Tumgik
#dire le cose coraggiose
iviaggisulcomo · 1 year
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"Fare le cose utili, dire le cose coraggiose, contemplare le cose belle; ecco quanto basta per la vita di un uomo."
T.S. Eliot
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ross-nekochan · 5 months
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Ciao. Mi dispiace per come ti senti e per quello cui andrai incontro. Spesso faccio lunghi periodi di giornate lavorative infinite, senza gratificazione. Lo stipendio è buono ma se sei svuotato di energie e non hai tempo libero, i soldi marciscono assieme a te. Ho dovuto ricorrere a farmaci e terapia per lungo tempo e adesso sto meglio, ora sono in grado di pensare: mal che vada mi licenzio e sopravviverò come tutti, senza vergognarmi per questo pensiero a causa del mio senso del dovere. Ma io sono in Italia, bene o male ho affetti vicini, si parla la mia lingua, se sto male mi metto in malattia (non l'ho mai fatto...) senza dover contare i giorni che mi restano nell'anno. Tu... ti leggo e mi chiedo spesso perché ti sia decisa a fare determinate scelte. Coraggiose se vogliamo, per prospettive future. Tuttavia mentre raggiungiamo il burnout la vita ci passa davanti e quello che immaginavamo potesse accadere, cambia. Restiamo delusi, con niente di concreto in mano. Onestamente al solo pensiero di essere lontana non dico dalla famiglia, ma dalla confortante madrepatria, alle condizioni quali quelle che descrivi... non so come tu faccia. Mi scuso se ti risulto inopportuna, ti scrivo perché mi sembra di riconoscerla la tua sofferenza. Una cosa sola mi ha insegnato la depressione, che quando ci sei dentro vedi davvero quanta povertà si cela dietro i castelli di fantasie più o meno autoindotte per trovare una strada nella vita. E pensi che ti sei ammalato "per niente". Tutt'ora fatico a concepirmi distaccata dal mio lavoro, anche se la società lo ritiene nobile e indispensabile mi ha rovinato anni importanti. Ma sono arrivata ad essere consapevole dei miei limiti, ho imparato a proteggermi un po'di più, a dire di no. Per adesso resisto ma sai, adesso non mi importa più di come reagirebbe la gente a sapere che ho lasciato per andare a raccogliere pomodori o pulire bagni, proprio io che sono così brava, istruita e specializzata. Non mi importa più cosa dice il mio senso del dovere. E mi sento meglio, anche solo perché mi permetto di pensare a delle vie di fuga.
Abbi cura di te.
Ciao.
Spesso è facile leggere senza dire niente quando non si conosce qualcuno, quindi ti ringrazio per il tuo messaggio, sebbene in anonimo (non perché sminuisce il pensiero, semplicemente a volte non ne comprendo a pieno il motivo del suo utilizzo - ma questo è un discorso a parte).
Mi dispiace molto per quello che ti è successo, anche se mi pare tu stia leggermente meglio e sono contenta per te per questo.
I motivi per cui sono tornata qui sono tanti e, forse, a dirli nemmeno li si comprenderebbe. Uno tra tutti: ho speso quasi 10 anni della mia vita (e denaro) per studiare la lingua e la cultura di questo paese e purtroppo questi 10 anni non li posso "vendere" a nessuno perché non sai quanta gente fa la stessa cosa. Una cosa che mi sono promessa a me stessa è che io questi 10 anni della mia vita non li voglio buttare, anche se giustamente c'è gente che si reinventa nonostante la sua laurea (non ho niente contro di loro, ma vorrei evitare di farlo io).
Hai ragione nel dire che spesso quelli che costruiamo sono solo castelli senza alcun senso e non ti nascondo che sono già un paio di anni che la mia testa è a metà tra il voler diventare chissà chi e il voler semplicemente vivere di un lavoro umile con uno stipendio minimo che mi permetta di mangiare, mandando a fanculo laurea e tutto il resto.
A volte sono sul punto di pentirmi della mia scelta ma quando la mia migliore amica, come te, mi dice: "Stai attenta alla tua salute mentale perché se le cose vanno male, puoi sempre tornare in Europa", sai cosa le rispondo? Che non è il momento adatto. Adesso è come se vivessi nell'occhio del ciclone: sebbene la cultura lavorativa giapponese faccia veramente pena, questa megalopoli vive di milioni di opportunità diverse e non penso ciò sia equiparabile a qualsiasi altra città in Europa.
Per cui non posso fare altro che sfruttare questa opportunità il meglio che posso. Non mi interessa dell'opinione di nessuno e vivere dall'altra parte del mondo, sebbene sia triste perché non hai nessuno su cui poter contare se non te stesso, hai la libertà di poter fare il cazzo che ti pare, pure lasciare tutto e andare a raccogliere i pomodori o andare a fare le pulizie.
Poi, anche se volessi tornare, dove vado? Non ho più contatti con nessuno della mia famiglia, né li voglio avere e sono al punto che quasi non saprei nemmeno dove andare a dormire se tornassi in Italia. Anzi, me ne sono andata anche per tagliare finalmente tutti i ponti possibili.
Detto questo, come hai detto anche tu, per adesso, resisterò. Quando la situazione mi sembrerà insostenibile, cambierò e cercherò altro; almeno avrò soldi a sufficienza per poter vivere senza lavorare per un po' (dato che non avrò tempo per spenderli).
La via di fuga cerco di vederla sempre (anche se è molto difficile farlo), perché, almeno per il momento, non mi voglio assolutamente arrendere a questo mondo bastardo e per me oltremodo incomprensibile.
Abbi cura di te anche tu.
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questouomono · 10 months
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Questo uomo no, #135 - Quello che lui vuole fare l’eroe
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Ricordo ancora i giorni seguenti alla sentenza del caso tra Johnny Depp e Amber Heard. Ingolfati dalla solita retorica scorretta e ignorante sul processo, la vittoria di Depp fu salutata da molti uomini come “la fine del #metoo”, ai quali si aggiunsero le solite voci sedicenti coraggiose di “attivisti per i diritti degli uomini”, “padri separati” e altre creature fantastiche, tutte vittime a miliardi delle ingiuste accuse di spietate donne disumane. L’esercito delle femmine accusatrici di falsità era stato definitivamente sconfitto, dicevano tutti, dal meno visibile al giornalistone più leggibile. Com’era, com’era… ah sì: “è finita la pacchia!”. Adesso che è stato un uomo, Massimo Guastini, a denunciare lo schifo di una delle migliaia e migliaia di ambienti chiusi nei quali milioni di uomini, ovunque nel pianeta, fanno sessismo esplicito e convinto sui corpi delle colleghe di lavoro, che è successo, cari uomini sofferenti di denunce false? Il #metoo è riapparso, miracolato, zombie? O forse, tra le balle che vi raccontate, c’è stata pure quella della sua fine? Perché tra gli aspetti più schifosi della vicenda - che sia chiaro, l’ennesima di una lunghissima storia, niente in sé di sorprendente né di nuovo - c’è che tutta l’importanza mediatica che sta suscitando è evidentemente dovuta al fatto che quella solita retorica vigliacca che si abbatte su qualsiasi espressione del #metoo, qui non può funzionare. Non si può dire che Massimo Guastini è la solita attricetta che cerca notorietà. Non si può dire che Massimo Guastini è una ex avida che vuole solo soldi. Non si può dire che Massimo Guastini è una femminista isterica che odia gli uomini. Non si può dire Massimo Guastini è una povera scema che non capisce le battute. Non si può dire che Massimo Guastini è una donnetta ingenua che non sa che questa roba si fa dalle scuole medie. Non si può dire che Massimo Guastini è una lesbica fanatica che fa un sesso insoddisfacente. Non si può dire che Massimo Guastini è una racchia che incolpa tutti gli uomini delle sue frustrazioni. Si diranno le solite cose che si dicono a quegli uomini - ancora troppo pochi, purtroppo - che hanno scelto di assumersi la responsabilità sociale di dare all’immagine maschile qualcosa di più del tono marrone che da secoli gli spalma addosso il sistema patriarcale. Diranno che è un traditore, un infame, perché ha violato uno spazio privato, segreto. Segreto di Pulcinella, ma tanto se lo denunciano le donne nessuno crede loro. Diranno che c’è dietro un interesse lavorativo, economico, così adesso avrà tanto lavoro da questa pubblicità “woke”, “politically correct” che si è fatto. E sì che Massimo Guastini ne aveva proprio bisogno di lavorare, poverino. Diranno che è una vendetta personale vai a sapere perché. Certo, non c’era modo migliore in cui Massimo Guastini si poteva vendicare: bruciarsi un ambiente di lavoro e prendersi carriolate di melma per settimane. Quello che non diranno è la semplice verità: che Massimo Guastini si è rotto le palle di venire messo alla pari di gente che non si rende conto della sua disumanità, e che con quella disumanità rovina la vita a donne che hanno tutto il diritto di viversela come pare a loro; che Massimo Guastini ha solo fatto quello che chi assiste a un abuso dovrebbe fare, cioè chiamarlo col suo nome; che Massimo Guastini è tra i pochi che sta dando l’occasione a una società intera di interrogarsi sui suoi distorti rapporti tra generi e di come queste distorsioni siano nocive anche nel mondo del lavoro; che a Massimo Guastini tutto andava di fare nella vita tranne che dover sembrare un eroe per colpa della merda altrui. Perché questo succede a violare apertamente e pubblicamente lo schifoso doppio standard di giudizio sociale tra gli uomini etero e qualsiasi altro genere: sembri un eroe, e invece sei solo una persona civile. Beh, che dire. Non tutti gli eroi indossano un mantello svolazzante; speriamo che almeno questi “eroi” qui abbiano gli stivali di gomma. Gli stronzi invece, uh, ce l’hanno proprio scritto in fronte, e se ne vantano pure. Questi uomini no.
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2-facedlovers · 1 year
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Boku no Sainou (My Talent) ୨୧ wowaka ୨୧ Italian Translation
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—annotazioni in fondo!!—
Boku no Sainou / My Talent / Il Mio Talento
ft. Hatsune Miku
le cose che voglio comunicare: non si trovano
il cervello, che dà vita alle parole, non c'è neanche quello.
è un suono che sputa fuori il mio "io" debole
voglio mandare questa melodia, mettendola su note musicali coraggiose.
è quello il mio talento?
non riesco più a vederlo. questo gioco di disperazione, da un giocatore.
aspetterò solo quella bugia, che vacillava in lontananza.
la scadenza è tra 0 secondi. chi verrà dopo?
così tu hai iniziato a piangere, accanto a me.
ah, voglio venire intossicata* solo ancora una volta.
le lacrime che si formano facilmente, non riescono a scendere.
penso a quei giorni normali, e mi sento come se qualcosa si fosse perso.
semplicemente, se ho scelto io di seguirti, perché sono triste?
le persone comuni apparivano così belle.
sono solo io che provo a rimpiazzare me stessa. **
se la scadenza è arrivata, sarà inutile la prossima volta.
come hai iniziato a piangere? che ne pensi di farmi riposare, accanto a te?
ah, voglio venire intossicata solo ancora una volta.
le lacrime che si formano facilmente, non riescono a scendere.
solo per quel dannato desiderio, non per nient'altro,
semplicemente, se ho scelto io di seguirti, perché sono triste?
penso a quei giorni normali, e mi sento come se qualcosa si fosse perso.
semplicemente, se ho scelto io di seguirti, perché sono triste?
le persone comuni apparivano così belle.
sono solo io che provo a rimpiazzare me stessa.
le persone comuni apparivano così belle.
sono solo io che provo a rimpiazzare me stessa.
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nota * = la canzone potrebbe dire "voglio ubriacarmi", ma a giudicare dal contesto è meglio tradurlo come un'intossicazione (probabilmente sentimentale).
nota **= ok, qui non ho idea dell'esistenza del collegamento tra questa frase e quella di prima. potrebbe essere anche "le persone comuni erano così belle, che provavo solamente a rimpiazzarle con me stessa".
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carmenvicinanza · 1 year
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Lettera a una donna di domani, ma va bene anche per quella di oggi
https://www.unadonnalgiorno.it/lettera-a-una-donna-di-domani-ma-va-bene-anche-per-quella-di-oggi/
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Ragazza mia,
è l’8 marzo, la Giornata Internazionale della Donna, che non è la Festa della Donna, come in tanti vogliono farti credere.
Stai attenta a non farti fare la festa, perché non abbiamo proprio nulla da festeggiare, ma tanto su cui riflettere e da cui imparare.
Devi sapere che le cose che oggi abbiamo, che possiamo fare, ma proprio tutte, tutti i nostri diritti, dal poter studiare, votare, guidare, aprire un contro in banca, comprare una casa, al poter decidere del nostro corpo, sono il frutto di lotte fatte da donne coraggiose che ci hanno precedute.
Donne che per queste cose hanno lottato, hanno preso botte, sono finite in galera, hanno anche perso la vita perché noi potessimo avere ciò che abbiamo.
Sai che per esercitare il proprio diritto a indossare i pantaloni, una maestra, Helen Hulick, nel 1938, negli Stati Uniti fu processata e mandata in prigione? Soltanto per aver indossato i pantaloni in un’aula di tribunale durante la testimonianza di un furto che aveva subito.
Sai quante scienziate hanno fatto scoperte che sono state attribuite a colleghi uomini, che hanno vinto addirittura il premio Nobel al posto loro?
Sai che in tanti paesi del mondo, ancora oggi le donne non sono libere di studiare, uscire, sposare chi vogliono, andare allo stadio?
Sai che ancora oggi essere donna significa vivere con il 15% di probabilità di essere stuprata, il 100% di possibilità di essere molestata, avere salari più bassi, fare la maggior parte delle faccende domestiche, dover convivere con dettami estetici come essere magre, senza peli sul corpo, di dover sorridere e molto, molto altro ancora?
Ragazza mia, nel giorno dell’8 marzo, come in tutti gli altri giorni dell’anno, devi ricordarti che essere donna è bello ed è una lotta quotidiana, per conquistare e mantenere il ruolo che abbiamo nella nostra vita, nella società, qualunque esso sia.
Ricordati che il tuo corpo è tuo ed è un fatto politico il solo fatto di esistere e muoverti su questa terra e, soprattutto, che nessuno e nessuna può decidere per te cosa farne.
Che ci fanno crescere, sin da bambine, con l’idea che quello che facciamo, o diciamo, non abbia abbastanza importanza.
Ci fanno crescere con una mancanza che proveremo a colmare per tutto il resto della nostra vita. A causa di questa mancanza, se non ci amiamo abbastanza, delegheremo a un altro o altra da noi, la nostra felicità.
Ma la nostra felicità dipende soltanto da noi stesse, non può essere subordinata all’avere un compagno o una compagna.
Non farti scoraggiare mai da chi vorrà insinuare che tu non sei abbastanza, che non fai bene, che ciò pensi o dici non è rilevante.
Tu vali, con la forza che non sai nemmeno di possedere e con tutte le tue fragilità. Perché anche questo tendono a farci fare, negare le nostre debolezze per omologarci, per fare carriera o tentare semplicemente di stare a galla in un mondo maschio, da sempre.
Noi non siamo come gli uomini. La nostra biologia è differente, la nostra storia è differente.
Sono i diritti che devono essere uguali e oltre alla parità, dobbiamo reclamare l’equità, che è il riconoscere a ciascuna e ciascuno secondo i propri bisogni.
Non lasciare che nessun uomo o donna decida per te cosa dire, come vestirti, cosa mangiare, come truccarti, come portare i capelli, quanto pesare.
Tu vali, ciò che dici vale, ciò che pensi vale, ciò che voti vale, tienilo sempre a mente.
La Giornata internazionale della donna, si dice sia stata stabilita nella data dell’8 marzo per ricordare la morte di 134 operaie, in un incendio in una fabbrica di camicie di New York, nel 1911. La storia però risale al febbraio del 1909, quando il Partito socialista americano propose di celebrare una giornata dedicata all’importanza delle donne nelle società.
L’iniziativa fu, poi, ripresa l’anno successivo dall’attivista Clara Zetkin, che durante la seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste a Copenaghen, ripropose l’idea di fissare un giorno per questa ricorrenza.
Fu a Mosca nel 1921, durante la Seconda conferenza delle donne comuniste, che si stabilì l’8 marzo come data unica per tutti i paesi, in ricordo della manifestazione contro lo zar a San Pietroburgo del 1917 a cui parteciparono moltissime donne.
Si è dovuto aspettare il 1975, Anno internazionale della donna, per ottenere il riconoscimento della celebrazione ufficiale da parte dell’ONU che, nel 1977, dichiarerà l’8 marzo ‘Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale’.
Ragazza mia, ricordati che noi donne siamo la metà del mondo, che nessuno può dirci cosa fare e impedirci di librare, che insieme siamo una forza e che non siamo una questione e solo unite, possiamo essere una rivoluzione.
Ricordati di creare sorellanza e non rivalità con le altre donne, perché soltanto unite si vince, separate ci si indebolisce.
Ricordati di appellare te stessa al femminile, perché ciò che non si nomina non esiste e il plurale maschile non ci comprende.
Ricorda che il linguaggio si deve adeguare ai tempi e che ciò che si dice è ciò che si pensa. Che è dal linguaggio che dobbiamo partire per sradicare le mentalità.
Dobbiamo imparare a convivere con gli uomini, ad amarli e farci amare, ma soprattutto a farci rispettare, a non permettere loro di metterci in ombra e dirci di stare due passi indietro, perché noi stiamo dove abbiamo voglia di stare e andiamo dove ci pare, senza che per questo ci debbano dire che ce la siamo cercata.
Ricordati che le strade sicure le fanno le donne che le attraversano e che dobbiamo imparare a difenderci, ma soprattutto insegnare e impedire agli uomini di farci male.
Affinché non ci siano più donne uccise per mano di un uomo che, troppo spesso, ha le chiavi di casa.
Ricordati che non sono i social o le pubblicità che decidono come deve essere il tuo corpo e come devi vestirti per sentirti importante e bella.
Ricordati che puoi fare e dire quello che vuoi, che puoi diventare ciò che desideri, che la tua opinione conta e nessuno può permettersi di tapparti la bocca o giudicarti per quello che pensi, per chi ami, per quello in cui credi.
Ricordati che sei speciale e che nessuno può e deve portarti via desideri e sogni.
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tuttinessuno · 1 year
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Ti scrivo questa lettera, anche se non la leggerai mai.
Mi hai fatto male, tanto.
In natura non esiste la giustizia
e io continuo a soffrire.
Tuttavia, oggi mi sono resa conto che in qualche modo devo abbandonare questo peso che mi porto dentro
ed è ciò che farò.
Non voglio portare rancore, perché non è un buon amico, per questo non lo voglio con me.
Il rancore fa provare paura,
ed è precisamente della paura che ho bisogno di liberarmi.
Non significa che ho paura di te,
ho solo paura di rivivere le mie sofferenze e di ricadere nello stesso errore.
Per questo motivo, ho deciso che devo affrontarti, stare faccia a faccia con te e con tutto ciò che tu significhi;
che tu sia nella mia mente oppure no, devo farmi valere.
Se combatto questa paura, finalmente potrò combattere anche tutte le altre.
Io ti amavo e mi fidavo di te, sai?
In realtà non volevo niente di straordinario
e, se lo avessi saputo, non ti avrei permesso di ferirmi.
Non dimenticherò mai questo dolore insopportabile, né tutto quello che mi hai insegnato.
In fondo, posso ringraziarti per qualcosa.
Ho imparato che non possiamo dare a qualcuno qualcosa che non vuole.
Ti sei concesso il lusso di farmelo capire molto chiaramente;
e mi hai fatto anche capire che è molto importante sapere quando qualcosa nella tua vita va male e ti sta consumando.
Ebbene sì, mi sono resa conto che sei stato dannoso per me,
tanto da impedirmi di andare avanti per molto tempo.
Come disse qualcuno una volta,
il vero odio è il disinteresse,
e l’omicidio perfetto è la dimenticanza.
Non voglio lanciare una pietra in alto, perché so che poi cadrà sulla mia testa.
Non mi renderebbe felice,
aggiungerebbe solo miseria alla mia vita senza senso.
Dicono che sanguinare non faccia male, che è piacevole, come dissolversi nell’aria o respirare profondamente.
Vale lo stesso con il dolore dell’anima,
in qualche modo ti anestetizza
e ti rende incapace di capire ciò che ti sta succedendo, finché non è troppo tardi.
Forse mentre scrivo queste parole scorrono sul mio viso lacrime di sangue e di puro dolore, ma sto riprendendo il comando su me stessa
e sto girando il timone,
perché è arrivato il tempo di andare avanti e superare quello che mi hai fatto.
Voglio dirti che scrivo questa lettera perché dietro queste parole coraggiose esiste un’enorme tristezza, un’infinita umiliazione e una lieve illusione.
Sento che sto camminando su un vulcano mentre la mia vita è appesa a un filo.
Sto camminando con addosso il peso di quello che tu hai fatto alla mia anima.
Ho bisogno di poco per stare bene
e per questo devo liberarmi di tutto questo dolore.
Tutte le esperienze dolorose lasciano dentro di noi un seme che crescerà e ci farà sentire liberi.
La verità è che oggi mi sono chiesta se potevo fare qualcosa d'importante,
e allora ho deciso di scrivere questa lettera.
Questa lettera non è per te, ma per me, per potermi liberare di te.
Mi sono fermata a pensare che non voglio niente di negativo nella mia vita
e mi sono resa conto che tu facevi parte delle cose negative, come il tuo modo di farmi sentire.
Sono giunta alla conclusione che riflettere su di te è il più grande atto di amor proprio che posso fare verso me stessa.
Oggi posso finalmente dire che mi hai fatto un favore,
perché ora più che mai amo me stessa
e so che non voglio trasformare il mio corpo nella tomba della mia anima.
So che posso affrontare tutto ciò che ho dentro.
Non bisogna avere paura di vivere, bisogna solo imparare di nuovo a farlo.
Autore Sconosciuto
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theangeloflucifer · 3 years
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25 NOVEMBRE.
Ero piccola, poco più di una ragazzina, frequentavo ancora la scuola media, quando la sera in tv davano “Amore criminale” e restavo a guardarlo. Fidanzati, mariti, violenti che abusavano delle loro compagne e spesso anche dei loro figli. Vedevo tutto quello dall’esterno e mi sembrava così assurdo. Come può una persona che ti ama farti tutto questo? E le donne Perché non se ne rendono conto? Perché non scappano e si mettono in salvo? Dovrebbero dirlo a qualcuno, decidere di andarsene e voltare pagina.
Mi chiedevo questo. Era un programma che guardavo spesso, perché nei confronti di quell’argomento avevo troppi interrogativi.
Tuttavia ero piccola, e molti aspetti non riuscivo a coglierli.
Sei piccolo, ingenuo, vedi certe situazioni dall’esterno, e le vedi così lontane da te, come se non potessero mai toccarti.
Era un sabato sera di metà marzo, del 2016. Io e quello che era il mio attuale fidanzato stavamo discutendo. Il motivo? Avevo evidenziato che un suo comportamento non mi era piaciuto. Nonostante mi fossi rivolta a lui con alcun tono marcato, o atteggiamento forte, la discussione andava avanti da ore. Parole forte, toni di voce alti, e alla fine, per la prima volta mi diede uno schiaffo.
Mi sorprese quel gesto, e stupì anche lui. Mi disse che mai aveva alzato in dito su nessuno, ed ero stata io farlo arrabbiare così tanto da fargli perdere il controllo. Io, e le mie discussioni inutili, lo avevano esasperato e portato a darmi uno schiaffo.
Eravamo insieme da un anno, e non era mai accaduto. Si, discutevamo, e spesso, per giorni e giorni, ma mai aveva alzato un dito su di me. La discussione era durata un bel po’ in effetti, forse ho davvero esagerato pensai.
Diedi poca importanza alla cosa, del resto era stato solo uno schiaffo. La cosa non costituiva nessun problema, e non sarebbe più successo.
Passarono settimane, mesi, e mi resi conto che quello era solo l’inizio.
Accadeva, sempre più frequentemente, in modo sempre più violento.
Ogni piccolo battibecco, poteva portare a quello. Il motivo più più stupido, tra tutti? Una volta abbiamo cominciato una discussione perché non gli piaceva come avevo abbinato una t-shirt, su un pantaloncino, per andare a fare una passeggiata al centro commerciale. Ogni litigio si svolgeva sempre allo stesso modo, e si concludeva sempre con la solita promessa; non accadrà più. La colpa era sempre attribuita a me. Io che mi arrabbiavo, che avevo da ridire sui suoi comportamenti, e lo innervosivo al punto tale da fargli perdere la calma.
“Te lo meriti tutto questo!”
“E’ colpa tua, con gli altri non succede. Tu mi fai diventare così!”
Quante volte mi sono state ripetute queste frasi!
Mi veniva spesso detto che non sapevo ragionare. “Lascia stare, inutile parlare con te, non capisci nulla.”
Ricordo l’aria di sufficienza con cui mi guardava, la superiorità e l’arroganza. Ricordo la sua voce che si alzava sempre più, i suoi occhi pieni di disprezzo. I suoi tentativi di zittirmi in ogni modo; con gli insulti, con i toni, con quell’atteggiamento, con quelle mani intorno al collo.
Ricordo le sue mani intorno al collo, i colpi sempre più forti, e le mie urla che soffocava.
Ricordo quella volta in cui non si fermava, e io ho avuto davvero paura, più del solito. Quando ho deciso di urlare per chiedere aiuto, nella speranza che qualcuno sentisse, è stato peggio. Tutte quelle lacrime versate, quei segni da coprire e nascondere. Quelle sere in cui non vedevo l’ora di arrivare a casa, per sentirmi finalmente al sicuro, e quelle notti passate a piangere silenziosamente.
Ricordo perfettamente tutte le volte che mi è stato detto che ero sbagliata, che non capivo nulla. Per tutte quelle volte che sono stata paragonata alle altre, sminuita e non rispettata. Quegli insulti su di me, sulla mia famiglia. Le volte in cui non veniva tenuta in considerazione la mia opinione, o una mia richiesta. Quegli apprezzamenti fuori luogo fatti sulle altre ragazze, per evidenziare quanto non gli andassi bene. Tutte le mancanze, tutte le occasioni importanti passate a discutere e macchiate dalla violenza. Le piccole cose di cui sono stata privata, le occasioni sottratte, gli amici che ho dovuto perdere. Anni della mia adolescenza che non potrò più riavere, momenti di spensieratezza che non potrà rivivere.
Ricordo molte occasioni, momenti importanti che sono stati rovinati.
Come Quella volta, dopo una competizione importante e una meritata medaglia, mi ritrovai a tornare a casa
Con un livido enorme sul braccio, e allora fui costretta a tenere le maniche lunghe a maggio, fingendo di stare poco bene.
Come quella volta che ritornai a casa con un segno marcato sulla fronte, la sera prima del mio esame di maturità, e inventai che ero scivolata nello spogliatoio della palestra. il litigio la sera prima del mio 18esimo. Il mio 21esimo compleanno rovinato.
Ho centinaia di ricordi, ricordi orrendi a riguardo. Ho tentato di rimuoverli, ma non ci sono riuscita. Sono cose accadute, e non possono essere cancellate.
Nel corso del tempo, mi sono resa conto che la violenza non è solo fisica. Non è fatta solo di schiaffi, e pugni. La violenza, è anche non essere liberi di parlare, sentirsi dire di valere nulla, di meritare il peggio, ed essere guardati con aria di disprezzo. È sentirsi in Gabbia, e sapere che chi dice di amarti, ne ha le chiavi. La violenza ha tante sfumature, e chi è violento lo sarà sempre. Ed è inutile provare a sottolineare loro quanto questo sia sbagliato, perché saranno sempre convinti che sia tutto normale, e continueranno ad avere la propria visione delle cose. L’unica cosa da fare è andarsene, e voltare pagina.
Non lasciate correre, non permettete a nessuno di mancarvi di rispetto, impedirvi qualcosa, e non permettere a nessuno di oltrepassare i limiti che voi stesse imponete. Non sentitevi colpevoli, o responsabili di quanto vi è accaduto o vi sta accadendo. Non siete sbagliate.
Non è colpa vostra, anche se vi diranno il contrario. Nessuna di voi merita di sentirsi una nullità, trascorrere la sera prima dell’esame di maturità a coprire i lividi, per non dare spiegazioni il giorno seguente. Nessuno merita di essere spintonata in pubblico davanti a decine di persone, con la frase “te lo meriti” che ti rimbomba nella testa, nè tanto meno sentire le mani al collo che stringono, e occhi che ti guardano pieni di disprezzo.
Nessuno merita ciò, e la violenza va fermata. Non abbiate paura, siate coraggiose, e risollevatevi. Fermateli, e liberatevene.
DENUNCIARE è SOLO UN ATTO DI CORRAGGIO, E DI AMORE, VERSO SE STESSI E LA PROPRIA VITA.Donne, denunciate!
Prendete le distanze, allontanatevi da tutto ciò che è nocivo per voi. Eliminate dalla vostra vita chi vi causa problemi, chi vi priva della vostra serenità e tranquillità, chi vi porta via i sogni, vi impone divieti, e stabilisce vincoli. Non avete bisogno di una persona che vi da per scontate, vi sminuisce e vi zittisce, senza tenere a cuore i vostri pensieri, i vostri desideri, e i vostri obiettivi. Tutto questo non è amore, l’amore è un’altra cosa.
Non ho mai detto nulla a nessuno, ho tenuto per anni questo segreto per me. l’ho raccontato solo ad una persona, ed è stata quella che mi ha salvata.
Se sentite di non riuscire a reagire da sole, confidatevi, lasciatevi salvare.
Sono Angela, e sono stata VITTIMA DI VIOLENZA!
Dopo anni, riesco ad ammetterlo.
Io ne sono uscita, e ho ripreso in mano la mia vita. Se l’ho fatto io, potete farlo anche voi!
Non sarà facile, ma giorno dopo giorno vi sentirete più leggere, più libere. Prenderete le distanze, e vi renderete conto di quanto è bello amarsi!
Concedetevi quest’occasione di tornare a sorridere, a vivere, a conoscervi.
Voltate pagina, e innamoratevi di voi stesse e della vostra vita!
Siete straordinarie, dotate di una forza immensa.
Donne, DISOBBEDITE!
E voi uomini, abbiate l’eleganza necessaria a saper ascoltare, capire e valorizzare la vostra compagna. Siate suoi complici, sognate con lei!
Sappiate accarezzare l’anima della vostra donna, e abbiatene cura. Questo vi rende estremamente eleganti!
Chiedo a tutti coloro che hanno letto, di condividere questa storia vera. Se anche solo una ragazza leggendo questo post riuscirà a ribellarsi, allora saró riuscita nel mio intento!
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littlesweethyena · 3 years
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“Facciamo quello che facciamo perché non possiamo fare quello che vogliamo” (The stranger- Dark)
Che poi mi riprometto di scrivere tutti i giorni. Qualcosa che non ci voglia più di 15 minuti per scriverlo e 5 minuti per leggerlo.
Ma alla fine non lo faccio mai. Che le cose da dire poi ce le avrei pure, eh. Ma mi do fastidio. Mi do sui nervi.
Scrivere mi fa rallentare per analizzare i miei pensieri per tradurli dal caos totale che regna nella mia testa in parole di senso più o meno compiuto.
Solo che quando escono è troppo, non lo sopporto. Non mi piacciono i miei pensieri, e per come agisco rispetto a quel che penso (tipo rette parallele che non si incontreranno mai) mi prenderei a schiaffi.
Le mie parole, quando le scrivo e non le cancello, sono cazzute e incazzate, ma anche dolci e commoventi, coraggiose ma leggere. Poi mi guardo allo specchio e non vedo quella persona che avrebbe il diritto di avere quei pensieri e di scrivere quelle parole. Sono solo l’ombra dell’ombra di me stessa ed è per questo ho smesso di scrivere.
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gloriabourne · 3 years
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Non hai capito il nocciolo della questione. Certo che può allearsi, ma quello di fedez è lo stesso comportamento dei cosiddetti White Saviours, che con la scusa di appoggiare il movimento Black Lives Matter finiscono per scavalcare le stesse persone nere e a far sì che siano i bianchi, ancora una volta, sempre un passo avanti a loro, a far parlare di sé. 'Alleato' vuol dire un passo indietro, o al massimo, 'accanto' alle persone direttamente coinvolte. Non vuol dire diventare idolo delle folle.
Ovvio che abbia il diritto di dire quello che vuole, nei giusti contesti, ma dall'esprimere le sue - giustissime - opinioni, a diventare improvvisamente martire e paladino di una causa che non lo tocca neanche direttamente, non è rispettoso nei confronti di chi queste battaglie le porta avanti da anni, e che ha subito davvero censura, e ha rischiato, e ha sofferto. Lui non è nessuna di queste cose. E non mi sento affatto rappresentata da lui, io come tantissimi altri, capisci che voglio dire?
Maturazione, dici? Tutte frasi fatte, le sue, dette palesemente per convenienza, o per moda. Sai chi sono le persone veramente coraggiose? Quelle che oggi come in tempi non sospetti prima di potersi baciare o stringere la mano con il proprio partner dello stesso sesso devono guardarsi intorno dieci volte, perché corrono il rischio reale di essere aggrediti. Non uno che si sente un illuminato per il semplice fatto d'aver ribadito delle assolute ovvietà (tipo far giocare un bimbo con una bambola).
E che concezione hai tu dei leoni da tastiera? Credevo che fossero quelli che insultassero chiunque a vanvera indistintamente, non chi osa sbattere in faccia l'altro lato dei fatti, che la massa non riesce a distinguere perché ha i prosciutti sugli occhi. Risultato? ecco, proprio quello a cui ambiva fedez: lui al centro dell'attenzione, martire poverello, e io - persona gay, invisibile - liquidata così e definita una semplice leone da tastiera. Bravissimi tutti, complimenti!
Quando dici 'volete rompere i coglioni e basta', sappi che stai offendendo i tuoi compagni della community LGBT, di cui tu stessa hai ammesso di far parte. Sarà che sei una newcomer ma, boh, dalle mie parti le persone LGBT si sostengono a vicenda, non vengono definiti rompicoglioni, sai? Cosa credi, che io sia veramente l'unica scema a vedere il marcio nel caso Fedez, o forse che c'è un motivo più che valido se siamo in tantissimi (e per fortuna direi)? 😂
Ma poi vorrei capire: la mia faccia non la vedrai mica mai, quindi se negli ask che ti arrivano c'è scritto che il mittente è Anonimo anziché pincopallino93, ti cambia veramente qualcosa? O ne fai una mezza scusa per rendere meno valide le mie ragioni? Il tuo blog è impostato per ricevere domande in anonimo, quindi perché non dovrei usufruirne? Ti sto parlando sì animatamente, ma pur sempre civilmente, a differenza dei leoni da tastiera senza cervello a cui ti riferisci.
Concludo ponendomi una legittima domanda che rivolgo anche a te se vorrai darci la tua opinione: quindi la morale della favola è che, siccome io sono e sarò per sempre povera e invisibile, in futuro dovrò persino ringraziare Fedez per essersi esposto per far approvare il DDL Zan? ... Oddio che cieca sono stata, ma grazie fedez, paladino della giustizia sociale, che hai dato voce a me a cui non verrà mai dato diritto di parlare perché non sono una influencer. Ti sono debitore a vita 😂😂😂
----------------------------------------------------------Hai scritto un sacco di cose quindi andrò per punti per evitare di dimenticare qualcosa.
1) Nessuno dice che bisogna fare diventare Fedez l'idolo delle folle. Idolatrare una persona è sbagliato in qualsiasi caso, per quanto mi riguarda. Ma questo non è un problema di Fedez, è un problema di chi lo pone su un piedistallo. A me non risulta di averlo farlo.
Ho semplicemente detto di essere d'accordo con lui e di aver apprezzato molto il suo intervento, cosa di cui secondo me l'Italia aveva bisogno perché lui, in quanto influencer, ha sicuramente più probabilità di farsi ascoltare. Questo non significa farlo diventare un idolo, ma anche se fosse sicuramente il problema non sarebbe di Fedez ma di chi lo idolatra, quindi esattamente perché te la prendi con lui quando invece dovresti prendertela con chi lo tratta come un dio sceso in terra?
Poi che non ti senti rappresentata da lui va benissimo, ma da qua a dire che non ha il diritto di dire certe cose (perché questo hai detto negli ask precedenti) c'è un po' di differenza.
2) Maturazione, sì. Non si tratta di frasi fatte. Poi se tu vuoi credere che siano cose dette per moda, problemi tuoi. Capisci che però c'è un problema di fondo nel tuo modo di ragionare?
Se tu pensi che Fedez - in questo caso - abbia detto determinate cose per moda e non perché le pensa davvero stai in un certo senso sminuendo dei diritti che in teoria per te dovrebbero essere importanti, se addirittura arrivi a pensare che la gente ne parli per moda e non perché ci crede sul serio.
E, tra le altre cose, perché mi fai la morale sull'essere coraggiosi? Non ho mai detto che Fedez è stato coraggioso a fare quell'intervento. Ho semplicemente detto che lui, a differenza di una persona comune, poteva permettersi di farlo perché prima di tutto sarebbe stato ascoltato molto di più e soprattutto perché se qualcuno lo trascina in tribunale può permettersi di pagare le spese legali. Non ho mai parlato di coraggio, ho parlato semplicemente del potersi permettere di fare un discorso del genere in diretta nazionale.
3) La mia concezione dei leoni da tastiera è più o meno quella che hai detto tu: persone che, attraverso uno schermo, insultano gli altri sentendosi grandi e potenti solo perché hanno uno schermo che li protegge. E tu esattamente cosa hai fatto prima? Hai definito Fedez rivoltante, Chiara Ferragni un'ochetta (se non erro)... Questo non è insultare? Senza motivo poi, perché bastava dire che non ti era piaciuto il suo intervento e spiegare perché senza cadere nella banalità di insultare le persone solo perché non ti piacciono.
E non giocarti la carta del vittimismo con la frase: "lui al centro dell'attenzione e io liquidata e definita leone da tastiera", perché obiettivamente è la verità. Ovvio che lui sta al centro dell'attenzione, stiamo parlando di un influencer! E tu non è che sei invisibile perché sei gay, ma lo sei perché sei una persona comune! E sì, ti ho definita leone da tastiera perché è ciò che penso delle persone che insultano senza motivo gli altri.
Anche perché hai ammesso che il problema non era tanto il discorso di Fedez quanto il fatto che fosse stato idolatrato dalla massa... E hai ragione su questo, ma allora prenditela con la massa!
4) Non ti azzardare a dire che non posso dire alla gente di non rompere i coglioni perché devo sostenere la comunità. Io le persone della comunità LGBT+ le sostengo, lo facevo anche prima di rendermi conto di farne parte, ma sostenere non significa lasciar passare tutto.
Se un determinato atteggiamento mi rompe le palle e mi fa perdere le staffe, a me non frega nulla che si tratti di una persona gay, bi, pan, etero, o qualsiasi altro orientamento, non frega nulla che faccia parte della comunità o meno. Sostenere le persone della comunità non vuole giustificare ogni cosa perché si tratta comunque di esseri umani e come tali sbagliano e come tali possono dire e fare cose con cui non mi trovo d'accordo, come quelle dette da te. E se non sono d'accordo lo dico, anche con modi bruschi perché è il mio carattere. Non è che solo perché siamo parte della stessa comunità allora devo stare zitta e farmi andare bene tutto perché devo sostenerti.
E il fatto che io sia una newcomer non cambia le cose. Però grazie per aver rimarcato il fatto che io in questa situazione ci sia dentro da meno tempo di te, da sola non ci sarei mai arrivata!
5) Premetto che il mio blog non è impostato per ricevere domande in anonimo. È impostato per ricevere domande, punto. Purtroppo se tolgo l'opzione impedisco l'arrivo di qualsiasi domanda, non solo le anonime.
Detto ciò, non sono le domande in anonimo in sé a turbarmi. Sono le domande in anonimo fatte in un certo modo. E ti spiego subito il perché.
Se una persona mi parla scattando come un cane a cui hanno pestato la coda, io scatto a mia volta. Sono fatta così, non dico di essere fatta bene, ma è il mio carattere. Il punto è che io, rispondendo con il mio nickname (e non solo, perché chi mi segue qui tende a seguirmi anche su altri social in cui ci metto la faccia quindi tutti sanno chi sono) mi espongo, mentre l'altra persona - in questo caso tu - resta nascosta dietro l'anonimo, che funge da scudo.
In pratica in una discussione, tu ne esci pulita perché ti sei nascosta dietro l'anonimo, mentre io sono quella brutta e cattiva che risponde male. Non che mi freghi qualcosa del passare per brutta e cattiva, ma non vedo perché sta figura me la devo fare solo io quando siamo in due.
6) Non ho mai detto che dovremo ringraziare Fedez nel caso in cui il ddl Zan venga approvato. Ho semplicemente detto che Fedez si esposto in merito a questa questione e che, per quel che ne so, è stato l'unico personaggio famoso a esporsi così tanto. O meglio, in tanti a modo loro si sono esposti, ma lui lo ha fatto più di altri per quello che ho potuto vedere.
Questo non significa doverlo ringraziare, significa semplicemente riconoscere che ha portato sotto i riflettori una questione che altrimenti forse in pochi conoscerebbero.
Molti ddl o proposte di legge arrivano agli occhi delle persone comuni tramite i social o tramite "propaganda" da parte di influencer o personaggi famosi. Può essere vista come una cosa giusta o sbagliata, non mi interessa e non sono qua per parlare di questo, ma è quello che succede. Ed è un dato di fatto che molte persone si siano informate sul ddl Zan perché Fedez ne ha parlato. E qua si torna al punto di partenza: Fedez ha una voce più "grossa" di quella che posso avere io o di quella che puoi avere tu, per il semplice fatto che è un personaggio pubblico seguito da tantissime persone.
Quindi nessuno dice che in futuro bisognerà ringraziarlo, ma riconosciamo che almeno in parte è stato lui a portare l'attenzione - soprattutto delle persone che non sono toccate direttamente dal ddl Zan - su questo argomento.
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janegiorgy · 3 years
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Cara Violenza
Io ti odio.
Oggi è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne,ho creduto fosse giusto,che poi ciò che è giusto per te non conta,renderti nota quanto la tua fiamma sta ininterrottamente causando dolore nel mondo e nel cuore di tante persone uccidendole interiormente.
Credo sia scandaloso che debba esistere un giorno come questo,che debba esistere un giorno per ricordare quanto la violenza contro le donne sia sbagliata e crudele,anche perché un’azione come questa non deve essere ricordata ma anzi deve sempre albergare nel nostro animo come un atto di grande disumanità.
Oggi scorrendo instagram,ho notato anche nelle storie,in che modo le persone usino come scudo le frasi più emozionanti e le citazioni ad effetto per una sorta di emancipazione da quel argomento,credendo in questo modo che attraverso quella storia,quella foto,loro possano mettersi l’anima in pace vivendo la giornata come se nulla fosse,pensando che abbiano dato la giusta importanza solo attraverso quel gesto.
Ma ciò che invece mi angoscia è che proprio tra quelle ci sono persone penose che mentre scrivono e pubblicano parole piene di vuoto sentimento,perpetrano violenze,senza nemmeno rendersene conto,a volte,e questo è ancora più avvilente.
Sai violenza,ne vedo davvero molte ogni giorno,notizie che mi disarmano a prima vista,che mi fanno cadere in ginocchio e mi sento come privata della mia umanità anche se quell’atto non l’ho compiuto io; cose che mi fanno ricredere in tutto ciò e in tutti coloro che mi stanno accanto.
Quest’anno,lo confesso,è stato molto difficile,per tutti,la pandemia è stata il fulcro e gli avvenimenti come l’incendio in Australia ha contribuito a rendere molto ponderoso questo anno.
Il covid oltre ad avere fatto molte vittime per il virus,ne ha fatte di numero quasi pari di donne che,costrette per il lockdown, si sono ritrovate tutti i giorni e tutte le notti con il loro carnefice in casa.
Sinceramente vorrei morissi tu,per tutte quelle vittime che hanno subito,e subito e subito e che tuttora subiscono,vittime innocenti.
Tu sei un mostro insaziabile.
Tu sei raffigurata in un uomo,come tanti,che con orgoglio e un ghigno ignorante,pronuncia ‘cagna’ svilendo la dignità di una donna.
Tu sei nello sguardo di un uomo che quando vede una figura femminile ne esamina solo il corpo,e non per un piacere reciproco,ma per la sua fame di possesso.
Tu sei nel pensiero maschilista che vede per la donna solo un ruolo di casalinga ,di mogliettina fedele e passiva,dimenticando totalmente la sua persona e i suoi diritti.
Tu sei nel momento esatto in cui si nega l’evidenza di uno stupro,dando la colpa alla donna per essersi vestita in modo troppo provocante.
Tu sei nei ricordi delle donne,che se sopravvivono ad una cosa del genere,convivono giorno dopo giorno con ricordi che bruciano le interiora.
Tu sei anche quando non sono presenti lividi concreti sul corpo umano,ma quando la persona crede davvero in tutto ciò che il suo carnefice le dice,come in una sorta di ipnosi.
è ipocrito chiunque ricorda queste cose solamente oggi,tu non hai età,religione,etnia,nazionalità e anche sesso,non rispondi a logiche politiche o ceti sociale,ti cibi dell’ignoranza e ti manifesti con l’arroganza e la prepotenza.
Sto vivendo nel ventunesimo secolo,e non so dire se possa essere fortunata o meno,sono nel 2020 eppure la società in cui vivo è ancora formata da una mentalità sostanzialmente maschilista, ancora il mondo non è in grado di concepire l'uguaglianza tra uomo e donna.
Ci sono ancora uomini che reputano la donna un essere inferiore, con minori capacità e per questo minori diritti. A questi uomini io voglio parlare di tutte le donne forti, intelligenti e coraggiose che hanno dimostrato e continuano a dimostrare, quanto noi donne valiamo e quale contributo straordinario possiamo dare al mondo.
Questa giornata dovrebbe essere commemorata ogni giorno e non solamente oggi, le frasi servono a poco, non saranno di certo queste a cambiare l’attitudine di un uomo violento, perciò dipende tutto da noi Donne, come sempre dipende tutto da noi, perché è inutile fare tanti giri di parole, siamo sempre state la mente, non ho mai visto coppie in vita mia dove l’uomo era la mente, mai. "La gelosia non uccide, gli uomini sì" perché è un dato di fatto che un sentimento astratto non potrà mai uccidere una donna. L'uomo uccide la donna appellandosi alla propria "gelosia", a quella cultura del "Se non sei mia non sarai di nessun altro", credendo che siano motivi validi per pulirsi la coscienza.
I femminicidi sono causati dagli uomini, non dalla gelosia.
Quando si parla di femminicidio si parla di femminicidio, di uomini che uccidono le donne, di donne che muoiono per mano di uomini violenti, aggressivi, possessivi.
E con "uomini" non sto generalizzando comprendendo ogni singolo uomo sulla Terra, ma parlo di chi uccide, di chi umilia, di chi abusa, di chi molesta.
L'uomo uccide poi magicamente per i giornali diventa "Il gigante buono", "Era una persona gentile, sorrideva sempre" però ha ucciso la compagna/moglie/fidanzata/conoscente/amica, chi è stato? La gelosia? No, è stato lui: un uomo. L'uomo uccide, la gelosia no.
Fino a quando ci sarà anche solo un (1) uomo che uccide una donna dovremo dire: la gelosia non uccide, l'uomo sì!!
E voi uomini agite, prendete posizione, siate dalla parte delle donne e urlate "La gelosia non uccide, gli uomini sì" e ribellatevi anche voi a quegli uomini che maltrattano, picchiano, abusano, violentano, uccidono le donne. Non ignorate quello che accade attorno a voi perché anche l'indifferenza può uccidere,perchè non posso lasciarti vincere,io non riesco ad accettare l’idea che tu sarai sempre presente,io non lo accetto e affinché qualcosa cambi,dobbiamo cercare di cambiare prima noi stessi.
Vorrei davvero tanto poter dire di non conoscerti,di non sapere cosa si prova e come ci sente in quelle situazioni,ma io so che cosa si prova ad averti dentro e fuori e per quanto io abbia in tutti i modi cercato di dimenticarti,tu sei sempre li,riportando alla mente tutte quelle emozioni,tutti quei brividi e gli scorci di tempo spezzato che come scatti improvvisi mi tornano alla mente,vorrei non dover mai più rivivere quei momenti,perché non c’è la farei,e io davvero non so come facciano le donne a subire per anni e anni della loro vita un tale sopruso.
Non faccio riferimento solo alla tua parte fisica,ma anche a quella verbale,psicologica che secondo me è la peggiore,quella tua parte così ben nascosta e camuffata,che non la si può riconoscere perché lei ha un così vasto bagaglio linguistico,che è pressoché impossibile non subirla.
Perchè tu hai tante facce,non sei mica sola,ma anzi hai tanti rami accanto a te che ogni giorno ti fanno compagnia.
Ti auguro solo di morire,e nn l’ho mai augurato a nessuno,ma mi hai causato così tanto dolore che vorrei solo ucciderti con le mie stesse mani solo se potessi.
Ora sono qui e non riesco a smettere di piangere perchè anche solamente scrivendo questo mi tornano in mente così tanti ricordi che fanno talmente male,talmente male.
Male vero.
P.S. ti chiederai sicuramente chi sono,beh sono una delle tue tante vittime e ti auguro solo di sparire.
Giulia Simionel Georgeta
Questa è una poesia che abbiamo scritto io e Lucia Dosselli:
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bestrong89 · 4 years
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Sento..
SOno gia un paio di settimane che penso di scrivere ma poi un po per pirgrizia un po per paura non lo faccio mai. Quando scrivo tutti i miei pensieri diventano reali. Bianco su nero li vedo tutti e non posso piu far finta che non ci siano. Ho passato questo primo mese di gennaio a pensare un sacco e riflettere moltissimo sull’anno trascorso e su tutto quello che mi sta succedendo.  A volte mi sento come se non sono in grado di sentire nulla, ma nulla. Tutto quello che ho fatto, visto, vissuto lo ricordo a malapena. Forse ho fatto troppo o forse l ho fatto solo per darmi un motivo per andare avanti. Perdere Benny, la mia vita a Malaga...tutto...mi ha devastato. Sono dovuta rinascenre in qualche modo. ma non capisco. Cosa sto facendo? Perche’? Sto bene qui? Cosa mi manca?
A volte sento di avere tutto mentre altre volte sento di non avere nulla...perche tutto sembra troppo poco paragonato a quello che avevo prima. Che poi, diciamocelo, quello che avevo prima nemmeno mi bastava. Quindi cosa cazzo voglio? Non lo so. Mi sveglio la mattina e penso di dover trovare una equilibrio, una stabilita’ eppure la vedo cosi lontana. Ho paura di aver perso la parte di piu profonda di me. Lei me la fa tornare in vita. Perche mi piace? Non lo so. E mi sento una stupida. Ma mi fa sentire qualcosa, dopo tanto tempo sento qualcosa. Forse e’ vero, ho bisogno di amare per sentirmi viva...e seppure cosi fosse, cosa ci sta di male?...il male sta nelle persone che questo lo sottovalutano, che non capiscono e non lo valorizzano come dovrebbero. Mi piace si ma ho troppa paura. Mi sento spesso bombardata dalle opinioni delle persone. Non riesco ad essere lucida nella mia vita. E’ come se il 2019 davvero abbia dato vita ad una nuova Alessia. Non mi riconosco in nulla di quello che faccio, dico e penso. Eppure mi piace... la canzone di Fabrizio Moro dice “MI chiedete se ho una vita felice, posso solo dire che mi piace”...ed e’ proprio cosi. Mi piace la mia vita. Mi piacciono i miei amici, mi piace la possibilita’ di poter sognare un viaggio, una macchina, di avere tante persone che mi amano a partire dalla mia famiglia. Ho capito che nella vita tutto si puo’ risolvere, tutto si puo’ superare. La vita non finisce vfino all ultimo respiro. io non lo so dove mi portera’ questa sensazione che provo per lei. Ma la provo, e magari tra un paio di mesi non sara’ piu’ nulla ma oggi c e’. Merito di piu. SI, forse e’ vero. Ma io merito anche di essere libera di veivere e sentire cose belle e lei per un attimo me le ha date. Vorrei fosse tutto piu semplice, anche io avrei voluto la vita facile di tante persone che conosco. Innamorarmi della persona giusta, litigarci ma poi essere felice. Ma non e’ cosi’ che andra’ la mia vita o per lo meno non ne posso essere certa. Le mie esperienze chiaramente mi dicono di no... Non sono una persona orgogliosa, eppure non ti scrivo...non ti parlo...mi hai ferito e delusa. Sono troppo incazzata anche se mi manchi. Con quale criterio? non lo so. Cosa mi manca? non lo so. Mi manca forse tutto quello che per 4 mesi ho immaginato potesse crearsi. Mi manca l idea di poter organizzare un viaggio insieme, perche poi questa e’ una delle cose che abbiamo in comune. Perche la vita ci mette sempre davanti a delle sfide e soprattutto perche mi ritrovo sempre dinanzi a scelte difficili. Devo sempre prendere la strada piu giusta o almeno provarci per avere rispetto di me stessa. Dico sempre che tu hai un’idea di te stessa lontana da quella che sei...ma io davvero mi conosco quanto dico. Si , e’ vero, sono una ragazza con le palle, Ho preso tante decisioni coraggiose nella mia vita, Ma ho anche perso tanto, troppo, per essere troppo io. L incontro con Benny e’ stato cosi inutile!!! Un’altra volta  riconfermare per l ennesima volta di non avere coraggio, un amore cosi cgrande, che forse restara’ il piu’ grande della mia vita, sprecato... Posso vivere senza di te, ma voglio? DOvrei volerlo, dovrei dimenticare tutto, dovrei mandarti a cagare, e dovrei continuare a vivere la mia vita con la stessa leggerezza con cui ho vissuto quest anno eppure non riesco a convincermi a farlo. Sono troppo innamorata dell idea di amare di nuovo. Ne ho un bisogno insito. E questo non significa che voglio amare chiunque, ma se tu mi hai fatto sentire qualcosa dopo tanto tempo, forse sei tu... Ho passato un anno da sola, con me stessa, nelle mie esperienze, nei miei viaggi e non mi sono lasciata andare con nessuno. A volte mi sento criticata per il mio preservare la parte piu’ intima di me solo a chi davvero lo merita....la stessa Benny mi ha detto che devo lasciarmi andare... ma perche’? Chi lo dice? DOve sta scritto che per vivere appieno la vita bisogna lasciarsi andare con chiunque? Io non voglio, non mi piace, non credo cambierebbe il mio modo di vivere. Io godo delle mie giornate, sorridendo, mangiando con gli amici, chiamando mio nipote, sognando i miei viaggi...questo mi riempie la vita. Non mi serve fare sesso con qualche sconosciuta per sentirmi viva. Mi serve sentire qualcosa, e quel qualcosa l ho sentito con te. Non riesco a farmi domande sul futuro, non mi sento nella posizione di poterlo fare, perche sembra tutto cosi momentaneo, tutto cosi passeggero. La vita in Irlanda e’ completamente diversa da quella che avevo in Spagna. Li sembrava tutto chiaro, tutto gia’ prescritto. Qui invece io non so nemmeno domani cosa possa accadermi. Ho voglia di scoprirlo...sento che mi sto fossilizzando su di te, che mi viene mal di stomaco quando ti penso e sembra che tutto il resto sia gia diventato di minore importanza. Fosse per me, ti darei cosi tanto anzi troppo...perche sono cosi, perche o tutto o niente? Non riesco ad avere mezze misure, mezze parole...eppure le persone che conosco lo fanno in maniera cosi facile... Io se ti voglio bene, se ti amo, ci sono... quello che ho notato ultimamente e’ anche che sono molto cambiata nei confronti delle persone...e’ vero quel detto che dice “chi e’ amica di tutti, non e’ amica di nessuno”...per occuparmi o preoccuparmi di un amico devee sserci qualcosa di grave, sono piu’ disattenta...sono piu’ egoista....e forse e’ anche giusto cosi’... Vorrei sbloccarti, parlarti, sapere se ancora mi vuoi, sapere come stai, sapere se hai voglia di vedermi...ma non posso farlo...non devo... sarebbe il passo piu’ lungo della gamba per me in questo caso... Chissa che cosa pensi... che cosa vuoi, chissa se hai capito qualcosa di quello che ti ho detto... sei cosi diversa da me, cosi piccola... so che non cambierai mai...perche tendiamo sempre ad idealizzare le persone? Perche ci aspettiamo sempre che si avvicinino a quello che noi ci aspettiamo da loro e poi puntualmente ne rimaniamo deluse...come se ci avessero mai dimostrato il contrario... e se io sentissi tutto questo, solo per sentire qualcosa?
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allefoglie · 4 years
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+ CRYSTAL CASTLES +
I Crystal Castels sono uno dei gruppi più influenti della nostra epoca. Il gruppo è formato da due persone Alice Glass e Etah Kath, canadesi di Toronto. Anzi, in realtà ora il gruppo è formato da Ethan Kath (Claudio Palmieri all’anagrafe) e dalla cantante Edith Frances. Aspetta, proviamo a fare un pò di chiarezza.
Nel freddo inverno del 2003 Ethan, ex batterista di una band anarcopunk chiamata Jakarta e poi frontman della band garage metal Kïll Cheerleadër. Ha ventiquattro anni e sembra aver trovato la strada del successo col suo ultimo gruppo, un duo folk con un suo amico, il quale però muore, lasciandolo solo. Ethan diventa un personaggio oscuro, schivo, a cui piace andare a far serata nei postacci, nei locali punk e nei centri sociali occupati di Toronto; ha ventiquattro anni e le sottoculture lo intrigano, in qualche modo ne fa parte.
In aprile del 2005, Ethan finisce in un centro sociale occupato e nota un gruppo di sole donne, assurdo, chiamato Fetus Fatale. La cantante, una 15 enne bellissima e fuori di testa lo ipnotizza. Si muove come una pazza scatenata, ha un viso angelico, la sua bellezza è irrequieta. Ethan probabilmente è una persona orribile, ma è anche un tizio sveglio, molto sveglio; connette i puntini nel suo cervello e finito il concerto va a parlare con questa ragazza, si chiama Alice Glass.
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Alice è scappata di casa e vive nel centro sociale squottato dove è appena avvenuto il concerto. Ethan chiede alla ragazza se ha voglia di ascoltare il cd con le sue cinque tracce e perchè no, provare a cantarci sopra. Alice canta e  riconsegna il cd a Ethan, il quale scompare per un pò.
Ethan, non sapremo mai se senza pensarci su troppo o pensandoci in modo maniacale, prende uno dei pezzi e lo pubblica sul suo Myspace; dopo qualche giorno nella casella di posta elettronica ci sono delle case discografiche pronte a pubblicare i pezzi del duo.
 Ci sarà anche una sesta canzone, chiamata Alice Practice, una traccia caotica e scomposta, disordinata, con la sua voce in loop, qualcosa di assurdo e innovativo. Alice stessa non sa nulla di questa traccia, viene registrata a sua insaputa mentre provava il suo microfono in sala di registrazione
Alice Pratictice sarà il primo singolo ufficiale, pubblicato da Merok Records. 
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I Crystal Castles sono ufficialmente nati. Vengono pubblicati due singoli di lancio nel 2007, Crimewave e Air War. Si tratta di due pezzi molto più lineari del precedente e che, pur rappresentando ancora una novità nel mondo della musica, sono decisamente più orecchiabili. Tutto il loro album di debutto (dal nome ononimo Crystal Castles) lo sarà, seppur alternando pezzi con sonorità più punk ad alcune più elettroniche.
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L’atmosfera dei Crystal Castles di allora è a lati giocosa a lati oscura. Il gruppo è ancora acerbo, ma il loro potenziale è esagerato. Il duo anche dal vivo è pazzesco, per via di Alice. Lei beve, fuma, salta, si droga, fa casino, si lancia sulle persone, sgomita, canta e impazzisce; lui è praticamente immobile e con il cappuccio dietro la sua tastiera, in un angolo. Lo stesso sarà nelle interviste, Ethan risponderà sempre a monosillabi, mentre sarà l’esagerazione di Alice a prevadere sul resto.
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Nemmeno a dirlo Alice Glass diventerà un’icona di bellezza e di stile per molte persone delle sottoculture, nonchè verrà imitata e emulata (in modo più o meno riuscito) dai mondi del fashion, della moda e del pop (come sempre avviene, chi ha i soldi ed è rincoglionito acquista un giubbotto con 2 borchie per 1000 euro e pensa di essere proprio punk). Quello che non va dimenticato però è che, a prescindere da Alice come ragazza, i Crystal Castel sono stati i precursoni di molti sottogeneri musicali della musica elettronica, delineati da atmosfere cupe, testi oscui e canoniche di suono, oltre a sonorità punk e influenze dal mondo delle sottoculture più che dalla pop music: pensiamo al witch house, allo shoegaze, all’elettropunk e al deep electro, 8-bit terror, minkwave, chipcore, punk-death-glitch ad esempio. Senza di loro, molte band forse non sarebbero mai esistite.
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Il secondo lavoro del gruppo, sempre omonimo, contiene delle vere e proprie perle. I testi iniziarono a essere un pò più cupi, e, anche se sempre un pò criptici, iniziarono a prendere linee marcate. In questo album tra l’altro la canzone Not in Love sarà cantata da Robert Smith dei The Cure. I Crystal Castles riuscivano a parlare di tematiche molto pesanti mantenendo la parvenza di gruppo orecchiabile, da grande festival per le masse. Chissà quanta gente ha ascoltato le loro canzoni senza capire che cazzo volevano dire, o quantomeno senza aver mai provato a leggere i testi. Servirebbero pagine e pagine solo per raccontare bene tutto ciò che si prova ascoltando l’intero album, ma non ho assolutamente voglia di farlo ora. Una canzone però è arrivato il momento di leggerla (e sentirla). è una delle mie preferite e vi consiglio di ascoltarla a volume alto.
Will you ever preserve will you ever exhume Will you watch petals she'd from flowers in bloom Nothing can live up to promise Nothing can stop it's…
Crystal Castels - Transgender
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La stessa Alice iniziò a risultare sempre più cupa, sempre più oscura. Era cresciuta in fretta, come artista e come donna. Da un’intervista fatta da Niall O'Keeffe nel 2008, capo di una rivista inglese di musica si parla di Alice come di una ragazza timida e sottomessa a Ethan, che parla di rado se non è lui a parlare per lei, che esegue i comandi di Ethan. Insomma, Alice non è anche nella vita del backstage la stessa ragazza che salta, fa casino, urla e si esalta lanciandosi sulla gente che è sul palco.
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La loro musica è calda e intima, seppure cupa e triste, nonostante rimanga ballabile e dance ad un ascolto superficiale. La semplificazione di suoni e la ripetitività fanno da sfondo alla voce di Alice. Lo stile dark fa parte di Alice, emulata da molte ragazze che ne colgono il fascino, e il tutto sembra autentico. Siamo abituati a pensare che anche chi si atteggia in un certo modo lo fa per fare il personaggio o la rockstar. Siamo così abituati a crearci dei personaggi e a recitarli che pensiamo che questa sia la normalità.
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A marzo 2012 il gruppo lancia il primo singolo del terzo album, anche questo omonimo (Crystal Castles III). Si intitola “pleague” ovvero “peste”. 
Il loro terzo album è assolutamente cupo, reale, e distopico. Non vengono utilizzati computer, tutto è registrato direttamente su nastro. Parla di orrori, di problemi reali che affliggono il mondo, della oppressione religiosa e della violenza sulle donne. L’oppressione è il tema principale del lavoro, nelle stessa parole della cantante, allora ventiquattrenne.
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Alcuni pezzi sono da pelle d’oca. L’intero lavoro è allucinante. A prescindere dal genere che ognuno di noi ascolta, alcune delle loro canzoni andrebbero ascoltate. Tipo, checazzoneso, Sad Eyes
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Immagino che nessuno sia arrivato a leggere fino qui. Lo so, è venuto troppo lungo, ma così è andata. Fatto sta che la svolta più assurda di tutto avviene proprio ora. Nel 2014 Alice decide di lasciare la band. Silenzio per 3 anni.
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Nel 2017 Alice dichiara al mondo una notizia shock. Accusa Ethan di averla violentata e di aver avuto sesso non consensuale con lei.
Come qualcuno di voi saprà, mi sono aperta riguardo le mie esperienze con l’abuso in passato. Sono stata molto cauta sulle informazioni che ho dato e non ho reso pubblico nessun nome perché avevo paura. sono stata minacciata e molestata e come risultato, per paura, sono stata zitta. Il movimento che è stato creato recentemente da molte donne coraggiose che si sono aperte riguardo le loro storiemi hanno ispirata ad essere finalmente più diretta, costi quel che costi. Questo per la mia ripresa, per le altre donne che sono state, sono, o potranno essere in una situazione simile con l’uomo che ha abusato di me per anni, e per quelle che si trovano in relazioni violente e stanno provando ad alzarsi in piedi e parlare. Ho conosciuto “Ethan Kath” (Claudio Palmieri) quando ero al liceo. La prima volta che si è approfittato di me avevo circa 15 anni. Lui ne aveva 10 di più. Sono salita nel retro della sua macchina molto ubriaca (per i drink che mi aveva dato lui quella sera). Non abbiamo parlato per mesi dopo quella notte. Ha fatto di tutto per ritrovarmi, mi ha stalkerato e cercato davanti alla scuola. Mi seguiva e andava nei posti che frequentavo e alla fine siamo tornati in contatto. Ero molto giovane e ingenua e in una posizione compromessa. Lo percepivo come una rockstar locale perché avevo visto la sua band, i Kill Cheerleader, in tv. A molte mie amiche della scena punk era successa la stessa cosa con uomini molto più grandi, era una situazione che era diventata normale. Claudio mi ha manipolata. Ha capito le mie insicurezze e le ha sfruttate: ha usato le cose che sapeva su di me contro di me. Per molti mesi, mi ha dato droghe e alcol e ha fatto sesso con me in una stanza abbandonata in un appartamento di cui si occupava. Non ero sempre consenziente e lui rimaneva sobrio ogni volta che eravamo insieme. Quando avevo 16 o 17 anni mi ha dato un cd con delle canzoni e mi ha chiesto di scrivere e cantarci sopra. Ho portato a casa le canzoni e ho scritto testi e melodie e abbiamo registrato le tracce che mi piacevano. Ma perfino con la musica, ha creato un ambiente tossico a cui sentivo di dover acconsentire. mentre registravamo il nostro primo EP, il tecnico del suono mi ha molestata sessualmente quando eravamo in studio. Claudio ha riso di me e mi ha spinto a starci. Chiamava il nostro primo singolo “L’esercizio di Alice” e diceva che il mio cantato era una prova-microfono. Ha costruito quella storia e detto alla stampa che era una registrazione “accidentale”, sminuendo intenzionalmente il mio ruolo nella creazione. Era un altro modo per buttarmi giù e prendermi di mira per le mie insicurezze. Subito dopo, siamo stati invitati a fare un tour in Inghilterra. Ero sopraffatta da quanto stesse succedendo tutto velocemente, e Claudio mi ha convinta a mollare la scuola quando mi mancavano solo due crediti per il diploma. Quando abbiamo cominciato a guadagnarci dell’attenzione, ha cominciato a mirare offensivamente e sistematicamente alle mie insicurezze e a controllare i miei comportamenti: le mie abitudini alimentari, con chi potevo parlare, dove potevo andare, cosa potevo dire in pubblico, cosa potevo indossare. Non potevo fare interviste o foto se c’era lui a controllare. La nostra fama cresceva ma lui sentiva di non avere il riconoscimento che si meritava. È diventato fisicamente violento. Mi ha tenuto su una scala minacciando di buttarmi giù. Mi ha preso in spalla e lanciato sul cemento. Ha fatto foto dei miei lividi e li ha postati online. Ho provato ad andarmene, e lui ha giurato che non sarebbe successo più, che non mi avrebbe più fatto del male fisico. In compenso si sono inasprite le violenze psicologiche ed emotive. Controllava tutto quello che facevo. Non potevo avere il mio telefono o la mia carta di credito, decideva che erano i miei amici, leggeva le mie email, metteva restrizioni ai miei account social, controllava quello che mangiavo. Mi rimproverava e gridava, mi diceva che ero una barzelletta, che tutti quelli che venivano ai nostri concerti erano interessati solo a quello che suonava lui e che stavo rovinando la band. Ha spaccato lo sportello della doccia per spaventarmi, mi chiudeva nelle stanze. Mi diceva che il mio femminismo faceva di me un bersaglio per gli stupratori e che solo lui poteva proteggermi. Mi costringeva a fare sesso con lui altrimenti, diceva, non mi avrebbe più permesso di far parte della band. Ero infelice e i miei testi parlavano indirettamente del dolore e dell’oppressione che stavo sopportando. Ma come succede talvolta nelle relazioni violente, la sua crudeltà era spesso seguita dalla gentilezza. Era molto bravo a tenere nel privato il trattamento terribile che mi riservava. Era affascinante qualche volta, era iperprotettivo e soprattutto io amavo la band. Ma lui spesso mi diceva quanto fossi sostituibile. Mi ha detto perfino che stava attivamente cercando qualcuno per prendere il mio posto. Mi manteneva nell’insicurezza e in bilico, e poi mi diceva che lui era l’unica persona al mondo a credere in me. Mi diceva che eravamo noi contro tutti, perché tutti gli altri erano pensavano che io fossi una sfigata, una barzelletta, un pagliaccio che ballava senza talento. Io gli credevo. Sono stata sull’orlo del suicidio per anni. Lasciare i Crystal Castles è stata la decisione più difficile che io abbia mai preso – la band era tutto per me. La mia musica, le mie performance e i miei fan erano tutto quello che avevo al mondo. Ho mollato e ricominciato daccapo non perché lo volessi ma perché dovevo farlo. Per quanto fosse difficile, sapevo che andarmene era la decisione migliore che avessi mai preso. Mi ci sono voluti anni per riprendermi da quasi un decennio di abusi, manipolazione e controllo psicologico. Mi sto ancora riprendendo.
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Fine della storia? No. Il gruppo Crystal Castles è ancora attivo. Ethan ha rimpiazzato Alice con Edith Frances, la nuova cantante. Hanno tirato fuori delle canzoni molto fighe, ma, a tutti gli effetti, la nuova cantante è il fantoccio di Alice, sia da un punto sonoro che estetico. Il lavoro però, ripeto, spacca. Probabilmente Ethan è un cazzo di mostro orribile, ma che sia un genio della musica è assolutamente un dato certo.
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Riguardo Alice ha iniziato una carriera da solista. Se mi chiedete come è il suo lavoro da solista, a me, personalmente, fa schifo. Altro da dire? Ci sarebbero un mucchio di cose, ma è notte fonda. Io mi ascolto la loro canzone preferita e me ne vado a dormire.
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7d006c16c-blog · 4 years
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Muto tebe vado leva cio dara sei oggi
Uno partirmi voi tal inquieta smettere oleandri cenobita. Fai amai tuo tono alta dito dire pure. Tese ambo ha onde oh lana si ti fame. Ho anni dice la al sono arco. Intendeva contenuta parlavate va da puramente chiederai un scacciare. Caduco ch verita te fresca oh da. Perse udi una verra entro gizeh molte col prova.
Tue rinnovella volgendosi riprendera che ricordarmi ritroverai. Lancio con stoffe una sapore sabbia poi ove. Ch al in da addio sapro pochi colpo gambe. Soffocato ma splendido ricordate di mutamento. Lui svelto accade storia due vedrei voi. Sento ami uno sapra metto venir pensa anche.
Orti la oh meco sino null dito lo alto ex. Nei non salvo saffo dal petto andro beata. Essendosi chi hai udi ginocchio ali ghirlande impedisce. Eri augusta udi esausto sui volonta per firenze sentita. Statuario su lasciarmi le salutando respirato si imaginavo. Impaziente trasalendo padronanza perdonarmi io ci coraggiose pensieroso se no. Conosci mie pur perisce rianimo volonta. Ai dissolve creatura po sembravi miracolo un. Parve un tenta venir fu rosai ne porre re agili. Standole lo soffochi speranza spezzare po dovreste sembrano il di.
Quarta gli chi sabbia vai intere estate. Vorrei sacchi dir per salute intere chi chiusa saluti hai. Eri valsa via steso gia alghe era. Puerile feconda ne istante miseria toccato io vedrete. In smorta piange svelto mutare rividi sabbia tu lo. Prese bel pel steso vai torno luogo venir.
Oh seme avro riso pote anno ti nevi. Pote pura daro la ti lo. Persuadere si vi incomincio ingranditi su il. Pochi perde il di madre. Scelto par medico fresca una chiaro quante. Ah raccogli su di te scolpire semplice sussulto adorarti.
Sorrisi solauna ora ore andiate. Sorso senti muove uno sotto anche voi della. Mio dolcezza tempesta rispetto stillano sofferma compiere hai udi giu. Fu montagna spiccare ha avvenuto prendero se. The stupendo oleandri orgoglio pel spezzare poi profonde tamerici. Rimorso me or assunto di gravosa faville so. Se in sogni premi bocca gorgo mi. Sangue ma stesso statue or chiave salivo lo. Bassa ai hanno ho forme fuori avrai.
Ginocchi non uno ben orgoglio eviterai piangere. Nell ed ve solo so leva poco si roca mani. Scoprirvi chi vicinanza impudente osi qui arrestare. Obliare fa potesse me parlare tu diritte. Risoluto col era guardare semplici tua. Capolavoro ch il guarderemo mi abbassando.
The consolarmi conoscerla scacciarla far aggiungera finalmente. Rimase non immune sia oziare gioghi del nei. Ma un su mi quell sogna lunga amano prese. Assistere il ritrovata melagrani io titubante. Pei gabbie pensai difesa pie specie gli. Morra dov sia torno siate grado piano messo.
Pareva creare ridere sai chi timore membra cesoie. Trasalendo vi nascondeva re la avidamente ci. Sospirare taciturna san per pel chi rifugiato. Ali koubbeh passano tue battito spirito rimarro volonta. Ritardo intendi uccelli la da su nessuno ha venirmi. Essendosi accomiata sii rammarico pei singolare. Svegli pareva aprile doveva essere lo fiocca un. Vi cadere tu re avessi avremo fargli mi temete. Naso cave vede qua bel. Anni daro cose ape pena sta rosa.
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paoloxl · 5 years
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(via Albania, prima o poi doveva accadere – Articolo21)
«Prima o poi doveva accadere». Sono le prime parole di Gresa Hasa, 23 anni, nata e cresciuta a Tirana, studentessa di Scienze politiche: una delle menti – anche se lei non lo ha detto – della protesta che dal 4 dicembre paralizza l’Università pubblica albanese. Un “Sessantotto altrove”, scattato cinquant’anni dopo? La tentazione al parallelo è forte, ma per capire cosa stia succedendo in Albania potrebbe essere più utile mettersi nei panni di Gresa: una giovane donna europea che non vuole lasciare il suo paese e non capisce perché, in termini di istruzione e di prospettiva, dovrebbe accettare di avere così tanto meno rispetto a una coetanea italiana, tedesca o francese. La cassa di risonanza delle sue parole – tranchant e amare, ma mai venate di vittimismo – è l’insufficienza della democrazia costruita da Berisha e Rama: ex leader dei giovani, che giovani non sono più.
Sono quasi due mesi che non si fa lezione. Come si è arrivati a questo punto?
Il Movimento Lëvizja Për Universitetin esiste dal 2012 e manifesta da più di quattro anni, ma l’Università pubblica è paralizzata dal 4 dicembre scorso, da quando hanno detto agli studenti di architettura che avrebbero dovuto pagare una tassa per ogni credito formativo degli esami arretrati. Da lì è partita una protesta che ha coinvolto diverse città del paese, portando 15.000 studenti davanti al ministero dell’Istruzione.
Quanto è spontanea e quanto organizzata la mobilitazione di massa che stiamo vedendo?
La protesta del 4 dicembre è cominciata grazie agli studenti. Studenti liberi. Lo ribadisco perché il nostro principale problema sono le infiltrazioni dei militanti inviati dai partiti, che vorrebbero strumentalizzarci per loro tornaconto. La maggior parte dei ragazzi che avete visto in strada in questi mesi non è politicizzata, viene da famiglie normali, molti da strati medio-bassi; dalla protesta non guadagnano nulla, anzi rischiano personalmente. In un paese corrotto come il nostro questa cosa fa la differenza, la gratuità della nostra mobilitazione è qualcosa di nuovo ed è la nostra forza. Gli attivisti del Movimento per l’Università si stanno impegnando per tenere costante la mobilitazione e il livello di informazione tra gli studenti; ma anche per noi, che organizziamo manifestazioni da anni, la reazione di dicembre è stata una sorpresa. Una sorpresa bellissima.
Dunque la mobilitazione è spontanea, ma tu e gli altri attivisti del Movimento per l’Università soffiate sulla brace per tenerla viva. Ho capito bene?
Noi del Movimento continuiamo a fare quello che abbiamo sempre fatto: mobilitazione e sensibilizzazione. Non rivendichiamo alcuna leadership, cerchiamo di dare una mano e di condividere la nostra esperienza con tutti gli studenti che sentono il desiderio di partecipare alla protesta. Per comunicare all’esterno le nostre iniziative utilizziamo una pagina FB e un profilo Instagram .
Cosa avete chiesto al governo? Qual è il vostro obiettivo?
La nostra protesta è diretta conseguenza della riforma dell’istruzione superiore varata nel luglio 2015 [dal primo governo Rama, ndr.] La riforma si basa sull’idea neoliberista che la concorrenza tra le università pubbliche e private (che in Albania sono di più) innalzerà il livello dei servizi e dell’offerta didattica. Per il momento l’università pubblica ha visto crescere solamente le rette, ed è normale che sia così: se il bilancio statale per l’istruzione stanzia il 50% delle sue risorse per le università private, quelle pubbliche dovranno rifarsi sugli iscritti. In Albania buona parte degli studenti lavora, ma un anno di triennale costa circa 350 euro, che è più del salario medio mensile. L’iscrizione al master è molto più cara, si aggira attorno ai 1.700 euro.
A Tirana ci sono studenti da tutto il paese: immaginate che ogni gennaio, per pagare le rette, i fuorisede prendono un autobus che li riporta a casa, chiedono alle loro famiglie uno sforzo immane e ritornano a Tirana con i contanti appena sufficienti a pagare l’iscrizione. Dopodiché bisogna sopravvivere nella città più costosa del paese, in dormitori fatiscenti, senza riscaldamento, senza le strutture basilari per lo studio, senza biblioteche. La nostra situazione è insostenibile, per quale formazione e quale prospettiva stiamo facendo questi sforzi? Quello che chiediamo è l’abolizione della riforma del 2015 ed un serio investimento pubblico per la costruzione di un sistema universitario di qualità e accessibile a tutti.
Potremmo dire che il vostro è un movimento di sinistra…
Se vogliamo utilizzare delle categorie, sì: stiamo lottando per un’istruzione pubblica e garantita; per i diritti delle giovani donne, contro la corruzione e lo schema di potere che rende povero il nostro paese. Ma nel movimento ci sono diverse posizioni ideologiche… Quello che conta e ci rende diversi è che nessuno di noi è iscritto a un partito. In questo momento il Partito Democratico, ma anche il Partito Socialista per l’Integrazione (LSI), gli attuali partiti di opposizione al governo Rama, sono molto aggressivi. Vedono una mobilitazione reale, non controllata da loro, e vogliono impossessarsene. Loro vogliono sostituirsi a Rama, noi vogliamo accesso all’istruzione. Sono due motivazioni molto diverse. Il nostro movimento si occupa di università, nient’altro. Non abbiamo nulla a che spartire con l’opposizione, che è responsabile di questa situazione al pari del governo in carica.
Cosa dicono i docenti? Da che parte stanno?
La maggior parte dei professori ci sostiene: conoscono le condizioni della nostra università perché ci lavorano. Venerdì scorso per la prima volta docenti di tutte le facoltà dell’Università di Tirana si sono riuniti e hanno deciso di sostenere gli studenti. Abbiamo anche casi di “appoggio indesiderato”: docenti che hanno provato a unirsi alla protesta ma hanno dovuto abbandonarla perché accusati pubblicamente dagli studenti, chi di corruzione in sede di esame e chi addirittura di molestie sessuali. La situazione è mista, in linea di massima vige solidarietà.
Il femminismo? È un fattore del movimento studentesco?
Direi che il femminismo è al centro. Questa è la prima protesta di massa in cui le donne e i diritti delle donne albanesi sono un argomento. La maggioranza del movimento è composta da ragazze, e non stupisce, perché questa riforma universitaria penalizza soprattutto loro. Parliamoci chiaro: cosa fa una donna albanese senza accesso all’istruzione? Passa da un padre a un marito. Nel movimento i ragazzi sono al nostro fianco, ma le ragazze sono le più coraggiose. Perché noi abbiamo molto più da perdere. Questo è un altro aspetto che sta mandano in paranoia il potere.
I genitori cosa vi dicono? Come affrontate il gap generazionale?
In verità tanti genitori ci sostengono. In corteo abbiamo avuto dei nonni, ci credi? Ma è ovvio che veniamo da una società patriarcale, si tratta di cambiare la mentalità. Un giorno c’è stato un dibattito interessante, interno al movimento, sull’opportunità di andare in strada a manifestare in gonna. E allora sai cosa abbiamo fatto? Ci siamo andate tutte quante con la minigonna e senza reggiseno. È stata una protesta dentro la protesta. Mi è piaciuta molto.
Che ruolo ha l’Europa nella vostra mobilitazione? Parlo di Europa come modello sociale, come prospettiva futura e riferimento culturale.
Il nostro movimento nasce dalle condizioni in cui versa il nostro paese, ma noi non ne rivendichiamo l’albanesità, sarebbe assurdo: cerchiamo di prendere spunto da quei paesi dove le cose vanno meglio, anche se sappiamo che ogni paese ha i suoi problemi, la mia generazione non idealizza più. Al momento tutte le facoltà pubbliche sono occupate: stiamo organizzando letture, proiezioni, dibattiti sui movimenti sociali in Europa e nel mondo. Facciamo paragoni, perché è utile comprendere che certe richieste in altre parti del mondo sono già state fatte; e abbiamo ricevuto messaggi di solidarietà dagli studenti di mezza Europa, inclusa l’Italia. Il governo ci dice che le casse dello stato albanese rendono impossibile un’istruzione pubblica gratuita, noi diciamo che è proprio questo stato di cose a renderla necessaria, e che questa cosa già esiste, in Europa e nel mondo. Insieme con i professori abbiamo analizzato i sistemi educativi di diciassette paesi europei, comparando quanto questi stati investano nell’educazione pubblica in proporzione al loro PIL e al loro salario medio. Non stiamo parlando di utopie, ma di politiche possibili.
Considerato lo stato in cui versa il welfare albanese si capisce perché le vostre richieste vengano considerate ambiziose. In questo senso, anche se girate alla larga dai partiti, il vostro è un movimento politico, perché per ottenere quello che chiedete occorrono tutta una serie di riforme in materia di fiscalità pubblica che non si cambiano dall’oggi al domani, si tratta di imporre un nuovo paradigma culturale. È normale che si veda in voi un’alternativa per il paese. Siete sicuri di non incarnare una nuova élite culturale?
Vedi, farsi queste domande è esattamente quello che dobbiamo evitare in questo momento. Questo paese ha moltissimi problemi, la cosa buona del Movimento per l’Università è che non è colluso con il potere. Durante il regime di Berisha non avremmo potuto avere piazze così, ma il potere politico in Albania resta malato, su questo non c’è stato nessun cambiamento, e noi non ci stiamo. Durante le proteste davanti al ministero dell’Istruzione alcuni militanti dei partiti hanno cercato di dividerci utilizzando la tentazione della politica: “Basta stare qui davanti, andiamo alla sede del primo ministro, buttiamo giù Rama”. Anche i militanti del partito socialista ci hanno provato, arrivavano in facoltà e dicevano: “Siamo studenti come voi, ma vogliamo fare lezione”. Al che abbiamo votato: la maggioranza voleva continuare la protesta. Il Movimento per l’Università deve stare lontano da queste dinamiche. Noi non chiediamo le dimissioni del governo Rama, perché questo comporterebbe la sua sostituzione con un altro governo che è altrettanto responsabile dello stato della nostra università. Al contempo non ascoltiamo Rama, che ha detto che vuole parlare a un leader. Il giorno in cui ci porremo il problema di individuare un leader il nostro movimento sarà finito.
Quindi cosa farete? Qual è il piano?
Continueremo a occupare. Il 75% degli studenti è d’accordo sul blocco delle lezioni, nessuna facoltà riprenderà a funzionare. Inizialmente ci aveva dato dei ripetenti, poi Rama cambiato i toni, ha accettato di rispondere alle domande degli studenti e ha dichiarato che ascolterà le nostre richieste. Propaganda: fino a quando non sarà cancellata la legge del 2015 per noi tutto questo è irrilevante. È possibile che torneremo in strada, ma non lo sappiamo nemmeno noi, perché siamo spontanei, bisogna che i politici si rassegnino a questa novità.
Non temete che tutta questa spontaneità vi sfugga di mano?
Stiamo parlando della più grande mobilitazione in 28 anni di “democrazia”, il sistema è ancora sotto shock. Sinora le manifestazioni sono state pacifiche, nessuno si è mai azzardato a tirare qualcosa, e così deve rimanere, gli studenti sono contro la violenza. Gli unici momenti di tensione, come ti dicevo, sono stati causati dai rappresentanti dei partiti che hanno provato a manipolare il movimento, e che con noi sono molto aggressivi: ci odiano proprio. Nelle ultime settimane, poi, abbiamo avuto la polizia all’interno delle facoltà. Secondo la legge, la polizia non può entrare in università, se non per disastri ambientali. Alcune delle loro azioni sono state fisiche, e questo non va bene, non va bene che il governo lo abbia consentito.
Il Presidente della Repubblica, in una sua dichiarazione, ha invitato la politica a considerare le istanze degli studenti. Vi sentite tutelati dalla massima carica dello Stato?
Oh Dio, Ilir Meta rappresenta tutto quello che non funziona. Belle parole, ma sfortunatamente conosciamo chi le ha pronunciate.
E i giornalisti? I media raccontano la protesta?
Ci sono media molto attenti, soprattutto quelli dell’opposizione, per le ragioni di cui sopra; ma le nostre dichiarazioni sono spesso tagliate o manipolate. Cerchiamo di rendere semplice e chiaro il nostro messaggio, e per questo accettiamo di partecipare ai talk show in cui veniamo invitati. La maggior parte di noi non è preparata sul piano della comunicazione, ma da quando sono iniziate le proteste ho visto cose incredibili, ragazze tener testa al primo ministro e metterlo in difficoltà. Ho visto il coraggio.
Esiste un collegamento tra la vostra protesta e altre rivendicazioni della società albanese? Penso alle manifestazioni ambientaliste di qualche anno fa, o alla recente polemica sulla demolizione del teatro Nazionale.
Ripeto: non cerchiamo di creare collegamenti con altre altre questioni politiche, ma siamo aperti a chiunque desideri manifestare per l’università; in strada al nostro fianco sono scesi rappresentanti delle istanze che ricordavi, ambientalisti e attivisti che hanno difeso il teatro Nazionale, ma c’erano anche anziani, genitori, famiglie, semplici cittadini… Gli unici che non vogliamo al nostro fianco, lo ribadirò fino allo sfinimento, sono i membri e i rappresentanti dei partiti politici, sia di governo che di opposizione.
No partiti. Ti giuro che l’ho segnato. Ma fammi capire come riconoscete questi “infiltrati”.
Si capisce da come parlano. E poi grazie a Dio c’è internet: vediamo da FB se hanno fatto foto con politici, se sono attivi; in quel caso non vengono con noi semplicemente in quanto studenti.
Mettiamo che la mia famiglia sia del PD, e che mio padre ha pubblicato un selfie di lui con Basha, perché quando era sindaco è venuto a inaugurare il cantiere in cui lavorava… Provo a unirmi alla protesta ma sulla base del FB di mio padre mi emarginate. Non mi sembra un criterio molto democratico…
Tutti sono i benvenuti, non fraintendiamoci. Non è un problema di credo politico, non è una discriminazione; si tratta di isolare persone che cercano di mischiarsi a noi per ordine del loro partito. Forse fuori di qui si fatica a comprenderlo, ma in Albania la politica non è fatta di idee, è fatta di fazioni, per questo non la vogliamo con noi. Anche questo parallelo che fanno con gli anni Novanta è una manipolazione storica utile alla loro lotta per il potere, che a noi non interessa.
A proposito di paralleli storici stiracchiati… Qui in Italia la tentazione di dipingere un ’68 albanese è molto forte. Posso chiederti cosa ne pensi di questo modo di guardare all’Albania? Non è sminuente descrivervi come pezzo d’Europa in ritardo sulla cronologia?
Non so come risponderti. Senza dubbio sentiamo che è tempo anche per noi. Veniamo da quarantacinque anni di dittatura e da ventotto anni di “democrazia” con le virgolette, anni in cui le generazioni di giovani che si sono susseguite non hanno mai alzato la voce come stiamo facendo oggi. Secondo me noi siamo molto diversi dai ragazzi degli anni Novanta: gli studenti della transizione, i miei genitori, venivano dalla dittatura e non avevano prospettive reali dal punto di vista della società. Democrazia e benessere erano il sogno, molti l’hanno realizzato andando via, ma al posto del ’68 in Albania abbiamo fatto il ’97 (ero piccola però la guerra me la ricordo…). Ora ci siamo noi: ancora una volta senza prospettive né dentro né fuori l’Università, ma consapevoli e non depressi. Noi non vogliamo chiedere asilo in Europa, non vogliamo finire per strada cercando di nutrirci e di sopravvivere. Noi vogliamo trasformare questa merda. Senza questa speranza tutto in Albania sarebbe troppo buio: in un certo senso siamo obbligati a crederci. Se vogliamo una società migliore, una società senza corruzione, omicidi e violenza sulle donne, dobbiamo chiedere più istruzione. Una società diversa passa dall’università.
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aurumale · 2 years
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Florida Florida
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Ieri mi sono annoiata a parlare di una tipa che si pavoneggia a giornalista. Andava fatto e l'ho fatto.
Oggi un personaggio interessante: Ron DeSantis governatore della Florida
Intanto vogliamo dire che ha 43 anni e che non avendo un piede nella fossa come i nostri politici, forse le sue idee sono azzardate ma coraggiose? Condivisibili o meno.
Per amore di verità abbiamo anche politici under 70, infatti possiamo notare che il curriculum studi del governatore è quasi come quello del giovane Di Maio: Yale, Harvard, Naval Justice School ecc.. A no, dimenticavo che Di Maio è un liceale.. Pardon
E' un ex militare, quindi un po' di testa quadra alla 'Figliuolo' c'è. Conservatore forse sulle cose sbagliate, come la scelta sessuale che scelta non è mai, semplicemente è natura. Sposato con una ex giornalista, mi sembra da sottolineare. Altra pecca pare sia il fatto di essere sotto l'influenza di Trump.
Forse sarà un candidato alla Casa Bianca ma sempre se i Floridiani sopravviveranno al virus con le quasi nulle prevenzioni in atto. Al di là del vaccino, mi pare di capire che sia contro la mascherina anche in luoghi chiusi come le scuole, magari anche contro il distanziamento. Cosa che non approvo ma il tempo ci dirà se è stata una mossa vincente. Il futuro premio Nobel che ha elaborato il vaccino non sarà la sua prima fan.
Non penso che comunque gli statunitensi corrano il pericolo di averlo alla Casa Bianca, alle elezioni del 2024, visto che è di origini italiane e anche questo ha un certo peso.
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