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#ancoraggio
scogito · 1 year
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Non suggerisco mai la pratica delle ripetizioni positive per una serie di motivi. Primo fra tanti l'eccesso di auto indulgenza. Cosa che invece non fa l'ancoraggio, poiché è un aggancio anche sensoriale, basato su esperienze dirette e concrete della persona.
Elenco alcuni punti disfunzionali del pensiero positivo:
Genera una dinamica illusoria e auto manipolatoria.
Inibisce la tua capacità di giudizio.
Reprime l'ascolto onesto delle tue emozioni.
Crea conflitto tra mente e cuore.
Non risolve il problema perché fa finta di non vederlo.
Corrode il coraggio.
Amplifica il disagio e non te ne accorgi.
Crea crolli psichici appena la ferita viene colpita di nuovo.
Ti lega alla mente e dunque alla personalità.
Procura un costante e durevole auto sabotaggio.
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i-libri-di-ale · 8 months
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Un breve Viaggio nella Programmazione Neuro-Linguistica (PNL): Comunicazione Efficace e Relazioni Persuasive
🔊🔊🔊La Programmazione Neurolinguistica al servizio di chi vuole comunicare bene ed efficacemente! 🌟🌟🌟🌟🌟
Nel mondo della comunicazione, poche metodologie hanno influenzato l’arte di interagire con gli altri tanto quanto la Programmazione Neuro-Linguistica, meglio conosciuta come PNL. Con il suo focus sulla comprensione delle dinamiche cognitive e linguistiche che guidano il comportamento umano, la PNL offre strumenti preziosi per comunicare in modo efficace e stabilire relazioni…
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luca19632 · 2 years
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Banchina #molo #approdo #ancoraggio #funi #canapi #bitta #ormeggio #wharf #quay #bollard #ropes #quai #cordes #muelle #noray #cuerdas #kai #poller #seile #guano #mooring #amarrage #amarradero #liegeplatz #lucacortese (presso Isola D'elba, Portofferaio) https://www.instagram.com/p/CgccK2iIA0_/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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torinofinestre-blog · 2 years
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veritanascoste · 6 months
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Presto potremmo varcare queste mura per poter vedere gli altri continenti ❓
La diffusione in rete delle mappe ha preso piede ❗
Attualmente siamo in un ecosistema da dove è impossibile uscire. Sopra siamo chiusi da una barriera invisibile che proietta il firmamento per farci credere che vi sia lo spazio.
Oltre le mura di ghiaccio vi sono infiniti continenti in cui vivono varie civiltà ❗
Quelle sottomesse come noi e quelle tecnologicamente avanzate..
Quelle con alti valori etici morali e quelle che hanno scelto l'evoluzione tecnologica ❗Siamo circondati da questo muro di ghiaccio che non ci permette di individuare le terre infinite ❗Noi qui veniamo continuamente riciclati grazie al meccanismo di ancoraggio della luna che avvenne circa 13000 anni fa,e che impedi' la distruzione della terra ❗ Siamo chiusi in un atollo al centro del pianeta ,in una cellula che sembra essere piatta ❗
È il pianeta che ha la forma di geoide ❗
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Codice Genesi
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti
L'IDEA IMPRECISA
La suggestione dell'idea come espressione della razionalità, come codice che fornisce identità comune alla comunità degli esseri umani, è molto antica. Il pensiero occidentale è debitore a Platone il quale seppe cogliere nel concetto di "anima" l'incontrovertibile della verità che viene in luce, in opposizione alla doxa delle sensazioni e delle espressioni soggettive: nell'anima, entità invisibile ma generatrice del pensiero, l'idea è "ἀλήθεια", svelamento, uscita dall'oblio, chiarezza, evidenza. Si comprende quale valore abbia la relazione tra luce e tenebre, non solo come metafora dell'incessante ricerca del significato: è la luce la condizione della "forma", del fenomeno, dell'apparire, del reale. "Ιδέαι" sono dunque le entità eterne costitutive della realtà, ne rappresentano l'essenza. Eppure, fuori dalle espressioni matematiche, dei numeri e delle forme geometriche, le idee circolano se fanno storia: si affermano qualora divengano una narrazione condivisa. Se con sant'Agostino l'anima platonica entra a pieno titolo nella dimensione teologica di una religione dei "corpi" - senza il concetto di corpo è impossibile capire il cristianesimo - il riflesso dell'idealismo primigenio che si porta dietro, induce a ritenere la razionalità delle idee il marchio della loro autenticità, del loro ancoraggio saldo alla verità. Così, il pensiero occidentale, da Platone in avanti, ha proseguito nel solco dell'idea come atto generativo, della creazione che ha un'origine rispetto al nulla. Il buio è il nulla. La luce è il primo atto. «In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte.» - Genesi, capitolo primo - Dunque, l'occidente crede nell'essere e nel nulla, nella creazione e nel significato. Ma l'occidente cristiano. Non quello greco. Che non a caso, dimenticando la lezione di Parmenide, ha espresso, magistralmente, l'inquietudine di trovarsi di fronte al baratro del "nulla" nella tragedia. Ecco perché noi siamo cristiani e non più greci: abbiamo risolto la terribile percezione di un'assenza del significato, nella fede in un atto di creazione che ogni essente ha tratto dalle tenebre. Non importa che quest'idea sia imprecisa, non trovi fondamento in un'evidenza: l'idea stessa del rimedio alla morte nel nulla, per quanto inesplicabile, indefinibile, inconsistente sul piano materiale, ha conquistato il mondo e costituito la sua direzione storica. Ecco perché Nietzsche definì questa concezione il "colpo di genio del cristianesimo". Idea imprecisa quanto contraddittoria: Dio non è luce, ma è ciò che non può essere mai svelato. Altrimenti, Dio diverrebbe un concetto, una "cosa" come le altre cose del mondo. Per questa ragione, l'occidente designa il malefico con il termine "Lucifero", colui che porta la luce, colui che vuole svelare, colui che vuole "reificare" il Dio creatore. Idea imprecisa, dunque. Perché la perfezione dell'idea possiede qualcosa di luciferino, in sé. Mentre il dubbio e la ricerca, contengono una tensione vitale che spesso si dimentica o volutamente si tralascia. L'esperienza del viaggio ha più valore della meta. Presunta. Forse inutile.
- Gaetano Previati (1852-1920): "La creazione della luce" - 1913 circa, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma - In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto" 1975, collezione privata
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mancino · 3 months
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Nel profondo dell'anima, le persone sensibili custodiscono un universo in cui ogni emozione è un'entità viva, vibrante, pronta a esplodere. Le loro menti sono come l'oceano, e le emozioni, invece di essere semplici onde, sono tsunami possenti, colpi di fulmine che si schiantano contro le sponde del loro essere.
Le sensazioni sono un turbine di fiumi in piena, torrenti di passione e tormento. Dentro di loro, c'è una costante lotta tra il desiderio di sperimentare la bellezza della vita e l'angoscia dell'intensità emotiva. Il loro cuore è una terra martoriata da inondazioni, una dimora in cui le acque non si placano mai del tutto.
Le persone sensibili sono come navi alla deriva in queste acque turbolente, alla ricerca di un ancoraggio, di qualcuno che possa comprendere il fragore delle loro maree interiori. Hanno bisogno di qualcuno che non solo li accolga, ma che abbracci le tempeste che li travolgono. Il loro bisogno di condivisione è insaziabile, poiché è solo attraverso la connessione con gli altri che possono sperare di non affogare nelle proprie emozioni tumultuose.
Vivono due vite in parallelo. Una all'interno di se stessi, un mondo di riflessioni profonde e introspezione costante. L'altra fuori, dove affrontano il tumulto del mondo, consapevoli di ogni sfumatura dell'esperienza umana. Vivono dentro e fuori, in una danza eterna tra la passione e la vulnerabilità.
La loro sensibilità è una benedizione e una maledizione, una fiamma che brucia intensamente e può anche consumarli. Ma nelle loro anime, nel mezzo di tutto quel tumulto, c'è una bellezza senza pari. Sanno che vivere così è un dono prezioso, un dono che li rende unici. E, nonostante le tempeste, non rinunceranno mai alla loro profonda connessione con il mondo e con se stessi. Sanno che questa è la loro via per vivere due volte. Vivere dentro e fuori, in un abbraccio senza fine delle meraviglie e delle sfide dell'esistenza.
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fiat500nelmondo · 4 months
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Affari Sbullonati: Fiat 500 d'epoca elettrica retrofit in mostra
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Scoprite come Affari Sbullonati ha creato una Fiat 500 d'epoca elettrica retrofit, unendo tradizione e sostenibilità.
In un mondo che cerca soluzioni sostenibili, il retrofitting (la trasformazione da auto a motore termico in auto a motore elettrico) emerge come una scelta entusiasmante. Affari Sbullonati ha abbracciato questa sfida, trasformando la classica Fiat 500 d'epoca in un'opera d'arte elettrica. A differenza di altri progetti simili, il motore è stato montato direttamente sul differnziale, rimuovendo il cambio, in questo modo si è semplificato ulteriormente il progetto guadagnando leggerezza e spazio. Il Progetto Elettrico di Affari Sbullonati "Eccola ragazzi, la Fiat 500 d'epoca elettrica di Affari Sbullonati" inizia così il video che mostra il retrofit della Cinquecento Jolly usata per questo progetto. Silenziosa e raffinata, la 500 elettrica conserva l'aspetto originale ma nasconde un cuore innovativo.
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Dettagli Tecnici della Trasformazione Questa autovettura ora ospita un motore elettrico da 48V e 4 kW, che garantisce un'autonomia di circa 70-80 km, ideale per il diletto in Beach Resort o proprietà private. "Guardate che bellezza ragazzi, tutto veramente assemblato in maniera fantastica," si sente nel video mentre vengono mostrate le celle al litio e il sistema di gestione della batteria.
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Motore elettrico da 48V e 4 kW, notare l'assenza del cambio e l'ampio spazio guadagnato. Rispetto per la Tradizione Uno degli aspetti più notevoli di questa Fiat 500 d'epoca elettrica è il rispetto per l'integrità originale della vettura. All'interno, il cruscotto storico è stato mantenuto, mentre sono stati aggiunti un nuovo acceleratore elettrico e un selettore per le marce. Questa trasformazione non solo è ecologica, ma anche reversibile: "I punti di ancoraggio sono stati tenuti quelli originali, quindi basta smontare queste tre piastre, rimontate il termico senza modifica per la macchina originale"
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Batterie al litio, regolatori e trasformatore di alimentazione posti nel vano anteriore Un Passo Verso il Futuro Questa Fiat 500 d'epoca elettrica non è solo un tributo al passato, ma anche un passo verso un futuro sostenibile attraverso il retrofit. "Affari Sbullonati ha fatto un lavoro fantastico, pulito e raffinato," afferma il video, sottolineando l'importanza di un'innovazione che rispetta sia la storia che l'ambiente.
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Selettore direzione al posto della leva del cambio Un grande problema Il kit di Affari Sbullonati è molto semplice. Tuttavia è proposto solo al mercato estero perché in Italia al momento, non è possibile l’omologazione dal momento che la legge sul retrofit non autorizza tale kit (deve essere mantenuto il cambio che in questo caso è stato eliminato in quanto non necessario) E' incredibile come non ci sia l’opportunità di installare questi kit elettrici e green, dagli unici venduti dalle due aziende leader autorizzate. In conclusione, la Fiat 500 d'epoca elettrica di Affari Sbullonati è una testimonianza della possibilità di unire la passione per le auto classiche con l'impegno verso un futuro più verde. Cosa ne pensate di questa straordinaria fusione tra passato e futuro? La Fiat 500 elettrica potrebbe essere il simbolo di una nuova era per la mobilità? Cosa ci dite sul problema dell'impossibilità di omologare questa vettura?
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sarinatales · 8 months
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Ogni cosa sganciata dal proprio ancoraggio. Sospesa nell’aria cinerea. Sostenuta da un respiro, breve e tremante. Se solo il mio cuore fosse pietra.
La strada, McCarthy
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i-libri-di-ale · 8 months
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La Retorica Attraverso i Secoli: Un Viaggio dalla Grecia Antica all'Era Digitale
Cari lettori de I Libri di Ale, oggi ci immergeremo in un affascinante, seppur breve, viaggio attraverso la storia della comunicazione persuasiva ed efficace, esplorando l’evoluzione della retorica dai tempi degli antichi oratori ai moderni maestri della comunicazione. La retorica, l’arte di persuadere e influenzare attraverso le parole, è un pilastro fondamentale della comunicazione umana.…
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susieporta · 8 months
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DIARIO DI UN DOLORE SENZA NOME
Non so cosa vorrà fare la vita di me.
Non so se vuole gettarmi via
O usarmi per qualche suo dignitoso scopo.
Non so dove vuole piazzarmi
E non so se vuole che stia sola o in compagnia.
In questo momento è poco chiara,
Dio mi manda segnali astrusi, e a volte ho la sensazione che si sia scordato di me.
Per anni ho avuto alcune granitiche certezze, come querce secolari, sicure e forti e stabili, in piedi a disegnarmi un viale inequivocabile.
Altro che segni.
Ora, non so.
Devo ripetere, 4,5,6 volte non lo so.
Non ho idea.
Di quel che mi succede.
Del perché mi succede.
Di cosa significhi.
Da diverso tempo mi sento come un cubo di argilla che l’esistenza si diverte manipolare, dandogli forme assurde.
Mi sento estranea, a me e a quelli che mi circondano.
Non riconosco nemmeno le mie mani e i miei piedi, e soprattutto i miei piedi, che mi hanno sempre dato un ancoraggio potente col suolo, mi paiono estranei, strani, sfumati.
Permane in me una certa lucidità, che quotidianamente viene inquinata da una tormenta di confusione.
I medici non capiscono un cazzo.
Si contraddicono tra loro come adolescenti che litigano per stare in prima fila al liceo.
Il mio corpo va totalmente per conto suo, è divenuto un mostro ingovernabile.
Nessun cibo mi conforta, nessun farmaco, né chimico, ne’ naturale.
I consigli degli altri, le frasi fatte, i messaggi di inutile compatimento mi irritano come una zanzara che gironzola intorno a un letto pulito.
Irritazione.
La parola chiave:
Signora lo stomaco è irritato
L’intestino è irritato
La vulva è irritata
La bocca è irritata.
Io sono irritata.
Ma non da qualcuno, da me.
Nessuno può farmi nulla, io da sola mi infilo in delle stanze dove vengo irritata.
E non me ne vado.
Rimango in quel luogo d’asfissia, sperando di vincere una battaglia persa.
Ho sempre potuto contare su un’enorme e assurda quantità d’energia.
“Tu hai la forza per fa’ tre guerre figlia mia! “ ripeteva mia nonna mentre si puliva la bocca col fazzoletto; il ridere le provocava qualche salivazione di troppo!
Ho sempre avuto la forza per fa’tre guerre.
Macinavo km, treni, persone, luoghi, alberghi, scambi, cibi, panorami, ho vissuto senza abitudini, ne’rountine, guidata solo dal magnete della vita.
E ne avessi sbagliata una!
Quel fluido invisibile m’ha trascinato qua e là, sempre, e pareva un trascinarsi a caso, ma alla fine mi portava esattamente dove dovevo essere.
“ le sue scelte le capisco sempre dopo qualche anno, Claudia. Li per lì mi sembrano sempre assurde e insensate. Solo dopo un po’ ne riconosco la profonda lungimiranza e saggezza”
Mi disse il mio analista, Maurizio P.
“Vede Dottore, c’e’ qualcosa che costantemente mi parla e a cui sono costantemente collegata.
È quell’intelligenza fine e dorata e supersottile, che cade su dal cielo, entra nella punta della testa e mi scorre dentro, è come una pioggia tropicale calda e quasi impercettibile, che però irrora il mio essere e insieme ad un pasto per l’anima, mi porta anche tante frasi e parole e immagini”
“Deve essere Dio”
“Potrebbe. Non so. Ho avuto modo di toccare con mano la sua esistenza molte volte.
Di Lui, non dubito. Più spesso dubito della mia capacità di comprendere cos’ha da dirmi”
Dio ha spento il suo radar, e non mi trova.
Questo sento.
O forse io non sento lui.
In compenso, quando esco di casa, e cioè pochissime volte, vedo e sento cose di cui non posso dire, e che anche di notte talvolta, mi danno tormento.
So da dove vengono, cosa sono e cosa vogliono. Ma non posso, ora parlare di loro.
Quel viale di querce secolari, si è dissolto, come quando tocchi un mucchio di cenere.
È svanito.
Sono in Arizona.
Circondata da cactus, qualche scorpione, e nessun segnale.
Niente.
Nessun messaggio per te.
Per fortuna non soffro il caldo.
La mia vita, un tempo esageratamente piena di fragorose novità e persone e facce, e olio, pane, pomodori, malibù, olive, soli, buganvillee rosa, pesci, corde di chitarra, ora è circoscritta a un divano, due bottiglie d’acqua di due marche diverse e con diverso sapore, una fiala di cortisone, compresse per la nausea, compresse per il dolore, creme varie, una flebo, bustine di sodio, bustine lassative, bustine reidratanti se l‘effetto lassativo è troppo, una cassa Bluetooth per vedere qualche idiozia su Netflix.
Almeno sei tipi di fermenti lattici.
Una coperta di pile leopardata.
E nessun segnale.
Nessun messaggio.
Nessuna guida, il dolore si mangia tutto.
Questo dolore senza nome, che m’ ha portato dentro un tubo di due metri per vedere meglio da dove veniva, poi dentro un altro tubo, poi a infilare tubi sopra e sotto e davanti e dietro.
E gli aghi:
I maledetti, schifosi, gelidi e terrificanti aghi, che a quantità industriali sono stati introdotti nelle mie vene.
Cosa che per me le vene non dovrebbero essere sfiorate, manco col pensiero; il sangue avrebbe da essere lasciato pulito e fluido pacifico e scorrere come un torrente d’alpeggio in una vallata di montagna.
E invece no.
Tormentiamo queste braccia sottili e fragili come rami di una pianta secca, tormentiamo queste vene, tormentiamo anche e soprattutto le parti invisibili del corpo che ad ogni tubo e ago e altra costrizione, si rannicchiano in un pertugio e si nascondono come un gatto quando sente un rumore.
Vengono letteralmente aspirati via da qualche parte.
E io sono in grado di percepire quando le parti vere di me si tolgono di mezzo che non ne possono più.
E in quel momento, sant’iddio, i poveri infermieri buttano tutto e se ne vanno, se sono un po’ svegli.
Tanti passano attaverso queste trafile con somma tranquillità, la stessa che ho io quando sono su un’amaca a dondolarmi.
O sono illuminati.
O non si rendono minimamente conto dell’impatto che ha sta roba su di loro, a diversi livelli.
Molto più probabile la seconda.
Io reagisco, mi dimeno, come se qualsiasi tentativo di capire e guarire e curare sia allo stesso tempo un pericolo, un nemico, un male ancora più grande.
In questi mesi, ho parlato con sciamani, veggenti, cartomanti, astrologi.
Mi manca solo l’ipnosi.
Perché il dolore fisico non ti da manco una cazzo di bussola.
Ti rendo una barchetta di carta in mezzo a onde di sei metri nell’oceano pacifico.
Quando si placa un attimo quell’ energia che mi è data da Giove e Marte congiunti,vriaffiora, anche solo un pochino, vedo un rivolo d’acqua pulita in quel deserto arso e sperso.
Ho sempre preteso di vivere in un’eterna vacanza.
Ho sempre celebrato, creduto, danzato, ringraziato, non mi è sfuggito nulla di quel che veniva messo sul piatto, mi ci sono riempita la bocca con tutte e due le mani, senza l’accortezza di pulirmi col fazzoletto, come faceva nonna.
E ora sono a digiuno.
Di cibi, di bellezza, e di tutto quel che mi teneva su, come un palloncino senza filo.
Sono sgonfiata.
Sono a terra e non più in aria.
E quelle certezze, tutte volate via.
Gli astrologi dicono che a 43anni a causa dell’opposizione di urano contro se stesso, devi rivedere tutta la tua vita e necessariamente stravolgerla, spingendoti verso una maggiore libertà d’espressione.
Io non lo so cosa vuole da me.
So’qui che come uno dei ragazzi di stranger things, cerca un canale col walkie-talkie che passi qualche messaggio comprensibile.
Tutte le cose di prima, questo lo so, non m’importano più, non destano in me alcun sussulto, ed io senza sussulti, posso stare tranquillamente altri cento anni o anche un mese, su questo divano bollente.
In alcuni giorni, mi sembra di sentire l’aldilà che mi chiama per nome.
E penso che poterebbe essere.
Che ho finito il giro. Che devo andare altrove e che forse non sarebbe male ( no, non sono affatto depressa anzi )
Per la maggior parte del tempo, sto li ad aspettare di capire, cosa vuole Lui o Lei da me.
Speriamo si faccia comprendere meglio nel tempo dello Scorpione, che è quel buio a me congeniale.
Ma forse la cosa migliore è non sperare, lasciarsi trafiggere dall’esistenza anche se fosse l’ultima freccia.
-ClaudiaCrispolti
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diceriadelluntore · 1 year
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Storia Di Musica #251 - Wayne Shorter, Speak No Evil, 1966
Il novembre davisiano è stato tutto dedicato alle magie del secondo quintetto, la formazione che dal 1963 al 1968 incantò gli amanti del jazz di tutto il mondo, grazie ad un percorso creativo e compositivo davvero senza pari, per uno dei gruppi più indimenticabili di tutti i tempi. Per l’ultimo appuntamento di questo piccolo excursus, l’attenzione cade sull’innesto più tardi del quintetto, quello che diede davvero la spinta ultima e decisiva al cammino della band. Wayne Shorter ha 31 anni quando Miles Davis lo chiama per questo nuovo progetto, nel 1964. All’epoca, Shorter rispetto a Herbie Hancock, Tony Williams e Ron Carter, era un musicista già affermato: aveva suonato con i grandi e dal 1959 era il sassofonista principale dei Jazz Messengers di Art Blakey. Quando Davis lo convince ad unirsi al suo nuovo progetto, la Blue Note lo ingaggia, in tempismo perfetto, per delle sessioni di registrazione, sia nel 1964 che nel 1965, le quali diventeranno dei dischi capolavoro negli anni successivi, saggiamente distillati dai discografici della grande casa editrice del jazz. Shorter abbina alla sua tecnica sassofonista una magia autorale davvero notevole, e nei quintetti davisiani, ma anche nelle formazioni successive, è colui che più di tutti ha mano libera dal Maestro, e dalle cui composizioni più attinge. Il disco di oggi è il terzo, cronologicamente, delle registrazioni del 1964 ad essere dato alle stampe, nel 1966, dopo i già ottimi Night Dreamer e JuJu. Rispetto alla formazione dei due precedenti, qui Shorter cambia line-up: si affida ai suoi nuovi compagni davisiani, Herbie Hancock al piano, Ron Carter al contrabasso (Carter alla fine della sua carriera vedrà scritto il suo nome su oltre 2000 incisioni dove ha suonato, record di tutti i tempi), Elvin Jones, il fenomenale batterista già nella band di John Coltrane e Freddie Hubbard, tromba di Art Blakey nei Jazz Messengers. L’obiettivo di Shorter è quello di spingere molto di più su sue melodie e idee, dopo che una certa critica lo aveva definito un sosia del grande Trane, soprattutto per via che lui per un certo periodo suonò in quartetto con McCoy Tyner, Elvin Jones e Reggie Workman, tutti allievi coltreriani. Speak No Evil è un passo delicato, ma al contempo pieno di tensioni musicali per l’atmosfera generale che hanno le composizioni, verso un jazz nuovo ma che non perde di vista i punti fermi del passato: non so se fosse stato l’avvicinamento a Davis, ma questo disco, capolavoro assoluto, parte da dove finiva quella meraviglia leggendaria che fu Kind Of Blue (1959). In scaletta, 6 magici pezzi tutti a firma Shorter, 5 dei quali quasi a seguire un filo logico, di magie melodiche, di ritmi mai eccessivi, di un linguaggio che sa di fresco pur non tangendo quello della new thing, che proprio in quegli anni stava parallelamente crescendo rispetto al bop “classico”. Alcuni brani sono diventati standard, tra cui Witch Hunt, dai meravigliosi incastri melodici, Fee-Fi-Fo-Fum (che è un modo di dire tipo il nostro “ucci ucci, sento odor di cristianucci”, è un ancoraggio blues di hard bop, ma anche la mano tesa al modalismo aperto da Davis a fine decennio precedente. Speak No Evil, uno dei brani più belli di Shorter e del decennio, è una tavolozza cromatica di minori e su tutto si erge il pianoforte di Hancock che spinge attraverso una serie contrappunti, divenuti iconici. Il disco è meravigliosamente omogeneo anche in Dance Cadaverous e nella bellissima Infant Eyes, dal sognante intro pianistico di Hancock e l’introduzione, dolcissima, del sax di Shorter. Il set si conclude con un’altra perla, Wild Flower, una ballata cadenzata con accenti spigolosi di Hancock che prende il testo e lo inverte, trovando un contrappunto cromatico che prosegue in prima linea invece di suonare in opposizione. Shorter con questo disco diviene figura di paragone come sassofonista, per il suo lirismo oltre che come compositore, Speak No Evil, è il disco della consacrazione e oggi è nelle classifiche dei dischi jazz più belli di sempre, anche nella suggestiva Core Collection della Penguin Jazz Guide. La magia di queste registrazioni verrà riproposta in altri lavori negli anni successivi, tra cui ricordo The All Seeing Eye e Adam’s Apple, altri due dischi memorabili. In copertina, virata in blue per rendere bene l’atmosfera di romantica malinconia che sottotraccia permea tutto il disco, c’è Shorter con la sua prima moglie, Teruko Nakagami, e il segno di un bacio sul titolo. Album leggendario, che chiude il ricordo di un leggendario gruppo.
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gbsolar · 17 days
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Test in Galleria del Vento: Il Segreto dietro la Sicurezza dei Sistemi di Ancoraggio Fotovoltaico
Introduzione
I sistemi di ancoraggio fotovoltaico devono affrontare sfide uniche, specialmente in aree soggette a forti venti. Garantire la sicurezza e la stabilità di tali impianti è cruciale per massimizzare la produzione energetica e proteggere gli investimenti a lungo termine. In questo articolo, esploreremo il significato dei test in galleria del vento per la sicurezza dei sistemi di ancoraggio fotovoltaico, i vantaggi di tali test e come i prodotti GB Solar rappresentino la scelta migliore per garantire la massima affidabilità e resistenza.
Il Significato dei Test in Galleria del Vento
I test in galleria del vento sono una pratica standard nel settore dell’energia rinnovabile e rivestono un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella certificazione dei sistemi di ancoraggio fotovoltaico. Questi test consentono di valutare le prestazioni del sistema in condizioni climatiche estreme, simili a quelle che potrebbero verificarsi nella vita reale.
Durante un test in galleria del vento, il sistema di ancoraggio viene esposto a venti di varia intensità e direzione, consentendo agli ingegneri di valutarne la resistenza e la stabilità in diverse situazioni. I risultati di questi test forniscono informazioni preziose sulle prestazioni del sistema e permettono di apportare eventuali miglioramenti al design.
Vantaggi dei Test in Galleria del Vento per l’Ancoraggio Fotovoltaico
I test in galleria del vento offrono numerosi vantaggi per i sistemi di ancoraggio fotovoltaico:
Valutazione precisa della resistenza al vento del sistema: I test in galleria del vento consentono di valutare con precisione la capacità del sistema di resistere a forti venti, fornendo dati affidabili sulle prestazioni del sistema in condizioni estreme.
Identificazione di punti deboli e possibilità di miglioramento del design: Attraverso l’analisi dei dati ottenuti dai test in galleria del vento, gli ingegneri possono identificare eventuali punti deboli nel design del sistema e apportare le modifiche necessarie per migliorarne la resistenza e la stabilità.
Certificazione delle prestazioni del sistema: I test in galleria del vento sono spesso una parte integrante del processo di certificazione dei sistemi di ancoraggio fotovoltaico. La certificazione delle prestazioni del sistema fornisce agli acquirenti la garanzia che il prodotto sia conforme agli standard di sicurezza e affidabilità.
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Prodotto Certificato: Zavorre GB Solar
Le zavorre GB Solar rappresentano la scelta ideale per garantire la massima sicurezza e stabilità ai tuoi impianti fotovoltaici. Grazie ai test approfonditi condotti in galleria del vento, i prodotti GB Solar sono certificati per resistere ai carichi di vento più elevati, proteggendo così il tuo investimento e assicurando un funzionamento affidabile nel tempo.
Le zavorre GB Solar sono realizzate con materiali di alta qualità e progettate per offrire la massima resistenza e durata nel tempo. Con un design modulare e accessori appositamente progettati, le zavorre GB Solar consentono un’installazione semplice e sicura su qualsiasi tipo di superficie, garantendo una perfetta aderenza e stabilità dei pannelli fotovoltaici.
Inoltre, il team di esperti di GB Solar offre supporto dedicato e assistenza tecnica per garantire una corretta installazione e un funzionamento ottimale del sistema nel tempo.
Conclusioni
I test in galleria del vento sono un elemento chiave nella garanzia di sicurezza e stabilità per i sistemi di ancoraggio fotovoltaico. Scegliendo prodotti certificati come le zavorre GB Solar, puoi avere la certezza di affidarti a soluzioni di alta qualità, progettate per resistere alle condizioni ambientali molteplici e garantire il massimo rendimento energetico.
Grazie alla loro versatilità e affidabilità, le zavorre GB Solar sono la soluzione preferita da installatori professionisti e proprietari di impianti fotovoltaici in tutto il mondo. Con un’impeccabile storia di successo e testimonianze positive da parte dei clienti, GB Solar si posiziona come un leader nel settore, offrendo prodotti e servizi di alta qualità che superano le aspettative.
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti 
L'IDEA IMPRECISA 
La suggestione dell'idea come espressione della razionalità, come codice che fornisce identità comune alla comunità degli esseri umani, è molto antica.  Il pensiero occidentale è debitore a Platone il quale seppe cogliere nel concetto di "anima" l'incontrovertibile della verità che viene in luce, in opposizione alla doxa delle sensazioni e delle espressioni soggettive: nell'anima, entità invisibile ma generatrice del pensiero, l'idea è "ἀλήθεια", svelamento, uscita dall'oblio, chiarezza, evidenza. Si comprende quale valore abbia la relazione tra luce e tenebre, non solo come metafora dell'incessante ricerca del significato: è la luce la condizione della "forma", del fenomeno, dell'apparire, del reale.  "Ιδέαι" sono dunque le entità eterne costitutive della realtà, ne rappresentano l'essenza.  Eppure, fuori dalle espressioni matematiche, dei numeri e delle forme geometriche, le idee circolano se fanno storia: si affermano qualora divengano una narrazione condivisa.  Se con sant'Agostino l'anima platonica entra a pieno titolo nella dimensione teologica di una religione dei "corpi" - senza il concetto di corpo è impossibile capire il cristianesimo - il riflesso dell'idealismo primigenio che si porta dietro, induce a ritenere la razionalità delle idee il marchio della loro autenticità, del loro ancoraggio saldo alla verità.  Così, il pensiero occidentale, da Platone in avanti, ha proseguito nel solco dell'idea come atto generativo, della creazione che ha un'origine rispetto al nulla. Il buio è il nulla.  La luce è il primo atto. 
«In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte.» Genesi, capitolo primo. 
Dunque, l'occidente crede nell'essere e nel nulla, nella creazione e nel significato.  Ma l'occidente cristiano.  Non quello greco.  Che non a caso, dimenticando la lezione di Parmenide, ha espresso, magistralmente, l'inquietudine di trovarsi di fronte al baratro del "nulla" nella tragedia.  Ecco perché noi siamo cristiani e non più greci: abbiamo risolto la terribile percezione di un'assenza del significato, nella fede in un atto di creazione che ogni essente ha tratto dalle tenebre.  Non importa che quest'idea sia imprecisa, non trovi fondamento in un'evidenza: l'idea stessa del rimedio alla morte nel nulla, per quanto inesplicabile, indefinibile, inconsistente sul piano materiale, ha conquistato il mondo e costituito la sua direzione storica.  Ecco perché Nietzsche definì questa concezione il "colpo di genio del cristianesimo".  Idea imprecisa quanto contraddittoria: Dio non è luce, ma è ciò che non può essere mai svelato.  Altrimenti, Dio diverrebbe un concetto, una "cosa" come le altre cose del mondo. Per questa ragione, l'occidente designa il malefico con il termine "Lucifero", colui che porta la luce, colui che vuole svelare, colui che vuole "reificare" il Dio creatore.  Idea imprecisa, dunque.  Perché la perfezione dell'idea possiede qualcosa di luciferino, in sé.  Mentre il dubbio e la ricerca, contengono una tensione vitale che spesso si dimentica o volutamente si tralascia.  L'esperienza del viaggio ha più valore della meta.  Presunta.  Forse inutile. 
Gaetano Previati (1852-1920): "La creazione della luce" - 1913 circa, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma
In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto" 1975, collezione privata
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pontiligalleggianti · 25 days
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Una guida impareggiabile per noleggiare banchine galleggianti modulari professionali e installazione di piattaforme
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Una piattaforma e un piano di calpestio supportati in modo galleggiante da pontoni sono chiamati pontili galleggianti. Questi pontoni estremamente resistenti ed ermetici sono spesso riempiti di polistirolo o di una sostanza simile per mantenere a galla la banchina nel caso in cui i fusti subiscano danni. Moduli più piccoli che possono essere assemblati in varie dimensioni e configurazioni compongono i Pontili Galleggianti Modulari. È possibile modificare la disposizione perché i moduli sono mobili e flessibili.
Non è necessario regolare le gambe del molo per adattarle al livello dell'acqua. Sono costituiti da moduli o pezzi separati che possono essere uniti per formare un sistema di banchina più grande. Solitamente costruite in robusto polietilene o polipropilene, queste porzioni includono camere di galleggiamento incorporate. Pertanto, se desideri avere e riparare pontili galleggianti, allora Pontili-Galleggianti è un'ottima scelta per completare la tua esigenza.
Tipi di banchine e piattaforme modulari e galleggianti
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Alluminio
Non senza ragione, l’alluminio è uno dei metalli più utilizzati al mondo. Sebbene sia abbastanza leggero, è abbastanza resistente per l'utilizzo in ambienti industriali. I Pontili Galleggianti Modulari in alluminio sono abbastanza resistenti da resistere ai colpi delle barche o delle tempeste molto meglio dei pontili in plastica, anche se occasionalmente sono più leggeri della plastica.
Legna
Quando la maggior parte delle persone sente il termine "molo delle barche", immagina banchine di legno. Una splendida struttura classica che galleggia organicamente, può assumere qualsiasi forma ed è incredibilmente resistente può essere ottenuta utilizzando legname di alta qualità. Il legno ha bisogno di una manutenzione costante per durare a lungo. Sono necessari la carteggiatura, la colorazione, la sigillatura e il lavaggio elettrico dell'edificio. Rispetto ad altri materiali, le costruzioni in legno possono spesso essere più pesanti e costose. Il legno funziona bene per i proprietari di case che possono impegnarsi nella loro manutenzione.
Sintetico/Composito
Combinando la resistenza dei materiali sintetici con il fascino estetico del legno naturale per le Piattaforme Galleggianti, i materiali compositi offrono il meglio di entrambi i mondi. Un robusto nucleo sintetico e una parte superiore in legno naturale compongono il legno composito. Possono essere acquistati in quasi tutti i colori per abbinarli alla tua casa e hanno gusci resistenti e un aspetto autentico delle venature del legno. Il composito potrebbe essere la scelta migliore per coloro che desiderano l'aspetto di un molo in legno ma sono meno preoccupati per muffe o danni.
Che cosa hanno di speciale le piattaforme galleggianti per moto d'acqua?
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Sicurezza
Questa è la massima priorità durante la progettazione della Piattaforma galleggiante moto acqua scooter d'acqua , che ha superfici antiscivolo, struttura robusta e galleggiabilità per sostenere il peso dei ciclisti e degli scooter d'acqua. Allo scopo di varare, salire e sbarcare dagli scooter d'acqua, offrono una piattaforma stabile e robusta, diminuendo il rischio di incidenti o lesioni.
Usalo facilmente
Le piattaforme mobili sono facili da usare e non richiedono molta configurazione o installazione. Utilizzando linee di ormeggio o sistemi di ancoraggio, gli operatori possono posizionarli rapidamente in acqua, consentendo un funzionamento efficace senza la necessità di infrastrutture o edifici sostanziali.
Compatibilità ambientale
Si intende ridurre al minimo l'impatto ambientale delle piattaforme galleggianti. Di solito, sono realizzati con materiali resistenti e sicuri per l'ambiente che non si corrodono o si deteriorano in condizioni di acqua salata. Inoltre, la Piattaforma galleggiante moto acqua può essere spostata o rimossa senza lasciare traccia, mantenendo la bellezza naturale delle coste e dei fiumi.
Accessibilità
Gli utenti degli scooter d'acqua non necessitano di un molo fisso o di una costa poiché le piattaforme galleggianti possono essere posizionate in diversi punti sull'acqua per fornire un comodo accesso. I ciclisti possono esplorare molti fiumi e regioni che potrebbero non disporre di adeguati punti di lancio a terra a causa di questa accessibilità. https://pontiligalleggianti.blogspot.com/2024/04/an-unmatched-guide-to-hire-professional.html
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safetyandpromo · 2 months
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Garantire La Sicurezza In Quota: L'importanza Delle "Revisioni Anticaduta"
Nell'ambito della sicurezza sul lavoro, in particolare per i lavori che comportano lavori in quota, l'importanza delle "revisioni anticaduta" o ispezioni sulla protezione anticaduta non può essere sopravvalutata. Queste ispezioni svolgono un ruolo fondamentale nella salvaguardia dei lavoratori da potenziali rischi, garantendo che i dispositivi di protezione anticaduta siano in condizioni ottimali e rispettando rigorosi standard di sicurezza. Questo blog mira a far luce sull'importanza delle revisioni anticaduta e su come contribuiscono a un ambiente di lavoro più sicuro.
Comprendere Revisioni Anticaduta:
Le revisioni anticaduta, tradotte come ispezioni sulla protezione anticaduta, comprendono una serie di controlli e valutazioni sistematici eseguiti su attrezzature progettate per prevenire le cadute in ambienti lavorativi. Ciò include, a titolo esemplificativo, imbracature di sicurezza, cordini, punti di ancoraggio e altri componenti cruciali per garantire la sicurezza dei lavoratori che operano ad altezze elevate.
Garantire l'affidabilità delle apparecchiature:
L'obiettivo primario di revisioni anticaduta è verificare l'affidabilità e la funzionalità dei dispositivi anticaduta. Nel corso del tempo, l'usura, l'esposizione alle condizioni ambientali e lo stress derivante dall'uso regolare possono compromettere l'efficacia dei dispositivi di sicurezza. Ispezioni regolari aiutano a identificare eventuali segni di danno, deterioramento o malfunzionamento, consentendo riparazioni o sostituzioni tempestive per mantenere l'integrità dell'apparecchiatura.
Conformità agli standard di sicurezza:
Le norme e gli standard di sicurezza sul lavoro impongono l'ispezione regolare dei dispositivi di protezione anticaduta. L’adesione a queste linee guida non solo garantisce il benessere dei lavoratori, ma dimostra anche l’impegno a mantenere un ambiente di lavoro sicuro. I datori di lavoro che danno priorità alle revisioni anticaduta contribuiscono a una cultura della sicurezza e della conformità all’interno delle loro organizzazioni.
Prevenire gli incidenti:
Gli incidenti legati alle cadute possono avere conseguenze gravi, che vanno dalle lesioni alla morte. Le ispezioni regolari svolgono un ruolo cruciale nel prevenire tali incidenti identificando potenziali problemi prima che si intensifichino. Il rilevamento tempestivo di difetti o punti deboli delle apparecchiature consente di adottare tempestive azioni correttive, minimizzando il rischio di incidenti e garantendo il benessere dei lavoratori.
Tipi di dispositivi di protezione anticaduta ispezionati:
Imbracature di sicurezza:esame di cinghie, fibbie e punti di attacco per garantire che possano resistere alle forze di una caduta.
Cordini: Ispezione dell'integrità del cordino, compresi connettori e ammortizzatori.
Punti di ancoraggio: Valutazione della stabilità dei punti di ancoraggio e della capacità di carico.
Linee vita retrattili: Verifica della funzionalità e del corretto riavvolgimento delle linee vita.
Sistemi di arresto caduta: Esame completo dell'intero sistema di arresto caduta, inclusa la sua compatibilità ed efficacia.
Conclusione:
Nei settori in cui il lavoro in quota è una parte di routine del lavoro, le revisioni anticaduta fungono da pietra angolare per mantenere un ambiente di lavoro sicuro e protetto. Dando priorità all'ispezione regolare dei dispositivi di protezione anticaduta, i datori di lavoro non solo rispettano le norme di sicurezza, ma contribuiscono anche al benessere generale e alla fiducia della propria forza lavoro. Nell'ambito della sicurezza sul lavoro, le revisioni anticaduta non sono semplici ispezioni; sono un impegno a garantire che ogni lavoratore ritorni a casa sano e salvo dopo una giornata di lavoro.
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