai che cazzo stanno passando. Però, perfino nei miei momenti più bui, un buongiorno e un grazie alla commessa, al cameriere o alla cassiera di turno non li ho fatti mai mancare, perché queste persone fanno già lavori di merda, sfruttati e mal pagati, e non mi sembra giusto privarli di quel minimo di dignità che gli spetta. Senza contare che essere gentili è gratis. La giornata dell'ultimo cliente deve essere davvero di merda però, perché non mi risponde e quasi non fa caso alla persona che sta entrando nel mini market, andandoci a sbattere praticamente addosso.
“Ehi, attenzione!” appena lo sento inveire contro l'uomo delle sigarette, alzo lo sguardo sul suo viso e sono io che vado a sbattere in pieno contro un paio di occhioni verdi e furbi.
“Sei in anticipo Stone, la tua ragazza stacca tra mezz'ora” Hannigan gli rivolge la parola prima di me, che ho la bocca occupata a mangiarmi una pellicina del pollice.
“Uhm, non possiamo fare un po' prima? Abbiamo il soundcheck alle sette” Stone guarda l'orologio che sta sulla parete proprio dietro di me e si aggiusta il berretto dei Chicago White Sox sulla testa, quello che si mette ogni volta che vuole far incazzare un po' Eddie, che ultimamente vuol dire ad ogni concerto.
“Oh Grace, non sapevo facessi parte del gruppo anche tu, cosa suoni?”
“Grace non fa parte della band. Lei suona... me, fa vibrare soavemente le corde del mio cuore, musica per la mia anima.” Stone continua a parlare col mio capo come se io non ci fossi, ma la cosa anziché indispettirmi mi diverte, come se stessi guardando una puntata del Muppet Show, che è più o meno come mi sento ogni volta che Stone parla a qualcuno di me “E se non vibro, non riesco a esibirmi”
“Se Grace si esibisce nel prezzare i cereali e li riassortisce, vi lascio andare a vibrare dove cazzo volete, ok?” anche il boss parla di me in terza persona come se non fossi presente, ma a questo punto finalmente reagisco.
“Ok, grazie. Lo faccio subito” mi guardo il dito per verificare se me lo sono mangiucchiato tutto assieme alla pellicina e vado spedita in magazzino.
Stone. Che diavolo ci fa qui Stone? Cioè, lo so cosa ci fa qui, ma quello che mi chiedo è... come? Insomma, sparisce per giorni, per metabolizzare tutto quello che gli ho detto, e non è che voglia fargliene una colpa, cioè lo capisco anche. Ma poi che fa? Si ripresenta così come se niente fosse per portarmi al concerto? Senza avvisare prima? Non mi ha neanche chiesto se ci voglio andare, se ho altri impegni. Non mi ha praticamente parlato. Altro che cuore, gli farei vibrare la prezzatrice sui denti ora come ora.
“Vuoi una mano?” mi volto di scatto quando sento la sua voce e per un pelo non realizzo la mia fantasia di un secondo fa.
“No, grazie” regolo le rotelline sul prezzo giusto e comincio a etichettare le scatole.
“Non ne hai un altro di quegli aggeggi? Aspetta, te li metto in fila, così fai prima.” Stone inizia a impilare le scatole tutte nello stesso verso, in modo da facilitarmi il compito, quando ha raggiunto tre pigne si allontana e va a recuperare due scatoloni vuoti, dove infila le confezioni già prezzate.
“Com'è che sei molto meglio di me a fare il mio lavoro?” vorrei dirglielo con una smorfia, con un tono arrogante, con aria seccata, invece alla fine glielo dico sorridendo. Perché è così che mi viene, perché mi è mancato e sono contenta che sia qui, perché se è qui vuol dire che è tutto a posto. O no?
“Sono solo più bravo a organizzare, tutto qui.” fa spallucce e mi da il bacio che stavo aspettando da quando l'ho visto sulla porta, mentre fa scivolare la sua mano lungo il mio braccio fino a portarmi via la prezzatrice “Vai a riempire gli scaffali, qui continuo io”
“Ok, capo”
“Era ora, che è successo? Hannigan ti ha fatto prezzare il resto del magazzino? E sì che te l'ho insegnato il metodo” Stone commenta il mio apparente ritardo quando lo raggiungo in macchina.
“Scusami, ma dovevo almeno darmi una sistemata. A saperlo prima, sarei uscita di casa in maniera un po' più presentabile” continuo controllando il lavoro fatto con la matita per gli occhi nello specchietto laterale.
“Che significa a saperlo prima? Sono settimane che ti parlo di questo concerto” Stone mi risponde allibito e io non capisco se ci fa o ci è.
“Del concerto lo sapevo, non sapevo se mi avresti voluta lì...”
“Che cazzo dici, eravamo anche d'accordo che saresti venuta al soundcheck”
“Sì, ma ci eravamo messi d'accordo prima”
“Prima?” quindi ha deciso di fare finta di niente e andare avanti come se nulla fosse successo?
“Prima del nostro discorso. Sai, il discorso...”
“E allora? Il discorso non ha cambiato niente”
“No?”
“Certo che no, non credo che all'Ok Hotel ci sia un regolamento che vieta l'ingresso ai portatori di protesi” la risposta alla mia domanda di poco fa è che ci è. Perché anche se lo fa apposta, lo fa proprio perché è così: un cazzone.
“E tra di noi?”
“Noi non abbiamo stipulato regolamenti”
“Tra di noi non è cambiato niente?” l'unica maniera di interagire con Stone in questi casi è ignorare cosa dice e andare avanti seguendo il tuo percorso logico, aspettando che lui ti reputi abbastanza degno e decida di venirti dietro.
“No, perché?” sbuffa perché stavolta è costretto a rispondere seriamente.
“Beh, non lo so, sei sparito per giorni, non ti sei più fatto sentire”
“Ho avuto da fare, lo sai”
“Non dire cazzate, me l'hai detto chiaramente che avevi bisogno di schiarirti le idee”
“E allora se lo sapevi, non c'era nulla di cui preoccuparsi, no?” Stone sorride e pensa di risolvere tutto con un'alzata di spalle e accendendo l'autoradio, ma ha sbagliato a capire.
“Quindi?” gli chiedo spegnendo la radio e guadagnandomi un'occhiata stupita.
“Quindi che?”
“Te le sei schiarite?”
“Sì”
“E?”
“E... ora ce le ho chiare” improvvisamente è diventato avido di parole?
“E non potresti illuminare anche le mie, di grazia?” lo illuminerei anch'io, dopo averlo ricoperto di benzina, se non la smette di fare così.
“Dobbiamo farlo proprio adesso? Ho il concerto stasera e ho un sacco di cose per la tes-” non lo faccio neanche finire di parlare e ho già slacciato la cintura e aperto la portiera, approfittando del fatto che siamo fermi a uno stop “Dove credi di andare adesso?”
“Vado a casa, ci rivediamo quando hai la mente libera” rispondo chiudendo la portiera e incamminandomi sul marciapiede verso la fermata del bus più vicina, seguita dall'auto, che procede a passo d'uomo col finestrino abbassato.
“Grace, torna in macchina, su”
“Salgo se hai intenzione di parlare, se no passo” gli rispondo, mentre le altre macchine che sopraggiungono gli suonano il clacson e lo sorpassano bestemmiandogli dietro.
“E va bene, parlo, basta che sali”
“Non lo so” potrebbe essere molto più convinto e convincente di così, se solo volesse.
“Ok, OK!” Stone spegne il motore, mette le quattro frecce e scende dalla macchina, per andarsi poi a sedere sull panchina della fermata “Allora? Non volevi parlare? Vieni su, parliamo” tocca lo spazio accanto a lui facendomi segno di raggiungerlo e sedermi.
“Sei tu quello che ha qualcosa da dire, io quello che dovevo farti sapere te l'ho già comunicato. E capisco sia una cosa difficile da digerire, credimi, lo so. Però mi aspetto anche una certa franchezza da parte tua. Insomma, sei qui, quindi ho capito che vuoi portare avanti questa cosa con me, ma-”
“Che cazzo vuol dire che l'hai capito? Perché avevi forse dei dubbi?” Stone mi strattona e mi fa sedere sulla panchina mentre io mi ci stavo avvicinando lentamente.
“Beh, hai detto che avevi bisogno di tempo per pensare”
“Pensare a quanto sono stato deficiente, a quante volte ti avrò ferita senza volerlo, magari anche la sera stessa, usando le parole o gli sguardi sbagliati, reagendo in maniera troppo esagerata o troppo composta. Pensare a quanto devi fidarti di me, al valore che devi dare alla nostra relazione per arrivare a dirmi una cosa del genere, a quanto devi aver ponderato la scelta del modo e dei tempi. Pensare a come posso fare per farti capire che anch'io ci credo e mi fido di te alla stessa maniera. Pensare a come comportarmi con te in maniera diversa e allo stesso tempo non cambiare di una virgola e continuare a essere il solito stronzo. Pensare a cosa posso dare io a te in questa storia, di altrettanto significativo, a come posso aiutarti, o almeno capirti, a qual è il mio valore aggiunto in tutto questo. Pensare a come posso starti vicino in questa cosa, ma senza darti fastidio, trovare la chiave. Oh e credo di averla trovata, sai? Ecco, queste sono le cose a cui ho pensato, beh, una parte, ma fra queste cose stai pur certa che non c'era assolutamente il dubbio se stare con te o no, perché quello non è mai stato messo in dubbio, neanche per un secondo”
“Ah” ha ritrovato le parole. E per fortuna.
“Ah?”
“E qual è?” sono io adesso ad essere senza parole. Anzi no, ne ho tre.
“Cosa?”
“La chiave, che hai trovato”
“Gaby Pearce”
“Chi?”
“La mia nemesi in seconda elementare”
“Uh, il piccolo Stone aveva una cotta!” non so dove cavolo voglia andare a parare, ma pensare a baby Stone mi mette istantaneamente un sorriso sulle labbra.
“No no, non è il caso di bambino che tira le trecce alla bambina perché la ama, la odiavo proprio. E infatti Gaby ha tentato di uccidermi”
“Che?”
“Mi ha letteralmente scaraventato giù dall'altalena durante la ricreazione”
“Ahahah magari era il tipico caso di bambina che prende a calci il bambino perché lo ama”
“Beh, doveva amarmi un sacco visto che mi ha causato un trauma cranico di grado severo e mi sono fatto quasi un mese in ospedale, più due di riabilitazione”
“COSA?”
“Già. Quando mia madre mi ha raggiunto al Virginia Mason era sconvolta, mi ha visto sveglio e mi ha abbracciato. Io l'ho guardata e l'ho chiamata pane. E' svenuta”
“Pane?”
“Non so se questa cosa abbia un nome, la botta aveva danneggiato la parte del cervello che si occupa del linguaggio. Capivo tutto e riuscivo a parlare, ma le cose che dicevo non avevano senso. Non mi ricordavo come si chiamavano le cose oppure me lo ricordavo e pensavo una parola, ma me ne usciva un'altra”
“Pane”
“Esatto. Due mesi di logopedista per tornare come prima. Anzi meglio. E meno male perché ti puoi immaginare uno come me privato dell'uso della parola”
“Posso immaginare, come toglierti l'aria che respiri praticamente”
“Eheh appunto. Comunque va beh, è stata una roba non grave e transitoria, non ho avuto nessuna conseguenza”
“Questo lo dici tu” scherzo per allentare la tensione e sono contenta di trovare il mio stesso ghigno riflesso sul viso di Stone.
“Ehi, non si scherza su queste cose!” mi spintona per scherzo per poi catturarmi di nuovo e tirarmi più vicino a sé sulla panchina.
“Chi lo dice? Ti ricordo che mi manca un piede, praticamente ho un free pass per qualsiasi cattiveria”
“Ah è così?”
“Già, e visto che anche tu hai una piccola storia triste del passato, hai il permesso di prendermi per il culo e prendere la cosa con leggerezza. E' questa la chiave, giusto?”
“Oh mio dio, no! Sei totalmente fuori strada, nemmeno io sono così cinico, vergognati!” Stone mi spinge via di nuovo, ma io mi sento disorientata davvero.
“E allora qual è il senso?”
“Il senso è che so cosa vuol dire ripartire da zero, Gracie. Non voglio tirarmela, ma credo che poche persone capiscano cosa significhi dover attraversare il processo di imparare di nuovo a fare cose basilari. Camminare e muoverti nel tuo caso, parlare nel mio. Perché io ero più piccolo di te e molte cose me le sono scordate, ma la fatica e la frustrazione no, quelle me le ricordo bene. In pochi sanno cosa significa spingere te stesso fuori dalla comfort zone per raggiungere degli obiettivi. Lo sai che avevo appena iniziato a suonare la chitarra? Ho dovuto ricominciare da capo anche lì, perché a quanto pare la parte sinistra del mio cervello andava da una parte e la destra dall'altra e ho imparato a mie spese che questo non è un bene quando devi suonare un cazzo di strumento”
“Mi sembra che tu abbia recuperato alla grande” gli prendo le mani con cui stava accennando una sorta di air guitar e gli accarezzo le dita lunghe e affusolate.
“Sì, ma mi sono dovuto fare il culo, sicuramente non quanto te, ma non è stato facile. Anzi no, cazzata, lo è stato in fondo, è stato facile, ma solo perché io ho deciso che doveva esserlo, ho deciso che potevo fare qualsiasi cosa e che ce l'avrei fatta. Bastava capire quando potevo spingere e quando invece dovevo abbassare l'asticella di un paio di misure, e io l'ho capito, l'ho imparato. E con questo non voglio giustificare il mio essere un perfezionista del cazzo maniaco del controllo. Però, tant'è” Stone intreccia le dita con le mie e allarga le braccia, come per dire eccomi, sono così, è questo quello che ti offro. E io non chiedevo di meglio.
“Io non sono una perfetta perfezionista però”
“E vai bene così. Io non pretendo di sapere e capire tutto di te, anche perché sei completamente pazza, ma capisco lo schema di pensiero che sta dietro a questa cosa, a questa parte di te. Posso capire quando spingerti e quando abbassare l'asticella, e tu puoi fare lo stesso con me. Capisco cosa vuol dire seguire il proprio istinto anche quando gli altri ti dicono di fare il contrario, magari anche per il tuo bene. E penso che anche tu possa capirlo, anzi, ne sono sicuro. E per me è una cosa importantissima. Perché nessuno nella mia vita è mai stato capace di distinguere tra quando sono testardo per il gusto di esserlo o di dimostrare che ho ragione e quando invece spingo su me stesso per raggiungere un obiettivo vero”
“Tra testardaggine e determinazione”
“Già. Vedi che tu mi capisci? Da quando ho ripreso in mano la chitarra da bambino non ho mai più smesso. Mai. Non ho smesso quando si sono sciolti i Green River. Non ho smesso quando Andy è morto. Non ho smesso quando mio padre mi consigliava di tornare al college. Ed ora è il mio mestiere e lo sarà per sempre. E non c'entra il successo, Mark Arm può dire quel cazzo che vuole, a me interessa farlo perché fra tutte le cose che so fare, e ti dirò, non sono certo poche, è quella che mi riesce meglio”
“Mmm presunzione, ne abbiamo?” gli riesce tutto bene, specialmente con me.
“Io la chiamo consapevolezza”
“Sei consapevole che dopo questo discorso non potrò mai lasciarti perché non troverò mai un altro che mi parli in questa maniera?”
“Dici che ho alzato troppo l'asticella?”
“Se l'abbassi ti ammazzo”
“Adesso andiamo, sono in ritardo per il soundcheck e Jeff starà già dando fuori di matto” Stone sorride e si alza in piedi, invitandomi a seguirlo.
“Jeff lo sa? Dico, di questa cosa...”
“Nah, non lo sa nessuno, a parte la mia famiglia. E quella stronza di Gaby Pierce. Sai che non mi ha mai neanche chiesto scusa?”
“Io avrei iniziato da lì in poi a chiamarla stronza anziché usare il suo nome, dando la colpa al trauma”
“Sei... un genio del male, cazzo. Perché questa cosa non è venuta in mente a me? E soprattutto, dove diavolo eri nel 1974 se non nella mia vita?” Stone si ferma a un passo dall'auto, si gira e mi abbraccia stretto.
“Kenosha, Wisconsin”
“Oh. Cavolo questo sì che cambia tutto. Ehm... non so se posso stare con una del Wisconsin, non ti offendere, ma non credo di farcela” mi lascia andare di colpo e si affretta a salire in macchina.
“Scusa se non ti ho confessato prima questo segreto, ero preoccupata di come l'avresti presa” salgo anch'io e non posso fare a meno di seguirlo anche in quest'ultima cazzata, come sempre.
“E facevi bene a preoccuparti. Però se vuoi possiamo rimanere amici”
“Metti in moto, Stone” seguirlo, ma senza perdere l'orientamento.
“Possiamo andare a caccia di tassi insieme qualche volta, se ti va”
“Ti amo” seguirlo ovunque.
“Anche se non so distinguere un tasso da un procione?”
“Te lo insegno io”
“In questo caso, ti amo anch'io”
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Quando sento Angie al telefono nel primo pomeriggio riesco a convincerla a venire all'Ok Hotel con me e i ragazzi già dal soundcheck, ma non riesco a convincerla a dirmi il suo cazzo di nome.
“Ok deve essere per forza Windqualcosa perché sei Angelina W. Pacifico, quindi inizia per doppia vù” le dico non appena esce dal portone del suo palazzo.
“Ciao anche a te, Eddie”
“Windflower? O Windchill?” le chiedo mimando un brivido di freddo, neanche tanto per finta, vista l'aria frizzante del tardo pomeriggio, per poi avvicinarmi e baciarla.
“Acqua e acqua” risponde dopo aver alzato gli occhi al cielo. La bacio di nuovo e lei si guarda attorno in maniera un po' subdola per non farsi notare da me. Illusa. Non lo sai che noto tutto?
“Sono nel furgone che ci aspettano. E poi è venerdì, no?” le sorrido e la bacio di nuovo e stavolta mi sembra un po' meno tesa.
“Già, hai ragione” risponde con un sorriso dei suoi e mi accarezza una guancia, prima di baciarmi ancora a sua volta.
“Windstorm?” le chiedo, lanciando poi un'occhiata al cielo per cercare di prevedere come girerà il tempo.
“No. E adesso taci perché se gli altri vengono a sapere anche questa sei morto.” mi raddrizza il collo della giacca e mi prende per mano “Da che parte?”
“Laggiù, dopo il bowling, all'angolo... Windsurf”
“Ahahah figurati!” scuote la testa e attraversa la strada con me tenendo lo sguardo fisso sul furgone e, anche se non dice nulla e cerca di dissimulare, lo so che nella sua mente sta facendo un veloce calcolo di angolazione e prospettiva per capire se da lì possono averci visti che ci baciavamo. Tra parentesi io l'ho già fatto mentre arrivavo ed è sicuro come l'oro che ci hanno visti.
“Va beh, però dopo me lo dici, ok?”
“Sì. Se te lo meriti”
Quando arriviamo davanti al van, Mike e Jeff, seduti davanti, sono rivolti entrambi verso Dave, seduto nel mezzo, apparentemente molto concentrati in una conversazione. Tanto concentrati da non cagarci di striscio. Sicuramente stanno parlando di noi e non si sono accorti che siamo proprio qui. Chissà che faccia faranno appena aprirò lo sportello e-
“Dai, Lynch è un genio” ehm, no, mi sa che parlano di altro.
“Lynch è un genio, ma ci sta prendendo tutti per il culo secondo me, ora è palese” Mike ribatte all'affermazione di Jeff scuotendo la testa.
“A me è sembrata una scena perfettamente in linea con lo show. Quell'uomo è in contatto diretto con un altro mondo, la sua arte è piena di momenti della serie che-cazzo-ho-appena-visto” Dave cerca di mediare, ma i risultati sono scarsi a quanto pare.
“Un pomello? Un cazzo di pomello??” McCready sbotta facendo sobbalzare sia me che Angie, che cerchiamo l'uno lo sguardo dell'altra nello stesso istante, lei divertita e io perplesso.
“Ahahah mi piace perché fra tutte le cose nonsense come il gigante, la signora ceppo, i gufi, l'uomo nel sacco, l'uomo con un braccio solo...  a te fa incazzare il pomello!” Jeff sghignazza aggiustandosi il cappello sulla testa.
“Di che cazzo state parlando?” mi decido a intervenire nella questione e a comunicare la nostra presenza ai ragazzi, che non ci hanno ancora cagati.
“Della morte di Josie, nell'ultimo episodio” Angie risponde al posto dei miei compari, che si voltano appena a guardarci.
“Quando arriva Cooper, sembrava dormisse” il batterista inizia a spiegare.
“Invece aveva appena ammazzato uno” aggiunge Jeff.
“Che però non muore subito subito, eh, fa due passi giù dal letto prima” Mike ironizza cercando il mio appoggio, mentre gli altri due continuano ad aggiungere dettagli alla trama a turno.
“E confessa di averne ammazzati altri”
“Poi sembra si stia per sparare”
“Ma non lo fa”
“Però sembra”
“Però sviene”
“Ricade sul letto ed è morta”
“Poi lei e lo sceriffo scompaiono, un riflettore da chissà dove illumina l'agente Cooper e lì inizia il che-cazzo-sto-guardando”
“Bob ciccia fuori da sotto il letto e fa tutti i suoi versi alla Bob”
“E sembra molto soddisfatto di se stesso per l'interpretazione, devo dire”
“Ma scompare subito anche lui e chi spunta?”
“Il nano del cazzo” Mike irrompe nel serratissimo botta e risposta.
“E cosa fa? Quello che gli riesce meglio”
“Balla a caso sul letto”
“Fa il suo balletto del cazzo” è ancora 'Cready a manifestare la sua poca ammirazione nei confronti del personaggio.
“Poi scompare”
“E ricompaiono Josie e lo sceriffo”
“E lo spirito di Josie viene misteriosamente teletrasportato nel pomello di un cassetto del comodino” e non può che essere sempre Mike a ritirare fuori il pomello incriminato.
“E lei cerca di venire fuori da quel minchia di pomello, ma non ci riesce e il pomello prende la forma della sua faccia” stavolta è Angie ad aggiungere ulteriori dettagli.
“E io dico che è successo? Chi è stato? L'ha fatto Bob? L'ha fatto il nano? Insomma che-cazzo-ho-appena-visto??” Mike pone le sue domande a tutti noi singolarmente, che non sappiamo rispondergli.
“E non avremo mai delle risposte” appunto, Jeff.
“Ed è quello il bello! Voglio dire, se cominciano anche a darci delle risposte non ha più senso guardarlo. Già l'aver svelato in anticipo chi fosse l'assassino di Laura è stata una grandissima stronzata secondo me” commenta la mia ragazza mentre fa per aprire il portellone di dietro e io la aiuto.
“Effettivamente è diventato un po' moscio da allora” Krusen ammette mentre Jeff mette in moto e Mike da man forte a Angie nella sua critica.
“Secondo me Lynch non voleva dirlo fino alla fine, ma l'emittente l'avrà obbligato. E adesso ci sta perculando tutti per vendicarsi”
“Col pomello?” intervengo io, che mi sento un po' tagliato fuori dalla conversazione, e così facendo suscitando un'altra mini-reazione isterica nel chitarrista.
“Quel pomello del cazzo!!”
“Dai, quale altra serie tv può vantare di aver fatto morire un personaggio trasformandolo in un pomello?” Angie cerca di calmarlo con una pacca sulla spalla, mentre io chiudo il portellone da dentro.
“Già, è la morte definitiva” ammette Jeff cercando di non ridere.
“Potevano anche attaccarci un bel cartello con scritto Fine su quel pomello”
“Ehm si è fatto tardi, direi che è ora di andare” richiamo l'attenzione del gruppo quando vedo che Jeff non ha ancora intenzione di partire. E continua a non farlo, invece si gira e si rivolge direttamente a me.
“Tu che ne pensi, Eddie?”
“Eddie non guarda ancora Twin Peaks, ma non temere, ho registrato tutte le puntate su cassetta, possiamo iniziare a colmare la tua lacuna quando vuoi” Angie mi fa pat-pat su un ginocchio e mi prende per mano e lo fa proprio davanti a Jeff, a cui il gesto non passa certo inosservato. Lo vedo chiaramente abbassare lo sguardo sulle nostre mani unite, anche se per un nano-secondo, prima di sorridere e voltarsi di nuovo in avanti.
“Comunque la mia preferita è la signora ceppo, lei è ancora un mistero” continua Angie mentre finalmente ci muoviamo. Il segreto che dobbiamo svelare oggi, invece, credo non sia altrettanto misterioso in fondo.
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lozriftsintime · 11 months
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Alias(es): Dove
Nickname(s): Chosen Hero, Sleepyhead, Bird Brain, Chosen
Birthday: (I am currently working on a calendar system for this AU, so this will come later.)
Age When Introduced: 20
Pronouns: He/him
Height: 5'3
Source/Game(s): Skyward Sword
Sexuality: Polyamorous and Bisexual
Favorite Color(s): Dove loves the color Gold. The color of Sun’s hair, the golden harp, Sun’s powers, and the Triforce. It tends to make him feel calm and safe to see it.
Disliked Color(s): Dove isn’t fond of the color black. Especially shiny black. It reminds him of Ghirahim and Demise way too much.
Skills: Dove is one of the best sword users in the chain, fast and accurate. He doesn't hit hard, but he hits exactly where he means to. He's also really good at using his whip both in and out of combat.
For more mundane skills, Dove is a really good woodworker. He always carries around his whittling knife and uses it to make small figures or little, useful items.
Outfit/Design Notes: The base of Dove's outfit is his knight's uniform. With it, he has the sailcloth tucked into a belt made to look a lot like his Zelda's. Similarly, he wraps two strands of his hair in front of his face to match how Zelda does hers. They are a comforting and reassuring thing to see when they swing into view. He also wears his water dragon scale at the base of his throat.
He does have scars from his fight with Demise, the most prominent being lightning scars branching down his left hand to his shoulder and chest, but they are hidden by his clothes.
Dove, much like all Skyloftians, has a larger build. This helps them handle the cold that comes from living in high altitudes. Outside of that, his eye color, hair color, skin tone, and facial structure are based on the Andean people. A group of people who live in high altitudes here on Earth.
Other: It has been about a year since Dove defeated Demise and since then he, Zelda, and Groose have been heading the project to get the surface set up for settlement.
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staychicstayema · 4 years
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Tu me parlave d'ammore e io sott'uocchie ridev E un altra coppia finiva la gara del rock Io te vasav sultanto pecchè me piaceva Eri n'ammore 'e passaggio sultanto pè mme Facciamo coppia insieme se vuoi ballare un pò E la serata finiva nel parco dei sogni Dove i ragazzi l'amore lo fanno per gioco Il tuo rossetto, il tuo corpo, il tuo modo d'amare M'hanno imparato a capì cà d'ammore si more Ci siamo salutati Per non vederci più! Rit.: e mò ti voglio bene, stupida avventura E io ci sò carut comm'a nu creature E te pigliat' a capa E te pigliat' o core E comm'a na mariola te pigliat' a mme Mo nun sò padrone cchiù! A vita mia a cumanni tu Nanana... e se ne va n'atu ammore cà nun mi da niente E mi ritrovo nel buio a parlare con me Ma si trasut' int' o… #ninodangelo • • #stupidaavventura #tempibelli #music #enjoy #likesforlike #liketime #memories #naples #lifestyle #lifestyleblogger #fashionstyle #fashionblogger #loveislove 🥰❤️ (presso Naples, Italy) https://www.instagram.com/p/CAapJWmof2F/?igshid=1p1bvs2s2lcn2
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sl-0-wb-ur-n · 5 years
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Delusioni
Ah queste delusioni
Che ti vengono date soprattutto dai coglioni
Dei falsoni
Che per essere felici devono romperti i Maroni.
Ehy, ehy, ehy la morta si risveglia
Da uno stato totale di dormiveglia
Dove il sogno era incerto
Ed il mondo che mi circonda non dava spavento
Quello che chiedo è di essere un po' diversa
Ma finisco per essere sempre più cessa
E la moda qua mi complessa
Ma a seguirla io mi sentirei solo una fessa
Voi invece altri che leonesse
Della merda non sareste manco le contesse.
Rit
Violenza fisica o mentale
Non hanno effetto su di me che ho un disturbo comportamentale
Gli altri il sole lo vedono tramontare
Io no perché il buio non mi vuole abbandonare
Ho 15 anni ma ne dimostro cinquantadue
Peso più di un bue
Poiché la mia anima leggera non è
Poiché l'innocenza non c'è
Ed il catrame del mio peccato
È un peso che mi ha stufato.
Rit
Morte
Ormai questo è il mio unico pensiero forte
L'unico che non molla la corda
E per quanto nella mia testa urla diventerò sorda
Chiamami depressa,
chiamami mal messa,
dammi della schifosa
Ma almeno non sono una cazzo di vanitosa.
Rit
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les-k-mioneurs · 6 years
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23/08
Cette nuit, on installe la moustiquaire. On a bien dormis... Enfin, pas Seb. Lui il a cherché des remorques toute la nuit...
Ce matin, on passe à autre chose, on continue le voyage...
L’endroit est beau, mais pas tant que ça... la chaleur est tout-de-suite écrasante. Il y a des milliers de mouches, et quelques guêpes. Le sol est désagréable à marcher. L’espace du camion où je m’habille a rétrécit pendant la nuit, ben oui si j’te l’dit ! ILS sont tous lents, mous, ça m’énerve. Et ces mouches, bordel. Je tape des pieds comme un cheval, ça fait rire Seb, moi pas du tout. Mais alors pas du tout. Bon ok, c’est clair je suis de mauvaise humeur. En même temps, je peux, j’ai été exemplaire depuis le début du voyage ! Et puis merde, bougez-vous aussi quoi ! Bon, on démarre. Je peux pas dire que la plaine qu’on traverse est dégueulasse (clin d’œil) mais comme je suis de mauvais poil je le dit... et puis soyons honnête, le camion je l’aime d’amour, mais franchement à rouler sous une chaleur pareille c’est un calvaire !
Pause sur un parking, à l’arrière du camion, je fais vite une salade quand-même. Chacun de la famille se prend la mama sur la tête. Les éclairs sont distribués équitablement. Ils acceptent, laissent couler... Ils savent bien tous comment ça marche... je n’entame même pas un peu leur bonne humeur. La madre grida ma la famiglia è felice...
Puis, on prend les maillots, direction le lac de Garde. Bon, c’est beau parce qu’un lac c’est toujours beau, mais en fait c’est moche. Il y a des bateaux, des pédalos, des jeunes heureux, des beaux, des gros, des moches, des petits chiens chéris-chéris, des canards, des algues, de l’eau qui pue, de l’eau. De l’eau, même qui pue, c’est bon. Toinette et Marguerite nagent un peu. Un peu contentes, un peu dégoûtées d’être au milieu des canards. Pierrot sans complexe, nage, plonge du ponton, boit la tasse tant il rit (ben oui les amphibiens c’est pas dégoûté par le caca de canard). Et moi je ris avec lui ... et la douche sur le parking (on récure sec hein) finit de me mettre de bonne humeur... Fallait nager et se laver... ouf, c’est reparti pour un tour !
La suite de la route est très très belle. On est à nouveau au pieds des montagnes. Montagnes qui donnent leurs roches aux hommes. Des carrières, des usines, des tailleurs de pierres partout. Dans le bas l’énorme fleuve couleur poussière de pierre, distribue généreusement son humidité, l’atmosphère et l’odeur sont uniques... on monte, on monte. On respire, c’est magnifique. Les dolomites.
On trouve au sommet un village reculé d’où partent au moins deux chemins qui nous attirent mais les vieux veillent et on s’arrête pour leur demander...
-« buona sera! stiamo cercando un posto tranquillo dove dormire stasera nel nostro camion ... è possibile andare lì ...? »
-« ma no, non lasciarti soli, qui vicino alla fonte, nel centro del villaggio, è meglio per i bambini ... si, si resti qui! »
On a bien essayé de s’éloigner un peu... impossible, là madré nous tenait le bras, elle voulait nous garder près d’elle... encouragée par son mari... nous n’avons pas trop lutté... si beaux...
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sevimsongs · 3 years
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Leonard Cohen  •  Dance Me To The End Of Love
Am     Em Dance me to your beauty with a burning violin Dance me through the panic till I'm gathered safely in Lift me like an olive branch and be my homeward dove B7                                              Em     B7                      E7                  Em               Dance me to the end of love, Dance me to the end of love
Am                                                                  Em Oh, let me see your beauty when the witnesses are gone Let me feel you moving like they do in Babylon Show me slowly what I only know the limits of B7                                              Em     B7                      E7                  Em               Dance me to the end of love Dance me to the end of love
Am Em Dance me to the wedding now, dance me on and on Dance me very tenderly and dance me very long We're both of us beneath our love, we're both of us above B7                                              Em     B7                      E7                  Em               Dance me to the end of love, Dance me to the end of love
Am Em Dance me to the children who are asking to be born Dance me through the curtains that our kisses have outworn Raise a tent of shelter now, though every thread is torn B7                                             E7     Em               Dance me to the end of love
Am Em Dance me to your beauty with a burning violin Dance me through the panic till I'm gathered safely in Touch me with your naked hand or touch me with your glove B7 Em B7 Dance me to the end of love, Dance me to the end of love B7 Em Dance me to the end of love
[Outro] D | Em   x2 Am | Em | B7 | Em Am | Em | B7 | Em (rit.)
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LA FESTA DEI DATTERI A ERFOUD Il dat­te­ro, dif­fu­so fin dall’antichità nel baci­no del medi­ter­ra­neo, è un ali­men­to fon­da­men­ta­le per le popo­la­zio­ni del Nord Afri­ca, Ara­bia e Per­sia. In par­ti­co­la­re, in Maroc­co, que­sto frut­to è pro­ta­go­ni­sta di una gio­io­sa festa, del­la dura­ta di tre gior­ni, che si svol­ge a fine otto­bre nel­la regio­ne di Erfoud. In que­sta loca­li­tà cre­sco­no più di un milio­ne di pal­me da dat­te­ro, di diver­se varie­tà, tut­ti matu­ra­ti al sole cal­do dell’Africa set­ten­trio­na­le. Erfoud è una cit­tà del Maroc­co che dista tre ore da Mar­ra­kech. Fon­da­ta nel 1917 dall’esercito fran­ce­se, si pre­sen­ta al visi­ta­to­re con lun­ghi via­li bor­da­ti da tame­ri­ci e da case color ocra. Apprezzatissimo anche perche molto vicino alle dune di erg chabby . Dopo la rac­col­ta di fine esta­te, per le stra­de del­la cit­tà si dif­fon­do­no colo­ri e pro­fu­mi ine­brian­ti accom­pa­gna­te da dan­ze tipi­che che crea­no il cli­ma adat­to per l’imminente festa. Le tri­bù si riu­ni­sco­no intor­no alle tipi­che ten­de ber­be­re, illu­mi­na­te dal­la luce cal­da del sole maroc­chi­no. Si bal­la e si dan­za al rit­mo di musi­che tra­di­zio­na­li, sor­seg­gian­do te alla men­ta e par­lan­do del­la recen­te rac­col­ta. Un altra caratteristica di Efroud sononi fossili Durante il Devoniano, era Paleozoica circa 380 milioni di anni fa, la regione di erfoud era un piano di un grande oceano preistorico. Quindi il sud-est del Sahara marocchino ora è una ricca fonte di una molto vecchia e vari fossili. «Con i migliori ricercatori a tenere traccia》. Ricerche paleontologiche dimostrano che la regione di erfoud era un fondale dove vivevano vari tipi di animali marini. La loro traccia è ben conservata e fossilizzata nelle molte miniere e Cave, dove i fossili sono incorporati in enormi rocce e marmi pregiati Gli abitanti della citta lavorano il marmo spesso incastonato di fossili per produrre Tavoli, fontane, piatti, vasellame, piani di appoggio e  lavabo… fiorente è anche il commercio di tutti i tipi di fossili: ammonite trilobiti, orthoceras e crinoïde. https://www.instagram.com/p/COkVHYpHDvs/?igshid=1qrnp4hholxhk
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