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#borgo abbandonato
arteeofficial · 3 months
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Esplorando il Fascino di CasaAccadia e Rione Fossi: Un Connubio di Eleganza e Storia
Ho avuto il privilegio di vivere un’esperienza indimenticabile che ha coniugato l’eleganza di CasaAccadia con il mistero storico di Rione Fossi ad Acacdia. CasaAccadia, un gioiello di lusso, si trova in un’incantevole angolo della Puglia, mentre Rione Fossi, un borgo abbandonato tra i Monti Dauni, offre un viaggio avvincente nel cuore della storia. CasaAccadia: Un alloggio di Lusso e…
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stilouniverse · 1 year
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Poggio Santa Cecilia, un borgo abbandonato
Poggio Santa Cecilia, un borgo abbandonato
Siamo a Rapolano Terme, a pochi chilometri da Siena e a pochi dal fantastico paesaggio delle Crete senesi. Il luogo è incantevole, invita a fare passeggiate ed escursioni per immergersi in una natura incontaminata dove la mano dell’uomo ha disseminato coloniche di notevole bellezza che impreziosiscono l’insieme con la grazia e la leggiadria delle forme e dei colori, il giallo senese che si…
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plutonialab · 3 months
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Hirpi Sorani - Labirinto (novella)
1977, zona del Garda.Quattro rapinatori in fuga da Milano, dopo aver assaltato l’ennesima banca, sono costretti a nascondersi in un bosco che sorge su un’anonima, solitaria collina.Uno di loro, Arno, sa che lassù c’è un borgo oramai abbandonato. Forse è il posto ideale dove sistemarsi, in attesa che si calmino le acque.Ma il paese che cercano non è del tutto disabitato. Oltre ai pochi boscaioli…
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immaginaria · 5 months
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vagone abbandonato vicino alla ex-stazione di Borgo Cervaro (fotografia di Carmelo Scibilia, 13 Settembre 2023)
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crazy-so-na-sega · 7 months
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SUL NEO PAUPERISMO
"Vi siete mai chiesti perché su social e media proliferano le seguenti storie "edificanti"? - "Da trent'anni senza luce e gas, andiamo a conoscere Tonino." - "In due, quattro gatti e otto cani, girano il mondo su di un camper degli anni '50 e
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vivono delle visualizzazioni dei loro video su Tik Tok." - "Vive senza abiti, l'uomo che ha rinunciato ai vestiti ma in paese gli vogliono tutti bene e gli offrono il caffè." - "È l'unica abitante di questo borgo abbandonato. Non ha la macchina e scende una volta al mese in
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paese per fare il baratto." - "Non si lava da quando aveva diciott'anni: si può vivere anche senz'acqua corrente."
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Weltanshauung Italia
-Alessia Bruno
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thesecretgoal · 1 year
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Non ci sono regole di architettura per un castello tra le nuvole.
E come un borgo abbandonato fra le nubi a se stesso con una storia storica dietro 
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clubstyleeurope · 2 years
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#cse • @godzillalucafranchini Campello Monti, Vallestrona, il paese che non c'è. Meraviglioso borgo Walser a 1305 metri sul livello del mare oggi completamente abbandonato. La peculiarità di questo sperduto luogo è la completa assenza di strade carrozzabili. Un piccolo ponte pedonale delimita il confine tra la strada che sale da Omegna (Lago d'Orta) e il paese 🇮🇹 #italia #italianstyle #italytheplacetobe #italy #harleypassion #harleydavidson #dynanation #dynalowriders https://www.instagram.com/p/CjcJI8XIW44/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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harveyphotography · 2 years
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Roscigno Vecchia, il borgo fantasma patrimonio dell’Unesco.
E' un paese abbandonato a causa delle frane e rimasto intatto nel tempo.
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adrianomaini · 21 days
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Torri Superiore è stato un altro mezzo secolo un diroccato labirinto di pietre abbandonato dai suoi abitanti
Torri Superiore è stato un altro mezzo secolo un diroccato labirinto di pietre abbandonato dai suoi abitanti https://ift.tt/1AemJ8K Torri Superiore, Ventimiglia (IM), prima del recupero. Fonte: Op. cit. infra Torri Superiore, Ventimiglia (IM), dopo il recupero. Fonte: Op. cit. infra La permacultura è stata ideata all’incirca 30 anni fa da Bill Morrison e David Holmgren (dal cui testo “Permacultura, Principi e percorsi oltre la sostenibilità” è stato preso lo schema sottostante, che ben riassume la poliedricità del termine permacultura); in Italia la permacultura è stata introdotta nel 2000, proprio grazie agli ecovillaggi: è infatti stato per mezzo dell’ecovillaggio di Torri Superiore che due insegnanti dell’accademia spagnola hanno tenuto in Italia il primo corso (a oggi sono attivi corsi di permacultura anche nel nostro paese). Ma cosa significa Permacultura? Anzitutto è bene delineare la complessità che è sottesa al concetto: la permacultura è una modalità di progettazione di insediamenti umani ecosostenibili, fondati sulla centralità del territorio; il termine deriva dall’inglese Permanent-Agricolture poichè una delle idee base è il passaggio da colture annuali energivore a colture pluriennali con bassi consumi di energia e ridotto impiego di lavoro umano. Tuttavia la permacoltura non ha solo a che fare con la visione di una agricoltura permanente o sostenibile, ma si è evoluta in una cultura permanente della sostenibilità, che va ad abbracciare tutti i campi della progettazione di un insediamento umano e del suo inserimento nel contesto. [...] Torri Superiore: “Ai piedi delle Alpi liguri, a pochi chilometri da Ventimiglia e dal confine francese, è stato per sette secoli un piccolo borgo di contadini e per un altro mezzo secolo un diroccato labirinto di pietre abbandonato dai suoi abitanti, che nel secondo dopoguerra preferirono trasferirsi nel paese poco più a valle o lasciare la Liguria per una delle grandi città industriali del Nord Italia. Poi la forza di un’idea lo ha riportato in vita. Erano gli anni ’80 quando una coppia torinese si mise in testa di recuperare il borgo e renderlo di nuovo abitabile. Riuscirono a comprare alcune stanze e fondarono l’Associazione Torri Superiore. Il primo passo fu rintracciare i proprietari di tutti i 160 vani che compongono il villaggio e acquistarli. «Passammo i primi tre anni solo a esplorare, mappare e cercare di capire cosa dovevamo comprare e da chi», racconta Lucilla Borio, che, insieme a uno sparuto gruppetto di coraggiosi, fu tra i primi a trasferirsi nel villaggio nel ’95, quando c’erano solo tre stanze agibili, e oggi ne coordina le attività. Seguirono anni di lavori e cantieri. Residenti della comunità, soci, simpatizzanti e gruppi di volontari provenienti da tutta Europa, con pazienza e olio di gomito, sgombrarono le macerie, ricostruirono le fondamenta e i tetti, rinforzarono muri e archi, lastricarono sentieri e recuperarono centinaia di muretti a secco per le terrazze agricole che, come nel resto della Val Bevera, ricoprono anche il territorio scosceso intorno a Torri. Progettare la ristrutturazione di un borgo medievale in mezzo alla natura selvatica delle Alpi liguri e ricorrere alle pratiche della bioedilizia fu tutt’uno.”
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lamilanomagazine · 2 months
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Verona: abbandonato amianto tra Borgo Nuovo e Borgo Milano. E' severamente vietato toccare il materiale. La polizia locale sulle tracce del colpevole
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Verona: abbandonato amianto tra Borgo Nuovo e Borgo Milano. E' severamente vietato toccare il materiale. La polizia locale sulle tracce del colpevole. Un'ignobile dimostrazione di inciviltà e una gravissima offesa alla sicurezza e alla salute pubblica. È quanto accaduto nella notte tra Borgo Nuovo e Borgo Milano dove è stato abbandonato materiale pericoloso contenente amianto. In particolare vecchi rivestimenti di tetti o tettoie lasciati in due diversi punti della città, distanti tra loro meno di un chilometro, in via Licata e via Gela, tra Borgo Nuovo e Borgo Milano, accanto ai cassonetti di vetro e secco. A seguito della segnalazione di Amia, che ha immediatamente messo in sicurezza il sito, sono ora in corso le ricerche da parte degli agenti della Polizia locale sulle tracce di un furgone Ducato di colore bianco. Nel frattempo, i rivestimenti in eternit sono stati opportunamente inglobati e segnalati e Amia invita a rispettare le indicazioni segnate e a NON TOCCARE per alcun motivo il materiale. Nei prossimi giorni verrà smaltito da una ditta specializzata, seguendo le procedure adeguate che sono assai rigide e composte da una serie di passaggi obbligati per tutelare la salute dei cittadini ed evitare la dispersione di fibre nocive. La legge, infatti, impedisce a chiunque anche solo di maneggiare materiale contenente amianto se non per bonifica e secondo procedure specifiche di sicurezza. Nel frattempo la Polizia locale sta analizzando le immagini di videosorveglianza, grazie alle quali è stato notato un furgone con a bordo una persona che transita più volte nella zona e lentamente lungo le due strade. Nelle prossime ore saranno a disposizione ulteriori immagini per individuare la targa, e il proprietario del veicolo verrà convocato negli uffici in via del Pontiere. "L'abbandono in strada di materiale ingombrante è già un fatto grave, soprattutto considerato il servizio messo a disposizione da Amia che prevede lo smaltimento gratuito e a domicilio (su prenotazione al numero 045/806.92.13). Ma in questo caso siamo di fronte a un gesto criminale, potenzialmente molto pericoloso" sottolinea il presidente di Amia Roberto Bechis. "Si tratta di un episodio molto grave: chi ha abbandonato a terra materiale contenente amianto ha messo in pericolo la pubblica incolumità dei cittadini - è la denuncia dell'assessore all'Ambiente e alla Transizione Ecologica Tommaso Ferrari -. Per migliorare la salvaguardia di ambiente e territorio, così come per pulizia e raccolta differenziata, è necessario un patto tra Comune, Amia e cittadini. Per quella minoranza di persone che non rispetta le regole, però, utilizzeremo gli strumenti che la legge e il nuovo Regolamento sui rifiuti ci mette a disposizione, anche sanzionando". L'amianto. È un minerale fibroso, utilizzano per produrre migliaia di tipologie di manufatti nell'industria, in edilizia e di uso domestico. È vietato in Italia dal 1992 in quanto respirare le fibre, disperse nell'aria a causa di lavorazioni o a seguito di rottura e deterioramento, può causare anche dopo molti anni patologie tumorali dei polmoni e delle membrane che li rivestono (mesoteliomi). Le procedure di bonifica e smaltimento devono essere comunicate alle Aziende sanitarie locali e il materiale viene infine smaltito e conferito in apposite discariche autorizzate dal Ministero. Le sanzioni. L'abbandono di questo tipo di rifiuto speciale prevede pesanti sanzioni anche penali, sanzioni rilevanti per lo smaltimento dell'amianto in maniera illecita, con pene da sei mesi a due anni di reclusione e sanzioni da Euro 2.600,00 ad Euro 26.000,00 € ai sensi dell'art. 256 commi 1 del D.lgs 152/06 e del comma 5, sanzione amministrativa pecuniaria ai sensi dell' art. 258 com. 1 D.Lgs. 152/06 da € 2.600,00 € ad € 15.500,00 € per la mancata compilazione del Registro di Carico e Scarico e per il trasporto di rifiuti pericolosi in assenza delle prescritte autorizzazioni che prevede ai sensi dell'art. 256 comma 1 del D. Lgs 152/2006, l'arresto da sei mesi e fino a due anni e sanzione pecuniaria da Euro 2.600,00 fino ad Euro 26.000,00, è inoltre prevista la confisca del mezzo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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personal-reporter · 5 months
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I magici presepi di Terra di Toscana
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Ogni anno Terra di Toscana, associazione parte di La Città dei Presepi, per il Natale propone alcuni del presepi più belli della regione di Dante e Boccaccio… Ad esempio il Presepe poliscenico animato di Capraia e Limite ,in provincia di Firenze, si sviluppa su una superficie di 20 metri quadrati e si ricollega ad un contesto mediorientale, inoltre comprende tutte le fasi del giorno: alba, giorno, tramonto e buio. Prima della notte nel presepe si vede all’orizzonte un passaggio di nuvole che porta un temporale con fulmini, tuoni, lampi e pioggia, e, passata la tempesta, alle prime luci dell’alba si sente piangere il bambino nella stalla e si odono i suoni dei vari animali poi, amano a mano che la luce aumenta, anche i mestieri iniziano ad animarsi con i rispettivi movimenti. L’opera è stata realizzata dagli artisti presepisti Tommaso Cei, Stefano Martelli e Fabrizio Martelli. Da quasi trent’anni, secondo la tradizione, la sera del 24 dicembre a Riparbella, in provincia di Pisa, viene inaugurato il Presepe Animato nei locali dell’ex cinema in Piazza della Madonna per una superficie di circa 80 mq e vanta oltre 140 statuine animate dell’altezza di 20 cm dove,  oltre ai personaggi della Natività,  si possono ammirare massaie, artigiani, lavandaie, pescatori, pastori, muratori, boscaioli e un barbiere, intenti nei lavori tipici e perfettamente animati. Gli effetti speciali consistono nella riproduzione delle fasi della giornata, nella stella cometa che si illumina sopra la capanna e nelle cascate e fontane con acqua corrente disposte lungo il presepe, inoltre movimenti e azioni dei personaggi sono sincronizzati con i rumori e con lo scorrere delle acque nei ruscelli. Nel presepe di Riparbella c’è anche la raffigurazione del lavoro delle miniere, attività che caratterizzava nell’Ottocento e nel secolo scorso l’attività della zona, per esempio c’è un treno sotterraneo che esce dalla miniera dopo essere stato caricato. Invece il Presepe dell’Angelo di San Giovanni alla Vena, sempre nella provincia di Pisa, realizzato da 25 anni dall’artista Angelo Perini, si trova in un’antica cantina del 1800 nel paese di San Giovanni alla Vena, vicino a Vicopisano, e prende il nome dall’Angelo dipinto nella volta della nicchia centrale delle antiche cantine dove è situato. Nei tronchi e ciocchi d’olivo, intagliati a mano dall’artista, sono ricavate vere opere d’arte collegate anche al territorio come  la Rocca del Brunelleschi, la Torre dell’Orologio e delle Quattro Porte, il borgo di Tre Case, l’Egitto con le Piramidi e la Sfinge, il Castello di Erode, la Grotta della Natività, il Paese col Ruscello, il Paesino a Case Bianche, collegato da una stradina che percorre il Presepe attraverso un percorso di circa 500 lucine e oltre 300 statuine con dimensioni diverse. Il presepio che cresce della Chiesa di Nicosia, Calci, vicino a Pisa, è nato nel 1999 nella chiesa di Nicosia, unica parte restaurata di un convento abbandonato, ed è stato creato interamente a mano. All’inizio c’erano solo tre figure che rappresentavano il significato della Natività come Maria, Giuseppe e il piccolo Gesù, poi  si sono aggiunti i Re Magi, l’Angelo e i personaggi che ogni anno sorprendono i visitatori per il loro legame col Vangelo o la vita quotidiana. Il presepe di Sassorosso, vicino a Lucca, è stato realizzato nella vecchia cava di marmo situata sopra il suggestivo borgo, parte del Comune di Villa Collemandina, che si raggiunge percorrendo una strada che permette di godere di uno dei panorami più belli della Garfagnana. Alla fine del cammino, sotto una grande stella cometa c’è la Natività attorniata dai vari personaggi realizzati con materiale di recupero, inoltre può essere visitato sia di giorno che di notte offrendo sensazioni particolari e diverse in ogni occasione. Per conoscere i presepi allestiti in Toscana e anche nel resto d’Italia si può consultare il sito dell’associazione nazionale Città dei Presepi, che ha la sua sede a Cerreto Guidi. Read the full article
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stilouniverse · 2 months
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Paesi fantasma in Toscana
e piccoli borghi abbandonati Isola Santa, i grigi tetti di ardesia delle case Isola Santa Castelnuovo dei Sabbioni Lucchio un paese semi abbandonato Poggio Santa Cecilia, un borgo abbandonato Toiano in Valdera
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9:32 am
Il tempo passa e tutto sommato, soprattutto ora che arriva il freddo, sono felice di abitare a Borgo Pio.
Mi scoccia che casa non sia luminosa ed anche che questa estate c'è stato quel problema di muffa, ho passato mesi tostissimi.
Ora sono da Ginny e per me è 7.5/10 ufficiale.
Diciamo che va più che bene.
Ho abbandonato la pratica, ma diciamo anche che non ho le idee chiare, anche se servirebbe anche a schiarirmele.
Il lavoro non lo so come va, oggi sono in malattia ed il mio cervello needs some rest actually.
Con G. è strano infatti mi toccherà trovare una soluzione.
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neelps · 7 months
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mi perdo altrove: tra il rumore sordo delle suole dei miei stivali striscianti sul tufo bianco e liscio, tra grottesche storie notturne e luci fioche di una casa che spero non mi rigetti come altrove, altre volte, è successo.
scrivo d'impulso, come quando ridi di gusto, sgombro da pre-pensieri di cemento; come quando ti getti nel mondo d'urgenza, senza paura alcuna, e cammini per strada -come io camminavo nell'antico e caratteristico borgo- respirando un'aria che ha il gusto cocainomane d'invincibilità. come scrivo può non piacere. eppure, penso che non potrei fare altro. sono un'inguaribile egoista, io: studio per ascoltare gli altri, ma vivo per narrare me stessa. forse, semplicemente, sono prigioniera di mesi in cui l'unica premura che sento di potermi concedere sarebbe aprir bocca e tuffarmi nella paurosa introspezione gridata a gran voce. gridare, gridare di quelle persecutorie e imbattibili guerre familiari, di quelle parole che si portano dietro, come cadaveri riemersi dall'abisso, trascinati a riva da onde crudeli e impietose, di quelle urla, strazianti, indomabili, laceranti che restano tracce mnestiche da riprodurre, dal timpano al labirinto, in ogni momento di apparente quiete. questa merda ti si stringe forte forte al corpo, come alghe che infestano un relitto, e ti ancorano giù giù giù, dove il sole, non per sua timidezza ma per cattiveria dell'oscurità, rinuncia a sfiorarti, dimentico del suo democratico compito.
ebbene, può capitare che altri si dimentichino di te. forse un relitto abbandonato è troppo lontano dal mondo emerso per essere anche solo pensato. a volte ho paura che io sia nient'altro che una mia creazione. capita ch'io mi ci autoconvinca in quei giorni in cui tutti si affrettano a destra e a manca, come formiche affannate e iperattive, terrorizzate all'idea di tornare a casa a mani vuote.
e pensare ch'io il bottino più gonfio lo conquisto stando a letto, lì rintanata come una narcisista e sadica ape regina: è allora che posso giocare con la mente, oziare con le parole, logorarmi per ricucirmi. l'arte a misura di stanza, la rabbia a misura di cuscino, le lacrime appena appena a misura della federa che innaffiano. fuori, lungi dall'arricchirmi, rischio, invece, di far appassire quei germogli che nascono nell'umidità delle lenzuola.
non per questo, ammetto di essere fuori allenamento come mai prima d'ora è stato necessario ch'io constatassi. un solo e unico giorno di ritiro è stato sufficiente a farmi creare così tanto da trasformare il germoglio in pianta, la pianta in albero, in sola qualche ora. e le radici, invadenti, così dolorosamente conficcate nel terreno, sono piantate in una tale profondità che non c'è più spazio per loro. il vaso sta per cedere, mi sembra d'implodere. il non-più-germoglio morirà prima ch'io incontri il mondo, domani; e, al suo appassirsi, seguirà il più grande vuoto che un verme allettato, impotente, superbo e sciocco, possa immaginare.
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drheinreichvolmer · 7 months
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Capitolo 1
Era una fredda e nebbiosa giornata di metà Aprile, la meridiana del paese di Hartmann batteva mezzogiorno in punto. Hans Schmidt tentava di evitare le raffiche di vento col mento nascosto dentro la sciarpa grigia di cotone, varcò di fretta il gigantesco portone del castello: non così in fretta, tuttavia, da impedire che una folata di vento entrasse con lui.
Si tolse il cappotto lungo nero e lo appese, assieme alla sciarpa, all'attaccapanni vicino all'entrata. Sostituì poi il cappotto con un camice medico bianco, dalla cui tasca sinistra tirò fuori un piccolo panno beige per lucidare i suoi occhiali da vista. In quel momento, pensò che la sua giornata fosse già iniziata male.
Di primo mattino era uscito per sbrigare alcune “faccende importanti”, così il suo titolare chiamava la pratica che gli aveva commissionato la sera prima. Per questo, già alle cinque del mattino, quando ancora tutto il paese di Hartmann dormiva profondamente, egli era uscito.
Poco dopo era partito un leggero temporale, tipico di quel periodo dell'anno, tipico quanto gli automobilisti che sfrecciano di proposito a tutta velocità sulle pozzanghere, vicino ai poveri individui che viaggiano a piedi. Quella mattina Hans aveva fatto una doccia non richiesta.
Fortunatamente, l'ombrello era riuscito a ripararlo abbastanza e adesso si stava sistemando i capelli davanti allo specchio dell'ingresso principale.
Col suo pettine di legno spostò a sinistra della riga in parte i capelli biondissimi, caratteristici di ogni persona nordica.
Hans Schmidt era un uomo di quasi cinquantanove anni – li avrebbe compiuti fra un mese – e da ormai ventidue anni viveva e lavorava nel castello di Reichmerl.
Era un castello non lontano dalla città di Hartmann, sulle Alpi svizzere, ad una altitudine di 855 metri, al di sopra del centro abitato.
In passato era stato proprietà di una nobile famiglia prussiana, che visse lì dall'alto Medioevo fino alla prima guerra mondiale.
Alla fine del 1945 venne acquistato e rimesso a nuovo dalla casata dei Von Reichmerl, dopo che la guerra lo aveva in parte danneggiato.
Ad oggi, è tutt'ora proprietà della famiglia; e dal 1992 il castello, come i molti ricordi della casa Reale, vengono gestiti dal barone Heinreich Aloysius Volmer Von Reichmerl, il titolare di Hans.
Il signor Schmidt aveva conosciuto il barone alla fine degli anni Ottanta, quando dopo anni di onesto lavoro, presso una fabbrica orafa di Zurigo, era stato licenziato senza troppe spiegazioni.
Quello stesso giorno perse non soltanto il lavoro, ma anche l'amore della sua ormai ex fidanzata Agnes, la quale ritenendolo un inetto, non esitò tre secondi a piantarlo in asso. Abbandonato a sé stesso, Hans si ritrovò a vivere per strada da mendicante, aveva perso tutto, compresa la speranza che le cose si sarebbero mai potute sistemare.
Avvenne allora il provvidenziale incontro con Heinreich Volmer. Il barone non era molto amato dalla gente che viveva nel paese sotto al suo maniero. Il motivo all'epoca dei fatti era ignaro pure a lui stesso, tutto ciò che sapeva era che la gente del borgo lo faceva da sempre sentire come un reietto.
Quel giorno di oltre trent’anni prima, Heinreich era sceso in paese per alcuni acquisti, quando di colpo si trovò davanti una particolare scena. Un gruppo di persone che umiliava e pestava un povero uomo, la cui vita era già di suo abbastanza dura. Quel povero uomo era proprio Hans Schmidt.
Alla vista del barone, i tre delinquenti si diedero alla fuga.
Hans si era sentito immensamente riconoscente, ma il suo benefattore non aveva ancora finito di aiutarlo, poiché quando il barone venne a sapere tutto quello che gli era successo, gli fece una proposta impensabile.
Lavorare per lui in cambio di vitto e alloggio. Hans, in principio, rimase stranito dall'offerta, essendo anche lui a conoscenza di come Heinreich Volmer era descritto dal popolo.
Lo stesso popolo che però lo aveva umiliato per mesi. Quindi, alla fine chi era il vero mostro? Un popolo becero e ignorante, oppure un uomo che ti ha salvato la vita? Questo pensiero portò Hans Schmidt ad accettare l'offerta fatta.
Il suono del timer del forno fece riemergere l'uomo dai suoi pensieri. Si diresse verso l’enorme cucina, e attraversandola, osservava i cuochi alle prese con le varie preparazioni. Tutto filava liscio, così raggiunse il piano cottura dove stava bollendo un bricco in coccio contenente del latte.
Spense il fornello prima che il latte fuoriuscisse, prese un termometro e lo mise all'interno del bricco per verificare la temperatura.
Il latte era perfettamente tiepido, né troppo caldo da dover attendere a lungo per bere, né troppo freddo, per poter apprezzare la sensazione di tepore mentre stringi la tazza fra le mani.
Hans faceva questa verifica ogni mattina che veniva preparata la colazione per Heinreich, sapeva quanto fosse esigente sulla temperatura del suo latte macchiato.
Ricevuta l'approvazione di Schmidt, una degli aiuto cuochi iniziò a versare il latte in una tazza di ceramica bianca, aggiungendo successivamente una piccola quantità di caffè d'orzo.
Hans osservò la scena e un piccolo sorriso divertito comparve sul suo viso. Sapeva quanto il barone odiasse il suo continuo sostituire il caffè espresso con quello d'orzo, e sicuramente anche quella mattina ne sarebbe nata una divertente discussione.
Hans mise la tazza su un piattino e al fianco di essa un cucchiaio di acciaio, lasciando la cucina. Attraversò il lungo corridoio che lo avrebbe condotto alla camera da letto, preparandosi psicologicamente ad andare a svegliare Heinreich.
Teoricamente quel compito apparteneva alle cameriste, ma serviva molto coraggio ad entrare nella camera da letto del barone, specialmente se a tarda mattina non si era ancora svegliato.
Heinreich Volmer era un tipo mattiniero, ogni giorno alle sei in punto di mattina lasciava il castello per andare a correre e molti del suo personale invidiavano la sua volontà, perché per loro personalmente già fare avanti e indietro per l'ampia discesa che conduceva al cancello infondo alla strada, era da considerare sport olimpico.
L'uomo dai capelli biondi bussò sei colpì con le nocche sulla porta di legno, dalla parte opposta non giunse alcuna risposta. A quel punto, Hans sapeva che c'erano tre ipotetici scenari ad attenderlo.
Il primo: quello più banale, il barone stava ancora dormendo, ciò era possibile solo se aveva trascorso la notte in bianco.
Secondo: era alle prese con una sessione di sesso mattiniero; oppure terzo e peggiore dei casi: un esaurimento nervoso di quelli che perfino Heidi e suo nonno in cima alle Alpi svizzere avrebbero sentito.
Decise di fare un secondo tentativo, e nuovamente bussò alla porta della camera per sei volte, ancora una volta non arrivò alcun responso.
Hans prese un respiro e infilò la chiave del suo passepartout nella serratura, la fece girare e spinse lentamente la porta in avanti.
Al castello di Reichmerl solo quattro persone disponevano del passepartout per entrare ovunque nella dimora. La prima era senza dubbio Hanna, la figlia quasi ventiduenne del barone. C’era poi Olga Keller, la quale come Hans, viveva e lavorava lì da prima della nascita di Hanna. Infine Edith Berger, che insieme ad Hanna era il membro più giovane a vivere al castello.
Edith aveva ventitre anni e abitava lì da quando ne aveva sedici. I genitori della ragazza erano molto bigotti e conservatori, così quando lei aveva dichiarato al padre e alla madre madre di essere lesbica successe il peggio.
Non si era certo aspettata il massimo dell'incoraggiamento, ma non di certo di essere sbattuta fuori di casa. Aveva poi conosciuto per caso Hanna in un giorno qualunque di dicembre. Le due si erano trovate in una caffetteria a Zurigo, mentre Hanna aspettava che il padre facesse benzina alla pompa dall'altra parte della strada. Tra le ragazze nacque una conversazione, e quando l'uomo dai capelli neri fece ritorno nella caffetteria, la figlia gli raccontò quanto era capitato alla povera Edith.
Heinreich ne rimase profondamente disgustato. Come poteva un genitore macchiarsi di una colpa così grave? Edith Berger venne di seguito assunta come camerista, e col passare dei mesi il barone si era profondamente affezionato alla ragazza, ormai da considerala come una seconda figlia. Dal canto suo, Edith aveva finalmente trovato quel calore familiare e quel supporto paterno che le era sempre mancato. Col tempo iniziò a chiamare il barone affettuosamente “zio Heinz” o semplicemente “zio”.
Hans Schmidt spinse in avanti la porta di legno di fronte a sé, e lentamente entrò nella camera da letto, domandandosi quale dei tre scenari lo stava attendendo. Camminò gradualmente verso il letto a baldacchino e alzò lo sguardo sulla scena di fronte ai suoi occhi.
Heinreich Volmer dormiva in un stato di beatitudine col capo rivolto verso l'entrata e, a giudicare dal corpo lucido per il sudore, coperto solo leggermente dal lenzuolo azzurro chiaro di lino, l'uomo aveva da poco fatto “il suo dovere”. Se l’essere sudato e semi nudo non bastasse a rendere chiaro il contesto, la figura di Hanna coricata nuda sul petto di Heinreich, col viso nascosto sotto al mento dell'uomo, le loro mani intrecciate, lo rendevano sicuramente palese. Un altro essere umano sarebbe probabilmente rimasto turbato dalla visione, non tanto dovuta alla notevole differenza di età, essendo Heinreich ormai vicino ai sessanta anni.
La sensazione di disagio poteva nascere dalla consapevolezza che un padre avesse appena soddisfatto sessualmente la giovane figlia, e a giudicare dal sorriso della ragazza, ella era stata decisamente appagata dalla prestazione. Hans ci aveva fatto da tempo l'abitudine, in fondo era ormai dal diciottesimo anno della ragazza che i due avevano iniziato a intrattenere regolarmente rapporti sessuali, e a stimarsi come una qualunque coppia di comuni fidanzati.
Per i due era una situazione assolutamente normale, talmente normale che non si erano mai fatti problemi a dichiararlo pubblicamente in giro e nel mondo.
Heinreich Volmer era infatti un illustre dottore e considerato nel mondo un medico lungimirante, grazie alla sua cura rivoluzionaria.
Da quasi ventidue anni aveva infatti trasformato metà del castello di Reichmerl in un centro benessere con spa, e da ormai ventidue anni ricchi e facoltosi uomini venivano regolarmente lì per ricevere la sua cura.
Il centro benessere disponeva di ogni tipo di comfort: una sauna, una vasca con acqua termale, una piscina, ecc..
Per non parlare dei vari servizi dedicati alla cura della propria bellezza, come un salone parrucchiere, oppure il centro estetico per farsi fare la manicure e pedicure all'ultima moda del momento. Il dottor Volmer aveva però una specifica filosofia: diceva sempre ai suoi dipendenti e ai suoi pazienti “Mens sana in corpore sano”, tradotto dal latino “mente sana in un corpo sano”.
Per questa ragione, oltre a garantire il massimo dei servizi riguardo il benessere del corpo, ci teneva che i suoi pazienti potessero usufruire anche di un servizio di supporto psicologico. Heinreich Volmer era infatti un uomo molto empatico e sensibile ai problemi del prossimo, ciò lo portava a dedicare
gran parte della sua giornata a migliorare l'esistenza dei suoi ospiti. Inoltre, quando non era impegnato in qualche seduta in presenza, lo si poteva trovare di fronte al suo computer, con le sue cuffie, pronto ad ascoltare ogni richiesta di supporto emotivo su una piattaforma online chiamata Seven Cups.
Si trattava di un sito che permetteva la possibilità di cercare supporto emotivo e psicologico,
ma anche fornirlo. Heinreich era iscritto da diversi anni come ascoltatore, e ogni volta, le persone da lui aiutate esprimevano quanto fossero rimaste colpite dalla sua forte empatia e capacità di mettersi nei panni altrui.
Hanna era sempre stata fiera dell'uomo che era suo padre. Era molto stimato in Svizzera, come in altri paesi, e recentemente aveva persino tenuto un seminario sulla sua cura a Toronto.
Questo l'aveva portata costantemente a domandarsi, per quale motivo suo padre era stimato e rispettato ovunque tranne che ad Hartmann? Per quale motivo dovunque era visto quasi come un dio capace di curare e capire tutti, mentre nel borgo sotto al suo castello come un mostro da bandire?
Una minima spiegazione che si era data era sicuramente il fatto che la gente del paese non vedesse di buon occhio la loro relazione. Da sempre era vista infatti come una povera ragazza plagiata, manipolata dal perfido e perverso padre. Nessuno fuori da quelle mura credeva che lei volesse davvero vivere in quel modo, segregata dalla nascita in quell'enorme castello, per uscire solo ed esclusivamente per accompagnare il padre nelle sue uscite.
Hanna non ci aveva mai trovato nulla di strano. Suo padre l'aveva costantemente messa in guardia dal mondo esterno, in particolar modo dalla gente del paese. Semplicemente, pensava che stesse solo cercando di proteggerla.
Hans suonò leggermente un campanellino per richiamare l'attenzione del barone su di sé; e l'uomo aprì lentamente gli occhi azzurri, quasi di ghiaccio, osservando il suo uomo di fiducia e migliore amico in assoluto.
Hanna si alzò su col busto, imbarazzata, coprendosi d'istinto il seno e scappando poi a rivestirsi nella propria camera da letto. Heinreich osservò la figlia darsi alla fuga e sorrise divertito dalla scena, poi allungò la mano per afferrare la tazza bianca di ceramica.
Esaminò il latte macchiato al suo interno e lentamente portò il bordo della tazza verso le sue labbra. Di colpo tuttavia si fermò, e tornò con lo sguardo su Hans.
<< Mi auguro fortemente per te che questa volta tu non abbia fatto usare di nuovo il caffè d'orzo. >> disse Heinreich seriamente mentre socchiuse gli occhi, avvicinando nuovamente il bordo della tazza alle proprie labbra.
<< Sa perfettamente, signore, che il caffè espresso non è consigliato visto la notevole quantità di pillole che manda giù ogni giorno. >> rispose con un sospiro di amarezza Hans.
<< Beh, scusami tanto dottore se sono nato schizofrenico, pensi che l'abbia voluto io? >> ribatté subito il suo titolare, quasi infastidito dalle sue continue ramanzine. Hans Schmidt non si scompose, e come da copione iniziò anche quella mattina ad elencare i motivi per cui il suo datore di lavoro doveva pensare di più alla sua salute, e sopratutto abbandonare quelle cattive abitudini in suo possesso, come fumare un pacchetto di sigarette al giorno.
Come da sceneggiatura, la risposta alla predica non richiesta, era quella di buttare giù il suo latte macchiato, guardare Hans con evidente disgusto per la sua insoddisfazione causata dal caffè d'orzo, per poi abbandonare il letto a baldacchino per iniziare a vestirsi.
<< Quali sono i miei impegni giornalieri, Hans? >> domandò Heinreich mentre si abbottonava la camicia azzurrino chiaro che aveva addosso.
<< Dunque.. Secondo la sua agenda personale, oggi sarebbe dovuto andare a correre alle sei del mattino. >> Hans si fermò per alcuni secondi ad osservare il suo titolare. << Guardando però quanto le lenzuola siano bagnate e suoi capelli siano scompigliati , credo che abbia lo stesso fatto sufficiente attività fisica mattutina. >> Hans si trattenne a stento dal ridere della sua stessa battuta, mentre l'altro si trattenne probabilmente dallo strangolarlo.
<< Tornando seri.. ha una consulenza di supporto col signor Werner tra mezz'ora, a seguire la sua presenza è richiesta in sala per pranzare insieme ai suoi illustri pazienti oligarchi. Infine, alle ore 15:00 ha promesso alla signorina Olga di farle la tinta. >> Hans accennò un leggero sorriso. << Anche parrucchiere? C'è qualcosa che quest'uomo non sappia fare? >> domandò con reale curiosità il biondo.
<< Si. Perdonare, Hans. >> rispose quasi suonando come una minaccia Heinreich, per poi indossare il suo camice medico, prendere la cartella clinica e lasciare la propria stanza da letto.
Heinreich a volte aveva la sensazione che quel corridoio non terminasse mai. Sostò davanti all'ingresso del proprio studio, la porta semichiusa lasciava un leggero spazio, che permetteva al medico di vedere che il proprio paziente era già lì ad aspettarlo.
Heinreich oltrepassò la soglia della porta. Il signor Werner era un uomo di corporatura robusta, sui settanta anni. Alla vista del dottore, diventò di colpo quasi pallido.
Heinreich fece finta di non essersi accorto del cambio improvviso d'umore del suo ospite, e si mise immediatamente ad analizzare il quadro clinico del suo paziente. Il dottore indossò un paio di occhiali da vista e attentamente osservò ogni documento presente nella cartella clinica del signor Werner.
<< La situazione è più complicata di quanto pensassi, signor Werner. >> cominciò il discorso Heinreich, con la sua contraddistinta calma e pacatezza.
<< Cosa non va dottore?.. Mi dica. >> rispose l'uomo passandosi una mano fra i capelli bianchi non molto curati.
<< Vedo problemi alle articolazioni, alle spalle.. lei che lavoro ha svolto nella sua vita? Se posso chiedere. >>
Werner raccontò che fino a quando non era andato in pensione, aveva svolto la professione di commerciante in una piccola bottega del paese.
Il medico apparve quasi sorpreso: solitamente nessuno, o quasi nessuno, del borgo ricorreva alle sue cure.
<< Oh, certo. Credo di aver capito di quale bottega mi sta parlando, adesso è gestita da suo figlio, vero? Com'è che si chiama? Sa, sono un suo cliente abituale. >> aggiunse il medico senza scomporsi minimamente.
<< Arthur... Arthur Werner. >> rispose con un po' di esitazione l'uomo. << Davvero? Non lo sapevo, mi fa piacere sapere che è un cliente affezionato del mio caro ragazzo. >> aggiunse subito dopo il signor Werner.
<< Sì, in verità sono un cliente storico, la mia famiglia fa i suoi acquisti di carne e salumi da quando era ancora lei il proprietario. >> ribatté Heinreich, accennando un sorriso.
<< In ogni caso, mi permetta di consigliarle uno dei nostri trattamenti. Credo che dopo una sessione di fisioterapia si sentirà molto meglio. >> aggiunse mentre si alzò dalla sedia e accompagnò il signor Werner all'uscita.
Fuori dallo studio ad attendere c'era Hans, il quale fece sistemare l'uomo sul lettino e lo trasportò fino all'uscita d'emergenza del castello. Arrivati alla porta, Hans iniettò una dose di anestetico all'ospite, che poco dopo perse conoscenza.
Una volta risvegliato, il signor Werner, si guardò attorno, confuso, non riconoscendo il luogo in cui si trovava.
Al posto del soffitto pieno di affreschi di arte sacra e delle finestre decorate da mosaici, c'era soltanto un ambiente sinistro che sembrava abbandonato da tempo, e un soffitto che perdeva calcinacci.
Werner non poteva immaginare di trovarsi nei sotterranei del castello di Reichmerl, come non poteva ideare la causa che lo avesse portato lì.
Werner aprì lentamente gli occhi, la testa gli girava, e probabilmente l'aveva anche sbattuta. Di fronte a sé, vide l'immagine leggermente sfocata di un medico, e si sforzò per mettere a fuoco la figura. Riconobbe poco dopo che quella sagoma apparteneva al signor Schmidt. Il medico si mobilitò per immobilizzare il paziente, legandone braccia e gambe al lettino.
Il signor Werner era confuso, ma sopratutto terrorizzato, cercava di agitarsi mentre Hans gli tappò la bocca con un vecchio straccio. Successivamente, comparve anche Heinreich con uno strano e sinistro sorriso sul volto pallido.
<< Lo credo che è sbiancato al mio arrivo in studio, signor Werner, mi ha riconosciuto subito, non è vero? >> domandò Heinreich mentre indossava dei guanti bianchi di lattice.
<< Non pensava che avrei ricordato il suo volto a distanza di più di ventidue anni, non ho forse ragione signor Werner? >> dichiarò finendo di indossare i suoi guanti da chirurgo.
Il paziente farfugliò qualcosa, ma lo straccio in bocca non permetteva una chiara comunicazione fra lui e il medico.
<< Come? Mi sta forse dicendo che si era dimenticato di me? Beh, io no, non potrei mai. >> ribattette all'istante il dottore. << Così come non ho dimenticato quello che avete fatto alla mia adorata sorella. >> La mano di Heinreich accarezzava lentamente la guancia del suo degente, che cominciò a tremare
nell'immediato. Il medico dagli occhi di ghiaccio intanto osservava l'uomo immobilizzato, e nella sua mente riaffiorò il ricordo di quella notte maledetta.
Trent'anni prima la sorella di tre anni più piccola, Emma Ingrid, era solita prendersi cura di lui, amorevolmente; e lo era da sempre, come ogni sorella farebbe per il proprio fratello. Un giorno tuttavia Emma confessò all'uomo di non provare per lui un semplice affetto fraterno, ma di esserne profondamente innamorata, ormai da diverso tempo.
Inizialmente Heinreich gli aveva resistito, ripetendo a sé stesso che un fratello non dovrebbe provare assolutamente certe cose per la propria sorella.
Dopo essere stato tradito dalla sua fidanzata italiana Ambra, il barone andò in una profonda crisi di depressione, e la sorella gli restò accanto fino a quando non si riprese totalmente.
Il barone capì allora che l'unica donna degna di sposarlo e dargli un erede era proprio Emma. I due ben presto diventarono amanti, all'oscuro dei genitori e del fratello maggiore Frederik.
Questo fino al giorno in cui Heinreich, stanco di non poter vivere quel rapporto alla luce del sole, dichiarò ai genitori e al fratello la sua relazione con la sorella Emma. Alla notizia il fratello Frederik rinunciò al titolo, ai suoi privilegi e si trasferì negli Stati Uniti, non volendo più sapere nulla di Heinreich e di Emma. Determinati a sposarsi nonostante il disappunto genitoriale, Heinreich ordinò al prete del paese di celebrare le loro nozze, nella cappella presente all'interno del castello di Reichmerl. Il sacerdote condannò categoricamente quell'unione, così il barone lo impiccò nel giardino del maniero, per poi bandire il padre e la madre dalla loro stessa dimora. Per diversi anni tentarono di concepire “qualcosa di puro”, come lo definiva Heinreich, ma dopo sei aborti spontanei, il barone si rese conto che il corpo della sorella rifiutava il feto deforme.
Ma non si fermò lì. Attraverso i suoi studi, scoprì che l'acqua della falda acquifera sotto al castello, tossica per l'uomo, aveva delle proprietà uniche di rigenerazione della vita per le anguille che la abitavano. Essendo da sempre contrario alla sperimentazione sugli animali, fece rapire da Hans diversi contadini che lavoravano nella sua terra, ed iniziò ad eseguire su di loro esperimenti infernali distillando l'acqua e filtrandola attraverso i loro corpi.
Creò in questo modo un’acqua miracolosa in grado di curare l'infertilità della baronessa, che finalmente rimase incinta e riuscì a portare a termine la gravidanza.
Hans Schmidt all'epoca dei fatti viveva e lavorava al castello come giardiniere e uomo tutto fare. In quel periodo, poco prima che la baronessa restasse incinta, al castello di Reichmerl venne assunta anche la signorina Olga Keller. Olga aveva conosciuto il barone quando questo prestava servizio di supporto psicologico presso l'ospedale di Zurigo.
La donna si era rivolta allo sportello gratuito di ascolto, perchè vittima di un compagno violento. L'uomo da tempo abusava di lei fisicamente e psicologicamente, Olga era ormai allo stremo e non sapeva più come vivere con una tale croce.
Anche per lei, come per Hans, l'incontro con Heinreich si rivelò provvidenziale. Il terapista di Olga si era preso qualche giorno di malattia, così era stato sostituito proprio dal barone. Venuto a conoscenza dello stato in cui la donna viveva, le propose la possibilità di iniziare una nuova vita.
Lui le avrebbe dato una casa e un lavoro, dandole finalmente quella esistenza serena che tanto aveva cercato. Olga Keller, in cuor suo, avrebbe anche accettato ad occhi chiusi, ma temeva troppo per la sua vita. Sapeva di non potersi permettere un simile azzardo.
Heinreich Volmer immaginava perfettamente quali fossero le paure della donna. Il compagno avrebbe potuto farle pagare il torto subito, addirittura con la vita.
Il suo eccentrico terapista però la rassicurò che non aveva assolutamente nulla da temere, garantendole protezione. Heinreich non scherzava quando le diceva che l'avrebbe resa una donna libera. Il cadavere dell’ex compago della signorina Keller non venne mai ritrovato. Infatti, poco dopo l'omicidio, il barone aveva dato in pasto il corpo alle sue voraci anguille.
Olga da allora principiò a occuparsi delle pulizie del castello. Quando però la baronessa rimase incinta, si prese cura di lei giorno e notte, come anche del nascituro.
Olga ed Hans erano vicini alla coppia da otto mesi, circa un mese dopo Emma avrebbe finalmente dato alla luce il suo bambino. Paranoico per la salute della sorella e del figlio, il barone l'aveva segregata nella sua stanza per mesi. Gli unici contatti con l'esterno erano le visite di suo fratello e quelle di Hans e Olga.
Heinreich non poteva permettersi che potesse succedere qualcosa a Emma o al loro bambino, questo lei lo sapeva bene. Perciò non si era mai opposta alle cure o ai metodi usati dal fratello.
Ogni sera, nella camera da letto della baronessa, Hans suonava il suo ukulele mentre Olga intonava una ninna nanna tedesca. La soave e materna voce di Olga aveva la capacità di calmare Emma dalle sue crisi di panico. La donna infatti aveva fin dalla più tenera età un disturbo che la rendeva irrequieta, agitata e incapace di stare perfino seduta composta quando era strettamente necessario.
I suoi genitori non si erano mai preoccupati di trattare la sua situazione, secondo loro erano solo sciocchi capricci.
Olga era l'unica persona, oltre ovviamente ad Heinreich, che riusciva a tenere a freno quel suo disturbo.
Così, mentre Olga principiava un canto e Hans pizzicava le corde del suo ukulele, i due futuri genitori si coccolavano nel loro letto matrimoniale. Heinreich era sdraiato di fianco a Emma, la testa era leggermente posata sul grembo della sorella e ogni tanto smetteva di osservare Olga e Hans,
per baciare il ventre di Emma. La donna sorrideva dolcemente alla scena, accarezzando amorevolmente i capelli del fratello.
Heinreich era in un stato di beatitudine, al pensiero che a breve si sarebbe celebrato il matrimonio fra lui e la sua amata sorella.
Infatti, da giorni Hans e Olga, assieme al resto del personale che lavorava al castello di Reichmerl, si stavano occupando dell'organizzazione delle nozze dei due. Tutto scorreva bene, al castello c'era aria di festa e di impazienza per la nascita del futuro erede. Quella felicità però era destinata a durare poco. La notte in cui Hans stava celebrando l'unione fra il barone e la sorella, un gruppo di paesani fece irruzione al maniero, catturando i due novelli sposi, vano ogni tentativo di Hans di aiutare la coppia di amici.
La baronessa incinta di otto mesi venne data alle fiamme assieme al castello, mentre il fratello picchiato a sangue costretto a godersi il macabro spettacolo. Le fiamme misero in fuga anche i vigliacchi paesani, permettendo ad Hans e Olga di portare i due in ospedale, viste le gravi condizioni della donna.
Emma aveva riportato gravi ustioni, il suo corpo era terribilmente sfigurato; e i cuori di Hans e Olga erano colmi di dolore nel vedere la povera donna soffrire in quel modo, mentre si dannava per dare alla luce la sua creatura.
Quella maledetta notte di Aprile avvenne una disgrazia enorme, seguita dal più meraviglioso dei miracoli.
Olga Keller posò sul petto della donna morente quella piccola creatura, mentre lacrime amare scorrevano sul viso di Emma, lacrime di preoccupazioni per la sopravvivenza della sua bambina.
Poco dopo Olga fece entrare Heinreich nella stanza della clinica. Avvicinatosi alla sorella, l'uomo era colmo di rabbia, ma nonostante ciò sorrideva dolcemente alla sua sposa e alla loro creatura.
Emma sapeva che non si sarebbe salvata, che le restavano ormai pochi istanti di vita, per questo con le sue ultime forze strinse la mano del marito.
<< Promettimi che la terrai sempre al sicuro.. >> sospirò la donna chiudendo lentamente gli occhi, mentre una lacrime cadde sulla testolina della sua neonata, che cominciò a piangere.
Il barone sollevò delicatamente la piccola, stringendola al suo petto e baciandole la testa.
Udendo la voce del padre la bambina lentamente si calmò, addormentandosi. L'uomo osservò la neonata e i suoi di ghiaccio si abbandonarono ad un pianto liberatorio.
Quella maledetta notte in cui la baronessa perse la vita, nacque Hanna Chiara Volmer Von Reichmerl, la figlia di Heinreich.
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neshvev · 8 months
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Villaggio rurale di Monteruga in agro di Veglie (LE), 1928
Nata durante il ventennio fascista, si sviluppa in seguito alla riforma fondiaria del 1950 quando numerosi terreni agricoli furono espropriati ed assegnati ai contadini e alle loro famiglie, arrivando a contare circa 800 abitanti. Tra gli anni '70 ed '80, a causa della privatizzazione dei terreni agricoli e del richiamo dei centri abitati più grandi nelle vicinanze, il borgo si svuota, fino ad essere completamente abbandonato. Oggi è un vero e proprio paese fantasma, in cui il tempo si è fermato. Gli spazi si articolano intorno ad una grande piazza delimitata da un lato da un portico con botteghe e dalla chiesa di Sant'Antonio Abate e dalla scuola sull'altro. Erano presenti inoltre, data la natura agirola del villaggio, frantoi, deposito tabacchi, masseria e silos per lo stoccaggio del fieno ed una caserma.
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Il lungo portico con botteghe che affaccia sulla piazza, luogo della vita comunitaria.
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Dettaglio dell'arcata di un portico, ormai abbandonata al tempo e alle intemperie: elementi del solaio, ormai completamente crollato, appesi ai fili di ferro.
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