Tumgik
#Diritto di asilo
archivio-disattivato · 7 months
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https://www.meltingpot.org/2023/09/trattenere-e-umiliare-procedure-hotspot-a-porto-empedocle/
Trattenere e umiliare: procedure hotspot a Porto Empedocle
Il rapporto sul monitoraggio del progetto Mem.Med (Memoria Mediterranea)
22 Settembre 2023, di Silvia Di Meo e Yasmine Accardo, Mem.Med (Memoria Mediterranea)
Con i numerosi arrivi di persone via mare sull’isola di Lampedusa, è stata istituita una tensostruttura sulle coste siciliane di Porto Empedocle dove le persone vengono trattenute in condizioni critiche per espletare le procedure di identificazione e foto segnalamento. Davanti alle carenze strutturali, al sovraffollamento e alle violazioni di diritti, le persone migranti protestano.
La tensostruttura di Porto Empedocle
“No care, no help, no travel, no food”. Sono queste le parole scritte su un foglio di carta che Khaled sventola in mezzo alla strada principale di Porto Empedocle. Lui e Mohamed sono due minori somali approdati sull’isola di Lampedusa e poi trasferiti nella tensostruttura di Porto Empedocle dove stazionano ormai da 5 giorni. La situazione che sperimentano è chiara: “No freeedom” sintetizza Mohamed. 
Li incontriamo insieme a centinaia di persone MSNA senza tutori e richiedenti asilo di diversa nazionalità, età e genere che nel corso di quest’ultima settimana sono state trasferite all’interno del campo empedoclino in attesa di essere ricollocate in centri di accoglienza in Sicilia e in altri luoghi della penisola. 
Infatti, la tensostruttura collocata nel porto della cittadina agrigentina è da diversi mesi il secondo approdo delle persone migranti che giungono via mare a Lampedusa e che, a fronte dei numeri esponenziali di arrivi sull’isola delle Pelagie, sono stati spostati rapidamente sul territorio siciliano per alleggerire l’hotspot di Lampedusa. 
La tensostruttura – che consiste in un piazzale di cemento dove sono collocati due tendoni, 18 bagni chimici e poche docce esterne – è un’area di sbarco temporanea che la Prefettura di Agrigento sembra utilizzare per identificare e smistare le persone migranti, coadiuvando di fatto le attività di pre-identificazione implementate dalle autorità nell’hotspot di Lampedusa. La tensostruttura è quindi un secondo punto di approdo in cui le persone – trasferite qui anche poche ore dopo lo sbarco lampedusano attraverso le navi traghetto Galaxy – vengono foto segnalate e viene rilasciato loro un numero identificativo. Si tratta di un numero stampato su un quadratino di carta senza cedolino e senza foto. 
Qui le persone – donne, uomini, minori e famiglie originarie della Guinea Conakry, Costa D’Avorio, Senegal, Gambia, Burkina faso, Camerun, Sierra Leone, Giordania, Egitto, Tunisia, Siria, Mali, Sudan, Somalia, Etiopia, Liberia  – stazionano per giorni e giorni, trattenute in maniera prolungata all’interno di un campo di cemento, presidiato dalle forze dell’ordine e gestito dal personale della Croce Rossa, dove sono praticamente assenti rappresentanti delle organizzazioni umanitarie, grandi e piccole.
Nonostante il trattenimento dovrebbe durare solo il tempo necessario all’identificazione e alla disposizione del trasferimento, il transito non è breve e sembra durare una media di almeno 5 giorni. In questo tempo, alle persone è impedito di uscire dal cancello principale pertanto queste sono costrette, a causa della totale invivibilità del luogo, a saltare dalle recinzioni laterali e posteriori per cercare all’esterno aiuto, cibo, contatti, informazioni, libertà. 
Le persone trattenute in questo luogo raccontano di non aver ricevuto alcuna informativa relativa all’accesso ai loro diritti, alla protezione internazionale o altre forme di tutele. Inoltre riferiscono di essere trattate come animali in gabbia: il campo infatti è senza letti, sedie, tavoli e le persone stazionano stese a terra – i più fortunati su cartonati di non precisata origine – sotto il sole cocente, in uno spiazzale ricoperto di spazzatura, cassonetti e avvolto dall’odore pungente dell’urina. Le persone riferiscono di vivere in stato di continua incertezza e forte stress dipendente non solo dalle condizioni strutturali di invivibilità del campo ma anche a causa dell’attesa prolungata di un trasferimento in accoglienza che sembra non arrivare mai.
E mentre si passa la giornata nell’afa di settembre – tra un cambio turno delle forze dell’ordine e un’intervista ufficiale rilasciata dalle autorità ai giornalisti – arrivano da Lampedusa traghetti carichi di almeno altre 400 o 500 persone migranti che vengono scortate fino all’ingresso del centro e fatte entrare nei piccoli vuoti di spazio rimasti nel piazzale. Qui le persone vengono sottoposte ad un appello pubblico, senza alcun rispetto della privacy e attraverso l’uso esclusivo delle lingue veicolari principali: francese, inglese, arabo.
In queste giornate di permanenza, qualche turista passava per il porto e fotografava le persone dietro le sbarre, qualche locale si lamentava del “disagio”, qualche giornalista riprendeva quelle persone trattenute che si infuriano dopo l’ennesima giornata di prigionia. 
In questo circo periferico, la tensostruttura di Porto Empedocle risulta una zona d’ombra rispetto alle luci dello “spettacolo Lampedusa” che continua ad avere i riflettori puntati sulle proprie coste. Eppure nel corso della settimane le persone trattenute in questo piccolo piazzale – senza assistenza legale, sanitaria e libertà personale; senza letti, senza sufficienti professionisti medici e sociali, con carenze alimentari e patologie mediche – sono  state più di 1.000, di cui l’80 per cento costituito da MSNA e altre figure cosiddette vulnerabili.
Le proteste delle donne
Il malessere è progressivamente cresciuto e così le manifestazioni di scontento delle persone trattenute. Diversi gruppi di persone hanno iniziato delle proteste per la condizione di trattamento disumano a cui sono costrette a Porto Empedocle: l’inadeguatezza alimentare – pane con formaggio e pomodoro a tutti i pasti, cibo in quantità e in qualità insufficiente – l’assoluta promiscuità senza separazioni spaziali tra uomini e donne, l’esposizione ad ulteriori condizioni di violenza e soprattutto la condizione di privazione della libertà. 
Nella giornata del 19 settembre, un gruppo di donne minori guineane ha dato avvio ad una protesta femminile davanti al cancello principale della struttura, al grido di: “Liberateci! Liberateci! non siamo prigioniere, lasciateci andare!” Le ragazze sono dunque salite sul muro che delimita la struttura e hanno cominciato a gridare e ad arrampicarsi, tentando di scavalcare le inferriate. 
Le donne hanno poi occupato l’ingresso della tensostruttura sedendosi a terra in segno di protesta. Questa condizione di esposizione alla violenza, a cui specifiche categorie di persone vulnerabilizzate – quali le donne e i MSNA, sono sottoposte – connota la gestione disciplinante di una struttura ideata e pensata come “deposito” di persone. 
Persone che, giunte dalla violenta Sfax in Tunisia o dalla Libia, vivono un processo costante di sopraffazione, sottoposte a gravi violazioni di diritti e a continue forme di abuso, coercizione e limitazione della libertà che continuano ad essere raccontate, gestite e strumentalizzate a livello pubblico – tanto da politici che da giornalisti – come normali conseguenze di una condizione emergenziale. Un’emergenza che giustifica e normalizza il trattamento riservato ai neo sbarcati sulle coste nord del Mediterraneo, destinati ad essere “ritirati” e “riconsegnati” dai vari porto mediterranei, come abbiamo sentito dire in queste ore da chi gestisce la tensostruttura.
Tuttavia le persone migranti non sono inermi e continuano ad opporsi a questo controllo violento. Le diciassettenni guineane hanno preteso di avere nel piazzale un’area femminile di loro uso esclusivo, poiché ormai da più di 7 giorni erano completamente esposte senza alcuna tutela, preoccupate delle possibili violenze nel centro. Nei giorni successivi, esasperate, hanno scavalcato il muro del centro per cercare all’esterno un minimo di libertà e benessere. Due di loro erano fortemente indebolite da patologie pregresse che non erano state adeguatamente attenzionate e, per le strade del centro empedoclino, cercavano cibo e acqua.
Tra le numerose donne qui detenute, ce n’erano varie in stato di gravidanza. Alcune di loro sono state trasferite in ospedale per partorire e subito dopo ricollocate nella tensostruttura, senza i loro figli neonati.
Molte delle persone incontrate si trovavano in evidente stato di disidratazione e deprivazione fisica, nonché di forte sofferenza psicologica dipendente dal trattenimento prolungato e dalla mancanza di contatti con il mondo esterno. Tutti i trattenuti cercavano la possibilità di comunicare con le famiglie di origine o con conoscenti, desiderosi di avvisare i propri familiari del loro arrivo, non avendo potuto farlo nonostante l’approdo fosse avvenuto ormai da quasi una settimana.
Stazione di transito, trattenimento e deportazione
Questa stazione di transito e identificazione successiva a Lampedusa, sarà nelle prossime settimane potenziata e al posto della tensostruttura verrà adibito una struttura facente ufficialmente funzione hotspot, che sta nascendo dai lavori in corso in queste ore. Il Prefetto di Agrigento, Filippo Romano ha dichiarato che: “l’hotspot di Porto Empedocle sarà collegato a quello di Lampedusa dalla stessa gestione, la Croce Rossa (…) I due hotspot devono essere visti come una sorta di ponte: quello di Lampedusa accoglie in prima battuta e quello di Porto Empedocle instrada, il più velocemente possibile, verso i pullman“.
In continuità con la gestione migratoria che ha caratterizzato le politiche europee negli anni passati, l’unico “ponte” finanziato e promosso è quello che conduce alla sorveglianza, all’umiliazione, allo smistamento e incanalamento giuridico di persone che vengono irregolarizzate, dove il dispositivo della detenzione continua ad essere principale strumento di controllo degli spostamenti umani.
Questa modalità di controllo della mobilità delle persone in arrivo alla frontiera siciliana è da inquadrare nelle nuove riforme promesse dal governo: il rafforzamento a livello nazionale del sistema detentivo del CPR, con nuove strutture e un periodo di trattenimento esteso a 18 mesi; l’introduzione di nuovi centri identificativi e di rimpatrio come CPRI a Modica, nella Sicilia orientale costituiscono la risposta europea e nazionale all’aumento degli arrivi dalla Tunisia e dalla Libia, due luoghi da cui le persone continuano a fuggire forzatamente, sopravvissute ai regimi che i governi europei continuano a finanziare.
In tal senso, i discorsi di Meloni e Von Der Leyen che – durante la passerella a Lampedusa nei giorni del sovraffollamento – hanno inneggiato all’arresto dei trafficanti e alla sorveglianza militare, sono in continuità con un sistema che pone come soluzione la detenzione al posto di una vera accoglienza, la violenza al posto dei diritti e che – con l’ausilio delle nuove strutture – affinerà la macchina criminalizzante della deportazione. 
Intanto, mentre nei diversi angoli della Sicilia occidentale e orientale proliferano hotspot e ghetti istituzionali, mentre le politiche promettono blocchi nel Mediterraneo e pseudo accoglienza a terra, le persone migranti continueranno a protestare per la libertà di movimento ed ad arrampicarsi sui muri della detenzione per pretendere rispetto dei diritti e reclamare la loro libertà.
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ideeperscrittori · 8 months
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QUANDO I DIRITTI UMANI HANNO UN PREZZO
L'idea disumana del governo per i richiedenti asilo:
«Vuoi evitare il CPR? Paga 5000 euro».
In pratica l'Italia vuole adottare una nuova Dichiarazione dei Diritti Umani. È uguale alla precedente, ma per ogni diritto è indicato un prezzo.
Diventerà una sorta di Catalogo dei Diritti Umani:
«Solo oggi, offerta speciale: due diritti al prezzo di uno. E per le prime 100 telefonate un diritto in omaggio».
«Affrettati: un diritto fondamentale di seconda fascia ti costa meno di un caffé al giorno. Approfitta delle nuove opportunità».
«Oggi anche tu puoi avere un diritto. Scopri i vantaggi di un finanziamento triennale».
«Diritti umani per tutte le tasche? Con noi è possibile. Contatta subito i nostri punti vendita. L'umanità non è mai stata così conveniente».
«E con la nuova stagione arrivano i saldi. Sconto del 50 per cento su tutti i diritti fondamentali».
FINE
[L'Ideota]
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libero-de-mente · 6 months
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𝗗𝗶𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗔𝘃𝘃𝗲𝗻𝘁𝗼
𝟱 𝗱𝗶𝗰𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲 𝟮𝟬𝟮𝟯
Caro diario,
questa mattina la giornata si è aperta sotto grandi auspici.
Mentre mi avviavo per un vicolo deserto per raggiungere il centro cittadino, avevo un appuntamento di lavoro per me importante, ecco che noto per terra una banconota da cinquanta euro.
Cinquanta euro. Il mio primo pensiero è stato quello de "sarà sicuramente un facsimile, una di quelle banconote false che dietro riportano una pubblicità di un possibile sconto e bla, bla, bla"
Mentre il "bla, bla, bla" riecheggiava nella mia mente mi chino con molta goffaggine a raccogliere la valuta cartacea.
Si goffamente, perché io di avere la fortuna nel trovare banconote per terra non sono abituato. Mica sono Gastone Paperone cugino del più sfortunato Paperino.
Dopo averla raccolta, avendola controllata bene, mi accorgo che quella è una banconota autentica. La piega che portava mi ha fatto comprendere che era stata tenuta in un portafoglio o in una tasca.
Mi guardo attorno con aria di colpevolezza, come a voler trovare a tutti i costi il proprietario di quella banconota. Nessuno.
Alzo la testa per vedere se qualcuno, da qualche finestra, abbia visto la scena; pronto a scusarmi con un "l'ho trovata per terra, mica l'ho rubata". Nessuno.
Quella banconota mi spetta quindi di diritto, un po' come a dire "chi la trova se la tiene". Cose da asilo Mariuccia per intenderci.
Ripongo la banconota in tasca e mi avvio al luogo dell'appuntamento. Mentre cammino ripenso alla mia fortuna con il denaro. A parte qualche monetina, spiccioli in lire o centesimi, l'unica volta che trovai una consistente cifra di denaro fu... all'interno di un corposo portafoglio.
Quindici marzo millenovecentottantanove, al ritorno da San Siro dopo una partita di Coppa Campioni, così si chiamava l'attuale Champion League, passeggero in auto di un amico ci fermammo al casello autostradale di Milano per rientrare a casa. Notai qualcosa per terra dal lato passeggero e senza pensarci, mentre il conducente prelevava il biglietto, aprii la portiera e acciuffai al volo il malloppo.
C'era dentro tutto, oltre a circa ottocento marchi tedeschi, i documenti che davano un nome e un cognome al proprietario. Anche la foto del suo gatto.
Per restituire il tutto, denaro compreso, dovetti fare dei salti mortali. Neanche i Carabinieri, a cui mi ero rivolto, mi assicuravano che il denaro sarebbe arrivato a destinazione. Così rintracciai il proprietario da solo, farmi dare le sue coordinate bancarie e dopo aver versato la valuta sul mio conto fargli un bonifico. Il tutto stando attento al cambio valuta. Non volevo che gli mancassero dei soldi.
I documenti, foto del gatto compresa, glieli feci arrivare tramite un pacco assicurato con una società di spedizioni.
Tutta qui la mia fortuna.
Nel tardo pomeriggio, rientrato a casa, trovo figlio numero due sull'orlo della disperazione.
Gli chiedo cos'è successo, con gli occhi arrossati e tanta rabbia mi racconta che aveva messo da parte del denaro per comprare il regalo di Natale alla sua Rebecca. Ma una volta arrivato in negozio gli mancavano dei soldi, aveva perso cinquanta euro. Non sapeva né come né dove. Ha lavorato alcune sere per metterli da parte.
Lo rassicuro, può capitare un attimo di distrazione, e guarda caso fuori dal nostro cancello di casa ho trovato una banconota da cinquanta euro tra le foglie secche degli alberi. Mimetizzata. Ma che l'occhio vigile del papà l'ha notata. Recuperandogliela.
Mi guarda incredulo, ma ancora più incredulo è il suo sguardo quando dalla mia tasca estraggo la banconota. Lui sa che io non giro quasi mai con del denaro in tasca. Tra App per i parcheggi e i pedaggi, oltre alle carte per gli acquisti, ho sempre le tasche vuote.
Mi abbraccia, tira un sospiro di sollievo, rimette la banconota con le altre del "budget Rebecca" e mi promette che starà più attento. Così domani andrà di corsa in negozio a comprarle il regalo, prima che finisca.
Questa mattina era iniziata sotto un buon auspicio, questa sera è finita con un'aspettativa più grande. Quella di aver donato la serenità a mio figlio. Non avrei potuto utilizzare meglio quel denaro.
A fine giornata dunque non mi sono ritrovato "più ricco", ma "molto più felice". Perché convinto che chi ama si preoccupa di dare e non di ricevere.
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abr · 8 months
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Tumblr media
Boni finalmente educativo: non siamo un sistema isolato dove decidiamo da soli. Era ora.
Si può cambiare gioco o contesto in cui si gioca (di solito costa: una guerra una rivoluzione un golpe per spread o proxy) oppure, come insegna lo sport, si può STUDIARE: non solo gli avversari ma anche l'arbitro, capire cosa guarda; poi si gioca, sempre PER VINCERE ma tenendo conto nel gioco di non turbarlo troppo.
Ci riesce un crucco qualunque, i sedicenti furbi mediterronei mai. Dai tempi della "Vittoria mutilata", 1918-20, siamo quelli con le pezze al culo ma sempre indignadi per come ci trattano; i "Partner" ci lasciano andar via sbattendo le porte e ce la stioccano nel chiulo, così impariamo - ma non impariamo mai.
Facciamo un esempio: noi solleviamo il tema crisi migranti; un crucco qualunque dice: ah si, ora irrigidiamo e velocizziamo le pratiche per valutare chi ha diritto o no di asilo! Il mediterroneo ci casca. Risultato: le frontiere crucche respingono tutti LEGALMENTE da dove sono arrivati cioè da casa tua, tu invece continui a cuccarti gli sbarchi di clandestini che nessuno si riprenderà mai. CUCU' SVEGLIA !!
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susieporta · 1 year
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Se da adolescenti ci dicessero che viene prima l'ESSERE e poi l'AVERE, ci concentreremmo sulla guarigione del nostro corpo mentale, spirituale ed emotivo, la guarigione sarebbe una priorità.
Guarire la nostra psiche, guarire le ferite dell'infanzia, i traumi consci e inconsci, riconoscere e rilasciare ciascuna delle emozioni sarebbe normale, come seguire un corso extracurriculare, ogni emozione che abbiamo intrappolato in ogni organo del nostro corpo che lo fa ammalare, emozioni percepite da la nostra gestazione nel grembo del seno fino ad oggi.
Controllare il nostro interiore per volontà e non per odiare quando la vita stessa ci spinge a situazioni estreme perché prima ci ha parlato ma non le abbiamo prestato attenzione, ora poi ci dice con situazioni più gravi che non è così, che dobbiamo ripensare noi stessi al nostro stile di vita ea volte non reagiamo nemmeno a quei forti richiami.
La guarigione implica uno sforzo maggiore per rivedere il nostro sistema di credenze, i dogmi imposti dal nostro clan familiare, rivedere il nostro albero genealogico in dettaglio per trovare schemi inconsci e solo allora avremmo accesso alla prosperità, saremmo esseri più prosperi in tutti i sensi, incluso quello materiale , smetteremmo di fare rituali dell'abbondanza perché meriteremmo di esercitare il nostro diritto divino, solo perché stiamo guarendo.
Le nostre relazioni migliorerebbero, troveremmo e sfrutteremmo il nostro talento, ma soprattutto saremmo tutti più felici.
Gli esseri umani sono prosperi per diritto divino, ma devono impegnarsi, devono essere meritevoli. Quando hai a che fare con il tuo ESSERE, l'AVERE arriva come un'aggiunta, in ogni modo.
Ogni cambiamento comporta un processo, nella nostra bella casa, qui su questo pianeta nostra madre Terra incarna giovani anime che non sono consapevoli di tutto ciò che riguarda l'Essere ma incarna anche anime più vecchie, più flessibili che cercano di relazionarsi con l'ESSERE.
Il pianeta Terra è un asilo, quindi la vita è breve (80 anni) rispetto ad altri pianeti e ci reincarneremo tutte le volte necessarie per raggiungere un certo livello di vibrazione, coscienza e potremo trascendere in sfere superiori.
Ogni anima incarnata sulla nostra madre Terra porta bagagli ed emozioni diverse per guarire così come le terapie tra cui scegliere, tutto è un processo e ogni processo è personale.
Ci sono molti percorsi, dove il tuo cuore vibra eccolo lì, come sempre ci viene dato il libero arbitrio, le decisioni sono personali. Così come ruota la nostra madre terra, anche noi dobbiamo farlo per evolvere, la ruota della medicina Nagual è per questo processo di guarigione della nostra parte oscura... Gira che già, ruota della medicina che mi guarisce… Ha , ha, ha!
Xiukiauitzincheko
Nagual Sciamano dell’anima.
#laruotadellamedicinanagual
#guarigionedelcuore
#nagual
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rideretremando · 2 years
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"Carico residuale" viene dopo decenni di un linguaggio che usa varie strategie - l'asetticità burocratica, l'eufemismo menzognero, lo scandalismo anestetizzante, l'"alterizzazione", la criminalizzazione, per normalizzare quello che a Catania è sotto gli occhi di tutti.
Qualche esempio, alla rinfusa (potete aggiungere i vostri)
- Emergenza migranti
- Guardia Costiera Libica
- extracomunitario
- (immigrato) irregolare/illegale/clandestino.
- stranieri (immigrati) di seconda (terza) generazione.
Certo, passa da qui la disumanizzazione. Ma passa anche qualcosa di, forse, altrettanto distruttivo.
In violazione regolare del diritto oggi vigente (di asilo, del mare, umanitario, rispondente alla nostra Costituzione, persino del (pessimo)trattato di Dublino) si normalizza la negazione al "diritto ad avere diritti", per dirla con Arendt. Che "Noi rifiugiati" però lo pubblicò nel 1943, quando buona parte delle leggi internazionali o vigenti nei singoli Stati democratici non esistevano ancora.
E questo fa sì che chi essendo nato con quei diritti li percepisce come un privilegio ereditario, naturale. Con questa trasformazione si erodono le fondamenta per riuscire a pensare e costruire una società più equa: e per chiunque ci vive.
Helena Janeczek
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tergestin · 2 years
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Cit-Di Augusto Sinagra:
"Cercherò di fare una riflessione esclusivamente tecnico-giuridica di diritto internazionale di cui sono stato Professore Ordinario nell’Università.
1. Le navi che solcano i mari battono una Bandiera. La Bandiera non è una cosa meramente folkloristica o di colore. La Bandiera della nave rende riconoscibile lo Stato di riferimento della nave nei cui Registri navali essa è iscritta (nei registri è indicata anche la proprietà pubblica o privata).
2. La nave è giuridicamente una “comunità viaggiante” o, in altri termini, una “proiezione mobile” dello Stato di riferimento. In base al diritto internazionale la nave, fuori dalle acque territoriali di un altro Stato, è considerata “territorio” dello Stato della Bandiera.
Dunque, sulla nave in mare alto si applicano le leggi, tutte le leggi, anche quelle penali, dello Stato della Bandiera.
3. Il famoso Regolamento UE di Dublino prevede che dei cosiddetti “profughi” (in realtà, deportati) debba farsi carico lo Stato con il quale essi per prima vengono in contatto. A cominciare dalle eventuali richieste di asilo politico.
4. Non si vede allora quale sia la ragione per la quale una nave battente Bandiera, per esempio, tedesca, spagnola o francese, debba – d’intesa con gli scafisti – raccogliere i cosiddetti profughi appena fuori le acque territoriali libiche e poi scaricarli in Italia quando la competenza e l’obbligo è, come detto, dello Stato della Bandiera.
5. Da ultimo è emerso che due navi battenti Bandiera olandese e con il solito carico di merce umana, non si connettano giuridicamente al Regno di Olanda e né figurino su quei registri navali, come dichiarato dalle Autorità olandesi.
Allora, giuridicamente, si tratta di “navi pirata” le quali non sono solo quelle che battono la bandiera nera con il teschio e le tibie incrociate (come nei romanzi di Emilio Salgari).
6. Ne deriva il diritto/dovere di ogni Stato di impedirne la libera navigazione, il sequestro della nave e l’arresto del Comandante e dell’equipaggio.
Molti dei cosiddetti “profughi” cominciano a protestare pubblicamente denunciando di essere stati deportati in Italia contro la loro volontà. Si è in presenza, dunque, di una nuova e inedita tratta di schiavi, di un disgustoso e veramente vomitevole schiavismo consumato anche con la complicità della UE, che offende la coscienza umana e che va combattuto con ogni mezzo."
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thesocial-news · 1 month
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Il piano Ruanda e il patto italoalbanese
In Inghilterra, chi fa' richiesta asilo e viene considerato irregolare viene trasferito in Ruanda (Africa orientale), scaricando la responsabilità alla città di Kigali di gestire l'immigrazione.
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Il piano inglese è simile all'accordo che l'Italia ha stipulato con l'Albania. Qui, in centri che si occupano di immigrazione, vengono trasferiti coloro che ci chiedono asilo e vengo considerati irregolari. Quest'ultimi vengono automaticamente detenuti per 18 mesi, cosa illegale secondo il diritto internazionale.
L'Inghilterra e l'Italia, in estremissima sintesi, scarica gli immigrati ad altri governi, in cambio di soldi.
Stiamo parlando di persone o di oggetti? Si può parlare di persone irregolari come se non avessero una dignità? Dove sono finiti i diritti dell'ONU del 1948 dove l'Italia, facendone parte dal '55, ha firmato?
L'immigrazione clandestina, in Italia, stando alla Legge 286/1998, siccome prevede solo una multa salata è un reato civile e non penale.
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bones39 · 2 months
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Non è un problema delle periferie il non avere servizi. Parlando di animali, prendo in esempio il cane ma vale per ogni animale: posso non trovare dogsitter adeguati a causa della distanza dal centro. ma anche ogni altra cosa per cani o non è adeguata a misura di cane, o proprio non esiste. Dall avvocato in diritto per gli animali all alloggio (che mantiene la routine se uno ha una disgrazia improvvisa ecc - ho discusso con tutto il personale delle strutture limitrofe e con educatori, mi dicono quello che so da prima di prendere un cane sul come educarlo, col pregiudizio che ogni padrone sia il padrone X che non ha alcuna idea e non sia conscio della responsabilità di avere per le mani una vita il cui benessere e sopravvivenza, per almeno 20 anni, dipenderà totalmente da lui. Detto ciò nessuno personalizza il percorso educativo in base alle esigenze. (es. come fare a casa nelle mie improvvise condizioni di inabilità?). Non esistono figure che accompagnano nel quotidiano cane e padrone. La maggior parte si fa pubblicità ma poi non si mostra adeguato e competente, spesso neanche responsabile (e non rispetta le aspettative create). quando offre asilo, per esempio, il padrone si fida ciecamente ma l'animale, a cui magari è stato negato anche un inserimento graduale, si trova senza padrone e senza le sue cose, in luogo sconosciuto, privato della sicurezza della routine e dell odore di casa. va in panico, si annoia, resta molte ore chiuso ad abbaiarsi in faccia con altri, impara cose sbagliate e scorda le cose apprese durante la routine attenta del padrone. Quando torna, spesso l animale mostra problemi. Se messi alle strette invece, magari perché giunto a voi il cane di un caro defunto, pensate di dare l animale in adozione, per il suo bene, (e più è adulto e problematico più sarà complicato) non fidatevi sempre di chi vi dice di appoggiarvi nella ricerca grazie alle proprie competenze. Spesso non fanno alcuna selezione e, anche quando viene fatta, ricordate che soprattutto per telefono si tratta di parole e basta, ben lontane dalla realtà. Vi troverete facilmente ad essere giudicati per la scelta e non sostenuti. Quello che vi diranno prima dell adozione non sarà ciò che vi diranno dopo. Chi talvolta non riesce ad ottenere un cane dal canile trova altre vie, anche chi ha già denunce per maltrattamenti alle spalle.
Spesso l animale viene preso come un pezzo alla moda, una cosa carina, qualcosa di instagrammabile. Senza alcuna ricerca sui bisogni speciespecifici, costi, attitudini ecc.. Senza comprendere che non è tutto bello e facile come nei video di youtube, che ci sono impegni h24, cose schifose, malattie ecc. Che non riponi l animale quando sei stanco. E Il cucciolo (che resta tale ad ogni età salvo nelle concessioni), loro non sono diversi da bambini molto sensibili, patiscono i cambiamenti, il nervoso e malessere anche se celato, le situazioni anche non dette..... Sentono tutto.
se parli con 10 educatori ti danno 9 risposte diverse quindi tutto quello che fai sbagli a priori. Ma c è una scienza comune sull educazione della razza o no? Assicurati di parlare con un educatore esperto nella razza che hai attentamente scelto. Assicurati di avere tutti i contatti di emergenza sotto mano e una solida rete sociale che possa aiutarti nella sua crescita e sostituirti quando sei impossibilitato.
I costi sono alti, i servizi o inesistenti o lontani o inacessibili e spesso inadeguati. Più a misura d uomo che di animale.
se pago una struttura diurna, e neanche poco, sentirmi dire che non ci stanno dietro perché è dispendioso e, a parte le uscite poi sono chiusi almeno 17 ore al giorno perché 5 istruttori non possono fare quello che fa un padrone da solo mi ha fatto litigare con chiunque. Eppure è cosi. Rispondono anche che se van via dei giorni li guardano con le telecamere dal box, cosa che oramai puoi fare comodamente dal tuo telefono con un baby monitor in casa.
Cani e uomo vivono insieme da sempre eppure non gli offriamo nulla.
E se parliamo di altro animale la situazione non migliora.
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cinquecolonnemagazine · 2 months
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Assange: il punto sulle ultime novità giudiziarie
Il caso di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, rimane avvolto nell'incertezza legale. Assange è attualmente detenuto nel carcere di Belmarsh a Londra, in attesa di una decisione definitiva sulla sua estradizione negli Stati Uniti. La richiesta di estradizione americana Gli Stati Uniti accusano il giornalista nato in Australia di 18 capi d'accusa per cospirazione e intrusione informatica per aver pubblicato, su WikiLeaks, migliaia di documenti riservati relativi alle guerre in Iraq e Afghanistan. Se estradato, il giornalista potrebbe affrontare una condanna a 175 anni di carcere. Il vero timore, però, per il giornalista è quello della pena di morte visto che in diversi stati degli USA è ancora in vigore. L'ultima udienza in tribunale Il 20 marzo 2024 si è tenuta l'ultima udienza nel caso di estradizione del giornalista e attivista australiano presso l'Alta Corte di Londra. La difesa di Assange ha sostenuto che l'estradizione sarebbe illegale e vessatoria, e che Assange rischierebbe un trattamento inumano e degradante negli Stati Uniti. L'Alta Corte di Londra ha infatti dato oggi il via libera all'istanza della difesa del giornalista australiano - respinta in primo grado - per un ulteriore, estremo appello di fronte alla giustizia britannica contro la consegna alle autorità americane. Le condizioni di salute di Assange Le condizioni di salute di Assange sono motivo di crescente preoccupazione. Assange ha sofferto di depressione, ansia e altri problemi di salute mentale durante la sua detenzione. In diverse città del mondo vengono svolte proteste a sostegno del giornalista. I manifestanti chiedono la sua liberazione e il rispetto dei suoi diritti umani. Il futuro del giornalista è ancora incerto. Se la Corte Suprema britannica approverà la sua estradizione, Assange avrà la possibilità di appellarsi alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Il caso Assange ha sollevato importanti questioni sulla libertà di stampa, il diritto di asilo e il trattamento dei detenuti. La sua vicenda continuerà ad essere monitorata da attivisti, giornalisti e organizzazioni per i diritti umani in tutto il mondo. Foto di copertina: DepositPhotos Read the full article
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sognosacro · 3 months
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Da bambina mia madre faceva la mamma diurna. Quindi avevo due fratelli più altri 7 sconosciuti a tavola, in camera mia eccetera.
Ho vaghi ricordi di ciò ed era sconfortante.
C'era una bambina che era sempre a casa nostra, le volevo bene come una sorellona, ma la mettevo in castigo se faceva qualcosa che non volevo.
Quindi lasciavo le persone giocare con i miei giochi, tranne quelli preziosi per me, come mia mamma mi aveva spiegato di fare.
Però credo che, la maggior parte del tempo, questo mi abbia privato del senso di privacy e intimità con me stessa.
Non avevo grande spazio di comunicare con la mia famiglia dei fatti miei come ero solita a fare, o di cantare e urlare.
Perciò non parlavo più tanto ed ero triste.
Perchè quando mi aspettavo di arrivare a casa da scuola e potevo finalmente starmene tranquilla a casa, c'era il cahos e mi sentivo senza il diritto di starmene da sola perchè dovevo intrattenere quei bambini.
Ma non era compito mio.
Non dovevo fare niente di tutto ciò.
E non che qualcuno me lo abbia chiesto è solo una questione di principio.
Però era come avere un asilo a casa.
E avere una madre di tutti.
E un padre assente.
E dei fratelli come me.
Forse nella vita un pò meno ribelli.
Ma sempre per forza, parte della mia famiglia.
Quindi niente, mi sa proprio che la causa è questa.
Avere la madre di tutti i bambini, e non aver diritto di dire niente e dare tutto a tutti anche se non si voleva.
Perchè in fondo per me i miei giochi erano tutti preziosi.
(eravamo pure finiti sul giornale perchè aveva tipo 10 bambini, io avevo le mollettine di Pikachu)
(Anche un altra volta a un teatro, un giornalista mi ha ripresa e messa in copertina sul giornale, con le mollettine di Pikachu)
Sono nata Diva ahah
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claudioparentela · 4 months
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PROGETTO DI MAIL ART :’’STOP BORDER VIOLENCE-ART. 4: STOP ALLA TORTURA E AI TRATTAMENTI DEGRADANTI ALLE FRONTIERE D’EUROPA’’
L’articolo 4 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea afferma: “Nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti inumani o degradanti”. Negli ultimi anni si assiste nei confronti dei migranti a un’escalation di violenza intollerabile per le coscienze europee, in aperto contrasto con i principi fondamentali della UE. I rapporti delle organizzazioni quali UNHCR, Amnesty International e Human Rights Watch, le inchieste giornalistiche, le numerose testimonianze delle vittime raccontano di torture, stupri e minacce nei centri di detenzione della Libia, paese con il quale l’Italia ha stretto accordi per controllo delle partenze; di condizioni di estremo degrado nei campi in Grecia e in Bosnia, dove sovraffollamento, assenza di sevizi igienici e di assistenza mettono a rischio la vita dei soggetti più vulnerabili; dell’uso spropositato della forza e di episodi ripetuti di vera e propria tortura da parte della polizia croata nei confronti di richiedenti asilo alla frontiera con la Serbia e la Bosnia; di situazioni di detenzione illegale di migranti in diversi paesi della UE o finanziati dalla UE, di respingimenti violenti lungo tutte le frontiere d’Europa, di sospensione di fatto del diritto a richiedere asilo.
Tema: ’’STOP BORDER VIOLENCE-ART. 4: STOP ALLA TORTURA E AI TRATTAMENTI DEGRADANTI ALLE FRONTIERE D’EUROPA’’
Tecnica :Libera(Grafica,Collage,Disegno,Fotografia,Pittura)
Dimensioni:A4(21cm x 30 cm)-A5(15cm x 21cm)su Carta e Cartoncino.
Poesia e Poesia Visiva o Brevi Testi(da poter essere stampati ed esposti)
Scadenza:24 APRILE 2024
Tutte le opere devono essere originali e firmate sul retro con Nome,Cognome,Paese dell’Artista.
APERTO A TUTTI GLI ARTISTI DI TUTTE LE ETA’ E DI TUTTO IL MONDO.
Nessuna giuria ,nessuna vendita,non si accettano opere pornografiche,razziste,sessiste,ecc.
I LAVORI NON SARANNO RESTITUITI E FARANNO PARTE DI UNA MOSTRA ITINERANTE IN CONCOMITANZA CON LA RACCOLTA FIRME PER L’ICE(INIZIATIVA DEI CITTADINI EUROPEI) A SOSTEGNO DELL’ART.4
Le opere devono essere spedite esclusivamente per posta ordinaria,senza valore commerciale,o come piego di libro.Le spese di spedizione sono a carico dell’artista.
Inviare a :SILVIA GALIANO-VIA FRANCESCO CRISPI 79-88100 CATANZARO
LA MOSTRA SI TERRA’ IL PRIMO MAGGIO A RIACE(RC)-ITALIA
DOCUMENTAZIONE DELLA MOSTRA E DI TUTTI I PARTECIPANTI SARA’ PUBBLICATA ONLINE
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MAIL ART PROJECT:’’ ’’STOP BORDER VIOLENCE-ART. 4: STOP TORTURE AND DEGRADING TREATMENT AT EUROPE’S BORDER’’
Article 4 of the Charter of Fundamental Rights of the European Union states: ‘No one shall be subjected to torture or to inhuman or degrading treatment or punishment’. In recent years, there has been an escalation of violence against migrants that is intolerable to European consciences, in open contrast to the fundamental principles of the EU. Reports from organisations such as UNHCR, Amnesty International and Human Rights Watch, journalistic investigations, and numerous testimonies from the victims themselves tell of torture, rape and threats in the detention centres of Libya, a country with which Italy has made agreements to control departures; extremely degrading conditions in camps in Greece and Bosnia, where overcrowding, lack of medical care and assistance put the lives of the most vulnerable at risk; the disproportionate use of force and repeated incidents of actual torture by the Croatian police against asylum seekers at the borders with Serbia and Bosnia; situations of illegal detention of migrants in several EU or EU-funded countries, violent rejections along all borders of Europe, and de facto suspension of the right to seek asylum.
Theme: ’’STOP BORDER VIOLENCE-ART. 4: STOP TORTURE AND DEGRADING TREATMENT AT EUROPE’S BORDER’’
Technique: Free (Graphics, Collage, Drawing, Photography, Painting)
Size:A4(21cm x 30 cm)-A5(15cm x 21cm)on Paper or Cardboard.
Poetry or Visual Poetry or Short Texts (can be printed and displayed).
Deadline: 24 APRIL 2024
All works must be original and signed on the back with the Artist's Name, Surname and Country.
OPEN TO ALL ARTISTS OF ALL AGES AND FROM ALL OVER THE WORLD.
No jury, no sales, pornographic, racist, sexist, etc. works are not accepted.
THE WORKS WILL NOT BE RETURNED AND WILL BE PART OF A TRAVELING EXHIBITION IN CONCOMITENCE WITH THE COLLECTION OF SIGNATURES FOR THE ICE (EUROPEAN CITIZENS' INITIATIVE) IN SUPPORT OF ART.4
The works must be sent exclusively by ordinary mail, without commercial value, or as a booklet. Shipping costs are the responsibility of the artist.
Send to:SILVIA GALIANO-VIA FRANCESCO CRISPI 79-88100 CATANZARO-ITALY
THE EXHIBITION WILL BE HELD ON MAY 1ST 2024 IN RIACE (RC)-ITALY
DOCUMENTATION OF THE EXHIBITION AND OF ALL PARTICIPANTS WILL BE PUBLISHED ONLINE
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lamilanomagazine · 4 months
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Napoli: 100 donne rifugiate al volante dell’inclusione
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Napoli: 100 donne rifugiate al volante dell’inclusione. Presentato il Protocollo d'intesa sottoscritto dal Comune di Napoli, dalla Direzione Generale della DGT del Sud del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasposti, da UNHCR Agenzia ONU per i Rifugiati e dalle associazioni di categoria UNASCA e CONFARCA, attraverso il quale si intende coniugare il concetto di solidarietà con quello di inclusione. Il nuovo progetto promosso dalla Direzione Generale Territoriale del Sud, infatti, ha l'obiettivo di formare, per il conseguimento di una patente di categoria A1 o B, 100 conducenti donne con status di rifugiato, o richiedenti asilo, in possesso di un permesso di soggiorno o permesso di soggiorno per motivi umanitari. L'iniziativa intende dare continuità ai diversi progetti che la Direzione Generale Territoriale del Sud del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha già realizzato nel Comune di Napoli riguardanti, in particolare, contesti disagiati con l'obiettivo di diffondere la cultura della sicurezza stradale per recuperare e sviluppare le regole della cittadinanza e solidarietà. «Obiettivo dell'iniziativa - ha evidenziato Umberto Volpe, Direttore Generale della DGT del Sud del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - è quello di fornire un contributo all'accoglienza in Italia di donne costrette alla fuga dai loro Paesi. Una patente per una più efficace integrazione, attraverso l'apprendimento delle norme di comportamento su strada e l'approfondimento della lingua italiana, mediante l'acquisizione di una nuova terminologia legata al mondo della circolazione stradale. Una patente di guida da conseguire per una categoria di utenti della strada a cui molto spesso è preclusa questa possibilità, per diverse ragioni, e che, invece, con la realizzazione di questo progetto, può diventare realtà e anche strumento per un eventuale inserimento nel mondo del lavoro. Con questo progetto, in definitiva, si garantisce anche il diritto alla mobilità di queste donne, al fine di favorirne la piena integrazione nella vita sociale del nostro Paese». «L'obiettivo dell'UNHCR è quello di fare leva sulle capacità e sulle aspirazioni di donne e ragazze rifugiate aiutandole a realizzare pienamente il loro potenziale. Questo progetto è un esempio concreto dell'avanzamento di questo obiettivo e siamo grati al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al Comune di Napoli e a tutte le realtà coinvolte per il lavoro di squadra nel favorire l'inclusione delle donne rifugiate in Italia», ha affermato Chiara Cardoletti, rappresentante UNHCR per l'Italia, la Santa Sede e San Marino. «Questo progetto offre un contributo importante al sistema dell'accoglienza e dell'integrazione delle persone migranti. Il Comune di Napoli lavora su questo in sinergia con attori istituzionali, enti del terzo settore e società civile per offrire servizi e nuove opportunità alle persone più vulnerabili. Si aggiunge al percorso avviato nei mesi precedenti offrendo alle persone, in questo caso alle donne migranti, strumenti concreti per l'inclusione sociale. Sono molto soddisfatto dei primi risultati e spero possa proseguire in questa direzione e con sempre maggiore attenzione alle esigenze e alle vite di quanti sono accolti nei nostri territori soprattutto in considerazione del periodo delicato a livello internazionale», così il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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toscanoirriverente · 8 months
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"I provvedimenti dei tribunali di Catania e di Firenze non sono persuasivi", dice Francesco Munari, docente di Diritto dell’Unione europea all’Università di Genova. "I tempi di trattenimento previsti per i richiedenti asilo appaiono compatibili con quelli delle norme europee"
"Il diritto d’asilo non equivale al diritto di entrare nel territorio di un altro stato e di circolare. Tale diritto comporta un obbligo per gli stati di valutare richieste di protezione internazionale, ma l’ampiezza di questo obbligo è grandemente ridotta quando i richiedenti provengono da un paese terzo sicuro. E tale accertamento spetta al governo, secondo quanto previsto (anche) dal diritto Ue”. Con queste parole Francesco Munari, professore ordinario di Diritto dell’Unione europea all’Università di Genova, partner di Deloitte Legal, commenta con il Foglio le polemiche nate in seguito alle decisioni dei tribunali di Catania e di Firenze di non convalidare il trattenimento di diversi migranti giunti dalla Tunisia, ritenendo le disposizioni del decreto Cutro incompatibili con il diritto europeo e spingendosi a definire la Tunisia “paese non sicuro”.
“Quando un paese è ritenuto sicuro – spiega Munari – le stesse norme europee consentono di dichiarare inammissibile una richiesta di asilo. Chiaro che, ove si adducano fatti straordinari, essi devono essere valutati, innanzitutto dalle autorità competenti, come il questore; se ciò non avviene è doveroso che il provvedimento sia sindacato dal giudice. Ma la valutazione se la Tunisia sia paese terzo sicuro è fatta esclusivamente dal governo sulla base di elementi conoscitivi che, con tutto il rispetto, nessuna persona singola può avere, perché riguardano la condizione complessiva del paese, la sua situazione politica interna, insomma informazioni qualificate che sono precisamente indicate anche nelle direttive europee e presuppongono livelli di conoscenza non necessariamente di dominio pubblico o suscettibili di interpretazioni soggettive”. 
“Premesso che dividersi in fazioni su un tema complesso come le migrazioni fa solo molto male a tutti, all’Italia in particolare, sul piano tecnico-giuridico ritengo che i provvedimenti dei tribunali di Catania e di Firenze non siano persuasivi”, afferma Munari. “Innanzitutto, i tempi del trattenimento previsti dall’attuale normativa per i richiedenti asilo appaiono compatibili con quelli delle stesse norme europee che si pretendono di applicare disapplicando il diritto interno. Periodi di diverse settimane sono la prassi generalizzata degli stati Ue. Non è neppure in discussione il fatto che nessuno stato europeo, incluso quello italiano, è contento di incidere senza motivo sulla libertà personale di qualunque individuo. Detto questo, da mesi vi è un flusso di migranti molto consistente, ed è necessario comprendere che, pur con tutti gli sforzi messi in campo, ci sono tempi tecnici per valutare le richieste d’asilo. Non credo si possa pretendere che le richieste, ove non evase nel giro di pochi giorni, impediscano allo stato di trattenere un migrante richiedente asilo. Principi di leale collaborazione tra i diversi poteri dello stato dovrebbero suggerire maggiore cautela prima di frustrare la pretesa dello stato di controllare i propri confini”.
“Una cosa è disapplicare il provvedimento del questore ritenendolo carente di motivazioni, altra cosa è spingersi a valutare complessivamente se le norme del decreto Cutro siano compatibili con quelle europee, giungendo alla loro disapplicazione. Valutazioni di così ampia portata potenziale devono avvenire nel contesto di una leale collaborazione, questa volta tra Unione e stato italiano in tutte le sue articolazioni: i giudici degli stati sono tenuti a garantire l’applicazione del diritto europeo; se un giudice ritiene che l’Italia abbia mal recepito le direttive, può richiedere un rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia. Sarà la Corte a pronunciarsi in poche settimane e in questo modo si avrà una valutazione erga omnes, applicabile in tutti i casi”.
“Insomma, i giudici possono (e anzi debbono) utilizzare strumenti che possano essere davvero utili a tutti nella risoluzione di questioni complesse. Diversamente, il loro lavoro rischia di essere interpretato come una contrapposizione interna ai poteri dello stato. Così si crea soltanto un pasticcio, che non fa bene all’Italia, specie nei rapporti con gli altri paesi europei. La politica italiana sull’immigrazione non può dipendere, caso per caso, dalle sensibilità individuali di chi si occupa di una richiesta di trattenimento o di rimpatrio”, conclude Munari.
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abr · 2 years
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Che partita si sta giocando? Sempre la stessa: ai Paesi europei fa comodo che l’Italia continui ad essere l’approdo di tutti i traffici illegali di esseri umani che ci sono nel Mediterraneo. Negli ultimi tempi questa situazione si è aggravata, perché i governi Conte 2 e Draghi hanno spalancato i porti italiani a chiunque arrivasse con i barconi dei trafficanti o con le navi delle Ong. (...)
I numeri? (...) Quest’anno siamo a oltre 87mila sbarchi, nel 2021 erano 54mila, nel 2020 30mila. Ma nell’ottobre 2019 (...) – eravamo a 4.269 sbarchi. (Un numero che) dice che la politica migratoria seria, quella che contrasta i trafficanti e le Ong e fa accordi con i Paesi costieri, paga. (...)
Dietro i barconi che salpano c’è una regia politica? Ci sono trafficanti che intascano somme enormi di denaro. I flussi spontanei di gente disperata non vanno da nessuna parte senza i trafficanti. (...)
E le emergenze? Se sono vere emergenze, si deve fare in fretta, e se si deve fare in fretta, i porti sicuri più vicini sono in Libia – lì ci sono le agenzie Onu – e in Tunisia.
Difendendo i suoi confini, l’Italia pensa solo a se stessa? No, pensa anche all’Europa. (...)
Il governo non ha effettuato un vero e proprio blocco navale. La linea Piantedosi che si sta delineando in queste ore è: i comandanti identificano tutti coloro che sono a bordo, l’Italia si fa carico di chi ha diritto all’assistenza umanitaria, agli altri devono pensare gli Stati di bandiera. Che ne pensi? Era giusto dare una risposta immediata alle situazioni di emergenza sanitaria, ma senza cedere al ricatto delle Ong, che fa leva proprio sugli aspetti umanitari. Ma a mio avviso ci sarebbe un modo per risolvere tutti i problemi.
Quale? L’Europa stabilisce che tutti coloro che pensano di avere i requisiti per chiedere asilo possano presentare domanda presso le ambasciate dei Paesi membri. Se la domanda viene accolta, la porta è aperta. Come abbiamo fatto per i profughi siriani in Libano: li abbiamo identificati e li abbiamo fatti arrivare a Roma in aereo. Chi ha la richiesta di asilo respinta, non può acquisire tale diritto pagando i trafficanti. Se tutta l’Ue facesse così, avremmo le richieste direttamente nei nostri uffici e daremmo un colpo durissimo ai trafficanti illegali, che perderebbero tutti i loro “clienti”.
Intervista a Gianandrea Gaiani, direttore di AnalisiDifesa, via https://www.ilsussidiario.net/news/caos-migranti-ecco-come-spezzare-il-legame-tra-stati-europei-e-navi-ong/2435419/
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Tajani, ok tedesco su diritto asilo? La diplomazia conta
“Tutto quello che va nella giusta direzione va bene. Lavoriamo, la diplomazia conta”. Così il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando con i giornalisti in Transatlantico alla Camera, ha commentato le notizie in arrivo da Berlino secondo cui il cancelliere Olaf Scholz si sarebbe imposto oggi in gabinetto di governo per assicurare il via libera tedesco alla riforma del diritto…
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