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#perdere peso traduzione
diceriadelluntore · 2 months
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Un bicchiere di vino con un panino....
In una mia riposta ad un post molto bello di @cinismoerancore avevo scritto che se mi fosse piaciuto il finale del libro che stavo leggendo ne avrei scritto, perché si legava ad un tema che il post tendeva a sottolineare (anche @biggestluca mi ha chiesto che libro fosse).
Voglio subito dire due cose: Felicità© di Will Ferguson, scritto per la prima volta nel 2001, uscito per Feltrinelli qualche anno dopo e riproposto, con nuova traduzione di Andrea Bezzi, che curò anche la prima stampa, da Accento, è un libro da leggere. Per due terzi meraviglioso, sul finale si poteva fare di più. Vi dico subito l'altra cosa che non mi è piaciuta, la copertina:
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Quella di Accento non ha nessun riferimento al libro, mentre invece la prima di Feltrinelli si
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(per chi è curioso lo spiego in privato).
Restano da dirvi due cose: il libro è la storia di Edwin De Valu, junior editor alla Panderic Inc., casa editrice di New York il cui più grande successo sono i Manuali di Mr Etica, bizzarro personaggio che voleva insegnare fondamenti filosofici per vivere meglio, ma va in carcere per aver ucciso e sotterrato in giardino gli ispettori del Fisco che erano andati a fargli visita. Edwin è specializzato in manuali di autoaiuto, alla Panderic quando arrivano manoscritti del genere vengono messi ad attendere in uno spazio, la montagna di fuffa, sopra la quale campeggia la lavagna con la collezione delle più improbabili espressioni trovate alla prima, unica e superficiale lettura. I libri si accumulano, ma un giorno arriva a Edwin un manoscritto di oltre mille pagine, con appunti a penna e stantii adesivi di margherite. Ha un titolo, Quello che ho imparato sulla montagna, e un autore, Tupak Soiree, che ad Edwin puzzano di broglio da chilometri. Il libro fa la fine di tutti gli altri. Solo che stavolta il suo capo, il Signor Mead, nell'attesa di pubblicare il manuale definitivo sul perdere peso mangiando porco fritto, vuole un titolo che rimpiazzi quelli di Mr Etica. Edwin spavaldamente dice di averne uno straordinario, solo che ritornando nel suo cubicolo ufficio non trova più il libro con le margheritine. Inizia qui il primo viaggio: alla ricerca fisica del manoscritto. Che nel modo più assurdo possibile verrà pubblicato. E nel modo più assurdo funzionerà, regalando ai suoi milioni di lettori la felicità. Ma qui viene il bello (che ovviamente non vi svelo): che conseguenze ha sul mondo il fatto che la gente, di punto in bianco, si senta felice?
In uno stile ironico, lineare e a certi tratti sottilmente drammatico (poichè dietro certi passaggi da ridere ci sono riflessioni profondissime), Ferguson lega il mondo della comunicazione con quello della costruzione sociale di ciò che siamo: lo scrisse nel 2000, quindi lontano da quello che siamo adesso dove l'aspetto è totalmente più pervasivo, ma ci sono già dei pilastri del sistema ben chiari. Non è solo ironia sul ruolo dell'autoaiuto, che oggi si è spostato dai manuali al webinar o alle pagine dei social network, non è solo la capacità di dare l'impressione che siamo in grado di prevedere gli eventi (frase cult: "il marketing? come capacità predittive delle tendenze siamo una tacca sotto al controllo delle viscere degli animali), ma anche l'accento, tra il serio e il faceto, su tutte le attività che sappiamo chiaramente distruttive (spesso per noi, spesso anche per gli altri) ma che sono fondamentali per la vita economica, sociale e persino culturale del mondo, tanto che il povero Edwin si troverà a fronteggiare una parte di questa porzione di mondo rimasta tagliata fuori dall'esplosione della felicità, venendo a mancare questo assunto:"tutta la nostra esistenza si fonda sul dubbio e l'insoddisfazione. Pensa che cosa succederebbe se tutti fossero veramente, autenticamente, felici" (pag. 230).
Si può fare critica sociale ridendoci su? La domanda sembra quasi inopportuna: però ci sono state delle pagine, quando all'inizio il cambiamento si diffonde come un virus alternativo, che mi hanno fatto pensare davvero tanto. Perchè è lampante come certi meccanismi ormai non siano nemmeno più sottotraccia, tipo passare dall'idolatria al dileggio in pochi giorni o scoprire alla prova dei fatti che le ricchezze basate sul nulla producono soldi veri per pochissimi e fregature per tantissimi, oppure indirizzare l'attenzione a specifiche categorie sociali, incapaci o a cui non è più permesso un coinvolgimento intellettuale a ciò che sta intorno loro, e che sia evidente che questi meccanismi siano ormai irrefrenabili, se non cambiando radicalmente il sistema, tanto che segnalarne le storture è presa come una questione di invidia.
Edwin De Valu , lo dice in un passo delizioso quando il Signor Mead gli chiede di lavorare su &lt;<un manuale di autoaiuto per donne sovrappeso che spieghi come fare a mangiare maiale e perdere peso. sarà una nuova teoria. Possiamo chiamarla "il paradosso del porco">> (pag. 150), si è laureato in letteratura comparata con tesi su Proust, da una prospettiva postmoderna. Lui è l'autore di una delle più grandi immagini della felicità, che come rassicurazione suppongo sia ancora presente nell'animo di molti di noi:
Mi portai alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato che s’ammorbidisse un pezzetto di madeleine. Ma nello stesso istante in cui il liquido al quale erano mischiate le briciole del dolce raggiunse il mio palato, io trasalii, attratto da qualcosa di straordinario che accadeva dentro di me. Una deliziosa voluttà mi aveva invaso, isolata, staccata da qualsiasi nozione della sua casa. Di colpo mi aveva reso indifferenti le vicissitudini della vita, inoffensivi i suoi disastri, illusoria la sua brevità, agendo nello stesso modo dell’amore, colmandomi di un’essenza preziosa: o meglio, quell’essenza non era dentro di me, io ero quell’essenza. Avevo smesso di sentirmi mediocre, contingente mortale. Da dove era potuta giungermi una gioia così potente? Sentivo che era legata al sapore del tè e del dolce, ma lo superava infinitamente, non doveva condividerne la natura. Da dove veniva? Cosa significava? Dove afferrarla? Bevo una seconda sorsata nella quale non trovo di più che nella prima, una terza che mi dà un po’ meno della seconda.
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Taking Back Sunday - 152, traduzione testi
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Puoi anche dimenticarti del diavolo, ma il diavolo non si dimentica di te Siccome stai vincendo non vuol dire che non hai niente da perdere
(da: Keep Going)
1. Taking Back Sunday – Amphetamine Smiles, traduzione
Sorrisi all’anfetamina Ti ho vista che stavi lì all’angolo, mi aspettavi
Sarà stata mezzanotte passata
Mi sono messo a pensare tra me e me che sono stati un paio d’anni brutti
Presto si sistemerà tutto
La luna risplende sui sorrisi all’anfetamina
Finalmente abbiamo un po’ di tempo a disposizione
Tu chiedi se so sfruttare al meglio queste scelte sbagliate
Lo sai che ne sono capace e che lo farò
Ne sono capace e lo farò Siamo rimasti a parlare finché è spuntato il sole
Ha avuto un grande significato, non ci ricordiamo quale
Ti converrebbe salvare te stessa prima di cercare di salvare qualcun altro
Adesso questa è l’unica cosa che hai, un momento che non ci tornerà più
Ti converrebbe salvare te stessa prima di cercare di salvare qualcun altro Una messia mezza brilla col sorriso stampato in faccia quando mi ha detto di non prendere quelle pasticche
Le faccio “mia cara, tu non hai fiducia nella medicina”
Ti amo come un fratello
Ti amo come nessun altro
Ti amerò perché nessun altro ne è in grado Siamo rimasti a parlare finché è spuntato il sole
Ha avuto un grande significato, non ci ricordiamo quale
Ti converrebbe salvare te stessa prima di cercare di salvare qualcun altro
Adesso questa è l’unica cosa che hai, un momento che non ci tornerà più
Ti converrebbe salvare te stessa prima di cercare di salvare qualcun altro Ti amo come un fratello
Ti amo come nessun altro
Ti amerò perché nessun altro ne è in grado Siamo rimasti a parlare finché è spuntato il sole
Ha avuto un grande significato, non ci ricordiamo quale
Ti converrebbe salvare te stessa prima di cercare di salvare qualcun altro
Ti converrebbe salvare te stessa prima di cercare di salvare qualcun altro 2. Taking Back Sunday – S’old, traduzione
Venduto Finirai venduto
Finirai vecchissimo
Finirai vecchissimo in ogni caso Ero perplesso
Dammi della congettura
Sembravi tutto sommato contenta che io restassi
Io sono una delle grandi creature di Dio
La scienza non mente mai, impara soltanto
E a me tornerebbe comodo un po’ di tutt’e due le cose
Un po’ meno delle tue grandi speranze, un po’ più di amore Finirai venduto
Finirai vecchissimo
Finirai vecchissimo in ogni caso
Finirai venduto
Finirai vecchissimo
Finirai vecchissimo in ogni caso, eh, in ogni caso Una volta andava che io ero di una testa più alto
Molto prima che cominciassero a cederti le gambe sotto il peso, sotto il peso
E a me tornerebbe comodo un po’ di tutt’e due le cose
Un po’ meno del tuo carico di lavoro, un po’ più di amore Finirai venduto
Finirai vecchissimo
Finirai vecchissimo in ogni caso
Finirai venduto
Finirai vecchissimo
Finirai vecchissimo in ogni caso Finirai venduto
Finirai vecchissimo
Finirai vecchissimo in ogni caso 3. Taking Back Sunday – The One, traduzione
L’unica Mi sono preso del tempo
Ho tenuto a freno la lingua
Lo sapevo fin dall’inizio che tu eri l’unica, tu eri l’unica
Mi hai messo a mio agio
Hai tirato fuori il meglio di me
Io ti ho fatta entrare, tu non hai fatto caso al disordine
E per te non era un problema, per cui non neanche per me era un problema
Perché tu eri l’unica Sto meglio con questa scommessa
Starei meglio se dimenticassi
Fai le cose in grande o tornatene a casa Se io fossi l’unico, come tu sei l’unica per me
Tu sei l’unica, tu sei l’unica, l’unica
Adesso sono abbastanza vicino da raggiungerti
Tutte le pareti di cui vedevo l’altro lato
Ma comunque le parole che non riesco a dire vanno avanti continuamente Io adesso ti do quel pochino di tempo di cui dicevi di aver bisogno all’epoca
Perché tu sei l’unica Sto meglio con questa scommessa
Starei meglio se dimenticassi
Fai le cose in grande o tornatene a casa Se io fossi l’unico, come tu sei l’unica per me
Perché tu sei l’unica, perché tu sei l’unica
Sei l’unica
Adesso sono abbastanza vicino da raggiungerti
Tutte le pareti di cui vedevo l’altro lato
Ma comunque le parole che non riesco a dire vanno avanti continuamente Se io fossi l’unico, come tu sei l’unica per me
Perché tu sei l’unica, perché tu sei l’unica 4. Taking Back Sunday – Keep Going, traduzione
Vai avanti Puoi anche dimenticarti del diavolo, ma il diavolo non si dimentica di te
Siccome stai vincendo non vuol dire che non hai niente da perdere
Ti ho visto camminare in Lennox Street
Veri denti umani
Con la bocca piena di promesse e nessuna garanzia
Dici che ormai è tutto finito
Chiamalo sangue sotto il ponte
Dici che quel che è fatto è fatto
Tu non lo sai quello che hai fatto
Dici che ormai è tutto finito
Chiamalo sangue sotto il ponte Io lo so quello che hai fatto Passato da un pezzo, l’estate sui denti
Ne è passato di tempo da quando tu per me significavi tutto
Non li sa nessuno i patimenti che ho visto
Non li sa nessuno i patimenti che hai causato Non ho motivo di stare qua
Sto solo cercando di dirti la verità
Sfondare una porta aperta non è mai stato così bello, cazzo
Hai detto che ormai è tutto finito
Chiamalo sangue sotto il ponte
Il problema non è che io sono cambiato
Il problema è che tu sei rimasto uguale a prima
Il problema è che tu sei rimasto uguale a prima Figlio di puttana che pesti i piedi e spargi sangue
Io lo so cosa stai facendo
Io lo so cos’hai fatto Passato da un pezzo, l’estate sui denti
Ne è passato di tempo da quando tu per me significavi tutto
Non li sa nessuno i patimenti che ho visto
Non li sa nessuno i patimenti che hai causato Il problema non è che io sono cambiato
Il problema è che tu sei rimasto uguale a prima Passato da un pezzo, l’estate sui denti
Ne è passato di tempo da quando tu per me significavi tutto
Non li sa nessuno i patimenti che ho visto
Non li sa nessuno i patimenti che hai causato Il problema non è che io sono cambiato
Il problema è che tu sei rimasto uguale a prima
Il problema non è che io sono cambiato
Il problema è che tu sei rimasto uguale a prima 5. Taking Back Sunday – I Am the Only One Who Knows You, traduzione
Io sono l’unico che ti conosce Tenuto fermo, acceso
Deconcentrato, fatto fuori
Bevilo tutto, che quando è troppo non è mai troppo
Tienili fuori, falli entrare
Impenitente, non perdonato
Diavolo, Dio santo
È un destination wedding Io sono l’unico che ti conosce
Io sono l’unico che conosce
C’è un sentimento, c’è una promessa, c’è un’innocenza che è sparita
E non tornerà più, per cui tu continui a passare oltre
Già, io sono l’unico, l’unico che ti conosce Fai un sorriso, fai un cenno
Ritrova te stesso, ritrova il tuo dio
Diavolo, ti dici tra te e te
È un accostamento divino E io sono l’unico che ti conosce
Io sono l’unico che conosce
C’è un sentimento, c’è una promessa, c’è un’innocenza che è sparita
E non tornerà più, per cui tu continui a passare oltre
E io sono l’unico, l’unico che ti conosce Fissi lo specchio con lo sguardo vuoto, non devi dimostrare nulla
Perché tu non ti vedi come ti vedono loro
E solo perché stai vincendo non vuol dire che non hai niente, che non hai niente da perdere Sai, io sono l’unico che ti conosce
Già, io sono l’unico che conosce
Fissi lo specchio con lo sguardo vuoto, non devi dimostrare nulla
Perché tu non ti vedi come ti vedono loro
E io sono l’unico, l’unico che ti conosce
Io sono l’unico, l’unico che ti conosce 6. Taking Back Sunday – Quit Trying, traduzione
Ho smesso di provarci Qualsiasi cosa tu abbia sentito è vera
Tutti i lati peggiori, tutti all’asta
Ero un ragazzino all’epoca, cosa ne sapevo?
Non dovrai andare tanto lontano a cercare
Non dovrai fare tanta fatica a cercare
Prendi e vai, spara
Fai il mio nome, fai il mio nome, spara La troverò sempre la strada
La troverò sempre la strada per tornare in questo posto
Per tornare al mio nome Ho proprio smesso di provarci
Ho proprio smesso di provarci Oh cielo, oddio, tutto quello che ti dico magari mi toglie la vita Parole non rischiose ti rendono vivace
Fulmine boreale, ultravioletto
Io continuo a provarci, a provarci, a provarci, a provarci, a provarci, a provarci, a provarci
Spara
Fai il mio nome, fai il mio nome, spara Ho proprio smesso di provarci
Ho proprio smesso di provarci
Ho proprio smesso di provarci, di provarci, di provarci, di provarci, di provarci, di provarci
Ho proprio smesso di provarci
Tutto quello che ti dico magari mi toglie la vita Vedi, la troverò sempre la strada
La troverò sempre la strada per tornare in questo posto Ho proprio smesso di provarci
Ho proprio smesso di provarci
Ho proprio smesso di provarci
Ho proprio smesso di provarci, di provarci, di provarci, di provarci, di provarci, di provarci
Ho proprio smesso di provarci 7. Taking Back Sunday – Lightbringer, traduzione
Portatore di luce Cerchi di non pensarci
Perché non sai come definirlo quando gli spiriti che ti affollano la testa passano a riscuotere
Cinque in punto intorno alla tavola per cena
Ballando davanti allo specchio
Li hai beccati che si baciavano dalla parte in fondo del camion
Una volta eri felice
O me lo sto inventando io, me lo sto inventando io?
Me lo sto, lo sto, sto inventando? Portavi i capelli all’indietro tempo addietro
Non so bene adesso
Doveva essere
Attillato
Dov’è finita quella vita?
Non mi ricordo quand’è che abbiamo superato quel limite
Non mi ricordo quand’è che abbiamo superato quel limite Ah, è proprio come, proprio come hai detto tu
L’inferno è quello che passerai
Pensando solo a te soltanto
Come potevi non essere innamorata?
Come potevi non essere innamorata?
O me lo sto inventando io?
Me lo sto, lo sto, sto inventando? Portavi i capelli all’indietro tempo addietro
Non so bene adesso
Doveva essere
Attillato
Dov’è finita quella vita?
Non mi ricordo quand’è che abbiamo superato quel limite Ce lo stiamo, lo stiamo, lo stiamo inventando?
Ce lo stiamo, lo stiamo, lo stiamo inventando?
Inventando
Lo facciamo funzionare Portavi i capelli all’indietro tempo addietro
Non so bene adesso
Doveva essere
Attillato
Dov’è finita quella vita?
Non mi ricordo quand’è che abbiamo superato quel limite Ce lo stiamo inventando noi?
Ce lo stiamo inventando noi?
Lo stiamo, lo stiamo, lo stiamo inventando?
Ce lo stiamo, lo stiamo, lo stiamo inventando? 8. Taking Back Sunday – New Music Friday, traduzione
New Music Friday Tu hai bisogno di qualcun altro?
Io non posso essere, io non posso essere qualcun altro I migliori piani dei ratti e degli uomini
Lo sai che non finirà mai
Spostandosi lentamente
Mani fredde come la pietra
Trascinando ancore nella sabbia
E io non lo so
Ci vediamo là
Mi ripeto che non mi interessa
È una bugia, me lo ripeto continuamente
Mi ripeto che non mi importa Tu hai bisogno di qualcun altro?
Riesci a vivere dentro di te?
Tu hai bisogno di qualcun altro?
Io non posso essere, io non posso essere qualcun altro Mi ripeto che non mi importa I migliori piani dei ratti e degli uomini
Lo sai che non finirà mai
Quindi se siamo braci fra le nuvole, quand’è che scendiamo giù?
Mi ripeto che non mi importa
Me lo ripeto continuamente Tu hai bisogno di qualcun altro?
Riesci a vivere dentro di te?
Tu hai bisogno di qualcun altro?
Io non posso essere, io non posso essere qualcun altro Mi ripeto che non mi importa Tutto quello che se n’è andato ritornerà
Tutto quello che so tu lo dimenticherai
Tutto quello che si è perso, ritrovato
Lo sai che non finirà mai
Io non posso essere, io non posso essere qualcun altro 9. Taking Back Sunday – Juice 2 Me, traduzione
Figo x me Sei una voce che avevo bisogno di fare uscire dalla mia testa
Croce bianca conficcata nella sabbia
E adesso che te ne sei andata, mi fa piacere che te ne sia andata Cercavi di parlare con un filo di voce
Sì, ti sentivo addirittura dall’altra parte della casa
Di quello che hai detto tu non ne sapevi niente
Avresti dovuto vergognarti di andarne così fiera
Io ero conciato male in parecchi sensi
Stufo di me stesso, con troppa paura di cambiare
Sto aspettando che arrivi il giorno che tutto quello che resta volti pagina Sei una voce che avevo bisogno di fare uscire dalla mia testa
Croce bianca conficcata nella sabbia
E adesso che te ne sei andata, mi fa piacere che te ne sia andata
Sei una voce che avevo bisogno di fare uscire dalla mia testa
Parlavi continuamente e di cose da dire ne restavano un sacco
Mi fa piacere che te ne sia andata Sì, io ti voglio bene, ma preferirei vivere senza di te
Tu, tu, tu, tu, tu sei diventata un peso che mi porto al collo
Da un rimpianto all’altro, finendo sempre sullo stesso binario morto
In continuazione, in continuazione, in continuazione Sei una voce che avevo bisogno di fare uscire dalla mia testa
Croce bianca conficcata nella sabbia
E adesso che te ne sei andata, mi fa piacere che te ne sia andata
Sei una voce che avevo bisogno di fare uscire dalla mia testa
Parlavi continuamente e di cose da dire ne restavano un sacco
Mi fa piacere che te ne sia andata Sei una voce che avevo bisogno di fare uscire dalla mia testa
Sei una voce che avevo bisogno di fare uscire dalla mia testa
Sei una voce che avevo bisogno di fare uscire dalla mia testa
Mi fa piacere che te ne sia andata Ti voglio bene, ma preferirei vivere senza di te
Ti voglio bene, ma preferirei vivere senza di te (E mi fa piacere che te ne sia andata, mi fa piacere)
Ti voglio bene, ma preferirei vivere senza di te (Mi fa piacere che te ne sia andata, mi fa piacere) 10. Taking Back Sunday – The Stranger, traduzione
L’estraneo Ogni volta che ti pieghi a vivere per pagare l’affitto
Più risicato ogni volta
Procedere diventa difficile
Non dovrebbe essere così difficile Non ti senti sola come so che ti senti sola?
Forza, fai finta di conoscermi
Non ti senti sola? Ritalin al metro, non ha molto senso
Conosco un paio di tizi che se ne occuperanno
Il problema allo specchio, non ci vuole un cazzo
Perché conosco un paio di tizi che se ne occuperanno Non ti senti sola come so che ti senti sola?
Forza, fai finta di conoscermi
Non ti senti sola? Rieccoti lì tutta combattuta
Perché deve sempre essere così difficile?
Non dovrebbe essere così maledettamente difficile Non ti senti sola come so che ti senti sola?
Forza, fai finta di conoscermi
Non ti senti sola? Perché non mi tratti da estraneo?
Perché non mi tratti da estraneo?
Perché non mi tratti da estraneo?
Perché dovresti farmi quello sguardo?
Quello che hai sta nel baule?
Si apre
Il mio amore è un motore Diesel
Perché dovresti farmi quello sguardo?
Quello che hai sta nel baule?
Il mio amore è un motore Diesel
Perché dovresti farmi quello sguardo?
Quello che hai sta nel baule?
Il mio amore è un motore Diesel Steve, sono tuo papà
Ti chiamo per sapere se ti sei divertito
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carmenvicinanza · 8 months
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Naomi Wolf
Nell’intimo della maggioranza delle occidentali – autocontrollate, attraenti e di successo – c’è una corrente segreta che avvelena la loro libertà: una vena oscura, pervasa da nozioni di bellezza, che suscita odio di sé, ossessioni fisiche, terrore di invecchiare, paura di perdere il controllo.
Naomi Wolf, giornalista, scrittrice e consulente politica, è l’autrice dei testi femministi più venduti degli Stati Uniti.
Il libro che l’ha resa nota in tutto il mondo è stato Il mito della bellezza (The Beauty Myth) del 1991, un saggio che aveva scosso l’Occidente rivelando quanto i canoni estetici possano costituire una prigionia per le donne.
Grazie a questo testo, definito dal New York Times uno dei 70 libri più significativi del secolo, è diventata la portavoce della terza ondata del movimento femminista.
Nata a San Francisco, il 12 novembre 1962, Naomi Wolf si è laureata a Yale nel 1984 ed è stata ricercatrice a Oxford.
La sua carriera giornalistica è iniziata nel 1995, quando ha iniziato a trattare argomenti come l’aborto, il movimento Occupy Wall Street e l’ISIS.
Ha scritto per giornali come The Guardian, The Huffington Post, The New York Times, The Wall Street Journal, The Washington Post, Glamour, Ms. e altri ancora.
È stata consulente politica di Al Gore e Bill Clinton.
Tra le sue pubblicazioni più celebri ci sono il bestseller The End of America (2007) e Give Me Liberty (2008).
In Italia, oltre a Il mito della bellezza, ristampato nel 2022 dalle Edizioni Tlon a cura di Maura Gancitano e Jennifer Guerra, nel 2015 è stata pubblicata anche la traduzione di Vagina da Mondadori.
Il pensiero espresso nelle pagine del suo libro più noto, parla di un’assenza di giustificazioni legittime, storiche o biologiche per il mito della bellezza, che è solo una questione di potere. Assoggettate dal bisogno di apparire belle, dagli anni Ottanta le donne hanno iniziato a perdere drasticamente peso, sottoporsi a interventi chirurgici sempre più invasivi, investendo in cosmetici carissimi e adottando look scomodi. Una sorta di prigione in cui si sono recluse, senza possibilità di redenzione.
Un libro che è ancora tragicamente attuale, nonostante spesso siano proprio la moda e la pubblicità a proporre esempi di bellezza non convenzionali. A questa deriva si sono aggiunti i social, che molto spesso sbandierano una bellezza artificiale e ulteriormente “ritoccata” attraverso i filtri, con lo scopo di offrire immagini di perfezione che le donne adoperano anche per imporsi come influencer.
In passato, come nel presente, il mito della bellezza è quel fenomeno atto a mantenere una gerarchia di potere, a separare ruoli, a contenere desideri, anche nella società contemporanea, nonostante i tanti messaggi di body positivity e empowerment femminile.
«Le donne si sentono libere?». Rispondere a questa domanda che aveva posto nel suo testo significa far emergere il complesso intreccio fra bellezza, potere e oppressione, fra corpi e imperativi economici e sociali.
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[TRAD ITA] 220318 STORIE INSTAGRAM DI JUNGKOOK: 
“Sono triste perché non mi hai risposto🥺 Non essere triste”
“Che ne dici del bowling? Ooh che bello?...”
“Andrò all’università che oppa mi (dirà di andare), dimmi solo (dove) Dovresti fare quello che vuoi! Cerca (tu stesso) la tua strada! ha”
“Sto studiando il coreano! È un po’ difficile... Grazieㅜ”
“Voglio perdere peso ma non riesco a non avere fame. Ehi Jungkook, cosa devo fare con questa mia fame Non resistere (alla fame)*”
“Se non rispondi, ti raserò a zero Questa adesso è una minaccia”
“Jungkook, scegli o il latte alla banana o il pollo? Per adesso, banana”
“Oppa, dobbiamo minacciarti affinché tu ci risponda..?ㅠㅠ Ti ho mandato circa 4 (risposte) ma se non rispondi nemmeno a questa ti minaccerò anch’io!❤️‍🔥 Ahahahah è perché ci sono troppe (risposte)... ti prego di capire.. ㅜ”
“Ti prego, augurami una ‘buona dieta’ㅜ Forza, dieta”
(N/B: *Gioco di parole tra ‘ 참지마요’ ossia ‘chamji-mayo’ che significa ‘non trattenerti’ e ‘ 참치’  ossia ‘cham-chi’ che significa ‘tonno’)
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Xina) | ©sebyul
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Hot Milk - Are You Feeling Alive?, traduzione testi
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Tira via la tua giacca dalla mia macchina, dalla mia macchina Almeno posso dimenticarmi chi sei, chi sei
(da: Are You Feeling Alive?)
1. Hot Milk – Wide Awake, traduzione
Sveglissimo Perché è tutto fumo negli occhi
È tutta una finzione costruita su un bellissimo errore
Sono rimasta ad aspettare che si palesasse la verità
Mi farò guidare dalle bugie più di quanto possiamo immaginare
È una cosa che ho già visto, non farti desiderare
Magari io sono solo una metafora
Lascia perdere le bugie che abbiamo detto
Se ho ancora l’anima, secondo me ce la possiamo fare E adesso sono sveglissima, sveglissima e metto in dubbio tutto quanto
Sveglissima, sveglissima
Brucio le bende degli occhi per dimostrare che sono pronta a sapere, sono pronta Adesso ho una sensazione che mi fa sentire freddo nelle ossa
Lo pseudo-re dissemina bugie sul trono
Non c’è nessun cuore, nessuna morale, nessun riguardo
Il giudizio rapido, il denaro vile
Volevo qualcosa di puro, non ce la faccio più
Nascondo l’anima, vinco la battaglia, perdo la guerra
È così tanto un peso la gentilezza?
Cosa lo facciamo a fare?
Non riesco a cercare di fingere E adesso sono sveglissima, sveglissima e metto in dubbio tutto quanto
Sveglissima, sveglissima
Brucio le bende degli occhi per dimostrare che sono pronta a sapere, sono pronta Non voglio più vivere per il weekend, vivere per me stessa
Non mi faceva bene mentalmente
Non voglio più vivere per il weekend, vivere per me stessa
Non mi faceva bene mentalmente E adesso sono sveglissima, sveglissima e metto in dubbio tutto quanto
Sveglissima, sveglissima
Brucio le bende degli occhi per dimostrare che sono pronta a sapere, sono pronta 2. Hot Milk – Take Your Jacket, traduzione
Prendi la tua giacca Vuoi la tua canzone?
Beh, eccoti un inno
Mi hai spezzato il cuore e hai tenuto in ostaggio tutto il mio passato
Beh, datti una calmata
Non sei così speciale
Cerchi di sgusciare tra gli spettri con cui combatti No, ma intendiamoci, intendiamoci: io ce la sto mettendo tutta
Ma a volte i furbi non sono forti Tira via la tua giacca dalla mia macchina, dalla mia macchina
Almeno posso dimenticarmi chi sei, chi sei
Cado in avanti, mi eclisso nella catastrofe
L’impressione che la tempesta non passerà mai
Esco dagli schemi, rimodello il passato Sei arrivata da sotto e mi hai fatto cadere
Mi fai marcire i denti, sei stucchevole come la cherry cola
No, stavolta no, no, non mi freghi
I tuoi trucchetti da bambina appartengono al passato, te lo garantisco No, ma intendiamoci, intendiamoci: io ce la sto mettendo tutta
Ma essere i più furbi non è troppo intelligente Tira via la tua giacca dalla mia macchina, dalla mia macchina
Almeno posso dimenticarmi chi sei, chi sei
Cado in avanti, mi eclisso nella catastrofe
L’impressione che la tempesta non passerà mai
Esco dagli schemi, rimodello il passato Tira via la tua giacca dalla mia macchina, dalla mia macchina
Almeno posso dimenticarmi chi sei, chi sei
Cado in avanti, mi eclisso nella catastrofe
L’impressione che la tempesta non passerà mai
Il buco che hai lasciato fa a dir poco male
Lo sapevamo che non poteva durare, rimodello il passato 3. Hot Milk – Are You Feeling Alive?, traduzione
Ti senti vivo? Andiamo a casa tua, stiamo un po’ insieme, passiamo un paio d’ore
Possiamo fare qualche programma, bere qualche lattina, mettere sù le nostre band preferite
Usciti dall’estate, portiamo il tuono in piena notte
Facciamo partire tutte le risse, ridiamo poi piangiamo, stiamo in giro fino alle luci dell’alba Sono uscito dalla finestra e scappato di casa solo per vivermi la notte e stare con te da soli Perché sono pronto, fai un salto della fede con me
Sono pronto, prendi sù la giacca e le chiavi
Tieniti forte, dritti verso la città con me
Seduto comodo, con l’arietta fresca Ti senti vivo?
Fatti la notte di corsa finché non ti muore lo spirito
Ti senti vivo?
Non guardarti indietro, sali in macchina e parti
Ti senti vivo? Facciamo cose fuori di testa, dimentichiamoci del tempo finché siamo nel fiore degli anni
Amici falsi in cucina, una dipendenza, solo per riuscire a funzionare Sono uscito dalla finestra e scappato di casa solo per vivermi la notte e stare con te da soli Perché sono pronto, fai un salto della fede con me
Sono pronto, prendi sù la giacca e le chiavi
Tieniti forte, dritti verso la città con me
Seduto comodo, con l’arietta fresca Ti senti vivo?
Fatti la notte di corsa finché non ti muore lo spirito
Ti senti vivo?
Non guardarti indietro, sali in macchina e parti
Ti senti vivo? Andiamo a casa tua, stiamo un po’ insieme, passiamo un paio d’ore Perché sono pronto, fai un salto della fede con me
Sono pronto, prendi sù la giacca e le chiavi
Tieniti forte, dritti verso la città con me
Seduto comodo, con l’arietta fresca Ti senti vivo?
Fatti la notte di corsa finché non ti muore lo spirito
Ti senti vivo?
Non guardarti indietro, sali in macchina e parti
Ti senti vivo? 4. Hot Milk – Awful Ever After, traduzione
Per sempre infelice e scontenta Ho scritto un’altra canzone su di te, ma lo sa Dio che non volevo
E tu parli e parli, non ha alcun senso
Perché non sono pronta, già, non sono pronta
Hai avuto un’occasione dopo l’altra ma eri sempre indeciso
E ne hai avute un sacco, fin troppe da parte mia Lo sai che non riesco a restare sobria, restare sobria
Affogo nel tuo ricordo
I sentimenti cominciano a prendere il sopravvento, il sopravvento
Sfruttami, sono maltrattata e abusata
Perché non ho niente da perdere Sei venuto a casa mia stanotte
Hai tirato i sassi contro la mia finestra fino alle prime luci dell’alba
Perché il sapore che ho sulle labbra è un pensiero che persiste
Le tue parole sono un veleno e la lingua un fucile
Ce la metto tutta per resistere, perché non possiamo coesistere?
Tu sei l’ombra, io il sole
A certe cose non si scappa Restare sobria, restare sobria
Affogo nel tuo ricordo
I sentimenti cominciano a prendere il sopravvento, il sopravvento
Sfruttami, sono maltrattata e abusata
Perché non ho niente da perdere Adesso non faccio più finta di ridere, non vivo per sempre infelice e scontenta
Adesso non faccio più finta di ridere, non vivo per sempre infelice e scontenta No, non riesco a restare sobria, restare sobria, restare sobria, restare sobria, restare sobria, restare sobria
No, non riesco a restare sobria
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Quando l’amore finisce 🎶
( traduzione)
Il mio amore ed io, lavoriamo bene insieme Ma spesso siamo lontani L'assenza fa perdere peso al cuore, si, finché l'amore non crolla Oh accidenti, oh accidenti, hai visto il tempo La dolce pioggia di settembre Piove su di me come niente altro Finché non affogo, finché non affogo Quando l'amore crolla Le bugie che diciamo, Servono solo a ingannare noi stessi, quando l'amore crolla le cose che fai per fermare la verità dal farti del male quando l'amore crolla, quando l'amore crolla Il mio amore ed io siamo degli strateghi lei non mi buttera mai fuori Autunno sii libero come vecchi confetti e dipingi la città quando l'amore crolla le cose che fai per fermare la verità dal farti del male quando l'amore crolla, le bugie che diciamo servono solo a ingannare noi stessi quando l'amore crolla le cose che fai per fermare la verità dal farti del male quando l'amore crolla, le bugie che diciamo servono solo a ingannare noi stessi quando l'amore crolla le cose che fai per fermare la verità dal farti del male quando l'amore crolla ti unisci ai relitti che lasciano i loro cuori per sesso facile quando l'amore crolla, quando l'amore crolla...
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saggiosguardo · 5 years
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Recensione: B&O Beoplay E8, auricolari true wireless di lusso
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Non so a voi, ma a me il marchio Bang & Olufsen affascina tantissimo. Mi è capitato di vedere diversi prodotti con il logo B&O nelle riviste di arredamento e non solo in quelle dedicate all'audio, perché il loro design trascende spesso lo scopo senza sminuirlo (consiglio il volume The Art of Impossible). Ciò non di meno ne apprezzo la qualità costruttiva e la firma sonora, che ritroviamo anche nella linea più giovane Beoplay. Le cuffie H7 (recensione) hanno un posto di rilievo nella mia collezione anche se non sono le più tecnologiche o con l'audio sostanzialmente migliore, proprio per la riuscita combinazione di stile e qualità. Quando sono usciti gli auricolari true wireless Beoplay E8 non ho dunque saputo resistere.
Sono cari ma l'aspettativa di elevata qualità viene immediatamente ripagata appena si toccano con mano. La dotazione di serie è piuttosto classica, con un case da trasporto che funge anche da batteria, diversi gommini ed un cavo microUSB per la ricarica.
Il case è davvero compatto, con una forma che ricorda un sasso levigato e rifinito con una copertura di pelle martellata ed il logo B&O incassato. Un pratico laccetto da trasporto sporge sul lato sinistro, utile ma soprattutto molto bello e realizzato con un tessuto robusto.
A primo acchito mi aveva lasciato dubbioso proprio la connessione per la ricarica, visto che sul retro avevo notato uno spazio che sembrava potesse ospitare una porta USB-C, ma in realtà è un LED di stato che ci indica la fase di ricarica.
Aprendo il case si vedono i due auricolari, trattenuti magneticamente all'interno delle loro sedi. Qui il logo B&O è davvero evidente e siccome mi piace moltissimo devo dire di aver gradito. Bello il bordo metallico che circonda la superficie frontale, che li impreziosisce e richiama il design delle cuffie del brand.
Si nota che non sono piccoli, ma il finale si assottiglia per inserirsi comodamente nelle orecchie, avendo cura di abbinare il giusto gommino. L'ergonomia non è male, ma non è neanche al top come mi aspetto da B&O. In particolare con il tempo si avverte la presenza ingombrante dell'elemento circolare, anche se questo dipende sicuramente anche dalla conformazione delle proprie orecchie.
L'auricolare in sé è leggerissimo, non è il peso a dar fastidio, è proprio la forma della zona esterna ad essere un po' troppo ampia, specie se si è abituati ad un prodotto snello come AirPods (recensione).
Una volta indossati, il controllo avviene tramite l'area esterna, iniziando dall'accensione con un tocco su quello destro. Non vedendo altri pulsanti si potrebbe pensare che i comandi siano esigui, ma in realtà ce ne sono diversi e ci vuole un po' per abituarsi ad usarli. Ad esempio il pairing si attiva toccando per 5 sec il logo B&O su entrambi gli auricolari.
L'abbinamento con lo smartphone è stato istantaneo e semplice, poi con l'app nativa è anche possibile modificare l'equalizzazione con alcuni preset e definire il funzionamento del DSP che ci consente di far passare in cuffia il suono esterno con la modalità transparency. Avete capito bene, in pratica è il contrario della riduzione del rumore, e nasce per offrire la possibilità di utilizzare gli auricolari anche in ambienti urbani senza rimanere isolati dai potenziali pericoli dell'ambiente o per poter contestualmente parlare con altre persone.
Vi elenco qui tutti i controlli possibili:
play/pausa: singolo tocco auricolare dx
transparency: singolo tocco auricolare sx
volume (+): tocco prolungato auricolare dx
volume (-): tocco prolungato auricolare sx
traccia (>): doppio tocco auricolare dx
traccia (<): doppio tocco auricolare sx
risposta chiamata: singolo tocco su uno dei due auricolari
rifiuto chiamata: tocco prolungato su uno dei due auricolari
chiusura chiamata: doppio tocco su uno dei due auricolari
pairing: tocco prolungato su entrambi gli auricolari
assistente vocale (dello smartphone in uso): triplo tocco auricolare destro
Questo schema avrà ben chiarito cosa intendevo dicendo che i comandi sono tutt'altro che esigui, ma onestamente qui si è persino esagerato. Le ho usate per mesi e vi giuro che ancora oggi non ricordo tutti le combinazioni possibili. È vero che non le ho in esclusiva, visto che adopero più spesso gli AirPods, ma se guardo questa lista la prima parola che mi viene in mente è: gimmick. Non credo esista una traduzione più chiara, ma l'impressione è di dover tappare, triplotappare, ecc.. con un eccesso di movimenti rispetto alla semplicità che sarebbe invece auspicabile. La risposta al touch non è male, nel senso che di norma recepisce bene anche i comandi complessi, ma l'utilizzo nel quotidiano rimane un po' legnoso. Probabilmente esiste una via più giusta posizionata a metà tra l'eccesso di semplicità degli AirPods, a cui mancano comandi, e quanto fatto da B&O con le E8.
Dal punto di vista funzionale ho notato anche qualche piccolo attrito. L'allineamento tra i due auricolari è perfetto (gli aggiornamenti hanno migliorato in tal senso), ma quando si prendono vanno comunque accesi mentre per spegnerli basta rimetterli nella confezione. C'è da dire, però, che il mio punto di riferimento sono gli AirPods e ancora oggi non ho trovato nulla che funzioni così bene come quelli. Anche per il fatto di essere completamente paritetici: negli E8 il destro è l'auricolare principale ed è l'unico che si può usare singolarmente per le conversazioni telefoniche. In tal senso si comportano abbastanza bene, solo la riduzione del rumore in caso di vento si è dimostrata al di sotto della aspettative.
L'autonomia è buona, ci si fanno 3h di ascolto senza problemi con una singola carica e la custodia fa il pieno agli auricolari per altre due volte. Diciamo che non si rimane facilmente a secco, anche se ho notato che scaricano un po' troppo da spenti, per cui se non si usano per diversi giorni conviene accertarsi che la custodia sia bella carica per mantenerli sempre in tiro.
Parliamo ora dell'audio, che è chiaramente tra gli aspetti più importanti. Non aspettatevi un volume esagerato, ma la qualità è il timbro sono quelli tipici di B&O. L'ascolto è sempre molto piacevole, con una riproduzione equilibrata e ricca di sfumature. Ovviamente è possibile applicare una sorta di equalizzazione tramite l'app con l'originale sistema ToneTouch, in cui si può indirizzare il suono in diverse direzioni per enfatizzare aspetti come warm, excited, relaxed e bright, ma è un sistema che non trovo molto intuitivo. O meglio, forse intuitivo lo è ma non offre una buona granulosità delle impostazioni. Anche passando alla modalità con slider.
Basandomi sull'equalizzazione predefinita, quello che secondo me manca un po' è il senso di immersività e spaziosità dello stage, che ho avvertito in particolare nei brani di elettronica. Buona la riproduzione delle voci, con estensione e dinamica convincenti, seppure avrei gradito un po' di colore in più per quelle graffianti, che qui risultano un po' meno comunicative.
Nel complesso l'ascolto è bilanciato per soddisfare un orecchio esigente senza eccedere su nessun range di frequenza. Il risultato mi piace e lo ritrovo in parte anche nelle cuffie del brand, che puoi indossare per ore e riescono a rendere piacevoli anche i brani più "rumorosi", ma proprio per questo motivo potrebbero non soddisfare chi cerca il colpo in pancia. Non vorrei sembrare ingeneroso nei confronti delle Beoplay E8, perché non sono state per nulla deludenti sul fronte audio, bisogna solo sapere cosa aspettarsi. Il loro carattere risiede principalmente nella pulizia e in quella che potrei definire "moderazione".
Conclusione
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Nella corsa agli auricolari true wireless è facile finire impantanati in qualche proposta economica disastrosa. Non sapete quanta cineseria mi inviano senza che io neanche la chieda e nella maggior parte dei casi mi rifiuto proprio di pubblicare una recensione. Auricolari che non si allineano rapidamente, si disaccoppiano o introducono lunghi delay, per poi avere comunque una qualità audio davvero deprimente. I Beoplay E8 sono l'esatto opposto, non a caso si pagano una discreta fortuna. C'è indiscutibilmente una parte che si paga per il brand, e questo è logico, ma la casa danese ci ripaga con una fattura eccellente e la sua cura dei dettagli. Il design dell'auricolare in sé non è però particolarmente originale e neanche il massimo dell'ergonomia, per cui mi sento in diritto di non perdonare proprio tutto tutto a B&O, questa volta. Di certo il funzionamento è fluido, l'audio non ha incertezze e il prodotto si presenta lussuoso come il prezzo suggerisce. Tuttavia credo si sia inseguita fin troppo la volontà di fornire tanti comandi, superando la soglia che considero "la giusta dose". Magari un tasto fisico aggiunto al touch avrebbe consentito di rendere tutto più semplice, ma è pur vero che avrebbe tolto un po' di eleganza al prodotto. Tutto sommato gli E8 mi sono piaciuti e la qualità di riproduzione è in linea con le aspettative, quindi buona. Però realizzare dei buoni auricolari non è una cosa facile, specie quelli true wireless. A parte il suono, che per la categoria di prodotto difficilmente potrà ambire a quello di buone cuffie, conta moltissimo l'ergonomia, sia quella relativa alla calzata nell'orecchio che dell'uso. Temo che da questo punto di vista Apple abbia stabilito un benchmark difficile da battere ed è forse colpa degli AirPods se non sono pienamente soddisfatto dai Beoplay H8, in special modo considerando il prezzo di vendita di circa 250€ su Amazon. Per questo motivo mi ritrovo per la prima volta ad assegnare un voto inferiore alle quattro stelle ad un prodotto B&O: il brand e lo stile sono importanti, ma non si deve mai perdere di vista la funzionalità.
PRO
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 Costruzione e design eccellente (del case)
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 Auricolari leggerissimi
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 Buona qualità audio
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 Possibilità di equalizzazione tramite l'app
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 Comoda funzionalità Transparency
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 Tantissimi controlli con le due superfici touch (fin troppi direi...)
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 Autonomia molto valida e rapide da caricare
CONTRO
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 Prezzo importante
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 Auricolari un po' scomodi nelle lunghe sessioni d'ascolto
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 Non proprio intuitive da usare
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[ARTICOLO] La fisionomia di Band PD e dei membri dei BTS
“Il professor Baek Jaekwon ha un master e un dottorato in Geografia Feng Shui e sta attualmente perseguendo un dottorato in Educazione. Al momento è anche il CEO del centro Korea Future Prediction Research (il Centro Coreano della Ricerca Predizioni del Futuro). Il professore ha analizzato la fisionomia di Bang PD e dei membri dei BTS.
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Bang Sihyuk PD
Bang Sihyuk PD ha la fisionomia di un bradipo. I bradipi sono gentili e piacevoli. Le persone che hanno questo tipo di fisionomia sono generalmente delle buone persone degne di fiducia quindi si può fare affidamento su di loro. I bradipi sono molto lenti nei movimenti, hanno il pelo lungo e il corpo coperto da minuscole alghe. Le persone con la loro fisionomia sono solitamente attive di notte e tendono a dormire per molte ore durante il giorno. Sono anche un po’ pigre. Le occupazioni e i lavori che si svolgono di notte si addicono bene a loro poiché hanno idee migliori durante la notte. Sono abituati alla vita da single e apprezzano studiare le cose e passare del tempo da soli. È un buon segno quando queste persone prendono peso. Le persone con questa fisionomia non dovrebbero stressarsi con diete rigide perché potrebbero correre il rischio di perdere la loro fortuna. Bang non dovrebbe parlare velocemente. Più lui parla più diminuiscono le sue possibilità di avere successo. La sua fama continuerà a crescere all’estero. Proprio come il bradipo che è più o meno in uno stato di dormiveglia durante tutto il giorno, la chiave del successo è di mantenere quegli occhi assonnati aperti (ad eccezione di quando sta dormendo).
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RM
RM, membro dei BTS, ha le fattezze giuste per un leader. Ha la leadership e la forza propulsiva caratteristiche di un leader. Ha opinioni forti ed è testardo. Non è il tipo che gioca con malizia. Sente le cose e le situazioni con il suo corpo, si comporta e giudica di conseguenza. Dal punta di vista di un adulto o di un datore di lavoro, RM è una persona gentile che può essere difficile da controllare. Ad RM non piace accontentarsi del secondo posto. Gli serve essere nella posizione di leader per fare con efficienza il suo lavoro e per aumentare la sua produttività. Deve stare attento a non farsi male fisicamente.
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JIN
Jin ha la fisionomia di un ragazzo piacevole, gentile e di uno studente modello. Una volta che si sposerà sarà controllato da sua moglie. Ha una grande sensibilità umana, rispetta gli altri, è ben educato e ha quella rara fisionomia di chi nella vita intraprenderà una strada senza intoppi. Jin, sebbene non sappia come maneggiare le cose/le persone, ha buon senso. Una volta che avrà accumulato una fortuna, potrebbe essere vittima di una frode quindi è sempre bene essere cauti negli investimenti e negli accordi finanziari.
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SUGA
Ha una fisionomia innocente. Il suo carattere è competitivo ma pecca di pazienza ed è un po’ esigente. Potrebbe avere successo se avesse un po’ più di sicurezza in se stesso. Nasconde un lato timido quindi quando si arrabbia tende a tenersi tutto dentro. È popolare tra le donne e ha la tendenza a uscire con qualcuno segretamente. Una volta che trova l’amore, il legame si fortifica in un breve periodo di tempo.
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J-HOPE
J-Hope ha la fisionomia del multi-talentuoso. Lui è bravo in tutto e viene molto amato ovunque vada. Ha una fisionomia amata da uomini, donne, giovani e anziani. Ha un talento innato per l'intrattenimento che può utilizzare per migliorare una cosa di dieci o più volte. Lui può usare il suo talento nel canto, nella danza, nella recitazione, nei film, andando avanti e indietro in tutti i generi.
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JIMIN Jimin ha la fisionomia di qualcuno di professionale. La sua personalità mostra una grande differenza quando è sul palco e quando non lo è. Lui ha chiaro ciò che gli piace e per questo tende ad essere selettivo con le persone. È testardo e ha carisma e in questo modo domina il pubblico con il suo fascino. La sua concentrazione durante il lavoro è eccezionale e questo gli permette di realizzare qualcosa di ancora più grande.
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V
Le fattezze di V sono delicate ma mostrano un carattere molto forte. Ha un’indole socievole e innocente, e va d’accordo con gli altri. Dal momento che è uno dei più belli del gruppo, riesce a conquistare le donne. Potrebbe essergli utile sviluppare un modo di fare più energico e ampliare le sue abilità pratiche. La sua fisionomia è amata da tutti. Una volta scoperta la sua vera natura, avrà sicuramente una vita più tranquilla.
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JUNGKOOK
Jungkook ha un lato timido, ed è paragonabile a un acquerello. Ha quell’anima pura e quelle caratteristiche tipiche di chi dà la precedenza agli altri e si sacrifica per loro. Ha la tendenza a rimanerci male per le piccole cose. È introverso di natura, quindi trova difficile avvicinarsi alle persone, e questo può farlo soffrire. Se riuscisse ad aprirsi di più, riuscirebbe a migliorare e a fare progressi costanti.”
(N/B: Gli oroscopi e la lettura della fisionomia sono pratiche che non vanno prese come scienze esatte. La traduzione dell’articolo aveva come scopo quella di divertire e intrattenere. Niente di ciò che è stato qui sopra riportato deve essere preso con serietà.)
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Cam, ©CiHope, ©lynch) | Trans ©glitter_jk
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Francesco Porrata Spinola di Galatone e l'eruzione del Vesuvio del 1631
di Armando Polito
Il Vesuvio prima e dopo l’eruzione del 16 dicembre 1631 in due incisioni del francese Nicolas Perrey tratte da Gianbernardino Giuliani, Trattato del Monte Vesuvio e de’ suoi incendi, Longo, Napoli, 1632 (https://doi.org/10.3931/e-rara-10365)
Non sono pochi i salentini che nel corso dei secoli si sono occupati in prosa o in versi di ciò che nell’immaginario collettivo dell’intero pianeta è il simbolo di Napoli, dopo la pizza e il mandolino1. Nella sterminata schiera, poi, dei testi scientifici un posto preponderante è senz’altro occupato da quelli che si occuparono della catastrofica eruzione del 1631. Tra essi è da annoverare quello il cui frontespizio presento di seguito.
A parte la rarità2, il volume già nel titolo, conformemente all’uso del’epoca chilometrico, presenta qualcosa di insolito e, dunque, originale, cioè il pronostico di effetti maggiori, basato su concomitanze astrologiche riassunte nella figura di p. 20.
Non sono un medico o un filosofo o un astrologo (tanto meno eccellentissimo): forse so, più probabilmente presumo di sapere qualcosa di letteratura propriamente detta e ancora meno di filologia, e per questo lascio a lettori più qualificati di me il giudizio sul valore scientifico di tutto il Discorso, che ognuno potrà agevolmente leggere dal link prima segnalato per le tavole.
Mi limiterò, perciò, a prendere in considerazione e ad approfondire solo alcuni dettagli. Comincio dall’autore dicendo che le notizie sono estremamente scarne e non sapremmo nemmeno che era di Galatone senza il Galateo del provvidenziale e pretenzioso (per via dei titoli, ma allora non c’era la specializzazione spinta di oggi, cosa che, d’altra parte, aveva pure i suoi aspetti positivi …) frontespizio. debbo precisare, però, che la famiglia Porraca Spinola è di chiarissima origine genovese e che essa vantava anche uno zecchiere (Agostino). Di seguito una moneta del 1563 con la sua sigla (AS) nel verso.
Dal frontespizio apprendiamo pure che l’opera è dedicata è al nobile fiorentino Vincenzo Sirigatti, il cui stemma appare bene in vista, mentre dalla dedica interna che, stranamente breve, occupa solo le prime due pagine, apprendiamo che Vincenzo era dotato di rare e gentili maniere, ammirate e amate da tutti non solo in questa Provincia, dove al presente si ritrova, ma molto più di lungi e poco dopo l’autore dichiara di aver composto il Discorso in volgar lingua contro ‘l mio Genio, come V. S. e molti sanno , acciò in questa pubblica occasione ogn’uno publicamente goda l’utile, e ‘l diletto insieme. Insomma il nostro aveva intenzione di scriverlo in latino, poi prevalse l’intento divulgativo (di mercato, diremmo oggi, se non fosse che testi simili restavano pur sempre di nicchia). E quanto ad esibizione di titoli sbattuti nel frontespizio a concorrenza non sarebbe stata certamente da meno. Basta considerare il frontespizio che segue, tratto da  https://doi.org/10.3931/e-rara-23442.
Nel titolo, qui ancor più chilometrico, spicca il greco ῥιγοπύρετον che per il suo significato (febbre con brividi) conferisce una connotazione quasi umana al vulcano in eruzione e poi l’autore (Vincenzo Alsario della Croce) dopo essersi dichiarato di Genova, sventola la sua brava caterva di titoli: Professore di medicina pratica all’Università della Sapienza, già camerlengo segreto di Gregorio XV, ora camerlengo onorifico del papa Urbano VIII. Ma torniamo al volume del salentino.
Alla dedica seguono, secondo una prassi consolidata in pubblicazioni del genere, quattro componimenti elogiativi (tre sonetti ed un epigramma in distici elegiaci) che riproduco e, laddove è necessario, commento.
Il primo sonetto, dedicato Al Signor Vincenzo Sirigatti, è di Francesco San Pietro di Negroa.    
Tu che del nobil Arno i tersi Argenti
rendi adorni di Glorie, e di splendoei,
tu che virtù difendi da furori
di nemica Fortuna, e d’empie genti,
tu col tuo chiaro nome, ch’eran spenti
questi d’Astrologia raccolti fiori
per dotta man sacrati  hor à tuoi honori
solo ravvivi con affetti ardenti
così ben pare sculto in lettere d’oro
perche il Vesuvio hà svelto arsi macigni
et omicide vampe à i vicin Campi;
e quando fia, che Marte non più avvampi
e la Pace trionfi del suo Alloro,
e gli altri influssi à noi rotin benigni. 
_________
a Da identificare forse con  Lagonegro, in Basilicata.
  Gli altri due, dedicati all’autore, sono di Pietro Angelo De Magistris Galateob Academico Ociosoc detto il Tranquillo.
Sparse armato il Vessuvio à danni nostri
con Tremoti d’orror fiamme voraci,
ceneri spaventose, onde fugaci,
theatro infausto di Prodigi, e mostri.
E ‘l Tuon, che diè da suoi Tartarei Chiostri
rimbomba hor ne’ tuoi scritti aurei, e veraci,
e i baleni veggiam viè più vivaci
co’ lampi, e rai de’ tuoi purgati inchiostri.
Ammira il Mondo le raggioni, e l’arte
de la tua dotta Penna, e ‘l tuo lavoro
de gli Astri le Virtù pinge in gran parte.
Prendan dal tuo bel dir l’alme ristoro,
e contempli ogni cor nelle tue carte
la Cenere hor cangiata in pioggia d’Oro. 
_____________
b Di Galatone.
c L’Accademia degli Oziosi era stata fondata a Napoli nel 1611.
  T’impennò l’ali à la Celeste Metaa
girando ogn’hor con regolati errorib,
e dando all’almac tua lampi, e splendori
ogni Stella, ogni Segno, ogni Pianeta.
E già con dir facondo, e mente quieta
de le Ceneri sparse, e de gli ardori
sveli il ver, cause adduci, incendi i corid
con tua Virtù qual degna aurea Cometa.
Da foco di Vessuvio è il mondo offeso
quasi infermo di febre, e in sì ria sorte
in fumo si dissolve il mortal peso;
deh fà (volgendo al Ciel tue luci accorte
di quelle fiamme sempiterne acceso)
pronostichi di Vita, e non di Morte.
_______
a Consentì alla tua scienza astrolofica di innalzarsi
b In senso etimologico: movimenti.
c animo
d susciti discussioni
  L’epigramma, indirizzato a Vincenzo Sirigatti,  è di anonimo, ma, dietro la dicitura cuiusdam perfamiliaris (di uno molto amico) non mi è difficile supporre che si nasconda l’autore dell’opera, in un’ulteriore dichiarazione di modestia …
Magnus Alexander sic Mundo sculptus ab uno
Lisippo, atque uno pictus Apelle, datur,
praeclarum, SIRIGATTE, tuum sic Spinola nomen
ingenio clarus (perlege) non maculat.
Traduzione: Così si tramandaa che Alessandro Magno fu scolpito dal solo Lisippob e dipinto dal solo Apellec, così, o Sirigatti, Spinola illustre per talento (finisci di leggere) non macchia il tuo nome illustrissimo.
_________
a Plinio, Naturalis historia, VII, 38: Idem hic imperator edixit ne quis ipsum alius quam Apelles pingeret, quam Pyrgoteles scalperet, quam Lysippus ex aere duceret (Quest’imperatore medesimo stabilì che nessun altro potesse raffigurarlo con la pittura se non Apelle, con la scultura in marmo se non Pirgotele, con quella in bronzo se non Lisippo).
b Scultore greco del IV secolo a. C.
c Pittore greco del IV secolo a. C.
  Vi lascio immaginare quanto desidererei conoscere il pensiero del dedicatario, sempre che l’opera sia stata da lui letta …
E, in chiusura, non posso non ricordare il contributo etimologico che sul nome del vulcano il nostro offre a p. 4: Mons Vaesevus da Vae, cioè guai, e Saevus, cioè crudele, perché guai a chi lì fabrica, ò coltiva, o confida habitare, veggendosi poi esso o suoi discendenti all’improviso perder così la robba, e la vita. Essa ricalca nella prima parte  quella del contemporaneo Camillo Tutini3, che, riprendendo una tradizione popolare, sosteneva che Vesuvio è da Vae suis (Guai ai suoi!) partendo dalla considerazione che la sua attività distruttiva storicamente aveva preceduto o seguito disgrazie per la popolazione. Confesso che nella miriade di proposte etimologiche avanzate e citate in molti lavori  questa del salentino la leggo per la prima volta, anche se mi pare anch’essa una paretimologia. Un tocco di originalità, che pur con riserva sto campanilisticamente sottolineando (forse per farmi perdonare qualche spunto ironico al quale nemmeno qui ho saputo rinunciare) o semplicemente una mia lacuna di letture su questo argomento e non solo?
__________
1 Vedi, per esempio, https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/11/07/salento-vesuvio-poesia-pellegrino-scardino-san-cesario-lecce/
https://www.fondazioneterradotranto.it/2016/11/03/nardo-vesuvio-anno-piu-anno-meno/
https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/01/12/leruzione-del-vesuvio-del-1631-nella-poesia-di-un-salentino-e-di-un-napoletano-con-una-sorpresa-finale/
https://www.fondazioneterradotranto.it/2020/01/12/gli-arcadi-di-terra-dotranto-gregorio-messere-di-torre-s-susanna-20-20/
https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/01/26/marco-antonio-delli-falconi-di-nardo-tiene-a-battesimo-il-monte-nuovo/
Ad integrazione della produzione in versi in riferimento all’eruzione del 1631 di cui al terzo link appena segnalato a breve in un altro lavoro saranno aggiunti altri contributi di letterati salentini.
2 L’OPAC ne registra solo 4 esemplari.
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umano-troppo-umano · 7 years
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7 luglio 2017 La sensazione più di vuoto non è avvenuta dopo la fatidica frase"bene signorina, per noi può bastare. Cosa vuole fare a settembre?“, lí c'era più la sensazione di scioglimento di quello che Zerocalcare definirebbe polpo alla gola…no, il vuoto totale è venuto quando dovevo capire come cazzo mettere a posto i fogli, gli appunti e i libri che giacevano inermi sulla mia scrivania. Non se scherza rega, quei riassunti, quei pezzi di carta mi avevano salvato praticamente la vita (perché me ce vedi a ripassa tutto dal libro?)…e mo che fine avrebbero fatto? Ma soprattuto, lo spazio che nella libreria era completamente dedicato ai libri di scuola, avrebbe finalmente smesso di essere concavo per il peso che gli gravava sopra? Queste so domande esistenziali, altro che Heidegger. Eppure, proprio nel momento in cui i professori avrebbero dovuto tirare fuori il lato migliore di noi, quando avrebbero dovuto chiederci non solo il pensiero oggettivo di un filosofo o di un autore ma anche ciò che ci aveva lasciato, non l'hanno fatto, e questo forse è un po’ quello che mi è mancato. Ognuno di noi alla fine, è legato per un modo o per un altro a ciò che ha dovuto studiare durante l'anno, anche indirettamente. E così come Hegel potrebbe ricordarti tipo il momento più basso nel tuo studio della filosofia (perché diciamolo che Hegel non l'hanno capito veramente manco i professori), allo stesso modo l'interrogazione sulla Victorian age ti ricorda il giorno in cui tua madre ti ha detto che doveva operarsi per un nodulo al seno, Menandro e Apollonio (Teocrito manco te tengo in considerazione) alcuni dei giorni più difficili passati in ospedale, gli argomenti che dovevi portare in simulazione terza prova l'ultimo vero camposcuola della tua vita, e scienze della terra quel compito che, per quanto hai copiato, ha fatto sentire la classe unita come non lo era da tempo. E poi vabbè, lasciamo perdere l'orale. Ti ricorderai per sempre la professoressa di storia che ti chiede l'inaspettatissima ma meravigliosa domanda su Valerio Verbano, tu che gioisci dentro perché quella di latino ti chiede Fenicie (si perché all'ultimo anno se fa anche la traduzione di tragedia, ma non tocca recità davanti a tutti tranquilli) e non autori di cui non avevi fatto manco na parola, dell'esterna di matematica che parla praticamente al posto tuo perché ha capito che, visto che sei del classico, a metematica sei babbo, inglese di cui avrai sbagliato tutti i tempi verbali e italiano che ti fa parlare della natura di Giacomino, e te riesci pure a infilacce un pezzo della Ginestra pe fa colpo, anche se più bella cosa non c'è di quella maledetta poesia. Te ricorderai per sempre pure de Francisco Franco, perché il giorno della prima prova hai deciso di voler cominciare “Per chi suona la campana”, ma non sei mai andata oltre la dedica della prima pagina. Due anni fa quasi stavi seduta con la tua amica in una delle più belle panchine sotto uno dei più bei alberi dentro a villa Leopardi su via Nomentana, e parlavate non della maturità, ma addirittura dell'Università, cosa che mo è uscito il bando e c'hai pure paura de aprillo sul telefono. Ma fosse solo quella la cosa che spaventa de più. Ao, stamo a capì che il 15 settembre non tocca mette la sveglia? Che due giorni prima le tue amiche sul cazzo de gruppo de whatsapp non te chiederanno “oddio ma come vi vestite il primo giorno di scuola?” come se poi gliene fregasse veramente a qualcuno, tanto si sa che tutti i buoni propositi che ve farete st'anno, manco le vacanze de natale già so spariti. Mamma mia le vacanze. Cioè i giorni di agonia a le (false) speranze di recuperare lo studio arretrato non saranno più scandite dalle vacanze? Quindi significa che anche le maratone di serie tv devono essere regolate diversamente. Pe 5 anni volevi le interrogazioni programmate? Mbe eccotele, tre lunghissimi anni de fila, tutte per te. Ma questo non è tutto. Il primo giorno di qualsiasi cosa tu decida di fare (sempre ammesso che tu riesca a prendere una decisione e non ti trovi perennemente al punto zero di Kierkegaard) lo affronterai da sola, come se dovessi ricominciare tutto da capo, o forse no. Forse aggiungi solo un pezzo alla tua storia, come faranno le persone chi ti hanno accompagnata per questi 5 anni, che tu le abbia amate o odiate non importa, resteranno sempre importanti, e sapere che anche loro in un certo senso vivranno quello che vivrai tu, a modo loro, è come se fosse qualcosa che vi tiene ancora uniti. Siamo (questo è il momento lirico dove il coro si fa portatore delle istanze del pubblico) arrivati fino qui, e non è stato semplice, abbiamo faticato, abbiamo perso qualcuno lungo il tragitto ma qualcun altro lo abbiamo trovato, soprattutto quest'ultimo anno, e anche se ci hanno accompagnato per poco saranno comunque importati come quelli storici). Siamo cresciuti a modo nostro, e, a modo nostro, continueremo a farlo, che c'è ancora tanta strada da fare, il bello comincia adesso, e anche se magari alcuni volti non li rivedrai più, stai pur sicura che non te li dimenticherai mai, perché almeno una volta, una sola, ti hanno fatto sentire parte di qualcosa, e non c'è cosa più bella. Ci manca solo il nostro viaggio a Barcellona, ma questa, signori, è un'altra storia.
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Against the Current - Fever, traduzione testi
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Dico sempre che è l’ultima volta
Una promessa che non sono capace di mantenere
Dico sempre che poi mi do una calmata e andrà tutto a posto
Ma è una bugia spudorata
(da: Weapon)
1. Against the Current – That Won’t Save Us, traduzione
Questa cosa non ci salverà
   Avanti, ripeti quello che hai detto
Dimmelo in faccia
Non vale neanche la pena di star qui a litigare
Nell’attesa che dici cosa ti ha fatto spaventare così tanto
Non ho intenzione di perdere tempo
   Più sono grandi, più la caduta è rovinosa
E io sono davvero stufa di sentirmi minuscola
Ti lascio qua a tirar sù i tuoi muri da solo
Avanti, ripeti quello che hai detto
   Come abbiamo fatto a diventare così insensibili?
È andato tutto a rotoli e non abbiamo fatto niente per impedirlo
E io ho cominciato a rinunciarci
Ma questa cosa non ci salverà
Magari siamo nati per lottare
Se vuoi uscirne vivo, dobbiamo lasciar morire la rabbia
Perché quella non ci salverà
   Adesso siamo lontanissimi, però parliamo tutti i giorni
In questo c’è qualcosa che non funziona
Sprofondo sotto il peso
È come se potessi spezzarmi
Non ti farei mai sentire le mie urla
   Più la lama è smussata, più le cicatrici sono profonde
Non ho bisogno di una luce per vederci al buio
So come sei fatto, so chi sei
Avanti, ripeti quello che stavi per dire
   Come abbiamo fatto a diventare così insensibili?
È andato tutto a rotoli e non abbiamo fatto niente per impedirlo
E io ho cominciato a rinunciarci
Ma questa cosa non ci salverà
Magari siamo nati per lottare
Se vuoi uscirne vivo, dobbiamo lasciar morire la rabbia
Perché quella non ci salverà
   Sei orgoglioso di come siamo diventati?
Ci dispiace, ma questa cosa non ci salverà
Abbiamo fatto una cazzata
E darei qualsiasi cosa se solo potesse salvarci
   Come abbiamo fatto a diventare così insensibili?
È andato tutto a rotoli e non abbiamo fatto niente per impedirlo
E io ho cominciato a rinunciarci
Ma questa cosa non ci salverà
Magari siamo nati per lottare
Se vuoi uscirne vivo, dobbiamo lasciar morire la rabbia
Perché quella non ci salverà
   Avanti, ripeti quello che hai detto
       2. Against the Current – Weapon, traduzione
Arma
   Dico sempre, dico sempre che è l’ultima volta
Una promessa che non sono capace di mantenere
Dico sempre che poi mi do una calmata e andrà tutto a posto
Ma è una bugia spudorata
E anche se ci provo ad avere delle buone intenzioni e a rispettarle
Magari non si spezzano mai, però io le piego eccome
Perché il diavolo che ho sulla spalla vuole trascinarmi a fondo
   L’ennesima notte in bianco a guardare fuori dal soffitto
E a pensare a come posso fare a calmare la mente, calmare la mente
   Perché vedo rosso
Mi ribolle il sangue e si vede
Quando sei soltanto un’arma, li abbatti e alla fine resti da solo
Sembra che sto bene, ma non resisto agli alti e bassi
Sono soltanto un’arma, li abbatto e alla fine resto da sola
   Dico sempre che lo odio il modo in cui mi guardi adesso
E giuro che non intendevo essere una delusione
Quello che ho distrutto non si può aggiustare con tutte le mie scuse patetiche, no
   L’ennesima notte in bianco a guardare fuori dal soffitto
E a pensare a come posso fare a calmare la mente, calmare la mente
   Perché vedo rosso
Mi ribolle il sangue e si vede
Quando sei soltanto un’arma, li abbatti e alla fine resti da solo
Sembra che sto bene, ma non resisto agli alti e bassi
Sono soltanto un’arma, li abbatto e alla fine resto da sola
   No, non ho intenzione di colare a picco
No, non ho intenzione di tirarmi indietro
Dolceamara resa
Adesso va tutto meglio
No, non ho intenzione di colare a picco
No, non ho intenzione di tirarmi indietro
Dolceamara resa
Adesso va meglio
   Perché vedo rosso
Mi ribolle il sangue e si vede
Quando sei soltanto un’arma, li abbatti e alla fine resti da solo
Sembra che sto bene, ma non resisto agli alti e bassi
Sono soltanto un’arma, li abbatto e alla fine resto da sola
Sono soltanto un’arma, li abbatto e alla fine resto da sola
Sono soltanto un’arma, li abbatto e alla fine resto da sola
       3. Against the Current – Again&Again, traduzione
Sempre da capo
   Il mio corpo è un tempio stracolmo di fantasmi
Per quanto ci provi, non sono mai sola
Ascoltatemi bene
Mantengo la calma
Come un pizzico di drogati al buio
Mantengo la calma
   È un posto dove girano i mostri
Com’è che il silenzio è diventato così assordante?
   Adesso è tutto frutto della mia testa, della mia testa, della mia testa, della mia testa
Si ripete in continuazione ancora e ancora e ancora e ancora
Qualcuno può stoppare il tempo, tenermi ferme le mani che tremano?
Io ci ho provato, e non so come ma crollo ancora e ancora e ancora e ancora
Si ripete in continuazione ancora
   Ho paura di svegliarli, paura di fare un movimento
Per cui cammino per la stanza in punta in piedi
Ascoltatemi bene
Mantengo la calma
Perché i pensieri che non diciamo mai ad alta voce ce li abbiamo tutti
E ce li teniamo per sempre per noi
   È un posto dove girano i mostri
Com’è che il silenzio è diventato così assordante?
   Adesso è tutto frutto della mia testa, della mia testa, della mia testa, della mia testa
Si ripete in continuazione ancora e ancora e ancora e ancora
Qualcuno può stoppare il tempo, tenermi ferme le mani che tremano?
Io ci ho provato, e non so come ma crollo ancora e ancora e ancora e ancora
Si ripete in continuazione ancora
   Attendo il silenzio, rinuncio alla serenità
Dialogo interno, la voce del nemico
Finito in un mondo che esplode per un nonnulla
Non ero pronto a disperdere quest’energia
Non ero pronto a prendere e andare via
Testa vs. cuore, continuano a dirmi di no
A volte sto perdendo il controllo
Rimasto qui da solo
   Adesso è tutto frutto della mia testa, della mia testa, della mia testa, della mia testa
Si ripete in continuazione ancora e ancora e ancora e ancora
Qualcuno può stoppare il tempo, tenermi ferme le mani che tremano?
Io ci ho provato, e non so come ma crollo ancora e ancora e ancora e ancora
Si ripete in continuazione ancora
       4. Against the Current – Jump, traduzione
Salta
   Perché hai così paura di affrontare la cosa?
Perché ti va così bene perdere tempo?
L’amara felicità che fingi di avere
Preda di quel buco nero
   Per cui se vuoi scappare
Stanco di sognare di cosa si tratta
E ogni volta che ti avvicini cerchi di cambiare ma soffochi
Non aver paura di lasciarlo andare
   Tu salta
Che cosa stai aspettando?
Che cos’è che stai aspettando?
Non aver paura di volere qualcosa in più
Salta negli abissi per trovare la strada per risalire
Non aver paura di volere di più, tu salta
   Ti manca solo quando non ce l’hai più
Fai fatica a vederci perché sei caduto davvero in basso
Tu continui a dire che il sole è sparito
Preda di quel buco nero
   Per cui se vuoi scappare
Stanco di sognare di cosa si tratta
E ogni volta che ti avvicini cerchi di cambiare ma soffochi
Non aver paura di lasciarlo andare
   Tu salta
Che cosa stai aspettando?
Che cos’è che stai aspettando?
Non aver paura di volere qualcosa in più
Salta negli abissi per trovare la strada per risalire
Non aver paura di volere di più, tu salta
   Che cosa stai aspettando?
Che cos’è che stai aspettando?
Tu salta
Che cosa stai aspettando?
Che cos’è che stai aspettando?
Tu salta
Che cosa stai aspettando?
Che cos’è che stai aspettando?
Non aver paura di volere qualcosa
   Salta
Che cosa stai aspettando?
Che cos’è che stai aspettando?
Non aver paura di volere qualcosa in più
Salta negli abissi per trovare la strada per risalire
Non aver paura di volere di più, tu salta
       5. Against the Current – Shatter, traduzione
Frantumi
   Fin dall’inizio ti si leggeva dentro
Io tenevo semplicemente gli occhi chiusi
Non volevo vederti
Ho creduto a tutte le mie stesse bugie
No, non posso sfuggire la verità
Non voglio riavvolgere il nastro
Piuttosto preferirei strapparlo tutto per quell’errore di merda
Sì, starò benone
   Hai la pelle fatta di vetro
Io non voglio tirare pietre
Non t’interessa il disastro che lasci quando te ne vai
Dici che sono una gran stronza, ma cosa ne sai?
Lo so che l’abbiamo già detto altre volte, ma io sono davvero stanca di fare la guerra
   Non mi vedrai andare in frantumi, frantumi
E no, non andrò in frantumi, frantumi
Il tempo guarisce sempre quello che noi rompiamo
Alla fine le facce sbiadiscono
E io non voglio andare in frantumi, frantumi, frantumi, frantumi
   E mi chiami sempre, ma prima non lo facevi mai
Si vede che dovevo lasciarti perché mi trattassi come se mi volessi tua
Adesso vuoi sfuggire la verità
Io non voglio essere cieca
Devo tenerti a debita distanza per tenere al sicuro il mio cuore
Sì, starò benone
   Non mi vedrai andare in frantumi, frantumi
E no, non andrò in frantumi, frantumi
Il tempo guarisce sempre quello che noi rompiamo
Alla fine le facce sbiadiscono
E io non voglio andare in frantumi, frantumi, frantumi, frantumi
   Hai la pelle fatta di vetro
Io non voglio tirare pietre
Non t’interessa il disastro che lasci quando te ne vai
Dici che sono una gran stronza, ma cosa ne sai?
Lo so che l’abbiamo già detto altre volte, ma io sono davvero stanca di fare la guerra
   Non mi vedrai andare in frantumi, frantumi
E no, non andrò in frantumi, frantumi
Il tempo guarisce sempre quello che noi rompiamo
Alla fine le facce sbiadiscono
E io non voglio andare in frantumi, frantumi, frantumi, frantumi
Non mi vedrai andare in frantumi, frantumi
E no, non andrò in frantumi, frantumi
Il tempo guarisce sempre quello che noi rompiamo
Alla fine le facce sbiadiscono
E io non voglio andare in frantumi, frantumi, frantumi, frantumi
       6. Against the Current – Burn It Down, traduzione
Dagli fuoco
   Preferiresti lottare o rannicchiarti nel dolore?
È la lama di un cinico se ti metti a fantasticare e non fai nessun cambiamento
Potresti davvero combattere contro quelli che si sono allontanati
Ma sei paralizzato, non ci provi nemmeno
E non fai nessun cambiamento
   Alcuni dicono che non ti seguiranno se tu vai
Non farti fermare da loro, non ti servono
Ma ogni rivoluzione comincia da soli
   Dagli fuoco perché ormai siamo troppo grandi per questa casa
Non abbiamo paura, ma abbiamo perso la luce
Dagli fuoco, non aver paura delle ricadute
Cosa ci vuole per liberarsi?
Se lo vuoi, la puoi trovare una via d’uscita
Non è che ci devi morire in quello che hai voluto tu
Dagli fuoco qui e ora
Cosa ci vuole per liberarsi?
   La parte profonda, la senti che si avvicina di soppiatto
Ma tu non sai nuotare
Fai entrare l’acqua nei polmoni, tutta quanta
Incroci le dita, ma perdi ogni volta
   Alcuni dicono che non ti seguiranno se tu vai
Non farti fermare da loro, non ti servono
Ma ogni rivoluzione comincia da soli
   Dagli fuoco perché ormai siamo troppo grandi per questa casa
Non abbiamo paura, ma abbiamo perso la luce
Dagli fuoco, non aver paura delle ricadute
Cosa ci vuole per liberarsi?
Se lo vuoi, la puoi trovare una via d’uscita
Non è che ci devi morire in quello che hai voluto tu
Dagli fuoco qui e ora
Cosa ci vuole per liberarsi?
   Reagisci, magari non ne esci sconfitto
Non ti schiantare, ci sei dentro da troppo tempo
Che peccato che nessuno abbia il coraggio di perdere e lasciar morire la cosa
Reagisci, magari non ne esci sconfitto
Non ti schiantare, ci sei dentro da troppo tempo
Che peccato che nessuno abbia il coraggio di perdere e lasciar morire la cosa
   Dagli fuoco perché ormai siamo troppo grandi per questa casa
Non abbiamo paura, ma abbiamo perso la luce
Dagli fuoco, non aver paura delle ricadute
Cosa ci vuole per liberarsi?
Se lo vuoi, la puoi trovare una via d’uscita
Non è che ci devi morire in quello che hai voluto tu
Dagli fuoco qui e ora
Cosa ci vuole per liberarsi?
   Reagisci, magari non ne esci sconfitto
Non ti schiantare, ci sei dentro da troppo tempo
Che peccato che nessuno abbia il coraggio di perdere e lasciar morire la cosa
       7. Against the Current – Lullaby, traduzione
Ninnananna
   Solo una delle tante ninnenanne
   Risucchiata dalla loro corrente
Si sono mossi in fretta per farmi annegare piano
Benvenuta all’inferno, è finita?
Eppure riemergo lo stesso alla luce del mattino
Mi preparo per un’altra battaglia
Stringo i pugni e lecco via il sangue
   E gli dei continuano a dire “Ti abbiamo avvertita
Ti faranno finire dispersa tra le loro tempeste”
E adesso nella pioggia c’è odore di guerra
I mostri nascono o li crea qualcuno?
E io questa cosa l’ho già passata
   Spiegami come fai a dormire la notte, non mi sembra giusto
Come diavolo fai a sognare se il mondo è un incubo
Hai sentito anche solo una delle nostre parole?
Perché noi gridiamo con tutto il fiato
Ma mi sembra che le nostre urla siano solo una delle tante ninnenanne
   Vieni quando hanno tracciato la riga
Attento da che parte stai
Vieni in soccorso e perdici la testa
Eppure riemergo lo stesso alla luce del mattino
Mi preparo per un’altra battaglia
Poi con questa cosa mi sento proprio bene
   E gli dei continuano a dire “Ti abbiamo avvertita
Ti faranno finire dispersa tra le loro tempeste”
E io questa cosa l’ho già passata
   Spiegami come fai a dormire la notte, non mi sembra giusto
Come diavolo fai a sognare se il mondo è un incubo
Hai sentito anche solo una delle nostre parole?
Perché noi gridiamo con tutto il fiato, ma non esce niente
Fai quel tuo bel sorriso, digli che va tutto bene
Mi spezzi tutte le ossa per affilare la tua lama
Hai sentito anche solo una delle nostre parole?
Perché noi gridiamo con tutto il fiato
Ma mi sembra che le nostre urla siano solo una delle tante ninnenanne
   Dimmi che stai bene, almeno posso dormire serena
Solo una delle tante, solo una delle tante ninnenanne
Solo una delle tante ninnenanne
   Beh, spiegami come fai a dormire la notte, non mi sembra giusto
Come diavolo fai a sognare se il mondo è un incubo
Hai sentito anche solo una delle nostre parole?
Perché noi gridiamo con tutto il fiato, ma non esce niente
Fai quel tuo bel sorriso, digli che va tutto bene
Mi spezzi tutte le ossa per affilare la tua lama
Hai sentito anche solo una delle nostre parole?
Perché noi gridiamo con tutto il fiato
Ma mi sembra che le nostre urla siano solo una delle tante ninnenanne
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pangeanews · 4 years
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Il poeta che ha inseguito Gauguin, “inventato” l’Oriente e “il sentimento del diverso”: sia lode a Victor Segalen (e al suo traduttore)
“Cominciare con la sensazione d’esotismo. Terreno solido e fuggevole. Evitare ciò che contiene di banale: palma da cocco e cammello. Passare al buon sapore. Non provare a descriverlo, ma indicarlo a quanti siano capaci di degustarlo con ebrezza…”. Così si aprono alcune considerazioni di Victor Segalen intorno al concetto d’esotismo. Un uomo che sapeva di cosa parlava, o perlomeno di cosa volesse parlare, avendo vissuto il grande mondo in una carambola esistenziale composta da numerosi viaggi, lunghi soggiorni e varie spedizioni in Cina e in Polinesia.
*
Classe 1878, nato a Brest e dunque bretone (come quel diavolo anemico di Corbière – spentosi tre anni prima), medico della marina francese, viaggiatore, etnologo, archeologo, sinologo, scrittore, poeta (e soprattutto poeta in prosa – come in quella selvaggia, lussuriosa fioritura d’immagini che è il René Leys), Segalen finì i suoi giorni non lontano dal luogo dove, quarantuno anni prima, li aveva cominciati. Il faut voyager loin en aimant sa maison, bisogna viaggiare lontano amando la propria casa – e la casa amata, il luogo natale e insieme fatale di questa esistenza votata al viaggio, all’ebbra degustazione dell’altro e del diverso, è simbolicamente Finisterre – la fine della terra del mondo classico.
Queste informazioni, insieme ad altri illuminanti ragguagli sulla vita dell’uomo e del poeta, sono delineate nell’elegante prefazione di Federico Pietrobelli, traduttore di alcune opere di Segalen ora disponibili in Preghiera Orientale (edito per i tipi de Il Saggiatore, 2019, con postfazione di G. Agamben) dove esse compaiono in edizione bilingue.
*
La scelta del traduttore si è concentrata su Odes – testi di sapore, per tornare alle note sull’esotismo, cinese – e sul poema postumo intitolato Thibet. Ora occorre sapere che Segalen effettivamente visse e attraversò la Cina in due lunghe spedizioni archeologiche, ma che al contrario non ebbe mai esperienza diretta del Tibet. Due volte fu sul punto di varcarne i confini, e due volte fu costretto a rinunciarvi: la prima per il fatidico ripresentarsi del général hiver a molte miglia dalla Russia, tra il massiccio tibetano a oltre tremila metri d’altezza; la seconda per uno spettrale corriere uscito dalla bruma dell’Himalaya, recante una lettera che annunciava al medico francese (lì in veste d’archeologo) l’esplodere della guerra nella sua Europa.
Segalen ricostruì e compose il suo Tibet poetico in una sorta di entusiasmo de lohn platonico-salgariano – in cui a esperienze e meditazioni personali si fondevano studi eruditi, opere altrui, colloqui, conoscenze varie. Decisiva, in questo senso, la traduzione di un raro manoscritto tibetano da parte di Gustave-Charles Touissant, appassionato del Tibet con cui Segalen ebbe modo di intrattenersi in letture e conversazioni. Versi e sequenze di versi, quelli di Thibet, il cui nocciolo o nucleo profondo è il presagio della distruzione, del venir meno del diverso – come puntualmente messo in luce da Pietrobelli isolando un frammento dalla sequenza LVI: “[…] quando tutti i tuoi monaci saranno morti; quando il Diverso sarà frantumato”. Termine chiave, quello di divers, che pure torna in un altro tentativo di definizione dell’esotismo, descritto appunto da Segalen come “[…] il sentimento che abbiamo del diverso”.
*
E certo l’opera di Segalen può considerarsi come un ininterrotto tentativo di rendere questo sentimento del diverso, di rendere un certo sapore di modo che sia degustabile con ebrezza. Insieme a Paul Claudel (di cui fu amico) e a Saint-John Perse (suo futuro lettore), Segalen forma la triade francese degli inventori dell’oriente – traslando un’espressione impiegata da Eliot per omaggiare l’opera di Pound. Resta vero che, posto accanto ad altri autori, Segalen può apparirci un po’ gracile. Lo si direbbe un peso minimo – lo si direbbe sempre in pericolo di volatilizzarsi, come il Perelà di Palazzeschi o una mongolfiera senza le dovute zavorre. Egli non è un Pound, autore che compone Cathay senza aver mai messo piede in Cina, ma avendo alle spalle The Spirit of Romance e tra le mani un saggio di Fenollosa sui caratteri cinesi come mezzo di poesia. Egli resta piuttosto aereo, per così dire – ma è proprio in questa sua leggerezza, in questa sua toccante confidenza nel consegnarsi in balia dei venti che consiste la sua nota più propria, la sua personalissima e insieme impersonale voce – quasi crocicchio d’indefinite echi. Per questo mi sembra che alcuni dei versi più forti e riusciti delle Odes siano quelli che leggiamo nelle prime strofe del Vent des Royaumes, drammatizzazione della fatidica e commovente impotenza umana, della struggente levità di ogni attimo e presente posto di fronte al tragico peso del passato. E sempre per questo, mi pare invece che quanto scalpiti per trovare espressione in Extase resti per Segalen un traguardo troppo ambizioso – perché qualsiasi ek-stasis richiede comunque un centro e perché qui ci vuole il peso, ci vuole il tratto sicuro che scava e incide e che delinea – fosse anche un distico di apparente levità come il celebre elle est retrouvé / quoi? L’éternité.
  *  
Due le scelte principali effettuate da Segalen in Odes per “indicare il sapore” e non limitarsi semplicisticamente a “[…] parlare cinese in francese”: il fatto di accompagnare le poesie con un commento in prosa (ciò che richiama una prassi ben nota fin dagli albori della poesia europea, ampiamente attuata dal nostro Dante) e la scelta di impostare gli alessandrini “[…] su dei ritmi cinesi 5 + 7”. Cosa di cui occorre tener conto, quest’ultima, soprattutto se si legge l’originale con un orecchio sintonizzato sugli alessandrini più canonici – altrimenti si rischia di perdere del tutto il soffio delle Odes e pensare di avere a che fare con un francese che non ha letto Boileau. Non me la sento davvero di dilungarmi sulle sequenze di Thibet – esse vanno semplicemente lette e lasciate risuonare.
Sento invece di volermi dilungare sul traduttore: e questo non solo perché, come ho avuto modo di evincere fin dai primi minuti delle nostre passate conversazioni parigine, Federico Pietrobelli dimostri di essersi sottoposto per anni e anni a una dieta spirituale magnificamente diversificata (e felicemente integrata con cospicue dosi di testi filosofici), ma anche e soprattutto perché non ha evitato la Scilla del conformismo imperii al costo di andare a sbattere il muso nella Cariddi dell’anticonformismo ad usum imperii – il quale, nelle sue varie salse, fa pensare non tanto a Cariddi, quanto piuttosto a un arcipelago di isole e isolotti più simile alle Simplegadi, sempre per restare sul repertorio metaforico del mondo greco. Oltre a questo, Pietrobelli è poeta – e poeta che almeno da qualche anno si è concesso quelle sole armi che Joyce, nel finale del suo Portrait, concede agli artisti – ovvero silence, exile, cunning (silenzio, esilio, astuzia).
In un’epoca in cui, a furia di assidue e supine genuflessioncelle alle modalità dei social, il motto latino del fit fabricando sembra ormai definitivamente convertito (o pervertito) nello spettacolare fit postando faber, in cui la vita di un nuovo Prufrock si misurerebbe con like-spoons, sapere che un giovane di lingua italiana si impegna nella ricerca espressiva e che per venire a ciò studia quanto può, nutrendosi sia di classici che d’eretici della letteratura e della filosofia, dedicando parte del suo tempo a tradurre Rilke e Perse, a leggersi Benn, Eckhart, Boezio e la Campo nel silenzio e l’esilio della sua officina, beh… tutto questo fa piacere.
Francesco Zevio
L'articolo Il poeta che ha inseguito Gauguin, “inventato” l’Oriente e “il sentimento del diverso”: sia lode a Victor Segalen (e al suo traduttore) proviene da Pangea.
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23/30 novembre:è come si porta il carico a far la differenza...
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Buona domenica a tutti :)
Come funziona l’energia di questi ultimi giorni di novembre?
Se abbiamo superato indenni tutto il travaglio della terza settimana, adesso si può dire che siamo quasi pronti a tirare il fiato: questo 2018 bifronte ci sta mettendo davvero alla prova!
Dal 23 siamo entrati nel periodo ad influenza 216 la cui risonanza riguarda (tanto per cambiare ;) ) le relazioni, la famiglia, l'esplorazione delle emozioni, i legami e - volevate mica riposarvi ?!? -  la costruzione e la responsabilità che ne consegue. 
E’ una energia positiva, fattiva , oserei dire salutare. 
Se ricordate quello che ho detto riguardo questo ultimo periodo di novembre, il rischio era di sovraccaricarsi di lavoro, responsabilità dovendo fare i conti con uno spiccato senso di inadeguatezza ( l’articolo completo qui)  che rischiava di far perdere di vista l’aspetto positivo del messaggio di condivisione di questo marzo 2018.
Ecco, l’energia del 216 che ridotto ad una sola cifra è 9, ci ricorda proprio l’importanza del pensare al meglio per tutti, ma nel senso buono. Il numero ci ricorda di tenere bene a mente l’ideale di perfezione: la relazione ideale, il dialogo ideale, la famiglia ideale, il lavoro ideale, la vacanza ideale. Un “ideale” che fa bene a tutti a cui è doveroso tendere senza frenesia e concitazione. 
Scomposto nelle sue singole cifre ci porta un messaggio davvero potente : Il 2 parla di “fare insieme” , lavoro di squadra, relazioni e diplomazia; il numero 1 aggiunge autodeterminazione, indipendenza ed esplorazione di nuovi modi di fare le cose e, infine il 6 porta vibrazioni di casa, idealismo e armonia. 
Un insegnamento che passa anche per l’ottimismo che contagia gli altri del 21 e la grande percettività del 16 che rendono possibile l’ analisi dei problemi per trovare soluzioni praticabili. 
Osservate la lama della settimana: il 10 di bastoni del  The Gendron Tarot Deck: raffigura un uomo chino a coltivare la terra , circondato da piccoli girasoli. Alle sue spalle gli altri bastoni da lavoro e sopra di lui il girasole “ideale”  già cresciuto e rigoglioso. Il lavoro può essere metodico, lungo; può essere faticoso e richiede pazienza per raccoglierne i frutti. Parla di tempo un tempo da impiegare in maniera sempre più ottimale, da sfruttare meglio.  
Il 10 di bastoni parla di un modo diverso di gestire il tempo ed avere delle priorità, al fine di determinare il modo migliore per trascorrere il tempo e nel capire quali attività è possibile eliminare. L’ obiettivo è avere maggiore efficienza, e allo stesso tempo per  liberarsi, permettendo il riposo e il relax quando se ne ha bisogno. Ricorda la necessità  di conservare l’energia e mantenere il ritmo per non farsi travolgere da responsabilità e attività, perché quando si è troppo impegnati tutto diventa un peso e si perde di vista la realtà, l’obiettivo, la totalità del disegno.
Ricorda l’attesa fisiologica per raccogliere i frutti e la bontà del tempo, dell’importanza del frattempo: dell’importanza di ciò che accade intanto e non bisogna perdere di vista... perchè la fatica e il tempo che porteranno i frutti non sono solo nostri ma di tutti , coinvolgono tutti quelli che ci circondano e a cui siamo legati, esattamente come i frutti che gioveranno a noi e, in maniera meno diretta forse, agli altri.
Non è il carico che ti spezza, è il modo in cui lo porti.  Questa massima di Lena Horne dovremmo tenerla bene a mente questa settimana. La differenza la fa proprio il come decidiamo di vivere questo periodo. 
Non a caso la lettera  che ci accompagna in questo viaggio settimanale è la Nun. Con la sua forma piegata in alto e in basso, la Nun assomiglia ad una persona umile seduta a capo chino, che riflette sotto il peso di gravi responsabilità.  E’ associata al concetto di nefilah  (caduta)   e alle prove esistenziali ,  nissayon , che ci vengono inviate  per costringerci a cercare nei luoghi più profondi e oscuri del nostro essere, per trovare la forza di avviare fondamentali processi di cambiamento e trasformazione, per risollevarci oltre i limiti della nostra personalità attuale. Un processo trasformativo che avviene su tutti i piani dell'essere, nell'individuo e nella società, sia a livello personale sia collettivo.
E’ l'energia che ci obbliga ad affrontare le situazioni irrisolte che l'individuo, la società, l'umanità non hanno voluto o saputo affrontare, e lo fa nel più duro dei modi: con la caduta, con le crisi esistenziali, con i drammi collettivi. Con la fatica e con il peso che ci sentiamo addosso.
Nun è anche la lettera iniziale del verbo germogliare (  nav:  nun-vav-bet ). Pensate ad un seme... Quanto tempo il germoglio  deve stare morto,  sotto terra, compresso nel suo guscio, prima di bucare il terreno e vedere la luce?
La Kabbalah insegna  che ogni benedizione che entra nella nostra vita, proviene dall'aver spezzato e disciolto quella che viene chiamata una Klipà, o "guscio" di tenebre o negatività. Provate quindi a percepire fatica, peso e inadeguatezza  da un altro punto di vista. Il modo in cui guardiamo la situazione e come la consideriamo è molto importante. 
Fatica, stress, inadeguatezza possono farsi sentire in modo talmente feroce da farci bloccare, farci pensare di mollare... Ma se cambiamo punto di vista e consideriamo queste sensazioni solo come la scorza, il guscio che protegge la benedizione al suo interno, saremo in grado di non perdere mai di vista l’obiettivo e tutto sarà meno pesante... MA SOPRATTUTTO NON PERDETEVI LA VITA CHE SCORRE INTORNO PER GUARDARE COSTANTEMENTE IL GUSCIO....SAREBBE COME VENDERE IL SOLE PER COMPRARE UNA CANDELA ;)
Vi lascio con il motto della settimana: appiccicatevelo ovunque in modo da non dimenticarlo ;)
Subito sotto la fantastica “Firework” di Katy Perry se la ascoltate tutte le parole che avete letto su questo articolo saranno sicuramente molto più chiare!
(il testo e la traduzione li trovate qui )
Buona ultima settimana di novembre signori miei 
<3 Caterina 
©NUMEROLOGIAEVOLUTIVA
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persinsala · 7 years
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Al teatro Vascello di Roma, per Teatri di Vetro, è andato in scena il Macbettu, l’opera breve del Bardo di Stratford Upon Avon nella versione neolatina di Alessandro Serra.
Tragedia tutt’altro che mastodontica, almeno se comparata alle altre sorelle, il Macbeth fu un’opera scritta in maggioranza in versi e per un cospicuo numero di personaggi. Nata da una vicenda storica realmente accaduta e stravolta dall’autore per esigenze poetiche, essa rappresenta con adamantina efficacia la capacità del poeta di dare forma a storie eterne, fuori dal tempo e dallo spazio, e così plasmare autentici archetipi per la coscienza a venire.
Particolare fortuna ebbe il character di Lady Macbeth, donna tentatrice e diabolica, laico alter ego dell’Eva veterotestamentaria, talmente carismatica e psicologicamente complicata che, in lei, l’interpretazione freudiana vide il lato oscuro della controparte maschile. Quello tra Macbeth e consorte, con l’inaudita polarizzazione in monade della dualità naturale, fu, infatti, uno dei matrimoni meglio riusciti nel teatro shakesperiano (e non solo) e vederla sostanzialmente soppressa in questo Macbettu suscita istintivamente un’intrinseca curiosità.
Dedicando la propria attenzione alla realtà di una regione tra le più isolate dal contesto europeo e, di conseguenza, conservative rispetto ai propri mores, Serra declina l’inattualità del Macbeth sulla questione di lingua, pardon della limba, quale dispositivo identitario del popolo sardo.
La scena, quasi vuota ma abilmente plasmata dalla densità di una scenografia minima e modulare, è cupa e ferina. In essa, tra materiali poveri (pietre e pani, sabbia e ferro) e sonorità ridondanti, troveranno riuscita contestualizzazione non solo, o non tanto, gli essenziali e suggestivi movimenti scenici dei suoi protagonisti, letteralmente straordinari per tenuta e tensione scenica, quanto la bella atmosfera di una cruda arcaicità al cui interno la coscienza di Macbeth non potrà che smarrirsi, lacerata dal timore di perdere non tanto il potere tout court, quanto ciò cui esso – il potere – lo aveva consegnato.
A questo Macbettu, grazie all’esperta messa in scena di Serra, non mancano i toni sinistri dell’inferno in terra, tra profezie di streghe (la cui presenza, purtroppo, patisce una non riuscita vis comica) ed esseri umani bardati di nero, cappucci e maschere, dilaniati dal conflitto etico e dal peso del dominio e della responsabilità. Dunque, nella sublimazione teatrale, da sangue, e dolore, e morte. E non a caso, le note di regia citano esplicitamente dai Quaderni di Simone Weil per ricordare come la drammatica commistione tra la paura e un potere che assolutizza la propria ambizione diventi disumanità, folle aspirazione al controllo totale sul corpo e sulle menti, ossia dispositivo di coercizione dell’identità («La lezione è questa: l’ambizione è illimitata, mentre le possibilità reali non lo sono mai; nell’oltrepassarle si cade»).
«Recitato in sardo e, come nella più pura tradizione elisabettiana, interpretato da soli uomini», l’ambizione di Serra coglie, però, senza particolare profondità «analogie tra il capolavoro shakespeariano e i tipi e le maschere della Sardegna».
Dal punto di vista linguistico, la scelta «non limita la fruizione ma trasforma in canto ciò che in italiano rischierebbe di scadere in letteratura», compiendo un’autentica traduzione che elude il rischio del tradimento e supera di slancio la stucchevole e controversa polemica nata nelle ultime settimane tra auctoritas del settore, divisi tra l’opinione preventiva dell’Alto Passero della carta stampata e l’esaltazione per contrarietà della new age dell’intellighènzia online. Tuttavia, complice la scelta di ridurre Macbeth alla tematica dell’homo homini lupus e di indugiare scolasticamente sull’anima e sui nervi di un territorio solcato, fin dalla sua preesistente civiltà nuragica, dal diritto alla violenza sancito da leggi non scritte e dal riscatto del e dal sangue, l’operazione rimane ancorata a un semplicistico didascalismo antropologico e risulta, in termini squisitamente drammaturgici, lontana tanto dal rispetto del testo originario, quanto dal tentativo di un suo rinnovamento.
Sia chiaro come non sconcerti la mancanza di rispetto per l’autore, al contrario suscita interesse il tentativo di soppressione del protagonismo di Lady Macbeth (oltre che la conversione linguistica), ma dopo averne estirpato la centralità senza aver proposto una valida interpretazione alternativa e aver sfumato il dramma su momenti ironici a forte rischio stereotipia, Serra orienta con poca audacia questo Macbettu su un terreno di straordinaria inattualità e, senza riuscire a gettare del tutto il cuore oltre l’ostacolo, lo posiziona di fatto sul piano del prodotto teatrale, tra l’altro, non privo di significative sbavature.
Pur offrendo spunti di estremo interesse, in particolar modo a livello interpretativo, visivo e sonoro, l’allestimento soffre, infatti, una collocazione a metà tra due registri linguistici troppo divergenti fra loro che trasforma parte del testo shakespeariano in farsa grottesca e inficia parzialmente un’operazione che, senza nulla togliere alle musiche di Pinuccio Sciola e alla scenografia e alle luci dello stesso Serra, regge quasi interamente su una restituzione attorale di ineccepibile potenza, mentre, attorno a essa, la novità del testo tende a costituirsi con pesante manierismo nei costumi e negli accostamenti rituali, così andando a discapito della pur forte intenzione di base e a disperderne le potenzialità drammaturgiche, nonostante in diversi momenti sia stato estremamente semplice riconoscere a Serra una significativa dose di talento (dal pasto dei porci alla caduta dei fari che tagliano le figure da dietro in controluce rispetto alla platea fino al glaciale monologo finale).
Un’operazione che provoca i puristi e, forse, accontenta i contemporanei, ma che non riesce a far andare oltre la percezione di uno spettacolo complessivamente ben fatto/prodotto e diretto con estremo rigore ed esperienza, ma incoerente e incapace di brillare al di là del fulgore offerto da Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano (un gigantesco Macbeth), Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu e Felice Montervino.
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Macbettu
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Lo spettacolo è andato in scena all’interno di Teatri di Vetro Teatro Vascello via Giacinto Carini, 78, Roma 2 ottobre 2017, ore 21.00
Macbettu di Alessandro Serra tratto dal Macbeth di William Shakespeare con Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu, Felice Montervino traduzione in sardo e consulenza linguistica Giovanni Carroni collaborazione ai movimenti di scena Chiara Michelini musiche pietre sonore Pinuccio Sciola composizioni pietre sonore Marcellino Garau regia, scene, luci, costumi Alessandro Serra produzione Sardegna Teatro e compagnia Teatropersona con il sostegno di Fondazione Pinuccio Sciola, Cedac Circuito Regionale Sardegna
Macbettu / Teatri di Vetro Al teatro Vascello di Roma, per Teatri di Vetro, è andato in scena il Macbettu, l'opera breve del Bardo di Stratford Upon Avon nella versione…
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Traduzione In Spagnolo
Come dimagrire la pancia? Molti di noi almeno una volta ha combattuto contro i chili indesiderati e molti di noi sanno che è una battaglia difficile. Il peso non è facile da perdere, e la sua crescita, sfortunatamente, non è difficile. Quando raccogliamo la sfida della riduzione del peso, affrontiamo la scelta di diversi metodi disponibili. Sempre più diete vengono usate. pillole dimagranti , scomode, e quel che è peggio, non sortiscono gli effetti desiderati. Proviamo a fare esercizi fisici, tuttavia questa idea fallisce miseramente molto spesso. E siccome la mancanza di risultati veloci ci scoraggia, perdiamo entusiasmo, e la motivazione non è così forte. Nel vasto panorama di diete famose e non dettate dalla moda e dalle tendenze (basti bensare alla dieta Dukan, quella del riso , la dieta dell'anguria, ecc.) può essere utile uno schema di dieta detox pensato per dimagrire in poco tempo: essa si basa su una fase di attacco della durata di tre giorni, in cui si attua una iniziale restrizione calorica con l'assunzione prevalentemente di proteine (animali e vegetali) e una piccola quota di grassi, mentre i carboidrati verranno introdotti solo nella seconda fase e in modo graduale. Dobbiamo anche segnalare il fatto che la soluzione che presentiamo nell'articolo non è la soluzione”. In questo contesto non ci sono modelli universali che si applicano a ogni individuo là fuori. La verità è che quando si parla di nutrizione è impossibile pensare a verità assolute. Al fine di monitorare l'uso e la sicurezza delle preparazioni magistrali a scopo dimagrante, la Direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del Ministero della salute trasmetterà copia di tali ricette all'Istituto superiore di sanità che dovrà comunicare periodicamente, almeno con cadenza trimestrale, al Ministero della Salute gli esiti del monitoraggio, con una valutazione complessiva del rischio per la salute sull'uso delle sostanze medicinali impiegate. Questo è il trapianto in sé, mentre lo studio parla di capsule. Capsule di questo tipo sono in commercio per i motivi sopra citati , ma il pezzo di ADNKronos restituisce la falsa impressione che all'interno vi siano feci umane. In realtà le pillole contengono solo i batteri della flora intestinale in forma concentrata. Niente feci nelle pillole in senso letterale. keyword3 Si tenga presente che già durante la masticazione si attivano una serie di segnali che arrivano ai centri di sazietà del cervello, mentre i primi segnali a livello ematico arrivano dopo 20 minuti, quando si cominciano ad assorbire certi nutrienti. Se si mangia in fretta, si rischia di finire un intero pasto prima di accorgersi di esser sazi! L'estratto di Caffč verde utilizzato č ricco di acido clorogenico (č titolato al 45% in acido clorogenico). L'acido clorogenico č uno dei composti polifenolici piů importanti contenuti nel Caffč verde, non presente nel Caffč tostato poiché si perde durante la tostatura dei chicchi per l'ottenimento della polvere di caffč da consumare come bevanda. Ortaggio di stagione, pilastro della dieta mediterranea, sua maestà il pomodoro contiene 20 Kcal circa in 100 grammi. Ricco di licopene , potente antiossidante naturale, il pomodoro abbonda di acqua, è una buona fonte di vitamina C e contiene minerali come fosforo e potassio, importante aiuto per la mente e per la spossatezza da caldo”. Molto utile per lo scioglimento del grasso è l'assunzione, appena svegli, di un bicchiere di acqua tiepida con un po' di limone: se non dovesse piacere il sapore si potrà sempre aggiungere un cucchiaino di miele di zucchero di canna per dolcificare la bevanda.
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jamariyanews · 7 years
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Chi controlla Bitcoin?
di Daniel Krawisz Una preoccupazione comune e comprensibile su Bitcoin, è che potrebbe essere danneggiato a livello di protocollo per servire interessi particolari piuttosto che le masse. Ad esempio, potrebbero essere adottate caratteristiche che potrebbero rendere Bitcoin molto meno anonimo o che lo trasformerebbero in un sistema centralizzato. Si teme la presenza di qualcuno che possa influenzare lo sviluppo degli aggiornamenti e bloccarli. Chiunque potrebbe creare fork in Bitcoin, ma supponiamo che ci sia un aggiornamento proposto da alcune persone influenti -- gli sviluppatori principali -- e supponiamo che creino una hard fork nel protocollo Bitcoin. Gli sviluppatori principali potrebbero dire che si tratta una buona idea, ma forse sono stati pagati dalla NSA. La domanda a cui risponderò qui è se e come possa essere impedito a tale aggiornamento di diventare standardizzato. Chi controlla Bitcoin?
Nuovo e classico Si suppone che ci sia un qualche disaccordo sul fatto che l'aggiornamento sia una buona idea, perché se non ci fosse allora non ci sarebbe nessun problema. Una volta che l'aggiornamento viene rilasciato, la rete si divide. Ognuno può scegliere quale biforcazione seguire, o anche seguire entrambe le versioni contemporaneamente. Ci sono due Bitcoin ora; li chiamerò Bitcoin Nuovo e Bitcoin Classico. Ognuno ha una propria rete, e tutti coloro che possedevano bitcoin prima hanno la stessa quantità di Bitcoin Nuovi e Classici. Chi può impedire ai Bitcoin Nuovi di prendere il sopravvento? Alcune discussioni sostengono che le persone che gestiscono i nodi possono fermare un aggiornamento rifiutando di eseguirlo. Beh, sarebbe vero se nessuno eseguirebbe letteralmente l'aggiornamento, e di conseguenza il Bitcoin Nuovo morirebbe sul nascere. Tuttavia è anche vero che suddetta decisione non avrebbe alcun effetto reale sulla rete. La maggior parte dei nodi sono un peso morto. Anche i nodi pieni (e con questo intendo i nodi che memorizzano e convalidano l'intera blockchain) non offrono un contributo degno di nota. Un nodo pieno non fa niente di più che un sacco di altri nodi non possano fare, e per rimanere sincronizzati con la rete, richiedono più dati di quelli che forniscono. La rete può funzionare bene con pochi nodi pieni. Pertanto Bitcoin Nuovo non potrà essere fermato anche se un sacco di nodi pieni rifiutassero di eseguire l'aggiornamento. I nodi che contano veramente sono quelli che forniscono servizi di valore. Non importa se si esegue l'aggiornamento. Ciò che conta è se Coinbase, BitStamp e Blockchain.info eseguono l'aggiornamento. Questi nodi forniscono un sacco di infrastrutture per Bitcoin, quindi se non eseguono l'aggiornamento, Bitcoin Nuovo sarà molto meno utile. Tuttavia questi nodi sono a scopo di lucro, quindi tenderanno ad andare dove ci sono i soldi. Non possono permettersi di esercitare l'influenza che potrebbero avere, con il rischio di perdite a breve termine. Pertanto non hanno un così grande effetto sul risultato come potrebbe sembrare a prima vista. Che dire dei minatori? Se si rifiutano di minare la nuova catena, ciò fermerà Bitcoin Nuovo sul nascere, giusto? Beh no! Anche i minatori ci sono dentro per fare soldi, e se Bitcoin Classico non può sostenere lo stesso tasso di hash come Bitcoin Nuovo, allora metteranno in campo più risorse per minare Bitcoin Nuovo. Quindi neanche i minatori hanno molta voce in capitolo. Il tutto si riduce al valore delle due monete. Se Bitcoin Nuovo diventa più prezioso di Bitcoin Classico, allora i minatori mineranno ed i servizi lo sosterranno. Altrimenti no. Gli investitori risolvono la questione. Un investitore in Bitcoin può vendere i suoi Bitcoin Nuovi in cambio di quelli Classici, o viceversa, a seconda di quale secondo lui sia il migliore. I fornitori di servizi ed i minatori, in conclusione, sono meno influenti di quanto si possa pensare perché non necessariamente hanno i fondi per correre il rischio e decidere quale versione gli piaccia di più e quale promuovere. In breve, il problema è che non sono necessariamente investitori, che, per definizione, hanno i fondi. Gli investitori non devono ascoltare gli altri, perché possono permettersi di correre il rischio di esercitare influenza. Quindi sono gli investitori che controllano Bitcoin. Risalire a monte Chiaramente ci sono problemi tecnici con la creazione di un fork praticabile di cui non ho parlato. Ad esempio, un fork in Bitcoin potrebbe non essere in grado di funzionare perché il suo tasso di hash sarebbe inizialmente così basso che i blocchi da minare potrebbero richiedere giorni o settimane. Dal momento che non c'è mai stata una battaglia tra due fork prima, ci sono un sacco di incognite su come farlo bene, ma i problemi tecnici come quello appena citato potrebbero essere risolti se fossero adeguatamente studiati. Il vero problema non è come potrebbe essere effettuato un fork in Bitcoin, ma la comprensione di come si svolgerebbero gli eventi in una situazione del genere. Le situazioni ipotetiche influenzano la realtà di ogni giorno. Quando due eserciti si incontrano e sono in grado di determinare chi vincerebbe senza combattersi, allora la battaglia finirebbe senza dover iniziare. Questa è una situazione simile. Se un aggiornamento in Bitcoin sarebbe impopolare agli occhi degli investitori, i suoi fautori, sapendo chi vincerebbe alla fine, tenderebbero a fare marcia indietro prima di causare enormi disagi. Gli investitori sono al comando, anche per gli aggiornamenti di Bitcoin. Quali sono le implicazioni di questa conclusione? La motivazione degli investitori è il valore della moneta. La regola generale sugli aggiornamenti di Bitcoin, quindi, è che saranno eseguiti solo quegli aggiornamenti che aumentano il valore di Bitcoin. Pertanto è improbabile che Bitcoin sia aggiornato in modi che sia reso più facile da regolare, perché ciò lo farebbe diminuire di valore. Bitcoin potrebbe essere aggiornato in modo che sia reso più anonimo, perché una moneta più anonima sarebbe più preziosa. È anche probabile che sia adottato un aggiornamento che permetta blocchi di dimensioni maggiori, perché l'attuale limite di 1 MB finirà per limitare il valore di Bitcoin come forma di denaro. Saranno eseguite anche correzioni di bug evidenti, mentre non hanno alcuna possibilità i sistemi cockamamie che non migliorano in modo chiaro il valore di Bitcoin. Questo non per dire che Bitcoin è un essere divino o qualcosa d'immacolato. Significa solo che gli aggiornamenti di Bitcoin devono rappresentare un netto miglioramento da un punto di vista degli investimenti o altrimenti la loro strada sarà in salita. Qualsiasi intenzione per riprogrammarli per farli adottare dai servizi di Bitcoin farà perdere valore a quest'ultimo, perché lo cambierebbe da qualcosa di buono per il mondo a qualcosa di buono per un gruppo ristretto di persone. Naturalmente le persone devono prestarvi attenzione al fine di evitare una cosa del genere, ma non dobbiamo farci prendere dalla paranoia con l'ipervigilanza. [*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://ift.tt/1MEqejX Preso da: http://ift.tt/2o1IpLH http://ift.tt/2nvBSoK
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