Tumgik
#letteratura italiana degli anni '40
gregor-samsung · 4 months
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“ Un operaio in tuta turchina stava oliando una grande trebbiatrice, curvo sulle ruote e gli ingranaggi. Io m’ero fermato in mezzo al cortile, e lo guardavo lavorare da lontano. Oliava le sue macchine, continuava a fare il suo mestiere, come se la guerra fosse lontana, come se la guerra non avesse neppure sfiorato il villaggio di Pestchanka. Dopo alcuni giorni di pioggia era uscito il sole, l’aria era tiepida, le pozzanghere d’acqua fangosa specchiavano un pallido cielo azzurro percorso da lievi nuvole bianche. A un certo punto entrò nel kolkhoz un ufficiale tedesco delle SS seguito da alcuni soldati. L’ufficiale si fermò a gambe larghe in mezzo al cortile, guardandosi intorno. Ogni tanto si voltava a parlare ai suoi uomini: alcuni denti d’oro luccicavano dentro la bocca rosea. A un tratto vide l’operaio curvo a oliare la macchina, e lo chiamò. «Du, komm, hier!». L’operaio si avvicinò zoppicando. Anch’egli era zoppo, lo avevano lasciato indietro perché era zoppo. Stringeva nella mano destra una grossa chiave inglese, nella sinistra un oliatore d’ottone. Nel passare accanto al cavallo gli disse qualcosa a voce bassa, e il cavallo cieco gli strofinò il muso sulla spalla, lo seguì zoppicando per alcuni passi. L’operaio si fermò davanti all’ufficiale, si tolse il berretto. Aveva i capelli neri e crespi, il viso grigio, magro, gli occhi opachi. Era certamente un ebreo. «Du bist Jude, nicht wahr?» gli domandò l’ufficiale. «Nein, ich bin kein Jude» rispose l’operaio scotendo la testa. «Cto? ti niè Evriu? Ti Evriu! tu sei ebreo!» gli ripeté in russo l’ufficiale. «Da, ja Evriu, sì sono ebreo» gli rispose in russo l’operaio. L’ufficiale lo guardò a lungo, in silenzio. Poi gli domandò lentamente: «E perché, un momento fa, mi hai risposto di no?». «Perché me lo hai domandato in tedesco», rispose l’operaio. «Fucilatelo!» disse l’ufficiale». “
Curzio Malaparte, Kaputt, Introduzione di Mario Isnenghi, Mondadori ( Collana Oscar narrativa n° 1102 ), 1978; pp. 84-85.
[ 1ª ed. originale nel 1944 presso l’editore Casella di Napoli ]
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lamilanomagazine · 14 days
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Pesaro.  Svelata nella mattinata di sabato 27 aprile la Scultura di Pavarotti insieme alle figlie Giuliana e Cristina.
Pesaro.  Svelata nella mattinata di sabato 27 aprile la Scultura di Pavarotti insieme alle figlie Giuliana e Cristina. La Capitale italiana dalla cultura ha dato appuntamento davanti al Teatro Rossini per la scopertura dell’opera realizzata dal Maestro Poli e dedicata “all’artista mondiale amatissimo dalla sua seconda città” Le figlie Giuliana e Cristina, la moglie Nicoletta Mantovani, il regista e scenografo Pier Luigi Pizzi. Erano presenti le figure più care al Maestro Luciano Pavarotti, in piazzale Lazzarini, per la cerimonia di scopertura della scultura bronzea, che la Capitale ha dedicato al “suo” Luciano Pavarotti, “nell’anno straordinario di Pesaro 2024”. “Un regalo alla città e, soprattutto, un omaggio a Luciano Pavarotti – spiegano Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e Daniele Vimini, vicesindaco assessore alla Bellezza - artista straordinario mai dimenticato, cittadino onorario di Pesaro che abbiamo deciso di onorare con una scultura bronzea di alto valore”. Dall’altezza di 192cm, poggiata su una base di marmo, l’opera in bronzo è realizzata con la tecnica della fusione a cera persa, da Albano Poli. A presentarla è stato Andrea Mezzetti, assistente artistico del maestro Poli che è intervenuto durante l’appuntamento promosso da Pesaro 2024 e a cui hanno partecipato Giuliana e Cristina Pavarotti (figlie del tenore; il sindaco e il vicesindaco sono stati al loro fianco durante la posa della stella del Maestro nella Walk of Fame di Hollywood nel 2022), Nicoletta Mantovani (moglie e presidente della Fondazione Pavarotti con cui la città ha stretto un intenso legame), il regista e scenografo Pier Luigi Pizzi, da 40 anni protagonista del ROF. Un Festival che deve tanto a Pavarotti. Fu proprio lui a inaugurare il rinnovato Teatro Rossini nell’aprile del 1980 dopo 14 anni di chiusura, una ricorrenza che diede ulteriore slancio ad un progetto, quello di un festival rossiniano a Pesaro, che pochi mesi dopo vide la luce. Fu nuovamente lui, nel 1986, a incantare il pubblico del ROF con uno storico concerto in piazza del Popolo. E infine, nel 1996, fu lui a inaugurare l’attuale Vitrifrigo Arena, nella quale il Rossini Opera Festival ha allestito alcuni dei suoi ultimi maggiori successi. “Pesaro, Città creativa della Musica UNESCO e Capitale italiana della Cultura 2024 - ricordano sindaco e vicesindaco - deve tanto al Maestro che qui ha intrecciato legami umani, solidali e creativi. Soprattutto nella sua villa immersa ne ‘La natura della cultura’ che ha plasmato Pesaro 2024. Una città che, per il Maestro era ‘il luogo della felicità’ e residenza creativa in cui produceva il suo canto capace di emozionare il pubblico dei teatri di tutto il mondo”. L’opera è stata collocata in piazzale Lazzarini, all'intersezione con via Curiel, “affinché possa salutare e accogliere con la sua presenza, pesaresi e visitatori che arrivando da via Branca imboccano il piazzale, quasi per invitarli a Teatro” aggiungono Ricci e Vimini. E proprio il Rossini ha accolto, dopo la cerimonia della statua, alle ore 21, la consegna dei Pesaro Music Awards 2024, premio ideato dall'Orchestra Sinfonica Rossini, in collaborazione con il Comune di Pesaro e il sostegno di OSR Xanitalia “per quelle personalità eccellenti nel settore musicale, che hanno o hanno avuto contatti e legami con la città di Pesaro”. A ricevere il riconoscimento, nella quinta edizione degli Awards, saranno: Pier Luigi Pizzi, regista, scenografo, costumista, direttore artistico e scrittore legato a Pesaro – che gli ha assegnato la cittadinanza onoraria nel 2022 - da numerosissimi allestimenti curati per il Rossini Opera Festival; ItaliaFestival, l’associazione multidisciplinare formata che oggi rappresenta 43 festival italiani e 4 reti di festival, che operano nell’ambito musicale, teatrale, delle arti performative e della danza, della letteratura; il “tenore per eccellenza”, a ritirare il premio è stata la moglie Nicoletta Mantovani, presidente della Fondazione Luciano Pavarotti. La cerimonia è stata inserita all’interno del concerto dell’Orchestra Sinfonica G. Rossini, guidata dal direttore residente, M° Noris Borgogelli. Il programma musicale prevedeva un omaggio a Giacomo Puccini, di cui nel 2024 ricorre il centesimo anniversario dalla morte. BIOGRAFIA ALBANO POLI Albano Poli nasce a Verona il 2 agosto 1935. Terminati gli studi presso la scuola d’arte di Verona inizia l’attività di vetratista in una piccola bottega d’arte in un prestigioso palazzo storico in centro a Verona. Dapprima restaura o riproduce vetrate di chiese e via via negli anni, unendo l’abilità manuale al genio creativo, disegna e progetta vetrate con un proprio stile. Più che le forme definite, nelle sue vetrate giocano le composizioni cromatiche ed il cenno allusivo a voler comunicare un preciso messaggio inserendosi armoniosamente nel contesto in cui vengono collocate. La creatività del Maestro Poli lo porta presto a sperimentare espressioni artistiche nuove circondandosi di professionisti e artigiani che assieme a lui crescono con la stessa sensibilità. Il suo laboratorio PROGETTO ARTE POLI è oggi un atelier ispirato alle antiche botteghe rinascimentali dove si progettano e creano opere diverse: non solo vetrate ma anche mosaici, affreschi, opere in bronzo, legno, pietra e metallo. Ognuna di esse si può dire sia l’esito di una sintesi tra l’artista e l’artigiano che in lui si ritrovano. La sua è un’arte in cui creatività, idea, ricerca e antica tecnica convivono in una perfetta simbiosi dove ogni elemento si intreccia con l’altro per trarne nuova energia vitale. Nella sua lunga carriera Albano Poli non ha però mai abbandonato l’attività di restauro. Anche in questo campo Albano Poli non si “limita” e approfondisce tecniche e metodi acquisendo esperienza per affrontare interventi su opere diverse e che gli ha permesso di ottenere la certificazione S.O.A. nelle categorie OS2, OG2, OS6.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 7 months
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Disagio mentale: l'allarme lanciato dalla psicologia
Disagio mentale: il grido d'allarme lanciato dal mondo della psicologia è chiaro e forte. L'ultimo rapporto stilato dall'INC Non Profit Lab, "L'era del disagio", scatta, infatti, una fotografia dei nostri tempi segnata dai disturbi della sfera psicologica. Disturbi che non risparmiano nessuna fascia d'età pur concentrandosi in quella giovanile. Contrariamente a quanto si può credere, la pandemia non è l'origine del quadro. "L'era del disagio" Lo studio "L'era del disagio" è stato condotto dall’INC Non Profit Lab, il laboratorio dedicato al Terzo Settore di INC – PR Agency Content First, in collaborazione con AstraRicerche e con il patrocinio di Rai per la Sostenibilità - ESG. Il sondaggio ha coinvolto una parte della popolazione italiana e 40 organizzazioni no-profit sensiibli al tema. Il primo dato che emerge dalla ricerca è che il 60,1% della popolazione ritiene di convivere da diversi anni con uno o più disturbi della sfera psicologica. A soffrirne di più sono le donne (65%) e i giovani appartenenti alla Generazione Z (75% e 81% per le donne). I disturbi di cui si soffre più correntemente sono 6: - disturbi del sonno (32%) - varie forme d’ansia (31,9%) - stati di apatia (15%) - attacchi di panico (12,3%) - depressione (11,5%) - disturbi dell’alimentazione (8,2%) Disagio mentale: gli italiani non scelgono la psicologia Come affrontano gli italiani il disagio psicologico? Una delle domande del sondaggio recitava: "cosa hai fatto per uscirne?" Le risposte date dagli italiani hanno fondamentalmente escluso il ricorso a medici o a strutture dedicate: - il 29,4% degli intervistati ha cercato la soluzione attingendo alle proprie risorse interne - il 29,1% ha ricevuto aiuto dagli amici o dai parenti - il 28,2% ha aspettato che i problemi si risolvessero da soli, - il 27,6% ha assunto farmaci senza prescrizione medica - il 22,9% si è rivolto al medico generico - il 22,1% ha ricevuto l'aiuto di uno specialista Il 62,5% delle patologie mentali, secondo la letteratura scientifica, insorge prima dei 25 anni. In base a questi dati, come sottolinea anche la ricerca dell’INC Non Profit Lab, parlare di disagio significa parlare di disagio giovanile. Un recente studio dell'Istat ha stabilito che nel 2021 il 6,2% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni (cioè oltre 220mila giovani) era insoddisfatto della propria vita. Una percentuale raddoppiata se si pensa che solo l'anno prima tale percentuale si attestava sul 3,2%. Alle origini del disagio mentale Nei mesi scorsi molti osservatori hanno registrato un peggioramento della salute mentale generale attribuendone la causa all'isolamento e alle altre misure restrittive vissute durante la pandemia. La ricerca che stiamo illustrando dimostra come, in realtà, le origini vanno cercate nel periodo prima della pandemia. Quali sono le cause di tanto disagio mentale? I cambiamenti in peggio della società, tra guerre, povertà, inflazione, crisi climatica occupano il primo posto (35%). Seguono la chiusura in se stessi (34,1%), l'insoddisfazione per il proprio percorso professionale (22,4%) le pressioni sociali troppo forti su obiettivi scolastici o sportivi. Il 22% delle adolescenti ha paura della solitudine e dell'isolamento sociale, il 19% degli atti di bullismo, il 17% della violenza psicologica e il 14,5% di essere vittima di violenza sessuale. Una situazione nella quale diventa prevedibile che il 10% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni assume psicofarmaci senza prescrizione medica. Tali farmaci sono utilizzati per dormire, per dimagrire, per essere più performanti negli studi. C'è chi addirittura condivide i dati sulla loro efficacia. Potremmo riassumere l'intera ricerca in una sola agghiacciante affermazione: gli italiani vittime di una società sempre più violenta e intollerante reagiscono facendo male a se stessi. In copertina foto di Anthony Tran su Unsplash Read the full article
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personal-reporter · 1 year
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Romics 2023 a Roma
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Il Romics festeggerà dal 30 marzo al 2 aprile alla Fiera di Roma la XXX edizione, e in materia di anniversari ce ne sono diversi nell'ambito della manifestazione, articolata in cinque padiglioni per trecentocinquanta espositori, con incontri, concorsi e tante occasioni per condividere fumetto, cinema, arti multimediali grazie anche a Paolo Barbieri, protagonista di una mostra a tema fiabe e mitologie, autore del manifesto ufficiale. Katja Centomo è tra i Romics d'Oro di Romics XXX e fa rientrare la sua attività multimediale tra fumetto, animazione e direzione artistica sotto il nome di narrazione transmediale. Dei Romics d'Oro saranno insigniti anche il disegnatore catalano Marcos Martín (Batman, Dr. Strange, The Walking Dead), l’italiano Manuele Fior (Cinquemila chilometri al secondo, Le variazioni d’Orsay, I giorni della merla, La signorina Else e Rosso Oltremare e L’intervista, più l'ultimo graphic novel Hypericon) e John Howe, illustratore e concept artist per Il Signore degli anelli e Lo Hobbit di Peter Jackson, Batman Vs. Superman: Dawn of Justice. Ancora una volta il disegnatore Disney Marco Gervasio proporrà una cover variant di Topolino in occasione del Romics e dell'albo che contiene la storia in due parti Paperugantino, dove Gastone è Meo Patacca e  Don Pasquale dei Bisognosi è Zio Paperone. Uno degli ambiti del fumetto più sottovalutati sarà venerdì 31 marzo al centro dell'incontro Il lettering del fumetto, arte e mestiere, in collaborazione con la Commissione Comics & Graphic Novels di AIE - Associazione Italiana Editori. Da notare che, oltre alla riproposta dell'Artist Alley dove gli autori potranno interagire liberamente col pubblico, sono previsti ospiti speciali, questa volta del calibro di Yudori (La conquista del cielo, per J-Pop Edizioni) e il campione del mondo di pallavolo Andrea Lucky Lucchetta, testimonial della serie animata Super Spike Ball, le cui nuove puntate saranno lanciate in un incontro. Vincenzo Mollica, già Romics d'Oro nella passata edizione, celebrerà i 40 anni del suo speciale per la RAI Letteratura disegnata dove, con ospiti illustri come Hugo Pratt e Federico Fellini, la televisione pubblica raccontò il mondo del fumetto d'autore. Il Movie Village della XXX edizione del Romics si tufferà nei 100 anni della Warner Bros  con una mostra di locandine storiche di film che coprono il periodo tra gli anni Cinquanta e Settanta, mentre  i ragazzi dello IED di Roma reinterpreteranno cento dei film più iconici della major, utilizzando tecniche diverse per le loro opere. Protagonisti di incontri e occasioni di intrattenimento saranno film in uscita come il fenomeno Cocainorso di Elizabeth Banks, l'anime The First Slamdunk, l'horror italiano Pantafa, Super Mario Bros. - Il film, più un focus sull'operazione di I tre moschettieri - D'Artagnan, articolata su lungometraggio, manga e romanzo tratto dalla sceneggiatura. Nel XXX Romics ci sono anche altre celebrazioni dai numeri imponenti, come i 45 anni di Goldrake in Italia, trasmesso per la prima volta nel 1978 e il maestro Vince Tempera e il dj Massimo Alberti festeggeranno dal vero il 2 aprile con Actarus - Ufo Robot (Beat Kong Remix), anche se il brano sarà già disponibile in digitale dal 31 marzo. Sono invece 40 gli anni di Holly & Benji, celebrate dai doppiatori storici Fabrizio Vidale (Holly), Giorgio Borghetti (Benji), in un incontro il 2 aprile con Fabio Bartoli e Mirko Fabbreschi. Read the full article
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vaillantmedia · 2 years
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Libri, comfort ed emissioni a impatto (quasi) zero. Ecco la nuova casa di Vaillant Group Italia.
Milano, 19 luglio 2022 - Il nuovo headquarter di Vaillant Group Italia a Milano, rappresenta uno straordinario progetto di riqualificazione, efficientamento energetico, sostenibilità e cultura umanistica. Un building completamente rinnovato negli ambienti e nell’anima, all’interno del quale progetti aziendali ambiziosi trovano perfetta collocazione secondo le più innovative ridefinizioni di impiantistica, space planning, luoghi di lavoro, di socialità e cultura. 
Mentre l’edificio storico - affacciato sulla Via Benigno Crespi e progettato dal noto esponente dell’architettura italiana Ignazio Gardella alla fine degli anni ’50 - vedrà il completamento dei lavori di ristrutturazione a fine 2023, la nuova Torre con eliporto risalente agli anni ’70 è stata inaugurata il 19 luglio 2022 in occasione di un evento celebrativo alla presenza della stampa e degli oltre 140 dipendenti di Vaillant Group Italia.
Una nuova, bellissima casa dà così oggi il benvenuto a collaboratori, clienti, fornitori e partner Vaillant sotto l’egida di un importante denominatore comune, un approccio che lo stesso AD Gherardo Magri perfettamente racchiude nell’evocativa espressione di ‘nuovo umanesimo aziendale’. Un approccio orientato innanzitutto agli aspetti umani quindi, e che ha visto una riprogettazione degli spazi della Torre secondo criteri pragmatici, con l’intento di soddisfare un modo nuovo di lavorare e in grado di privilegiare gli aspetti relazionali a modalità più individuali tipiche del passato.
Open space moderni e innovativi, aree condivise di coworking, postazioni di lavoro mobili, spazi ricreativi e addirittura una biblioteca aziendale - adiacente all’Aula Magna - che occupa un intero piano del nuovo edificio ed è in grado di contenere fino a tremila volumi. Volumi che, molto presto, saranno arricchiti di una web app per agevolare il booksharing tra dipendenti. Questo perché, come testimonia con orgoglio lo stesso Magri, “Cultura e business devono stare insieme. Non si tratta esclusivamente di libri di marketing, management o pubblicazioni aziendali. Parliamo delle cento opere fondamentali della letteratura, ossia i classici che dovremmo, a parer mio, aver letto tutti almeno una volta nella vita”.
Un nuovo impianto ibrido a emissioni ridotte Tra i fiori all’occhiello della nuova Torre di Vaillant Group Italia, la scrupolosa attenzione alla sostenibilità ambientale, alla riduzione dei consumi energetici e a una riqualificazione impiantistica eseguita nel rispetto del massimo efficientamento energetico possibile - questi alcuni dei principali obiettivi che l’azienda porta avanti da anni attraverso azioni concrete. Secondo simulazioni effettuate da Vaillant Group Italia, la nuova soluzione impiantistica implementata per la Torre è oggi in grado di abbattere di circa il 40% le emissioni di anidride carbonica e del 45% il consumo di energia primaria rispetto al sistema precedentemente installato.
Sul tetto della nuova Torre, 14 pompe di calore aroTHERM plus di Vaillant - ciascuna da 15 kW e combinate ‘in cascata’ - rappresentano uno degli strumenti più efficaci per produrre un’immediata accelerazione verso il raggiungimento degli obiettivi posti dall’Unione Europea di riduzione delle emissioni e conseguimento della neutralità climatica. Una scelta impiantistica oggi indispensabile per il miglioramento dell’aria delle nostre città, a cui si aggiunge la presenza di un impianto costituito da 336 moduli fotovoltaici monocristallini da 327W con una potenza da 110kWp e preposto all’integrazione di una fornitura di energia proveniente da fonti 100% rinnovabili.
Pompe di calore aria/acqua di ultima generazione e dal minor impatto ambientale sul mercato, le nuove aroTHERM plus di Vaillant sono state selezionate dalla Master Division e dal progettista per via delle massime prestazioni garantite in termini di efficienza, affidabilità, silenziosità e sostenibilità, quest’ultima resa possibile anche grazie all’impiego del gas refrigerante naturale R290. Caratterizzato da un potenziale di riscaldamento globale molto basso (GWP=3), il gas R290 è perfettamente in linea con le ultime proposte della Commissione Europea, che chiede a gran voce una svolta verso gas refrigeranti di questo tipo. Apparecchi full-electric monoblocco in grado di fornire in un unico sistema riscaldamento, raffrescamento e produzione d'acqua calda, le 14 aroTHERM plus installate in cascata assicurano massima solidità in classe A+++.
Nel riprogettare l’impianto di distribuzione, emissione e generazione di calore della Torre nel suo complesso e nell’identificazione della combinazione più efficace possibile rispetto al ciclo delle stagioni e alla zona climatica in cui si colloca la città di Milano, si è scelto di realizzare due gruppi di pompe di calore, ciascuno composto da sette aroTHERM plus in cascata e integrate, solo al bisogno, da caldaie a condensazione di recente installazione. Durante la stagione estiva, tutte le 14 pompe di calore lavorano in stretta sinergia con l’impianto fotovoltaico, con l’ottenimento dei massimi livelli di efficienza green dell’intero building. Nel corso dell’inverno, invece, è a regime un solo gruppo, coadiuvato in parte dai pannelli solari fotovoltaici e supportato al bisogno dalla centrale termica a condensazione posta nel basamento della Torre. Completamente rinnovata nel 2014, la centrale termica a gas rappresentava già il massimo grado di efficientamento rispetto all’utilizzo del gas metano ed è stata pertanto una scelta voluta, sostenibile e imperniata sulla massima attenzione all’efficienza, quella di non sostituirla, in quanto altamente performante e bilanciata nel supportare il sistema delle pompe di calore in presenza di picchi di fabbisogno termico invernale.
A controllo dei due gruppi di aroTHERM plus, due centraline climatiche sensoCOMFORT 720 che, secondo logiche precise, fanno lavorare una o più macchine alla volta - seguendo i carichi termici necessari e invertendo le sequenze se una macchina sta lavorando eccessivamente - sempre con l’obiettivo di minimizzare eventuali sprechi di energia e aumentando l’affidabilità del sistema.
Riprogettazione del comfort Quando si parla di open space, come nel caso dei nuovi spazi realizzati nell’opera di riqualificazione, è cruciale saper gestire sapientemente le temperature. Ogni piano del building costituisce una macro zona e l’intelligenza dell’impianto consente di controllare ogni singola zona e ciascun piano con la massima attenzione al comfort. Comfort da assicurare non solo agli spazi lavorativi, ma anche agli aspetti relazionali. Se per gli ambienti preposti al lavoro da desk è necessario infatti garantire il massimo comfort con temperature sempre gradevoli e adeguate nel rispetto dei giorni e delle ore lavorative, si è invece optato di controllare quello di alcuni spazi on demand - come nel caso dell’Aula Magna - al fine di ridurre ulteriormente gli sprechi di energia. In tutti gli spazi interni sono state inoltre sostituite le soluzioni antecedenti con nuovi ventilconvettori per l’emissione di aria calda/fredda, ognuno con il proprio diffusore per aumentare ulteriormente il comfort ambientale e in grado di consentire un rapido raggiungimento delle temperature desiderate in ambiente.
Fare la differenza Un progetto molto ambizioso e sfidante quindi, avviato in piena pandemia a inizio 2020 e la cui fase progettuale si è risolta nel giro di pochi mesi. Al di là delle importanti opere strutturali, architettoniche, tecnologiche e di interior design, che rendono oggi la nuova Torre di Vaillant un building unico nel suo genere, la parte impiantistica è da considerarsi un caso di successo progettuale ed ecosostenibile, a testimonianza di come l’innovazione tecnologica di Vaillant sia davvero in grado di fare la differenza nel rispetto dello splendido Pianeta che amorevolmente ci ospita da millenni.
“In molti conoscono la nostra strategia climatica a livello di corporation”, conclude l’AD Gherardo Magri. “Ci siamo impegnati a dimezzare le emissioni di CO₂ generate dalle nostre attività commerciali entro il 2030 e abbiamo l’obiettivo di diventare una zero emission company entro il 2050”.
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carmenvicinanza · 2 years
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Sabine Weiss
https://www.unadonnalgiorno.it/sabine-weiss/
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Per essere potente, una fotografia deve parlarci di un aspetto della condizione umana, farci sentire l’emozione che il fotografo ha provato di fronte al suo soggetto.
Sabine Weiss, fotografa svizzera naturalizzata francese, ha immortalato la vita parigina, rendendola eterna. Unica donna e ultima rappresentante del movimento fotografico umanista francese, ha potuto esercitare la sua professione a lungo e in tanti differenti campi.
Nata col nome di Sabine Weber, a Saint-Gingolph, in Svizzera, il 23 luglio 1924, suo padre era un ingegnere chimico che produceva perle artificiali da squame di pesce.
Era una bambina quando ha iniziato a fissare la vita con una macchina fotografica in bachelite acquistata con la sua paghetta, stampando a contatto sul davanzale della finestra.
Sostenuta dalla famiglia nella sua scelta, a soli diciassette anni è andata via di casa per apprendere le tecniche fotografiche a Ginevra, presso i Boissonnas, nota famiglia di fotografi.
Nel 1945 ha conseguito la qualifica svizzera in fotografia e l’anno successivo si è trasferita a Parigi.
A 21 anni ha pubblicato il suo primo reportage, durante uno dei suoi tanti viaggi ha conosciuto Hugh Weiss, importante pittore statunitense poi diventato suo marito, da cui ha preso il cognome.
Come assistente del tedesco Willy Maywald ebbe modo di entrare in contatto con le personalità parigine più importanti della sua epoca, ha partecipato all’inaugurazione della Maison Dior e alla presentazione della prima collezione.
A 28 anni ha esposto nella collettiva Fotografia europea del dopoguerra al MoMA. Nel 1954, l’Art Institute of Chicago le ha dedicato una mostra personale che fece un lungo tour negli Stati Uniti.
Ha ritratto i grandi nomi della musica, letteratura, arte, moda e cinema, collaborato con le più importanti riviste e quotidiani e viaggiato in tutto il mondo.
A partire dal 1950, Sabine Weiss è stata rappresentata dall’agenzia Rapho, la principale agenzia di stampa francese che gestiva il lavoro di Robert Doisneau.
Parallelamente al lavoro svolto per i giornali, si è dedicata particolarmente alla fotografia di strada, amava ritrarre i bambini che giocavano e la vita quotidiana, rappresentazione della filosofia alla base della fotografia umanista.
Nel 1983, ha ottenuto una borsa di studio dal Ministero francese degli affari culturali per condurre uno studio sui Copti d’Egitto e, successivamente, nel 1992, un’altra per documentare Réunion.
Ha pubblicato circa 40 libri, tra cui 100 foto di Sabine Weiss per la libertà di stampa di Reporter senza frontiere.
Nel 2017, Sabine Weiss ha donato il suo intero archivio, che conteneva 200.000 negativi, 7.000 provini a contatto, circa 2.700 stampe d’epoca e 2.000 stampe in ritardo, 3.500 stampe e 2.000 diapositive al Musée de l’Elysée di Losanna.
Portava al collo sempre due apparecchi, uno con la pellicola a colori e l’altro con quella in bianco e nero. La produzione a colori era riservata soprattutto alla pubblicità e ai servizi per le riviste di viaggi e moda (dal 1952 al ‘61 ha collaborato con Vogue), al bianco e nero, con le possibili declinazioni di grigio, affidava il suo racconto.
Forte personalità, era una delle rare donne del suo ambiente, la fotografia è stata la sua una vocazione.
Nel 2020 ha vinto il premio Women in Motion ai Rencontres d’Arles.
Dirigeva istintivamente il suo obiettivo su corpi e gesti, immortalando emozioni e sentimenti, attenta a cogliere il quotidiano, era interessata alla gente tutta.
Si è spenta a Parigi il 28 dicembre 2021.
La poesia dell’istante, la prima importante retrospettiva italiana dedicata a questa grande fotografa, contenente oltre duecento immagini, è stata inaugurata a Venezia l’11 marzo 2022.
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tarditardi · 4 years
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Il 16/9 a Verona va in scena Romeo&Juliet Wedding #nonsmettiamodisognare
Paola Guerra di Fenix Live vi invita alla Biblioteca Capitolare di Verona per l'incontro dal titolo "Romeo&Juliet Wedding #nonsmettiamodisognare", un progetto contraddistinto dall'imprenditoria e dalla solidarietà "al femminile", dalla volontà di riqualificazione del territorio veneto e dalla promozione di città e luoghi di arte e di cultura che diventano sedi ideali per il giorno più bello della vita, il matrimonio. Proprio a Verona, città dell'amore, il prossimo 16 settembre troveranno spazio alcune eccellenze del Made In Italy.
Durante la presentazione saranno lette alcune delle lettere scritte a Giulietta da ogni parte del mondo, testimonianza dell'energia femminile tra leggenda e letteratura. La famosa influencer Francesca Faustini di Millions of Butterflies, veronese e fashion blogger internazionale, indosserà poi in esclusiva un abito di Tiana Atelier ed un gioiello di Baisesmamain.
La giornalista Farian Sabahi leggerà la sua lettera inviata a Papa Francesco per combattere la violenza contro le donne, che racconta la storia di Ginevra, una donna madre di 4 figli, vittima di soprusi da parte del marito, che trova il coraggio di denunciare, spezzando così la spirale in cui è imprigionata. La lettera termina con un appello ai sacerdoti perché non assolvano gli uomini violenti- http://www.fariansabahi.com/lettera-papa-francesco/
Per la giornata del 16/9 e per il progetto Romeo&Juliet wedding sono state volutamente e fortemente scelte aziende con a capo una donna o che hanno un team prettamente al femminile, come:
DAPHNE' Sanremo di Barbara Borsotto-Cosmesi, profumi, alta moda sostenibile, profumazione d'ambiente-metterà a disposizione mascherine personalizzate a tema "Romeo&Juliet Wedding"
Albina Durante S_o_m_m_e_l_i_e_r_ _F_i_s_a_r_ _3_° _L_i_v_e_l_l_o_ _e_ _2_L_e_v_e_l_ _W_s_e_t_ _s_i_ _è _s_p_e_c_i_a_l_i_z_z_a_t_a_ _n_e_l_ _t_u_r_i_s_m_o_ _e_n_o_g_a_s_t_r_o_n_o_m_i_c_o_ _d_i_ _"A_m_a_T_e_r_r_a_ _T_o_u_r_s_" _Ama Terra Tours è una Wine Destination Management Company e Tour Operator con L'obiettivo di fare innamorare il turista per far si che diventi lui stesso ambasciatore del territorio.
Giulia Bolla Destination wedding planner wedding planner 56 anni sposata, madre di tre figli. Diplomata in lingue straniere, organizza gli eventi dell'azienda vinicola di famiglia e collabora con agenzie congressuali. Dopo un percorso di specializzazione nella organizzazione di matrimoni apre l'agenzia Giulia Bolla Wedding & Events
Serenella Mascherin Destination wedding planner friulana di origine e veronese di adozione, ha iniziato a lavorare nell'ambito degli eventi quando a Bologna aprì il suo prima negozio: dopo una meravigliosa esperienza di local manager presso un Relais della Valpolicella, sta collaborando con diversi professinisti del destination wedding.
Barbara Bortolotti "Sweet Dreams" Catering Dopo una consolidata esperienza in aziende di diversi settori, nell'ultimo decennio ha lavorato molto per trasformare la sua carriera lavorativa in ciò che ama fare, sviluppare le sue passioni e tutto quello che la rappresenta. Un obbiettivo ambizioso ma che, quando lo si raggiunge, la fa sentire centrata con sé stessa. C'è una matrice fondamentale con cui ha sempre agito nella vita: "Tratta gli altri come vorresti essere trattato tu". Oggi realizza un sogno più grande, nella ristorazione di eccellenza a domicilio, dando vita a SWEET DREAMS CATERING & ORGANIZZAZIONE EVENTI, il cui obiettivo è offrire emozioni e attenzione ai dettagli
Raffaella Faccioli Designer candele "Romeo e Giulietta" è interior designer e la creatrice delle candele profumate Romeo e Giulietta. Nel 2003 si trasferisce a Parigi per amore. La sua smisurata passione per i colori e i profumi la spingono a reinterpretare la storia di Romeo e Giulietta e di racchiuderla in una candela. Non una semplice candela ma vero e proprio un inno all'Amore, quello universale, quello che non ha genere, razza, religione. Perché l'amore basta a sé stesso
Claudia Sartori Designer di "Tiana Atelier" È un ' imprenditrice che ha creduto, crede e crederà sempre nel rincorrere i propri sogni. Il suo non è un lavoro, ma un esaudire desideri di altre donne. Gli abiti nascono a volte dalle emozioni che la futura sposa le trasmette, da sensazioni, da notti insonni a pensare a nuovi modelli, a nuovi tessuti. Il mio lavoro è di pura creatività in evoluzione e completamente hand made.
Cecilia Benetti Designer di gioielli di "Baisesmamain" un giorno ha deciso di rivoluzionare la sua vita, seguendo i suoi sogni ed ascoltando le sue passioni. Creò così il suo brand: "Baisesmamain" Una linea di iconici accessori di lusso, interamente realizzati a mano dall'eccellenza italiana su ordinazione. Pezzi unici in cui lo stile retrò si fonde nel design. Baisesmamain... è dove my heart becomes art…!
Monica Cordioli Florist-"Oltre il Giardino"-Sin da piccola la sua voglia di esprimermi era forte ed ha intrapreso un'arte fantastica con cui poter esprimere i suoi sentimenti, le sue emozioni ... la danza, energia vitale, creatività ed espressione completa della persona con il movimento del corpo. La danza per lei impegno, sudore, coraggio, sensibilità, bellezza, affrontare i dolori che ci dà, amare la vita. Oggi la sente ancora forte come passione e la voglia di esprimersi, per questo ha scelto un mestiere che possa liberare tutta la sua creatività con degli strumenti che sono un dono della natura, i fiori.
Elisa Carta Creatrice e produttrice del "Liquore delle Sirene" la creatrice dei magici Liquori, ha ereditato una grande passione da Carlina, la nonna materna, da cui ha appreso le tecniche di lavorazione delle botaniche per trasformarle in deliziosi infusi. Dalla nonna ha imparato la gratitudine per i prodotti meravigliosi della Terra e la conoscenza delle piante stesse. Elisa lavora in maniera artigianale le sue piante con grande amore, pazienza e passione ispirandosi al Lago di Garda, ai suoi colori e ai suoi profumi. Nei suoi prodotti lascia parlare la Natura senza nessun compromesso di artificio.
Livia Salviati Fotografa E' una fotografa che vive e lavora a Verona, ma sempre in giro per tutta Europa, alla ricerca di coppie che amino il suo stile e le permettano di fotografare i loro momenti più importanti. Il suo stile fotografico è romantico e raffinato, ama creare un rapporto con le persone che fotografa perchè nelle sue fotografie devono sapersi riconoscere. Cerca quell'amore che permette di vivere la vita in modo appassionato
Daniela Mengarelli di "Event and Flower design" - Fiori giganti
Francesca Faustini di "Millions of Butterflies" - fashion blogger
ILAIRE- Italian cosmeceutical essence- brand creato dalla Dottoressa Ilaria Prandelli, nato dall'unione di farmaceutica e cosmesi creato esclusivamente per la linea viso. Il suo claim "Una donna per le donne" Valentina di Halo Wedding - Filmaker
Alessandra Garavaldi di "Mugga Design" – Graphic Alessandra, emiliana nata sotto il segno del cancro in un caldo venerdì di Luglio, con una passione sfrenata per tutto ciò che mi sa emozionare e sempre alla ricerca della bellezza in ogni cosa. Si occupa di Stationery Design, proponendo grafica personalizzata ai futuri sposi e a chi organizza eventi. Debora Vena - Pastry chef Claudia e Giulia Benazzoli - Cantina Benazzoli
I giornalisti riceveranno il prestigioso volume Dear Juliet, raccolta delle lettere più belle indirizzate a Giulietta, edito da Chronicle Books, USA.
Saranno presenti: Oltre ad alcuni rappresentanti delle istituzioni: Paola Guerra di Fenix, organizzatrice dell'incontro e promotrice del connubio tra l'Associazione No Profit Juliet e Nonpossoparlare di Rosella Scalone Rosella Scalone di Nonpossoparlare Giovanna Tamassia Presidente del Juliet Club Cooperativa Agorà-Simona Binello Dirigente della Cooperativa Agorà e Alessandra Grasso, Responsabile Comunicazione Agorà
Introduce l'evento Francesca Lovatelli Caetani L'ingresso ai due incontri seguirà la normativa anti Covid 19 Per questo saranno previsti due turni di ingressi con numero limitato di persone-max 40 ogni turno-il primo alle 16,30 e il secondo alle 17,30.
Ringraziamo di cuore chi ha contribuito e chi contribuirà allo sviluppo di questo progetto: tutti i partner sopra menzionati, chi non ha potuto contribuire per ovvi motivi, ma in particolar modo Serenella Mascherin e Giulia Bolla per il prezioso sostegno umano, operativo e di condivisione di intenti.
Alle ore 21,00 , seguirà, alla Dogana d'acqua Corte dogana 6 37121 Verona, "Amori sdoganati"- Racconto interpretato da Margherita Sciarretta. Danza di Debora Scandolara. Liberamente tratto dal racconto di Carver "Di cosa parliamo quando parliamo d'amore", evento dedicato all'amore e alle lettere inviate alla Posta di Giulietta-ingresso libero, necessario registrarsi, posti limitati.
PRESS OFFICE FRANCESCA LOVATELLI CAETANI [email protected]
Paola Guerra di Fenix Live, per esaudire le richieste di tutte le future coppie che decidono di sposarsi a Verona e coronare il loro sogno d'amore sotto il segno dell'eroina shakespeariana, si avvale della collaborazione del Juliet Club di Giovanna Tamassia, che cura dal 1972 la Posta di Giulietta, fenomeno epistolare e sentimentale di portata planetaria.
E l'amore inteso come amicizia e solidarietà al femminile ha spinto Paola Guerra di Fenix Live a coinvolgere Rosella Scalone, ideatrice con SPX Lab, di #nonpossoparlare, nuova applicazione digitale contro la violenza domestica, strumento di aiuto silenzioso, intelligente, sicuro per tutte le donne che sono impossibilitate a denunciare al telefono i maltrattamenti che subiscono vivendo con soggetti pericolosi e abusanti.
L'amore dichiarato, pensato, vissuto, sognato nelle lettere scritte a Giulietta si collega idealmente ai messaggi di aiuto di #nonpossoparlare, in un interscambio dialettico di messaggi di amore e messaggi di aiuto.
Lettere d'amore scritte a mano, scelte nella filigrana o nel colore dell'inchiostro, con una grafia lenta e pensata in ogni sua rotondità, contrapposte a messaggi fugaci, tratteggiati di nascosto nella fretta della paura: la comunicazione abbraccia le diverse circostanze verso un'evoluzione ugualmente intima e vitale. Il multiculturalismo del fenomeno sociale delle lettere a Giulietta si rispecchia nel progetto #nonpossoparlare dedicato a donne di ogni nazionalità e cultura.
Parte del ricavato dall'indotto proveniente dai matrimoni "Romeo&Juliet Wedding" andrà a sostegno del progetto #NONPOSSOPARLARE.
"Negli ultimi mesi ho avuto modo di viaggiare parecchio, per lavoro e formazione. Ho avuto modo di incontrare e conoscere molte donne con diverse personalità e vissuti particolarmente impegnativi. Nonostante ciò, ho notato che tutte indossano sempre un filo di rossetto rosso, un sorriso smagliante ed una forza interiore che difficilmente viene scalfita dalla opprimente quotidianità", dice Paola Guerra di Fenix Live  "e quando ti capita di incontrarle, il senso di solidarietà femminile che si innesca ti permette di instaurare un patto speciale, etico ed emotivo che non ha eguali, come accade tra sorelle. Il rapporto che si instaura è basato sulla complicità femminile che cerca soprattutto di generare un cambiamento per raggiungere obiettivi concreti, perché pur con mille difficoltà e non senza fatica molte di noi hanno riconosciuto la propria forza e si sono affermate grazie al coraggio e al talento. Dedico questo evento a tutte le Donne che ho incontrato fino ad ora, così come alla storica eroina del progetto "Juliet Club". Insieme si è più forti ed è solo creando significative alleanze che si progredisce".
Fenix Live (www.fenixlive.it), team di professionisti con esperienza pluriennale, è specializzato nell'organizzazione di matrimoni, per poter esaudire tutti i desideri delle coppie che intendono dirsi di sì a Verona all'insegna della storia d'amore di Romeo e Giulietta. Le wedding planners di Fenix Live comunicano principalmente in lingua inglese e tedesca, con la possibilità di interfacciarsi anche in lingua francese, spagnola e russa e, per poter rispondere al meglio a tutte le esigenze delle coppie estere, c'è la possibilità di richiedere referenti della lingua desiderata. Ma la mission di Fenix Live è molto di più, significa formazione e volontariato, con la possibilità di far svolgere un periodo di stage riconosciuto dall'università o dall'istituzione scolastica del settore eventi/turismo, fino alla volontà di introdurre nel progetto volontarie o donne disoccupate, dando loro la possibilità di far proprio un mestiere, una professione. Significa anche Artigianato Femminile, risorsa per il territorio, che aiuta ad incrementare l'occupazione abbinata alla creatività ed alla cultura. Significa no profit, per il coinvolgimento di Associazioni che sostengono la donna o che producono tramite il lavoro e l'ingegno delle loro "artigiane"oggetti o articoli personalizzati con funzione di cadeaux de mariage.
PAOLA GUERRA Dopo un'esperienza come arredatrice d'interni, parallelamente all'apertura del primo floral store, frequenta L'Ecole des Fleurs e si diploma nel 2007 come flower designer. A partire da questo momento si dedica alla progettazione di scenografie floreali per eventi e show room in genere e nel 2010 inizia una stretta collaborazione con una nota azienda di banqueting di Verona, durante la quale amplia la conoscenza nell'organizzazione di qualsiasi tipo di evento.  Nel 2018 consegue un ulteriore diploma di home stager e interior designer presso "NAD – Nuova Accademia del Design". La creatività e l'innovazione diventano il suo "modus operandi" che applica quotidianamente alle richieste del cliente. Nel 2019 un master presso IET in "Conference & Destination event manager" da ulteriore valenza al suo bagaglio formativo. Nel 2019 inizia anche la collaborazione con il "Club di Giulietta" per il quale segue organizzazione e la promozione del "Destination Wedding" in Verona volto anche ad uno sviluppo filantropico femminile.
#NONPOSSOPARLARE è il nuovo chatbot gratuito ideato in collaborazione con Dotvocal, i due centri antiviolenza Pandora di Genova, Insieme Senza Violenza di Imperia, la Cooperativa Agorà e specialisti di settore. Lo strumento digitale, sviluppato da questa straordinaria sinergia tra tecnologi e operatori del settore privato sociale, permette di ovviare all'isolamento che l'emergenza coronavirus impone, consentendo alle donne di poter chiedere e ricevere aiuto, senza la chiamata telefonica. Negli ultimi anni ci si è abituati ad interfacciarsi con "assistenti virtuali" su molti siti che spiegano, ad esempio, come interagire con un'azienda per l'acquisto di un prodotto o capire come funziona un servizio, chiamati chatbot. #NONPOSSOPARLARE è un chatbot speciale, utilizzabile con smartphone, tablet o computer, che risponde alle domande delle donne accedendo a un sito specializzato, simulando una conversazione con un assistente di un centro. "Dopo aver sentito alcune settimane fa l'allarme lanciato dall'OMS e dall'ONU sul rischio di violenze derivanti dall'isolamento a cui sono costrette le donne durante questa emergenza, mi sono chiesta se fossimo in grado di elaborare una soluzione digitale specifica", dice Rosella Scalone. "Mi sembrava inaccettabile non poter fare qualcosa. Ho pensato a una chatbot che potesse essere l'uovo di colombo: veloce, accessibile e discreta. Così, ho iniziato a parlarne internamente e con alcuni specialisti del settore. Nel giro di pochi giorni siamo riusciti a sviluppare un software che ha convinto anche loro! In questo periodo di emergenza, il regime di convivenza forzata scoraggia le donne a telefonare e a denunciare le violenze, quando oltre l'80 per cento dei femminicidi nel 2019 sono avvenuti entro le mura domestiche. Dal 2 marzo al 5 aprile sono state registrate 2867 richieste di aiuto con un aumento del 75% dovuto proprio al lockdown". #nonpossoparlare consente di rispondere efficacemente a un numero illimitato di persone contemporaneamente, fornisce agli utenti supporto 24 ore su 24, 7 giorni su 7, non lasciando traccia sullo smartphone o il computer e restituisce importanti statistiche sul numero e comportamento delle donne che la utilizzano, nel pieno rispetto della privacy.  #nonpossoparlare non è uno strumento per denunciare ma di aiuto, semplice e che risponde in modo naturale opportunamente addestrato da un team di esperti". La fase pilota del progetto #NONPOSSOPARLARE è stata sviluppata da: SPX Lab (Rosella Scalone, Massimiliano Margarone) con il contributo professionale di: DotVocal (Paolo Carossino, Enrico Reboscio) per la parte tecnologica e di Mignanego Società Cooperativa Sociale Onlus - Centro Pandora (Paola Campi, Benedetta Carrosio), Agorà soc. coop. sociale (Simona Binello, Alessandra Grasso), Cooperativa Jobel – Insieme Senza Violenza di Imperia (Martina Gandolfo), Roberta Rota, Pedagogista Clinico, Laura Amoretti, Consigliera di Parità della Regione Liguria, Costanza Pireri, Assessore ai Servizi Sociali di Sanremo e Responsabile Centro Provinciale Antiviolenza Imperia.
Il Club di Giulietta è associazione culturale senza scopo di lucro, è presieduto da Giovanna Tamassia coadiuvata da un team di appassionati volontari che si dedicano con competenza e professionalità alle attività del Club. Negli anni, grazie alla collaborazione di associati, enti e istituzioni, Juliet Club ha curato l'organizzazione di numerosi eventi legati al mito di Romeo e Giulietta e, su incarico del Comune di Verona, Assessorato alla Cultura, gestisce la Posta di Giulietta, portando il fenomeno ai grandi numeri odierni con crescente entusiasmo e interesse anche da parte dei maggiori media internazionali. Oltre all'attività di raccolta e risposta delle lettere a Giulietta, il Club di Giulietta organizza il concorso "Cara Giulietta" che ogni anno premia le lettere più belle, il "Compleanno di Giulietta", una festa cittadina per celebrare la nascita di Giulietta Capuleti e il premio letterario internazionale "Scrivere per Amore" dedicato alla narrativa d'amore. E' inoltre promotore di altre numerose iniziative culturali. Da molti anni il Club di Giulietta si occupa delle lettere indirizzate a Giulietta, Verona. Questo fenomeno unico e suggestivo fa di Verona la città dell'amore: da ogni parte del mondo arrivano migliaia di messaggi indirizzati all'eroina shakespeariana e il nostro di team di volontarie risponde ad ognuna e ad ognuno nel nome di Giulietta.  La storia delle lettere a Giulietta risale al 1930, quando il custode della Tomba di Giulietta, Ettore Solimani, iniziò a raccogliere le prime missive che i turisti lasciavano in cerca di consiglio e, commosso dal fenomeno, ebbe l'idea di rispondere diventando così il primo "Segretario di Giulietta". Nel nostro tempo così tecnologico, dominato da messaggi simultanei che non hanno tempo né spazio (messaggi vocali, emails, whatsapp, post istantanei), le lettere scritte a mano continuano ad essere un mezzo privilegiato per esprimere i propri sentimenti. Ci sono ancora migliaia di persone in ogni continente che prendono carta e penna per scrivere a Giulietta: forse per contattare una persona reale usiamo il telefono o il computer, ma per raggiungere un personaggio mitico preferiamo carta e inchiostro. Grazie alle Segretarie di Giulietta ogni lettera viene letta, tradotta e risposta e poi conservata nell'archivio Club di Giulietta che contiene migliaia di storie d'amore.
I NUMERI DEL JULIET CLUB
Più di 200.000 lettere  negli archivi, 100 segretarie veronesi e  internazionali accolte ogni anno nella sede del Juliet Club e milioni di contatti in tutto il mondo testimoniano che la storia di Giulietta e Romeo non smette di incantare e ispira in tutto il mondo il desiderio e la ricerca dell'amore. Le lettere arrivano da ogni angolo del pianeta e sono scritte in tutte le lingue, arrivano per posta, email, molte vengono depositate personalmente nella cassetta alla Casa di Giulietta. Molti scrivono dagli Stati Uniti, Sud America, Oriente, ma anche da ogni parte d'Europa. Negli ultimi anni si è notato un forte incremento da Brasile, Russia, Giappone, anche per la nuova voglia e possibilità di viaggiare. Le lettere seguono quindi il moto del cuore ma anche ii trend turistici così come rispondono spesso al richiamo mediatico suscitato da servizi televisivi e giornalistici che negli ultimi anni hanno documentato in vari paesi l'attività del Club di Giulietta nella bella città di Verona. Con l'emergenza sanitaria di questi mesi l'attività in presenza ha subito un momentaneo arresto: molte volontarie aiutano a distanza, in attesa di tornare nella città di Romeo e Giulietta e vivere l'esperienza nella sede del Club di Giulietta. Durante il lockdown sono aumentate le email e molti hanno raccontato i problemi legati alla separazione, le difficoltà di vivere un amore a distanza, fino alle problematiche dovute invece alla convivenza forzata  in situazioni di disagio. Il Club di Giulietta continua la sua attività: la scrittura diventa strumento di riflessione e condivisione e Giulietta un ponte tra i più diversi  pensieri, culture e sentimenti.
Press Office Francesca Lovatelli Caetani [email protected]
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pangeanews · 4 years
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Voglio succhiare tutto il midollo della vita. Poi mi metterò a scrivere. Il caso Stendhal e gli esordi precoci di Enrico Brizzi e Paolo Giordano
1. I dati, l’esempio. Anche se sono passati due secoli da allora, il mio personaggio è Stendhal. Nato nel 1783, scrive il primo libro, una guida turistica a Roma Napoli Firenze nel 1817 a 34 anni. Fino allora Stendhal aveva servito nell’armata di Napoleone. In seguito a 39 anni pubblica un trattato sull’amore, decisamente inservibile oggi. Venendo alle cose serie, c’è il suo primo romanzo pubblicato a 44 anni, Armance, storia di amore romantico abortito dall’impotenza. Il secondo romanzo è una bomba e lo pubblica di getto a 47 anni: è La certosa di Parma. In sintesi, Stendhal si lancia da solo. Nessuno lo sponsorizza. Il pubblico dei romanzi è praticamente solo femminile. Un uomo che scrivesse romanzi era un caso misterioso all’epoca. Anche questo spiega il relativo ritardo di Stendhal.
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2. Le considerazioni di Stendhal sul suo ritardo sono pressoché infinite e per non annoiare il lettore lo rimando ai due malloppi Ricordi di egotismo e alla più ammiccante e artistica Vita di Henry Brulard. In sostanza Stendhal fa del suo ritardo una scusa e una pretesa a scrivere per i posteri. In effetti andò così: lo lessero a ondate generazionali mentre i suoi contemporanei gli preferivano altri.
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3. Le considerazioni di un lettore di Stendhal sul ritardo si sprecano. A voi scegliere. Vorrei fare un elogio retorico del ritardo letterario ma a rovescio, denigrando i talenti precoci che spesso sono stati un business che oggi esibito palesemente per quello che è: affare di estetica, carineria, presa sul pubblico giovane (o allupato).
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4. Elogio tramite Stendhal il ritardo creativo ma non perché sia uno di quelli che dice che il passato era meglio, solo perché anch’io ero più giovane. Ma perché la propria gioventù non può essere annoverata né tra i progressi né tra i regressi dell’umanità. Qui sta il punto…
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Paragrafi senza numero.
Ecco il cuore del dramma di Stendhal e di un suo lettore a caso: nella sua gioventù lo riempirono di passato (culto degli autori classici ed illuministi) che in realtà erano già fuori moda passata la Rivoluzione francese, quando lui era sui banchi dell’accademia napoleonica.
Sicché mentre i  programmatori-precettori di Stendhal gli parlavano di La Fontaine, di Rousseau e di D’Holbach in realtà rimpiangevano la loro gioventù.
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L’unica cosa che posso e so fare, come lettore di Stendhal e avvocato del ritardo, è fare con voi dei calcoli combinatori su quello che l’intensa programmazione subita ha lasciato a Stendhal:
*un vastissimo amore per la letteratura (questo era inteso, d’accordo);
*l’esercizio potente della memoria, quindi in filigrana torna tutto nella sua pagina e voi ritrovate Tacito mentre nella Certosa parla del suo rivale, lo sugar daddy Conte Mosca;
*la conoscenza ragionata di molte cose, per cui un tramonto non è mai un tramonto ma l’ora dell’avemaria, dei pronostici e delle flebili speranze;
*l’ansia per la vita.
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A dirla in un altro modo, a Stendhal l’accademia napoleonica e l’esercito prendono tutti i suoi vent’anni dandogli in cambio un sacco di libri. Ma la cosa non è poi così terribile, dal punto di vista di uno stendhaliano, perché nel far ciò hanno fatto di Stedhal proprio lo Stendhal che conosciamo.
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E a vederla un po’ cinicamente (o per mero calcolo statistico) non si potrebbe fare altro nella vita che leggere libri, scrivere libri, o leggere e scrivere qualcosa su altri libri. Da stendhaliani di ferro, difensori del ritardo, si dovrebbe fare una delle tre cose (non importa di cosa trattino i libri e se uno lo fa da allievo o insegnante) e, nel tempo libero, dare sfogo ai suoi bisogni, a quella che Stendhal chiama con eufemismo l’energia.
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Ritardo a parte, direi che non ci si dovrebbe preoccupare di null’altro, che di poesia, umanità ed energia. Siamo al punto: avendo meno di trentacinque anni ed essendo i bisogni primari assolutamente impellenti (nella lunghissima postadolescenza che ci attanaglia tutti), forse è meglio che si cerchi prima di soddisfare i bisogni e poi fare poesia.
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Anzi, poiché negli anni di cui sopra uno ha digerito moltissima letteratura di eccellente qualità, ci si può anche permettere di fare poesia proprio partendo dal soddisfacimento dei bisogni o fare letteratura per soddisfare la propria energia e tutte le combinazioni che scaturiscono dal mettere insieme i molti libri letti, i non ancora trent’anni e l’universo mondo che ci circonda.
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Alla fine, come vedete, invece di un petalo di critica d’arte ci sta rovinando addosso una frana di macigni: per colpa dei ritardi il futuro è terribilmente incerto e per questo è il più bello di tutti i futuri, perché è tanto meno presente e possibile. La qual cosa sa di libertà, più di ogni altro costringimento.
Andrea Bianchi
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Secondo Andrea, di giovane generazione, nella vita è bene aver soddisfatto (o aver lottato per) certi bisogni primari ed esistenziali prima di fare poesia, ovvero letteratura. E non ha torto. Dunque, sapendo che i talenti precoci non sempre reggono il peso di dover mantenere le promesse, merita la massima attenzione l’arte che emerge nella maturità, preformata e scolpita. Ma nella mia gioventù, l’esordio clamoroso di un Enrico Brizzi non ancora ventenne offrì una spinta e una visione che si allargavano verso una prospettiva evidente, che aveva i suoi contorni, era leggibile e poteva ben essere ascritta a un progetto. Era il 1994 e Jack Frusciante è uscito dal gruppo fu un’esperienza travalicante, sicura nella sua innovatività, che poneva una serie di premesse allettanti. I personal computer non erano ancora in tutte le case, la Rete praticamente non esisteva, tutto manteneva una dimensione decifrabile, dunque proiettabile, secondo un’inclinazione simile a quella degli antichi che amavano incastonare le loro storie nel cielo. L’ambiente bolognese, oltretutto, dava una spinta caratteristica e alternativa; lo stesso Brizzi si concedeva piccole guasconate, come inventarsi di essere nato a Nizza e di essere studente di Fisica. Eravamo nel Novecento, e all’esplosione del suo best-seller generazionale seguirono le dinamiche che conosciamo, dove le suggestioni mantenevano un percorso di curiosità, di ricerca, di possibilità.
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Poi, una quindicina d’anni dopo, arriva l’esordio del ventiseienne Paolo Giordano – con l’esplosione di oltre un milione di copie vendute – in un’epoca in cui comincia a dominare la Rete, col trionfo dei blog e della partecipazione diffusa e iper-narrativa, ancora indenne dai social ma già pronta a una ricezione molto diversa. Qui, il mondo giovanile narrato ne La solitudine dei numeri primi è il prodotto di una borghesia agiata che intende consolidare le proprie istanze e i propri codici, soffocando ciò che può nascere dagli spiriti più sensibili. L’omologazione è fatta per stritolare, e le linee delle vie da seguire vengono fortificate come confini. Così, il nuovo fenomeno letterario viene subito catturato nelle maglie del sistema: dopo il premio Campiello Opera Prima e il premio Fiesole Narrativa Under 40, al romanzo viene assegnato subito il Premio Strega 2008, il massimo trampolino, urgente e necessario, per tutte le operazioni programmatiche che si andavano formando.
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Secondo Wikipedia, il titolo del romanzo viene scelto da Antonio Franchini di Mondadori, mentre la copertina riporta un’immagine di grande suggestione – l’autoscatto di una ventenne olandese che ritrae l’espressione di un viso quasi incompiuto – ritenuta uno dei fattori dell’enorme successo del romanzo. L’altro fattore, com’è intuibile, è l’innocente avvenenza del giovane autore, un vero dottorando in Fisica (mentre Enrico Brizzi ne millantava lo studio); ma con questo non si vuole sminuire il valore dell’opera, che qui non è in discorso.
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Proprio a quell’epoca, nell’allora sito-blog di Giulio Mozzi, l’intervento senza filtri di una scrittrice che anni dopo sarebbe stata finalista a un Premio Strega iniziava così: «Ormai per essere pubblicati bisogna passare un casting. Sei interessante? Sai parlare in pubblico? Sei un attore/attrice? Sei strano/a? Trasgredisci, porti le giarrettiere, sei sexy? Hai la faccia giusta, incuriosisci, puoi andare in tv, hai i denti a posto? Manca poco al Grande Fratello degli scrittori, in questo spaventoso vuoto pneumatico della progettualità editoriale. Da tempo non si leggono i libri ma si guardano le facce degli scrittori, li si chiama, nelle riunioni editoriali o nelle cene fra addetti, per cognome: ce l’ho, ce l’ho, mi manca. Siamo figurine dei calciatori. E poiché non tutti vendiamo le cifre che agli editori fanno comodo, siamo spesso calciatori di serie B. Quello non lo voglio perché c’ha troppa storia (cioè ha segnato poco, un’intera stagione in panchina), quella la tengo come fiore all’occhiello anche se mi va sempre in fuori gioco. Ovviamente nell’editoria (italiana) non ci sono in gioco le cifre del calcio, ma hai voglia a star lì a scrivere davvero, a lavorare tutti i giorni, a non fare la velina della letteratura: hai perso. C’è una schiera di bellocci, furbastri e manovratori che ti passa avanti».
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Non c’è molto da aggiungere per inquadrare i nostri meccanismi editoriali, oggi diventati ancora più necessari e brutali. All’epoca non c’erano i social network, a trainare erano ancora la televisione e i giornali; ora, con la dittatura consolidata dei social, che scandisce la vita di una spaventosa quantità di persone, la necessità di certi meccanismi si è fatta ancor più granitica. Nel giro di alcuni anni Paolo Giordano viene cooptato nel sistema dei media e viene fatto funzionare a pieno regime, come componente “aggiornato” del gruppo dominante, che deve replicare sé stesso e ha trovato un perfetto esemplare per la successione. C’è il sospetto che l’autentica potenzialità artistica dell’uomo, il suo vero progetto individuale siano stati condizionati per farli confluire in un disegno generale: produrre narrativa per il mercato e articoli sul Corriere della Sera e sui rotocalchi, con presenze televisive insistite e coordinate, per offrire un format complessivo di appeal e credibilità. Una strategia per costruire una figura autorevole giovane e attraente, dunque attendibile, uno studioso integro che possa toccare anche argomenti sensibili legati alla scienza: come dimostra la pubblicazione del libretto di 80 pagine per Einaudi – proposto come “saggio riflessivo di scrittore” che è anche un fisico – sul fenomeno della pandemia, un instant book confezionato di corsa nelle prime due settimane di emergenza da “coronavirus”, senza che nessuno potesse averne un’esperienza vera; un’operazione dettata dalla sola urgenza di mercato, per sfruttare al massimo il bacino dei lettori finché si era in tempo, che ha portato Paolo Giordano al secondo record: oltre a essere il più giovane scrittore ad aver vinto uno Strega, è anche il più veloce ad aver prodotto un libro sulla pandemia del 2020, bruciando sul tempo chiunque altro.
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Qui si vede la potenza dell’industria editoriale che conta, quando avvista i profitti a portata di mano. A differenza di Enrico Brizzi, che ha seguito una sua strada, Paolo Giordano sembra esser stato “trombonizzato” da un pezzo di classe dirigente cultural-editoriale che prima o poi dovrà passare il testimone, e vuole forgiare le generazioni successive a propria immagine. «Le riflessioni di Giordano da una parte assomigliano a quelle di tutti, e al contempo se ne diversificano», si legge in un articolo che illustra Nel contagio, il volumetto einaudiano sponsorizzato dal Corsera. E grazie al ca**o, direbbe causticamente qualcuno, visto che ogni individuo può essere simile ma non identico. Ma qui si rischia di entrare nel sincretismo della scienza nazional-popolare, i cui interpreti è bene che vengano formati nelle sedi opportune.
Paolo Ferrucci 
*In copertina: Stefano Accorsi è Alex in “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”, film del 1996 di Enza Negroni
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amphetamine-annies · 5 years
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“HA DA FINÌ ‘A NUTTATA”
Aspetti della cultura italiana dal fascismo ad oggi
Ho frequentato per tre anni il corso di teatro proposto dall'Istituto che ho frequentato, sentendomi sempre più parte di qualcosa che mi sono ritrovata in seguito a voler approfondire individualmente. Sono approdata, durante questa mia ricerca, anche nel mondo di Eduardo De Filippo con la sua Napoli Milionaria!. La frase finale di questa commedia, “Ha da finì ‘a nuttata”, mi ha aiutata a trovare delle possibili soluzioni ad alcuni dubbi che mi sono venuti studiando la storia italiana del ventennio fascista: come può un regime totalitarista, come quello italiano del fascismo, affermarsi, diffondersi e sopravvivere nonostante le sue forti ideologie e il ricorso alla violenza? E come può una società, ormai plagiata e senza più nessuna libertà di pensiero e di espressione, reagire per soddisfare un’esigenza di cambiamento?
La storia ci dimostra che la tecnica del potere fascista per persuadere la società è rappresentata dal controllo sugli strumenti di informazione di massa, tra i quali i più importanti risultano il teatro e il cinema, caratterizzati da differenti aspetti tecnici e comunicativi che portano a diverse scelte statali volte a raggiungere gli obiettivi prefissati dal regime.
È dunque necessario analizzare, per avere una conferma numerica alle affermazioni fatte, i diversi aiuti economici e finanziari a favore dell’attività teatrale, confrontandoli con quelli dedicati al mondo cinematografico, nettamente superiori grazie alla sua caratteristica favorevole a una maggiore possibilità di controllo (vedi l’uso del cinegiornale LUCE, che presenta Mussolini come una “star”).
Il regime riesce, quindi, a trasformare queste due attività culturali in uno strumento quasi esclusivamente politico. Con la successiva caduta di Mussolini e del fascismo dopo lo sbarco in Sicilia del 10 luglio 1943, la reazione artistica italiana è facilmente comprensibile. Essa si costituisce nel Neorealismo, una tendenza artistica degli anni ’40-’50 legata alla necessità di creare un linguaggio nuovo che possa dare una risposta agli orrori della guerra e agli errori della dittatura mussoliniana, “un insieme di voci […], una molteplice scoperta delle diverse Italie”, come dice Italo Calvino nella prefazione al romanzo Il sentiero dei nidi di ragno (1947).
Con il termine Neorealismo ancora oggi s’identifica il cinema italiano (vedi, per esempio, il film Roma Città Aperta di Rossellini, 1945). Ma questa nuova “arte impegnata” è riscontrabile anche nella letteratura (solo per fare qualche esempio, Elio Vittorini con Uomini e no del 1944, Cesare Pavese con Il compagno del 1947 e Italo Calvino con Il sentiero dei nidi di ragno sempre del 1947) e nelle arti figurative (come Renato Guttuso e i vari pittori del Fronte Nuovo delle Arti), proponendo contenuti sociali, democratici e storici, prendendo a soggetto uomini ed eventi del periodo che si sta vivendo.
Anche il teatro tenta il riscatto, acquisendo una struttura realistica. Un esempio che mi ha colpita è appunto la commedia Napoli Milionaria! (1950) di Eduardo De Filippo, artista che si rifà all’opera di Pirandello, prendendo in considerazione l’inettitudine e la maschera dell’uomo, correggendola però con l’ottimismo. Ecco che si spiega il titolo del mio approfondimento, “Ha da finì ‘a nuttata”: una speranza di luce per l’uomo in un mondo in bianco e nero, un mondo distrutto dalla guerra e dall’oppressione; una speranza anche di rinascita per l’arte teatrale.
Purtroppo, per sopravvivere, il teatro ha bisogno anche di risorse private e di aiuti economici pubblici. Non per nulla nella Costituzione italiana, art. 9, lo Stato s’impegna a promuovere la cultura. Questa posizione si può vedere dalle relazioni sull’utilizzazione del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo). Nel 2016, lo stanziamento a favore delle attività teatrali è pari a 67.131.450,05 euro. Rispetto al 2015, l’importo è aumentato di 103.665,05 euro (+0,15%).
Un dubbio sorge spontaneo: se è vero che durante il fascismo il controllo del regime porta alla creazione di un’ideologia di massa, volta a creare una società uniforme priva d’iniziative, a cui è presentato un modello ideale di vita piccolo borghese (il cosiddetto “cinema dei telefoni bianchi”), possiamo dire che oggi noi siamo liberi di crearci un’identità nostra, senza seguire per forza un esempio ritenuto giusto dalla collettività e non fidandosi della pubblicità? Concludo con l’epilogo di Alessandro Baricco, da I barbari. Saggio sulla mutazione (2006): “Quel che diventeremo continua a esser figlio di ciò che vorremmo diventare.”.
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newsintheshell · 6 years
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Le anteprime al Lucca Comics & Games 2018
Proiezioni, home video e albi presenti in anticipo alla fiera.
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Parte domani la nuova edizione del Lucca Comics & Games e in occasione di questa cinque giorni straripante di cose da fare, vedere e comprare, abbiamo pensato di stilare, oltre alla guida agli ospiti, una lista delle anteprime presenti in fiera. Fra comunicati stampa e social, ecco cosa è venuto fuori. 
DYNIT
Presso gli stand dell’editore saranno acquistabili il cofanetto home video della prima stagione di “My Hero Academia”, quello per il trentennale di “Akira”, quello del primo film di “Fate/stay night - Heaven’s Feel” e anche quello di “Mobile Suit Gundam The Origin VI: Rise of the Red Comet”, tutti in uscita ufficialmente il 7 novembre.
Per la collana Showcase della sezione manga invece sarà disponibile "Voglio Mangiare Il Tuo Pancreas!", tratto dal romanzo omonimo di Yoru Sumino (in uscita a gennaio), da cui è anche stato tratto il film anime che uscirà al cinema il il 21, 22, 23 gennaio 2019.
Venerdì 2 novembre alle ore 15:30, presso l’Auditorium San Girolamo verranno presentati i primi due episodi di “Sword Art Online Alternative Gun Gale Online”, spinoff della popolare serie tratta dall’opera di Reki Kawahara, trasmesso in simulcasst su VVVVID, che vedremo presto arrivare anche Blu-ray & DVD.
Sabato 3 novembre alle ore 11:00, presso il cinema Centrale in via del Poggio 36, potrete inoltre assistere in anteprima nazionale alla proiezione di “Penguin Highway”, il film d’animazione tratto dal romanzo di Tomihiko Morimi, che verrà distribuito da Nexo Digital il 20 e 21 novembre.
CRUNCHYROLL
Venerdì 2 novembre alle ore 11:00, presso il Cinema Astra, Crunchyroll mostrerà in anteprima l’episodio 5 di “Le bizzarre avventure di Jojo: Vento Aureo”, come regalo al pubblico italiano di Lucca Comics & Games. Gli spettatori saranno i primi al mondo a vedere l’episodio, intitolato “Alla ricerca del tesoro di Polpo!”.
Il nuovo capitolo della serie animata da David production e tratta dal celebre manga di Hirohiko Araki è attualmente in simulcast sulla piattaforma; gli episodi escono ogni venerdì alle 19:05.
YAMATO VIDEO
Allo stand troverete anche le ultime novità home video degli ultimi mesi, quali “Holly e Benji, due fuoriclasse”, “Holly e Benji Forever”, “Gun Frontier”, “General Daimos”, “Lupin III La prima serie” (per la prima volta in Blu-ray), “Devil Lady”, “Ken il guerriero - La leggenda di Hokuto” e i primi due box della serie storica di Ken il Guerriero. Troverete anche le esclusive Yamato Shop, come le edizioni deluxe di “Toriton”, “Il Prode Raideen”, “Devilman” e i due cofanetti in edizione limitata de “I Cinque Samurai”, il secondo atteso per il 6 novembre e presente in anteprima.
Anche Man-ga, canale 133 di Sky interamente dedicato all’animazione giapponese, presenterà le prossime novità della sua programmazione, come i doppiaggi di “Kyashan SINS” e “Sengoku Basara – Samurai Kings 2”, svelando le due misteriose prime tv, attese tra dicembre 2018 e gennaio 2019.
Sarà disponibile anche il cofanetto de “I Cavalieri dello Zodiaco - I Capitoli di Ade” dedicato alla serie che ha trasposto in animazione la saga finale dello storico manga di Masami Kurumada. Purtroppo però sarà presente solo la versione standard, a causa dei molto preordini (l’uscita ufficiale è prevista per il 22 novembre), l’azienda ha deciso di non portare in fiera la versione deluxe, date le scorte limitate. 
Inoltre, per festeggiare i 40 anni di “UFO Robot Goldrake”, fra le varie iniziative e i gadget, sarà presente anche la nuova edizione home video in DVD e per la prima volta in Blu-ray della serie.
J-POP
Di seguito la corposa lista di volumi in anteprima che troverete presso lo stand dell’editore:
Il Poema del Vento e degli Alberi (Box) di Keiko Takemiya
Le Spaventose avventure di Kitaro di Shigeru Mizuki
Il libro delle Maledizioni di Souichi di Junji Ito
The Dragon Dentist di Outarou Maijou, Youko
Re:Zero 4 (Light Novel) di Tappei Nagatsuki, Shinichirou Ohtsuka
Killing Stalking - Seconda stagione 1 di Koogi
Super Robot Files 3 di Fabrizio Modina
Barbara di Osamu Tezuka
MW1 di Osamu Tezuka
I Tre Adolf 2 di Osamu Tezuka
Per quanto riguarda le altre serie a fumetti già in corso: Golden Kamui 13, Made in Abyss 5, Medaka Box 15, Neverland 6, Servamp 10, Truth of Zero 3, Wonderland 4, Armed Girls Machiavellism 5, Atom 6, Dagashi Kashi 11, Horimiya 4, Monster Musume 13, Oltre le Onde 4.
MANGASENPAI
In occasione delle seconda visita di Tony Valente alla fiera, in concomitanza con la trasmissione della serie animata prodotta in Giappone, troverete allo stand:
Radiant 7
Radiant 1 (Variant)
PLANET MANGA
Di seguito i volumi in anteprima che troverete presso lo stand dell’editore, che saranno poi disponibili a partire dall'8 novembre:
Boruto - Naruto Next Generations 5 (Standar/Variant) di Kodachi Ukio, Mikio Ikemoto
Boruto Welcome pack (vol.1-4) di Kodachi Ukio, Mikio Ikemoto
La promessa della rosa 1 di Kaho Miyasaka
Citrus 1 (Standard/Variant) di Saburouta
La cena di un mangaka di Yusuke Murata
Black Torch 1 di Tsuyoshi Takaki
Junji Ito's Cat Diary: Yon & Mu di Junji Ito
Shino non sa dire il suo nome di Shuzo Oshimi
Platinum End 7 di Tsugumi Ohba, Takeshi Obata
Berserk 26 (Maximum) di Kentaro Miura
Berserk Official Guide Book di Kentaro Miura
STAR COMICS
Di seguito alcune fra le novità presenti allo stand dell’editore, che quest’anno avrà un’intera piazza dedicata:
My Hero Academia Offical Character Book Ultra Archive di Kohei Horikoshi
Remina - L’astro infernale di Junji Ito
Lo Squalificato 1 di Junji Ito
Dissolving Classroom di Junji Ito 
Gyo - Odore di morte di Junji Ito
Jagan 1 (Standard/Variant) di Muneyuki Kaneshiro, Kensuke Nishida
Dragon Ball Super 5 (Limited Edition) di Akira Toriyama, Toyotaro
Dr.Stone 1 (Limited/Variant/Standard) di Riichiro Inagaki, Boichi
Potete consultare l’elenco completo dei titoli in vendita in fiera passando per questo link. 
KAPPALAB
Oltre ai LIBRIGHIBLI, ovvero i romanzi originali da cui sono tratti i film di Hayao Miyazaki e dello Studio Ghibli, troverete anche le novità autunnali in anteprima:
Penguin Highway di Tomihiko Morimi (il premiatissimo romanzo originale da cui è tratto l’omonimo film d’animazione in uscita a novembre nei cinema italiani)
Perfect Blue di Yoshikazu Takeuchi (il romanzo originale da cui Satoshi Kon ha tratto l’omonimo film d’animazione)
In Questo Angolo di Mondo di Fumiyo Kono (il romanzo originale da cui Sunao Katabuchi ha tratto l’omonimo film d’animazione)
Hiroshima di Fumiyo Kono
Cinestoria del Giappone di Giuliano Tani (la storia del Giappone attraverso i film animati e live action)
Godzilla di Shigeru Kayama (il romanzo originale delle prime due scorribande dell’iconico lucertolone)
Kiki Consegne a domicilio di Eiko Kadono (Premio Hans Christian Andersen 2018, il “Nobel” della letteratura per ragazzi)
Enciclopedia dei mostri giapponesi di Shigeru Mizuki
Enciclopedia degli spiriti giapponesi di Shirgeru Mizuki
Infine, presso gli stand Kappalab situati nell'area Japan e nell'area Editori potrete ottenere tutte le informazioni per la prima data italiana di Dragon Ball Symphonic Adventure, il grande concerto 'full immersion' che si terrà il 27 aprile 2019, suonato e cantato dal vivo in sincrono con le immagini dell'anime.
HOLLOW PRESS
In occasione delle nuova visita di Shintaro Kago in quel di Lucca, la casa editrice proporrà in fiera il quarto e ultimo volume della serie “Day of the Flying Head”. Sarà inoltre offerto, in anteprima e a prezzo speciale, il cofanetto che non conterrà gli albi del fumetto, bensì una tavola originale random tratta dal numero 3 o dal numero 4. 
HIKARI EDIZIONI
Di seguito i volumi in anteprima che troverete presso lo stand dell’editore:
The Bird 1 e 2 di Go Nagai
Il leone nero 3 e 4 di Go Nagai
Nanairo Inko - Ara dai sette colori 1 e 2 di Osamu Tezuka
Shumari 3 e 4 di Osamu Tesuka
Gen di Hiroshima 1-3 (Ristampa) di Keiji Nakazawa
La sposa davanti alla stazione di Shintaro Kago
FLASHBOOK EDIZIONI
Mr. Nobody 1 di Gou Tanabe
Cousin 1 di Ryo Ikuemi
Ka Cho Fu Getsu 1 di Yuki Shimizu
COCONINO PRESS
Il fiume Shinano 1 di Kazuo Kamimura
Utsubora 2 di Asumiko Nakamura
MAGIC PRESS
O.B. 1 di Asumiko Nakamura
L’elenco non è da considerarsi completo al 100%, ma speriamo possa comunque tornarvi utile almeno per farvi un’idea delle sorprese che potrà riservare il festival.
SilenziO)))
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gregor-samsung · 2 months
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“ Quella sera cenammo e sedemmo nell’orto. Non s’aveva notizie degli altri. Per mezzanotte si doveva radunarci un’altra volta. Aspettavo Giuseppe. – Suona un po’ di chitarra, – mi disse. – Se davvero sei stato studente, – gli chiesi, – e tuo padre era un borghese, come va che lavori con noi? Perché hai dovuto scappare? Non ti conviene che in Italia c’è il fascismo? – Tutte le classi hanno dei matti, – disse lui. – Se non fosse cosí, saremmo ancora a Roma antica. Per cambiare le cose ci vogliono i matti. Ti sei mai chiesto cos’è un matto a questo mondo? Poi mi disse: – Anche tu sei un matto. Ti conviene il lavoro che fai? Se rischi il muro o la galera, chi ti paga? – Siamo tutti sfruttati… – Chi ti sfrutta? la Gina? Parlava brusco e divertito. Avevo voglia di rispondergli. – Voglio dirti una cosa, – mi fece. – C’è questa sola differenza tra noi due: quello che a me è costato mesi di sudori per decidermi e libracci e batticuori, tu e la tua classe ce l’avete nel sangue. Sembra niente. – Difficile è stato trovarli, i compagni. – E perché li hai cercati? Speravi qualcosa? Li hai cercati perché avevi l’istinto. – Quei pochi libri vorrei leggerli. Se un bel giorno le scuole saranno per noi… – Non è molto il guadagno dei libri. Ho visto in Spagna intellettuali far sciocchezze come gli altri. Quel che conta è l’istinto di classe. Parlavamo cosí, dentro l’orto. Non era buio ma i lampioni s’accendevano a distanza. Qualche finestra s’era accesa. Pensare che Scarpa partiva domani, mi faceva un’invidia. Tante cose poteva insegnarmi. “
Cesare Pavese, Il compagno, Einaudi (collana Tascabili Letteratura n° 33), 1993 [1ª ed.ne 1947]; pp. 125-126.
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lamilanomagazine · 10 months
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Rovigo: al via la "Settimana dei diritti umani" e "voci per la libertà - una canzone per Amnesty"
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Rovigo: al via la "Settimana dei diritti umani" e "voci per la libertà - una canzone per Amnesty". Il parterre degli ospiti che arriverà a Rovigo durante la settimana sarà di alto livello: dal Cardinale Matteo Maria Zuppi ad Alba Bonetti, da Manuel Agnelli alla Banda Rulli Frulli, da Moni Ovadia a Lisa Clark, da Marco Mascia a Laura Marmorale, da Giorgio Canali & Rossofuoco al Dipartimento Pop Rock del Conservatorio di Rovigo.... E ancora Marino Bellini, Sandro Fracasso, Alessandra Annoni, Alessandro Orsetti, RomAraBeat, Alysson, Boggi, Dalbenzi, La Bottega del Compensato, Sevilay Tufekci, Ciro Grandi, Guido Pietropoli, Paolo Guolo, Erica Boschiero, Lorenzo Monguzzi, Nevruz e tantissimi altri protagonisti del mondo dell'arte, della cultura e del volontariato per un cartellone davvero unico. Un percorso emozionante tra musica, dibattiti, letteratura, sport, laboratori, mostre, spettacoli artistici, teatrali e cinematografici. "D(i)ritti al futuro": questo è il filo rosso della manifestazione, che ha dato vita ad una collaborazione tra associazioni ed enti del territorio senza precedenti. ll festival, patrocinato e sostenuto dal Comune di Rovigo e dal Comune di Adria, nasce dalla forza creativa di 'Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty' e dall'unione delle esperienze di decine di associazioni del territorio impegnate nella promozione dei diritti umani, della cultura e dell'arte. È questo il valore fondante che il festival vuole promuovere attraverso le diverse forme artistiche e non solo. Consapevoli che le arti sono uno strumento di formazione e crescita di consapevolezza, un vero e proprio mezzo educativo per la realizzazione di una cultura universale dei diritti umani. Si comincia con una anteprima ad Adria. Sabato 15 luglio alle 21.30 in Piazza Cavour ci sarà il concerto di Nevruz con la sua band. In apertura si esibiranno le artiste: Rosie, Giulia, LaFrAncy, Milena Mingotti e Nora. Una serata dedicata alla musica, la solidarietà e l'inclusione. L'apertura del festival vero e proprio sarà lunedì 17 luglio alle 18, alla presenza di tutti i volontari e associazioni coinvolte, con l'inaugurazione delle location (Sala della Gran Guardia, Piazzetta Annonaria e Pescheria Nuova) e di mostre e installazioni artistiche che saranno visitabili tutta la settimana. Durante tutti i giorni ci saranno anche la "Caccia ai diritti umani", una vera e propria caccia al tesoro in tutto il centro cittadino, e i laboratori didattici per bambini che animeranno i Giardini delle Due Torri tutti i pomeriggi attraverso attività educative e ludico-creative. Nella giornata di inaugurazione, alle 19.30 all'Auditorium del Conservatorio è in programma la proiezione del docufilm "La pace non è il suo nome", con il racconto della storia dei 40 anni di vita del Centro Diritti Umani dell'Università di Padova alla presenza del Presidente Marco Mascia. In chiusura di giornata, alle 21.30 ai Giardini delle due Torri, andrà in scena una produzione realizzata appositamente per il festival, uno spettacolo multidisciplinare di giocoleria, danza e canto: "Una luce di protesta". Molti saranno gli incontri sui temi del festival con nomi prestigiosi del panorama culturale italiano, tutti previsti ogni giorno alle 18. Si parte martedì 18 alla Pescheria Nuova con Moni Ovadia, Lisa Clark e Alessandra Annoni che si confronteranno su "La Palestina nel quadro dei conflitti mondiali". Mercoledì 19 all'Auditorium del Conservatorio uno dei momenti più attesi: "Lavoro dignitoso e giustizia sociale", un incontro con il Cardinale Matteo Maria Zuppi (presidente della Conferenza Episcopale Italiana) e i segretari generali di Cgil,Cisl e Uil Rovigo. Giovedì 20 alla Pescheria Nuova sarà la volta di "La pioggia non ha frontiere: cambiamento climatico e migrazioni" con Chiara Camporese ed Eugenio Alfano. Nello stesso luogo venerdì 21 toccherà a "Il carcere in crisi: le origini e le alternative, tra schizofrenia legislativa e populismo penale", con Ciro Grandi e Guido Pietropoli, e sabato 22 "Non è abbastanza? Diritti LGBTI+ in Italia" con Angelica Polmonari, Manuela Macario, Roberta Cusin e Matteo Mammini. Uno dei luoghi focali della "Settimana dei diritti umani" sarà Piazza Annonaria, che ospiterà numerose mostre ed installazioni così come i banchetti informativi delle associazioni. Inoltre sarà animata tutti i giorni da numerosi incontri e performance artistiche, con un vero melting pot culturale sulla promozione dei diritti umani attraverso laboratori di pittura, scultura, yoga e danza; presentazioni di libri e realtà del volontariato; letture dibattiti. E, nel tardo pomeriggio, un aperitivo della bottega del commercio equo solidale "La Fionda di Davide". I Giardini delle Due Torri, in Piazza Matteotti, per tre giorni alle 21.30 ospiteranno alcuni momenti di spettacolo: martedì 18 l'atteso concerto di Moni Ovadia con la RomAraBeat, mercoledì 19 lo spettacolo teatrale "Lo straordinario viaggio di Atalanta" e giovedì 20 la proiezione del film "Flee". Non mancheranno eventi nelle frazioni di Rovigo. Mercoledì 19 e giovedì 20 al Prolife Park di Roverdicrè sono previsti due appuntamenti. Il primo sarà una serata tra cinema, animazione e pic-nic sotto le stelle. Il secondo una serata/concerto intitolata "Equality", con le esibizioni di Alysson, Boggi, Dalbenzi, La Bottega del Compensato e, a chiudere, Giorgio Canali & Rossofuoco. Venerdì 21, al Campo della parrocchia di Granzette a partire dalle 18.30 ci sarà "D(i)ritti in campo" , torneo di calcio a 5 aperto a tutte e tutti senza esclusione di nazionalità, genere o capacità sportive. Clou del festival sarà la ventiseiesima edizione di "Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty" che giunge a Rovigo per la prima volta e che darà vita dal 21 al 23 luglio a tre giorni di musica e diritti umani, come sempre a fianco di Amnesty International Italia. Le tre giornate prenderanno il via con degli appuntamenti pomeridiani. Venerdì 21 alle 19.30 ai Giardini delle Due Torri ci sarà il concerto di Effemme, progetto nato dall'incontro di due amici di Voci per la Libertà, Francesco Fry Moneti e Michele Mud. Sabato 22 sempre alle 19.30 alla Sala della Gran Guardia la proiezione docufilm "Rumore - Human Vibes", l'incontro tra musica e diritti umani narrato attraverso le canzoni che negli ultimi 20 anni hanno ricevuto il Premio Amnesty nella sezione Big all'interno di Voci per la Libertà. Saranno presenti la regista Simona Cocozza e la presidente di Amnesty International Italia Alba Bonetti. Domenica 23 si parte alle 18 nella Sala della Gran Guardia con l'incontro con il pubblico di Manuel Agnelli, vincitore del Premio Amnesty International Italia sezione Big, con Francesca Corbo (Ufficio arte e diritti umani di Amnesty International Italia). Alle 19.30 ai Giardini delle Due Torri ci sarà la presentazione/concerto di "Shahida - Tracce di libertà", un triplo CD a sostegno delle donne rifugiate. Con Stefano Canestrini del Centro Astalli, Simone Veronelli di Appaloosa Records/I.R.D. e le esibizioni di Erica Boschiero e Lorenzo Monguzzi. Conduce Enrico Deregibus. Il palco principale del festival sarà in Piazza Vittorio Emanuele II, con tre serate previste alle 21.30, nelle quali ci saranno otto artisti (fra band e cantautori) provenienti da tutta Italia in lizza per il Premio Amnesty International nella sezione Emergenti. Nella prima semifinale di venerdì 21 luglio si fronteggeranno: Buva da Cerignola/Roma con "Sud", Cenere da Bologna con "Chi lo decide chi siamo?", Da Quagga da Verona con "Casa mia" e Pankhurst da Ferrara con "Watch him bleed". Nella seconda, sabato 22 luglio, toccherà a: Candeo da Milano con "Le tue stesse gambe", Cocciglia dall'Aquila con "La mia giostra", La Malaleche feat. Diva Eva da Milano con "Cuentalo", Obi da Torino con "Attimo". I migliori cinque saranno protagonisti nella finale di domenica 23. In ciascuna serata un ospite prestigioso. Si parte venerdì 21 con il concerto della Banda Rulli Frulli, uno dei più bei progetti italiani di musica e inclusione, che per l'occasione vedrà come ospiti due amici di Voci per la Libertà: Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione e Michele Mud Negrini. Sabato 22 sarà la volta di un altro progetto collettivo, quello degli studenti del dipartimento Pop Rock del Conservatorio di Musica Francesco Venezze di Rovigo che proporranno dal vivo alcuni dei brani vincitori delle passate edizioni del Premio Amnesty International Italia nella sezione Big, appositamente riarrangiati. Domenica 23 il gran finale con la premiazione di Manuel Agnelli come vincitore del Premio Amnesty International Italia, sezione Big con il brano "Severodonetsk", una canzone che mette l'essere umano al centro, rendendolo il vero protagonista al di sopra della geopolitica e delle ragioni di stato. A condurre le tre serate sul palco principale di Piazza Vittorio Emanuele II ci saranno gli storici presentatori del festival Savino Zaba e Carmen Formenton. "Dopo mesi di intenso lavoro - commenta Michele Lionello direttore artistico del festival -, di riunioni, coordinamenti, telefonate e mail tra le numerosissime realtà che hanno creduto in questo progetto ci siamo. È una grande soddisfazione. Siamo riusciti a creare un grande e variegato cartellone grazie a cui i temi legati ai diritti umani possano entrare nel cuore prima che nella mente, perchè c'è bisogno di trasformarli in emozioni mediante il potere immediato ed empatico dell'arte e della cultura". Tutti gli eventi del festival sono ad ingresso libero e gratuito.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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PoietikaArtFestival
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«Non c’è nessun luogo che non ne contenga un altro, così come non c’è nessun confine che non offra un varco. Da questa suggestione prende vita la sesta edizione di Poietika che si terrà a Campobasso dal 13 al 17 ottobre negli spazi della Fondazione Molise Cultura. Cinque giorni durante i quali la parola “Confine” sarà declinata nelle sue varie e molteplici sfaccettature.  Dalla voce della letteratura al suono che la scandisce, dalla ricerca scientifica all’architettura, dai nuovi linguaggi digitali al disegno, dal giornalismo d’inchiesta alla poesia. Con una giornata - venerdì 15 ottobre - dedicata a Dante in occasione dei settecento anni dalla sua morte». Sono le parole di Valentino Campo, direttore artistico di Poietika, evocative, puntuali e perfette per introdurre il tema della VI Edizione della rassegna. Una VI Edizione tenacemente voluta dalla Fondazione Molise Cultura: «Dopo un anno complesso e, per tanti aspetti, doloroso, torna Poietika e torna con una riflessione sul tema del confine e dello sconfinamento - afferma Antonella Presutti, presidente della Fondazione Molise Cultura - riflessione che non può prescindere da quanto è accaduto, dalle limitazioni relazionali e spaziali che abbiamo affrontato, declinando, tuttavia, il concetto di confine in modo più ampio e articolato. L'attenzione all'attualità più cogente, pensiamo all'Afghanistan, e ad aspetti trasversali e metastorici ha da sempre caratterizzato Poietika. Questa volta il bisogno di "sconfinare", appunto, è diventato ancora più urgente». Poietika nasce nel 2015 come luogo di incontri, di conversazioni e dialoghi, tra il locale e il globale, tra il Molise e il mondo. Dopo cinque edizioni e ospiti straordinari (Steve McCurry, Adonis, Umberto Galimberti, Pupi Avati, Tahar Ben Jelloun, Antonio Moresco, Pino Bertelli, Ibrahim Nasrallah, Vito Mancuso, Vandana Shiva, Valerio Magrelli, Mariangela Gualtieri, Salvatore Natoli, Patrizia Valduga, Letizia Battaglia, Cristiano Godano e tanti altri). Valentino Campo continua: «Poietika ancora una volta tenta di aprire uno spiraglio sul mondo, e lo fa con il rigore etico e con lo sguardo terso che la contraddistinguono. Per questo ha scisso il termine “Confine” e ne ha macerato le sillabe per ricavarne il distillato primigenio e autentico. Non linea di delimitazione che marca un al di qua e un di là, ma margine di contatto e di condivisione con il limitrofo, l’affine, con il nostro simile. Gli argini cedono e l’uomo torna ad un “fine comune”, si affranca dagli steccati. Dà corpo e virtù alla differenza». Poietika apre le sue porte mercoledì 13 ottobre con David Quammen, autore e giornalista in dialogo con Fabrizia Abbate (Unimol). Quammen è un Contributing Writer per il National Geographic. La pandemia lo ha portato alla ribalta mondiale in quanto aveva preconizzato, in un suo saggio del 2012, una nuova zoonosi pandemica con focolaio in Cina. In serata con concerto dei Lovesick duo: Paolo Roberto Pianezza e Francesca Alinovi ci porteranno nell’America degli anni ’40-‘50. Giovedì 14 ottobre poesia in dialogo con il pubblico a cura dello scrittore Michele Paladino. Nel pomeriggio in anteprima italiana, la giornalista e scrittrice americana Jessica Bruder sarà ospite di Poietika e in dialogo con Valentino Campo, per raccontare la sua inchiesta, realizzata vivendo per mesi in un camper, documentando gli americani itineranti costretti da bassi salari e alti affitti ad abbandonare le abitazioni tradizionali per mettersi in viaggio a tempo pieno alla ricerca di lavoro. Un progetto durato tre anni e più di 15.000 miglia di guida, da costa a costa e dal Messico al confine con il Canada. Venerdì 15 ottobre 2021 giornata dedicata interamente a Dante Alighieri in occasione dei 700 anni dalla sua morte: con "Esercizi per voce e violoncello sulla Divina Commedia" di Chiara Guidi e Francesco Guerri, il workshop "Macchine Umane" a cura di Azzurra De Gregorio e il “rap didattico” del celebre Murubutu con un live & talk. Sabato 16 ottobre 2021 saremo in in compagnia dell'architetto, autore, disegnatore e insegnante Matteo Pericoli in dialogo con Michele Porsia:con lui saranno aperte connessioni su esistenza e architettura, abitazione e radicamento. In serata l'attesissimo concerto di Teresa Salgueiro. Rimandato lo scorso anno a causa della pandemia, la celebre artista portoghese presenterà per la sua unica data italiana il suo nuovo spettacolo. Domenica 17 ottobre Poietika chiude con un incontro sull'Afghanistan dedicato alla memoria di Gino Strada. Saranno presenti lo scrittore Alì Ehsani e l'ex ministro afgano Syed Ahmad Shah Sadaat, con loro in collegamento con la scrittrice canadese Deborah Ellis.Per tutti i giorni di Poietika ci sarà, inoltre, il laboratorio permanente della illustratrice e disegnatrice Alessandra Jevo, in arte Jevo. Read the full article
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wolfliving · 4 years
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Medieval Piedmontese cities and their cultural relevancy
*This thing’s fantastic.  I’ve never seen the like. Especially in a website devoted to “future cities.”
L`aristocrazia militare del territorio di Asti: i signori di Gorzano, in "Bollettino storico bibliografico subalpino",  LIX (1971), pp. 357-447; LXX (1972), pp. 489-543.
Un`attiva minoranza etnica: gli Alamanni del comitato di Asti, in "Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken", LIV (1974), pp. 1-57.
Una valle di transito nel gioco politico dell`età sveva. Le trasformazioni del potere e dell`insediamento nel comitato di Serralonga, in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXIII (1975), pp. 109-179.
Società e potere in Asti e nel suo comitato fino al declino dell`autorità regia,  in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXIII (1975), pp. 357-349.
Per una`archeologia medievale in Piemonte: un insediamento bassomedievale a Piea (Asti), in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXIII (1975), pp. 223-234.
Paesaggio, possesso e incastellamento nel territorio di Asti fra X e XI secolo,  in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXIV (1976), pp. 457-525.
L`"erudito avvocato" De Canis e la sua opera innovatrice: un contributo del primo Ottocento al progresso degli studi sul medioevo astigiano, in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXIV (1976), pp. 239-309.
Lo storico G.S. De Canis e la sua "Descrizione statistica della provincia di Asti, Asti, Cassa di Risparmio di Asti,  1976.
Andar per castelli. Da Asti tutto intorno,  Torino, Milvia, 1976.
La città e il suo "districtus" dall`egemonia vescovile alla formazione del comune di Asti,  in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXV (1977), pp. 535-625.
Proposta per una lettura della "Corografia astigiana" dell`avv. G.S.De Canis,  Asti, Cassa di Risparmio di Asti, 1977.
Una metodologia per le storie locali, in Atti del I convegno sul Canavese, Ivrea, 1979, pp. 97-100.
La genesi della classe politica del comune di Asti,  in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXVII (1979), pp. 33-151.
Lo sviluppo delle relazioni personali nell`aristocrazia rurale del Regno Italico, in Structures féodales et féodalisme dans l`Occident mediterranéen (Xe-XIIe siécles). Atti del Colloquio intern. dell`Ecole Française di Roma (10-13 ottobre 1978), Roma, Ecole Française, 1980, pp. 241-249.
Assestamenti del territorio suburbano: le "diminutiones villarum veterum" del comune di Asti,  in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXVIII (1980), pp. 127-177.
Città e territorio nell`alto medioevo. La società astigiana dal dominio dei Franchi all`affermazione comunale,  Torino, Deputazione subalpina di storia patria, 1980 (Biblioteca storica subalpina, CC).
Spunti archeologici nelle descrizioni erudite fra Sette e Ottocento, in Medioevo rurale. Sulle tracce della civiltà contadina,  a cura di V. Fumagalli, Bologna, Il Mulino, 1980, pp. 139-154.
Lo sviluppo delle relazioni personali nel territorio del comitato di Bredulo: "domini, milites, pagenses", in “Bollettino della Società per gli studi storici, architettonici e artistici della provincia di Cuneo”(= Atti del Convegno "Agricoltura e mondo rurale nella storia della provincia di Cuneo", Fossano 23-24 maggio 1981), 1981, pp. 315-323.
Tema cittadino e "ritorno alla terra" nella storiografia comunale recente, in "Quaderni storici", XVIII (1982), 52, pp. 255-277.
Medioevo americano. Modelli iconografici e modelli mentali, in “Quaderni medievali”, 13 (1982), pp. 130-150.
Introduzione a Torino nel basso medioevo: castello, uomini, oggetti, a cura di R. Bordone  e  S. Pettenati, Torino, Musei civici di Torino, 1982.
Il "famosissimo marchese Bonifacio". Spunti per una storia delle origini degli Aleramici detti del Vasto, in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXXV (1983), pp. 587-602.
La società urbana nell`Italia comunale,  Torino, Loescher, 1984 (ried. 1998)
Medioevo all`inglese. L`esperienza pre-raffaellita tra neogotico e art nouveau, in "Quaderni Medievali", 18 (1984), pp. 82-112.
"Già parrocchiale, ora campestre e minacciante rovina..." Tracce romaniche per una storia del popolamento dell`Astigiano medievale, ne Le chiese romaniche delle campagna astigiane. Un repertorio per la loro conoscenza, conservazione, Tutela, a cura di L. Pittarello, Asti , Provincia, 1984, pp. 7-11.
Un problema di memoria collettiva, ne "Il Platano", IX (1984), pp.228-233.
"Civitas nobilis et antiqua". Per una storia  delle origini del movimento comunale in Piemonte, in Piemonte medievale, forme del potere e della società. Studi per Giovanni Tabacco,  Torino, Einaudi, 1985, pp. 29-61.
La "convenientia" tra Novi, Genova e Pavia del 1135 alla luce dei più recenti orientamenti di storia comunale. Alcune considerazioni preliminari, in "In novitate", I (1985), pp. 2-6.
Medioevo illustrato. Carlo Nicco e il revival medievale torinese, in "Quaderni medievali, 20 (1985), pp. 150-190.
Nascita e sviluppo delle autonomie cittadine, ne La Storia, II, Il Medioevo,  a cura di N. Tranfaglia e M. Firpo, Torino, UTET, 1986, pp. 427-460.
La riscoperta di una scoperta. Vent`anni di storiografia subalpina sul revival neomedievale ottocentesco, in "Bollettino storico bibliografico subalpino", LXXXIV (1986), pp. 559-568.
Storia urbana e città medievale: prospettive di ricerca, ne La storiografia contemporanea. Indirizzi e problemi, a cura di P. Rossi, Milano,  Il Saggiatore, 1987, pp. 303-321.
I comuni italiani nella I Lega Lombarda: confronto di modelli istituzionali in un`esperienza politico-diplomatica, in Kommunale Bündnisse Oberitaliens und Oberdeutschlands im Vergleich (Atti dell`incontro di Reichenau, 11-14 ottobre 1983), Sigmaringen, Thorbecke, 1987, pp. 45-61.
Il controllo imperiale del castello di Gavi, ne Il Barbarossa e i suoi alleati liguri-piemontesi  (Atti del convegno di Gavi, 8 dicembre 1985), Gavi 1987, pp.29-40 (rist. anche in Luoghi di strada nel medioevo fra il Po, il mare e le Alpi occidentali, a cura di G. Sergi, Torino 1996, pp.93-102).
La città comunale, in Modelli di città. Strutture e funzioni politiche, a cura di P. Rossi, Torino, Einaudi, 1987, pp. 347-370.
La società cittadina del Regno d`Italia. Formazione e sviluppo delle caratteristiche urbane nei secoli XI e XII,  Torino, Deputazione sub. di storia patria, 1987.
L`aristocrazia: ricambi e convergenze ai vertici della scala sociale, ne La Storia, I, Il Medioevo, a cura di N. Tranfaglia e M. Firpo, Torino, UTET, 1987, pp. 145-175.
Introduzione, ne L`evoluzione delle città italiane nell`XI secolo (Atti della Sett. di studi di Trento, 8-12 settembre 1986), a cura di J.Jarnut e R.Bordone, Bologna, Il Mulino, 1988, pp. 15-24.
Memoria del tempo negli abitanti dei comuni italiani all`età del Barbarossa, ne Il tempo vissuto: percezione, impiego, rappresentazione (Atti del seminario di Gargnano, 9-11 settembre 1985), Milano, Cappelli, 1988, pp. 47-62.
Equilibri politici e interessi familiari nello sviluppo dei monasteri urbani del Piemonte, in Dal Piemonte all`Europa. Esperienze monastiche nelle società medievali (Atti del Congresso storico subalpino, Torino 27-29 maggio 1985), Torino, Dep. subalp. di stori patria, 1988, pp. 229-248.
Le élites cittadine nell`Italia comunale, in "Mélanges de l`Ecole française de Rome", 100 (1988), pp. 47-53.
Le città italiane e l`impero nell`XI secolo. Spunti per una riflessione, in Cultura e società nell`Italia medievale. Studi per Paolo Brezzi,  Roma 1988, pp. 131-147.
Affermazione personale e sviluppi dinastici del gruppo parentale aleramico: il marchese Bonifacio "del Vasto", in Formazione e strutture dei ceti dominanti nel medioevo (Atti del I convegno di Pisa: 10-11 maggio 1983), Roma 1988, pp. 29-44.
Il castello di Belotto: processi di trasformazione del territorio del comune di Asti nel basso medioevo, in "Rivista di storia arte archeologia per le prov. di Alessandria e Asti", XCVI-XCVII (1988), pp. 47-89.
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Fonti relative alle fabbriche medievali: riferimenti e metodologia di analisi, ne Il restauro architettonico per le grandi fabbriche, a cura di C. Bartolozzi e M.G. Cerri, Torino 1989, pp. 91-98.
Asti capitale provinciale e il retaggio di uno "stato" medievale, in "Società e storia", 12 (1989), 44, pp. 283-302.
Medievismo romantico e neomedievismo nell`immaginario moderno e contemporaneo: il castello da Walpole a Hearst, ne Il medioevo: specchio ed alibi, a cura di E. Menestò, Ascoli Piceno 1989, pp. 81-104.
La figura di Niccola Gabiani nel contesto culturale e amministrativo della città, in Fascismo di provincia: il caso di Asti. Atti del Convegno storico (Asti 18-19 novembre 1988), Cuneo 1990, pp. 131-143.
Prospettive di ricerca e di metodo per una storia del territorio, in "Alba Pompeia", XI (1990), pp. 65-68.
L`amministrazione del regno d`Italia, in "Bullettino dell`Istituto Storico Italiano per il Medio Evo", 96 (1990), pp. 133-156.
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La codificazione dell`eclettismo alla fine dell`Ottocento, in Milano fin de siècle e il caso Bagatti Valsecchi. Memoria e progetto per la metropoli italiana, a cura di R. Pavoni e C. Mozzarelli, Milano, Guerini, 1991, pp. 191-199.
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Medioevo alla sabauda. Carlo Alberto e il sogno del Medioevo, in "Quaderni medievali", 33 (1992), pp. 78-96.
Castelli e pennoni nelle miniature del "Codex Astensis": alla ricerca di un sistema iconografico medievale, in Bianca Lancia d`Agliano fra il Piemonte e il Regno di Sicilia. Atti del convegno (Asti-Agliano, 28/29 aprile 1990), a cura di R. Bordone, Alessandria, Ed. dell`Orso, 1992, pp. 235-242.
L`influenza culturale e istituzionale nel regno d`Italia, in Friedrich Barbarossa. Handlungsspielräume und Wirkungsweisen des staufischen Kaisers, Sigmaringen  1992, pp. 147-168.
L`immaginario neomedievale nelle vedute dell`«Album delle Castella« di Enrico Gonin, in Architettura castellana: storia, tutela, riuso. Atti delle giornate di studio, Carrù 31 maggio-1 giugno 1991, Carrù 1992, pp. 97-103.
Il tramonto comunale in Piemonte nella testimonianza dei cronisti astigiani, in "Società e Storia", 15 (1992), 55, pp. 1-27.
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Progetti nobiliari del ceto dirigente del comune di Asti al tramonto, in "Bollettino storico bibliografico subalpino", XC (1992), pp. 437-494 (rist. anche in Progetti e dinamiche nella società comunale italiana, a cura di R. Bordone e G. Sergi, Napoli, Ligori-GISEM, 1995, pp. 279-326).
Un tentativo di "principato ecclesiastico" fra Tanaro e Stura. Le trasformazioni bassomedievali del comitato di Bredulo, ne Le strutture del territorio fra Piemonte e Liguria dal X al XVIII secolo, Cuneo 1992, pp. 121-140.
Il "gabinetto gotico" di Palazzo de Larderel: un episodio della storia del gusto , in Palazzo de Larderel a Livorno, Milano 1993, pp. 187-199.
Lo specchio di Shalott. L`invenzione del medioevo nella cultura dell`Ottocento, Napoli, Liguori,  1993.
(con L. CASTELLANI), "Migrazioni" di uomini d`affari nella seconda metà del Duecento. Il caso dei Lombardi di Asti, in   Demografia e società nell`Italia medievale (sec. IX-XIV). Atti del Convegno, Cuneo-Carrù, 28/30 aprile 1994, a cura di R. Comba e I. Naso, Cuneo 1994, pp. 455-473.
L`uomo del banco dei pegni. "Lombardi" e mercato del denaro nell`Europa medievale, Torino, Scriptorium, 1994 (ried. Asti, Centro studi sui Lombardi, 2003).
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Le origini del comune di Genova, in Comuni e memoria storica. Alle origini del Comune di Genova, Atti del Convegno di studi Genova 24-26 settembre 2001, Genova 2002 ("Atti della Società Ligure di storia patria, n.s., XLII - CXVI -, f. 1), pp. 237-259.
Conclusioni, in Miti e segni del medioevo nella città e nel territorio. Dal mito bolognese di re Enzo ai castelli neomedievali in Emilia Romagna, a cura di M. Giuseppina Muzzarelli, Bologna, Clueb, 2003, pp. 215-220.
Il mondo animale nell`onomastica e nell`araldica  dell`Astigiano medievale, in Bestie, santi, divinità. Maschere animali dell`Europa tradizionale, a cura di P. Grimaldi, Torino, Museo della Montagna, 2003, pp. 145-158.
I poteri di tipo comitale dei vescovi nei secoli X-XII, in Formazione e strutture dei ceti dominanti nel medioevo: marchesi conti e visconti nel Regno italico (secc. IX-XII), Atti del terzo convegno di Pisa: 18-20 marzo 1999, Roma 2003 (Nuovi studi storici, 56), pp. 103-122.
Medioevo ideale e medioevo reale nella cultura europea della prima metà del Novecento, in Medioevo ideale e medioevo reale nella  cultura urbana. Antonio Avena e la Verona del primo Novecento, a cura di P. Marini, Verona 2003, pp. 53-61.
Il “Codex  Astensis” e l`organizzazione del territorio, in "Libri iurium" e organizzazione del territorio in Piemonte (secoli XIII-XVI), a cura di P. Grillo e F. Panero = “Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo”, 123 (2003), pp. 79-92.
Origini e composizione sociale del comune di Acqui, ne Il tempo di San Guido vescovo e signore di Acqui, a cura di G. Sergi e G. Carità, Acqui 2003, pp. 79-92.
Lombardi come “usurai manifesti”: un mito storiografico?, in “Società e storia”, 26 (2003), 100-101, pp. 255-272.
Prime attestazioni della presenza degli Ordini Mendicanti nei comuni di Asti e di Vercelli, in “Bollettino storico bibliografico subalpino”, CI (2003), pp. 515-533.
Gli statuti di Asti fra sopravvivenza comunale e sottomissione principesca, in Signori, regimi signorili e statuti nel tardo Medioevo, VII Convegno del Comitato Italiano per gli studi e le edizioni delle fonti normative (Ferrara, 5-7 ottobre 2000), a cura di R. Dondarini, G.M. Varanini, M. Venticelli, Bologna, Pàtron,  2004, pp. 75-82.
Il castello di Pollenzo. Il sogno del Medioevo per un re romantico, in Romani e barbari. Incontro e scontro di culture, a cura di S. Giorcelli Bersani, Torino 2004, pp. 243-251.
"Sub imperio abbatisse". Il monastero di Sant`Anastasio fra dipendenza vescovile ed esercizio di poteri signorili   (secoli XI e XII), in Sant’Anastasio dalla cripta al museo, Atti del Convegno di studi storici, archeologici e storico-artistici (Asti, 15-16 maggio 1999), a cura di D. Gnetti-G.P. Silicani, Asti, Gruppo Ricerche Astigiane/Comune di Asti, 2004, pp. 51-60.
(con G. CASTELNUOVO e G.M. VARANINI), Le aristocrazie dai signori rurali al patriziato, Roma-Bari, Laterza,  2004.
Spunti per una storia del paesaggio astigiano di antico regime con particolare riguardo al nord-ovest, in “Quaderni di Muscandia”, (2004), pp. 70-81.
Editoria tra `800 e `900. Fumetto, in Arti e storia nel Medioevo, a cura di E. Castelnuovo e G. Sergi, IV, Il Medioevo al passato e al presente, Torino, Einaudi, 2004, pp. 711-735.
Tra credito e usura: il caso dei “lombardi” e la loro collocazione nel panaroma economico dell’Europa medievale, in Politiche del credito. Investimento consumo solidarietà, Atti del Congresso Internazionale (Asti, 20-22 marzo 2003), a cura di G. Boschiero-B. Molina, Asti, Centro studi sui Lombardi, 2004, pp. 141-161.
Il riordino politico del territorio comunale di Asti:  le villenove duecentesche, in  “Bollettino storico bibliografico subalpino”, CII (2004), pp. 413-441.
I Lombardi in Europa nel medioevo, a cura di R. Bordone e F. Spinelli, Milano, Franco Angeli, 2005.
Spunti per una storia dell’alimentazione a Vercelli nel medieovo alla luce dei più recenti ritrovamenti archeologici, ne Il misero cibo. Vescovi e carità a Vercelli tra medioevo e rinascimento, a cura di G. Pantò, Torino, Soprintendenza per i beni archeologici del Piemonte, 2005, pp. 145-162.
Acque e mulini in Valtriversa tra medioevo ed eta’ moderna, in Acque e mulini nel Piemonte di antico regime, a cura di R. Bordone e R. Gendre, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2005, pp. 27-45.
Il romito del Cenisio, i Longobardi  e Carlo Magno alla Chiusa: spunti romantici di un itinerario in Valle di Susa, ne I Longobardi e le Alpi, Atti della giornata di studio “Clusae Longobardorum, i Longobardi e le Alpi”, Chiusa di San Michele, 6 marzo 2004, Susa, Segusium, 2005, pp. 67-84.
Mangiare al castello. Fonti scritte e fonti archeologiche sull’alimentazione al castello di Moncalieri tra medioevo ed eta’ moderna. Prime considerazioni, ne Il sapere dei sapori. Cuochi e banchetti nel castello di Moncalieri, a cura di G. Pantò, Torino, Soprintendenza per i beni archeologici del Piemonte 2005, pp. 41-67.
La fondazione di  Villanova, in Villanova d’Asti.  Città storica da conservare, a cura di C. Bartolozzi e F. Novelli, Torino, CELID, 2005, pp. 15-27.
Dalla carità al credito.  Ricchezza e povert�� ad Asti dal medioevo all’Ottocento, a cura di R. Bordone, Asti, Cassa di Risparmio di Asti,  2005.
Gualino e la stagione neo-medievalistica, in “Annali del Centro Pannunzio”, XXXVI (2005/2006), pp. 327-335.
La provincia di Asti: possibile identità “astigiana”?, in Tra sviluppo e marginalità. L’Astigiano dall’Unità agli anni Ottanta del Novecento, a cura di  R. Bordone, N. Fasano, M. Forno, D. Gnetti, M. Renosio, Asti, ISRAT, 2006, pp. 11-26.
Nuove  prospettive   di ricerca  sulla storia urbana medievale, in Città e vita cittadina nei paesi dell`area mediterranea. Secoli XI-XV, a cura di B. Saitta, Roma, Viella, 2006, pp. 67-79.
Carlo Nicco “adornatore” delle Cronache dell’assedio di Torino, in  A. VIRIGLIO, Cronache dell’assedio di Torino 1706, ripr. anast., Torino 2006, pp. xix-xxiv.
Il mito, in Carlo Magno e le Alpi. Viaggio al centro del Medioevo, a cura di F. Crivello e C. Segre Montel, Milano, Skira, 2006, pp. 35-39 e 161.
(con D. GNETTI), Cortesia, corti, cortigiani: Asti all’autunno del medioevo, in L’affermarsi della corte sabauda. Dinastie, poteri, élites in Piemonte e Savoia fra tardo medioevo e prima età moderna, a cura di P.Bianchi e L.C. Gentile, Torino, Zamorani,  2006, pp. 193-216.
Sopravvivenza medievale e innovazione nella cucina piemontese tradizionale, ne La cucina medievale tra lontananza e riproducibilità, a cura di B.Garofani e U. Gherner, Torino, Musei Civici, 2006, pp. 66-8.
Chiese di villaggio nel paesaggio medioevale astigiano, ne Il paesaggio del Romanico Astigiano, a cura di F. Garetto e M. Devecchi, Asti, Cassa di Risparmio di Asti, 2006, pp. 12-18.
“Promiscuità territoriale” e delimitazione del confine in Piemonte. Il caso di Piovà Massaia e Cerreto d’Asti, in Distinguere, separare, condividere. Confini nelle campagne dell’Italia medievale, a cura di Paola Guglielmotti, "Reti Medievali - Rivista ", VII, 2006, 1
Un principato difficile: il marchesato di Monferrato tra comunità soggette e fedeltà personali, in  Cartografia del Monferrato. Geografia, spazi interni e confini in un piccolo Stato italiano tra Medioevo e Ottocento, a cura di B.A. Raviola, Milano, Franco Angeli, 2007, pp. 75-88.
Olio e vino nell’alimentazione italiana dell’alto medioevo,  in Olio e vino nell’Alto Medioevo, Spoleto, CISAM, 2007 (Settimane di Studio della Fondazione Centro Italiano di studi sull’Alto Medioevo, LIV), pp. 497-537.
Genesi e ragioni di un progetto, ne Lo spazio politico locale in età medievale, moderna e contemporanea, Atti del Convegno internazionale di studi (Alessandria, 2-27 novembre 2004), a cura di R. Bordone, P. Guglielmotti, S. Lombardini, A. Torre, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2007, pp. 399-402.
(Con P. GUGLIELMOTTI, S. LOMBARDINI e A. TORRE), Lo spazio politico locale in età medievale, moderna e contemporanea e Lo schedario storico-territoriale dei comuni piemontesi: problemi di metodo e lettura delle fonti, in Lo spazio politico locale in età medievale, moderna e contemporanea. Pratiche di ricerca, problemi di metodo, esperienze di gestione. Atti del convegno internazionale di studi, Alessandria 26-27 novembre 2004, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2007, pp. 9-47 e pp. 283-293.
Bianca Lancia di Agliano e i suoi parenti, in “Tabulae del Centro studi federiciani”, XIX (2007), pp. 87-119.
Moasca nel medioevo. Le singolari vicende di un castello di confine, in Moasca  tra Medioevo e Ottocento, Moasca, Comune di Moasca, 2007, pp. 21-41.
Cavalleria e romanticismo, ne La civiltà cavalleresca e l’Europa. Ripensare la storia della cavalleria, a cura di F. Cardini e I. Gagliardi, Atti del I Convegno internazionale di studi, San Gimignano, 3-4 giugno 2006, Pisa/S. Gimignano, Pacini/Comune di S. Gimignano, 2007, pp. 243-256.
Carlo Magno dopo Carlo Magno. La fortuna alpina di un mito, in Carlo Magno e le Alpi, Atti del XVIII Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo  (Susa-Novalesa, 19-21 ottobre 2006), Spoleto, CISAM, 2007, pp. 413-439.
Colline e castelli, campi e vigneti nell’iconografia dell’Astigiano fra il Basso Medioevo e la prima Età Moderna, ne Il paesaggio dipinto. Astigiano, Monferrato e Langhe, a cura di Osservatorio del Paesaggio-O. Coffano, Asti, Cassa di Risparmio di Asti, 2007, pp.  59-71.
“Per lancia e spada a ogni sangue, su campo franco”. Tradizione e storicità nell’ Ettore Fieramosca di Blasetti, in Ettore Fieramosca. Segreti e passioni secondo Blasetti, a cura di F.Prono e E.Nicosia, Torino 2007 (I quaderni degli archivi, 4), pp. 37-42.
I confini della comunità. Incertezza territoriale e assetto insediativo tra medioevo ed età moderna in Piemonte, in Città e territori nell’Italia del Medioevo. Studi in onore di Gabriella Rossetti, a cura di G.Chittolini, G. Petti Balbi, G. Vitolo, Napoli, GISEM-Liguori, 2007, pp. 55-73.
Carlo Giambattista Cacherano Malabaila d’Osasco. Un aristocratico muratoriano alle origini della storiografia astigiana moderna, ne “Il Platano”, XXXII (2007), pp. 82-94.
Cinema e medioevo, in Lezioni sul Medioevo, a cura di D. Romagnoli, Guastalla, Comune di Guastalla, 2007, pp. 79-84.
Postfazione, in Neomedievalismi. Recuperi, evocazioni, invenzioni nelle città dell’Emilia-Romagna, a cura di M.G. Muzzarelli, Bologna, CLUEB, 2007, pp. 287-296.
Un`effimera ‘villanova’ duecentesca. Nascita e decadenza della prima Villafranca d`Asti nel riordino del territorio politico astigiano, in “Bollettino storico-bibliografico subalpino”, CV (2007), pp. 393-458.
Una Lobby finanziaria internazionale?, introduzione a Dal banco di pegno all’alta finanza. Lombardi e mercanti-banchieri fra Paesi Bassi e Inghilterra nel Trecento, a cura di R. Bordone, Asti, Centro studi sui Lombardi, sul credito e sulla banca, 2007 (= “Quaderni/Cahiers del Centro Studi sui Lombardi, sul credito e sulla banca”, II), pp. 9-25.
Rapport de synthèse: Les mémoires dwa villes, in Villes de Flandre et d’Italie (XIIIe-XVIe siècle). Les enseignements d’une comparaison, ed. E. Crouzet-Pavan/E. Lecuppre-Desjardin, Tournhout, Brepols, 2008, pp. 165-172.
La  nobiltà e l’Impero nello sviluppo del  pensiero dantesco, in Gerione - Incroci danteschi. Dante e la storia medievale, Milano, Unicopli, 2008, pp. 49-84.
“Asta facta est quasi nova”. Il rinnovamento edilizio di fine Duecento e i “benefattori” della nuova Cattedrale gotica, in Ricami di pietra. Una scultura medievale del museo lapidario di Asti, Asti, Rotary Club Asti, 2008, pp. 31-46.
“Hic me aportavit Bonefacius Rotarius civis Astensis”. Bonifacio Roero tra il Piemonte e le Fiandre, in Rocciamelone. Il gigante di pietra, a cura di A. Zonato, Susa, Centro Culturale Diocesano, 2008, pp. 37-60.
I Roero in Europa, in Piemonte e in valle di Susa, in Alpi da scoprire. Arte, paesaggio, architettura per progettare il futuro, a cura di A.De Rossi, G. Sergi, A. Zonato, Borgone Susa, Edizioni del Graffio, 2008, p. 49.
“Une tres noble jouste”, in TOMMASO III DI SALUZZO, Il Libro del Cavaliere Errante (BnF ms. fr. 12559), a cura di M. Piccat, Boves, Araba Fenice, 2008, pp. 27-35.
Un paesaggio da mangiare. Incidenza degli usi alimentari sulla formazione storica del pasaggio dell’ Astigiano, ne Il paesaggio astigiano. Identità, valori, prospettive, a cura di M. Devecchi e M. Volpiano, Asti, Cassa di Risparmio di Asti, 2008, pp. 61-73.
Una “villanova” di frontiera fra Asti e il Monferrato, in Castell’Alfero. Otto secoli di arte e storia, Castell’Alfero, Comune, 2008, pp. 23-43.
«La forest de longue actente ». Maria di Clevès, duchessa d’Orléans e signora di Asti (1465-1482), ne “Il Platano”, XXXIII (2008), pp. 201-223.
La battaglia  di  Cossano  (24 Marzo 1274), in Trasformazioni di una comunità di Langa. Cossano Belbo, a cura di R. Grimaldi, Canelli, Fabiano Editore, 2008, pp. 75-88.
La medievalizzazione del tempo festivo, ne Il Teatro della Vita. Le feste tradizionali in Piemonte , a cura di L. Nattino-P. Grimaldi, Torino, Omega Edizioni, 2008, pp. 97-106.
Il tempo e il denaro, in Tempus mundi umbra aevi. Tempo e cultura del tempo tra medioevo e età moderna, a cura di G. Archetti e A. Baronio, Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, 2008, pp. 339-346.
Trasformazioni della geografia del potere tra Piemonte e Liguria nel basso medioevo, in "Bollettino storico-bibliografico subalpino", CVI (2008), pp. 445-463.
1500 anni di invasioni e dominazioni straniere. Dai territori costruiti dai comuni al 1861, ne La cultura italiana, diretta da L.L. Cavalli Sforza, I, Terra e popoli, a cura di L.L. Cavalli Sforza e A. Piazza, Torino, UTET, 2009, pp. 426-433.
(con G. SERGI), Dieci secoli di medioevo, Torino, Einaudi, 2009.
The Lady of Shalott. Di telai e di tele, di amore e di morte nel medioevo vittoriano, ne Dal mito alla contemporaneità. Tessere la vita. Telai e arte della tessitura a 360o. Per un percorso interattivo interdisciplinare, a cura di C. Gutermann, M.G. Imarisio, D. Surace, Moncalieri 2009, pp. 160-166.
L`attivita` tessile nel medioevo, ibidem,pp. 27-30.
Caratteristiche sociali  e attività economiche  del primo gruppo dirigente comunale, in Storia di Fossano e del suo territorio , I, Dalla preistoria al Trecento, a cura di R. Comba, R. Bordone, R. Rao, Fossano, Co.re Editrice, 2009, pp. 134-149.
"Ius primae noctis" alle origini di Fossano?, ibidem, pp. 175-178.
Commenda di Santa Maria del Salice, ibidem, pp. 214-217.
I cavalieri  di San Giovanni dalle origini a Malta, in Cavalieri. Dai Templari a Napoleone. Storie di crociati, soldati, cortigiani, a cura di A. Barbero e A. Merlotti, Milano, Electa, 2009, pp. 91-103.
Le pretese di Bonifacio, in Bonifacio di Monferrato e il Comune di Asti. Scontri e confronti alla fine del secolo XII, a cura di E.C. Pia, Asti, Comune di Asti, 2009 (Atti della Tavola Rotonda, Asti, 6 ottobre 2007), pp. 35-51.
Attività e presenza territoriale dell`Ordine Gerosolimitano in Piemonte, in Cavalieri di San Giovanni in Liguria e nell`Italia settentrionale. Quadri regionali, uomini e documenti, a cura di J. Costa Restagno, Genova-Albenga, Istituto intern, di Studi Liguri, 2009 (Atti del Convegno, Genova, 30 settembre-2 ottobre 2004), pp.313-330.
La difficile attribuzione del santo Patrono: il caso di Villafranca d`Asti, ne “Il Platano”, XXXIV (2009), pp. 106-131.
The survival of medieval knighthood over the centuries: a journey through the culture and taste of the Occident in reverse, in"Imago Temporis Medium Aevum", 3 (2009), pp. 293-309.
Suggestioni neomedievali alla Mandria. Rosa Vercellana e il Castello dei Laghi, in "Bollettino storico bibliografico subalpino", CVIII (2010), pp. 143-155.
Chieri nel medioevo: insediamento e organizzazione politica, in  Archeologia a Chieri. Da Carreum Potentia al Comune bassomedievale, a cura di G. Pantò, Torino, Soprintendenza per i beni archeologici del Piemonte, 2010, pp. 33-37.
http://win.cittafutura.al.it/web/_pages/detail.aspx?GID=32&DOCID=5457
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iltrombadore · 4 years
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Pasolini, la poesia e la critica, tra figuratività e figurazione
(Tanti anni fa curai, per incitamento della cara amica Laura Betti, una esposizione di foto, disegni ed altri materiali visivi e scritti che illustravano la vocazione “figurativa” di Pier Paolo Pasolini a partire dalla poesia, passando per la pittura, la letteratura e il cinema (”Pier Paolo Pasolini. Figuratività e Figurazione”.Roma, Palazzo delle Esposizioni, 29 Febbraio-23 Marzo 1992). Di quella bella mostra ho recuperato il catalogo dalla quale estraggo la mia presentazione che, mi pare, non abbia perso lo smalto, col tempo che passa...)
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FIGURATIVITA’ E FIGURAZIONE
di Duccio Trombadori
Tra poesia e critica la vita e l’opera di Pier Paolo Pasolini passa e si giustifica lungo un doppio binario, uno sguardo duplice sulle cose del mondo, complementare e quasi indistricabile.
In questo senso le armi della poesia sono anche quelle del pensiero: e segnalano una ininterrotta tensione sperimentale (come dimenticare l’esperienza di riviste come ‘Officina’?) verso quella “strada d’amore”  fisico e intellettuale cui il poeta si terrà fedele fino alla fine dei suoi giorni.
Letterato, militane, o critico militante?
L’anima di Pasolini si esprime sempre oscillando tra i due poli, ‘trasumanar e organizzar’, che tracciano il limite di una umanità sofferta o a caro prezzo acquisita.
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Il dolore, qui, non solo è conosciuto, ma perseguito: a guisa di una irredimibile posizione di vita che intende tenere unite e separate “passione” e “ideologia”.
Ecco allora un altro sdoppiamento che traccia netta la linea di demarcazione di chi guarda con meraviglia, e di chi osserva analizzando; ed è il profilo di un originale modo di essere moderno, nell’Italia dei letterati e degli ideologi.
Lo sguardo incantato e programmatico , l’occhio che indaga spietato nel corpo dell’esistenza poetica, impone al registro letterario un additivo, di tipo civile, pur sempre inappagato; come inappagata o disattesa risulta quella “strada d’amore” così convulsamente perseguita che lo avrebbe sempre fatto essere, scriveva, “col sentimento al punto in cui il mondo si rinnova”.
L’idea di una passione figurativa come punto di intersezione di estetica e morale è legata al poeta che organizza “per verba” e “cum figuris”: ciò che comporta ovviamente il passaggio dalla figura decadente di chi cerca al modo vecchio una risposta nello stile, alla scelta di chi cerca uno stile nella risposta e nella polemica civile, appunto.
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La figuratività come criterio poetico è l’altra faccia del modo d’essere, comunista antimoderno, dell’intellettuale: così l’elogio dell’”impuro realismo” rivissuto quasi mitologicamente, diventerà movente di una espressività figurativa, o di una “figurazione” ben più densa e ricca perché ricercata con i mezzi del cinema: “lingua scritta della realtà”, diceva, e al tempo stesso alta definizione simbolica di questa.
Forse l’arte era ancora per lui un principio-speranza e anche il fondo impolitico di una acuta esigenza vitale: il realismo, certo; e unito ad esso, una inconfessata vocazione alla ascesi, alla liberazione religiosa.
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I corpi nella figurazione pasoliniana sono la cifra della esistenza e del suo limite infame: l’amore, la fame, la sottomissione, la solitudine, il supplizio, appaiono nelle sue immagini e versioni poetiche, come esperienze-limite, forzature di una insopprimibile quanto disperata vitalità.
Solo, oltre i corpi, parlano per noi i volti: queste ricorrenti movenze dello sguardo, tra ingenuo e malandrino, che simboleggiano la tragedia della coscienza o, se si vuole, dell’anima prigioniera.
Non l’eccesso razionalistico, salva l’uomo; ma il suo sguardo implorante, sembrano dirci le immagini fissate dall’obbiettivo, o in movimento, per la macchina da ripresa.
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Alla ricerca dei volti, dunque, nel vuoto dell’uomo ‘scomparso’, come direbbe Foucault. Alla ricerca della innocenza, con passione quasi ereticale, però (“Quoniam non cognovi litteraturam introibo in potentias Domini…”): come ci dicono testi figurali, quali le scene di “Salò” o delle “Mille e una notte”, o del becero “Accattone”.
Qui il povero, il semplice di Pasolini, ti guarda con un riso di “timido scetticismo, o rinuncia a chi lo tenti…perché nel suo cuore non c’è posto per altro sentimento che la religione”.
Qui lo sguardo duplice, del Pasolini critico che analizza e giudica il Pasolini poeta, si commenta da solo.
Ma anche nel saluto e augurio conclusivo (“…Odia quelli che vogliono svegliarsi e dimenticarsi delle Pasque…”) rivolto alla eterna, anche se nuova, gioventù, torna il motivo di un lontano punto di partenza: quella “strada d’amore” tra passione e ideologia, ragioni ultime di una esistenza vissuta con le armi della poesia e della figuratività.
Duccio Trombadori
***
I SEGNI DELL’ANIMA
Che modo strano di dipingere, aveva. Un fare quasi sciatto che contrasta con la pulizia dello sguardo cinematografico, a volte in modo perentorio, esclusivo.
Negli acquarelli, nei disegni di gioventù, prevale la macchia diluita, una carica gestuale che insiste sulla espressività e sull’esile contorno di figure colte d’impressione, con tinte bluastre, fondi verde, e rapide sortite di vivido bianco, o rossastri incupiti.
Fedele alla regola purovisibilista per cui “vedere è soprattutto un interpretare”, Pasolini pittore resta legato all’appunto visivo e in qualche modo geloso di una percezione quasi ingenua della linea e della forma.
La “iniziale passione pittorica” di cui parlava a proposito dei suoi lavori cinematografici è utile a fissare l’attenzione su di un clima culturale, quello che reagì -con torti e ragioni- alle virtù rapprese in letterarietà del nostro Novecento.
E così scriveva:”...accanto al mio Zigaina, vorrei un bel Morandi, un Mafai del ‘40, un De Pisis, un piccolo Rosai, un gran Guttuso...”. Ecco la pinacoteca ideale di Pasolini: ce n’è abbastanza per collocare il gusto del poeta in quel preciso crinale espressivo che vede la pittura italiana, tra il ‘30e il ‘40, passare dalla levigatezza tonale oppure neoprimitiva, alle accensioni fantastiche ed espressioniste di quel pronunciato “bisogno di realtà” che anticipava la tensione artistica del secondo dopoguerra: nel mito e nella speranza di un mondo che si voleva “post-borghese”.
Così, come fogli ingialliti dal tempo, le carte dipinte e i disegni appena accennati custodiscono i più gelosi segreti di un “livre de chevet” : non diario in pubblico, ma esercizio erotico-pedagogico nel preservare il mito di quella eterna gioventù che sempre inseguiva, come l’alba perduta di una “renovatio” morta ancor prima di nascere.
Senti, tra quelle immagini forti e pure non pienamente formate e distinte, la eco fresca e pulita dei giorni di Casarsa, l’aleggiare delle “belle bandiere” e del dialetto purificatore dei semplici e degli esclusi. Qui, tra le sue immagini il poeta immergeva se stesso e non cresceva con la Storia : come le calde sensualità, ivi appena accennate, perseguivano quella atmosfera “statu nascenti”, di aurora intramontabile in cui si racchiude, forse, il più esile e intimo mistero di un ‘anima.
Duccio Trombadori
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carmenvicinanza · 3 years
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Grazia Deledda
https://www.unadonnalgiorno.it/grazia-deledda/
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Io non sogno la gloria per un sentimento di vanità e di egoismo, ma perché amo intensamente il mio paese, e sogno di poter un giorno irradiare con un mite raggio le fosche ombrie dei nostri boschi, di poter un giorno narrare, intesa, la vita e le passioni del mio popolo, così diverso dagli altri così vilipeso e dimenticato e perciò più misero nella sua fiera e primitiva ignoranza.
Avrò tra poco vent’anni, a trenta voglio avere raggiunto il mio sogno radioso quale è quello di creare da me sola una letteratura completamente ed esclusivamente sarda.
Sono piccina piccina, sa, sono piccola anche in confronto delle donne sarde che sono piccolissime, ma sono ardita e coraggiosa come un gigante e non temo le battaglie intellettuali.
Grazia Deledda è stata una delle più importanti scrittrici italiane del Novecento e prima donna italiana a vincere il premio Nobel nel 1926.
Scrittrice intensa e feconda, esponente di Verismo e  Decadentismo, interpretati alla sua maniera, ha scritto le storie della sua terra, la Sardegna.
Nata a Nuoro il 28 settembre 1871, era quinta di sette tra figli e figlie di una famiglia benestante che dopo la madre del padre ebbe notevoli difficoltà economiche. Dopo aver frequentato le scuole fino alla quarta elementare, Grazia Deledda proseguì gli studi con un precettore e da autodidatta, perché, al tempo, alle ragazze non era consentito frequentare le scuole superiori.
Cresciuta in una casa molto religiosa e conservatrice, la sua giovinezza fu segnata da una serie di dolorose tragedie familiari.
Ha imparato a parlare l’italiano verso i 20 anni, prima si esprimeva soltanto nella lingua sarda, e nonostante fosse osteggiata dalla famiglia, ha cominciato a scrivere sin da adolescente. Pubblicò la sua prima novella nel 1886, a quindici anni, su un giornale nuorese. Due anni dopo  già collaborava con varie altri giornali e riviste, prima sarde e poi romane.
Il suo primo libro fu Anime oneste, del 1895.
Trasferitasi a Cagliari nel 1899, conobbe il mantovano Palmiro Madesani, che sposò pochi mesi più tardi spostandosi a vivere con lui a Roma dove continuò a scrivere e pubblicare romanzi. Ebbero due figli, Franz e Sardus.
Elias Portolu, uscito nel 1903, ottenne subito un buon successo e in pochi anni pubblicò moltissimi libri e opere teatrali, tra cui: Dopo il divorzio, Cenere, L’edera e Canne al vento.
Il suo successo fu tale che il marito si licenziò dal lavoro come funzionario al Ministero delle Finanze per diventare  il suo agente.
Il verismo della sua narrativa, i toni cupi e l’ansia di liberazione delle sue opere, le storie di passioni primitive che ha raccontato nei suoi romanzi fecero breccia nella critica, anche all’estero, soprattutto tra gli scrittori russi.
Nel 1927, venne insignita del Premio Nobel per la Letteratura “per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano”.
Il Nobel di Grazie Deledda fu tecnicamente quello del 1926, che la commissione aveva deciso di trattenere per un anno non avendo trovato un candidato adatto a riceverlo.
In 40 anni di carriera la scrittrice ha pubblicato 56 opere tradotte in molte lingue. È stata anche traduttrice, sua è una versione italiana di Eugénie Grandet di Honoré de Balzac.
Un tumore al seno di cui soffriva da tempo la portò alla morte il 15 agosto del 1936.
In un primo momento venne sepolta nel cimitero del Verano a Roma, ma nel 1959 i suoi familiari traslarono le spoglie nella sua città natale. Da allora sono custodite in un sarcofago di granito nero levigato nella chiesetta della Madonna della Solitudine, ai piedi del monte Ortobene, che tanto aveva decantato in uno dei suoi ultimi lavori.
La sua casa natale, nel centro storico di Nuoro (nel rione Santu Predu), è oggi adibita a museo.
Cosima, quasi Grazia il suo racconto autobiografico rimasto incompiuto, è stato pubblicato postumo con il titolo Cosima.
Per potersi esprimere attraverso la scrittura e dare forma alle sue aspirazioni profonde, Grazia Deledda ha dovuto lottare contro la piccola e chiusa società di Nuoro in cui il destino della donna non poteva oltrepassare il limite di moglie e madre, ma non che negli ambienti contadini o provinciali del resto dell’Italia la situazione femminile fosse migliore.
I suoi temi principali furono l’etica patriarcale del mondo sardo e le sue atmosfere fatte di affetti intensi e selvaggi.
La sua narrativa si basa su forti vicende d’amore, dolore e morte sulle quali aleggia il senso del peccato, della colpa, e la coscienza di una inevitabile fatalità. Canne al vento, difatti, sono le vite degli esseri umani in preda a forze superiori.
È stata protagonista del travaglio della crisi epocale del mondo patriarcale (contadino e pastorale), incapace ormai di contenere e di promuovere le istanze affioranti nelle nuove generazioni.
Ha fatto esplodere le contraddizioni di una società ormai in declino, senza tradirne la radice identitaria profonda che la distingue da tutte le altre. Cosa che, nei primi anni le procurò non pochi nemici tra gli intellettuali suoi conterranei che non guardavano di buon occhi le sue descrizioni della società sarda che veniva fuori come terra rude, rustica e arretrata. Più recentemente le posizioni sono arretrate riconoscendo nella scrittrice l’alto valore letterario e identitario.
La scrittura di Grazia Deledda è moderna e ben si adattava alla narrazione cinematografica, dai suoi romanzi sono stati tratti diversi film già nei primi anni del XX secolo. Nel 1916, il regista Febo Mari aveva incominciato a girare Cenere con Eleonora Duse, film che non vide compimento a causa della guerra.
In Sardegna e non solo Grazia Deledda è stata omaggiata in tanti modi. Le è stato dedicato un cratere su Venere. L’artista Maria Lai nel 2012 le ha dedicato, a Nuoro, il monumento Omaggio a Grazia Deledda. In tutta la penisola le sono state intitolate tante scuole, parchi letterari, statue e dischi.
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