Tumgik
#frasi sui sogni
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Godetevi sempre il momento.
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sciatu · 8 months
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MARZAMEMI
Abbiamo lasciato il Gelsomineto per andare a mangiare. La Figlia mi chiede se conosco qualche trattoria li vicino. Le sorrido e le dico di chiamare un ristorante a Marzamemi. A Marzamemi, dopo le casette e le strade simili a tanti paesini sulla costa, ci abbraccia serena e luminosa la grande piazza che nasconde il mare, con la piccola chiesa, gli edifici dell’antica tonnara trasformati in ristoranti e negozi. È tornare indietro nel tempo, quando il mare era color corallo per il sangue dei tonni e le case accoglievano i pescatori , gli attrezzi per le gabbie in cui intrappolare i tonni e le nere Parascalmi, le barche su di cui ai lati della camera della morte, si eseguiva la rituale, drammatica mattanza (“sangu pi sangu”, sangue per avere sangue, come diceva mia nonna quando uccideva gli animali da cortile per nutrire tutti noi). La chiesa in piazza, non è un ornamento, ma il nodo tra la vita e la morte per cui Marzamemi è nata, l’incrocio tra il dolore e la vita, l’ultima certezza prima degli incerti giorni di un tempo. Ora invece il tempo sembra fermarsi nella solare serenità della piazza e che questa serenità contagia ogni persona che l’attraversa. I tavoli sulla piazza del ristorante prenotato sono vuoti. La Figlia, mi guarda preoccupata. “Vieni” le dico e la porto sul di dietro del ristorante dove, dopo un vicolo pieno di fiori, c’è una grande terrazza sopra gli scogli del mare. La terrazza è coperta da canne e la luce filtrando tra loro, assume una luminosità dorata. Intorno scuri scogli usurati dalle onde, bianca schiuma, il blù del mare, l’azzurro perfetto del cielo. I piccoli tavoli sono coperti da antiche tovaglie siciliane ricamate o fatte all’uncinetto mentre forchette e coltelli sono di quelli grandi e pesanti delle grandi occasioni. I bicchieri colorati ed i vecchi piatti siciliani, rendono quel luogo familiare alla memoria e unico tra tutti quei locali, che seguono temporanee mode e tendenze. Alla destra abbiamo una famiglia olandese con la madre che non starà zitta per tutto il pranzo mentre il marito, dirà solo due parole, “Pane prego” per fare la scarpetta nel salmorigghiu del pesce. Alla sinistra abbiamo una coppia francese, non più giovane che si guardano da innamorati e che parlano sottovoce dicendosi frasi che li fanno sorridere e riempiono i loro occhi di complicità e malizia. Scrivono nell’aria versi che nessun poeta potrà mai copiare e che restano intrappolare tra le canne del tetto e trai petali dei fiori. Arriva il responsabile di sala, in realtà un ragazzo con i capelli ricci e i baffetti alla Domenico Modugno che ci porta un menù colorato. Ordiniamo poche cose tra cui un calice di Grillo perché per raggiungere Marzamemi ho attraversato le terre dove nascono il Grillo e l’Inzolia. Terre bianche, secche, aride, bruciate dalla calura e mi stupisce come i vini di quella terra possano essere così profumati, sapendo di fiori e di vento. Forse nell’uva la vite mette i suoi sogni, quel suo voler essere nell’arida terra, fiori e bellezza e sono questi sogni che sentiamo nel vino e che alla fine donano ebrezza. Mangiamo ascoltando il mare, la brezza che attraversa le canne, osservando l’andare e venire di invisibili camerieri che percepisci solo per le gustose emozioni che lasciano sui tavoli. Lentamente mangiamo guardando i colori dei fiori, gli sguardi amorevoli degli innamorati, la gioia delle famiglie, il soffice silenzio in cui tutto si perde tra il profumo dei fiori del bianco Catarrato e la dolcezza assoluta della cassata. La lentezza con cui viviamo una necessità come nutrirsi diventa piacere, ci libera da ogni ansia donata dal correre dei minuti, ci da un senso di libertà che le grandi città ci hanno rubato. Così ci riprendiamo lo spazio e il tempo per essere felici, per dimenticare affanni, credere nella serenità e inventare nuovi sogni. In fondo, è questo Marzamemi. ( andando via l’olandese si ferma a guardare il mare che urta gli scogli. La moglie lo raggiunge e lo abbraccia osservando il mare con la sua testa appoggiata alla spalla del marito. Sono già ammalati di nostalgia).
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susieporta · 5 months
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LA MANIPOLAZIONE FAMILIARE
Come avviene l'inibizione da parte della famiglia delle potenzialità e inclinazioni del bambino?
A partire dagli irrisolti familiari, i quali scontrandosi con i bisogni di sviluppo dei figli creano conflitti che vengono sedati tramite la repressione e la manipolazione dei secondi.
La gioia e la vitalità della bambina, ad esempio, fa emergere nella madre la frustrazione per ciò cui ha dovuto rinunciare.
Oppure, la forza del bambino e la sua intelligenza stimolano il risentimento del padre, che per qualche motivo non è riuscito a esprimere le sue capacità.
Il bambino può sviluppare le sue doti e le sue risorse, ma direi anche la stessa personalità, solo e soltanto finché non va a toccare le regole familiari, le convinzioni, i dettami impliciti, i quali spesso proteggono i genitori dal contattare ferite mai del tutto assimilate.
Il divieto di spendere denaro per prendersi cura di sé da un punto di vista estetico o dal punto di vista della crescita personale, ad esempio, potrebbe essere legato alle restrizioni che il genitore ha dovuto applicare su di sé per proteggersi da un momento di crisi economica.
Il divieto di svolgere una determinata attività da parte del bambino, magari creativa, potrebbe essere collegato al fatto che il padre o la madre hanno dovuto inibire le loro spinte creative da piccoli perché hanno dovuto fare lavori umili per sopravvivere e far sopravvivere la famiglia.
Il farsi bravo/a o bello/a da parte del bambino o della bambina, viene vissuto dal genitore dello stesso sesso come un affronto al suo stesso orgoglio, e al suo status di genitore inteso come detentore dell'autorità.
Il divieto di godersi la vita, le relazioni e gli eventi sociali, è spesso legato al divieto subito dal padre o dalla madre di vivere gli stessi piaceri.
Il divieto di sviluppare i propri progetti, di avere dei sogni, delle aspirazioni di autorealizzazione, è connesso al trauma che i genitori hanno subito per aver dovuto inibire a loro volta parti di sé.
I genitori inibiscono le risorse dei figli colpendoli nella loro autostima, magari appellandosi a infondate regole morali e generalizzazioni.
Le frasi possono essere:
"È meglio se abbassi la cresta perché tanto la vita è dura per tutti"; "Più sono alte le aspettative più ti farai male quando cadrai per terra"; "Accontentati di quello che hai"; "Stai con i piedi per terra "; "Non esaltarti tanto, i sogni fanno presto a rompersi"; "Studiare è inutile, guadagnati da vivere come puoi".
Questo tipo ingiunzioni (leggi "proiezioni"), frutto di ferite mai sanate e mai affrontate, generano nel bambino convinzioni limitanti, senso di colpa, emozioni parassite, abbassando la sua autostima.
La mancata riparazione delle ferite originarie da parte dei genitori, a loro volta probabilmente feriti dalla generazione precedente, ricade sui figli sotto forma di disistima, mancanza originaria, inadeguatezza, alienazione e senso di perdita irreparabile rispetto al legame di appartenenza alla famiglia.
Questo filo rosso che collega drammaticamente le diverse generazioni tra loro, per il tramite di mancanze, ferite, traumi, fa sì che i figli portino su di sé cicatrici che in realtà non gli appartengono.
Nel seminario del 30 dicembre lavoreremo insieme a Claudia Crispolti su tali legami, su queste lealtà invisibili, per sciogliere finalmente i nodi soffocanti che imbrigliano la nostra creatività, risorse e capacità di sviluppo.
L'adulto investito di tali fardelli limita automaticamente la propria esistenza, relazioni, professione, stile di vita, senza sapere perché, ma accettando semplicemente le proprie idee, derivanti da tali lasciti del tutto inconsci, come un dato di fatto.
Come qualcosa di immutabile.
Il legame invisibile che unisce i genitori ai figli e le generazioni precedenti a quelle successive, crea un obbligo interno che spinge i discendenti a ruotare attorno a ferite mai rimarginate, le quali investono in modo tossico la loro vita, limitandone le potenzialità e facendoli appassire come fiori senza acqua.
L'evoluzione è possibile solo dopo aver attraversato le strette maglie dei lasciti familiari inconsci, oltre i cui recinti è possibile vedere la luce della propria essenza.
Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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lamilanomagazine · 3 months
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Milano, arte pubblica, inaugurato "Respect San Siro", il murale sulla sede dei Servizi Sociali
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Milano, arte pubblica, inaugurato "Respect San Siro", il murale sulla sede dei Servizi Sociali A San Siro arriva un nuovo murale sulla palazzina comunale di piazzale Segesta 11 che ospita i Servizi sociali, i Servizi di Custodia sociale e che in futuro potrà ospitare nuove attività per il territorio. Il progetto artistico si inserisce nel percorso di arte pubblica promosso dall'Ufficio Arte negli Spazi Pubblici del Comune di Milano ed è sviluppato in coprogettazione con Codici, Fondazione Terzoluogo, Telaio delle Arti e Bambini Bicocca. L'opera, dal titolo "Respect San Siro", realizzata dagli artisti spagnoli del collettivo Boa Mistura, è frutto di un percorso partecipato promosso con alcune classi della scuola secondaria di primo grado G. Negri e dell'istituto superiore Galilei-Luxemburg. "Questo progetto – dichiarano gli assessori Lamberto Bertolé (Welfare e Salute) e Tommaso Sacchi (Cultura) – è portatore di grande valore non solo per la qualità artistica del murale inaugurato oggi, ma anche e soprattutto per il percorso di coprogettazione e coinvolgimento del quartiere e dei suoi residenti più giovani che ha portato a questo risultato. Da tempo San Siro è al centro di un lavoro coordinato che vede la collaborazione di tutte le istituzioni e di tutte le realtà che operano sul territorio per mettere in campo interventi sinergici che favoriscano una maggiore coesione sociale, valorizzino le connessioni e, attraverso una ricomposizione dell'offerta pubblica e privata, creino risposte più adeguate alle esigenze di cittadini e cittadine. Un percorso che passa necessariamente anche dal costruire bellezza attraverso l'arte pubblica, rigorosamente in dialogo con il quartiere". Nel grande murale la scritta "San Siro" si sdoppia e si confonde, così come molte sono le identità e i desideri che attraversano il quartiere. Una frase composta attraverso la rilettura dei copiosissimi testi prodotti dagli studenti e dalle studentesse del quartiere esplicita il senso di appartenenza territoriale per i più giovani: "Il quartiere è passione, legami, spine. È case, paura del vuoto, altezza e vertigini". Nella giornata di inaugurazione è stata esposta anche una prima presentazione dei lavori di poster art, esito dei percorsi laboratoriali svolti presso la scuola primaria G.L. Radice di via Paravia e durante i doposcuola con alunni provenienti da diversi istituti del Municipio 7. I bambini e le bambine sono stati accompagnati a riflettere sulla città che vorrebbero, sui sogni e sui desideri per il loro futuro. Le loro frasi e i loro disegni sono stati poi trasformati in poster art da Gianluca Cannizzo di Laboratorio Zanzara e saranno affissi nei prossimi in vari spazi del quartiere.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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sellwater2theocean · 8 months
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Sofferenze parigine- luglio
Lo sguardo mi scorre sul volto. Ne noto il pallore, ne noto le ciglia così scure e mi fisso dritta dritta negli occhi. Apro la bocca per vedermi da dentro. Noto con dispiacere una fila di incisivi leggermente ondeggianti e ingialliti. Ci passo la lingua sopra e la mia saliva sa di tabacco bruciato. Mi corre un brivido lungo la schiena.  
Non riesco ancora a vedere la mia bocca come prima, a viverci insieme senza sentirmi lì. Faccio cliccare l’unghia dell’indice sull’incisivo sinistro e mi trovo dinuovo in quel letto, lo stesso cotone nella corteccia cerebrale, lo stesso tamburo nel mio petto. Sento anche il suo, così forte in quell’incavo eburneo, liscio, tiepido. Sento le sue mani che mi cingono le spalle, tracciando segmenti brevi e percorrendoli a ritroso con le dita. Quelle dita così affusolate, delicate, che per mesi ho ammirato come si ammira una statua.
Sono catapultata in quel materasso a molle affittato da un estraneo, i capelli umidi e freschi, la frangia appiccicata alla fronte e qualche ciocca cadente sulla sua spalla. E ricordo quanto mi sembrasse un’illusione, un sogno. Sento lo schiocco dolce di un bacio sulla fronte, sento le mie labbra in risposta sul suo collo. Un dito sulla spalla sinistra scorre in un piccolo cerchio continuo. Sento i suoi riccioli così definiti e soffici e familiari, e che amo così tanto, nel palmo della mano e tra le punte delle dita.
 Respiro profondamente con l’orecchio sul suo petto, e sorrido esalando
“Perché ridi?”
“Scusa, stavo ascoltando il tuo cuore completamente tachicardico”
Il torace si solleva erratico, e sento il suo fiato caldo sulla cima precisa della testa mentre ride in risposta
“Senti come spingono le uniche tre valvole funzionanti?”
“Si impegnano.”
Ripete il mio nome per intero. Mi stringe dolcemente mentre io ripeto il suo e lo accarezzo a mia volta, come facevamo da ore. Sento sangue vivo e argenteo pulsarmi nelle orecchie.
Mi bacia la guancia, gli bacio il primo punto del volto che raggiungo e così ancora.
Alzo il volto e il mio sguardo, scuro, immagino quasi nero, incrocia il suo candido, luminoso, coperto quasi completamente dalle palpebre e da quella riga di ciglia bionde fitte e morbide.
E mentre ci avviciniamo non esitiamo un secondo, e d’un tratto sento le sue labbra morbide sulle mie e non ho neanche il tempo per abituarmici, che la sua lingua mi passa sui denti e scontra le gengive.
Non mi allontano, è una scena che non sono mai riuscita a immaginare, nemmeno nei miei sogni più intimi e innominabili. Soffochiamo minuti in quella situazione tanto sorprendente quanto agognata, da me, e probabilmente inconsciamente attesa, da lui. E come posso pensare alla dolcezza senza ricordare il dolore irrazionale che ne seguì? Il suo respiro affannato zuppo di quelle rarissime lacrime, a me sconosciute, la mia testa dolorane, la nausea, i singhiozzi. Ricordo il modo in cui l’ho costretto a respirare, mentre faticava a trovare pace nel suo panico, e la sua schiena mentre sussurrava un umido “scusa”, sparendo dietro la porta e entrando in soggiorno, mai interrompendo quel pianto estenuante. E io mi distruggevo, ansimavo, tremavo, sola. Mi ripetevo le frasi che aveva pronunciato e cercavo di studiare il tono della voce tremula che le aveva dettate insicura e addolorata, bilanciando il familiare dolore autosufficiente del rifiuto con il terrore da esso causato. È sconvolgente quando si riesca a ignorare il proprio bene quando si ama così ciecamente un’altra persona- soprattutto quando questo amore non è corrisposto.
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micro961 · 8 months
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Blayk - “Transition”
Il singolo del rapper sui principali stores digitali e nelle radio
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“Transition” è un singolo di Blayk, rapper di origini campane ma cresciuto a Roma, sui principali stores digitali e nelle radio in promozione nazionale. “Transition”, oltre ad essere il titolo del brano in questione, è anche il titolo dell’album di Blayk uscito il 10 maggio del 2019. In questo pezzo vengono racchiusi gli argomenti ed i concetti espressi all’interno di tutto il disco. Anche “Transition” tratta molti argomenti e sensazioni che l'artista racconta in musica. In particolare, ci racconta la sua personale fase di transizione nella quale è venuto a patti con le conseguenze che hanno portato gli eventi del cambiamento. Racconta all'inizio della canzone che non si è ancora ritrovato con se stesso ma lo ha sempre espresso attraverso la musica, con i testi e che anche in compagnia di persone, nei rapporti umani, gli risulta difficile esprimersi e spesso si trova fuori contesto. L’artista però è sempre fiducioso e sa che può far di più per essere migliore mentre intorno c’è tanta indifferenza e cattiveria verso il prossimo. Il messaggio è quello di perseverare nei propri sogni ad ogni costo, soprattutto se si è soli. Sarebbe alquanto da vili rinunciare senza mai poter sapere come sarebbe andata.
“Mi spaventa tutta questa indifferenza che la razza umana manifesta nelle gesta di una convinzione ferrea che il suo prossimo sia prossimo a far guerra.” Blayk
Storia dell’artista
Blayk, vero nome Marco, è un rapper di origini campane che cresce a Roma nel quartiere Casal Bruciato. I primi approcci con la musica Hip-Hop risalgono al periodo adolescenziale; inizia ad ascoltare artisti americani quali, Tupac, Notorius B.I.G., Eminem, 50 Cent, Snoop Doog, Lil Wayne, Rick Ross, Kanye West e Ice Cube, per citarne alcuni. Si appassiona al genere e scopre in seguito il Rap italiano, principalmente quello Underground tramite i collettivi del TruceKlan, Brokenspeakers e Co’ Sang, che senza filtri raccontano la periferia. Le maggiori influenze derivano però dai Club Dogo, Fabri Fibra e Marracash. Di lì a poco inizia a scrivere i primi testi su basi americane, realizzando nel 2008 “Wild Coast mixtape”, un insieme di tracce registrato interamente nella sua cameretta, adibita a “studio” per l'occasione. Sin da subito i contenuti dei suoi pezzi sono caratterizzati da un senso di ribellione e malessere. Nel 2011 resta coinvolto in un incidente automobilistico e nei mesi a seguire, trova conforto nella scrittura; nel 2012 realizza “La Fenice”. Il titolo cita appunto l’uccello mitologico e la sua rinascita dalle ceneri. Il progetto è composto da 16 tracce nel quale si alternano testi riflessivi, in cui rielabora appunto gli stati d'animo provati in quei momenti, ad altri più leggeri, accompagnati da melodie orecchiabili. Negli anni a seguire incide altri pezzi, ma non ne pubblica nessuno. Per un periodo accantona la musica, dedicandosi ad altro. Inizia ad accostarsi al mondo del lavoro ma si rende conto ben presto che quei contesti non fanno per lui. Le varie esperienze di vita che lo hanno segnato, lo portano a tornare ad esprimersi con il Rap. Il 10 maggio 2019 esce così “Transition”, il suo primo album ufficiale, disponibile su tutte le piattaforme digitali! Un viaggio in musica che collega 13 brani l’uno con l’altro e racconta, nella sua spontaneità, la fase di transizione di Blayk, sia come persona che come artista. Nel 2022 pubblica due singoli, “Ci stavo per finire” e “Vivo o morto”, fino ad arrivare a “Senza destinazione” nel 2023. Per la scrittura trova ispirazione un po' dappertutto. Durante le sue giornate appunta idee, frasi o parole, che vengono spesso fuori da conversazioni o situazioni che vive. Questi sono gli input dai quali nascono i suoi testi che generalmente sviluppa di sera o la notte.
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cinquecolonnemagazine · 11 months
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Frasi che ispirano: Sguardi sulla forza e la saggezza umana
Nella nostra vita, ci sono momenti in cui abbiamo bisogno di un sostegno, di un incoraggiamento o di una dose di saggezza per superare le difficoltà e perseguire i nostri sogni. Le parole possono avere un potere straordinario, e le frasi che ispirano hanno il dono di toccare le corde più profonde del nostro essere. In questo articolo, esploreremo alcune delle migliori frasi che hanno il potere di ispirare, motivare e alimentare la nostra determinazione e la nostra fiducia. Frasi che ispirano l'animo umano - "Il modo migliore per prevedere il futuro è crearlo." - Peter Drucker - "La forza non viene dalla capacità fisica, ma da una volontà indomabile." - Mahatma Gandhi - "Non importa quanti passi fai avanti, ma quanto coraggio metti nel continuare." - Winston Churchill - "La felicità non è qualcosa di pronto all'uso. Viene dalle tue azioni." - Dalai Lama - "Il segreto del successo è imparare come usare il dolore e il piacere anziché lasciare che siano loro a usarti." - Anthony Robbins - "Ciò che conta non è il numero di ore che dedichiamo al lavoro, ma l'energia che mettiamo in quelle ore." - Abraham Lincoln - "La vita è 10% ciò che ci accade e 90% come reagiamo ad esso." - Charles R. Swindoll (pastore cristiano evangelico) Il potere delle frasi che ispirano Le frasi che ispirano hanno un potere straordinario di sollevare l'animo, di darci coraggio e di spingerci a superare i nostri limiti. Queste parole toccano le nostre emozioni più profonde, ci fanno riflettere sul nostro scopo e ci incoraggiano a perseguire i nostri sogni con passione e determinazione. Quando ci sentiamo sfidati, scoraggiati o persi, le frasi che ispirano possono diventare una guida preziosa per ritrovare la fiducia e il coraggio necessari per affrontare le sfide. Applicare le frasi che ispirano nella vita di tutti i giorni Le frasi che ispirano non dovrebbero rimanere solo parole, ma dovrebbero diventare una guida per vivere una vita più autentica e significativa. Possiamo applicare queste frasi nella nostra vita di tutti i giorni cercando di mettere in pratica i valori e gli insegnamenti che trasmettono. Possiamo riflettere su di esse, usarle come mantra positivi, e cercare di vivere al meglio. Come fare? Ogni frase che ci ispira ha il potenziale per trasformare la nostra mentalità e il modo in cui affrontiamo le sfide quotidiane. Ma per ottenere il massimo beneficio da queste parole, dobbiamo trasformarle in azioni concrete. Ecco alcuni modi in cui possiamo mettere in pratica le frasi che ci ispirano: - Riflessione e introspezione: Prenditi del tempo per riflettere sul significato di queste frasi nella tua vita. Chiediti come puoi applicare quei principi e quei valori nel tuo quotidiano. Fai una lista di azioni concrete che puoi intraprendere per avvicinarti a quella visione. - Creazione di affermazioni positive: Prendi le frasi che ti ispirano di più e trasformale in affermazioni positive. Ripetile a te stesso ogni giorno, sia ad alta voce che mentalmente. Questo ti aiuterà a creare una mentalità positiva e a mantenere viva la motivazione. - Condivisione con gli altri: Le frasi che ci ispirano possono essere di grande beneficio anche per gli altri. Condividile con le persone a te care, sui social media o attraverso un blog personale. Questo permetterà di diffondere l'ispirazione e di creare un impatto positivo nella vita degli altri. - Azioni di gentilezza e compassione: Cerca di mettere in pratica i valori di amore, gentilezza e compassione che molte frasi ispiratrici promuovono. Fai un gesto gentile verso gli altri ogni giorno. Potrebbe essere un sorriso, un atto di generosità o un aiuto a qualcuno che ne ha bisogno. Questo aiuterà a creare una catena di gentilezza che si espanderà nella comunità. - Trasformazione personale: Le frasi che ci ispirano spesso affrontano temi come la crescita personale e il superamento di sé stessi. Utilizza queste frasi come spinta per cercare nuove sfide, imparare nuove abilità e perseguire i tuoi obiettivi. Sfida te stesso a uscire dalla tua zona di comfort e a diventare la migliore versione di te stesso. Foto di PublicDomainPictures da Pixabay Read the full article
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lucidiparole · 1 year
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È da un po’ che ho ripreso a credere. In Dio, nella Fede, nei ritorni, nelle parole che avrei usato appena ti avessi rivista, o in quelle che mi sarebbero sfuggite non appena ti avessi trovata vedendoti sbucare fuori da un negozio, per le strade delle nostre città opposte, incrociandoci ai semafori rossi che, in modo magnanimo, ci regalano secondi. Questo è il genere di illusioni e sogni che ho deciso di riprendere a coltivare nelle vaste praterie che scandiscono il mio tempo, il genere di preghiere che ho iniziato a rivolgere a Dio per far sì che le cose cambino. Poi quei momenti sono diventati la mia quotidianità, talmente tanto che alle volte confondo il presente con i ricordi: così ti vedo tra le montagne dove spesso ti ho portata, nel nostro parcheggio di ritrovo del sabato sera, tra i tramonti di quel viaggio che facemmo in estate, nei vicoli di Roma. C’è stato un momento in cui settimane fa mi sono arreso, accettando che tutto questo forse avesse ben poco a fare con te e solo con me. Ma poi è come sentire e percepire certe cose, anche nei tuoi silenzi, attraverso quelle poche frasi che lasci trasparire sui social… e sono tornato in me, ho cambiato idea. Eccomi di nuovo a scrivere di te, per te. In realtà dubito di aver mai smesso. Adesso fa un po’ meno male immaginarti arrivare con la tua macchina, entrare nella mia, chiamare tua madre per avvertirla che è tutto apposto. Fa meno male pensare di decidere dove andare a mangiare, sbattere la testa per scegliere il locale meno affollato, le voci che si fanno sempre più fitte somigliando ad un rosario fastidioso e chiedere di sederci sempre vicino l’uscita, nel caso arrivino attacchi di panico improvvisi e la voglia di scappare via. Perché io, poi, verrei sempre via con te. E poi passare i giorni senza dirsi chissà quali grandi parole, senza farsi promesse perché le più importanti sono state spezzate e ricomposte. Ci sono stati titoli di coda, ma mi piace pensare che noi saremo come quei film della Marvel che continuano sempre anche dopo il finale. Nel mentre che aspetto qualche tuo segnale, la fede è l’unica cosa che mi fa andare avanti. #lucidiparole (presso Italy) https://www.instagram.com/p/CoFMkhwrOL9/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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occhidibimbo · 2 years
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Giochi da fare in due in casa? Ma come sarebbe a dire? Mica annoieranno i bambini? Tranquilli, non correte rischi! A patto che ci mettiate impegno ed entusiasmo ;-) Star loro costantemente dietro è stancante… tra scuola, sport, Grest e catechismo non stanno fermi un minuto! Ecco spiegato perché intrattenerli, senza spendere particolari energie, pare ai limiti dell'impossibile. Prima di tirare conclusioni affrettate, vi ricordiamo che passare un pomeriggio, a godersi i propri spazi può, di tanto in tanto, divertirli. Tendenzialmente, per accontentarli si cercano idee super. Ma loro non sono così complicati! Buttiamo uno sguardo sui giochi da fare in due in casa. Se certi assolvono a una funzione puramente ludica, altri aggiungono preziosi insegnamenti. Giochi da fare in casa Lo specchio magico Il primo giocatore, posizionato di fronte all’altro, recita “Lo specchio magico fa…” ed esegue un movimento. L’altro deve ripeterlo, fedelmente e in contemporanea. Mostrate come funziona, chiedete dunque se vuole invertir ruolo a rotazione. Altrimenti, continuate tranquillamente voi. Sempre meglio che forzarlo: peggiorereste soltanto le cose! Leggere il labiale Pensate ad una parola e tentate, senza emettere alcun suono, di farla indovinare, muovendo le labbra. Partite piano, poi, man mano che il piccolo ci prenderà confidenza, aumentate la sfida, per esempio con frasi lunghe. In un primo momento deve infatti prenderci le misure! Cavalluccio Non esiste bambino che non sogni di galoppare in sella al proprio destriero! Mettetevi il bambino sulle spalle o sulla schiena e scorrazzatelo in giro per le stanze. Al resto ci penserà lui: sarà un cavaliere senza macchia che dovrà trarre in salvo la principessa? Oppure un prode guerriero alla conquista di nuove terre? Gli spunti sono praticamente infiniti. E, specie se è un amante di fiabe, favole e cartoni animati, avrà tanti spunti da cui attingere. Poiché il cavallo è abitualmente associato ad un animale fiabesco, la sua fantasia si concentrerà su foreste incantate e luoghi magici. Reciterà, naturalmente, la parte dell'eroe, chiamati a compiere gesta epiche. Questi giochi da fare in casa quando piove stimolano fortemente la fantasia e l’immaginazione dei bambini. Che ‘scrittureranno’ sempre nuove avventure da affrontare insieme al loro amico cavalluccio, cioè voi! Oppure si può scegliere “L’aereo”: stesi sul letto, lo sollevate facendolo volare, appunto, come un aeroplanino. Il telaio Montessori Maria Montessori, medico, pedagogista ed educatrice, ha lasciato un'eredità importante, elaborando metodi didattici innovativi. Tra i giochi da fare in casa per bambini, ne proponiamo uno che insegna come vestirsi da soli. Ecco il materiale accorrente: una base di legno, puntine da disegno o colla a caldo, camicia e felpa non più utilizzate e, per i più grandicelli, dei lacci di scarpe. Su una tavoletta 2 pezzi di stoffa si possono unire. Quindi vengono applicate diverse allacciature, classiche, come cerniere, bottoni, lacci, nastri e ganci. Da preparare con cura su stoffe a tinta unita e dai colori vivaci per attirare l'attenzione del bimbo. Al pieno della concentrazione, potrà esercitarsi nella sua manualità, migliorare la sua coordinazione mano-occhio e assimilare tutti quei movimenti necessari per usare i telai. Lasciatelo libero, così che possa imparare dai propri errori. Coi suoi tempi, tanto non scappa nessuno! ;-) Nascondino da seduti Visto che il nascondino va sempre forte, beccatevi un’ennesima variante. Analogamente alla caccia al tesoro, nascondete un oggetto nella stanza: in un armadio, dentro un vaso, su una mensola, fate voi. Il bambino, senza alzarsi, deve capire dove si trova chiedendovi se è sotto il letto, vicino alla porta e così via. Così come per il telaio Montessori, anche questo dei giochi da fare in due in casa sviluppa l'area cognitiva.
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sczerbetto · 2 years
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„Non riuscirai mai a spegnere i miei sogni perché dentro di me ho un mondo coloratissimo nel quale sono rimasto eternamente bambino.“ —  Simone Morana Cyla Fonte: https://le-citazioni.it/frasi-sui-sogni/?page=2#bibliobibuli #leitura #livros #leitores #frases #citações #pensamentos #colagensdasandra https://www.instagram.com/p/CfKF-llOUDq/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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edsitalia · 2 years
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Eds11
Il coraggio di essere se stessi
- Amelia! -
Il richiamo della prof. di italiano, nonché vicepreside, mi fece sobbalzare sulla sedia all’ultimo banco della classe.
Sgranai gli occhi chiedendomi cosa avessi combinato ancora.
Una sospensione di 3 giorni non era già più che sufficiente?
Sentivo addosso gli occhi dei compagni di classe; il che mi faceva sentire fuori posto e indesiderata.
Attesi impaurita, la consegna della professoressa con il capo leggermente chino e incassato tra le spalle. Avrei voluto scomparire, rendermi invisibile o farmi ancora più piccola; ma questo corpo me lo impediva. Le parole della prof. mi arrivavano confuse. Non ero  nemmeno certa che tra il groviglio di pensieri che affollavano la mia testa mi avesse chiesto di leggere, davanti ai  miei  compagni, il  tema in classe appena corretto.
Mi alzai in piedi, attraversando quella fila di banchi e di  sguardi che sembravano rovi, pronti  a ferirmi ancora e ancora.
Sentivo il mio volto divampare, diventare rosso per l’ulteriore onta di dover leggere i miei pensieri  a una classe che non mi accettava. Sudavo e avevo la tremarella. Feci un gran respiro e iniziai a leggere con voce tremula ed esitante.
“Mi chiamo Amelia. Ho 11 anni e frequento la prima media dell'istituto comprensivo "Don Bosco". Sono una ragazza solare, gioiosa e con tanti sogni.”
Un pensiero attraversa la mia testa: davvero mi vedo così? Ora che leggo quelle parole mi  sembrano così distanti da quella me che sta ora leggendo.
“Mi piace la musica, penso di avere una bella voce. Tuttavia, questi chili di troppo che mi porto addosso con fatica, pesano non poco sulla mia autostima. Credo  che in fondo nessuno mi ascolterebbe. Nessuno ascolterebbe una palla di lardo, una grassa balena.”
Sento i miei occhi  velarsi, pronti  a versare quel liquido rancoroso che trattengo da ormai troppo tempo. Singhiozzo e  rimando tutto giù.
“Da diverso tempo inoltre, sono diventata il bersaglio prediletto di una mia compagna di scuola, dalla quale ricevo ogni giorno insulti, umiliazioni e persino minacce.
L’ultimo episodio risale all’altro giorno.
Avevo appena regalato un gran sorriso a mia madre. Mi aveva accompagnata a scuola. Non lo faceva mai e non comprendevo quel suo gesto, ma mi aveva reso felice saperla al mio fianco. Mi sentivo importante ai  suoi  occhi.
Dopo  aver attraversato l’ampio androne dell’istituto, mi sentii strattonare con forza per lo zaino, prima da una parte, poi dall’altra, per poi sentire delle gomitate affondare sui miei fianchi. Erano delle mie compagne di classe che avevano iniziato a prendermi in giro, quel giorno più del solito.
«Sei grassa!», «Cicciona!» Poco è mancato che mi facessero cadere.
Le loro voci, nella mia mente, continuavano a riecheggiare beffarde, prendendo sempre più forza e corpo.
Quelle frasi non riuscivo a spegnerle e facevano un gran male. Se avessi potuto, avrei nascosto i miei pensieri dentro la musica a palla, ma sapevo che non  sarei riuscita a quietarle. Così, appena davanti alla mia aula, feci una deviazione e scappai in bagno, chiudendomi dentro a piangere. Non le sopportavo più quelle due. Fin dalle scuole elementari, non avevano fatto altro che prendermi in giro.
Così,  gonfia più per la rabbia che per i chili, sono tornata in classe e sono esplosa contro una di  loro…”
I miei compagni, rapiti dal racconto, staccarono gli occhi da me per rivolgere il loro sguardo verso la mia compagna: Anna. Loro sapevano di chi stavo parlando, sapevano e si erano resi complici di quei soprusi. Sì, non intervenendo, lo avevano implicitamente accettato e approvato.
“…prendendola per i capelli spingendola a terra. A seguito di  quel gesto mi sono presa una bella sospensione di 3 giorni, ma anche lei è stata punita, solo che se l'è cavata con una nota.
Mi hanno dato anche un foglio per scrivere e raccontare “il coraggio di essere se stessi”. E io ho subito pensato: - Ci provo, magari dopo mi sento meglio. -
Nessuno mi rivolge mai la parola e io rimango chiusa nel mio angolino. Mi sento "diversa" e non merito l'amicizia da parte di nessuno.
È da quando sono piccola, dalle scuole elementari, che non fanno altro che prendermi in giro: “Balena”, “Palla di grasso”, “Cicciona”. Queste parole risuonano nella mia testa, si ripetono e ripetono ogni giorno!
Da bambina non davo molto peso al mio aspetto, non me ne preoccupavo. Sorridevo e mi sentivo una bambina come tutte le altre. Mi specchiavo negli occhi dei miei genitori e loro mi guardavano con amore. Poi, sono cresciuta e mi sono riflessa in sguardi sconosciuti, cattivi. Quegli sguardi riescono a far scendere lacrime dai miei piccoli occhi.
Mia mamma è stanca di vedermi chiusa nella mia stanza a ingozzarmi e non relazionarmi con nessuno e ritrovarmi a 11 anni senza avere amiche.
Negli ultimi mesi litigo spesso con lei, perchè non capisce e non mi aiuta; a volte l’ho anche incolpata di tutto, le ho detto che se non fosse stata grassa lei, io non lo sarei mai stata! Quel giorno, mi sono sentita stupida e cattiva!
Passo il mio tempo a ritagliare foto di attrici che mi piacciano o cantanti, oppure, ritaglio corpi di modelle e ci incollo la mia faccia.
Spesso mi guardo allo specchio, pensando di voler essere magra come tutte le mie compagne di classe.
Ho paura e sono sempre triste perché non c’è nessuno con cui  condividere i miei  pensieri.
Per fortuna a scuola sono brava, ho la media del 9, però vorrei cambiare, vorrei essere come tutti gli altri: accettata.
Ogni giorno entro in aula ed è come finire in un girone infernale. Oltrepasso la porta d’ingresso con il peso dell’ansia sulle spalle. Sono sempre la prima ad entrare in classe perché fare tardi vuol dire scontrarmi con gli sguardi pungenti dei miei compagni.
Provo a evitare i loro occhi e a tapparmi le orecchie per non sentire gli insulti. Vorrei scomparire, mimetizzarmi con l’ambiente e diventare invisibile.
Siedo in fondo all'ultimo banco dove la compagna di ogni ora è la solitudine. Con il tempo, ho imparato a fare amicizia con lei.
L’unica cosa che mi fa stare bene è scrivere fiumi di parole, come ora,  su questo foglio bianco, raccontando tutto ciò che provo e che non ho mai avuto il coraggio di dire. Voglio dare voce al mio silenzio per sentirmi più leggera, magari mi libero finalmente del peso che mi porto dentro.
Ogni giorno quando entro in aula nessuno si volta per rivolgermi un saluto. Mi squadrano e sorridono tra loro, scambiandosi parole all’orecchio. Posso sentire le loro cattiverie anche da qui, perché sono incise nella mia mente e non riesco a cancellarle.
“E’ un mostro”, “ma come si veste?”, “che cesso”, “fa schifo” sono le parole che mi gettano addosso, come se fossi immondizia. Ed io mi sento uno schifo, un rifiuto umano.
Un giorno, dalla porta della nostra classe, è entrato un ragazzino nuovo, vestito tutto di nero e il cappuccio che gli copriva viso. Le chiacchiere si spensero e furono rivolte a lui, a quello strano ragazzo appena entrato che si sedette vicino a me, perché quel posto era sempre libero, dato che nessuno si voleva sedere accanto. Io, essendo molto timida, non lo salutai. Notai sulle sue unghie uno smalto nero; proprio in quel momento lui si girò a guardami. La cosa mi imbarazzò così tanto che mi girai di scatto verso la finestra, guardando fuori. Però non potevo fare a meno di pensare che finalmente il posto accanto a me non era  più vuoto.
A quel punto la nostra prof. aveva voluto che lui si presentasse alla classe, ma, a parte dirci il suo nome, Erik, non disse praticamente nulla. Anche se la prof. ci era rimasta male, lo aveva scusato, dicendo che era un tipo particolare. A lui sembrava non fregasse nulla di questa cosa e neanche delle risate dei compagni. Solo con me era educato e gentile. Alla fine eravamo diversi, ma molto simili allo stesso tempo.
Io non avrei mai immaginato che dal quel giorno la mia vita sarebbe cambiata: io e Erik siamo diventati buoni amici!
Mi dice sempre che, se avesse dei poteri magici, li userebbe per trasformare tutti i nostri compagni in cose buffe, così prima o poi avrebbero smesso di prenderci in giro.
Lui è sempre protettivo nei miei confronti, proprio come fanno gli amici veri. È stato proprio Erik a farmi conoscere la band dove suona. Quando mi invitò per la prima volta alle loro prove, io ero strafelice, sì perché poi mi fecero fare un'improvvisazione, cantai la canzone di Adele :"Easy on me".
"… Go easy on me baby
I was still a child
Didn’t get the chance to
Feel the world around me
I had no time to choose what I chose to do
So go easy on me."
Senza esitazioni, iniziarono a suonare e io mi lasciai trascinare, avevo quasi le lacrime agli occhi, ma stavolta per la felicità.
Sia Erik che i ragazzi della band mi fecero tanti complimenti, chiedendomi di farne parte  e decisa risposi di sì. Per un istante mi sono sentita qualcuno d'importante, e non vedevo l'ora di raccontarlo a mamma e papà. Ma quello stesso giorno incontrai le solite compagne di classe e sapete già com’è andata.
Per loro io ero come un gioco, si divertivano pensando a cosa potessi assomigliare, non mi lasciavano mai in pace. E ora mi trovo qui a scrivere questo tema perché sono stata messa in punizione dalla vice preside per aver messo a terra una di loro. Ho perso completamente la testa e ho esagerato, ma sono così stanca di queste prese in giro. Ora oltretutto sono preoccupata perché questo sabato ho il mio primo concerto e non credo che mia mamma mi perdoni per quello che é successo dandomi il permesso per cantare. Però una cosa buona l'ho fatta: quando ho visto la mia compagna prendere uno schiaffo da sua madre, non sono riuscita a rimanere impassibile e mi sono assunta tutta la colpa nonostante  fossi dispiaciuta per tutte le volte che mi aveva offesa.
Lei mi ha chiesto scusa e credo sia la cosa più bella di quella giornata nera. I suoi occhi si erano  riempiti di lacrime e io d'istinto l'ho abbracciata e le ho detto che non importava, che anch'io non mi ero comportata bene perché non avevo mai fatto nulla per fare amicizia con lei e con gli altri. Così ho pensato di invitarla al mio primo concerto, ovviamente se i nostri genitori ci avessero perdonate ! La cosa bella è che ci siamo entrambe messe a ridere e ci siamo  salutate  per la prima volta in modo affettuoso, con la speranza di vederci.
Oggi ho avuto modo di riflettere e penso che chiunque si trovi in situazioni di disagio, come l’essere derisi, esclusi o danneggiati, debba prendere dei provvedimenti seri: parlarne con gli adulti, non fare finta di niente.
Siamo più forti di chi ci fa sentire una nullità! Magari non lo sappiamo, non ce ne rendiamo conto, ma lo siamo. Non dobbiamo mostrarci deboli, indifesi o spaventati, altrimenti ci continueranno ad abbattere, giorno dopo giorno. Scegliamo di essere quello che siamo e non quello che loro vogliono farci credere! Non dobbiamo cambiare per essere accettati, ma essere noi stessi. Sempre.”
Non capivo più niente, le lacrime continuavano a scendere e avevo tutti i miei compagni attorno ad abbracciarmi; comprese le due ragazze che mi avevano deriso per tutti questi anni. Mi fecero capire che non si erano mai accorte di quanta sofferenza mi avevano causato. Alzai lo sguardo, cercando Erik.
Se ne stava lontano, in piedi all’ultimo banco, ma io sapevo che ci sarebbe stato per me. Aveva Il pollice in alto, in segno di approvazione. A volte la vita ci  regala delle amicizie inaspettate che rimangono nel cuore.
Quando la prof. prese il tema dalle mie mani, subito pensai che avrei sicuramente preso un bel 5! Invece, sorridendomi come non aveva mai fatto prima mi disse: “Amelia, la tua è stata una lezione di vita anche per noi adulti". E mentre lei finiva di dirmi queste parole bellissime, abbassando lo sguardo sul foglio, mi ritrovai un bellissimo 10, scritto con la penna rossa. Non riuscivo a crederci e a fermare le lacrime di felicità: pensate che mi sono fatta una fotocopia per conservarlo con cura.
Epilogo
- Ho il cuore che mi sta per uscire dal petto, dico alla band.
- È normale, ci farai l'abitudine - mi rispondono divertiti.
Fuori c'era il mondo e cercavo Anna tra la folla. La vidi sotto un cartellone su cui era scritto il mio nome dentro un cuore. Mi sbracciai per salutarla.
- Pronti per uscire??? Forza. Qui le mani!! Merda. Merda. Merda - gridammo a squarciagola.
Eccomi. Finalmente!
Chi l'avrebbe mai detto che Amelia sarebbe uscita dal suo bozzolo diventando una bellissima farfalla colorata. Piccola, ma con una grande forza. Nell'anima.
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“Io ti aspetto e nel frattempo vivo”
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sciatu · 3 months
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Devi far sedere la tua anima e farla concentrare sulla Vigna per più di trenta secondi, il tempo che ti ruba un Reel inutile su i cosiddetti “Social”. Questo perché la tua anima ha bisogno di far sedimentare quello che i sensi le fanno percepire. È un esercizio che certi monaci o esseri spirituali chiamano “meditazione” ma che è semplicemente dare valore al tuo tempo. Ecco, ad esempio, la Vigna, se tu la guardi semplicemente è un filare continuo e ripetuto di piante della vite. Questa constatazione però non è degna di te che sei, o dovresti essere, un essere vivente, un’anima pensante in un corpo recettivo. Usa gli occhi. Vedi l’azzurro del mare ed il crepuscolo che si avvicina, il cielo perdere forza e dare alle foglie delle viti un colore intenso ed intimo non quello splendente e forte che hanno durante il giorno. Vedi le nuvole, li ad occidente, arrossare ed illuminarsi sempre più intensamente, coperte dall’ondeggiare delle chiome ad ombrello degli antichi pini. Sono gli attimi che portano i ricordi ed in cui la memoria distilla il giorno preparando attori e sceneggiature per i prossimi sogni. Ora ascoltiamo il mondo. Il vento, instancabile maratoneta, sale dal mare o scende precipitoso verso di esso, facendo frusciare le foglie e portandoti la discussione paesana che le Ciaule hanno nel cielo, chiamandosi e rispondendosi fin quando il grido infinito di un Cacciavento, non le zittisce e le porta a nascondersi su rami o sui fili della luce. Aspettano composti che il rapace torni verso l’alto monte, tra gli aerei abissi da dove domina il mondo. Senti le voci della spiaggia, il vociare dei bambini, il metallico e ritmico correre di un treno, il suono della corriera, lo scoppiettio dei motorini. Il suono è parte dell’uomo, per questo le viti in silenzio, ascoltano curiose, scrivendo nei loro acini, le canzoni della gioia per quando sarà festa o per quando vi saranno dolori da combattere. La Vigna vive di santa eternità e prova ne è l’amore che dona agli uomini. Ora i profumi. Profumo di resina dei pini, intenso, liberatorio, quasi una medicina miracolosa. L’odore del vento, odore umido del mare, odore secco del monte, fatto di cardi arsi e di ulivi eterni. Odori caldi d’estate ed odori secchi e taglienti d’inverno che la vigna percepisce e di cui nutre i suoi grappoli, custodendo il sapore della terra nel loro sangue e trasformandolo con il sole in zucchero ed ebrezza perché la Vigna è la magia della natura, il cantastorie delle stagioni. I suoi filari si allungano a vivere nel sole, le sue radici raccolgono l’anima della terra. Per questo la Vigna è come una donna che dona ebrezza, che ci rivela la bellezza e l’essenza della natura: il mutare, il divenire, l’essere. Perché la vigna è una bambina a cui devi dare attenzione, cura, la protezione di un padre, l’amore di una madre. Ogni giorno chiede la tua presenza, ogni notte sogna le tue carezze. Il tuo passo tra quelle zolle grosse e secche, è quello che aveva tuo padre, e tutti padri che ci sono stati prima di lui. Sono i passi del tempo, che va e torna, che viene a potare, ad aggiustare tralci e pali, a raccogliere per creare. Ecco, ora puoi andare a rincorrere Reel e relazionarti con le frasi di un bambino non più lunghe di uno sguardo. Non ti ho fatto perdere tempo, ti mostrato quello che la tua anima non sa dirti.
You have to make your soul sit and focus on the Vineyard for more than thirty seconds, the time that a useless Reel on so-called "Social Media" steals from you. This is because your soul needs to settle what its senses perceive. It is an exercise that certain monks or spiritual beings call "meditation" but which is simply giving value to your time. Here, for example, is the Vineyard, if you look at it simply it is a continuous and repeated row of vine plants. However, this observation is not worthy of you who are, or should be, a living being, a thinking soul in a receptive body. Use your eyes. You see the blue of the sea and the approaching twilight, the sky lose strength and give the leaves of the vines an intense and intimate color, not the bright and strong one they have during the day. You see the clouds, there in the west, reddening and lighting up more and more intensely, covered by the swaying umbrella-shaped crowns of the ancient pine trees. They are the moments that bring memories and in which memory distills the day, preparing actors and scripts for future dreams. Now let's listen to the world. The wind, a tireless marathon runner, rises from the sea or descends hastily towards it, rustling the leaves and bringing you the village discussion that the Ciaule have in the sky, calling and answering each other until the infinite cry of a Cacciavento silences them and brings them to hide on branches or on electricity wires. They wait calmly for the bird of prey to return to the high mountains, among the airy abysses from where it dominates the world. You hear the voices of the beach, the shouting of children, the metallic and rhythmic running of a train, the sound of the bus, the crackling of motorbikes. Sound is part of man, for this reason the vines listen curiously in silence, writing in their grapes the songs of joy for when there will be a celebration or for when there will be pain to fight. The Vineyard lives in holy eternity and proof of this is the love that it gives to men. Now the perfumes. Scent of pine resin, intense, liberating, almost a miracle medicine. The smell of the wind, the humid smell of the sea, the dry smell of the mountain, made of burnt thistles and eternal olive trees. Warm smells in summer and dry, sharp smells in winter that the vineyard perceives and nourishes its bunches of, keeping the flavor of the earth in their blood and transforming it with the sun into sugar and exhilaration because the Vineyard is the magic of nature , the storyteller of the seasons. Its rows stretch out to live in the sun, its roots collect the soul of the earth. For this reason the Vineyard is like a woman who gives exhilaration, who reveals to us the beauty and essence of nature: changing, becoming, being. Because the vineyard is a little girl to whom you must give attention, care, the protection of a father, the love of a mother. Every day she asks for your presence, every night she dreams of your caresses. Your step among those large, dry clods is the one your father had, and all the fathers who were there before him. They are the steps of time, which comes and goes, which comes to prune, to adjust branches and poles, to collect to create. Here, now you can go chasing Reel and relate to a child's sentences no longer than a glance. I didn't waste your time, I showed you what your soul can't tell you.
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Stanotte ho sognato di abbracciarti. Di abbracciare quella parte di te che è in grado di capire che tutto questo non ha senso, che tutto questo ti fa male molto più di quanto sarai mai in grado di ammettere.
z.
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simonasstuff · 4 years
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Voglio un mondo all'altezza dei sogni che ho.
Ligabue, Voglio volere
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animabruciata · 4 years
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Non riesco a vedere un futuro senza te.
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