Tumgik
#problemi del terzo mondo veramente
buscandoelparaiso · 1 year
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voi mi dovete dare del gossip e dirmi cos’e successo a fedez dopo sabato e perche’ non ha postato nemmeno una foto con la ferry e perche’ ha messo quelle ig story e quel post con tutti tranne che con lei e perche lei era solo con le sorelle e con i bambini dopo la finale e tornata a casa, e perche---
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crazy-so-na-sega · 1 year
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Effetto placebo
FARMACISTA: Buongiorno. In che cosa posso servirla?
LUI: Vorrei una confezione di placebo.
FARMACISTA: Prego?
LUI: Placebo, placebo. Quelle pilloline di amido che sembrano medicine ma che non contengono principi attivi. Però funzionano ugualmente. Producono miglioramenti comunque perché creano l'effetto placebo.
FARMACISTA: Si, certo, lo so anch'io che cos'è un placebo...Senta, le dispiacerebbe attendere un momento?
LUI: Faccia pure, ma ho una certa fretta. Ho un gran mal di testa e vorrei proprio prendere un paio di quelle pilloline. Tanto, male non possono fare, vero?
FARMACISTA: No, no...[Si ritira nel retrobottega, conferisce con la principale] Senta dottoressa, c'è di là un altro di quelli che vogliono il placebo.
DOTTORESSA: Ancora? Ma è il terzo oggi.
FARMACISTA: Credo che siano i primi di una lunga serie. Mi pare di capire che abbiano letto in molti la notizia della sperimentazione che mostra perché il placebo fa veramente migliorare il paziente, pur non contenendo alcun principio attivo.
DOTTORESSA: Ah, si, la sperimentazione. Me ne hanno parlato. Basta pensare di essere sul punto di provare sollievo perché il cervello liberi oppiacei naturali con un effetto analgesico. Anticipare mentalmente la cura è già curarsi. Che c'è di male? Non potremmo semplicemente dare un po' di placebo ai clienti che ce lo chiedono?
FARMACISTA: Mi scusi, ma non è così semplice. Possiamo dare loro dei placebo, ma non possiamo dire loro che si tratta di un placebo.
DOTTORESSA: [Ascolta distrattamente, sta firmando delle carte] Che differenza può fare?
FARMACISTA: Fa tutta la differenza del mondo. L'effetto placebo si verifica soltanto se uno pensa veramente di curarsi. Ovvero, solo se pensa che quello che sta trangugiando non è un placebo. Se uno sa di prendere un placebo allora non anticipa più il risultato della cura, quindi addio effetto.
DOTTORESSA: Ha ragione. L'effetto placebo è l'effetto di una bugia. Non sapere, o avere un'informazione falsa, a volte può fare bene.
FARMACISTA: Però questo genera un conflitto morale per la nostra professione, non crede? Se somministriamo un placebo "correttamente" (ovvero senza dirlo al paziente) ci troviamo a violare un principio deontologico fondamentale, quello della corretta informazione al paziente.
DOTTORESSA: Insomma, come ne usciamo?
FARMACISTA: Ho dimenticato il mio cliente! [Rientra in negozio] Mi scusi, l'ho fatta aspettare.
LUI: Guardi che ho sentito tutto.
FARMACISTA: [Imbarazzato] Ma allora...
LUI: Allora buonanotte al placebo.
FARMACISTA: Mi dispiace. [Ci ripensa] Però, mi scusi, lei è entrato qui sapendo che avrebbe chiesto un placebo, no?
LUI: Certo. Ero convinto che mi avrebbe fatto bene, anche se non avevo la più pallida idea di come funzionasse. Adesso che ho capito come stanno le cose temo che i placebo non avranno più alcun effetto su di me. MI dia la solita confezione di analgesico e non se ne parli più.
FARMACISTA: Un momento, avrei una proposta da farle. Forse è una soluzione che va bene tanto a lei, che ha il mal di testa e non vuole prendere troppe medicine, quanto a me, che ho problemi etici e non voglio raccontare bugie.
LUI: Mi dica.
FARMACISTA: Ecco qua. Io le do la possibilità di estrarre a sorte tra queste tre confezioni di medicinali dicendole che una contiene dei placebo e le altre due contengono un potente analgesico. In realtà nella mia terna ho messo due placebo e una medicina vera e propria. In questo modo le sto mentendo, ma solo in parte: molto meno di quanto le mentirei se dicessi di non somministrarle alcun placebo (due terzi di verità, insomma). Al tempo stesso, così facendo resta garantita una buona dose dell'effetto placebo, dato che lei non ha modo di distinguere i medicinali. Le garantisco due terzi di effetto placebo, per così dire, contro un terzo corrispondente alla probabilità di prendere una medicina vera e propria. Che ne dice?
LUI: Mi faccia riflettere. Questo significa che se continuiamo ad usare questo sistema un po' di volte, alla fine io prendo veramente un analgesico solo una volta su tre. Mi sembra una buona idea.
FARMACISTA: Ottimo. Allora, quale confezione vuole?
LUI: [Esitando] Un momento. Lei mi ha detto che mi sta mentendo. Me lo ha detto chiaramente, specificando addirittura in che misura mi sta mentendo. Quindi io non le posso credere. Quindi adesso io il placebo me lo aspetto due volte su tre, e non una su tre come lei mi ha detto. Ma se le cose stanno così, allora siamo daccapo: su di me il placebo può solo avere metà dell'effetto sperato...
FARMACISTA: Ha ragione. Temo che la mia proposta sia inutile. Purtroppo non posso fare di meglio: non vedo come potrei somministrarle i placebo in modo eticamente corretto e al tempo stesso efficace.
LUI: Temo anch'io. Forse avrebbe dovuto mentirmi e basta. Tuttavia la ringrazio per l'onestà e per le informazioni: se non altro adesso ho le idee più chiare. E se ci penso bene mi è passato anche il mal di testa.
-Roberto Casati-Achille C.Varzi "Semplicità insormontabili"
[racconto semiserio ispirato a una metafora di Graham Priest]
#e
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non so di preciso perché io abbia deciso di creare l’ennesimo blog su tumblr. so solo che l’idea che ha avuto il mio migliore amico tre/quattro anni fa di scriverci su e buttare qualche pensiero, senza la pretesa che venisse letto dal mondo intero e con la illusa consapevolezza che questi pensieri non sarebbero rimasti a prendere polvere nelle note del telefono, mi sembrava un’idea intelligente.
quale miglior modo per celebrare gli ultimi giorni del 2023 se non parlando del mio pessimo rapporto con il mio corpo? con la mia faccia e con la mia presenza nel mondo?
ho cominciato ad avere la consapevolezza di soffrire di disturbi alimentari dal terzo superiore. otto anni.
sono otto anni che vado avanti tra periodi di quiete e periodi di profondo sconforto, dondolandomi su questa altalena che non riesce mai a rallentare, frenare e permettermi di scendere per proseguire la mia vita.
una cosa di cui però sono grata è che, perlomeno, questi otto anni non sono stati statici.
sono cambiata, ho maturato nuove prospettive, nuove consapevolezze e se prima, al liceo, affrontavo il mio malessere sotto le coperte, al buio nella mia stanza, impotente e senza alcun tipo di visione della realtà che mi circondava, adesso, a bari, in università e circondata da teste differenti da quelle passate, ho potuto ritrovarmi, scoprirmi, apprezzarmi un po’ di più e forse ho potuto vivere dei momenti in cui sembrava che finalmente avessi smesso di dondolarmi nell’ignoto e tra le voci intrusive del mio animo.
credo di aver vissuto infiniti episodi depressivi al liceo, ma non avendo mai avuto una diagnosi, non essendo mai andata da uno psicologo o psicoterapeuta, non voglio azzardare conclusioni che non mi competono.
so solo di essere stata molto male.
ritrovando vecchie note nel telefono mi sono resa conto che solo tre anni fa parlavo a me stessa in termini veramente cattivi; non mi degnavo neppure di una piccola parola di incoraggiamento.
è molto triste oggi rileggere quelle cose, ma questa tristezza è la prova che sono migliorata, che sono cresciuta.
nonostante ciò, talvolta ci ricasco.
talvolta mi metto a pensare a quanto le persone che amo siano state circondate da ragazze infinitamente più belle di me, più magre di me, più brave di me a truccarsi, a vestirsi, ad esprimere la loro personalità, a non vergognarsi, ad ascoltare musica, a parlare di argomenti seri e stupidaggini allo stesso tempo, ad affrontare i problemi, a rapportarsi nei contesti sociali.
ciò mi porta a chiedermi: “ma davvero io vado bene così? non sto facendo abbastanza. non sono abbastanza. chi amo può avere di meglio e la prova sta nel fatto che al mondo esistono centinaia, migliaia di ragazze esattamente come me, ma migliori”.
questi momenti ancora non so come trattarli.
semplicemente dopo un po’ mi dimentico di pensarci, ma non credo di starli fronteggiando nel modo giusto.
a volte provo a farmi dare rassicurazioni, ma sento che non bastano, perché poi ne voglio sempre di più e non saranno mai abbastanza, perché io in primis non mi sento abbastanza.
fino a quando non sarò in grado di modificare questa percezione di me stessa non potrò cambiare giostra e fino a quando non proverò qualcosa di nuovo, rimarrò ancorata a tutti i metodi compensatori su cui mi sono, per anni, cullata e adagiata, fingendo che buttare fuori tutto (letteralmente) possa non farmi più pensare a niente o che negarmi qualcosa possa funzionare come punizione per non essere quella che non sono.
oggi, però, rispetto a qualche anno fa, riesco a lasciare il cibo dov’è e dove dovrebbe essere una volta inghiottito e, se ho fame, riesco a mangiare ugualmente nonostante il senso di colpa.
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mydenisv · 10 months
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Informazioni facili di benessere, dalla A alla greenMe
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Mi dispiace soffermarmi su questo sito che di norma lo guardo molto volentieri, ma ê già qualche giorno che leggo della ragazza morta , con titoli che fanno intendere  la causa sia l'alimentazione, invece pare che abbia contratto un virus simile al colera, il quale  avrebbe potenzialmente ammazzato chiunque https://www.greenme.it/salute-e-alimentazione/mangiare-sostenibile/erbacce-commestibili-10-erbe-spontanee-da-raccogliere-e-mangiare/ Mi chiedo; perché?  La lobby dell'alimentazione ? Distrazione ? Interessi nascosti? Perché andare ad infangare le azioni di una persona che ci ha creduto ? Qualcuno si è mai permesso di sindacare l'alimentazione del Mahatma Gandhi a base di latte e verdure bollite ? ..... non mi pare .... Credo sia veramente uno scivolone inopportuno per un sito come questo. Non approfondire la questione o perlomeno prendere le distanze, ipotizzo sia duopo. Io non sono un professionista dell'alimentazione, ma è certo che di professionisti con idee totalmente differenti ce ne sono e non pochi. Il sistema non ha obbligato questi professionisti a doversi confrontare prima di far uscire un'informazione. E di idee contrapposte, se tu che leggi ti vuoi divertire a contarle, basta che ti metti a chiedere consulti nella tua città e vedrai che ne trovi... Per non pensare che la popolazione ricca del mondo è piu o meno un terzo della popolazione totale, il resto i due terzi non hanno accesso agli alimenti che hanno i popoli piu ricchi. Per non parlare delle alimentazioni completamente diverse tra popoli e popoli, per esempio gli eschimesi , perlopiù carnivolri che non introducono di certo le verdure e la frutta che tanto sono amate da noi. Eppure non hanno problemi cardiaci o diabete come abbiamo noi , gli espertoni sostengono che si siano adattati geneticamente , a quanto pare senza che nessuno facesse loro notare, nei secoli che erano in disbiosi metaboliche o in diete squilibrate.... Credo che ci sia molta molta confusione sull'alimentazione un po meno sull'alimentazione legata alla performance, non tanta di meno ma sicuramente li ci son stati abbastanza finanziamenti da studiare cosa permettesse all'attleta di migliorare le sue qualità. Quindi credo che un po di silenzio in piu , qualche parola in meno, e molto dispiacere in piu possano essere piu opportuni , in questo momento. Alimentati con il buon senso ed il cibo fresco che puoi produrre , se lo puoi produrre, altrimenti con il miglior cibo che puoi reperire,. Mangia anche un po meno e stai sereno. II Read the full article
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tempi-dispari · 1 year
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Panni Sporchi, 30 candeline e il viaggio continua
Con una carriera ormai trentennale alle spalle, svariati dischi, cambi di formazione e stop obbligati, i Panni Sporchi sono tornati a far parlare di sè. Con un nuovo lavoro (recensione). La loro musica è potente, viscerale, senza compromessi, rigorosamente cantata in italiano. Si possono serenamente porre sul sentieri tracciato da Extrema ed Insidia come ottima realtà metal nostrana. In questa intervista raccontano la loro storia, il loro punto di vista sulla scena contemporanea, come nascono le loro canzoni. Soprattutto, svelano come hanno fatto a ‘resistere’ per 30 anni. Tutta da leggere!
Una presentazione per chi non vi conosce
Ciao a tutti, per i tanti che ancora non hanno la più pallida idea di chi siamo, siamo i Panni Sporchi, band proveniente originariamente dalla bassa Modenese. Siamo in giro dall’ormai lontano 1992 e musicalmente cerchiamo di proporre del metallo cantato in italiano, buttandoci dentro qualsiasi influenza ci faccia “bene al cuore”. Siamo in cinque, formazione classica, con Luca Melloni al microfono, Lorenzo Dodi alla batteria, Fausto Dotti alla chitarra solista, Simone Frassinelli al basso e in fine il vostro interlocutore di oggi Emiliano Gozzi alla chitarra ritmica e cori.
Una lunga carriera, la vostra, fatta di cambi di line up e fermo forzato. Quale lezione avete imparato in tutti questi anni?
Bhè, sinceramente nel nostro caso i cambi di line up sono quasi sempre stati dovuti non a litigi o incomprensioni ma a vere e proprie scelte di vita obbligate. Tant’è vero che con gli ex membri della band siamo rimasti tutt’ora amicissimi. Se c’è la possibilità non perdiamo l’occasione per farli risalire sul palco con noi a fare casino. Inoltre uno dei fondatori storici, Eddy Cavazza , è ormai da anni diventato il nostro produttore di fiducia. Quindi credo che la lezione più importante che abbiamo appreso è che anche nelle avversità, se credi veramente in qualcosa, difficilmente lo si abbandona a cuor leggero. E certi legami non muoiono mai veramente. Diciamo che dopo 30 anni il “mondo dei Panni Sporchi” è ancora un mondo in cui ci piace vivere!!
La scena da quando avete iniziato è cambiata. In che modo dal vostro punto di vista?
…ma se devo essere sincero, a parte l’inevitabile progresso tecnologico con tutti i benefici e i problemi che si è portato dietro, andando al nocciolo della questione la scena Italiana è rimasta essenzialmente la stessa. Ci sono band che fanno cose bellissime e altre meno. Noi stessi abbiamo avuto l’opportunità di suonare con tantissimi ottimi gruppi ma in Italia però, purtroppo, tranne pochissime ottime realtà, non siamo attrezzati come all’estero e nessuno investe seriamente nella musica, lo stato in primis. Insomma, c’è da continuare a lottare per continuare a coltivare il sogno….
Nel vostro ultimo Santo niente, sono riscontrabili diverse influenze. In particolar modo di band contemporanee. Secondo voi ci sono gruppi validi da seguire oggi?
Certamente! Anche se le nostre radici affondano profondamente soprattutto negl’anni ’90, all’interno dei Panni ogni membro ascolta anche cose davvero diametralmente opposte rispetto agl’altri. Il bello e la sfida è proprio quella di riuscire a miscelare e rendere personale ogni influenza che ci ha segnato e che mettiamo all’interno della nostra musica. Poi, secondo me, ogni ascolto è soggettivo. Ma ti posso assicurare che è capitato più di una volta che ci affibbiassero influenze di band che all’interno del gruppo nessuno aveva o ha mai ascoltato in vita sua neanche per sbaglio. Questa cosa io la trovo ogni volta davvero divertentissima!
Una band underground che consigliereste?
….mmmm….anche se ormai sono già arrivati al terzo album direi OneLegMan. Ma ce n’è sono veramente tantissime altre che meriterebbero di ricevere maggiori attenzioni!
Come nascono i vostri brani?
Ovviamente nell’era del digitale la maggior parte delle idee viene registrata per comodità a casa su PC. Poi, una volta scelte quelle che secondo noi vale la pena sviluppare, cominciamo a lavorarci su anche insieme al nostro amico/fratello e produttore di fiducia Eddy Cavazza. Una aggiustatina qua e là e le jeux sont fait! Si inizia il viaggio!
Se doveste iniziare oggi a suonare, fareste lo stesso genere?
Ah! Bella domanda! Sinceramente non lo so! Nell’arco degli anni i Panni Sporchi hanno sempre variato molto il loro sound. Infatti non abbiamo un album che suoni come il precedente e non so se partendo da zero nel 2023 suoneremmo le stesse identiche cose. Di sicuro faremmo musica con l’intenzione di dare il meglio di noi stessi, soprattutto in sede live.
Cosa vi ha stupito ascoltando il master del vostro ultimo disco?
Anche se può suonare presuntuoso ti dirò che non ci siamo per niente stupiti! Lavorando ormai da anni con Eddy Cavazza, nostro produttore di fiducia, eravamo già certi che sarebbe uscito un’ottimo lavoro. Ma anche lui, come il buon vino, col passare del tempo migliora e infatti questo disco suona ancora una volta davvero dannatamente fresco e potente. A livello di sound e di arrangiamenti non ha davvero niente da invidiare a nessun’altra band. Ma la cosa più importante, secondo me, è che la produzione è completamente al servizio delle canzoni, ne esalta le qualità e i pregi. Ne siamo veramente orgogliosi.
Nella nostra recensione abbiamo citato Extrema e Insidia come vostri padri putativi. Vi ci ritrovate?
Essere accostati a due dei più grandi nomi della scena italiana naturalmente ci rende orgogliosissimi! Io personalmente ho perso il conto di quante volte ho visto live gli Extrema! Se stilisticamente parlando forse non siamo proprio vicinissimi comunque sono band a cui sicuramente ispirarsi!!!!
Secondo voi cosa manca alle band e agli artisti attuali?
Oddio, questo è un argomento su cui potremmo discutere per ore senza trovare un vero e proprio “colpevole”. L’equazione che porta al successo a volte è talmente incomprensibile che non riesci davvero a capire perché, ad esempio, a volte gruppi veramente “fotonici” non riescano mai ad arrivare alla visibilità che meriterebbero e altri gruppi obiettivamente inutili siano sempre sulla bocca di tutti! Di sicuro l’Italia è un paese difficilissimo da conquistare e in cui vivere di musica…..a meno che la band non abbia una bassista che suona sempre con fuori le tette e mezza nuda!!! (ah ah ah ah ah ah ah ah)
Il rock, il metal, è tornato nel sottobosco degli ascolti. Un bene o un male?
Sicuramente un bene! L’Italia, a parte pochissime realtà, è sempre stata, culturalmente parlando, carente di una vera e propria anima rock, relegando quasi sempre tante ottime realtà musicali nel mondo dell’underground. Quindi ben venga una nuova primavera alternativa che dia nuova linfa a un paese in perenne stato di siccità!!!
Un momento particolarmente divertente dei vostri live che ricordate?
Ovviamente in trent’anni di live ce ne sono capitate di ogni. Dal batterista che cade dal palco a spalle indietro modello tuffo da sub mentre suonavamo, al bidello in pensione, ubriaco marcio, che impossessatosi di un microfono comincia un sermone di dieci minuti in un dialetto del sud incomprensibile. Fino alle tre amanti di un membro della band tutte e tre insieme nello stesso locale la stessa sera (potete immaginare la situazione)…insomma avremmo davvero tanti aneddoti da poter raccontare, ma alla fine la cosa importante è che tutt’ora in sede live ci divertiamo come matti!
La parte più difficile della composizione del disco?
Credo sia riuscire a comporre “canzoni” nel vero senso del termine e non solamente un’insieme di riff, strofe e assoli slegati fra loro. Tutto deve essere ben amalgamato, potenza, melodia, tecnica e testi! Speriamo di essere riusciti nel nostro intento!
Perché il cantato in italiano?
In principio i Panni Sporchi nascono come gruppo rock/metal demenziale con gli immensi SKIANTOS come gruppo di riferimento e ispirazione. Quindi, per noi, all’epoca il cantato in italiano era naturalmente la scelta più ovvia. Una scelta che però ci rese sicuramente più particolari rispetto alla maggior parte delle altre metal band underground della nostra zona. In qualche modo fu anche una scelta vincente, riuscendo a farci racimolare un discreto seguito e allo stesso tempo rendendo più diretta la comprensione del nostro mondo o di quello che volevamo (e vogliamo tutt’ora) raccontare.
Ieri l’idea, oggi il disco, e domani…
Si spera tante occasioni per poterlo suonare dal vivo e farlo conoscere a più gente possibile, che poi è la cosa che ci piace e interessa di più!!!!
Una domanda che non vi hanno mai posto ma vi piacerebbe vi fosse rivolta in un intervista
mmmmm….vediamo, domanda: peggior situazione al mondo? Risposta: dover sopportare gli idioti! Soprattutto quelli che hanno potere su di noi o usano la paura per poterci controllare!
Se foste voi ad intervistare, ipotizzando di avere a disposizione anche una macchina del tempo, chi intervistereste e cosa gli chiedereste?
Bhè, credo che una bevuta e quattro chiacchere con David Bowie la farei volentieri….dovrebbe essere una bella esperienza!!!
Un saluto e una raccomandazione a chi vi legge
Ok, intanto vorrei ringraziare voi di “Tempi Dispari” per lo spazio che ci avete concesso! Invitiamo tutti a dare un ascolto alla nostra musica e a venirci ad ascoltare dal vivo!!! Ma soprattutto se volete i Panni Sporchi nel vostro locale preferito o festival non esitate a contattarci sulle pagine dei nostri beneamati Social!!! Vi vogliamo bene e fate a modo….vostro!!!
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weirdesplinder · 3 years
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I seguiti di Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen
Vi ho proposto poco tempo fa un video ed un post dedicati ai romanzi che diversi scrittori hanno deciso di dedicare al personaggio di Mary Bennet, una delle sorelle di Elizabeth, l’amata protagonista del libro Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen.
Ed oggi finalmente eccomi a voi con il post dedicato invece ai romanzi moderni nati come sequel di Orgoglio e pregiudizio o sue rivisitazioni.
In lista non troverete le riscritture in chiave moderna vi avvverto, quasi si parla di romanzi che vogliono proprio continuare o rivistare la storia originale nella sua epoca originale (e non si parlerà nemmeno di Zombie,per mia scelta, benchè esista un romanzo rivisitazione di Orgoglio e pregiudizio in chiave zombie disponibile pure in italiano).
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- La duologia sequel di Orgoglio e pregiudizio di Linda Berdoll (inedita in italiano) formata dai libri:
1. Mr. Darcy takes a wife
Inedito in italiano
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Trama: Seguito di Orgoglio e pregiudizio, che non si limita a portare avanti la trama di Jane Austen, ma che la arricchisce. Il tenore del libro è verramente molto diverso dallìorginale, questo è un classico polpettone, in cui Darcy diventa eroe che va alla guerra e dove l’eroina Elizabeth viene quasi stuprata, rapita, e ha problemi a concepire la prole. Detto questo, è comunque un libro che vale il suo prezzo, ricco di fatti e avvenimenti che riguardano anche i personaggi secondari, come la sorella di Darcy, il fratello illegittimo, ecc…. Molte pagine che raccontano molte cose. E ogni personaggio è veramente approfondito. Inoltre la scrittrice ha veramente cecato di usare anche un linguaggio adatto all’epoca. Da leggere se amate i libri molto romantici ma con una punta di moralità e molta pietà.
2. Darcy and Elizabeth, nights and days at Pemberely
Inedito in italiano
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Trama: Le avventure di Darcy e Elizabeth continuano, e ora la loro famiglia si è allargata con i loro figli. Ci saranno anche stavolta divese peripezie, misteri, e parenti da affrontare.
- La trilogia di Fitzwilliam Darcy gentiluomo, scritta dall'autrice Pamela Aidan.
Questi libri non sono un seguito ad Orgoglio e pregiudizio, ma una riscrittura dal punto di vista di Darcy della storia raccontata da Jane Austen. Il primo e il terzo libro affrontano dal punto di vista di Darcy fatti già raccontati dalla Austen, mentre il secondo è pura invenzione della Aidan, poichè racconta fatti non raccontati dalla Austen, che danno molto più backgrounda l persoanggio di darcy La trilogia è composta da:
1. Per orgoglio e per amore (An assembly such as this)
Edito da Tea
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Trama:
«È passabile, ma non abbastanza bella per tentare un uomo par mio.» Così prende avvio la storia d’amore senza tempo tra Fitzwilliam Darcy ed Elizabeth Bennet in Orgoglio e pregiudizio, il capolavoro di Jane Austen amato da milioni di lettori, nel quale, tuttavia, così poco si rivela del misterioso e affascinante eroe, Mr. Darcy. Tanto poco che resta aperta la domanda: chi è Fitzwilliam Darcy? Sullo sfondo dell’epoca Regency, perfettamente ricostruita nelle coloratissime atmosfere e nelle ambientazioni storiche e politiche, Pamela Aidan tenta una risposta. Rievocando gli eventi narrati nel capolavoro di Jane Austen, restando fedele agli amatissimi personaggi, dipinge uno straordinario quadro dove racconta il passato e il presente di Mr. Darcy. In Per orgoglio o per amore, il primo episodio della trilogia, assistiamo così all’incontro tra Darcy ed Elizabeth Bennet, nell’Hertfordshire, e scopriamo che sconvolse l’esistenza del freddo e distaccato gentiluomo fin dal primo istante.
2. Tra dovere e desiderio (Duty and desire)
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Trama: Determinato a dimenticare Elizabeth Bennet, Darcy torna a Pemberley per perdere se stesso nel lavoro e nelle preoccupazioni della sua famiglia. Poi accetta un invito alla festa di un amico di vecchia data, dove incontra la bella e affascinante e misteriosa Lady Sylvanie.
3. Quel che resta (These three remains)
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Trama: Questo romanzo segue un Darcy umiliato nel cammino di scoperta di sé, dopo il rifiuto Elizabeth Bennet alla sua proposta di matrimonio. Egli cerca di diventare il gentiluomo che vorrebbe essere. Fortunatamente, un incontro casuale con Elzabeth durante una visita alla sua proprietà in Derbyshire offre a Darcy l’opportunità di redimersi agli occhi dell’amata.
- Il romanzo a se stante in chiave paranormal di Amanda Grange:
Mr Darcy, Vampyre
Edito da Tea
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Trama: Bè il titolo dice già tutto, no? L'autrice ha deciso di aggiungere al fanstico mondo di Jane Austen un pizzico di paranormale. Mr. Darcy, Vampyre inizia dove Orgoglio e pregiudizio finiva e introduce un'oscura maledizione di famiglia…….Pericolo, oscurità e amore immortale, i punti forti di questo libro. Da leggere solo se siete particolarmente amanti della Austen e del gusto gotico, se amate il paranormal lasciate stare perchè qui di paranormal in realtà c’è ben poco.
- Serie The Pemberly variations, di Abigail Reynolds
https://www.pemberleyvariations.com/
Quante volte una volta finito un libro vi siete detti: se lo scrittore invece invece di farli incontrare li avesse separati forse le cose sarebbero andate diversamente, oppure, se l'autore avesse dipinto il protagonista con più carattere e forza d'animo… E se la trama fosse stata in parte diversa, cosa sarebbe successo ai personaggi? A me è successo tante volte di farmi queste domande e di arrovellarmi con tanti se…..specialmente riguardo ai romanzi che ho amato di più….specialmente riguardo ad Orgoglio e pregiudizio, di Jane Austen. E a quanto pare non sono stata l'unica, Agbigail Reynolds in questa serie di libri  esplora tutte queste infinite possibilità. Le variazioni sono tante (sopra trovate il link al sito che l’autrice ha dedicato a tutte loro) e alcune sono anche state tradotte in italiano:
Un’interminabile pioggia
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Dopo aver ricevuto la visita di sua zia, Lady Catherine de Bourgh, Mr. Darcy torna a Meryton deciso a scoprire se le sue speranze di felicità con Elizabeth sono ancora intatte. Ma il fato cospira contro di lui. Giorni e giorni di interminabile pioggia impediscono a Darcy di restare solo con Elizabeth anche solo per pochi minuti. Non potendo parlare apertamente, restano solo giochi di sguardi e frasi piene di significati nascosti. Prima di tornare nuovamente a Londra, Mr. Darcy riesce ad assicurarsi la mano di Elizabeth per la prima danza all'imminente ballo di Meryton, lasciando Elizabeth piena di speranza e aspettativa. Ma quando l'agognato momento arriva e Mr. Darcy non si presenta, Elizabeth inizia a dubitare. Che abbia cambiato idea su di lei?
Sola con Mr Darcy
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Elizabeth Bennet non può immaginare qualcosa peggiore dell' essere bloccata da una bufera di neve in un piccolo cottage con l'orgoglioso e sgradevole Mr. Darcy. Ma essere intrappolata per giorni - e notti - con un Mr. Darcy ferito e confuso che continua a dire le cose più bizzarre su di lei, è  anche peggio. Perlomeno possiede l'utile dote di saper accendere un fuoco per evitare che muoiano di freddo. Ma quando la avvolge tra le sue braccia, lei scopre che il camino non è l'unico posto in cui lui sappia accendere un fuoco.
Il viaggio di Mr. Darcy
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Mr. Darcy non sa più che cosa fare. Elizabeth Bennet, la donna senza la quale non può vivere, ha sentito per errore un conversazione durante la quale lui ha insultato la sua famiglia e ora non vuole nemmeno ascoltare le sue scuse. A complicare le cose si aggiunge l’arrivo del suo amico Anthony Duxbury, con la notizia che due dei loro amici corrono un terribile pericolo. Se Darcy vuole aiutarli, devono partire immediatamente per lo Yorkshire. Ma qualcosa non torna. Elizabeth afferma di conoscere Sir Anthony lei stessa – ma con un nome diverso. Perfino Sir Antony ammette che il viaggio è pericoloso. I ribelli luddisti sono sul punto di far scoppiare una rivolta armata e lui lo sa bene, visto che è uno di loro. La cugina di Darcy, Lady Frederica, decide di accompagnarli in ogni caso e insiste per portare con sé Elizabeth. Che questa possa trasformarsi nell’occasione che Darcy aspettava per ottenere il perdono di Elizabeth e il suo amore?
 I parenti nobili di Mr. Darcy
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C’è solo un fatto su cui il famigerato libertino Lord Charles Carlisle e suo cugino, Fitzwilliam Darcy, si trovano d’accordo: un ricevimento dato dalla Marchesa di Bentham è destinato ad essere intollerabile. Per alleviare la sua noia, Lord Charles, accetta di scommettere che sarà in grado di sedurre la graziosa amica di sua sorella durante il loro soggiorno a Bentham Park. Dopo tutto, sono soldi facili per un seduttore di esperienza. Perchè dovrebbe importargli se il suo serio cugino Darcy disapprova? Ma quando Darcy scopre che il nuovo obiettivo di Lord Charles è nient’altro che Elizabeth Bennet, la donna che ha rifiutato la proposta di matrimonio di Darcy, non può stare in disparte e guardare la donna che ama ancora mentre viene spietatamente rovinata.
I Darcy del Derbyshire
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Elizabeth Bennet desidera ardentemente ammirare la vista dalle famose Black Rocks nel Derbyshire, ma sua zia e suo zio si rifiutano di permetterle di arrampicarsi sul pinnacolo più alto da sola. Il disagio di Elizabeth può solo peggiorare quando incontra per caso Mr. Darcy – almeno finché lui si offre di accompagnarla fino in cima. Ma lei non sa che le Black Rocks hanno un significato speciale per Darcy. Mentre lui le racconta la storia del corteggiamento e del matrimonio dei suoi genitori, Elizabeth, come la madre di Darcy prima di lei, è costretta ad affrontare il vero potere della famiglia e del destino in cima alle Black Rocks.
Il rifugio di Mr. Darcy
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È una proverbiale notte buia e tempestosa quando Mr. Darcy fa a Elizabeth Bennet una proposta di matrimonio molto offensiva. Proprio all’inizio del suo famoso rifiuto, il rombo di un tuono precede il picchiare alla porta dei residenti del villaggio alluvionato di Hunsford, che cercano riparo dalla tempesta alla canonica in cima alla collina. Ancora peggio, il fiume straripato ha travolto l’unico ponte che porta a Rosings Park, lasciando Darcy bloccato con Elizabeth alla canonica. Il fiume non è la sola cosa a straripare ad Hunsford quando Darcy ed Elizabeth sono costretti a lavorare insieme per gestire la crisi nelle peggiori circostanze possibili. E potrebbe essere già troppo tardi per salvare la reputazione di Elizabeth…
- Altra autrice che ha dedicato una serie di libri a Jane Austen è Carrie Bebris. Ogni romanzo della serie è la rivisitazione in chiave lievemente, e ripeto lievemente, parnormal di una delle opere della Austen, quella dedicata ad Orgoglio e pregiudizio è:
Orgoglio e preveggenza
Edito Tea
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Trama: È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie.“ Ed è una verità cui non si sottrae Mr. Frederick Parrish, ricco e affascinante gentiluomo americano, che sta per convolare a nozze con Caroline Bingley. Un'atmosfera di festa avvolge i fidanzati e il matrimonio pare suggellare la promessa di una vita serena e felice. Ma presto la gioia s'incrina e la coppia è turbata da una serie di strani episodi: fenomeni di sonnambulismo, cavalli imbizzarriti senza una ragione, uno spaventoso incendio e misteriosi incidenti. Qualcuno sta perseguitando i Parrish, ma la pericolosità della situazione pare sfuggire a tutti. A tutti tranne a Elizabeth e Darcy, amici della giovane donna e anch'essi sposi novelli, che mettono da parte i progetti per la luna di miele per aiutare Caroline.
- La Harpercollins Italia, ha reso disponibili in ebook tre dei quattro racconti che quattro autrici famose hanno creato per  omaggiare Jane Austen,  tre storie ispirate ai suoi romanzi, ma con un pizzico di paranormal. In lingua originale i 4 racconti sono stati raccolti in una antologia intitolata Bespelling Jane Austen. Mentre da noi in Italia tre dei racconti sopracitati, quelli di Mary Balogh, Susan Krinard e Colleen Gleason, sono disponibili singolarmente in versione ebook:
Titolo: Incantevole Persuasione
di Mary Balogh
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Avevano cercato di farle dimenticare quel pomeriggio quando, bambina, Jane aveva dichiarato di essere stata, in una vita precedente, la giovane figlia del curato. Ma il ricordo era rimasto lì, pronto ad affiorare e ora finalmente, grazie a quel giovane e avvenente capitano, tutto riemerge in superficie.Ci conosciamo da una o dieci vite. Da sempre, a dire il vero… sono le parole che lui ha pronunciato, rivelandole una verità inconcepibile, eppure inconfutabile. Perché il Capitano Mitford altri non è che il suo amato perduto. Ma in tutte le vite passate la loro storia d'amore è finita tragicamente. Sono destinati a non veder coronato il loro amore, o forse esiste una speranza che, un giorno, il sentimento trionfi sul crudele destino?
Titolo: Il castello di Northanger
di Susan Krinard
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Caroline Merrill nutre una passione davvero smodata per i libri e in particolare per le novelle popolate di vampiri, castelli e buie notti di luna. Caroline ha anche una sfrenata fantasia, che la porta ad ambientare storie in ogni luogo che visita e a fare di ogni persona che colpisce la sua curiosità la protagonista di un racconto. Non ha idea di quanto possa essere pericolosa questa sua innocente passione, almeno finché non inizia a sospettare che l'affascinante Mr. Blanchard sia uno di quei succhiasangue che popolano le storie che tanto ama.
Titolo: Vampiri, orgoglio e pregiudizio
di Coleen Gleason
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Non c'è niente di peggio di un uomo arrogante e presuntuoso!, considera Lizzie Bennet subito dopo aver conosciuto Mr. Darcy. E poi… che razza di nome è Fitzwilliam? E da dove esce quel suo modo di parlare affettato, tutto fatto di Miss Elizabeth, lunghi silenzi e parole ricercate, quasi lui fosse un damerino nel bel mezzo di un salone da ballo del 1800 invece che un giovane a una festa aziendale nel Ventunesimo secolo. In effetti, però, quando si ritrovano vestiti entrambi in abiti Regency durante la festa di Halloween, lui sembra proprio calato nel suo elemento. E sembrano adatti alla notte delle streghe anche quegli occhi dalla sfumatura rossiccia e quei denti aguzzi ben mascherati dalle labbra sensuali, che lasciano immaginare storie oscure di zombie, vampiri e…I
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ma-pi-ma · 4 years
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LA GRANDE SCHIFEZZA. LETTERA APERTA A VIRGINIA RAGGI.
In questi quattro anni di guida grillina il vento è veramente cambiato, come è cambiata Roma. Oggi è una città devastata, è desolazione ovunque. La Capitale d’Italia è irrimediabilmente degradata. Egregia Sindaca la sua incapacità, come quella della classe dirigente grillina che siede in Campidoglio, è ormai conclamata, come sono sotto gli occhi di tutti i mille problemi che affliggono una esangue città paralizzata. Da la Grande Bellezza la ha trasformata nella Grande Schifezza.
ROMA È UNA CITTÀ CHE MUORE ogni giorno un po’ di più. Muore di abbandono ed è una morte orrenda. Eppure lei sembra non accorgersene, così si lancia in una intemerata condanna dell’articolo del Corriere della Sera "Bus a fuoco. Le peripezie di Virginia che elogia i monopattini", che molto lucidamente descrive l’agonia della città e le peripezie dei romani.
TANTA FUFFA. La sua propaganda incessante, pagata con soldi presi dalle tasche dei romani con le tasse, non attacca più. La catastrofe è sotto gli occhi di tutti e non saranno certo quattro tagli di nastro, per iniziative futili rispetto alle emergenze, a farle ritrovare la stima dei cittadini che ormai la contestano apertamente sempre più spesso.
LEI IGNORA LE PRIORITÀ per dedicarsi a cose che in confronto appaiono universalmente delle scemenze. Dalla trionfante presentazione della macchinetta mangia plastica, presente già da oltre 10 anni nei supermercati del nord Italia, alla deprimente Raggi Beach. Una sorta di spiaggia fantozziana, che nei suoi sogni quest’anno dovrebbe addirittura moltiplicarsi ed aprire ad agosto, mentre persino nell’Europa del Nord simili iniziative, molto meno pulciare, sono attive dai primi di giugno.
FISSAZIONI. Non si è nemmeno resa conto che ormai a parlare ai cittadini di monopattini e di piste ciclabili si rischia la revolverata. Sono inferociti e ne hanno tutte le ragioni. Roma non è una città adatta alle biciclette, figurarsi ai monopattini. Le città non sono tutte uguali e non esiste una ricetta buona per tutti, così forzare la mano per imporre una fissazione vetero ecologista è solo propedeutico a produrre disastri e rabbia nei cittadini. Indimenticabile, a proposito degli spostamenti a pedali, è la rivolta dei ciclisti del Giro d’Italia che si rifiutarono di correre sulle disastrate strade romane, giudicate troppo pericolose. Un’infamia per la città che rimarrà scolpita nelle cronache sportive dei secoli a venire.
AVANSPETTACOLO. Lei adora gli spettacolini e cerca continuamente un palcoscenico, senza curarsi di  esporsi al ridicolo,  come quando mise insieme una compagnia di giro per presentare gli stessi autobus in molte parti di Roma dicendo: proprio questi sono gli autobus dedicati alla vostra zona. Peccato che a tradirla furono i numeri di serie impressi sulle vetture. Un altro caso è l’inaudito teatrino che ha messo in piedi per lanciare i monopattini in affitto, addirittura prodromico alla miriade di incidenti che si sono succeduti a raffica. Ha ignorato che molte nazioni stanno adottando iniziative per limitare o vietare la circolazione dei monopattini elettrici in ambito urbano.
STOP. In Austria, Francia, Germania, Portogallo e Spagna è vietato l’uso dei monopattini elettrici sui marciapiedi e nelle zone pedonali. In Svizzera ci sono stati gravi incidenti ed è stata fortemente limitata la circolazione dei monopattini. A New York sono stati proibiti, in quanto incompatibili con la vita cittadina. Non pensa che sia il caso di seguire questa strada anche a Roma?
SOLDI BUTTATI. Con troppe iniziative adolescenziali ha prodotto solo danni. Ha sprecato soldi a raffica,  come nel caso dei defunti ciclamini ornamentali sulla Colombo. Un altro esempio plastico sono le folli piste ciclabili temporanee realizzate male, storpiando le strade, che finiranno peggio. Perché dovranno essere cancellate per ripristinare una circolazione sicura. Stessa sorte dovrà seguire la squinternata pista sulla Tuscolana, che addirittura impedisce le attività delle autoambulanze.
LONTANA DALLA REALTÀ. Chissà se si è mai chiesta perché i romani quando descrivono i suoi racconti parlano sogghignando del “Favoloso mondo di Virgi”? Glielo diciamo noi. Persino quando viene rimosso un materasso assistiamo a dei resoconti che ricordano per stile lo sbarco dell’uomo sulla luna.
OGNI OCCASIONE È BUONA. Tanto per fare un esempio emblematico, lei ha trionfalmente inaugurato tre volte (addirittura due giorni di seguito) lo skatepark di Ostia. Che per inciso non è ancora terminato. Con lei è sempre tutta una festa, è tutto bello bellissimo. Una visione delle cose che sarebbe accettabile da una entusiasta quindicenne che festeggia il compleanno, non certo dal sindaco della Capitale d’Italia. I problemi che attanagliano la città sono terrificanti, uno per tutti la mondezza e non c’è niente da ridere.
INCUBO RIFIUTI. Non si contano più le emergenze ed i romani sono costretti a vivere sull’orlo del burrone, perchè la città non si è dotata di un termovalorizzatore per una sua precisa scelta ideologica. Fare affogare però una città tra i rifiuti per la solita vetero demagogia pseudo ambientalista è una cosa inaccettabile nel terzo millennio. Per carità di patria non affondiamo il coltello sull’incredibile storia del blocco dei diesel Euro 6, anche se ci corre l’obbligo di ricordare che durante il lockdown con la città immobilizzata ed il totale blocco del traffico, l’inquinamento è aumentato anziché diminuire. I dati certificati dall’Arpa (l’Agenzia per l’Ambiente) sono la prova provata che il blocco delle auto a Roma è una castroneria di chi immagina che l’unico sviluppo possa essere a pedali.
GALLERIA DEGLI ORRORI. La situazione del trasporto pubblico, della viabilità e del verde pubblico fa tremare i polsi. Non approfondiamo perché ci sarebbe da scrivere migliaia di pagine sul record dei bus flambè per mancanza di manutenzione, sulla ridicola storia dell’acquisto dei mezzi inquinanti, sulle stazioni chiuse per mesi e sulla pioggia di alberi in testa ai cittadini. Faccia la prova del nove: fermi il primo che incontra per strada e provi a chiedere a lui, vedrà quanti complimenti riceverà sul suo operato.
ALTRO CHE “IO NON CI STO”. Appare evidente che lei non provi vergogna per il catastrofico declino di Roma, la cui colpa lei la attribuisce sempre e soltanto a “quelli di prima”. Di conseguenza si è risentita per l’articolo del Corriere che secondo lei la ha descritta come una svampita, una moderna Maria Antonietta e ha omesso di raccontare cosa stia facendo per la città. Si tranquillizzi, i cittadini constatano sulla propria pelle tutti i giorni cosa sta facendo e, soprattutto, cosa non sta facendo. Se ne accorgono in prima persona quando cadono per una buca sul marciapiede, quando rompono una gomma per una voragine, quando fanno il bagno in una stazione della metro allagata, quando devono scavalcare cumuli di mondezza o scivolano sulle foglie secche persino a luglio.
NON VA TUTTO BENE. Per lei è arrivato il momento di chiedere scusa e di riconoscere onestamente i suoi errori e la sua inadeguatezza al ruolo. Non sarebbe una dimostrazione di debolezza, ma di maturità ed amore per Roma. Ci ragioni e tragga le dovute conseguenze, presentando le immediate dimissioni. Sarebbero un atto salvifico per lei e per la città. Un modo elegante per uscire di scena, evitando l’infamia della prossima cacciata alle elezioni con numeri da prefisso telefonico.
HONESTÀ, uno dei suoi primi atti fu bloccare le Olimpiadi a Roma, perché inutili e perché sarebbero potute essere una occasione di ruberie. Per la legge del contrappasso, ora stiamo assistendo alle vicende giudiziarie del nuovo stadio della Roma.  Visti i processi in corso le suggeriamo a sua tutela, per opportuna prudenza e sino alla conclusione dei giudizi in tribunale, di sospendere il consunto ritornello delle mangiatoie del passato e della lotta alla corruzione per il ritorno della legalità. Nessuno può prevedere cosa decideranno i giudici. Se mai vi dovessero essere delle condanne, si troverebbe a dover dare imbarazzanti spiegazioni. E stavolta non se la caverebbe come con Marra, che marginalizzò definendolo: uno dei diecimila dipendenti comunali.
LEI SI VUOLE RICANDIDARE ed è comprensibile, chi vorrebbe mai rinunciare ad un lauto stipendio, all’autista e alla luce dei riflettori? Sinceramente speriamo che si confronti nelle urne, anche se sarà per lei un doloroso ritorno alla realtà. Ma vuole mettere che incredibile vantaggio darà alla nostra lista civica? Per favore prosegua indefessa con gli spettacolini e la caterva di annunci civetta e poi si ripresenti, noi “gente di fogna” le saremo molto grati.
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october24th · 3 years
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Resoconto Giorno 88
Questa notte non riuscivo a dormire, non mi andava per niente e avevo la sensazione al petto. Tutto sommato ho dormito bene. Zero incubi. Ho fatto un sogno mooolto strano e incasinato.
Ho sognato di trovarmi a scuola per fare una verifica di scienze motorie con domande di fede e religione assistita dalla professoressa di storia dell’arte e da un professore esterno. Non avevo studiato per il compito e l’ho copiato tutto, dalla prima all’ultima domanda. Certo che è un sogno... a scuola ho sempre avuto paura di copiare! Comunque, l’ultima parte del test prevedeva la visione di un video tutorial per capelli e il disegno di uno dei quattro metodi illustrati nel tutorial, io sceglievo il terzo o il quarto. Dopo il test chiamo la mia professoressa di storia dell’arte per sfogarmi dei miei problemi familiari e la ringrazio, poi compare Imma accanto a me e dato che abbiamo avuto la stessa insegnante gliela passo al telefono. Poi chiamo Robb, ma praticamente è mattina e mi scuso per l’orario e lo trattengo al cellulare. Dopo la chiamata lo ringrazio tramite messaggi e lui mi dice che era in imbarazzo e stava anche facendo tardi a lavoro per aver parlato con me. Improvvisamente io e Imma ci ritroviamo in una pizzeria con alcune compagne del liceo. C’era Antonella, nostra carissima amica stretta, e poi Desirè, Teresa e Simona con cui stavamo in classe insieme ai primi due anni di liceo, prima dello smistamento. Ricordo di aver ordinato tantissime patatine fritte, ovviamente!! Fineeee.
Mi sono svegliata alle dieci e mezza, come al solito, e non avevo per niente voglia di alzarmi. Sono rimasta a letto mezz’ora prima di alzarmi e sistemare casa. Stamattina Robb mi ha raccontato di una sua novità, per niente positiva aggiungerei, e io mi sono innervosita parecchio... forse anche troppo. È che desidero proteggerlo e appena avverto il campanello d’allarme mi agito. A pranzo zero sgarri. Dopo pranzo ho guardato due puntate de La regina degli scacchi e mi sta piacendo davvero tanto! Mi mancano solamente tre puntate per completarla. Dopodiché mi sono addormentata.
Stamattina Lucia mi ha chiesto di cosa sono grata per questo 2020 e quali fossero le cose positive che mi sono successe oppure che ho fatto fino ad oggi. All’inizio mi veniva da dire “niente”, poi mi sono venute in mente due cose, lei me ne ha fatte notare altre e ho deciso di fare una lista. Così quando mi sono svegliata ho preso il diario, l’astuccio e le cuffiette. Ho spento il mondo attorno e ho acceso i pensieri, li ho lasciati ingranare portandomi indietro nel tempo e nelle risate, nei sorrisi e nella soddisfazione. Ho stilato una lista in conclusione, e sono molto soddisfatta. Nel mentre ho mangiato due quadratini di cioccolata fondente con le nocciole.
Dopo cena ho guardato la terza puntata della terza stagione di Suburra con Vitto. Ieri, come ogni giorno, ha letto il resoconto e mi ha detto che non vuole essere solamente l’amico con cui guardo Suburra. Quindi parlerò un po’ di lui, che l’ho fatto veramente poco. È abruzzese, adora gli arrosticini e le torte di mele. Ogni venerdì prepara la carbonara e ogni sabato prepara le pizze, ma non mi invita mai. Gli altri giorni della settimana mangia cous cous oppure spaghetti con un filo d’olio. Giudicate voi. E mo bast, momento notorietà finito che vuole vedere la quarta puntata di Suburra. Oh, andiamo a parare sempre là! Vitto e Suburra, na cosa sola. Dunque ci mancano due puntate per completarla e la vedo nera, nerissima.
Mudita: Di origine buddista, questo concetto esprime il godere del benessere altrui, la vera gioia, quella piena e totale che si prova per le cose belle accadute ad altri, senza alcuna punta di invidia. Questo perché la felicità degli altri non diminuisce la nostra ma, anzi, la aumenta.
23 Novembre
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levysoft · 4 years
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Più una comunità vive isolata e più la lingua si allontana da quella nativa. Cosa succederà quando l’essere umano sarà in grado di compiere un lungo viaggio interstellare o di stabilire colonie lontane dalla Terra? Probabilmente, se gli esploratori un giorno facessero ritorno a casa, nessuno li capirebbe. Quindi, se state pensando che nel futuro potrebbero esserci problemi di comunicazione solo con gli alieni, vi sbagliate di grosso.
I film di fantascienza ci hanno abituati a personaggi extraterrestri di ogni sorta che comunicano nei modi più disparati: linguaggi articolati, telepatia, semasiografia complessa come in “Arrival” (Denis Villeneuve – 2016). La famosa saga di “Star Trek” è stata precursore per una grande varietà di spunti affascinanti e innovativi. Ad esempio, in uno degli episodi della serie “The Next Generation” (“Darmok”), il capitano Picard si esibisce in un fantastico esercizio di comunicazione con un alieno che parla per metafore, il cui linguaggio risulta incomprensibile perfino al traduttore universale. Ma anche le lingue che conosciamo oggi, un giorno potrebbero diventare misteriose e sconosciute.
I dialetti legati a ristrette aree geografiche, le cadenze linguistiche e gli slang nati da diversi ambienti culturali e sociali rendono il nostro sistema linguistico articolato e variegato. Il linguaggio tende a convergere quando comunità diverse interagiscono tra loro ma diverge se queste restano isolate e meno scambi ci saranno con l’esterno, tanto più si discosterà dalla forma originaria. E, nonostante ci siano lingue considerate “internazionali” nella comunicazione globale, in fondo, non c’è nulla di così chiaro.
Se questo può accadere sulla Terra, nello spazio, dove l’ambiente è ostile e le distanze sono enormi, membri della stessa specie potrebbero diventare perfetti estranei, come mai è successo finora.
Quando e come cambiano le lingue?
Nel corso della storia il modo di comunicare degli esseri umani è cambiato molte volte: dalla gestualità, ai pittogrammi, fino ai sistemi linguistici scritti e parlati più complessi. Questi ultimi sono in continua trasformazione, seppur non è possibile prevedere quando e come si verificherà una mutazione. Di sicuro ne emergeranno diverse nell’arco di una sola vita.
Varianti fonetiche (che riguardano la pronuncia), morfologiche (che coinvolgono la struttura delle parole) o sintattiche (che interessano intere frasi) possono svilupparsi sia in comunità isolate che in uno scenario di globalizzazione. Nel primo caso, piccole variazioni quotidiane si sommeranno senza che le persone se ne accorgano, fino a quando la lingua potrebbe diventare quasi incomprensibile al popolo di origine. Analogamente, lingue diverse tendono a convergere quando c’è integrazione. È il caso dei vocaboli presi in prestito, come tutte le parole straniere, soprattutto inglesi, che sono diventante di uso comune nella lingua italiana.
Anche l’identità influenza il cambiamento di una lingua, quando la comunicazione diventa un simbolo di appartenenza, geografico o sociale. In un recente articolo pubblicato sulla rivista Acta Futura, edita dall’Agenzia Spaziale Europea ESA, Andrew McKenzie, dell’Università del Kansas e Jeffrey Punske, dell’Università del Sud Illinois, hanno discusso questi aspetti ed esplorato quali conseguenze potrebbero avere i lunghi viaggi interstellari sui sistemi linguistici terrestri.
Lo studio
L’essere umano ancora non è in grado di allontanarsi troppo dalla Terra ma cosa succederebbe al nostro sistema linguistico durante un lungo viaggio interstellare, magari su una nave generazionale? O su un avamposto isolato nel Sistema Solare o ancora più lontano?
Basterebbe una sola generazione per assistere a cambiamenti significativi. L’isolamento fisico e sociale di un viaggio interstellare o di una colonia lontana favorisce una divergenza dai sistemi culturali e linguistici nativi, soprattutto nel momento in cui le comunicazioni con il pianeta di origine diventano rare o impossibili a causa delle enormi distanze. Al contrario, tra i membri della stessa spedizione, seppur di nazionalità, usi e costumi diversi, si verifica una convergenza.
Il problema non è da sottovalutare. L’impossibilità di comunicare crea isolamento. Probabilmente, dopo 200 anni, l’equipaggio, disconnesso dal mondo natale, userebbe una lingua incomprensibile non solo per i terrestri ma anche per altri gruppi di esploratori che, a loro volta, svilupperebbero un proprio linguaggio durante la traversata spaziale. Se inviassimo più navi generazionali verso un nuovo mondo lontano, il secondo, terzo, quarto gruppo arriverebbe a destinazione come «immigrati in una terra straniera», in un luogo dove la prima comunità ha già creato la propria lingua e la propria società. Di conseguenza, dopo un viaggio di centinaia di anni, queste persone dovrebbero ancora faticare per comunicare efficacemente e per riuscire a integrarsi. Ma fino a quel momento saranno discriminati? Oppure riusciranno a prendere contatti con la colonia mentre sono ancora in viaggio e potranno imparare usanze locali prima dell’arrivo?
Gli autori esplorano questi aspetti partendo dai casi osservati sulla Terra, dove la storia fornisce molti esempi concreti: dai dialetti sviluppati dai coloni europei, al caso più significativo della Polinesia. Qui, diversi insediamenti umani rimasero chiusi a qualsiasi influenza esterna per migliaia di anni. La lingua, anche se discendente probabilmente da un unico ceppo comune proto-polinesiano, si differenziò dall’originale e si propagò in moltissime varianti locali.
Nel documento viene citato anche il fenomeno dell’uptalk, vissuto in prima persona dai due linguisti. Un’abitudine che si è sviluppata negli ultimi 40 anni, diffusa soprattutto tra i giovani americani ed australiani. È la tendenza ad alzare l’intonazione nella parte finale di una frase (High Rising Terminal), creando confusione con il tono di domanda. Ma questo è solo un esempio, «con il tempo, nuove forme grammaticali possono sostituire completamente quelle attuali», scrivono gli autori.
«Se sei su una nave interstellare per 10 generazioni, emergeranno nuovi concetti, sorgeranno nuovi problemi sociali e le persone creeranno modi di parlarne e questi diventeranno il particolare vocabolario di quella nave», ha dichiarato McKenzie in un comunicato. «Sulla Terra potrebbero non conoscere mai quelle parole, a meno che non ci sia una ragione per dirle. E più si andrà lontano e meno si parlerà con le persone a casa. E le generazioni passeranno, fino a quando a casa non rimarrà nessuno con cui parlare».
Fino a quando comunicheremo con la Terra, spiegano gli autori, dovremo continuare a impararne la lingua, per esempio l’inglese che, nel frattempo, continuerà ad evolversi proprio come continuerà a cambiare il linguaggio sulla nave interstellare, creando divergenze ancora più significative. Ma «la connessione si ridurrà nel tempo. E, alla fine, forse, si arriverà al punto in cui non vi sarà più alcun contatto reale, se non aggiornamenti occasionali», inviati nello spazio a chiunque potrà riceverli.
«Data la certezza che tali problemi sorgeranno in scenari come questi e l’incertezza di come progrediranno, suggeriamo vivamente che qualsiasi equipaggio esibisca forti livelli di addestramento metalinguistico oltre a conoscere semplicemente le lingue richieste. Ci sarà bisogno di una politica linguistica informata a bordo che possa essere mantenuta senza fare riferimento alle normative terrestri».
Nella pratica, come si comunica nello spazio?
Nella vita ordinaria le persone possono parlare una o più lingue, la cosiddetta lingua madre e altre di proprio gradimento. Ma quando si tratta di cooperazione multietnica e comunicazione professionale, la scelta ricade quasi esclusivamente sull’inglese.
L’inglese, ad esempio, è la lingua dell’aviazione internazionale, utilizzata da tutti gli operatori, personale ATC (controllo del traffico aereo), piloti ed equipaggio, per una comprensione efficace e per mantenere alti livelli di sicurezza. L’inglese è generalmente la lingua della scienza ed è comunemente usata nelle applicazioni tecniche. Ma è veramente un linguaggio consolidato?
La Stazione Spaziale Internazionale (ISS), ad esempio, è governata da protocolli e accordi espressi in lingua inglese e la lingua inglese è la lingua operativa. Ma ci sono molte eccezioni. Fino a poco tempo fa, con la chiusura del programma Space Shuttle, gli americani usavano i Soyuz sovietici per raggiungere l’orbita dove la lingua in vigore era ovviamente il russo. Sulla ISS si alternano equipaggi di 15 paesi che possono parlare nella loro lingua madre quando comunicano con il proprio controllo missione ma che devono cavarsela abbastanza bene con l’inglese per le attività centralizzate e per comunicare con i colleghi a bordo. Tuttavia, non ci sono vere e proprie regole.
Peggy Whitson, l’astronauta NASA nota per aver trascorso 665 giorni nello spazio stabilendo uno dei tempi di permanenza femminile più lunghi, aveva dichiarato in un’intervista: «Ho avuto diversi equipaggi e, a seconda delle loro capacità linguistiche, devi pensare a un linguaggio comune. Ad esempio, una volta ho conosciuto un collega russo che continuava a confondere il martedì [Tuesday] con il giovedì [Thursday], quindi dovevo sempre specificare quale dei due. Alla fine abbiamo sviluppato un modo condiviso per identificare l’uno dall’altro».
L’astronauta americano Scott Kelly, campione di permanenza nello spazio, ci ha confermato via mail che quando gli equipaggi misti sono insieme per lunghi periodi, gli usi comuni possono fondersi: «A volte mescoliamo russo e inglese nella stessa frase. Ad esempio, la parola per “cosa” [what] in russo è “что”, pronunciato shtow. ” Что ever”, ” qualunque cosa” [what ever], è comunemente usato».
E se pensate che le scienze matematiche possano favorire una comunicazione condivisa, vi state sbagliando nuovamente.
Nel settembre del 1999, dopo quasi 10 mesi di viaggio verso Marte, la sonda della NASA Mars Climate Orbiter bruciò e si spezzò nell’atmosfera del Pianeta Rosso. Quello fu il giorno in cui gli ingegneri dell’Agenzia Spaziale Americana si resero conto di NON dover usare due pesi e due misure!
L’orbiter, assieme al Mars Polar Lander, una missione dal costo di 328 milioni di dollari, fu lanciata l’11 dicembre del 1998 per studiare il clima marziano, l’atmosfera e i cambiamenti della superficie. Il team di navigazione del Jet Propulsion Laboratory (JPL) utilizzò il sistema metrico decimale nei propri calcoli, mentre Lockheed Martin di Denver (Colorado), che progettò e costruì la sonda, fornì i dati di accelerazione cruciali per l’ingresso in atmosfera nel sistema metrico inglese con pollici, piedi e libbre. Agli ingegneri del JPL sfuggì, però, che le unità fossero state convertite, ovvero che stessero leggendo libbre-secondi^2 piuttosto che newton-secondi^2. Così, in un certo senso, il veicolo spaziale andò perso a causa di un problema di traduzione.
La situazione linguistica nello spazio potrebbe evolversi ulteriormente nei prossimi anni con l’aumento di nazioni coinvolte nel settore aerospaziale: la Cina, ad esempio, potrebbe svolgere un ruolo cruciale soprattutto se gestirà una propria stazione spaziale orbitante attorno alla Terra.
Dalla comunicazione al linguaggio rituale
Sebbene l’educazione e la formazione abbiano una funzione importante nel promuovere o sradicare le varietà linguistiche, quando c’è globalizzazione le lingue continuano a mescolarsi. I viaggi e le telecomunicazioni prevengono le divergenze ed espongono le persone a continue interazioni con lingue, accenti e profili sociali eterogenei.
I bambini e i giovani giocano un ruolo fondamentale nell’innovazione linguistica. I primi con la loro fantasia, basti pensare all’aggettivo “petaloso” coniato da Matteo nel 2016, un bimbo di una scuola primaria del ferrarese, ora inserito nel vocabolario; i secondi, perché seguono tendenzialmente le mode anche nel campo della comunicazione. Nel bene o nel male, ad esempio, stiamo assistendo a cambiamenti significativi nella forma scritta dell’italiano a causa dell’uso quotidiano di sms, social e chat che spesso impongono messaggi brevi e comunicazioni veloci.
Però, non tutto si diffonde e si fonde come potrebbe sembrare. «Mentre alcuni dialetti si stanno livellando verso forme standard, altri stanno divergendo come marcatore di identità socioeconomica e un modo per rimanere distinti in una cultura omogeneizzata», scrivono McKenzie e Punske. Nello spazio «tale marcatura potrebbe diventare un fattore critico di divergenza linguistica anche se fosse ancora possibile una comunicazione a due vie con la Terra», poiché l’equipaggio formerebbe una propria «identità regionale» distinta dal controllo missione sul nostro pianeta. Inoltre, «se il personale di bordo fosse abbastanza numeroso, i compiti potrebbero essere differenziati in modo simile agli strati socioeconomici della società terrestre». È quindi possibile che emergano più varietà nell’ambito della stessa nave interstellare o colonia, suggeriscono i linguisti. Quando non si potrà più avere scambi bidirezionali con la Terra, gli umani finirebbero per non capirsi più: i messaggi inviati verso casa userebbero lingue morte ed assomiglierebbero più a forme rituali e liturgiche che ad una vera e propria comunicazione.
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heresiae · 5 years
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Ciao, non so bene perché ti sto scrivendo, ma ti seguo da un po' e niente, sento che è a te che devo rivolgere questa domanda. Spero di non causarti disagio, ma ti sarei grata se potessi condividere la tua storia con la terapia. Sospetto di avere un problema di ansia ad alto funzionamento e se c'è una cosa che potrebbe aiutarmi a superare l'ansia (appunto) di chiedere aiuto è potermi immaginare in anticipo cosa mi aspetta. Ho il terrore di non essere presa sul serio.
Ciao Anon,
mi onora e mette un po’ soggezione che tu mi abbia scritto, ma proverò a fare del mio meglio.
Il motivo principale per cui mi convinsi a chiedere aiuto è perché, a 27 anni, per un problema abbastanza mediocre, mi resi improvvisamente conto di non essere più in grado di processarlo e superarlo. Ero full. Esausta. KO. Vent’anni di malattie mentali non curate fanno questo effetto a quanto pare.
Il mio problema principale è sempre stata la depressione. Mi è stata causata da un mix di bullismo e problemi famigliari, ma essendo nata negli anni 80 in una piccola città della profonda provincia nordica, nessuno si è mai posto il problema che ci fosse qualcosa di sbagliato in una ragazzina che mangiava la metà della porzione normale di cibo, aveva un BMI decisamente sul confine dell’anoressia, non dormiva, aveva pochissimi amici e preferiva decisamente non avere contatti sociali.
Quando decisi di chiedere aiuto mi affidai a una terapista che aveva già avuto in cura una mia compagna di scuola per una roba molto brutta (ed era stata anche un’insegnante al master). Non mi sono fatta molte domande sul percorso (errore madornale), infatti la terapia procedette molto lentamente. Non avevo nessuno con cui confrontarmi a riguardo, quindi piuttosto che aprire l’elenco telefonico e cercare altre persone rimasi. Anche perché l’anoressia me la risolse e non credo sia una cosa da poco. 
Quando andai in cura, grazie all’indottrinamento sociale montagnino, non volevo assolutamente prendere farmaci. Sono capitolata malissimo quando mi resi conto che, dopo 5 anni terapia, si avevo ripreso a mangiare, ma ero più apatica che mai. Cose che avevano ossessionato la mia passione per anni non mi causavano nemmeno un briciolo di interesse, non avevo curiosità di nessun tipo, non avevo voglia di fare niente, l’unico sentimento che provavo era noia. Avrei dovuto farmi delle domande sul perché la mia terapista non se ne fosse accorta, ma diedi la colpa a me perché non l’avevo mai comunicato.
Lei era anche psichiatra, così mi prescrisse per la prima volta l’antidepressivo a un dosaggio veramente basso, che restituì comunque un po’ di colore alla mia vita (e al mio guardaroba).
Dopo neanche sei mesi l’entropia evidentemente decise di intervenire nella mia vita, anche se sul momento mi sembrò una cosa bellissima. La mia analista decise di fare uscite pubbliche molto discutibili che le portarono (giustamente) delle ripercussioni professionali e nel giro di due mesi rimasi sola.
 
Pensavo di stare bene, quindi mi preoccupai tanto quanto, ma non solo il dosaggio era veramente basso, ma non ero neanche esattamente pronta a navigare per il mondo senza guida. Dopo qualche mese quindi mi affidai all’analista di una mia cara amica (con cui nel frattempo avevo potuto cominciare a parlare dei miei problemi e paragonare esperienze terapeutiche), che aveva decisamente referenze migliori (un primo impatto molto migliore anche) e che mi mandò dal suo psichiatra di fiducia (caro, ma super bravo).
 
Il signor psichiatra mi raddoppiò la dose di antidepressivo (cioè me ne diede una normale, perché a quanto pare con la dose precedente ci avrei potuto mettere eoni a guarire).
Dopo un paio di mesi, tra le medicine e gli esercizi pratici della nuova terapista, il grosso blob nero che mi pesava sulle spalle ogni giorno venne sfrattato malamente, e per diverse settimane mi sembrò di camminare su una nuvola. Il mondo era bello cazzo, non perfetto, ma perfettamente vivibile. La mia vita non era male, ok non era simpaticissima ma avevo margini per migliorarla. Non sopportavo più di indossare vestiti interamente neri senza avere anche del colore addosso. Era bello essere vivi.
Nella felicità del sperimentare la serotonina per la prima volta dopo vent’anni, scoprii di avere anche un altro problema: la simpaticissimisssima ansia. Giuro, sembrava non stesse aspettando altro che avere il centro del palcoscenico solo per lei. Non ho mai sperimentato attacchi d’ansia paralizzanti, è sempre stato più che altro un blocco costante che irrigidiva completamente qualsiasi tentativo di muovermi più in là della mia scatoletta. Sufficiente a darmi insonnia, terrore atavico nei confronti dei raduni sociali, impossibilità a fare colloqui di lavoro (o anche solo propormici), difficoltà di rapporto con i colleghi, etc. L’avevo sempre avuta, ma ero così concentrata sul cercare di non desiderare di morire che non mi ero mai accorta che il blob nero stesse viaggiando in coppia al rovo elettrico.
 
L’arrivo degli ansiolitici è stato molto diverso da quello degli anti depressivi. Se i secondi mi hanno causato solo qualche scompendio a livello gastrointestinale (passati anche abbastanza velocemente), i primi sono stati un piccolo tsunami di sedazione. Ho viaggiato in una specie di nebbia per la prima settimana, che però si è diradata in fretta (come purtroppo anche l’effetto sonnifero. Il mese con le dormite più belle della mia vita). 
L’effetto però, una volta abituato il mio corpo è stato fenomenale. Non ho smesso di aver paura delle cose (alla fine sempre un’introversa sono, certe cose non sono date dall’ansia, ma dalla mia sfiducia nel genere umano e il trovare profondamente inutile qualsiasi rapporto superficiale), ma le procrastino molto meno, se non proprio per niente. 
Ora, passiamo ai consigli pratici: qualsiasi terapista ti prenderà sul serio. Sei nei loro libri di psicologia e sanno che è una cosa grave. Chi non ti prenderà sul serio sarà gente che sta bene e ha un livello di intelligenza emotiva a livello “cazzone”. Non ti curar di loro e cerca persone migliori con cui passare la vita. 
Scegliere il terapista giusto non sarà facile ma ti posso dire questo: ti deve far sentire a tuo agio; non deve esprimere giudizi ne facciali ne a voce sulle tue idee, problemi etc; quando esci dalla seduta devi sentirti se non proprio meglio, almeno sfogata (però a una certa ti devi sentire meglio, o non vale); deve seguire il metodo giusto per te. 
Alcune persone hanno bisogno di avere dei piani di azione, quindi di un terapista che dia “compiti a casa” tramite esercizi di meditazione, mindfullness, etc. Altre hanno invece bisogno di dipanare la matassa che ha causato il loro problema, somatizzarla, levarle la maschera da blob e guardarla negli occhi. Non è detto che tu non abbia bisogno di entrambe. Non è detto che tu voglia parlare del tuo passato. Va benissimo. Devi ascoltarti e capire cosa ti serve. 
Alla fine la mia prima terapista mi ha permesso di dipanare tutto quello che mi si era annodato dentro, la mia infanzia, la mia famiglia, il mio rapporto con i miei amici, etc. La seconda invece mi ha dato strumenti pratici da usare per cominciare a martellare male la parte di me che cercava sempre di mettermi nell’angolino. 
Non è detto che un giorno io non abbia bisogno di un terzo terapista, ma al momento io sto abbastanza bene e seguo quasi solo la cura farmacologica, con qualche check ogni tanto con la terapista. 
Naturalmente puoi scrivermi in privato se hai domande più specifiche. L’ansia è una brutta cosa, siamo in parecchi a soffrirne e l’ultima cosa da fare e prenderla sotto gamba. 
Ti auguro il meglio <3
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veronica-nardi · 4 years
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Ever Night, Commento A Caso
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Lo so, sono in un ritardo pazzesco nel fare questo commento, ho ormai passato la metà stagione e non ho ancora scritto uno straccio di commento riguardo questa serie, ma ero troppo impegnata a suicidarmi i neuroni con i commenti di The Untamed, problemi??
Ora che ho finito, posso finalmente scrivere questo benedetto commento che, ve lo dico, sarà un commento fatto completamente a caso (come se gli altri avessero una logica).
Dunque, Ever Night mi sta piacendo molto. Mi piace il fatto che sia un incrocio tra Game of thrones, The Untamed, The Legend. È un bel mix tra fantasy e gioco del trono, gioco del trono che però si è completamente arenato da quindici puntate a questa parte.
IO VOGLIO GLI INTRIGHI.
VOGLIO TRADIMENTI.
VOGLIO GENTE AVVELENATA.
VOGLIO SANGUE.
VOGLIO COMPLOTTI.
Sarò sincera: sono molto stupita che arrivata all'episodio 37 l'imperatore SIA ANCORA VIVO. Se questa serie fosse stata GoT sarebbe morto nel giro di sei episodi.
La parte politica è completamente ferma. È ormai da troppo tempo che stanno dando più spazio alla parte magica.
Per non parlare di quei personaggi di cui non si sa assolutamente nulla da secoli. Il fratello dell'imperatore, il principe dello Yan, il boss della banda... dove diavolo sono? Cosa stanno facendo? Io capisco che bisogna seguire le vicende del protagonista, ma se non mi fai vedere i personaggi in scena per 10/15 episodi, io poi mi scordo della loro esistenza.
Parlando di politica, mi piaceva all'inizio la principessa. Altezzosa, intelligente, attiva, ambiziosa, pensavo mi avrebbe dato grandi soddisfazioni sul gioco del trono, invece non so più quanti episodi sono che non fa altro che chiacchierare con Sang Sang o con altra gente, oppure curare le ferite del fratello.
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Se la principessa mi sta deludendo, mi piace invece l'imperatrice. Quello che mi piace di più è che qui non abbiamo il classico e banalissimo rapporto matrigna cattiva/Cenerentola della situazione. Qui l'imperatrice è buona, ci tiene alla ragazza, la considera la sua famiglia, e non ha alcuna intenzione di farle del male. Anzi, è quasi il contrario. Bello anche il conflitto dell'imperatrice, combattuta tra suo marito e il regno, e il suo popolo.
Il Terzo Principe mi fa morire dalle risate perché è un vero caso umano. Viziato, dispettoso, cattivo, arrogante, prepotente, questo ragazzo non è stato educato come si deve (imperatore e principessa, parlo con voi), ed è davvero senza speranze.
La parte fantasy è più copiosa.
(Sì, sto scrivendo a caso)
Dunque, abbiamo l'Accademia Tang capitanata da Fu Zi che si fa aiutare da vari maestri. Fu Zi è impegnato in un tour intorno al mondo ormai da mesi, mentre i maestri sono tutti pazzi. Uno che passa tutto il giorno su un'altalena secondo voi è normale?
Battute a parte, mi piacciono molto, sono simpatici, saggi e intelligenti, e sopratutto mi è il modo in cui hanno accolto il loro nuovo "fratellino" tra loro.
Poi abbiamo Xiling, e su questo dirò solo una cosa: DEVE BRUCIARE.
TUTTA XILING DEVE BRUCIARE.
E TUTTI I SACERDOTI DELLA "LUCE" (ma quale Luce??!!?)
E SOPRATTUTTO QUELLA VECCHIA STREGA DI CUI NON HO IMPARATO IL NOME MA STICAZZI PERCHÉ TANTO DEVE MORIRE PRESTO.
Xiling per me rappresenta i cultori di The Untamed. Sono un branco di pecore ipocrite.
Ora parlo dei personaggi.
Il protagonista.
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Mi piace e non mi piace. È un bel personaggio, particolare nel suo essere una "pippa" che deve imparare a coltivarsi invece che partire dall'essere già un genio assoluto. Non lo trovo un personaggio particolarmente interessante, ma è simpatico, sbruffone, sfacciato, schietto, diretto, e mi strappa sempre vari sorrisi.
La cosa che mi fa storcere il naso è la recitazione. L'attore non fa cagare, ho visto di peggio. E ci sono momenti in cui mi piace, ma quando c'è da tirare fuori l'emotività la sua faccia sembra una papera di gomma. Non ce la può fare.
Sang Sang.
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La amo. Ho imparato il suo nome già nel primo episodio (cosa rara per me) da quanto mi è rimasta impressa.
Simpatica, adorabile, pratica, sveglia, furba, e soprattutto arraffa soldi, e io LA ADORO.
Sono contenta che stia avendo una sua storyline separata dal protagonista, perché cominciava a diventare ripetitivo vederla sempre al suo fianco a fargli da mangiare.
Carinissimo il rapporto che si è venuto a creare con il Maestro, colui che è alla ricerca del Figlio degli Inferi... cioè lei.
Ebbene sì, perché @dilebe06 lo ha intuito fin dai primi episodi che Sang Sang è il nuovo Re Della Notte 2.0.
Prevedo tragedie.
He Mingchi
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Lui mi piace assai. È un po' il Baelish della situazione. Un personaggio che trama nell'ombra e che osserva in silenzio. Se scarseggia di coltivazione spirituale, va però forte sulla scaltrezza. Peccato che il gioco del trono sia, come ho detto, momentaneamente fermo. Ma mi aspetto ancora qualcosa da lui. Ti prego non mi deludere!
E comunque il precettore che lo tratta a pesci in faccia ce l'ho ancora legato al dito.
Mo ShanShan
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Credo sia il mio personaggio preferito. Credevo fosse una tizia tutta sognatrice e delicata, e invece negli ultimi episodi mi ha sorpreso assai.
(Ehm ehm... la ship partita super cliché anche no...)
Ma devo ammettere che lei e Ninq Que sono molto carini. E il loro rapporto è costruito e fatto bene, non troppo sdolcinato, ma anche con alcune discussioni interessanti.
ShanShan è gentile, educata, determinata, coraggiosa, combattiva, onesta, leale, spontanea, genuina.
Mi piace l'apertura mentale che sta sviluppando grazie alla compagnia del protagonista. È una buona evoluzione.
La sto amando veramente tanto.
Long Qing.
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IL MIO VERO AMORE.
Mi basta guardarlo per amarlo.
Altezzoso, arrogante, freddo, distaccato, rigido di mentalità, orgoglioso, ambizioso, ma ha anche dei difetti.
Il suo problema è questo: ci crede troppo.
Non gli è bastato fallire all'esame dell'Accademia Tang, non gli è bastato essere battuto da un mediocre coltivatore. Non ha affatto messo in discussione se stesso, le sue capacità o i suoi ideali. È rimasto ancorato alla convinzione di essere il Figlio della Luce, il principe perfetto di Xiling, una creatura mistica e straordinaria che guarda gli altri come se fossero dei poveri pezzenti.
POVERO AMORE MIO CHE HA PERSO I SUOI PUNTI SPIRITUALI.
La sua vita è finita, non ha più senso, è un completo fallimento. Mi chiedo come farà d'ora in avanti.
E mi chiedo che faccia farà la Maniaca dei Fiori, tanto orgogliosa del suo perfetto principe, quando lo verrà a sapere. Sono curiosa di vedere se continuerà ad amarlo.
Lo so, non ho scritto un commento molto lungo, ho solo buttato giù qualche concetto giusto per farmi il punto della situazione. Ho anche notato che la prima metà della serie è servita come conoscenza e preparazione a quello che sto vedendo adesso. Abbiamo conosciuto i personaggi e il protagonista ha iniziato a coltivare, ma questo si poteva fare in 15/20 episodi. Solo adesso stiamo entrando nel vivo della storia. Solo adesso trovo la storia davvero eccitante.
E poi, dato il grande quantitativo di personaggi, ho impiegato oltre trenta episodi per trovare il mio preferito. Non mi era mai successa una cosa così.
E infine...
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Sono la coppietta dei fiori, sdolcinati, perdono miele da tutte le parti, ma la scena della proposta, a me continua a piacere.
Il Principe di Xiling, in fondo, ha stile.
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mywords-myworld · 4 years
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Enneatipo 4 : L’individualista
I Tipi Quattro sono autocoscienti, sensibili, riservati, empatici, creativi, introspettivi, lunatici e egocentrici. Possono provare un senso di vulnerabilità che li fa nascondere al mondo e un disprezzo per i modi di vivere ordinari. Hanno problemi con  malinconia, mancanza di indulgenza verso se stessi e autocommiserazione. 
Il tipo 4 è detto “l’Individualista” perché sente di non essere come gli altri esseri umani e che quindi nessuno lo possa capire o amare in modo adeguato.
Percepiscono spesso di avere un talento unico e speciale e al contempo  di essere particolarmente svantaggiati o pieni di difetti. Sono consapevoli delle proprie personali mancanze, e si concentrano su di esse.  I Quattro sani sono onesti con sé stessi, riconoscono i propri sentimenti/motivazioni/contraddizioni/conflitti emotivi senza negarli o mascherarli. Anche se possono non amare ciò che scoprono, non tentano di nasconderlo a sé stessi o agli altri. Non hanno paura di vedere tutte le loro imperfezioni. Sono disposti a rivelare cose molto personali e potenzialmente vergognose di sé, perché vogliono comprendere la verità della propria esperienza, così da poter scoprire chi sono e affrontare la propria storia emotiva. Spesso sentono una mancanza di qualcosa dentro di sé che non sanno definire e che vedono invece abbondare negli altri. Sentono di non avere una chiara e stabile identità, soprattutto una identità sociale in cui sentirsi a proprio agio.
I Tipi Quattro si sentono  diversi dagli altri ma non vogliono veramente essere soli. Possono sentirsi socialmente inadeguati o a disagio con sé stessi, ma desiderano profondamente essere in contatto con persone che li comprendono e capiscono le loro emozioni. Sono romantici e desiderano  che qualcuno arrivi nella loro vita e apprezzi il loro sé nascosto.
Se questo non accade, si confortano diventando individualisti convinti: devo fare tutto da solo, con i miei modi e le mie condizioni. Il loro mantra diventa: “Io sono me stesso. Nessuno mi capisce. Io sono diverso e speciale”, mentre in realtà desidera segretamente avere il benessere interiore e la sicurezza di cui gli altri sembrano godere. I Quattro hanno di solito un’immagine di sé negativa e una  bassa autostima che tentano di compensare coltivando un’immagine idealizzata di sé stessi. Nel corso della loro vita, i Quattro possono provare diverse identità per vedere quanto calzano, basandosi sulle qualità che ritengono attraenti  negli altri. Ma sotto la superficie si sentono sempre insicuri circa chi sono realmente. Il problema è che basano la propria identità in gran misura sulle proprie emozioni e quando rivolgono il loro sguardo all’interno di sé vedono un caleidoscopio sempre mutevole di emozioni.
Una delle più grandi sfide che I tipi Quattro devono affrontare è quella di imparare a lasciare andare le emozioni del passato. Tendono a crogiolarsi nel dolore e restano attaccati a sentimenti negativi verso coloro che li hanno feriti.
Tipi 4 famosi: Maria Callas, Johnny Deep, Oriana Fallaci, Michael Jackson, Amy Winehouse, Principe Carlo, Charles Baudelaire, Marlon Brando, Nicolas Cage, Eric Clapton, Kurt Cobain, Angelina Jolie, Michelangelo, Jim Morrison,   Edith Piaf.
Tritipo con le ali: 854
primo tipo dominante, basato sul corpo: 8 (8w7)
secondo tipo dominante, basato sul cuore: 5 (5w4)
terzo tipo dominante, basato sulla testa: 4 (4w3)
-Fonte: Don Richard Riso and Russ Hudson, 1999, The Wisdom of the Enneagram, New York, A Bantam Book, 180-18
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gesau-it · 4 years
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Questo è ciò che voglio dire con fiducia, bambini Miei. March 15, 2020 at 08:12AM
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Così tanti Miei bambini pregano per delle intenzioni a loro speciali.
Io le ascolto tutte. Ma voi dovete, quando Mi pregate per qualcosa di molto importante per voi, lasciar andare tutte le vostre paure. Queste, non provengono da Me. Vi sono date da Satana, per tormentarvi. Non lo capite questo? Quando avete paura di un qualcosa che sentite stringere attorno alla vostra vita, più ne avete, più il problema s’inasprisce.
E’ solo quando vi fermate e dite:
“Gesù, ripongo nelle Tue mani, tutte le mie preoccupazioni a riguardo, con fiducia affinché tu possa risolverlo secondo la tua Sacra Volontà”,
che la vostra mente può raggiungere la pace. Questo è ciò che voglio dire con  fiducia, bambini Miei. (Gesù, Libro della Verità, 17 Agosto 2011- Come chiederMi aiuto per risolvere le vostre preoccupazioni).
Mia amatissima figlia, le grazie riversate su di te, ti vengono fornite al fine di renderti più forte per questo lavoro, dandoti maggior fiducia.
La fiducia in Me, bambini, è molto importante. Sì, ciò porta molta gioia al Mio sacro cuore, quando sento che Mi amate. Tuttavia, è quando veramente confidate in Me e lasciate andare tutte le vostre preoccupazioni, passandole a Me, in maniera che Io me ne possa occupare, che potete sentire solamente un vero senso di pace. (Gesù, Libro della Verità, 17 Agosto 2011- Come chiederMi aiuto per risolvere le vostre preoccupazioni).
I messaggi del Libro della Verità per meditare questa settimana: 
- 13 Giugno 2011 – PassateMi i vostri problemi ed io allevierò il vostro fardello.
- 17 Agosto 2011 – Come chiederMi aiuto per risolvere le vostre preoccupazioni.
-18 Settembre 2011 – È fatto un classico errore quando si cerca di avvicinarsi di più a Me.
http://messaggidivinamisericordia.blogspot.com/2020/03/messaggi-da-meditare-durante-questa.html
Libro della Verità- Mini webcast parte 6- La Medaglia della Salvezza e il Sigillo del Dio Vivente, qua  Libro della Verità- Mini webcast parte 1- L'Avvertimento e la Seconda Venuta di Gesù, qua Libro della Verità- Mini webcast parte 3- Preparazione spirituale e fisica, qua
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║*˛˚ღ •˚ ˚˚ ✰* ★
║✰Informazioni da non dimenticare ✰
║˚. ★ *˛ ˚♥* ✰
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-  ✝ ✝ Catena di preghiera per proteggere l’Europa e per la pace del mondo, 13 marzo, qua 
-Terzo giorno:Tre giorni di preghiera per l'Esercito Rimanente, Benedetto XVI e MDM, (Venerdì, Sabato e Domenica), qua 
-  Settimo: 🌹🌹 NOVENA DELLE ROSE in onore di Santa Teresa di Gesù Bambino, patrona di questo gruppo, dal 9 al 17 marzo, qua   🌹 DURANTE QUESTA NOVENA, PREGHIAMO TERESINA AFFINCHÉ FINISCA QUESTA BRUTTISSIMA EPIDEMIA DI CORONAVIRUS E INTERCEDA PER LA SALVEZZA DEI FIGLI DI DIO🌹
- Lo scudo del Sacro Cuore di Gesù potente protezione, salvò Marsiglia dalla peste, qua
-  ☆•.¸❤  “Questo è uno degli ultimi e il più grande Sigillo di Protezione inviato dal Cielo, di tutte le preghiere date all’umanità”. Dobbiamo custodirlo nella nostra casa, portarlo con noi, e recitare questa preghiera tutti i giorni, così noi e i nostri cari saremo protetti da tutti i mali fisici e spirituali, qua 
 - Abbiamo aggiornato la nostra Rassegna Stampa, qua 
- VACCINAZIONE GLOBALE VI UCCIDERÀ SE LA ACCETTERETE  - Libro della Verità (Messaggi per argomento), qua 
- ◊⋱♥⋰ Recita del Rosario in tutte le nazioni tra oggi e la Domenica di Pasqua.  ✝✝ DIRETTA GRUPPO DELLA CROCIATA DI PREGHIERA: Tutti i Venerdì di quaresima, alle 21,30, un gruppo della Crociata di preghiera reciterà in diretta il Rosario completo (misteri gaudiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi) su questa pagina, qua e qua 
-  ➽✒ MONS. SCHNEIDER E DON MORSELLI E LA COMUNIONE ALLA MANO MA SOLO A DETERMINATE CONDIZIONI… ▆  ⌨ Abbiamo aggiornato la nostra Rassegna Stampa, qua
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 ♦ IN EVIDENZA, le informazioni da non perdere. GIORNATE DI PREGHIERA, •♥ Marzo♥• ,  qua
-  🔴 🔴 Nella nostra Rassegna Stampa abbiamo pubblicato l'audio di un sacerdote con consigli per sconfiggere il virus e l'epidemia, qua 
- ▆ ▇ ❀*`*• La Quaresima di Gesù all'umanità, Messaggi e preghiere, qua
-▅ •♥• URGENTE !!! Richiesta di preghiera: Vorremmo chiedere alle persone di tutto il mondo di pregare per suor Frances una suora, che è stata arrestata in Cina, qua
- █ ► IMPORTANTE!! Per favore, pregate per il popolo cinese!! Invitiamo tutti membri di questo gruppo e  tutti i fratelli e sorelle a pregare  un rosario e/o una coroncina della Divina Misericordia per queste anime innocenti, qua 
- ATTENZIONE IL MARCHIO DELLA BESTIA. MICROCHIP SOTTOCUTANEO IL MARCHIO DELLA BESTIA (666) – È stato pubblicato l’articolo su Leggo, qua
- ☆•.¸❤ VI PREGO DI DIFFONDERE IL SIGILLO DEL DIO VIVENTE DAPPERTUTTO, qua 
-   ▆ ATTENZIONE utilizzate solo le immagini della Madre della Salvezza autorizzate, stanno circolando immagini alterate dal male. Le medaglie della Salvezza autorizzate e quindi vere, sono solo quelle che si acquistano sul sito christogifts, qua 
-✿*✿ IMPORTANTE: è necessario pregare ogni giorno per questa Missione perché è sotto attacco forte del nemico. Vi invitiamo a non mancare all'apputamento di preghiera delle ore 20,30, qua e qua 
- IMPORTANTE: La Madre della Salvezza: Chiedo a coloro che seguono questi Messaggi di pregare per questa Missione, qua  - Sette angeli caduti attaccheranno questa Missione"Mia cara figlia, sette angeli caduti attaccheranno questa Missione e cercheranno di ingannare i figli di Dio perché non rimangano fedeli al suo Esercito Rimanente. Essi appariranno a coloro che ingannano dicendo di essere angeli della Luce, quando, in realtà, sono tutt’altro" (Madre della Salvezza,11 Aprile 2014, Gesù era come voi in ogni cosa, eccetto che nel peccato, perché questo sarebbe stato impossibile),  qua
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-  •●●.·˙˙·. Cerchiamo persone che possano dedicare un’ora al giorno per diffondere il Libro della Verità inviando email ai sacerdoti, qua 
- ≻✿≺ Lettera per i membri di Gesù all'umanità: Vi lasciamo meditando questo, ci facciamo tutti queste domande: con quanta serietà abbiamo assunto questo compito di essere soldati dell’esercito di Gesù? Cosa ci sta chiedendo Gesù in questo momento? ascoltiamo la Sua risposta nel nostro cuore, qua 
- ▅ •♥• ISCRIVETEVI!! •♥• per ricevere ogni sera una SINTESI DELLA GIORNATA del nostro gruppo tramite email •♥• ▅ ►  Per favore avvisate tutti i membri del gruppo Gesù all’umanità! , qua. Trovate il post che la contiene  (pubblicato ogni sera), qua
- ▅ ▆  ► UMANESIMO - Libro della Verità (Messaggi per argomento). "Fate attenzione quando accettate l’umanesimo, poiché quando lo fate, voi troncate ogni legame con Me", Gesù, Libro della Verità, 27 Luglio 2013, qua 
- ღ❤ღ Pubblicando questo su richiesta di Maria della Divina Misericordia. Per favore, pregate per questa Santa Missione, qua 
-- ❤¯`•.¸☆ UN PICCOLO SUGGERIMENTO: Per seguire il nostro gruppo ogni giorno senza perdere niente , raccomandiamo di leggere il post del giorno con le informazioni da non dimenticare qua o qua e poi leggere tutti gli altri aggiornamenti su twitter qua 
- (¯♥♥¯) ¯¯-:¦:-¯¯¯¯-:¦:-¯¯(¯♥♥¯) Cerchiamo 100 persone che recitino 3 Rosari ogni giorno per salvare l'Italia,qua Vorremmo sapere il numero effettivo delle persone che lo stanno  realmente ancora facendo, perciò se vi siete inscritti in precedenza vi preghiamo di confermare la vostra adesione,  in modo da capire quanti siamo  al giorno d'oggi. Se ancora non vi siete decisi, vi invitiamo calorosamente ad iscrivervi,  per il bene dell'Italia. Fino ad oggi 21 settembre 2019 hanno aderito,  confermando le iscrizioni precedenti ed includendo nuovi iscritti, 40 persone.
- ┊☆┊★ “Figlia Mia amatissima, Il tempo si sta muovendo velocemente ora. Ho preparato tutti voi ormai da tempo. Voi, Miei seguaci, sapete cosa dovete fare. La vostra propria confessione è importante e dovete cercare di farla una volta ogni settimana d’ora in poi..” (Gesù, Libro della Verità, 17 Luglio 2012,  qua )
- Gruppi della crociata di preghiera Cari fratelli queste parole sono rivolte proprio a noi, forza ci impegniamo a costituire i gruppi Gesù all’umanità, accogliamo questo appello urgente del nostro Signore Gesù, raddoppiamo gli sforzi che ognuno si metta in contatto con le persone della sua Diocesi: "MOLTO PRESTO UNA DIVISIONE SI VERIFICHERÀ IN EUROPA, OGNUNA DELLE QUALI È COLLEGATA ALL’UNIONE EUROPEA E AL PAESE IN CUI SI TROVA LA CATTEDRA DI PIETRO. CIÒ SI TRADURRÀ IN UNA GUERRA, CHE SARÀ DI TIPO DIVERSO DALLE ALTRE GUERRE. MA SARÀ VIOLENTA. LA GENTE SI LEVERÀ L’UNO CONTRO L’ALTRO IN GERMANIA, ITALIA E FRANCIA. DOVETE PREGARE CHE I MIEI SEGUACI RIMANGANO FORTI E GARANTISCANO CHE I GRUPPI DI PREGHIERA DI GESÙ PER L’UMANITÀ SIANO COSTITUITI RAPIDAMENTE IN QUESTI PAESI ( Gesù, Libro della Verità, 26 febbraio 2013)",   qua  e  qua .
- ♥♫ Cerchiamo di formare il nostro gruppo della crociata di preghiera, anche solo di due persone FIDATE ( per ragioni di sicurezza le persone devono essere FIDATE),  qua
-  ▀ Linee Guida per i Gruppi della Crociata di Preghiera   qua e qua 
-   ▀ ●̮̑ Importanza dei Gruppi della Crociata di preghiera e come crearne uno,  qua
-☆•.¸❤  Siete tutti calorosamente invitati a  seguire questo programma di preghiera ☆•.¸❤   qua e  qua 
►►PER TUTTE LE INFORMAZIONI LEGGERE  qua 
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ritahasaproblem · 6 years
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L'obbligatoria circa-quasi-fic sui metamoro al concerto per Emergency
Note: Non è proprio una fanfiction (tbh è veramente troppo grezza per esserlo, ci vorrebbero Dio sa quanti giorni a macerare nelle bozze e una bella rimpolpata in alcuni punti) né aveva un indice abbastanza alto di gnegnosità (?) per diventare un bulletpoint. Né lupo, né cane. Sa quello che non è ma non quel che è. Praticamente è Balto. Ma siccome ogni tanto bisogna lasciar andare le cosine senza mettersi troppo a pensarci, vi lascio questo piccolo Balto, nato perché, come in tutte le cose della vita, io ho detto a @trashmouthgently, riguardo Fabrizio al concerto per Emergency “E comunque, headcanon semi-angst: magari stava a farsi le pare mentali perché non ha mai sentito così forte la mancanza di qualcuno e non sapeva se per ermal fosse lo stesso e quindi stava tutto gnegnino teso pure per quello” e lei mi ha risposto “Okay ma elabora” e io ho elaborato 1.7k di roba perché lE PERSONE SANNO COME MANOVRARMI COME UN BURATTINO mannaggia Paolo Pastorino perdonami non so renderti fiero di me. Essendo scritta nel giro di un paio di sere come passatempo sui mezzi, non aspettatevi chissà cosa, però mi andava di farmi sentire visto che su questo social sembro sempre mezzo morta e lasciare comunque segno del mio passaggio, spero possa piacervi!
(Ne lascio una metà sotto “read more” perché è LUNGA e non voglio appestare troppo la tag ok)
Fabrizio è abituato ad adattarsi alla distanza, al vedersi una volta al mese o anche meno, e non sentirne il peso più del necessario. Lo ha fatto per anni persino con la sua stessa compagna -in un rapporto costi/benefici, lo stare a contatto col suo pubblico batteva la lontananza.
Non stavolta. Stavolta si ritrova a mandare messaggi appena prima di salire sul palco e desiderare di essere da qualche parte lontano, solo con Ermal, e la cosa lo stravolge abbastanza. I primi giorni si dice che è l'abitudine, perché dopotutto hanno passato quasi due mesi a stretto contatto -molto stretto- e passerà presto, quando si riabituerà ai ritmi frenetici della vita estiva di un cantante, ma più passa il tempo e più si sente come qualcuno a cui avessero amputato il braccio, non importa quante chiamate o vocali si scambino durante il giorno.
Si vedono un paio di volte, e pensa che questo potrà bastargli, perché, insomma, passare un paio di settimane senza vedersi non è tantissimo, può resistere senza problemi.
E invece no, quelle tre settimane da ferragosto in poi sono un inferno di calore e assenza; e, come se non bastasse, il treno in ritardo gli ruba il tempo che avrebbe potuto usare per loro.
Arriva in camerino trafelato, e la prima cosa che vorrebbe fare è stringersi ad Ermal e baciarlo un po' ovunque, perché gli è mancata persino la sensazione della barbetta di due giorni terribilmente ispida e il ritrovarsi i suoi capelli in bocca anche se voleva baciargli la tempia, ma si limita a un abbraccio con un paio di pacche sulla spalla, a beneficio di Nek che li guarda. E forse ha stretto un po' troppo forte, perché Ermal gli ha sussurrato "Ti sono mancato?" con una risatina, e la cosa lo fa sentire un po' troppo trasparente, gli ricorda che sono solo tre settimane, nemmeno un mese, e lui sta reagendo come se non si sentissero ogni singolo giorno, più volte al giorno.
Si chiude in sé stesso. Non lo fa volontariamente, e ripensandoci in seguito gli sembrerà ancora più evidente, un segnale al neon del suo disagio, ma non riesce ad impedirselo. Calcola e ricalcola quali gesti fare per non far notare la sua smania di avvicinarsi, così finisce per allontanarsi del tutto; gli occhi enormi delle telecamere non aiutano di certo, lo fanno sentire osservato ancor di più.
È Ermal ad avvicinarsi, ad invitarlo a giocare a rincorrerlo, e la cosa lo lascia con un certo calore addosso, anche se non lo scuote del tutto, non riesce a scrollargli dalla testa la paura di mostrare troppo, di non essergli mancato tanto quanto è mancato a lui.
In poco tempo -troppo poco- lo deve lasciar andare, l'ultimo abbraccio sul palco che è più un groviglio di braccia e durante il quale Ermal, il volto affondato sulla sua spalla, riesce a lasciargli un bacio rapido alla base del collo prima di andar via.
(Lo nota, con la coda dell'occhio, osservare la  sua esibizione dal lato del palco, e mentirebbe se dicesse che non si sta esibendo anche un po' per lui, per il suo sorriso ampio e il modo in cui muove la testa a tempo, e lo guarda di sottecchi mentre si arrotola le maniche della maglia sulle spalle, solo per vederlo ridere nonostante il luccichio malizioso negli occhi.)
Si ritrovano tutti sotto il palco, a fine concerto, Fiorella che cerca di strappargli qualcosa sul nuovo disco e convincerlo che, davvero, devono di nuovo scrivere insieme.
"Tanto ormai alle collaborazioni ci sei abituato, no? Magari andiamo al prossimo Sanremo e fai doppietta" gli dice, e lo sguardo di Fabrizio si dirige automaticamente su Ermal, perché come potrebbe non farlo? È stato uno sforzo eroico trattenersi finora.
"Vuoi davvero fargli fare il terzo Sanremo di fila?" s'intromette quello, e senza che lui capisca come, in un attimo ha il braccio che gli circonda la vita. "Guarda che non ha abbastanza resistenza, un altro anno non lo regge."
"Tu sicuramente lo sai meglio di me" è la replica maliziosa di Fiorella, che fa sbottare entrambi in una risata imbarazzata.
La mezz'ora successiva è dedicata al discutere con colleghi ed organizzatori, la social band che chiude il concerto come sottofondo alle loro chiacchiere; è un tempo che sembra infinito, e non riesce a non ricambiare i tocchi di Ermal, le mani che si stringono sulla vita e le carezze sul braccio e il modo in cui si sporge verso di lui nel ridere, dopo averlo preso in giro per la camicia legata in vita.
"Ti vedesse Enzo Miccio, ti metterebbe su una pira seduta stante, non pensare ti salveresti solo perché sei bono" gli dice, e ride, ride così di gusto che in automatico lo deve cingere con le braccia, a metà tra un placcaggio e un gesto d'affetto, nonostante si renda conto quasi subito della macchina fotografica puntata addosso con non poco fastidio -ma è Andrea, realizza, con una punta di sensi di colpa, Andrea che segue Ermal tutto il tour e che è venuto alla sua data con una pizza e uno sguardo indulgente, come se avesse a che fare con i capricci di due ragazzini piuttosto che di due adulti.
Andrea che, a fine serata, quando Ermal gli sta già tirando la mano perché la loro macchina è arrivata ("'spè amò, un secondo e andiamo" gli ha detto, senza pensare, e l'ha visto abbassare il capo con un sorriso, anche se ormai dovrebbe esserci abituato) gli mostra le foto, un "Claudio mi ha chiesto di ricordarti che devi postare qualcosa" a mo'  di spiegazione mentre fa le sue magie per passargliele sul cellulare una per una.
Alcune sono così belle che è contento le abbia fatte Andrea e non un paparazzo a caso che le potrebbe svendere al miglior offerente, il sorriso di Ermal mentre parla con Gino Strada e il modo in cui si lanciano sguardi nonostante siano immersi in conversazioni differenti limpido anche attraverso i pixel.
Tenendo bene a mente la raccomandazione di Claudio, scorre le foto mentre il servizio d'ordine li accompagna all'uscita, scartando automaticamente tutte quelle per cui non hanno posato e puntando, infine, su quella in cui lui sta facendo una smorfia, il suo braccio attorno al collo di Ermal. La didascalia la scrive di getto, senza nemmeno rileggerla perché sa benissimo che quando scrive è ancor più trasparente di quando parla, e tentare di non svelare la sua anima tra le righe sarebbe perfettamente inutile. Chiude il social network l'attimo prima di entrare in macchina, libero dal peso combinato di Max e Claudio che gli gravava sulla coscienza e nei messaggi di whatsapp -Claudio è andato via prima perché si sentiva stanco, e forse, realizza nel rendersi conto che sono solo lui ed Ermal oltre il conducente, era un po' una scusa.
Ermal siede alla sua maniera scomposta, le gambe larghe tanto da accavallarsi alle sue e la testa abbandonata sul sedile, il torso inclinato verso di lui quasi stesse aspettando il suo tocco. La cosa lo fa sorridere, e lo spinge a lasciare il braccio sopra il poggiatesta, la mano che va a sfiorare le punte dei ricci, anche mentre il conducente intima loro di mettere le cinture con un'occhiataccia.
"Ciao, eh" esordisce Ermal, voltandosi verso di lui, metà viso inglobato nella stoffa.
"Ciao" ripete, un po' confuso. "Ci siamo visti per due ore, ma ciao."
"Pensavo non lo avessi notato, perso nel tuo mondo com'eri, quasi non mi cagavi" replica quello, e il fastidio nella sua voce è evidente, nonostante sia poco più che un sussurro, nonostante il tentativo di canzonarlo.
"Ero un po' distratto, col treno e tutta quella roba là. Scusa" tenta, e un po' è vero, il ritardo e l'impossibilità di provare lo hanno scombussolato parecchio, ma sa che è una comoda mezza verità.
"Me ne sono accorto, Fabbrì" risponde, ma il suo tono ora è solo un po' triste e tanto, tanto stanco.
Il conducente ha acceso la radio, forse perché li ha sentiti sussurrare e vuole dar loro un'illusione di privato, o semplicemente per farsi un po' di compagnia; i lampioni scorrono veloci dietro il capo di Ermal, sempre voltato verso di lui: non ne illuminano l'espressione abbastanza per poterla vedere nei particolari, ma a Fabrizio basta la linea triste delle spalle per sentirsi incredibilmente in colpa.
"La verità..." mormora, e benedice il fatto che la cintura del posto centrale non limiti le braccia, perché così può stringere Ermal a sé e non sentirsi completamente messo a nudo mentre sussurra la sua confessione contro la sua tempia. "La verità è che me sei mancato troppo, capito? E io in queste cose so' negato, mica te lo dicevo per scherzo, non le so fare, chiedi a chi ti pare. E sono tutto o niente, non ce le ho le vie di mezzo, non potevo arrivare là e fare come se fossi... che ne so, un Simone, perché Simone non m'è mai mancato così. Non m'è mai mancato nessuno, così" aggiunge, e un po' sente il groppo in gola a mettere giù tutte le sue carte.
Ermal resta in silenzio a lungo, e a lui ballano le gambe, la paura che il suo 'tutto' sia in realtà troppo che gli fa venir voglia di scappare via, un riflesso che non è mai riuscito a lasciar andare, nonostante ci abbia provato non sa più quante volte. Sta in silenzio, ma non si allontana, e questo, l'ha imparato in quella notte, a Sanremo, in cui rimuginavano e rimuginavano senza arrivare a nessuna nuova conclusione, non significa che non sia più lì con lui -ci è arrivato tardi, dopo quell'abbraccio, dopo che i silenzi si sono riempiti del rumore delle loro braccia, ma ci è arrivato.
Strofina il capo contro il suo petto, Ermal, e una ciocca gli finisce in bocca, tra le labbra schiuse.
Dio, persino quello gli è mancato, in queste settimane. Persino le cose più fastidiose.
"Mi sei mancato anche tu, Bizio" mormora, infine. "Un casino. Troppo." Lo dice baciando piano il suo petto, coperto dalla maglia.
A Fabrizio si secca la gola, mentre stringe un po' più forte la presa sulla sua giacca, ma le gambe smettono di muoversi nervosamente e sente una nuova calma posarsi sulle sue spalle.
"Se aspetti che arriviamo in hotel ti dimostro pure quanto."
"Quanto sei cretino? Perché a quello ci ero già arrivato" replica lui, ma finalmente si sente in pace.
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darthreset-blog · 5 years
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Il 2018 secondo Billboard (parte 2)
La scelta di rimandare questo post al 2019 è volontaria: ho deciso di lasciare questo lavoro in sospeso in modo che prima o poi sentissi il bisogno di completarlo, e il momento migliore per farlo è adesso. Se avessi concluso questo doppio post nel 2018 avrei rischiato di non trovare motivazioni per ricominciare a scrivere quest’anno. Invece questa costrizione auto-imposta spero mi dia la spinta a postare con costanza. Detto questo, riprendiamo.
TOP ARTISTS:
1) Drake: non fingerò di essere sorpreso. E’ quasi un’ovvietà, e lo abbiamo visto nella parte 1: “God’s Plan” è stata la canzone più venduta dell’anno e “Scorpion” è secondo nella classifica degli album. Gli highlights del suo 2018 vedono anche l’EP “Scary Hours”, i singoli “Nice for What” e “In My Feelings” e l’acclamata collaborazione con Travis Scott nella sua “Sicko Mode”. Un anno da dominatore.
2) Post Malone: anche lui presente in entrambe le classifiche della parte 1, deve il suo successo a “beerbongs & bentleys”, e come già detto la scorsa volta, ai singoli che hanno lanciato l’album, permettendogli di stare nella classifica dei migliori artisti praticamente già da maggio. Ad ottobre ha rilasciato “Sunflower”, che fa parte della colonna sonora di “Spider-Man - Un Nuovo Universo” ed il mese successivo ha confermato di essere al lavoro per il suo terzo album. Sono curioso di vedere se riuscirà a bissare le mega-vendite del precedente.
3) Ed Sheeran: anche lui tra i monopolizzatori del 2018, la statistica incredibile è che tutte le sue vendite del 2018 sono solo un’eco di ciò che ha fatto nel 2017, anno di uscita di “(Divide)”: l’album e i singoli ad esso associati non si sono ancora fermati, e forse non lo faranno fino al prossimo disco, che comunque non dovrebbe arrivare prima della fine del tour in corso, con date programmate fino ad agosto. Se dovessi fare una previsione direi che vedrà la luce solo nel 2020, seguendo la regolarità di tre anni che finora sono sempre trascorsi tra un album e l’altro.
4) Taylor Swift: lei si trova solo in una delle classifiche della parte 1, perché i singoli e l’album sono stati rilasciati nel 2017 e seguìti nel 2018 da una manciata di singoli di scarsa rilevanza commerciale. Ciò che l’ha fatta veramente brillare è stato il tour da record che l’ha portata negli stadi di tutto il mondo facendole vincere diversi premi. Il suo anno si è chiuso con la notizia di un nuovo contratto con la Universal. Probabilmente il 2019 sarà un anno di pausa, dopo 18 mesi intensi e archiviati di sicuro nella sezione “successo”.
5) Cardi B: oh, ecco un nome nuovo. Il suo è stato un grande anno, iniziato con la collaborazione con Bruno Mars in “Finesse”, e proseguito con il singolo “Be Careful” a lanciare il suo album di debutto, “Invasion of Privacy”. L’album ha unito critica e pubblico in un unico grande consenso, testimoniato dalle vendite e dalla prima posizione raggiunta in classifica nella prima settimana. Il singolo pubblicato a luglio “I Like It” non ha avuto problemi ad ottenere lo stesso risultato, mentre la collaborazione con i Maroon 5 in “Girls Like You” è risultata nel video più visto su YouTube nel 2018, sfondando il miliardo e mezzo di visualizzazioni. Altri highlights del suo 2018 sono stati i singoli “Money” e “Taki Taki” (di DJ Snake).
TOP NEW ARTISTS:
1) Cardi B: ne abbiamo parlato appena sopra. Il fatto che una nuova artista sia nella top 5 generale dimostra ulteriormente il suo valore. Gli occhi del mondo sono su di lei.
2) XXXTENTACION: nome d’arte di Jahseh Onfroy, il primo singolo del suo 2018 è stato “Shining Like the Northstar” a febbraio, seguito il mese dopo da “Sad!” e “Changes”, che hanno anticipato l’album “?”, piombato subito in prima posizione e che ha consentito ad Onfroy di firmare un contratto da dieci milioni di dollari. Il 18 giugno XXXTENTACION viene ucciso, ma questo non ferma il successo della sua musica. Molti singoli vengono rilasciati postumi, oltre all’album “Skins”, conquistatore di classifiche e prova di cosa Onfroy avrebbe potuto ancora fare se non se ne fosse andato troppo presto.
3) Juice WRLD: il 2018 è stato l’anno del suo esordio discografico: l’album “Goodbye & Good Riddance” è stato anticipato dai singoli “All Girls Are the Same”, “Lucid Dreams” e “Lean Wit Me” e seguito da “Wasted” e “Armed and Dangerous”. Ha pubblicato un EP intitolato “Too Soon…”, dedicato ai colleghi Lil Peep e XXXTENTACION, ed un mixtape insieme a Future. Nel suo 2019 ci sarà un mixtape con Ski Mask the Slump God, annunciato a dicembre e al momento senza data di uscita prevista.
4) Dua Lipa: le prime tre posizioni sono andate ad artisti rap/hip hop che in Italia sono passati inosservati, anche a causa della barriera linguistica, particolarmente ostica quando si tratta di questo genere. Forse Cardi B rappresenta un’eccezione parziale, ma è comunque poco rispetto a quanto successo ha avuto Dua Lipa qui da noi. A gennaio ha portato a casa il Brit Award come miglior British Female Solo Artist e miglior British Breakthrough Act. Ad aprile si è ritrovata in cima alle classifiche di mezza Europa grazie a “One Kiss” insieme a Calvin Harris. La canzone è stata tra le più sentite durante l’ultima estate, e credo che su questo possiate essere d’accordo con me. A settembre, poi, è di nuovo finita in tutte le radio con “Electricity”, prodotta da Diplo e Mark Ronson. Per il 2019 è in programma il suo secondo album, e questo ci assicura almeno un altro anno di singoli da parte sua, sperando che riesca a mantenere la sua tendenza ad andare in cima alle classifiche e a sentirsi dappertutto, che in certi momenti non guasta.
5) 6ix9ine: un altro rapper che da noi si è sentito poco. Il suo primo singolo del 2018 è stato “Keke”, e il mese dopo ha rilasciato il mixtape “Day69″, da cui è stato estratto il discreto singolo “Billy”. Protagonista di controversie nella parte centrale dell’anno, ha pubblicato “Tati” a giugno e “Fefe” in collaborazione con Nicki Minaj il mese dopo. Altri singoli sono “Bebe” e “Stoopid”. A novembre è uscito “Dummy Boy”, il suo primo album, stroncato dalla critica ma che ha venduto abbastanza da permettergli di entrare in questa classifica.
TOP ROCK ALBUMS:
1) “Evolve” - Imagine Dragons: non è la prima volta che vendono tanto, ma questa volta il loro successo ha fatto sorgere diverse domande, che vanno dal semplice valore della band a cosa sia il rock al giorno d’oggi. La risposta all’ultima domanda è semplice: oggi il rock è “Evolve”, un album che apre le porte del rock all’elettronica risultando estremamente moderno, ma non per questo freddo e spento. Sebbene rilasciato nel 2017 e mai in cima alle classifiche settimanali di Billboard, la scia di singoli che ha portato con sé gli ha consentito di mettersi in cima a questa top. L’album non è stato recepito benissimo dalla critica, che l’ha definito “una non-evoluzione”, “senza vita”, “roba da festival estivi”. Pare che il pubblico l’abbia recepito in maniera diversa, ed è giustificabile, perché anche se lascia tante domande dopo il suo ascolto, di certo non è un brutto album.
2) “Pray For The Wicked” - Panic! At The Disco: sesto album per il gruppo, preceduto dai singoli “Say Amen (Saturday Night)” e “High Hopes”, è stato apprezzato dalla critica, che l’ha descritto “frenetico, caotico il giusto, coerente ed eclettico”. Non ha però trovato il plauso di diversi estimatori degli album precedenti della band, che hanno visto in questo una tendenza esagerata al mondo dance e la voglia di essere “eccessivi” usando tanti suoni di cui si sarebbe potuto fare a meno. Ha raggiunto la prima posizione nella Billboard 200 ed è stato certificato Disco d’Oro negli USA e in Canada.
3) “Diamonds” - Elton John: il fatto che al terzo posto ci sia una raccolta pubblicata nel 2017 ci suggerisce che non sia stato un grande anno per il rock e le nuove idee che avrebbero potuto accompagnarlo. “Diamonds” raccoglie 34 brani (51 nella versione deluxe) che ricoprono più di quarantacinque anni di carriera a partire dal 1970. Segue di dieci anni il precedente greatest hits, “Rocket Man: The Definitive Hits” e di uno l’ultimo lavoro in studio, il trentesimo, “Wonderful Crazy Night”. Sono classici che saranno sicuramente amati dai fan di Elton John, e una buona occasione per tutti gli altri per scoprire questo artista.
4) “Night Visions” - Imagine Dragons: rendiamoci conto. Il successo commerciale di “Evolve” ha riportato in alto anche il debutto degli Imagine Dragons, datato 2012. Questo è il sound che i critici si aspettano ancora di sentire dal gruppo, quando ancora era definito “rock” senza farsi troppe domande. Ascoltandolo subito dopo “Evolve” si capisce il senso del discorso, ma se presi singolarmente, i due album si rivelano molto forti senza doversi per forza escludere a vicenda. Trascinato da alcuni dei migliori singoli del gruppo (“Radioactive” e “Demons” su tutti) non ha mai raggiunto la prima posizione settimanale ma è finito in top 10 un po’ dappertutto. E’ stato seguito da un tour mondiale di 145 date e ha ricevuto lodi per le idee creative e la buona performance in studio del gruppo, anche se è stato detto che manca un po’ dell’adrenalina dei primi singoli.
5) “Greatest Hits” - Tom Petty And The Heartbreakers: una raccolta per celebrare il compianto Tom Petty, morto nel 2017, e la sua band che per oltre quarant’anni sono stati tra gli esponenti di punta del cosiddetto heartland rock, quello che va dritto alle radici e alla cultura americane. Non è proprio il genere di musica che riesce ad essere esportato con facilità, ma questa diventa comunque un’occasione per arricchirsi e scoprire anche ciò che da noi non arriva “andandoselo a cercare”. Io per primo dovrò acculturarmi di più su di loro, e forse una raccolta sarebbe il perfetto punto di partenza.
Per me questo è tutto. Ovviamente le categorie sono molte di più, ma sarebbe impossibile recuperarle tutte, quindi vi suggerisco di fare un salto sul sito di Billboard per vedere le altre. Io ho considerato solo alcune delle categorie principali, cercando di inquadrare le tendenze e “i vincitori” del 2018.
Appuntamento alla prossima tappa della nostra odissea musicale!
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gazemoil · 5 years
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RECENSIONE: The 1975 - A Brief Inquiry Into Online Relationships (Dirty Hit, 2018)
I The 1975 hanno immaginato sin dall’inizio che la loro uscita di scena dovesse accadere nel loro momento artisticamente migliore. Giunti al terzo album, l’esteta e leader della band Matty Healy, da sempre fissato coi concetti perfetti espressi attraverso l’arte, pensava che quel momento fosse arrivato. Fino a quando non si è reso conto che le cose da dire erano ancora tante ed il bisogno di farlo con la musica era ancora necessario. Parallelamente, il tutto si concretizzava in un flusso d’idee che avrebbe trovato la sua espressione migliore in due album tra loro complementari. Il primo di questi è A Brief Inquiry Into Online Relationships, un disco a dir poco eclettico e quasi oltraggioso - in cui la parola d’ordine è “osare” - polarizzato dalla visione eccentrica, tormentata ed ambivalente di Healy, un personaggio imprevedibile, infatuato e al contempo a disagio con la fama, destabilizzato dal contrasto tra l’accettazione di massa durante i concerti e la solitudine pura del ritirarsi in una stanza d’albergo subito dopo. Cinque anni fa, con l’intenzione di domare il suo incessante monologo interiore si è rivolto all’eroina, dopo alla riabilitazione e adesso è un ex tossicodipendente diffidente dall’idealizzare i cliché della popolarità che lui stesso ha vissuto. E’ costantemente online e costantemente allarmato da ciò che questo provoca alla consapevolezza di noi stessi, alla nostra umanità. Detesta Trump ma sa che parlare di quanto sia odioso Trump è ridondante. E’ un ateo che crede nel valore dell’amore. 
Al contrario di quanto è successo negli album precedenti A Brief Inquiry Into Online Relationships non si sviluppa soltanto attorno alla storia personale del frontman, ma parla soprattutto di tutte le relazioni che inevitabilmente vengono mediate online, sebbene in realtà l’intenzione non era quella di fare un album che riguardasse internet, piuttosto un album sulla vita e sull’esperienza umana. Considerato che internet è al suo interno in maniera totale, evitare l’argomento sarebbe stato impossibile. C’è della rabbia, della paura, della colpa e dell’insicurezza in questo disco, ma anche della speranza, perché infondo, Healy si definisce un modernista, una persona favorevole al progresso che guarda continuamente al futuro, ma si rende conto che c’è la possibilità che l’umanità possa anche non averne uno. 
Questa vastità, molteplicità ed ambivalenza si traduce anche nella musica, nella quale viene presentata una notevole diversità di generi. Per molti la sua dissonanza è l’aspetto più detestabile dell’album e spesso sembra non esserci proprio un punto di contatto, ma d’altronde non poteva essere altrimenti, in quanto la loro scelta non è altro che il riflesso del modo in cui la musica esiste online - spogliata del suo contesto storico ed immediatamente disponibile - e per questo è assolutamente coerente, rendendo il disordine del disco parte della sua audacia. 
In A Brief Inquiry..., quindi, la band cerca di filtrare i mali della società insieme ai propri ed in questo senso l’album raggiunge l’apice in Love It If We Made It, in cui si riversa tutta la frustrazione per i problemi irrisolti della società che porteranno il nostro mondo alla decadenza. Il testo imita lo scroll infinito, quello in cui le notizie dei rifugiati morti e dei rapper in overdose finiscono sulla stessa timeline. La traccia porta avanti una strumentale abbastanza lineare nella quale succedono pochi cambi di melodia ed in questo risulta piuttosto atipica per essere una canzone pop, in quanto ci si aspetta un ritornello ben definito che rispetti le classiche strutture del genere, al contrario prosegue su dei synth dolci ed una batteria tesa - quasi ansiogena - sulla quale Healy canta in maniera molto espressiva, fino a quando, quasi alla fine, in un momento di suspense la parte vocale si comprime e poi esplode di nuovo, nel momento in cui viene citata una delle tante ignominiose frasi di Trump che porta il cantante a riflettere su quali potrebbero essere le conseguenze delle azioni sconsiderate del presidente. “The war has been incited / And guess what, you're all invited / And you're famous / Modernity has failed us”. Nel finale la band si lascia andare in un ritornello anni 80′ enorme e scintillante, fatto di chitarre elettriche e cori gloriosi - anche se il respiro affannoso del cantante che ripete più volte il titolo della canzone, come se dovesse auto-convincersi, racconta una storia diversa. Il brano termina con degli staccato di archi che ricordano lo spietato scandire dei secondi di un orologio. E’ positivo sentire una band pop commerciale disposta a comporre canzoni che non ti ricompensano nell’immediatezza, ma che sono fatte in modo da esigere la pazienza e l’attenzione dell’ascoltatore prima che questo possa ricevere il riscontro orecchiabile.  
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Secondo A Brief Inquiry..., se esiste una soluzione per sfuggire alla moderna situazione apocalittica, comporta la ricerca di connessioni umane oltre lo schermo, il rischio di un cuore infranto ed imparare dai propri sbagli. E’ un pò il messaggio di Give Yourself A Try, una traccia iperattiva che con le sue chitarre stridenti vorrebbe porre omaggio ai Joy Division - ci sta, nonostante la produzione pulitissima tipica dei The 1975 si scontri con lo sporco lo-fi della band punk. Nonostante questo, Healy si rende conto di essere il primo a non riuscire a mettere in atto ciò che predica e nel frattempo, mentre si rimane incastrati nei vecchi vizi, il tempo passa, per questo la sua attitudine è piuttosto sarcastica e pungente, come se volesse rimproverarsene. “What would you say to your younger self? / Growing a beard's quite hard / And whiskey never starts to taste nice / And you'll make a lot of money, and it's funny / 'Cause you'll move somewhere sunny and get addicted to drugs”.
I problemi dell’età moderna incidono anche sulle relazioni romantiche, ponendo distanze e creando silenzi. Nella vita privata del cantante, la droga è la causa principale di conflitto in questo tipo di rapporti, al punto tale da portarlo a personificare la sua dipendenza sotto la forma di un’altra donna che lo rende infedele o poco sincero nei confronti della sua partner. Spesso, infatti, le canzoni d’amore non lo sono davvero e quando sembra che ci sia una “lei” non è altro che l’eroina. Nel 2016, alla fine del tour dell’album precedente, Healy continuava a dichiarare ai suoi compagni di band di essere pulito, ma guidato dai sospetti il batterista e produttore George Daniel scopriva come quella dell’amico non era altro che una menzogna. Preso dal rimorso e rendendosi conto di come la sua dipendenza stava minacciando la stabilità dei suoi rapporti più cari, ha deciso di andare in riabilitazione. “And there's a feeling, you're replacing embrace” canta in It’s Not Living (If It’s Not With You), la traccia che meglio rappresenta la sua presa di coscienza fatta di figure retoriche, in cui l’eroina viene raccontata con occhi sognanti come se fosse un grande amore perduto; oltretutto, è una delle migliori sotto il punto di vista musicale ed è la prima volta, dopo i tempi del debutto, che torniamo a sentire un brano in pieno stile The 1975, dove la melodia pop upbeat fatta di chitarre squisite e tanti synth si giustappone ai testi con un retrogusto più amaro e serio - dall’ultimo album, invece, adottano ancora una volta i cori gospel gioiosi per porre grande enfasi sul ritornello ed in generale ne fanno grande uso in tutto il disco, sempre con bei risultati.
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  L’unica storia d’amore dell’album è presentata come un’ammonimento verso il genere umano che si muove verso una realtà distopica già esistente, quella in cui l’esperienza tra umani viene sostituita da quella virtuale. A Man Who Married A Robot, con la sua controparte strumentale Love Theme, è una storia letta da Siri su un uomo che si innamora di internet - finendo per condividere tutti i suoi dati con la promessa che questi sarebbero rimasti “tra di loro” - e rappresenta un momento fondamentale per l’album che ti colpisce forse più di qualsiasi altra canzone, creando inizialmente una reazione di ilarità che lascia presto spazio ad un sentimento di consapevolezza e di colpa in ognuno di noi, sapendo che il rapporto malsano con internet è qualcosa che ci tocca tutti da vicino, sintomo di problemi ben più gravi della società come la solitudine. Se l’eclettismo musicale sembra dissipare l’integrità di A Brief Inquiry..., in questa traccia converge e si riassume con grande impatto la sua intenzione concettuale. Dopo questo momento, inoltre, l’album trova il suo assetto ed in parole povere “si da una regolata”.
Nelle uniche tracce in cui si parla veramente di una donna Healy non si dipinge per nulla come una figura positiva. E’ il caso della bellissima Inside Your Mind, in cui preso dalla disperazione, è in cerca di un modo per capire i pensieri della partner, fino a desiderare di volerle aprire la testa per svelare cosa c’è dentro e per quanto possa essere un’immagine metaforica risulta piuttosto macabra; la traccia si presenta come una ballad al piano, supportata da una fievolissima sezione ritmica e degli archi, coperti da una chitarra lead molto prominente in cui Healy canta scendendo nel suo registro più basso e cupo - è un momento toccante e delicato in cui i The 1975 tornano a prediligere sonorità più lontane dal pop e quasi post-rock: una scelta di respiro che si rivela necessaria. In Mine la vita di coppia è immersa nei problemi nell’era di internet. “I fight crime online sometimes / Then write rhymes I hide behind / And my switch, her wine, both crying / I'm fine if you are fine”. Healy è consapevole che il matrimonio è parte delle convenzioni sociali, ma cerca di rimandare il momento perché non ne sente la necessità, forse perché in cuor suo sa che non sarebbe una scelta compatibile con il suo stile di vita; sotto il punto di vista musicale è un pò una sorpresa e la canzone è una vera e propria infusione jazz con pianoforte, archi, un assolo di tromba ed un’intera sezione di fiati che sfortunatamente, però, vengono usati in maniera deludente, incredibilmente standard e mite, un deragliamento che sa di Natale e Michael Bublè - associazione che non sappiamo fino a che punto possa essere positiva.
Quando i The 1975 arrivano ai loro estremi i risultati non sono dei migliori - questo è da dire - e se sotto il punto di vista concettuale li abbiamo già giustificati, il discorso non toglie che certi generi li vestono proprio stretti. E’ il caso di TOOTIMETOOTIMETOOTIME, una traccia poco ponderata che sembra uscita da uno degli ultimi dischi di Drake, a cavallo tra il bubblegum pop ed il raggaeton; la sua stonatura nel contesto dell’album è particolarmente evidente in quanto inserita subito prima di How To Draw/Petrichor, una doppia traccia in cui l’auto-tune viene usato per un fine totalmente opposto - sfacciatamente derivato dai Bon Iver di 22, A Million - e sposato con un piano delicatissimo quasi ambient e dei deragliamenti glitchy elettronici molto più colti. I Like America & America Likes Me è un altro colpo di testa musicalmente contestabile e nel tentativo di omaggiare il soundcloud rap rischia di essere quasi una parodia, se non fosse per il testo importante nel quale Healy discute della violenza negli Stati Uniti e si schiera contro l’uso delle armi da fuoco, ma ironizza anche sul consumismo della società. “Kids don’t want rifles, they want Supreme”. Il brano dedicato ad una donna incontrata in riabilitazione, Surrounded By Head And Bodies, pone un altro tipo di problema e nel tentativo di fare da contrappeso alle sperimentazioni musicali più azzardate, fino ad ora messe in pratica brillantemente - a parte nelle poche occasioni appena citate -Healy ritorna ad una impostazione di default che sembra aver acquisito dall’ultimo album, ovvero quella della ballata con chitarra acustica, ormai già sentita innumerevoli volte e che finisce per distrarre; in questa traccia ricorda qualcosa di fatto decisamente meglio dai Radiohead tempo fa, mentre in Be My Mistake l’impronta ricorda molto Damien Rice.
L’infusione con altri generi musicali risulta assolutamente più riuscita in I Couldn’t Be More In Love, la ballad che-sembra-d’amore-ma-non-lo-è su ciò che succede quando a nessuno importa più niente di te; il brano schiaccia l’occhio al soul, con tanto di cori gloriosi, una tastiera deliziosamente articolata ed un assolo di chitarra; non manca proprio niente e l’intensità è palpabile, Healy ci offre probabilmente la sua performance vocale più autenticamente livida e graffiata in assoluto. Nella chiusura il disco lascia il segno con I Always Wanna Die (Sometimes), un altro ammicco al post-rock ma anche al brit-pop, un inno cinematico che riassume il senso di isolamento e desolazione nell’era di internet, scritto forse nel momento più cupo in assoluto. “But your death it won't happen to you / It happens to your family and your friends / I pretend”. Il contrasto tra il sussurro d’aiuto del testo e la musica che ascende con chitarre di epiche proporzioni ed un falsetto arriva dritto al petto. “There’s no point in buying concrete shoes / I’ll refuse” canta Healy risoluto, ma alla fine si fa e ci fa un ultima richiesta: “If you can’t survive; just try”.
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In passato, quando si è parlato della band, si è sentita mille volte la stessa lamentela: i The 1975 fanno musica solo per dare sfogo al narcisismo di Matty Healy. Ed è vero, spesso è stato davvero così. Tuttavia, A Brief Inquiry... rappresenta davvero una svolta anche in questo senso ed è un disco genuinamente più sincero rispetto ai precedenti. Lo si nota particolarmente analizzando Sincerity Is Scary, in cui cerca di spogliarsi dei meccanismi di difesa post-moderni come l’ironia ed il cinismo, definiti come dei comportamenti illusori che non fanno altro che scatenare confusione e conflitto in qualsiasi tipo di relazione. “I'm assuming you'll balloon when you remove the dirty spoon / And start consuming like a human, that's what I am assuming”. La sincerità fa davvero paura e Healy lo sa bene. A Brief Inquiry... diventa, dunque, un’esame di coscienza per lui che, però, riesce contemporaneamente ad esaminare il mondo esterno e rendersi conto di quanto le persone che gli stanno accanto siano preziose. Healy è arrivato alla realizzazione che il contrario della dipendenza non è la sobrietà: il contrario della dipendenza è la connessione. 
L’audacia è diventato il pane quotidiano dei The 1975 e chissà se gli azzardi per cui hanno optato siano il loro punto di forza o il più grande difetto. La risposta, per noi, è sicuramente la prima. A Brief Inquiry Into Online Relationships non è sicuramente il trionfo inqualificabile che la band aveva in mente, gli si può obiettare che sia piuttosto confuso, ma come abbiamo già sottolineato è inteso a riflettere i tempi in cui viviamo, e sono piuttosto confusi. Inoltre, non è mai noioso - è troppo agitato ed inquieto per poterlo essere - e per questo, attraversato da una personalità propria e credibile. Un disco che non potrebbe appartenere a nessun altro.
TRACCE MIGLIORI: Love It If We Made It; Sincerity Is Scary; It’s Not Living (If It’s Not With You); I Always Wanna Die (Sometimes)
TRACCE PEGGIORI: TOOTIMETOOTIMETOOTIME; I Like America & America Likes Me; Surrounded By Heads And Bodies
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