Capitolo 14
Era quasi l'una quando i due ragazzi fecero ritorno al castello, la serata era
trascorsa in maniera molto piacevole e la giovane infermiera Edith non
vedeva l’ora di raccontare quello che era successo allo zio. Come c'era da
aspettarsi, il medico in quel momento era alle prese con le sue solite
consulenze notturne. La nipote si era affacciò nello studio, scusandosi per
l'eventuale disturbo.
<< Edith ciao, siete tornati vedo. >> disse il medico sorridendo.
<< Zio, hai un momento? So che sarai sicuramente molto impegnato. >> chiese
l'infermiera timorosamente.
<< Edith quante volte te lo devo ripetere, per te non sono mai impegnato. >>
replicò il medico togliendosi le sue cuffie rosa con le orecchiette da gatto. Uscì
momentaneamente dalla piattaforma, intanto la nipote si tratteneva dal
ridere, con quelle peculiari cuffie non lo si poteva proprio prendere sul serio.
<< Non posso ancora crederci che fai consulenza con queste cuffie. >> disse la
ragazza ridacchiando.
<< Beh, le altre si sono rotte dopo anni di onorato servizio, e poi queste sono
fantastiche…il migliore acquisto fatto questa settimana. >> replicò Heinreich.
<< Non ho ancora capito dove le hai comprate, sai? >> domandò Edith.
<< Le ho prese al Tiger di Zurigo quando ci sono andato l'altro giorno con
Hans, dovevi vedere la sua faccia mentre le compravo. >> rispose il medico
trattenendosi dal ridere. Ad un tratto il medico tornò nuovamente serio,
aveva la sensazione che Edith doveva parlargli di qualcosa di importante.
Ormai aveva imparato a riconoscere i segnali, ed era sicuro che quella fosse
una di quelle volte in cui la ragazza aveva bisogno di confidarsi.
<< Dimmi la verità, c'è qualche problema? È successo qualcosa di spiacevole al
pub? >> chiese insistentemente il barone.
<< No no, al pub è andata benone, è solo che sono un po' confusa su cosa
dovrei fare adesso… >> rispose sospirando la ragazza, mostrandogli il profilo
di Ingrid, gli spiegò che non era sicura se fosse o meno il caso di intraprendere
una conversazione. Lo zio pensò per un attimo, e poi replicò: << Beh, secondo
me è meglio vivere con una delusione che con un rimpianto, non potrai mai
sapere cosa sarebbe stato meglio fare se non provi. >>
<< E se dovessi risultare inquietante ad andare a scrivergli così dal nulla..? >>
domandò Edith timorosamente, avendo paura di lasciarle una brutta
impressione. Purtroppo, quando si trattava di interagire con persone che non
conosceva, non riusciva a fare a meno di farsi prendere dall’ansia.
<< Immagino che se Abigail ti ha dato il suo contatto, sicuramente questa
Ingrid si immagina già l'arrivo di un tuo messaggio. >> cercò di rassicurarla
Heinreich.
<< Ma se poi non mi rispondesse mai? >> incalzò la ragazza.
<< Sarebbe sicuramente lei a rimetterci a non conoscerti. >> disse il medico.
Ad ogni preoccupazione di Edith, lui aveva la risposta perfetta; le sue parole
erano finalmente riuscita a darle un briciolo in più di sicurezza, anche se non
era ancora del tutto convinta. Dopo aver abbracciato lo zio e averlo
ringraziato, la ragazza fece ritorno nella sua stanza per dormire. Hanna, nel
mentre, si era nascosta per non farsi vedere dalla cugina, doveva continuare a
osservare il padre, sicuramente avrebbe fatto qualcosa di sospettoso.
Purtroppo, le sue convinzioni vennero smentite dai fatti, l'uomo riprese le sue
consulenze su Seven Cups, fino a quando la stanchezza non ebbe la meglio su
di lui. Lo vide recarsi a letto, era ormai palese che quella sera non sarebbe
successo niente, decise quindi che sarebbe stato meglio anche per lei farsi una
sana dormita. Tuttavia, quando si trovava a metà corridoio, un pensiero le
fece cambiare idea in proposito. Quello era esattamente il momento giusto per
dare una sbirciata nello studio del padre, in fondo doveva sicuramente esserci
qualche indizio in più per capire meglio la situazione. Raggiunse quindi
nuovamente lo studio; e iniziò a guardarsi attorno, per poi esaminare ogni
angolo e cassetto possibile, cercando di essere il più silenziosa possibile. Si
faceva luce con la solita torcia, accendere le luci avrebbe potuto catturare
l'attenzione di qualcuno e farla scoprire. Non si era però accorta che Nuvolino
l'aveva seguita, e ad un tratto quel pestifero gatto fece cadere la lampada
presente sopra la scrivania. La ragazza maledì il micio nella sua testa per poi
nascondersi in fretta sotto la scrivania. Fortunatamente era chiusa ai lati,
quindi esternamente era impossibile accorgersi della presenza di Hanna.
Come immaginava, poco dopo il padre giunse a controllare la situazione.
L'uomo scattò immediatamente al rumore e controllò la stanza per cercare di
capire cosa fosse successo. Notò poi la lampada a terra, e Nuvolino che usciva
tranquillo dall'ufficio. Attribuita a lui la colpa di quel fracasso fece ritorno a
letto, avrebbe pensato a mettere a posto il mattino dopo. C'era mancato
davvero poco, pensò Hanna tirando un sospiro di sollievo, aveva rischiato
grosso, ma fortunatamente era riuscita a non farsi beccare. Poteva quindi
proseguire la sua indagine, non poteva arrendersi. Esaminò ogni cassetto
dell'armadietto grigio dove suo padre teneva archiviati i documenti
importanti e la contabilità della clinica. Ad un certo punto, ebbe la sensazione
di aver finalmente trovato qualcosa; prese dal cassetto di mezzo un fascicolo
giallo un po' consumato dal tempo. Sperava che quella fosse la svolta, e che
finalmente dopo tanta ricerca ci fossero stati dei risultati. Aveva ragione,
poiché al suo interno trovò del materiale estremamente importante: erano
appunti degli studi che un tempo il barone aveva fatto per creare la sua
miracolosa cura. Veniva qui spiegato ogni singolo passaggio necessario per la
sua creazione, e in particolare come all'epoca avesse dato ordine al suo
giardiniere di procurargli delle cavie per la sperimentazione. Hanna non ci
mise molto a realizzare che il giardiniere a cui si faceva riferimento era suo
zio Hans, e che era proprio quella la sperimentazione che aveva aiutato a
guarire l'infertilità di sua madre. Di fronte a queste prove schiaccianti, non
poteva evitare di provare emozioni contrastanti. Da un lato era scioccata e
disgustata da quell’operato immorale; d’altro canto, provava quasi un senso di
riconoscenza per tutto l'impegno che aveva messo per metterla al mondo.
Dopotutto, se era arrivato addirittura a sperimentare su persone innocenti,
era scontato che tenesse immensamente a lei. Decise di non riporre il
fascicolo, piuttosto lo portò con sé – il giorno dopo avrebbe affrontato suo
padre sull'argomento. Dopo aver lasciato lo studio, fece finalmente ritorno
nella sua camera da letto, addormentandosi poco dopo.
Il mattino seguente, Klaus fece la sua comparsa in sala per la colazione, e si
accorse subito di Edith seduta al tavolo presa dai suoi pensieri.
<< Oggi non sembri avere il tuo solito spirito solare. >> disse l’infermiere.
<< Oh, ciao Klaus…beh, in effetti sono molto preoccupata. >> rispose la
ragazza.
<< Se vuoi parlarne, io sono qui. >> fece presente lui sedendosi. L’amica si mise
a parlare della sua ansia al pensiero di cominciare il tirocinio al CPS di Zurigo,
ma soprattutto al pensiero delle enormi aspettative che sicuramente lo zio
aveva.
<< Sì, capisco che tu sia spaventata. In fondo è qualcosa di nuovo, ma ricorda
che l'ultima cosa che vorrebbe lo zio è metterti pressione inutilmente. >>
rispose il giovane infermiere cercando di tranquillizzarla.
<< Lo so, non dico che lo faccia di proposito…ma tutta la storia che io debba
mandare avanti la sua eredità inizia a mettermi ansia. >> incalzò Edith con
uno sguardo perso nel vuoto. Klaus sospirò, non poteva certo darle torto, era
grossa responsabilità. Provò comunque a rassicurarla facendole pensare che si
trattava di una circostanza che sicuramente sarebbe avvenuta tra moltissimi
anni.
<< Anche questo lo so…sono consapevole che avrò tutto il tempo per
prepararmi, ma se non fossi all'altezza? >>, disse la giovane titubante, << Poi
non sono ancora riuscita a scrivere a Ingrid… >> aggiunse sospirando
sconsolata.
<< Cosa ti trattiene dal farlo? Secondo Abigail andreste molto d'accordo. >>
domandò Klaus.
<< Lo sai come sono fatta, no? Mi faccio ansia da sola, mi metto a rimuginare
sulle cose e poi mi blocco. >> si lamentò Edith.
<< Sì che ti conosco bene, ma non devi temere, non c'è una data di scadenza,
puoi scriverle quando ti sentirai pronta a farlo. >> rispose l'infermiere
accendano un sorriso. Klaus inoltre le fece presente che in qualunque
momento riteneva necessario del supporto per riuscirci, lui ci sarebbe stato
per lei.
<< Grazie Klaus. >> disse Edith commossa mentre si avvicinò per abbracciarlo.
<< Ma figurati , con tutte le volte che tu lo fai per me! >> replicò il giovane
ricambiando l'abbraccio. Finalmente la giovane infermiera aveva trovato la
giusta motivazione, quindi, decisa, prese il suo cellulare e scrisse un
messaggio a Ingrid. Nel messaggio faceva presente come Abigail le avesse
parlato di lei, ma soprattutto che adorava il suo stile e che come lei, anche
Edith era piuttosto nerd. In seguito si mise a fare colazione, adesso sentiva di
essersi liberata di un peso, poteva finalmente cominciare al meglio quella
giornata.
Intanto Hanna raggiunse il padre nel suo studio, chiuse la porta a chiave e poi
prese dalla borsa il fascicolo incriminante.
<< Non voglio girarci troppo attorno, che cosa significano questi appunti? >>
chiese la giovane sbattendogli davanti il raccoglitore.
<< Beh, sono gli appunti per la creazione della cura, sia mai che io me ne
dimentichi un giorno? >> rispose ironicamente il dottore. La ragazza si irritò
rapidamente alla sua risposta, consapevole del fatto che l'uomo si ostinasse a
mentire come al solito.
<< Non prendermi in giro, ho letto il fascicolo e so degli esperimenti sui
paesani..dovevo aspettarmi che avessi combinato qualcosa per farti odiare
tanto! >> replicò Hanna.
<< Non so davvero di cosa tu stia parlando, ma esigo che tu moderi il tono,
signorina! >> controbatté l'uomo cercando di deviare il discorso.
<< Invece lo sai benissimo! Ho visto il laboratorio, e ho visto come quelle
povere persone sono state ridotte da te e dalla tua mente malata! >> continuò
con insistenza Hanna. La ragazza cominciava a sentirsi mancare l'aria, era
evidente che la situazione le stava creando un attacco di panico. Heireich non
si scompose, e nemmeno davanti allo stato d'ira della giovane figlia perse il
suo portamento e la sua disinvoltura. Avvicinandosi alla figlia le massaggiò
lentamente le spalle, invitandola a calmarsi, per poi versarle un po' d'acqua in
un bicchiere. Hanna non si fidava a bere quell'acqua, fin quando il padre non
fece lo stesso nel suo bicchiere. Se in quell'acqua ci fosse stato qualcosa di
strano, suo padre non avrebbe dovuto bere a sua volta. Continuava a non
essere convinta di quella gentilezza offerta, fin quando non bussarono alla
porta dello studio. Era la signorina Keller, la quale non capiva per quale
motivo la porta fosse chiusa a chiave, quel momento di distrazione permise al
barone di mettere qualche goccia inodore nel bicchiere della figlia. Si trattava
di un siero capace di rendere i ricordi delle persone confusi e sfuocati nelle
loro menti. Poco dopo aver bevuto infatti, la ragazza cominciò a lamentarsi di
sentire uno strano senso di stanchezza, faceva fatica a rimanere vigile. Il
medico finse di essere sorpreso da quella reazione improvvisa, mentre la
giovane da lì a poco perse i sensi accasciandosi con la testa sul fascicolo.
L'uomo ripose il fascicolo giallo al suo posto e la mise a letto, nessuno doveva
sapere di quell’increscioso episodio. Quando Olga chiese cosa fosse accaduto, il
barone disse che semplicemente stavano giocando come al loro solito, ma ad
un tratto Hanna aveva iniziato a non sentirsi bene, incolpando un possibile
principio di influenza. La signorina Keller non era troppo convinta, c'era
qualcosa nei gesti di Heinreich che la faceva pensare che il titolare le stesse
mentendo, ma poi si disse che non c'era motivo per cui il medico avrebbe
dovuto farlo. Hanna sarebbe poi rimasta a dormire per l'intero pomeriggio, e
al suo risveglio non aveva più idea di cosa fosse accaduto. Aveva un forte mal
di testa, e aveva rimosso dalla sua memoria non solo la discussione col padre,
ma anche le sue scoperte riguardanti la cura. Al suo risveglio, il padre era
seduto al suo fianco, le accarezzò il viso, rassicurandola che andava tutto
bene.
<< Mi sento così confusa e stanca…che cosa mi prende? >> domandò timorosa.
<< Hai avuto un attacco di panico, ti sei svegliata di soprassalto. Stavi
scottando, probabilmente ti sta venendo la febbre. >> le spiegò il padre con un
tono pacato, continuando a cercare di tranquillizzarla.
<< Non mi sento affatto bene, papà. >> disse la giovane, rimettendosi sotto le
lenzuola.
<< Non temere, presto starai nuovamente bene, e io sarò sempre qui a
prendermi cura di te. >> rispose il medico accarezzando la mano destra della
ragazza, per poi prendere dal suo camice una boccetta, somministrando
alcune gocce della cura alla figlia.
Alle cinque del mattino seguente Edith e Klaus raggiunsero Olga nel bosco
vicino al castello. Da quel giorno sarebbe cominciato il loro addestramento, e
come la donna aveva anticipato, non sarebbe stato leggero. Mentre la caposala
faceva fare ai due ragazzi un po' di riscaldamento, la giovane Hanna dormiva
ancora serena nel suo letto. Suo padre fece capolino nella sua stanza per
controllare che tutto fosse apposto, e sorrise soddisfatto nel vedere la figlia
dormire serenamente. Sapeva bene che al momento del risveglio, la ragazza
sarebbe stata confusa sui suoi ricordi, questo gli avrebbe permesso di
manipolare la giovane per tenersela buona e calma. Quando si fecero le sei il
medico uscì come a suo solito per andare a correre, sereno di essere riuscito a
sistemare la spiacevole situazione che si era creata con la figlia, ignaro del
fatto che in quel momento Edith e Klaus fossero ad allenarsi anziché nei loro
caldi lettini. I due, nel mentre, avevano terminato il riscaldamento iniziale; e
cominciarono ad apprendere da Olga le basi del combattimento corpo a corpo
in abito di autodifesa personale. Rimasero particolarmente colpiti dalle
tecniche della donna – nonostante anni e anni di pratica, Hans continuava ad
essere una spalla sotto alla donna. Poco prima del ritorno al castello del
barone, i due giovani infermieri avevano già fatto ritorno a casa, e si
trovavano pronti alle loro postazioni di lavoro. Nonostante l'ovvia stanchezza,
avrebbero dovuto comportarsi come nulla fosse.
Al suo risveglio, la giovane Hanna si era presentata in sala per fare colazione,
proprio come il medico aveva immaginato non ricordava nulla di
compromettente. L'unico ricordo indelebile era la conversazione avuta col
nonno, di cui suo padre era allo oscuro, ma che lei cominciava a vedere come
una montagna di accuse infondate al genitore. Ad un tratto, Hanna si rivolse
sorridendo al padre, e gli fece presente la sua intenzione di voler al più presto
cominciare i preparati delle nozze. Heinreich sorrise a sua volta, sorseggiando
soddisfatto il suo latte macchiato. C'era mancato davvero poco, ma
fortunatamente la situazione era tornata nel suo pieno controllo. Per essere
però maggiormente sicuro, decise di far sparire dal suo studio e dal castello
tutto ciò che poteva comprometterlo con Hanna. Sicuro che i preparativi delle
nozze avrebbero tenuto presa la figlia, confidava di poter proseguire le sue
illecite azioni senza doversi preoccupare di altri eventi del genere. Mentre
padre e figlia trascorrevano lietamente la loro colazione, vennero interrotti
dall'arrivo della signorina Keller.
<< Heinreich, mi dispiace disturbare il momento, ma è appena arrivato il
nuovo bibliotecario mandato dal museo di Zurigo. >> disse la donna.
<< Oh finalmente, non vedevo l'ora di conoscerlo! Hanna perdonami, il dovere
mi reclama. >> rispose il barone osservando le due donne e poi abbandonando
la sala. La biblioteca del castello era la più grande al mondo, e conservava al
suo interno 158 milioni di libri in oltre 470 lingue. Da quando aveva iniziato a
conservare documenti importanti riguardo eventi storici e legati alla più
importante famiglia nobiliare prussiana, il museo aveva stabilito che doveva
essere gestita da un emissario inviato da loro stessi. Il precedente incaricato
era recentemente andato in pensione, e finalmente il museo di Zurigo aveva
inviato il nuovo rappresentante. Quando il barone si fece avanti nella grande
sala della biblioteca, ad attenderlo c'era un giovane ragazzo magrolino e di
statura alta. Il medico osservò il ragazzo dai capelli castano chiari e dai grandi
occhiali da vista, quello che subito aveva colpito il barone era lo stile
steampunk del giovane.
<< Finalmente è arrivato il candidato nuovo di zecca, ti do il benvenuto! >>
disse l'uomo porgendo la sua mano.
<< Lieto di essere qui, signore! Sono Caleb Edward Cox. >> rispose il ragazzo
balbettando. Il medico prese subito in simpatia la nuova recluta impacciata,
sicuro che con un po' di tempo sarebbe diventato un buon dipendente.
Nell'immediato il giovane Caleb si mise a catalogare i libri, poco dopo notò un
libro che parlava del famosissimo conte Dracula.
<< Oh, Dracula. Si dice che fosse un grande condottiero e che avesse venduto
la sua anima al diavolo per raggiungere fama e potere. >> disse il giovane
osservando il libro.
<< Errato, non fece ciò per banali ricchezze.. al suo ritorno da una guerra
trovò la sua sposa morta, uccisa da un branco di turchi che egli aveva
precedentemente sconfitto. >> ribatté il medico correggendo il bibliotecario.
<< Poi cosa successe, signore? >> domandò curioso Caleb.
<< Distrutto dalla perdita, il conte rinnegò il suo Dio, e cedette la sua anima
alle tenebre, così da poter avere i mezzi per vendicarsi di chi gli aveva portato
via l'unica ragione della sua vita. >> spiegò il medico distogliendo lo sguardo.
In fondo Heinreich era consapevole che, in un certo senso, era proprio quello
che aveva fatto lui, essere disposto a tutto pur di raggiungere la sua vendetta
sul paese.
<< Vedi mio caro Caleb, nessun uomo nasce mostro, ma spesso è il mondo a
renderci tali. >> incalzò il dottore. Lasciò poi Caleb alla sua mansione,
chiedendosi se potesse o meno stare tranquillo con quel giovane in
circolazione. Nel contempo, Edith si trovava alle sue ordinarie funzioni,
quando si accorse che il suo cellulare aveva emesso il suono di una notifica.
Riconobbe subito che si trattava di una notifica di Instragram, quindi a meno
che Klaus non avesse mandato una delle sue solite meme, doveva per forza
trattarsi di Ingrid. La ragazza prese un respiro e si mise a controllare, per poco
non le prese un colpo quando si rese conto che era proprio un messaggio da
parte della rossa. Edith prese coraggio e lesse cosa la sua risposta. Nel
messaggio Ingrid la ringraziava per i complimenti ricevuti, dicendo che aveva
sentito parlare molto bene di Edith, di quanto fosse una persona genuina e
sensibile, senza togliere il fatto che ad entrambe piaceva moltissimo “Le
bizzarre avventure di Jojo”. Sembrava proprio che la giovane infermiera
avesse fatto una buona impressione; adesso che si sentiva più sicura di sé,
poteva risponderle con più serenità. Decise quindi di partire con la classica
domanda: “Che cosa fai nella vita? Studi o lavori?” Dopotutto, Abigail non
aveva raccontato quasi nulla sulla sua migliore amica, quindi c'era tutto un
mondo nuovo da scoprire. Klaus nel frattempo aveva ricevuto un messaggio
da parte di Abigail, la giovane dai capelli nero corvino gli aveva chiesto di
vedersi quel pomeriggio in paese perché necessitava di parlare con lui
urgentemente. L'infermiere, un po' preoccupato per quella richiesta
tempestiva, le propose di vedersi nella piazza del paese, dove si trovava la
meridiana. Poco dopo raggiunse la portineria, trovando Edith alle prese col
suo cellulare.
<< Ti vedo presa bene, novità? >> le chiese Klaus interessato.
<< Sì, ho iniziato a scrivermi con Ingrid e per il momento mi sto trovando
molto bene. >> rispose Edith sorridendo. Al contrario, Klaus era visibilmente
preoccupato, subito l'infermiera gli chiese cosa ci fosse che non andava.
<< Nulla, sono preoccupato…Abigail mi vuole vedere con urgenza oggi
pomeriggio. >> spiegò titubante l'infermiere. L’amica gli diede un pacca sulla
testa, incoraggiandolo a non preoccuparsi, secondo lei quell'incontro non
predestinava nulla di male. Klaus annuì, sicuramente aveva ragione, si stava
facendo solo delle inutili paranoie. Più tardi, alle cinque in punto, scese in
paese per raggiungere la piazza principale e vedersi con Abigail; il suo cuore
batteva forte, ansioso di scoprire di cosa doveva parlargli con così tanta
urgenza. La ragazza era già arrivata e si era seduta accanto alla fontana ad
aspettarlo.
<< Eccomi, che cosa è successo? Inizio a preoccuparmi sinceramente. >> disse
l'infermiere pallido in viso.
<< Siediti e respira, non è successo nulla di male. Volevo solo discutere della
nostra situazione. >> spiegò la ragazza.
<< Di quale situazione stiamo parlando? >> domandò Klaus confuso.
<< Della nostra, ovvio! Insomma, ormai ci vediamo molto spesso e ci sentiamo
praticamente tutto il giorno…credo sia il momento di fare un passo avanti, se
sei d'accordo. >> gli rispose Abigail, guardandolo negli occhi.
<< Mi stai dicendo che..stiamo tipo per fidanzarci? >> chiese stupefatto Klaus.
<< Beh sì, praticamente sì. Ma come mai tanto stupore? >> replicò lei. Alla sua
domanda, il giovane le disse che era la prima volta che una ragazza faceva la
prima mossa con lui, ma poco importava, perché in fondo era ciò che voleva a
sua volta.
<< Allora dobbiamo festeggiare questo nuovo step! Dai, ti porto a prendere un
gelato. >> disse Abigail sorridendo al biondo. Andarono ad una gelateria lì
vicino tenendosi per mano e si fermarono a prendere un gelato; si stavano
divertendo, e si fecero diverse foto assieme. Klaus intanto non vedeva l'ora di
tornare al castello per dare quella magnifica notizia alla sua famiglia. Quando
fece ritorno era ormai ora di cena, e il resto della famiglia lo stava aspettando
in sala. Una volta che Klaus annunciò la lieta notizia, partì un fragoroso
brindisi di festeggiamento. Edith osservava sorridendo la scena, era molto
felice che le cose per Klaus e Abigail stessero andando così bene. Lo stesso
valeva per Hanna, inoltre questo significava che si era appena guadagnata una
damigella in più al suo matrimonio. Dopo cena, mentre il resto della famiglia
si era ritirato nelle proprie stanze, Hanna aveva iniziato a dare un’occhiata ad
alcune cose per il matrimonio, in camera sua. Suo padre invece aveva iniziato
le sue consuete consulenze notturne, tutto al castello era tornato come
doveva essere.
Quella stessa notte, diversi membri del paese si erano riuniti alla taverna del
giovane Gilbert. Era stato il signor Ebermund, il più anziano tra i partecipanti,
ad aver convocato tutti. Il motivo era semplice, andava finito il lavoro iniziato.
Quale lavoro? Ovviamente, quello di togliere di mezzo il barone una volta per
tutte. Il giovane Gilbert chiese come mai, a distanza di anni, quella faccenda
continuasse ad esistere. Il signor Folkher trasse un sospiro, nessuno di loro
poteva sottrarsi a quella incresciosa situazione che durava da oltre vent’anni.
Folkher iniziò a raccontare come oltre trent’anni prima, il vecchio barone Von
Reichmerl aveva aiutato economicamente molte famiglie del paese. In
moltissimi si erano rivolti a lui per prestiti di soldi, con la promessa di saldare
in tempi brevi quei debiti. Purtroppo, col passare del tempo, la situazione era
soltanto peggiorata, e nessuno era stato in grado di ripagarlo. L'anziano
nobile, da uomo vile e senza scrupoli che era, aveva cominciato a ricattare
quella gente. Se non volevano ritrovarsi in mezzo alla strada, avrebbero
dovuto fare quello che lui richiedeva, e quando lui lo esigeva. Ventidue anni
prima, chiese addirittura che sua figlia venisse tolta di mezzo; Heinreich
sarebbe invece dovuto rimanere vivo, riteneva che sarebbe stato più
divertente vederlo eliminarsi con le sue stesse mani. Più avanti, aveva tentato
di impossessarsi della creatura della coppia, ma sfortunatamente la presenza
di Hans e Olga al castello non aveva permesso tale evento. Adesso, a distanza
di anni, l'uomo voleva mettere fine a quella storia; e tutti quei debitori,
convinti di potersi finalmente liberare del loro peso, avrebbero dovuto
assecondare le sue volontà. Il giovane Gilbert fece presente che l'uomo era
ormai vecchio e malato, sarebbe bastato attendere la sua morte per liberarsi
di quel fardello. Purtroppo il signor Ebermud spiegò che non era così
semplice, il loro vecchio aguzzino era probabilmente prossimo alla morte, ma
non il suo fidato tirapiedi. Nessuno sapeva chi fosse, solo che si trattava di
qualcuno che si prendeva cura di lui e che gestiva tutta la questione al posto
suo. I paesani di Hartmann erano convinti che se alla morte del senile barone
la situazione non si fosse conclusa, quell’uomo non avrebbe dato loro alcuna
tregua. Quella storia doveva finire alla svelta, per questo motivo la loro idea
era quella di mandare un povero disgraziato al castello a fare il lavoro sporco.
L'uomo avrebbe dovuto fingersi un bisognoso di aiuto, di conseguenza il
medico non si sarebbe potuto sottrarre ai suoi doveri. Gli sarebbe quindi
bastato aspettare l’occasione giusta per ucciderlo. Tutti i presenti erano
convinti che quella fosse la soluzione migliore per risolvere finalmente il loro
problema. Non occorreva altro che attendere il momento propizio per agire.
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How do surnames work in ROTT?
Some people have surnames, others do not. You'll find in humans and non-humans that have been raised by or alongside humans the people with surnames are people who are either noble or have made up their surnames (see, Arke).
So, we have Arke Duskstriker, who chose his name, Qora, who never had a last name, and Emil Setrine, who had his name by birthright. Severa DOES have a surname but she chooses not to use it.
Technically speaking, elves don't have surnames, or rather their surnames simply tell you where they are from. Ardwen was the exception as his father worked closely with humans and found it easier to meet humans where they were rather than explain the intricacies of elven names.
So, for example Ardwen goes by Ardwen Elara-Bon (neither a real word nor a real name) in general life while in Elven towns and cities outside of Eldor he'd go by Ardwen han Ealdar (literally Ardwen of Eldor).
Orcs and Infernals generally don't have surnames, and Dwarves have roles. Nox does not have one as she isn't a stone-born dwarf.
The list of full names for our ROs is as follows:
Ardwen Elara-Bon or Ardwen han Ealdar
Arke Duskstriker
Bexen "Bex"
Calyssa
Druvel OR Sir Killian Moonshine, Gentlepirate of the Sea (The man has many alias' though this one is one of the more amusing ones.)
Lord Emil Setrine
Ettia
Gwyn
Herron Arann
Keller of the Atmari
Korinn han Aengwyn (you will not find this location on the map)
Lokiera
Necrolym Laklorn
Noxus "Nox"
Qora
Spotter
Severa [REDACTED]
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really curious why you didn’t like rott. I didn’t love it mainly because i wanted gen and/or irene pov and didn’t care at all about pheris and his family drama. i wish you well and hope the new year goes better for you 🫶
answering these both here:
appreciate it 💖💖 and i wanna be clear - this both will be deleted only if tumblr dies lmao. i would never want to delete all the posts, so even if i go dark for awhile, this blog will always be here. i’ll never completely abandon it, i am at the very least too stubborn for that.
Oof okay i’ll do like a quick(ish) bullet thing and if anyone wants a more in depth review, they can ask and i’ll reply on my personal. But basically
I didn’t understand the majority of Irene & Gen’s actions.
I love Pheris, i would die for him (I have a framed picture of him on my wall so clearly i adored him lmao), but the plot happens to him, he doesn’t move the plot.
there’s too many men in this series 🤷🏻♀️ Pheris should have been a girl.
slow pacing. too much tension was informed instead of shown.
it’s great that minor characters can be explicitly gay, but the sharp divide between that, the heterosexual couples, and Costis/Kamet left a sour taste in this bisexual’s mouth.
eddis has always been coded as PoC, and Attolians as white (no one argue with me about this, we all know my feelings on it lol). And what read to me as the forced assimilation of Gen into Attolian culture, and Eddis in general into the white culture - I just could not.
the h*lf br**d comment at the very end - i know i might ruffle some feathers here, but as someone who has been called that slur, I do not think any non Native in the Americas should be using it to describe their characters of color. I admit, I judge writers very harshly on this one but I see it used so casually so often in fantasy and I flinch, actually in real life, every time. It’s like 70% of the reason I haven’t rewatched Aquaman aksjs love Jason Momoa, thjnk it was wildly inappropriate for a Han Chinese writer to put that word in a mixed race polynesian man’s mouth. same concept here.
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Elba Book Festival 2023
L’edizione 2023 di Elba Book Festival ha lo scopo di spronare gli editori indipendenti a confrontarsi sul futuro dei libri e tracciare nuove rotte mentali.
Da martedì 18 a venerdì 21 luglio, tra vicoli e piazzette, il borgo di Rio nell’Elba ospiterà il momento di confronto estivo della piccola e media editoria italiana e il tema di quest’anno sarà Mappe.
Le mappe sono di varie tipologie, ma spiegano, uniscono, concorrono a creare una comunità e sono una ventina gli editori che hanno sposato la visione dell’iniziativa toscana, come Odoya, La Vita Felice, Exòrma, Marcos y Marcos e Wom.
Ogni sera i laboratori ElbaKids si prenderanno cura dei più piccoli, grazie alla dedizione del Sistema Museale dell’Arcipelago Toscano, focalizzandosi sul concetto di orientamento, specialmente del singolo nei confronti di una società complessa e diversificata.
Sia Elba Book sia I fumi della fornace, a Valle Cascia dal 24 al 27 agosto si sono costituiti nei loro territori, rendendosi condivisibili nell’approccio e nell’ascolto del genius loci di appartenenza.
Il gemellaggio tra i due festival si concretizzerà durante la kermesse elbana, attraverso una performance poetica di rifondazione semantica di un luogo, a partire dal libro La specie storta, e curata da Giorgiomaria Cornelio, Lucamatteo Rossi e Valentina Compagnucci.
Entrambe le realtà sono rivolte ai fantasmi dei rispettivi paesaggi per colmare un’identità industriale perduta e rimediare a diversi dissesti ambientali dove, se il versante orientale dell’Elba ha subito l’abbandono delle miniere ferrose, la provincia di Macerata ha la dismissione dell’imponente fornace di mattoni.
Il programma di Elba Book verrà inaugurato martedì 18 luglio alle 18:30 nella terrazza mozzafiato del Barcocaio con la cerimonia di assegnazione del premio Lorenzo Claris Appiani, nato con l’Università per Stranieri di Siena per celebrare la memoria del giovane avvocato ucciso nel Palazzo di Giustizia di Milano e il legame con la sua terra d’origine.
L’obiettivo è dare luce alle figure quasi invisibili di traduttori e traduttrici, attori insostituibili nel delicato processo di mediazione linguistica e antropologica.
Quest’anno la vincitrice sarà Francesca Lazzarato con la traduzione del romanzo argentino Le cugine di Aurora Valentini e la menzione d’onore andrà a Valerio Nardoni per la traduzione di La voce a te dovuta di Pedro Salinas.
Inoltre entra nel vivo la terza edizione del Premio Demetra, riconoscimento dedicato ad autori e editori indipendenti che mettono al centro delle loro opere le tematiche ambientali, concepito da Elba Book Festival e da Comieco – Consorzio per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica.
La giuria ha selezionato 12 finalisti dopo aver vagliato 53 opere che, sommate a quelle candidate nelle due edizioni precedenti, portano a 150 i titoli presentati in rassegna in tre anni.
I vincitori di ciascuna categoria verranno premiati nel corso della cerimonia di chiusura del 21 luglio, alle 18:30, sempre nella terrazza del Barcocaio ed è previsto un premio speciale della giuria, consistente in un’opera dell’artista Elena Marengoni.
Lo staff di Elba Book, sostenuto dal Consorzio Comieco, riconoscerà pubblicamente al fotografo Hans Georg Berger un encomio per il recupero dell’Eremo di Santa Caterina d’Alessandria, orto botanico di origine medievale nell’arcipelago toscano.
Grazie all’associazione fondata dal filantropo tedesco nei primi anni Ottanta, dopo l’incontro con l’intellettuale parigino Hervé Guibert, che lo scelse come luogo ideale per la genesi delle sue opere, l’Eremo è diventato un centro culturale deputato all’incontro tra arte e scienza.
Situato sul monte Serra e in cima a una periferie depauperata dal sistema capitalista del proprio passato prossimo, quello minerario, l’Eremo ha mantenuto le fondamenta più remote, quelle legate a un passato religioso e valoriale, rimanendo ancora oggi meta di pellegrinaggi e cammini spirituali.
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What suffering is born in the name of love…
Quando guardo nelle due cavità nere di passato e futuro, serpente danzante, l'ipnotico ebano della tua pelle colora il presente di un esotismo romantico. Che cos’è l’amore Hiroki? Me lo chiedo spesso da quando i miei occhi hanno scavato nel tuo abisso. Un torpore lieve, un battito forzato del mio cuore smorto, o semplicemente un’illusione dettata dalla mia smania romantica ed egoista. Forse tutte di cui sopra. O forse, l’accettazione più completa dell’altro, senza le possessioni ed egoismi del caso. Il bisogno innaturale di renderti felice ad ogni costo, anche se questo significa consegnarti nelle braccia di un’altra donna e lasciare che il ricordo della tua figura sbiadisca nel tempo come pagine rotte di un libro che ho letto troppe volte.
Chissà se questo cuore abbia mai amato infondo…credo di provare un sentimento nuovo questa volta, una malia pura ed inevitabilmente dolorosa a tal punto da farmi sanguinare gli organi interni. Eppure son consapevole di sapermi illudere e di essere vittima delle mie stesse fantasie da quattro soldi e giochi sadici per intrattenere la monotonia di questa esistenza.
Qualsiasi sentimento pervada le mie sinapsi, sento di vivere in funzione dei tuoi desideri da quando hai travolto la mia vita con la potenza che ti contraddistingue. Non sei banale nelle tue fragilità e talenti, sei un uomo che ammiro e venero da lontano. Il fratello che non ho mai avuto, l’unico capace a leggermi dentro e comprendere ogni mio più intimo impulso e desiderio. Mi ripeto che non mi è dato avere più di ciò che merito ogni qual volta la tua dolcezza e sensibilità fuori dal comune straboccano dai cassetti della mia memoria. Conosco bene anche il tuo egoismo, la tua estrema razionalità e disciplina forzata; eppure mi compiaccio del non provare alcun ribrezzo per i tuoi difetti. Anch’essi,infondo, son parte della mia fascinazione nei tuoi confronti e rendono il tuo animo complesso ed inaccessibile ai miei occhi.
Son morta e rinata molte volte nel tuo letto Hiroki…sai uccidermi e farmi risorgere come nessun altro prima d’ora. Sono io che ti concedo questo potere, o sei tu a reclamarlo? Mi sento un corpo esanime da quando mi hai abbandonata in stazione, una bambola malconcia a cui manca un arto e cammina a stento. Mi illudo di poter colmare i tuoi vuoti, la tua solitudine se solo potessi avvicinarmi al tuo fragile ego. Eppure,amore, hai ragione quando mi sbatti in faccia i miei difetti ed insicurezze. Piansi perché non posso disinfettare questo animo infestato, né pretendere di salvare il prossimo. Sono imperfetta e sadica nelle mie aspirazioni, autodistruttiva e caotica nel mio quotidiano. Lancerei i miei traguardi dal decimo piano di un grattacielo solo per vederli disintegrarsi al mio cospetto, per assaporare ancora una volta il dolce piacere della rinascita.
Potrei solo corromperti, per questo mi rifiuti e con me il mio amore immenso. Fai bene a detestarmi e tollerarmi al contempo, perché anch’io non faccio altro con i miei tanti Sè e molteplici Io; che credimi se potessi annienterei ogni eroina del mio ego per apparire nuova e moribonda dinanzi al tuo sguardo giudizioso. Ma quelle come me non han paura di esser giudicate, vivono solo per gratificare il proprio bambino interiore e raccontare la propria storia di continuo a sconosciuti con cui intrattengono serate alcoliche. Mi chiedo se tu abbia visto anche questo, tu che con uno sguardo riesci a decifrare anche l’animo più intricato. Io gelosa del tuo dono, posso solo osservarti da lontano e lanciare petali di rose appassite al lugubre suono del tuo passo che si allontana.
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