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#Protezione dei minori
divulgatoriseriali · 2 months
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Sindrome di Medea: analisi dei labirinti dell'Amore Distorto
L’esperienza stante al diventare genitori si rivela da sempre uno choc emotivo e psicologico. I poli dualistici di amore e odio generati da questo trauma si rivelano spesso compromettenti per la salute mentale dei genitori, specie per le madri. In questo articolo si analizzeranno i fattori scatenanti la così detta Sindrome di Medea, la malattia labirintica dell’amore distorto, e delle possibili…
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archivio-disattivato · 5 months
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Stato di emergenza
Il 21 maggio 2008 l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, su richiesta dell’ex Ministro dell'Interno Roberto Maroni, ha firmato la “Dichiarazione dello stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio delle regioni Campania, Lazio e Lombardia”
Il 30 maggio 2008 l’ex Presidente del Consiglio ha firmato tre ordinanze, “Disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi”, per Lombardia, Lazio e Campania - a cui nel 2009 si aggiungeranno Piemonte e Veneto. I provvedimenti nei confronti delle persone sinte e rom presenti nelle cinque regioni facevano esplicito riferimento a catastrofi naturali (come ad esempio un terremoto), dando pieni poteri ai Prefetti. Una delle misure speciali adottate fu il censimento su base etnica, con raccolta delle impronte digitali di tutte le persone, minori compresi, abitanti in luoghi riconosciuti come “campi nomadi”. Sono state censite anche famiglie abitanti in aree di loro proprietà.
Con la sentenza 6352 dell' 1 luglio 2009 il TAR ha annullato “l’art. 1, co. 2, lett. c), delle ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 maggio 2008, laddove consentono di procedere sic et simpliciter all’identificazione delle persone, anche minori di età, attraverso rilievi segnaletici”.
Il 26 marzo 2013 la Suprema Corte di Cassazione ha dichiarato illegittima la cosiddetta “emergenza nomadi”.
Ad oggi non si ha notizia della distruzione dei dati raccolti dalle Prefetture.
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saifbaghdadroleplay · 2 years
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Umar رضي الله عنه iniziò la sua vita come membro della tribù Quraish della Mecca. Poco si sa della sua infanzia, ma da giovane ha servito come ambasciatore in varie tribù e si dice che creda molto nella solidarietà tribale. La sua reputazione includeva due caratteristiche molto forti: oratoria e fisica. Nessuno poteva eguagliare il suo discorso conciso, ritmico ed eloquente. Umar رضي الله عنه era anche un wrestler, gareggiava in partite come hobby e vincendole quasi tutte. Prima della sua conversione, si dice che Umar رضي الله عنه avesse 4 o 5 mogli, alcune delle quali divorziò in seguito perché scelsero di non convertirsi all'Islam. In tutto, ebbe 9 figli e 4 figlie, una delle quali era Hafsah (Hitti 25-26). Rimase vedova e lasciata indigente, e nonostante le suppliche رضي الله عنه di Umar ai suoi amici di sposare sua figlia, nessuno era disposto, quindi il profeta chiese la sua mano in matrimonio (Faruqi 123).
Quando l'Islam arrivò nella penisola arabica, all'inizio c'erano pochi convertiti. Molte persone hanno resistito al messaggio e Umar رضي الله عنه è stato un accanito avversario. Fu accusato del compito di assassinare Maometto ﷺ ma si convertì invece. Umar رضي الله عنه divenne quindi uno dei più fedeli alleati dell'Islam, e Muhammad ﷺ venne a chiamarlo "Farooq", che significa distinguere tra verità e falsità (Hitti 24).
Quando il profeta morì nel 632, una potenziale lotta per il potere fu evitata quando Umar رضي الله عنه sostenne la candidatura di Abu Bakr (che Allah sia soddisfatto di lui), un caro amico e compagno sia di Muhammad ﷺ che di Umar رضي الله عنه (Hitti 22 , Muir 75). Tuttavia, Abu Bakr رضي الله عنه visse solo due anni in più, e mentre stava morendo nominò Umar رضي الله عنه come il prossimo califfo (Muir 82). Un consiglio di compagni confermò la nomina e Umar رضي الله عنه iniziò il suo straordinario regno.
Il primo dei grandi successi di رضي الله عنه di Umar è la rapida espansione geografica. L'ingresso in Siria e Iraq è iniziato sotto Abu Bakr رضي الله عنه, ma è Umar رضي الله عنه che ha consolidato la presenza musulmana in questi due paesi. Khalid Ibn al-Walid, il generale in carica, raggiunse l'Eufrate e fu accolto dagli arabi cristiani che vi abitavano. Fece un trattato con il popolo in base al quale nessun ebreo o cristiano sarebbe stato perseguitato, sarebbe stata assicurata la libertà di religione e sarebbe stata garantita la protezione di tutte le persone. Khalid entrò anche in Siria e prese Damasco nel 635. I siriani accolsero volentieri anche i musulmani perché avevano legami etnici e linguistici: entrambi erano arabi e parlavano lingue semitiche (Hitti 29, Hort 62). Inoltre, i siriani erano stufi dell'oppressione bizantina e delle tasse oltraggiose. Eraclio, tuttavia, si riorganizzò e la battaglia che doveva essere combattuta successivamente avrebbe fatto scivolare la Siria tra le dita dell'impero bizantino. La battaglia di Yarmuk (636), in cui l'esercito musulmano era grande meno della metà dei bizantini, portò l'intera Siria sotto la guida musulmana. Si dice che Eraclio si rammaricò profondamente della perdita perché il paese era così desiderabile (Hitti 30-31). In ogni caso, Umar رضي الله عنه fece un trattato con il popolo che includeva libertà di culto, protezione e tasse minori a cui il popolo accettò prontamente (Hort 62). La Siria servì da trampolino di lancio verso l'Armenia (Hort 63), che passò sotto l'influenza musulmana intorno al 643, e l'avanzata in Anatolia iniziò nel 641 (Hart 264).
Nel 638 le forze رضي الله عنه di Umar liberarono Gerusalemme e nel 641 Cesarea cadde. Quando entrò nella città santa, gli indigeni rimasero sbalorditi nel vedere che il capo - l'effettivo "imperatore" dei musulmani - cavalcava un cammello e indossava abiti a brandelli (Hort 62, Hart 264). Questo segna l'istituzione di una Gerusalemme musulmana che sarebbe durata fino alle crociate circa 500 anni dopo. Ancora oggi, mentre Gerusalemme è controllata dagli israeliani, c'è molta influenza musulmana in tutta la città. I palestinesi lamentano la loro incredibile perdita.
L'operazione persiana, di gran lunga la più riuscita e decisiva, fu guidata da Sa'd bin abi Waqqas. Nel 637, le forze رضي الله عنه di Umar incontrarono quelle dell'imperatore Yazdagird a Qadisiyah, altrimenti noto come "la porta della Persia". (Hitti 36) Il comandante generale sassanide, Rustam, guidava un esercito 6 volte il numero dei musulmani e, nonostante questo enorme vantaggio, tutto l'Iraq a ovest del fiume Tigri fu rivendicato dagli arabi. Questa impresa miracolosa, tuttavia, non fu nulla in confronto alla cattura di Ctesifonte, la stessa capitale dell'imperatore. Fu soprannominato un rivale di Costantinopoli, davvero una grande somiglianza. Nel maggio 63 cadde Ctesifonte. Sebbene avessero perso molto, i persiani non ne risentirono appieno, perché il fiume in piena creò una difesa naturale contro ulteriori invasioni e li protesse. Tuttavia, anche questo presupposto apparentemente naturale fu scosso dagli arabi; attraversarono e raggiunsero la città di Nihavand. In quella che sarebbe stata chiamata “la vittoria delle vittorie”, nel 642 il destino dell'impero sassanide era segnato: gli arabi avrebbero rovesciato l'antica dinastia persiana. L'imperatore Yazdagird fuggì nel Khurasan e, stranamente, fu ucciso da un persiano locale nel 651 (Hort 61).
La campagna egiziana è stata guidata da Amr Ibn al-As e si è svolta in condizioni simili alle altre campagne. Gli egiziani monofisici si sentivano alienati dai bizantini, che parlavano una lingua diversa, credevano in una diversa forma di cristianesimo e pensavano di essere superiori. Il governatore bizantino, Ciro, fece tutti i tentativi di convertire i copti e applicò le consuete tasse esorbitanti. I musulmani entrarono così nel paese con sollievo degli egiziani, e una vittoria a Babilonia permise loro l'ingresso ad Alessandria nel 642 (Hitti 33-34). Ciro era effettivamente favorevole alla resa; tuttavia, Eraclio rifiutò di permettergli di firmare un trattato di pace con Amr. Solo dopo la morte dell'imperatore fu finalmente stabilita la pace in Egitto (Hort 63). I nuovi abitanti musulmani mantennero sostanzialmente la stessa amministrazione bizantina per un po' e non cacciarono i funzionari copti dai loro incarichi. Fu imposta una tassa più leggera su cristiani ed ebrei e non ebbe luogo alcuna conversione forzata (Hort 64).
Il motivo per cui queste espansioni sono così sorprendenti non è solo per la loro vasta portata, ma anche per la loro permanenza. Ancora oggi Siria, Iraq ed Egitto sono paesi musulmani completamente arabizzati. La maggioranza della popolazione è musulmana e praticamente tutti gli abitanti, musulmani o non musulmani, parlano l'arabo come lingua principale. Anche la Persia, sebbene sia tornata alla cultura e alla lingua sassanide, è ancora un paese musulmano (Hart 264). L'Islam e la lingua araba vivono da più di 1.400 anni in Medio Oriente, senza alcun segno di indebolimento o instabilità, e di questo va riconosciuto il merito di Umar Ibn al-Khattab.
Oltre ai risultati di cui sopra, Umar رضي الله عنه ha anche tenuto unita la comunità musulmana. Tutti i suoi generali lo ascoltarono e lo sostenevano, e la corruzione tra i ranghi era inesistente. Umar رضي الله عنه aveva una conoscenza generale di tutto ciò che stava accadendo e ha integrato questa conoscenza con saggezza ea beneficio di tutte le persone. Ad esempio, mantenne le amministrazioni native dei paesi in cui entravano i musulmani e nominò appena i governatori; questa tensione e discordia limitate. In generale, c'era un sostegno schiacciante da parte della sua leadership, e questo manteneva unita la comunità (Hort 64). Questa unità ha rafforzato la sua amministrazione ed evitato il battibecco interno e la paralizzante non azione che esiste tra la comunità musulmana odierna.
Per quanto riguarda le questioni economiche, la terra dei paesi occupati fu lasciata nelle mani dei proprietari e fu imposta una leggera tassa sulla proprietà (kharaj) insieme alla tassa del "popolo del libro" (jizya). Le entrate di queste tasse e affitti ecc. andavano al bayt al-mal, o tesoro del governo. Così, è stato istituito un solido sistema fiscale. Furono istituiti diwan, o registri, il primo dei quali era un diwan delle pensioni per la famiglia di Maometto ﷺ e gli uomini che combattevano in battaglie, molto simili al benessere (Corti 64-65). Umar رضي الله عنه era molto severo in materia di denaro e non apprezzava le spese inutili (Hitti 40). Questo lo ha aiutato a costruire un'economia forte.
Un altro risultato un po' ignorato realizzato da Umar رضي الله عنه è stata la creazione del calendario musulmano. Prima di allora, le persone misuravano gli eventi con eventi naturali. Ad esempio, si potrebbe dire che il loro primo figlio è nato durante la siccità e il secondo pochi anni dopo. Inutile dire che questo è diventato un problema e Umar رضي الله عنه ha escogitato una soluzione: ha iniziato il primo anno musulmano dal primo giorno dell'hijrah, o migrazione di Maometto. Tutto dopo ciò veniva chiamato after hijrah, o AH Ciò eliminava la stima nei periodi di tempo e migliorava notevolmente l'accuratezza e l'efficienza dei procedimenti governativi e di questioni simili (Hort 66, Faruqi 194).
L'ultimo grande risultato di cui si dovrebbe attribuire a Umar رضي الله عنه è la formazione del sistema giudiziario islamico. Ha nominato i primi giudici provinciali a Bassora e Kufa. Sebbene Umar رضي الله عنه non abbia trasmesso dettagli estesi e il sistema alla fine sia cambiato, ha impartito una certa influenza ed è stata la sua intuizione che ha aiutato la nascita di questa istituzione (Hitti 40). Muhammad Iqbal lo definisce "la prima mente critica e indipendente nell'Islam che, negli ultimi momenti del Profeta, ha avuto il coraggio morale di pronunciare queste parole straordinarie: 'Il Libro di Dio ci basta'" (Iqbal 129). Questo illustra la base fondamentale di Umar per la giurisprudenza islamica: il Corano.
Il Corano è un libro che tutti i musulmani credono provenga direttamente da Dio, testualmente, e ci sono prove che non è stato cambiato in oltre 1.400 anni. Dà grande importanza alla scrittura; le prime parole rivelate a Maometto ﷺ furono: “Proclama! E il Tuo Sostenitore è il dispensatore di grandezza; Colui che insegnò (l'uso) della penna; insegnò all'uomo ciò che non sapeva». (sura 96: versetti 3-5) Inoltre, “mettiamo in evidenza la penna e ciò che scrivono”. (68:1) Inoltre, (2:282) esorta tutti i musulmani a manifestare contratti verbali per iscritto, “che sia piccolo o grande”. È improbabile che le piccole transazioni commerciali siano abbastanza importanti da poter essere svalutate immediatamente, ma non il Corano stesso. La legge islamica che si sviluppò in seguito, sminuì questa caratteristica del Corano, regredendo alle idee tribali pagane e prevalendo sull'intenzione, se non sulla formulazione diretta del Corano (Hort 544).
Ci sono ancora più prove che il Corano sia stato compilato prima di Umar رضي الله عنه o anche del regno di Abu Bakr come califfo. In (25:5) si dice che i miscredenti accusarono Maometto (PBSL) di aver falsificato "racconti degli antichi, che egli ha fatto scrivere: e gli sono dettati mattina e sera". Inoltre, c'erano copie del Corano durante il tempo di Maometto, e i credenti ne recitavano (29:45, 29:51; 18:27). Ridurre le rivelazioni alla scrittura non era un concetto nuovo (2:101, 2:213; 57:25), e come tutti i messaggeri, Muhammad ﷺ divenne alfabetizzato dopo aver ricevuto il Corano (29:48). Il Corano dice anche che il profeta ei suoi compagni erano soliti recitare il Corano durante le loro preghiere (73:1-4, 73:20). Ciò implica che c'era una sequenza definita per le rivelazioni, poiché non si può recitare diversamente. Dio rivendica la responsabilità di radunare, promulgare, spiegare e custodire la rivelazione dalla corruzione Stesso (75:17-19; 15:9; 41:41-42). Egli chiama anche il Corano un libro (kitab) in numerosi luoghi, tra cui (2:1). La lingua araba altamente precisa non userebbe mai la parola kitab per riferirsi a pezzi di carta o foglie fluttuanti (Abdul Wadud 91-92). Insieme ai versetti di cui sopra, forse la prova più conclusiva che il Corano sia stato scritto sotto forma di libro prima della morte del profeta è (52:1-4), che descrive la pergamena spiegata come il materiale usato per inscrivere il Corano, e (80:15-16), che esalta gli scribi del Corano come onorevoli, giusti e devoti.
In un particolare venerdì del 644, Umar fu pugnalato da un liberto persiano mentre entrava nella moschea di Medina (Hitti 41). Così si è conclusa la vita di uno dei più grandi uomini dell'Islam. Mentre giaceva morente, chiese di essere sepolto sotto la capanna di Aisha, accanto al Profeta e ad Abu Bakr (Hitti 42). Ha anche nominato un consiglio di 6 persone e ha detto loro di scegliere il prossimo califfo tra di loro: Abdul Rahman, Sad, Zubair, Talha, Ali e Othman. Si sospettava che un generale persiano di nome Harmuzan avesse istigato l'omicidio. Anche il liberto, Abu Lulu, finì per accoltellarsi a morte.
informazioni
Nascita: 585 dopo Cristo, La Mecca, Arabia
Assassinio: 3 novembre 644 dopo Cristo, Medina, Arabia
Luogo di sepoltura: Moschea del Profeta, Medina, Arabia
Coniuge: Qurayba bint Abi Umayya (s. ?–628 dopo Cristo), Atiqa bint Zayd
Figli: ʿAbd Allāh ibn ʿUmar, Hafsa bint Umar, Asim ibn Umar, ALTRO
Libri: Letters of Hadrat Umar Farooq (R.A.A.)
Prestavolti:
-Samer Ismail (pv attuale)
-Murat Unalmis
-Badr al-Saud
-Baris Arduc
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gcorvetti · 9 months
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Ciclo.
Sembra che qualche giornalista ha finito le ferie quindi sono tornate le notizie, che strano eh? Si va da raddoppiati gli sbarchi rispetto il 2022 al compleanno di Madonna che spegne 65 candeline, a quel calciatore che non mi viene il nome quello brasiliano che appena ti avvicini cade a terra e recita che si è fatto malissimo, va bè, lui che è andato a giocare in arabia saudita, si vede che come tanti ha la testa già alla pensione; conta dei morti di ferragosto, come tutti i giorni direi le persone muoiono, ma quelli di ferragosto sono speciali tipo persone che non sanno nuotare che si tuffano sprezzanti del pericolo, l'Algeria banna totalmente il film di Barbie motivazione 'Corrompe la morale', la BBC riporta "il lungometraggio è accusato di promuovere l'omosessualità e non rispettare le credenze religiose e culturali del Paese.", non ho visto il film quindi non posso dire niente, la mia compagna vorrebbe vederlo ma sono poco incline a guardarlo perché la trovo solo una mossa commerciale non tanto per la Mattel, che sappiamo produce la bambola dai tempi dei tempi, ma penso che se vuoi fare un film sui tempi moderni non c'è bisogno di usare metafore vai dritto al punto e spiattella in faccia al mondo la situazione. La protezione civile fa salire l'allerta a preallarme per l'eruzione dell'Etna, in che senso? Sono Etneo e avrò visto centinaia e centinaia di eruzioni nella mia vita, anche se non ci vivo più do sempre un'occhiata quando accade, alcune anche pericolose per persone e abitazioni, come quella che ha piallato il rifugio Sapienza e tutti gli edifici della piana, quando ero piccolo per evitare che la colata arrivasse ai centri abitati fecero deviare il flusso facendo saltare con la dinamite una parete lavica ecc ecc, abbiamo sempre e da secoli convissuto con il vulcano, ora arriva la protezione civile e ci dice che è pericoloso, ma siete idioti? Vi sembra che non lo sappiamo? E' la condizione che abbiamo accettato costruendo la città su un vulcano, se no la costruivano da un'altra parte, non credete? Ora quelle più importanti, gli ucraini ammettono che gli attacchi al ponte sono stati opera loro, ma va? Sai che avevamo qualche sospetto ma nel dubbio non si sa mai meglio non puntare il dito verso di voi, per carità, poi qualcuno può incazzarsi, anzi no adesso le persone si indignano, quindi, qualcuno potrebbe indignarsi e dire "poverini li hanno invasi", infatti poi leggo che l'India, organizzatore del prossimo G20 non li ha invitati, cioè che a differenza degli ultimi 2 incontri dei grandi, o presunti tali, della terra dove il paese giallo-blu era presente in veste di cosa non si sa, l'India decide che non ci deve essere, invece include altri paesi, chiamati minori, e naturalmente sarà presente anche la russia. Che dire oggi scorpacciata.
Ieri ho terminato il documentario, molto bello. Sto riprendendo a suonare sempre di più, fortuna la tendinite sembra svanita, ma tocco ferro non si sa mai, ieri ho provato ad omettere il rullante, quindi solo cassa e hi-hat (che in Italia chiamate erroneamente charleston), beh, il suono è sicuramente meno interessante però è anche meno invasivo, nel senso che il rullante ha un bel suono secco e forte una volta percosso con un pedale, che a differenza delle bacchette non ha molte dinamiche, anche perché lo percuoto col tallone, va bè vedrò. Ma mi è venuto un dubbio ieri, quando andavo al supermercato, come faccio a procurarmi le serate? Cioè con l'esperienza del passato, che scrivevo e nessuno mi rispondeva, come faccio? Sono arrivato per ora alla conclusione che è meglio non pensarsi e andare in fondo con le prove e le registrazioni, poi si vede, se no mi deprimo e non vado da nessuna parte, ma ora vado a suonare, se qualcuno fosse curioso di vedere il mio set, eccolo, il tavolino non esiste più, ma ho già postato una foto del nuovo setup dello studio, buona giornata.
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vintagebiker43 · 1 year
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Caro Enea, bel cicciottino di 2 kg e mezzo, cucciolo di specie umana, super-millenial, classe 2023. Piccolo avannotto che dai le tue prime bracciate nel mare tempestoso della vita.
Perché la tua mamma dopo averti tenuto nella sua pancia per nove mesi ha pensato che saresti stato meglio lontano da lei. Credo che questa decisione le sia costata molto cara, sai Enea. Così ti lasciato in una culla per la vita a Milano.
Le culle per la vita non ci sono solo a Milano sai. Ci sono in tante città d’Italia. Ci sono a Napoli, Varese, Parma, Padova, Firenze e Roma. Più di una in ogni regione. E funzionano così: Appena la mamma appoggia il bambino in quella piccola cuccia calda scatta un sensore collegato con l’ospedale più vicino che allerta i medici che intervengono subito.
Per questo non credere mai a quelli che dicono che la tua mamma ti ha abbandonato. Non ti ha abbandonato, ti ha affidato. Son due verbi molto diversi sai…quando crescerai lo capirai.
Abbandonare significa mettere in pericolo, fregarsene di cosa succederà dopo, vuol dire che non te ne importa niente.
Affidare invece è diverso. È avere così tanta fiducia nell’altro da chiedergli di custodire la cosa che più ti sta a cuore.
Semplicemente le mani di mamma hanno incontrato altre mani. È stata una catena d’amore Enea caro.
Non succede solo a te sai. Pensa che in Italia capita a 400 bambini all’anno. E la maggior parte trova una nuova famiglia già dall’ospedale.
Sai, per noi adulti la vita è un casino e a volte siamo costretti a fare cose che non vorremmo. Sembra strano dirlo a te che di settimane su questa terra ne hai così poche ma ti assicuro che più invecchi più le cose si complicano.
Non so come mai la tua mamma l’abbia fatto e se vogliamo davvero rispettarla non dobbiamo neanche chiedercelo. Al contrario. Dobbiamo custodire il suo segreto con rispetto, silenzio e soprattutto compassione.
Sappi comunque che mamma, con il suo gesto pieno di amore e di dolore, ha messo in moto una catena di protezione che nei decenni in Italia abbiamo reso sempre più forte…
E che parte dagli ospedali, fino ad arrivare ai tribunali dei minori, agli assistenti sociali, ai genitori affidatari, a quelli adottivi.…
E questa catena sta dentro una cosa che si chiama Stato e serve apposta per tutelare i diritti di tutti, neonati, bambini, mamme e papà perduti e fragili. Famiglie tradizionali e famiglie non tradizionali.
Perché non è vero che la società non esiste. Esiste eccome. E dobbiamo fidarci di lei.
Porti un nome importante, Enea, il nome di un signore fuggito da una città in fiamme per cercare una nuova vita e una nuova casa… la stessa cosa è capitata a te… quell’altro Enea ce l’ha fatta, sono sicura che ce la farai anche tu.
Ti auguro di diventare tutto ciò che si sogna da bambini: astronauta, calciatore, Harry Potter, pilota di Ferrari, dentista di Leoni in Africa, rockstar come i Maneskin…sosia di Chiattillo o mimo ai semafori.
Sono certa che avrai al tuo fianco una mamma e un papà al 100% che ti ameranno moltissimo. Ti ameranno un botto. Non dubitarne mai neanche un secondo.
Purtroppo la vita a volte somiglia alla scuola guida: le partenze in salita sono difficili, certo, ma se impari a farle, poi non ti spaventa più nulla.
Benvenuto pulcino di Pasqua. Ti riempiamo di baci. Luciana.
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mezzopieno-news · 2 years
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L’EUROPA VARA LA STRATEGIA PER PROTEGGERE I BAMBINI ONLINE
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La Commissione europea ha adottato una nuova “Strategia europea per un Internet migliore per i bambini”, per migliorare i servizi digitali adeguati alle età e garantire che ogni bambino sia protetto, autorizzato e rispettato online.
“Negli ultimi dieci anni le tecnologie digitali e il modo in cui i bambini le utilizzano sono cambiati radicalmente e la maggior parte dei bambini usa lo smartphone ogni giorno, quasi il doppio rispetto a dieci anni fa. I dispositivi elettronici offrono oggi nuove opportunità e vantaggi ma contengono rischi da regolare, come i pericoli della disinformazione, il cyberbullismo, i contenuti dannosi e illegali. La nuova strategia europea BIK+ mira a regolamentare contenuti e servizi online accessibili, adatti all’età e che siano nell’interesse dei bambini” dichiara il comunicato stampa della CE. L’obiettivo è regolamentare i contenuti per i minori perchè essi non diventino oggetto di speculazioni o di manipolazioni.
La Commissione ha avviato l’adozione di un codice di condotta valido in tutta l’Unione sulla progettazione adeguata all’età, per garantire la privacy, la sicurezza e la protezione dei bambini durante l’utilizzo di prodotti e servizi digitali. Questo processo coinvolge l’industria, i responsabili politici, la società civile e i bambini. La Strategia segue il recente storico accordo sul Digital Services Act che vieta alle piattaforme online di mostrare pubblicità mirata basata sulla profilazione ai minori.
La nuova Strategia europea definisce la visione basata su tre pilastri chiave: esperienze digitali sicure, empowerment digitale per far sì che i bambini acquisiscano le abilità e le competenze e partecipazione attiva dando loro voce nell’ambiente digitale.
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Fonte: Commissione europea
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realnews20 · 19 hours
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Economia Anche la Commissione europea fa proprie le stime della Banca d’Italia sull’impatto negativo dell’abolizione del reddito di cittadinanza su povertà assoluta e povertà infantile. In un documento di lavoro dello staff della Commissione sulla convergenza sociale si legge infatti che la sostituzione del sussidio universale con l’Assegno di inclusione, i cui criteri di accesso non sono basati sulla prova dei mezzi ma solo sulla presenza in famiglia di over 60, minori o disabili, “riduce in maniera significativa la copertura dello schema di reddito minimo”. Vengono poi citate le simulazioni di via Nazionale che lo scorso dicembre la ministra del Lavoro Marina Calderone aveva accolto dicendosi “non convinta” della bontà dell’analisi. Bruxelles al contrario la ritiene solida e la cita per affermare che la riforma del governo Meloni “ridurrà le famiglie beneficiarie del 40% tra quelle formate da cittadini italiani e del 66% tra quelle con altra nazionalità”. Avendo come effetto finale “una maggiore incidenza della povertà assoluta e infantile rispettivamente di 0,8 punti percentuali e 0,5 punti percentuali rispetto al regime precedente”. La Cgil coglie l’occasione per chiedere a Calderone di “ripensare e rivedere completamente” le sue politiche. Ma la ministra non si smuove dalle sue posizioni: fonti del dicastero ribattono che la Ue “si basa su uno studio di natura statica e parziale, nel senso che non tiene conto delle dinamiche di attivazione generate dalle nuove misure e dalla crescita dell’occupazione in Italia”. Cosa che, peraltro, è specificata nella nota che cita lo studio di Bankitalia, in cui si aggiunge anche che quel paper non teneva conto dell’introduzione del Supporto per la formazione e il lavoro da 350 euro al mese (solo per un anno, non rinnovabili) per gli occupabili. Misura di cui Bruxelles apprezza il fatto che sia cumulabile con il reddito da lavoro e accessibile anche a chi risiede in Italia da solo 5 anni. Nel report – pubblicato insieme alle analisi per Bulgaria, Estonia, Spagna, Lituania, Ungheria e Romania – l’esecutivo Ue osserva poi che “nonostante i progressi compiuti, in particolare per quanto riguarda l’occupazione“, servono “ulteriori sforzi” per “portare l’Italia ad affrontare pienamente le sfide che si trova ad affrontare in relazione al mercato del lavoro, alla protezione sociale e all’inclusione, nonché all’istruzione e alle competenze”. Mentre il governo continua a vantare i buoni risultati del mercato del lavoro, la Commissione fa notare che “la percentuale di contratti a tempo determinato rimane tra le più alte nell’Ue”, un elemento che – combinato “all’elevata incidenza di forme di lavoro non standard (compreso il lavoro stagionale) – ha portato a “una diminuzione del numero di settimane lavorate all’anno e contribuisce a un’elevata disuguaglianza e volatilità dei guadagni annuali“. “Le riforme recentemente intraprese non sono ancora sufficienti per affrontare il problema dell’elevata percentuale di contratti a tempo determinato”, sottolinea ancora Bruxelles. Il decreto Lavoro del maggio 2023 ha anzi “riaffermato la possibilità per i datori di lavoro di avvalersi di contratti a tempo determinato con durata inferiore ai 12 mesi senza necessità di giustificazioni e ha esteso i termini durata massima dei contratti a tempo determinato a 24 mesi”. Inoltre “non affronta il problema dell’elevata quota di lavoro a tempo determinato nel settore pubblico”. Poi c’è l’emergenza dei salari, “strutturalmente bassi” e sempre più lontani
dalla media Ue: “Tra il 2013 e il 2022, la crescita dei salari nominali per occupato è stata del 12%, metà della crescita a livello dell’Ue (23%)”, nota l’esecutivo comunitario, evidenziando che “mentre il potere d’acquisto nell’Ue è aumentato del 2,5%, in Italia si è ridotto del 2%“. “La stagnazione salariale, la bassa intensità di lavoro e i bassi tassi di occupazione, insieme a un’elevata percentuale di famiglie monoreddito, comportano significativi rischi di povertà lavorativa“, si legge. Nel 2022, il rischio di povertà per gli occupati in Italia era “tra i più alti nella Ue, 11,5% contro 8,5%”. E raggiungeva un picco del 28% tra i cittadini extra Ue, contro una media europea per quella platea del 24,3%. Tra i lavoratori part time, poi, “il 19,9% era a rischio povertà, contro il 13,5% nella Ue, e tra i dipendenti a tempo determinato le quote sono del 16,2% e 12,2% rispettivamente”. In questo quadro il taglio del cuneo fiscale – finanziato solo fino a fine 2024 – viene giudicato positivamente ma sottolineando che resta elevato rispetto alla media Ue. Articolo Precedente Superbonus, Giorgetti: “Quando siamo arrivati la valanga era già partita”. Ma era al governo mentre la spesa andava fuori controllo
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lamilanomagazine · 15 days
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Bologna. Via al consolidamento dell'abitato di Gobbi, nel Piacentino. Intervento innovativo da 950mila euro per ridurre il dissesto idrogeologico.
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Bologna. Via al consolidamento dell'abitato di Gobbi, nel Piacentino. Intervento innovativo da 950mila euro per ridurre il dissesto idrogeologico. Un doppio schermo di 53 pozzi con funzione di drenaggio, una paratia di pali di contenimento lungo la strada comunale e lavori per migliorare l'efficienza dei corsi d'acqua minori nel bacino del Trebbia. Sono le opere di consolidamento avviate a Gobbi, centro abitato del Piacentino situato su un versante in frana oggetto da anni di studi e indagini specialistiche. Finanziate dal Pnrr con 950mila euro, le opere permetteranno di attuare un importante intervento strutturale per mitigare il dissesto e accrescere la sicurezza di cittadini, attività produttive e infrastrutture pubbliche, in un'area caratterizzata da un rischio idrogeologico molto elevato. Il progetto, particolarmente innovativo, è a cura dell'Ufficio territoriale di Piacenza dell'Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione civile, che cura anche la direzione dei lavori. Il piano dei lavori Per prima cosa si prevede di realizzare i pozzi drenanti, ispezionabili e profondi fino a 20 metri, collegati da una condotta per lo scarico delle acque del sottosuolo. Saranno posizionati a monte e a valle dell'abitato di Gobbi, con lo scopo di drenare l'acqua del sottosuolo e, soprattutto, prevenire le pressioni sul terreno dovute alla saturazione, causa dei movimenti franosi. Buona parte dei pozzi verrà poi sepolta in modo da non essere visibile e non incidere quindi sul paesaggio. Lungo la strada comunale a nord del paese, zona soggetta a cedimenti, verrà costruita una paratia di pali in calcestruzzo trivellati con funzione di contenimento e consolidamento. Da ultimo, per garantire il corretto deflusso dell'acqua e un buon drenaggio naturale dei versanti, si interverrà per migliorare l'efficienza del Rio degli Antarelli e del reticolo idrico minore, via di smaltimento delle acque raccolte dai pozzi. Tutto il terreno ottenuto dalle perforazioni potrà essere riutilizzato per sistemare le pendenze, migliorando così il ruscellamento di superficie. Al termine dei lavori, infine, in tutta l'area del cantiere verrà ripristinato il terreno vegetale di superficie asportato nello scavo, per recuperare rapidamente le condizioni precedenti all'intervento.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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bergamorisvegliata · 2 months
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STUDIO DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
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L'ultima volta siamo entrati nello studio del "Titolo III - Rapporti economici", vediamo ora alcune situazioni che possono farci affrontare e volgere a nostro favore a condizione di mettere mano alla Costituzione.
L'articolo 35 dice che "la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori.
Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro.
Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero."
Quindi ogni forma di lavoro e ogni categoria lavoratoriale sono comunque da tutelare pur rispettando accordi tra organizzazioni internazionali (governativi, ecc...) che rispettino i dettati costituzionali e va salvaguardato il diritto a trasferirsi all'estero, fatti salvi i diritti acquisiti dal singolo lavoratore."
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Per l'articolo 36 " il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi."
Articolo di pochi equivoci: in correlazione alla mansione adibita dal lavoratore, a egli dovrà essere corrisposto un salario adeguato anche alla sua necessità e della sua famiglia, oltre che poter godere di periodi di riposo, vedi "ferie"...
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L'articolo 37 "La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione."
Dunque lavoro assicurato per le donne che ne facciano richiesta, e soprattutto tutela per la condizione di donna e madre della lavoratrice. C'è anche un riferimento ai minori che dovranno essere protetti da leggi speciali che salvaguardino la loro retribuzione".
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Infine, all'articolo 38, " ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale.
Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato.
L'assistenza privata è libera."
In particolare questo articolo, dedicato agli invalidi, fa comprendere come il lavoro degli stessi disabili sia assistito socialmente ma soprattutto abbiano diritto a qualsiasi progetto educativo e professionale.
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Per altre informazioni, accedete al seguente link:
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alephsblog · 2 months
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“La mia infanzia al villaggio è stata bella, poi sono arrivati i bombardamenti e ho perso mia sorella, mio zio, mio nonno e mio padre. Con i miei fratelli speravamo che arrivati al campo le cose sarebbero andate meglio, ma la vita è diventata ancora più amara”.
Saleh – 15 anni – Siria
Saleh ha 15 anni e sta crescendo in un paese che oggi entra nel suo quattordicesimo anno di confitto. Saleh porta su di sé i segni della violenza: una pallottola gli ha lasciato una gamba più corta di ben 6,5 cm. Ma le cicatrici più difficili da curare sono quelle inferte da tutto ciò che la guerra gli ha già portato via: la sua casa, i suoi amici, le persone amate.
Oggi Saleh vive in un campo sfollati tra mille difficoltà e senza poter andare a scuola. Come lui, in Siria un’intera generazione sta crescendo senza sperimentare altro che privazioni, menomazioni fisiche e traumi psicologici.
Fin dall’inizio degli scontri, nel 2011, il nostro impegno è stato offrire supporto alla popolazione e soprattutto proteggere l’infanzia. Grazie al prezioso sostegno di persone generose come te in questi anni abbiamo garantito assistenza umanitaria a oltre 7,2 milioni di persone, tra cui 4,2 milioni di bambini. Siamo presenti dove i bisogni sono più urgenti, nei campi sfollati e nelle aree isolate assicurando:
Assistenza sanitaria di base e trattamenti per la malnutrizione.
Sostegno psicologico e protezione dei minori negli Spazi a Misura di Bambino.
Accesso all'istruzione attraverso i nostri Centri Temporanei per l’Apprendimento.
Sostegno economico alle famiglie più vulnerabili.
In questo scenario drammatico, lo scorso anno il terremoto ha portato 13,6 milioni di persone ad avere urgente bisogno di assistenza umanitaria. Noi stiamo continuando a fare tutto il possibile per evitare che le condizioni di vita continuino a peggiorare. C’è urgente bisogno di tutto. Fai arrivare il tuo aiuto.
Grazie di cuore per quello che potrai fare.
Daniela Fatarella
Direttrice Generale per l'Italia
Save the Children
P.S. Puoi donare anche con bonifico: IBAN IT71P0501803200000011184009 intestato a SAVE THE CHILDREN ITALIA ETS, causale "Fondo Emergenze per i Bambini - 28314".
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carmenvicinanza · 2 months
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Eglantyne Jebb. La fondatrice di Save the Children
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L’umanità deve ai bambini il meglio che può offrire
Eglantyne Jebb è stata l’attivista britannica che ha fondato Save the Children.
Una donna coraggiosa e carismatica, la cui visione e impegno aveva conquistato gran parte dell’aristocrazia, le organizzazioni sindacali, il Papa, il governo bolscevico e la Lega delle Nazioni a Ginevra.
Pioniera nell’anticipare il concetto che anche l’infanzia avesse dei diritti, nel 1923 ha scritto la prima Carta dei Diritti del Fanciullo, testo base per la successiva Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
È nata il 25 agosto 1876 a Ellesmere, nello Shrophire, nella tenuta di campagna di una numerosa famiglia benestante, fortemente impegnata nella propria comunità.
Laureatasi in Storia Moderna a Oxford, durante la prima guerra mondiale, prestando servizio nella Croce Rossa, aveva toccato con mano le orribili conseguenze del conflitto bellico e constatato il fatto che le persone più colpite fossero proprio le bambine e i bambini.
Trasferitasi a Cambridge, collaborava, con sua madre e le sue sorelle a diversi progetti umanitari. Quando si è unita alla Charity Organisation Society che studiava le strategie per organizzare le opere di carità secondo metodi razionali e moderni, ha avviato un’importante ricerca che l’ha portata, nel 1906, a pubblicare il saggio Cambridge, A Study in Social Questions.
Intanto, per la rivista Cambridge Magazine, scriveva la rubrica Note dalla stampa estera, pubblicando la traduzione di articoli di giornali esteri che descrivevano le gravi conseguenze dell’embargo del governo britannico nei confronti di Austria e Germania che, pur di non dare aiuti al nemico sconfitto, lasciava morire di fame bambini e bambine.
È stata una donna che non riusciva a tacere di fronte alle ingiustizie e non ha avuto remore ad andare contro il suo stesso governo per tutelare i diritti di figlie e figli dei nemici di guerra.
Arrestata mentre, per smuovere l’opinione pubblica, distribuiva volantini con fotografie di bambini austriaci affamati, non si è lasciata intimidire dalle autorità e ha continuato con maggiore determinazione.
Nel 1919, insieme alla sorella Dorothy, ha fondato Save the Children Fund, un’organizzazione per aiutare i bambini tedeschi e austriaci che, in breve tempo aveva trovato una grande partecipazione negli ambienti aristocratici dove aveva raccolto ingenti somme di denaro.
Si è spinta oltre, scrivendo una lettera al Papa Benedetto XV per avere il supporto della Chiesa contro la carestia. Il pontefice, in risposta al suo appello, aveva scritto l’Enciclica Paterno Iam Diu, chiedendo a tutte le chiese del mondo di raccogliere fondi per l’infanzia e l’anno successivo, il 1920, nell’enciclica Annus iam Planus est, ha lodato pubblicamente Save the Children per il suo lavoro. È stata la prima volta nella storia che la Chiesa Cattolica ha supportato una causa promossa da un’organizzazione non confessionale.
Nel 1921 Save The Children ha aiutato i bambini russi vittime della carestia e si è sempre trovata dalla parte dell’infanzia negata.
Nel 1923, a Ginevra, ha stilato la prima Carta internazionale dei diritti del bambino che, in cinque punti, afferma che l’infanzia ha i suoi diritti e la comunità ha il dovere di proteggerli:«che ogni bambino affamato sia nutrito, ogni bambino malato sia curato, ad ogni orfano, bambino di strada o ai margini della società sia data protezione e supporto».
Il testo è stato adottato dalla Società delle Nazioni il 26 settembre del 1924, con il nome di Dichiarazione di Ginevra e, successivamente, dalle Nazioni Unite. Sulla stessa carta si basa la Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza del 1989 oggi ratificata da tutti i Paesi del mondo ad eccezione degli Stati Uniti (poiché riconoscono la pena di morte anche per i minori) e della Somalia (che ha non ha un governo stabile).
Eglantyne Jebb si è spenta il 17 dicembre 1928, a Ginevra.
È stata una donna che ha sfidato il proprio tempo, che ha pensato in grande e ragionato fuori dagli schemi, si è attivata contro la povertà infantile e raccolto fondi per i bambini affamati dalle guerre e le loro aspirazioni, al di là dei confini geografici e politici.
Nei primi anni del Novecento ha reclamato uno spazio di azione pubblica, rivoluzionando il concetto di “prendersi cura” dell’infanzia. Non più atto caritatevole, ma investimento per creare una società più giusta, democratica e sostenibile.
Con coraggio e passione, si è messa in gioco, precorrendo i tempi e non abbandonando mai il suo “credo” più profondo: “L’umanità deve ai bambini il meglio che può offrire”.
Save the Children, ancora oggi è la più grande organizzazione indipendente per la difesa e la promozione dei diritti dell’infanzia. Opera in oltre 100 paesi portando aiuti in situazioni di emergenza, per calamità naturali o guerre. Ha status consultivo presso il consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite e fa pressione su governi e istituzioni nazionali e internazionali.
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archivio-disattivato · 6 months
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https://www.meltingpot.org/2023/09/trattenere-e-umiliare-procedure-hotspot-a-porto-empedocle/
Trattenere e umiliare: procedure hotspot a Porto Empedocle
Il rapporto sul monitoraggio del progetto Mem.Med (Memoria Mediterranea)
22 Settembre 2023, di Silvia Di Meo e Yasmine Accardo, Mem.Med (Memoria Mediterranea)
Con i numerosi arrivi di persone via mare sull’isola di Lampedusa, è stata istituita una tensostruttura sulle coste siciliane di Porto Empedocle dove le persone vengono trattenute in condizioni critiche per espletare le procedure di identificazione e foto segnalamento. Davanti alle carenze strutturali, al sovraffollamento e alle violazioni di diritti, le persone migranti protestano.
La tensostruttura di Porto Empedocle
“No care, no help, no travel, no food”. Sono queste le parole scritte su un foglio di carta che Khaled sventola in mezzo alla strada principale di Porto Empedocle. Lui e Mohamed sono due minori somali approdati sull’isola di Lampedusa e poi trasferiti nella tensostruttura di Porto Empedocle dove stazionano ormai da 5 giorni. La situazione che sperimentano è chiara: “No freeedom” sintetizza Mohamed. 
Li incontriamo insieme a centinaia di persone MSNA senza tutori e richiedenti asilo di diversa nazionalità, età e genere che nel corso di quest’ultima settimana sono state trasferite all’interno del campo empedoclino in attesa di essere ricollocate in centri di accoglienza in Sicilia e in altri luoghi della penisola. 
Infatti, la tensostruttura collocata nel porto della cittadina agrigentina è da diversi mesi il secondo approdo delle persone migranti che giungono via mare a Lampedusa e che, a fronte dei numeri esponenziali di arrivi sull’isola delle Pelagie, sono stati spostati rapidamente sul territorio siciliano per alleggerire l’hotspot di Lampedusa. 
La tensostruttura – che consiste in un piazzale di cemento dove sono collocati due tendoni, 18 bagni chimici e poche docce esterne – è un’area di sbarco temporanea che la Prefettura di Agrigento sembra utilizzare per identificare e smistare le persone migranti, coadiuvando di fatto le attività di pre-identificazione implementate dalle autorità nell’hotspot di Lampedusa. La tensostruttura è quindi un secondo punto di approdo in cui le persone – trasferite qui anche poche ore dopo lo sbarco lampedusano attraverso le navi traghetto Galaxy – vengono foto segnalate e viene rilasciato loro un numero identificativo. Si tratta di un numero stampato su un quadratino di carta senza cedolino e senza foto. 
Qui le persone – donne, uomini, minori e famiglie originarie della Guinea Conakry, Costa D’Avorio, Senegal, Gambia, Burkina faso, Camerun, Sierra Leone, Giordania, Egitto, Tunisia, Siria, Mali, Sudan, Somalia, Etiopia, Liberia  – stazionano per giorni e giorni, trattenute in maniera prolungata all’interno di un campo di cemento, presidiato dalle forze dell’ordine e gestito dal personale della Croce Rossa, dove sono praticamente assenti rappresentanti delle organizzazioni umanitarie, grandi e piccole.
Nonostante il trattenimento dovrebbe durare solo il tempo necessario all’identificazione e alla disposizione del trasferimento, il transito non è breve e sembra durare una media di almeno 5 giorni. In questo tempo, alle persone è impedito di uscire dal cancello principale pertanto queste sono costrette, a causa della totale invivibilità del luogo, a saltare dalle recinzioni laterali e posteriori per cercare all’esterno aiuto, cibo, contatti, informazioni, libertà. 
Le persone trattenute in questo luogo raccontano di non aver ricevuto alcuna informativa relativa all’accesso ai loro diritti, alla protezione internazionale o altre forme di tutele. Inoltre riferiscono di essere trattate come animali in gabbia: il campo infatti è senza letti, sedie, tavoli e le persone stazionano stese a terra – i più fortunati su cartonati di non precisata origine – sotto il sole cocente, in uno spiazzale ricoperto di spazzatura, cassonetti e avvolto dall’odore pungente dell’urina. Le persone riferiscono di vivere in stato di continua incertezza e forte stress dipendente non solo dalle condizioni strutturali di invivibilità del campo ma anche a causa dell’attesa prolungata di un trasferimento in accoglienza che sembra non arrivare mai.
E mentre si passa la giornata nell’afa di settembre – tra un cambio turno delle forze dell’ordine e un’intervista ufficiale rilasciata dalle autorità ai giornalisti – arrivano da Lampedusa traghetti carichi di almeno altre 400 o 500 persone migranti che vengono scortate fino all’ingresso del centro e fatte entrare nei piccoli vuoti di spazio rimasti nel piazzale. Qui le persone vengono sottoposte ad un appello pubblico, senza alcun rispetto della privacy e attraverso l’uso esclusivo delle lingue veicolari principali: francese, inglese, arabo.
In queste giornate di permanenza, qualche turista passava per il porto e fotografava le persone dietro le sbarre, qualche locale si lamentava del “disagio”, qualche giornalista riprendeva quelle persone trattenute che si infuriano dopo l’ennesima giornata di prigionia. 
In questo circo periferico, la tensostruttura di Porto Empedocle risulta una zona d’ombra rispetto alle luci dello “spettacolo Lampedusa” che continua ad avere i riflettori puntati sulle proprie coste. Eppure nel corso della settimane le persone trattenute in questo piccolo piazzale – senza assistenza legale, sanitaria e libertà personale; senza letti, senza sufficienti professionisti medici e sociali, con carenze alimentari e patologie mediche – sono  state più di 1.000, di cui l’80 per cento costituito da MSNA e altre figure cosiddette vulnerabili.
Le proteste delle donne
Il malessere è progressivamente cresciuto e così le manifestazioni di scontento delle persone trattenute. Diversi gruppi di persone hanno iniziato delle proteste per la condizione di trattamento disumano a cui sono costrette a Porto Empedocle: l’inadeguatezza alimentare – pane con formaggio e pomodoro a tutti i pasti, cibo in quantità e in qualità insufficiente – l’assoluta promiscuità senza separazioni spaziali tra uomini e donne, l’esposizione ad ulteriori condizioni di violenza e soprattutto la condizione di privazione della libertà. 
Nella giornata del 19 settembre, un gruppo di donne minori guineane ha dato avvio ad una protesta femminile davanti al cancello principale della struttura, al grido di: “Liberateci! Liberateci! non siamo prigioniere, lasciateci andare!” Le ragazze sono dunque salite sul muro che delimita la struttura e hanno cominciato a gridare e ad arrampicarsi, tentando di scavalcare le inferriate. 
Le donne hanno poi occupato l’ingresso della tensostruttura sedendosi a terra in segno di protesta. Questa condizione di esposizione alla violenza, a cui specifiche categorie di persone vulnerabilizzate – quali le donne e i MSNA, sono sottoposte – connota la gestione disciplinante di una struttura ideata e pensata come “deposito” di persone. 
Persone che, giunte dalla violenta Sfax in Tunisia o dalla Libia, vivono un processo costante di sopraffazione, sottoposte a gravi violazioni di diritti e a continue forme di abuso, coercizione e limitazione della libertà che continuano ad essere raccontate, gestite e strumentalizzate a livello pubblico – tanto da politici che da giornalisti – come normali conseguenze di una condizione emergenziale. Un’emergenza che giustifica e normalizza il trattamento riservato ai neo sbarcati sulle coste nord del Mediterraneo, destinati ad essere “ritirati” e “riconsegnati” dai vari porto mediterranei, come abbiamo sentito dire in queste ore da chi gestisce la tensostruttura.
Tuttavia le persone migranti non sono inermi e continuano ad opporsi a questo controllo violento. Le diciassettenni guineane hanno preteso di avere nel piazzale un’area femminile di loro uso esclusivo, poiché ormai da più di 7 giorni erano completamente esposte senza alcuna tutela, preoccupate delle possibili violenze nel centro. Nei giorni successivi, esasperate, hanno scavalcato il muro del centro per cercare all’esterno un minimo di libertà e benessere. Due di loro erano fortemente indebolite da patologie pregresse che non erano state adeguatamente attenzionate e, per le strade del centro empedoclino, cercavano cibo e acqua.
Tra le numerose donne qui detenute, ce n’erano varie in stato di gravidanza. Alcune di loro sono state trasferite in ospedale per partorire e subito dopo ricollocate nella tensostruttura, senza i loro figli neonati.
Molte delle persone incontrate si trovavano in evidente stato di disidratazione e deprivazione fisica, nonché di forte sofferenza psicologica dipendente dal trattenimento prolungato e dalla mancanza di contatti con il mondo esterno. Tutti i trattenuti cercavano la possibilità di comunicare con le famiglie di origine o con conoscenti, desiderosi di avvisare i propri familiari del loro arrivo, non avendo potuto farlo nonostante l’approdo fosse avvenuto ormai da quasi una settimana.
Stazione di transito, trattenimento e deportazione
Questa stazione di transito e identificazione successiva a Lampedusa, sarà nelle prossime settimane potenziata e al posto della tensostruttura verrà adibito una struttura facente ufficialmente funzione hotspot, che sta nascendo dai lavori in corso in queste ore. Il Prefetto di Agrigento, Filippo Romano ha dichiarato che: “l’hotspot di Porto Empedocle sarà collegato a quello di Lampedusa dalla stessa gestione, la Croce Rossa (…) I due hotspot devono essere visti come una sorta di ponte: quello di Lampedusa accoglie in prima battuta e quello di Porto Empedocle instrada, il più velocemente possibile, verso i pullman“.
In continuità con la gestione migratoria che ha caratterizzato le politiche europee negli anni passati, l’unico “ponte” finanziato e promosso è quello che conduce alla sorveglianza, all’umiliazione, allo smistamento e incanalamento giuridico di persone che vengono irregolarizzate, dove il dispositivo della detenzione continua ad essere principale strumento di controllo degli spostamenti umani.
Questa modalità di controllo della mobilità delle persone in arrivo alla frontiera siciliana è da inquadrare nelle nuove riforme promesse dal governo: il rafforzamento a livello nazionale del sistema detentivo del CPR, con nuove strutture e un periodo di trattenimento esteso a 18 mesi; l’introduzione di nuovi centri identificativi e di rimpatrio come CPRI a Modica, nella Sicilia orientale costituiscono la risposta europea e nazionale all’aumento degli arrivi dalla Tunisia e dalla Libia, due luoghi da cui le persone continuano a fuggire forzatamente, sopravvissute ai regimi che i governi europei continuano a finanziare.
In tal senso, i discorsi di Meloni e Von Der Leyen che – durante la passerella a Lampedusa nei giorni del sovraffollamento – hanno inneggiato all’arresto dei trafficanti e alla sorveglianza militare, sono in continuità con un sistema che pone come soluzione la detenzione al posto di una vera accoglienza, la violenza al posto dei diritti e che – con l’ausilio delle nuove strutture – affinerà la macchina criminalizzante della deportazione. 
Intanto, mentre nei diversi angoli della Sicilia occidentale e orientale proliferano hotspot e ghetti istituzionali, mentre le politiche promettono blocchi nel Mediterraneo e pseudo accoglienza a terra, le persone migranti continueranno a protestare per la libertà di movimento ed ad arrampicarsi sui muri della detenzione per pretendere rispetto dei diritti e reclamare la loro libertà.
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saifbaghdadroleplay · 2 years
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Umar رضي الله عنه iniziò la sua vita come membro della tribù Quraish della Mecca. Poco si sa della sua infanzia, ma da giovane ha servito come ambasciatore in varie tribù e si dice che creda molto nella solidarietà tribale. La sua reputazione includeva due caratteristiche molto forti: oratoria e fisica. Nessuno poteva eguagliare il suo discorso conciso, ritmico ed eloquente. Umar رضي الله عنه era anche un wrestler, gareggiava in partite come hobby e vincendole quasi tutte. Prima della sua conversione, si dice che Umar رضي الله عنه avesse 4 o 5 mogli, alcune delle quali divorziò in seguito perché scelsero di non convertirsi all'Islam. In tutto, ebbe 9 figli e 4 figlie, una delle quali era Hafsah (Hitti 25-26). Rimase vedova e lasciata indigente, e nonostante le suppliche رضي الله عنه di Umar ai suoi amici di sposare sua figlia, nessuno era disposto, quindi il profeta chiese la sua mano in matrimonio (Faruqi 123).
Quando l'Islam arrivò nella penisola arabica, all'inizio c'erano pochi convertiti. Molte persone hanno resistito al messaggio e Umar رضي الله عنه è stato un accanito avversario. Fu accusato del compito di assassinare Maometto ﷺ ma si convertì invece. Umar رضي الله عنه divenne quindi uno dei più fedeli alleati dell'Islam, e Muhammad ﷺ venne a chiamarlo "Farooq", che significa distinguere tra verità e falsità (Hitti 24).
Quando il profeta morì nel 632, una potenziale lotta per il potere fu evitata quando Umar رضي الله عنه sostenne la candidatura di Abu Bakr (che Allah sia soddisfatto di lui), un caro amico e compagno sia di Muhammad ﷺ che di Umar رضي الله عنه (Hitti 22 , Muir 75). Tuttavia, Abu Bakr رضي الله عنه visse solo due anni in più, e mentre stava morendo nominò Umar رضي الله عنه come il prossimo califfo (Muir 82). Un consiglio di compagni confermò la nomina e Umar رضي الله عنه iniziò il suo straordinario regno.
Il primo dei grandi successi di رضي الله عنه di Umar è la rapida espansione geografica. L'ingresso in Siria e Iraq è iniziato sotto Abu Bakr رضي الله عنه, ma è Umar رضي الله عنه che ha consolidato la presenza musulmana in questi due paesi. Khalid Ibn al-Walid, il generale in carica, raggiunse l'Eufrate e fu accolto dagli arabi cristiani che vi abitavano. Fece un trattato con il popolo in base al quale nessun ebreo o cristiano sarebbe stato perseguitato, sarebbe stata assicurata la libertà di religione e sarebbe stata garantita la protezione di tutte le persone. Khalid entrò anche in Siria e prese Damasco nel 635. I siriani accolsero volentieri anche i musulmani perché avevano legami etnici e linguistici: entrambi erano arabi e parlavano lingue semitiche (Hitti 29, Hort 62). Inoltre, i siriani erano stufi dell'oppressione bizantina e delle tasse oltraggiose. Eraclio, tuttavia, si riorganizzò e la battaglia che doveva essere combattuta successivamente avrebbe fatto scivolare la Siria tra le dita dell'impero bizantino. La battaglia di Yarmuk (636), in cui l'esercito musulmano era grande meno della metà dei bizantini, portò l'intera Siria sotto la guida musulmana. Si dice che Eraclio si rammaricò profondamente della perdita perché il paese era così desiderabile (Hitti 30-31). In ogni caso, Umar رضي الله عنه fece un trattato con il popolo che includeva libertà di culto, protezione e tasse minori a cui il popolo accettò prontamente (Hort 62). La Siria servì da trampolino di lancio verso l'Armenia (Hort 63), che passò sotto l'influenza musulmana intorno al 643, e l'avanzata in Anatolia iniziò nel 641 (Hart 264).
Nel 638 le forze رضي الله عنه di Umar liberarono Gerusalemme e nel 641 Cesarea cadde. Quando entrò nella città santa, gli indigeni rimasero sbalorditi nel vedere che il capo - l'effettivo "imperatore" dei musulmani - cavalcava un cammello e indossava abiti a brandelli (Hort 62, Hart 264). Questo segna l'istituzione di una Gerusalemme musulmana che sarebbe durata fino alle crociate circa 500 anni dopo. Ancora oggi, mentre Gerusalemme è controllata dagli israeliani, c'è molta influenza musulmana in tutta la città. I palestinesi lamentano la loro incredibile perdita.
L'operazione persiana, di gran lunga la più riuscita e decisiva, fu guidata da Sa'd bin abi Waqqas. Nel 637, le forze رضي الله عنه di Umar incontrarono quelle dell'imperatore Yazdagird a Qadisiyah, altrimenti noto come "la porta della Persia". (Hitti 36) Il comandante generale sassanide, Rustam, guidava un esercito 6 volte il numero dei musulmani e, nonostante questo enorme vantaggio, tutto l'Iraq a ovest del fiume Tigri fu rivendicato dagli arabi. Questa impresa miracolosa, tuttavia, non fu nulla in confronto alla cattura di Ctesifonte, la stessa capitale dell'imperatore. Fu soprannominato un rivale di Costantinopoli, davvero una grande somiglianza. Nel maggio 63 cadde Ctesifonte. Sebbene avessero perso molto, i persiani non ne risentirono appieno, perché il fiume in piena creò una difesa naturale contro ulteriori invasioni e li protesse. Tuttavia, anche questo presupposto apparentemente naturale fu scosso dagli arabi; attraversarono e raggiunsero la città di Nihavand. In quella che sarebbe stata chiamata “la vittoria delle vittorie”, nel 642 il destino dell'impero sassanide era segnato: gli arabi avrebbero rovesciato l'antica dinastia persiana. L'imperatore Yazdagird fuggì nel Khurasan e, stranamente, fu ucciso da un persiano locale nel 651 (Hort 61).
La campagna egiziana è stata guidata da Amr Ibn al-As e si è svolta in condizioni simili alle altre campagne. Gli egiziani monofisici si sentivano alienati dai bizantini, che parlavano una lingua diversa, credevano in una diversa forma di cristianesimo e pensavano di essere superiori. Il governatore bizantino, Ciro, fece tutti i tentativi di convertire i copti e applicò le consuete tasse esorbitanti. I musulmani entrarono così nel paese con sollievo degli egiziani, e una vittoria a Babilonia permise loro l'ingresso ad Alessandria nel 642 (Hitti 33-34). Ciro era effettivamente favorevole alla resa; tuttavia, Eraclio rifiutò di permettergli di firmare un trattato di pace con Amr. Solo dopo la morte dell'imperatore fu finalmente stabilita la pace in Egitto (Hort 63). I nuovi abitanti musulmani mantennero sostanzialmente la stessa amministrazione bizantina per un po' e non cacciarono i funzionari copti dai loro incarichi. Fu imposta una tassa più leggera su cristiani ed ebrei e non ebbe luogo alcuna conversione forzata (Hort 64).
Il motivo per cui queste espansioni sono così sorprendenti non è solo per la loro vasta portata, ma anche per la loro permanenza. Ancora oggi Siria, Iraq ed Egitto sono paesi musulmani completamente arabizzati. La maggioranza della popolazione è musulmana e praticamente tutti gli abitanti, musulmani o non musulmani, parlano l'arabo come lingua principale. Anche la Persia, sebbene sia tornata alla cultura e alla lingua sassanide, è ancora un paese musulmano (Hart 264). L'Islam e la lingua araba vivono da più di 1.400 anni in Medio Oriente, senza alcun segno di indebolimento o instabilità, e di questo va riconosciuto il merito di Umar Ibn al-Khattab.
Oltre ai risultati di cui sopra, Umar رضي الله عنه ha anche tenuto unita la comunità musulmana. Tutti i suoi generali lo ascoltarono e lo sostenevano, e la corruzione tra i ranghi era inesistente. Umar رضي الله عنه aveva una conoscenza generale di tutto ciò che stava accadendo e ha integrato questa conoscenza con saggezza ea beneficio di tutte le persone. Ad esempio, mantenne le amministrazioni native dei paesi in cui entravano i musulmani e nominò appena i governatori; questa tensione e discordia limitate. In generale, c'era un sostegno schiacciante da parte della sua leadership, e questo manteneva unita la comunità (Hort 64). Questa unità ha rafforzato la sua amministrazione ed evitato il battibecco interno e la paralizzante non azione che esiste tra la comunità musulmana odierna.
Per quanto riguarda le questioni economiche, la terra dei paesi occupati fu lasciata nelle mani dei proprietari e fu imposta una leggera tassa sulla proprietà (kharaj) insieme alla tassa del "popolo del libro" (jizya). Le entrate di queste tasse e affitti ecc. andavano al bayt al-mal, o tesoro del governo. Così, è stato istituito un solido sistema fiscale. Furono istituiti diwan, o registri, il primo dei quali era un diwan delle pensioni per la famiglia di Maometto ﷺ e gli uomini che combattevano in battaglie, molto simili al benessere (Corti 64-65). Umar رضي الله عنه era molto severo in materia di denaro e non apprezzava le spese inutili (Hitti 40). Questo lo ha aiutato a costruire un'economia forte.
Un altro risultato un po' ignorato realizzato da Umar رضي الله عنه è stata la creazione del calendario musulmano. Prima di allora, le persone misuravano gli eventi con eventi naturali. Ad esempio, si potrebbe dire che il loro primo figlio è nato durante la siccità e il secondo pochi anni dopo. Inutile dire che questo è diventato un problema e Umar رضي الله عنه ha escogitato una soluzione: ha iniziato il primo anno musulmano dal primo giorno dell'hijrah, o migrazione di Maometto. Tutto dopo ciò veniva chiamato after hijrah, o AH Ciò eliminava la stima nei periodi di tempo e migliorava notevolmente l'accuratezza e l'efficienza dei procedimenti governativi e di questioni simili (Hort 66, Faruqi 194).
L'ultimo grande risultato di cui si dovrebbe attribuire a Umar رضي الله عنه è la formazione del sistema giudiziario islamico. Ha nominato i primi giudici provinciali a Bassora e Kufa. Sebbene Umar رضي الله عنه non abbia trasmesso dettagli estesi e il sistema alla fine sia cambiato, ha impartito una certa influenza ed è stata la sua intuizione che ha aiutato la nascita di questa istituzione (Hitti 40). Muhammad Iqbal lo definisce "la prima mente critica e indipendente nell'Islam che, negli ultimi momenti del Profeta, ha avuto il coraggio morale di pronunciare queste parole straordinarie: 'Il Libro di Dio ci basta'" (Iqbal 129). Questo illustra la base fondamentale di Umar per la giurisprudenza islamica: il Corano.
Il Corano è un libro che tutti i musulmani credono provenga direttamente da Dio, testualmente, e ci sono prove che non è stato cambiato in oltre 1.400 anni. Dà grande importanza alla scrittura; le prime parole rivelate a Maometto ﷺ furono: “Proclama! E il Tuo Sostenitore è il dispensatore di grandezza; Colui che insegnò (l'uso) della penna; insegnò all'uomo ciò che non sapeva». (sura 96: versetti 3-5) Inoltre, “mettiamo in evidenza la penna e ciò che scrivono”. (68:1) Inoltre, (2:282) esorta tutti i musulmani a manifestare contratti verbali per iscritto, “che sia piccolo o grande”. È improbabile che le piccole transazioni commerciali siano abbastanza importanti da poter essere svalutate immediatamente, ma non il Corano stesso. La legge islamica che si sviluppò in seguito, sminuì questa caratteristica del Corano, regredendo alle idee tribali pagane e prevalendo sull'intenzione, se non sulla formulazione diretta del Corano (Hort 544).
Ci sono ancora più prove che il Corano sia stato compilato prima di Umar رضي الله عنه o anche del regno di Abu Bakr come califfo. In (25:5) si dice che i miscredenti accusarono Maometto (PBSL) di aver falsificato "racconti degli antichi, che egli ha fatto scrivere: e gli sono dettati mattina e sera". Inoltre, c'erano copie del Corano durante il tempo di Maometto, e i credenti ne recitavano (29:45, 29:51; 18:27). Ridurre le rivelazioni alla scrittura non era un concetto nuovo (2:101, 2:213; 57:25), e come tutti i messaggeri, Muhammad ﷺ divenne alfabetizzato dopo aver ricevuto il Corano (29:48). Il Corano dice anche che il profeta ei suoi compagni erano soliti recitare il Corano durante le loro preghiere (73:1-4, 73:20). Ciò implica che c'era una sequenza definita per le rivelazioni, poiché non si può recitare diversamente. Dio rivendica la responsabilità di radunare, promulgare, spiegare e custodire la rivelazione dalla corruzione Stesso (75:17-19; 15:9; 41:41-42). Egli chiama anche il Corano un libro (kitab) in numerosi luoghi, tra cui (2:1). La lingua araba altamente precisa non userebbe mai la parola kitab per riferirsi a pezzi di carta o foglie fluttuanti (Abdul Wadud 91-92). Insieme ai versetti di cui sopra, forse la prova più conclusiva che il Corano sia stato scritto sotto forma di libro prima della morte del profeta è (52:1-4), che descrive la pergamena spiegata come il materiale usato per inscrivere il Corano, e (80:15-16), che esalta gli scribi del Corano come onorevoli, giusti e devoti.
In un particolare venerdì del 644, Umar fu pugnalato da un liberto persiano mentre entrava nella moschea di Medina (Hitti 41). Così si è conclusa la vita di uno dei più grandi uomini dell'Islam. Mentre giaceva morente, chiese di essere sepolto sotto la capanna di Aisha, accanto al Profeta e ad Abu Bakr (Hitti 42). Ha anche nominato un consiglio di 6 persone e ha detto loro di scegliere il prossimo califfo tra di loro: Abdul Rahman, Sad, Zubair, Talha, Ali e Othman. Si sospettava che un generale persiano di nome Harmuzan avesse istigato l'omicidio. Anche il liberto, Abu Lulu, finì per accoltellarsi a morte.
informazioni
Nascita: 585 dopo Cristo, La Mecca, Arabia
Assassinio: 3 novembre 644 dopo Cristo, Medina, Arabia
Luogo di sepoltura: Moschea del Profeta, Medina, Arabia
Coniuge: Qurayba bint Abi Umayya (s. ?–628 dopo Cristo), Atiqa bint Zayd
Figli: ʿAbd Allāh ibn ʿUmar, Hafsa bint Umar, Asim ibn Umar, ALTRO
Libri: Letters of Hadrat Umar Farooq (R.A.A.)
Prestavolti:
-Samer Ismail
-Murat Unalmis
-Badr al-Saud
-Baris Arduc (pv attuale)
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retelabuso · 2 months
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Il Papa incontra il comitato per la protezione dell'infanzia mentre gli eventi fuori dal Vaticano mostrano che lo scandalo degli abusi non sta scomparendo
ROMA (AP) – Papa Francesco ha cercato di incoraggiare giovedì il suo comitato per la protezione dell’infanzia a continuare ad aiutare le vittime, poiché i nuovi sviluppi fuori dal Vaticano hanno sottolineato che lo scandalo degli abusi sessuali del clero della Chiesa cattolica non si risolverà presto . Francesco ha incontrato la sua Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, che dovrebbe…
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cinquecolonnemagazine · 2 months
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"Donne Insieme Valdelsa" contro la violenza sulle donne
Donne Insieme Valdelsa è un Associazione che si occupa di contrastare la violenza sulle donne. La sua attività nata nel 2007, ha consentito di aiutare molte donne sul territorio senese che si sono rivolte all’associazione ed hanno trovato un valido supporto. "Donne Insieme Valdelsa" ha attivato una raccolta fondi "Insieme fuori dalla violenza" che terminerà il 12 di marzo 2024, attraverso una serie di iniziative su tutto il territorio che sostengono con grande impegno questo crowdfunding. Attraverso la raccolta fondi a cura della Fondazione "Il Cuore si scioglie" sarà possibile continuare a contrastare la violenza sulle donne in Valdelsa. Le parole della Presidente di "Donne Insieme Valdelsa" Avvocata Caterina Suchan e della dott.ssa Elena Pullara Vice Presidente, ripercorrono chiaramente gli obiettivi della raccolta fondi: Il primo è realizzare una serie di iniziative di sensibilizzazione e di informazione sul territorio, relativamente anche alle iniziative dell’Associazione. Il secondo è quello di aumentare l’organico dell’Associazione e formare nuove operatrici che possano supportare le donne che si rivolgono al centro antiviolenza. Il terzo obiettivo riguarda lo sviluppo della tecnologia per aggiornare i sistemi informatici ed in particolare i sistemi di raccolta e protezione dei dati. In questa raccolta fondi ci sono stati molti supporti tra cui L’Associazione Donne del Vino Toscana che ha raccolto circa quattro quintali di tappi usati che ha donato a "Dive". Sono molte le iniziative ancora in essere legate alla raccolta fondi, il 6 marzo ci sarà un concerto di Musica Classica con Martina Ghizzani e Andrea Giudici presso al Sala Soci Colle Val d’Elsa. Il 9 marzo Woman in Arts 2024 dove si parlerà di pregiudizi di genere, nel mondo dell’editoria, del business e nella società. Il CAV Donne Insieme Valdelsa in questi anni ha fatto molto per aiutare le donne del territorio, la vice presidente dott.ssa Elena Pullara racconta: “Il CAV Donne Insieme Valdelsa ha accolto nel 2023 80 donne (delle quali 24 avevano cominciato il loro percorso negli anni precedenti). I dati che presentiamo di seguito, riguardano le 49 donne che hanno fatto il primo accesso nel periodo 1° gennaio - 31 ottobre 2023. " “I dati a nostra disposizione mostrano che la maggior parte delle donne che si rivolgono ai nostri servizi sono cittadine italiane, in linea con i dati degli ultimi dieci anni, ma, per la prima volta, osserviamo un sensibile aumento della proporzione di donne straniere che storicamente hanno rappresentato meno del 30 % della nostra utenza, mentre nel 2023 sono circa il 40%. La maggioranza delle nostre utenti risiedono nei comuni dell’Altavaldelsa: sono 38 in numero assoluto le nostre concittadine che si sono rivolte al CAV. " “L’età media si abbassa, in linea con alcuni dati nazionali resi noti da altre istituzioni (penso a Roia che ha parlato di un 40% di minori di 30 anni in Procura a Milano): il 27% del nostro campione di utenza ha meno di 30 anni. I dati confermano, seppur di misura, che la fascia di età in cui questo fenomeno è prevalente è la fascia 30-50 anni, l’età della famiglia, che da sola copre il 60% del nostro campione. A conferma di questo dato, il 60% circa degli autori sono i mariti e i partner conviventi, mentre un buon 20% è composto da ex mariti ed ex partner conviventi. I nostri dati confermano quindi che la violenza maschile sulle donne si annida soprattutto nei rapporti stabili. " “Ribadiamo che questi dati fotografano l’emersione del fenomeno nel nostro territorio e non la sua reale portata. È possibile ipotizzare che non stiamo assistendo ad un aumento della violenza tra le giovanissime, quanto ad una maggiore propensione delle giovani donne a denunciare immediatamente fatti violenti anche per merito del capillare lavoro di sensibilizzazione che da anni attiviste, associazioni e istituzioni portano avanti nel territorio, nelle scuole e nella comunicazione pubblica. Il 50% circa delle donne che si rivolgono al CAV hanno presentato formale querela per quanto subito." “Per quanto riguarda la scolarizzazione e l’occupazione, il nostro campione conferma la prevalenza di donne scolarizzate e attive nel mondo del lavoro andando nuovamente a invalidare tutte quelle narrazioni stereotipiche che vedono le donne vittime di violenza come donne fragili, dipendenti economicamente e appartenenti a ceti sociali svantaggiati." "Il 37% delle nostre utenti vanta una occupazione stabile e il 50% ha un titolo di studio uguale o superiore al diploma di maturità. Rispetto alle forme di violenza, i dati del 2023 confermano sostanzialmente l’andamento precedente con un 30% delle nostre utenti che riportano uno o più episodi di violenza fisica e un 40% circa che riferisce varie forme di violenza psicologica." "Stabile lo stalking con circa il 10% dell’utenza. Il fenomeno dello stalking riguarda soprattutto gli Ex mariti e fidanzati incapaci di accettare la separazione. Notiamo un leggero aumento delle forme di violenza sessuale, a nostro avviso in linea con l’emersione della violenza tra le giovanissime che si rivolgono ai nostri servizi a causa di episodi di molestia o abuso sessuale da parte di fidanzati, conoscenti e sconosciuti spesso coetanei”. Read the full article
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