Tumgik
#terrorismo musulmano
3nding · 7 months
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Quindi domani:
Giorno della rabbia in diverse parti del mondo musulmano per Gaza
Allerta meteo
Sciopero dei mezzi
Stato di allerta antiterrorismo nazionale con sospensione di Schengen al confine con la Slovenia
Probabile invasione di terra da parte dell'esercito israeliano
DOS Usa che emette avviso a tutti i cittadini per scontri ed allarme terrorismo
Previste almeno due offensive e controffensive lungo il Dniepr meridionale in Ucraina.
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cutulisci · 7 months
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È morto il Sup Galeano. È morto come è vissuto: infelice.
Questo sì, si preoccupò, prima di morire, di restituire il nome a colui che è carne e ossa ereditati dal maestro Galeano. Ha raccomandato di tenerlo vivo, ovvero, di lottare. È così che Galeano continuerà a camminare su queste montagne
Per il resto, è stato qualcosa di semplice. Ha iniziato a cantilenare qualcosa come “lo so che sono finito, finito, finito”, e, subito prima di spirare disse, o meglio domandò: “I morti starnutiscono?”, e caput. Queste furono le sue ultime parole. Nessuna citazione da lasciare alla storia, né da scolpire su di una lapide, né degna di un aneddoto da raccontare davanti al fuoco. Solamente questa domanda assurda, anacronistica, estemporanea: “I morti starnutiscono?”.
Poi rimase quieto, sospesa la stanca respirazione, gli occhi chiusi, le labbra finalmente ammutolite, le mani logore.
Uscimmo. Quasi al punto di uscire dalla capanna, già sulla soglia della porta, sentimmo uno starnuto. Il SubMoy si voltò per guardarmi e io voltai verso di lui, pronunciando un “salute” appena accennato. Nessuno dei due aveva starnutito. Ci girammo verso dove si trovava il corpo del defunto e nulla. Il SubMoy disse solamente “buona domanda”. Io non pronunciai neanche una parola, però pensai “sicuramente gli sarà finita la luna nell’orbita di Callao” [Citazione della canzone in difesa della follia “Balada para un loco” di Adriana Verela – riferimento alla perdita di senso nel discorso del SupMoy ].
Questo si, ci siamo risparmiati la sepoltura. Anche se ci siamo persi caffè e tamales.
-*-
Lo so che a nessuno interessa l’ennesima morte, e men che tutto quella del defunto SupGaleano. In verità, vi racconto tutto questo perché è lui che ha lasciato quella poesia di Rubén Darío con cui inizia questa serie di testi. Tralasciando l’evidente ammiccamento al Nicaragua che resiste e persiste – che si potrebbe anche vedere come un riferimento all’attuale guerra dello Stato di Israele contro il popolo palestinese, anche se, al momento della sua morte, non era ancora ripreso il terrore che sconvolge il mondo –, lasciò questa poesia come riferimento. O meglio come risposta a qualcuno che domandò come spiegare quello che sta succedendo in Chiapas, in Messico e nel mondo.
E, chiaramente, come un discreto omaggio al maestro Galeano –da cui ereditò il nome–, disse colui che chiamò un “controllo di lettura”:
Chi ha iniziato? Chi è colpevole? Chi è innocente? Chi è buono e chi è cattivo? In che posizione si trova Francesco d’assisi? Perde lui, il lupo, i pastori o tutti? Perché l’Assisi concepisce che si faccia un accordo basandosi sul fatto che i lupo rinunci a essere ciò che è?
Aunque esto fue hace meses, el texto concitó alegatos y discusiones que se mantienen hasta la actualidad. Así que les describo una de ellas:
Anche se questo è successo mesi fa, il testo ha sollevato accuse e discussioni che si mantengono vive nell’attualità. Così che ne descrivo una di queste:
Si tratta di una specie di riunione o di assemblea, o qualcosa come un tavolo di dibattito. C’è il meglio di ogni dove: dotti specialisti tuttologi, militanti e internazionalisti di qualsiasi causa, meno che quella della loro geografia, spontaneisti con dottorati in social network (la maggioranza), e l’uno o l’altro che, vedendo il rumore, si avvicinano a vedere se stanno regalando secchi, cappelli o magliette con il nome del partito che sia. Non in pochi ad essersi avvicinati per scoprire il motivo di tanto clamore.
– Non sei altro che un agente del sionismo imperialista ed espansionista», ha gridato uno di loro.
–»E tu sei solo un propagandista del terrorismo arabo musulmano fondamentalista!” – rispondeva un altro, furioso.
C’erano già stati diversi esordi di rissa, ma ancora non si era andati oltre qualche spintone del tipo: «ci vediamo fuori».
Si è arrivati a questo punto perché si sono messi ad analizzare la poesia di Rubén Darío «Los Motivos del Lobo».
Non era stato tutto uno scambio di aggettivi, frecciatine e smorfie. Era iniziato come tutto il resto da quelle parti: con buone maniere, frasi incisive, «interventi brevi» – spesso della durata di mezz’ora o più – e una profusione di citazioni e note a piè di pagina.
Naturalmente, si trattava di un dibattito tutto per maschi, perché organizzato dal cosiddetto «Hypertextual Toby Club».
«Il Lupo è il buono», ha detto qualcuno, «perché ha ucciso solo per fame, per necessità».
«No», argomenta un altro, «è lui il cattivo perché ha ucciso le pecore, che erano il sostentamento dei pastori». E lui stesso ha riconosciuto che «a volte ha mangiato agnello e pastore».
Un altro: “I cattivi sono gli abitanti, perché non hanno mantenuto l’accordo”.
E un altro: “la colpa è dell’Assisi, che ha ottenuto l’accordo chiedendo al lupo di smettere di essere lupo, fatto di per sè questionabile, e poi non è rimasto per mantenere la promessa”.
O più in là: “Ma l’Assisi sottolinea che l’essere umano è malvagio di natura”.
Si ripetono da una parte dall’altra. Ma si vede che, se in questo momento si facesse un sondaggio, il lupo avrebbe un abbondante vantaggio di due palmi sul villaggio di pastori. Ma un’abile manovra sui social network, ha ottenuto che l’hashtag “lupoassassino” fosse TT molto di sopra a #morteaipastori. Così che la vittoria degli influencer pro pastore è stata netta rispetto ai pro lupo, anche solamente sui social network.
C’è stato qualcuno che ha argomentato a favore di due Stati convivendo sullo stesso territorio: lo Stato Lupo e lo Stato Pastore.
E qualcun altro su di uno Stato Plurinazionale, con lupi e pastori, convivendo sotto lo stesso oppressore, scusate volevo dire lo stesso Stato. Un altro ha risposto che questo era impossibile, visti gli antecedenti di ambo le parti.
Un signore in giacca e cravatta si alza e chiede la parola: “Se Rubén (disse così ovviando al Darío), ha intrapreso la sua strada a partire dalla legenda di Gubbio, noi potremmo fare lo stesso. Diamo seguito alla poesia:
I pastori, avvalendosi del loro legittimo diritto di difendersi, attaccano il lupo. Prima distruggono la sua tana con i bombardamenti, poi entrano con i carri armati e la fanteria. Mi sembra, cari, che la fine sia certa: la violenza terroristica e animale del lupo viene annientata e i pastori possono continuare la loro vita bucolica, tosando le pecore per una potente impresa multinazionale che produce vestiti per un’altra impresa multinazionale altrettanto potente che, a sua volta, è debitrice di un’istituzione finanziaria internazionale ancora più potente; questo porterà i pastori a diventare efficienti lavoratori della propria terra – questo sì con tutti i benefici delle prestazioni lavorative di legge – e a elevare il villaggio a standard da primo mondo, con moderne autostrade, alti edifici e persino un treno turistico dove i visitatori di tutto il mondo potranno ammirare le rovine di quelli che un tempo erano prati, foreste e sorgenti. L’annientamento del lupo porterà pace e prosperità nella regione. Certo, alcuni animali moriranno, indipendentemente dal numero o dalla specie, ma sono solo danni collaterali perfettamente trascurabili. Dopo tutto, non si può chiedere alle bombe di distinguere tra un lupo e una pecora, né di limitare la loro onda d’urto per non danneggiare uccelli e alberi. La pace sarà conquistata e nessuno sentirà la mancanza del lupo».
Qualcun altro si alza e sostiene: “Ma il lupo ha l’appoggio internazionale e abita in quel luogo da prima. Il sistema ha tagliato alberi per far posto ai campi per il pascolo, e questo ha alterato l’equilibrio ecologico, riducendo il numero di specie di animali che il lupo mangiava per vivere. Bisogna aspettare che i discendenti del lupo si prendano la giusta vendetta”.
“Ah, quindi il lupo uccideva anche altri esseri. È uguale ai pastori”, replica qualcuno.
Così hanno continuato, portando delle così buone motivazioni come quelle qui riportate, piene di arguzia, sfarzi di erudizione e molti riferimenti bibliografici.
Ma la moderazione non è durata a lungo: la discussione si è spostata dal lupo e dai pastori alla guerra Netanyahu-Hamas, ed è degenerata fino al punto che è alla base di questo aneddoto, giunto a noi per gentile concessione post mortem dell’ormai defunto SupGaleano.
Ma in quel momento, dal fondo della sala, si è alzata una piccola mano per chiedere la parola. Il moderatore non riusciva a vedere di chi fosse la mano, così concesse la parola “alla persona che sta alzando la mano dal fondo”.
Tutti si girarono a guardare ed erano a punto di lanciare un grido di scandalo e riprovazione. C’era una bambina che teneva in braccio un orso di peluche che quasi la uguagliava in statura, vestita con una camicia bianca con ricami e un pantalone con un gattino vicino al malleolo destro. Ovvero, il classico “outfit” da festa di compleanno o qualcosa di simile.
La sorpresa fu tale che tutti rimasero in silenzio con gli sguardi fissi sulla bambina.
Lei si mise in piedi sopra la sedia, pensando che così la ascoltassero meglio e domandò:
E le creature?
La sorpresa si fece mormorio di condanna: quali creature? Di cosa parla questa bambina? Chi diavolo ha fatto entrare una donna in questo sacro recinto? E peggio ancora una donna bambina!”
La bambina scese dalla sedia e, sempre portando con sé il suo orsetto di peluche con chiari segni di obesità -l’orso si intende-, si diresse verso la porta d’uscita dicendo:
“Le creature. Ovvero, i cuccioli del lupo e i cuccioli dei pastori. I loro piccini. Chi pensa a queste creature?
Con chi parlerò? E dove andremo a giocare?”
Dalle montagne del Sudest Messicano
Capitano Insurgente Marcos.
Messico, ottobre 2023.
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scienza-magia · 2 months
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Rapporto sugli attuali pericoli alla sicurezza Nazionale
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Gaza, Ucraina, terrorismo: l'analisi dell'Intelligence italiana. Presentata oggi la 'Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza' per il 2023. Dai rischi del conflitto in Medio Oriente alla mafia, cosa c'è nel report degli 007 italiani Dal conflitto a Gaza e i rischi in Medio Oriente passando per la guerra tra Russia e Ucraina, ma anche l'Africa, i Balcani, la minaccia della disinformazione, la cybersicurezza e l'Intelligenza Artificiale, il terrorismo, i migranti e la mafia. Questi i temi analizzati nella 'Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza', curata dal Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e relativa all’anno 2023 presentata oggi. Gaza e Medio Oriente "L’attacco del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese contro il territorio israeliano ha rappresentato uno spartiacque nelle dinamiche politiche internazionali e del quadrante mediorientale. Localizzato nella Striscia di Gaza, il conflitto è infatti caratterizzato da elementi dalla portata regionale che, anche sull’onda della pronunciata valenza simbolica insita nella questione palestinese, hanno riattivato linee di faglia ad ampio raggio, spingendo diversi attori d’area a forme di reazione, con il rischio di innescare un conflitto di più ampia portata", è quanto si sottolinea. "Inoltre, le ostilità hanno inciso in modo significativo anche sui processi di riallineamento geopolitico in corso, congelandone nei fatti lo sviluppo e provocando nell’intero mondo arabo-islamico sommovimenti e tensioni - prosegue - L’azione di Hamas, circa 1.100 morti e oltre 200 ostaggi tra civili e militari, ha inflitto una ferita profonda nel tessuto della società e nella sicurezza israeliana, inducendo il Governo di Tel Aviv a rispondere sul piano militare contro la Striscia di Gaza. L’ultima parte dell’anno è stata infatti segnata dalle operazioni militari delle Forze di Sicurezza Israeliane contro il territorio della Striscia di Gaza finalizzate a smantellare le capacità militari dei gruppi estremisti palestinesi e a liberare gli ostaggi. Tensioni crescenti si sono registrate anche in Cisgiordania, oggetto di diverse operazioni speciali condotte dalle Forze di Sicurezza Israeliane, anche in questo caso volte a disarticolare le articolazioni estremiste palestinesi". Con crisi Gaza stop processi distensione e rischi per stabilità - "La crisi tra Israele e Gaza ha restituito priorità alla questione israelo-palestinese nelle agende politiche della comunità internazionale, marcando al contempo una linea di discontinuità nell’andamento delle dinamiche dell’intera regione del Medio Oriente. Sul piano strategico, sino ai fatti del 7 ottobre, il quadrante mediorientale era stato attraversato da importanti processi di riallineamento che avevano coinvolto diversi attori regionali. Emblematica nel senso la prosecuzione del rafforzamento dei processi di normalizzazione che vedevano al centro proprio Israele e parte della comunità dei Paesi arabi (Accordi di Abramo) e che, in prospettiva, avrebbero potuto coinvolgere anche l’Arabia Saudita, realtà di riferimento per il mondo arabo e musulmano". "Analoghe politiche di riavvicinamento avevano coinvolto anche attori come Iran, Arabia Saudita, Siria, Turchia, indirizzando il quadrante verso una graduale riduzione delle tensioni - prosegue la relazione - Lo scoppio della crisi di Gaza ha provocato un arresto di tali processi di distensione, riportando il Medio Oriente nuovamente al centro di dinamiche di polarizzazione e conflittualità che ruotano intorno alla questione israelo-palestinese e che rischiano di far ulteriormente degenerare la stabilità del quadrante". Rischio ricadute in Egitto e Cisgiordania - "Il riaccendersi delle ostilità ha comportato, e continuerà a causare, rilevanti ricadute di carattere securitario in tutta la regione alla luce dei numerosi attori locali coinvolti e dell’elevato rischio che la crisi possa allargarsi ad altri contesti. In prima linea, tra le realtà che rischiano di essere interessate dalle ricadute della crisi di Gaza, vi sono l’Egitto e la Giordania, Paesi tradizionalmente vicini alla causa palestinese e, per evidenti motivi di prossimità geografica, maggiormente esposti a potenziali destabilizzazioni in caso di ulteriore allargamento della crisi". "Nell’ultima parte del 2023 - prosegue il report - si è altresì registrato un deciso innalzamento delle tensioni in contesti in cui la crisi di Gaza ha rappresentato un fattore di innesco per l’avvio di attività potenzialmente destabilizzanti condotte da attori locali riconducibili al cosiddetto 'asse della resistenza', un’alleanza informale che unisce sul piano strategico diverse realtà del quadrante, Iran, Hezbollah libanesi, Houthi yemeniti, milizie sciite in Iraq e Siria, gruppi sunniti palestinesi, in una connotazione anti-israeliana e anti-occidentale". Alterazione di equilibri, attenzione al Libano - "Tema di stretta attenzione degli organismi intelligence è anche il rischio che il protrarsi della crisi di Gaza provochi un’alterazione degli equilibri settari e religiosi delle comunità mediorientali. Diversi contesti del Medio Oriente sono tradizionalmente caratterizzati da un’elevata eterogeneità delle componenti confessionali, la cui pacifica convivenza e il mantenimento del triplice equilibrio demografico, sociale e politico rappresentano elementi chiave per la stabilità generale del quadrante". "I conflitti che negli anni hanno interessato Libano, Iraq, Siria e Yemen sono stati provocati anche dalla percepita alterazione degli equilibri tra le diverse comunità interne, con rivendicazioni settarie e religiose strumentalizzate in chiave politica e tramutate in confronto militare interno - prosegue la relazione - La crisi in atto a Gaza – oltre a essere percepita da una parte del mondo musulmano come un confronto tra ebraismo e comunità islamica – rischia di provocare, specie in Libano, conseguenze sul predetto triplice equilibrio". "Un eventuale allargamento del conflitto nel Paese dei Cedri, con un ingaggio militare più ampio del gruppo arabo-sciita libanese Hezbollah, potrebbe infatti arrecare ulteriori e non sostenibili tensioni interne, provocando la reazione delle diverse componenti cristiane, druse e sunnite, peraltro già sotto pressione per la presenza nel Paese dei profughi siriani", conclude. Aumento tensioni in Siria e Iraq - "Lo scoppio del conflitto di Gaza ha provocato un aumento delle tensioni anche in Siria e Iraq, specie per la presenza in questi contesti di gruppi che, partendo da rivendicazioni relative alla questione palestinese, conducono azioni offensive contro assetti statunitensi nell’area, nell’ottica di combattere la presenza occidentale in Medio Oriente". "Tale situazione rileva sul piano securitario anche in ottica nazionale, considerando la presenza del contingente italiano in Iraq operativo sia all’interno della coalizione internazionale anti-Daesh sia nella Nato Mission in Iraq (missione di cui l’Italia ha avuto il Comando fino al mese di maggio)", continua. Preoccupa attivismo Houthi - "Nell’ultima parte dell’anno, ha suscitato particolare preoccupazione il rinnovato attivismo della milizia sciita Houthi in Yemen che, a fronte di avviati colloqui di pace con Riyadh, ha condotto una serie di attività offensive sullo stretto di Bab el Mandeb". "Gli Houthi hanno infatti attaccato e tentato di sequestrare navigli commerciali diretti in Mar Rosso rivendicando tali azioni come attività condotte contro gli interessi israeliani e occidentali in solidarietà con il popolo palestinese, obbligando così parte del flusso commerciale internazionale marittimo a modificare le proprie rotte", prosegue la relazione. Almeno "25 attacchi Houthi" e "-35%traffici nel Canale di Suez". Sono alcuni dei dati, sulla crisi di Gaza e il Mar Rosso, contenuti nella relazione Terrorismo "A seguito dell’attacco di Hamas a Israele dello scorso 7 ottobre e del conflitto che ne è derivato, l’Intelligence si è focalizzata in via prioritaria sull’impatto della crisi sulla minaccia terroristica in Italia e in Europa, con particolare attenzione sulle reazioni di al Qaida e Daesh e sulle possibili ricadute sul jihadismo globale". "Negli ultimi mesi dell’anno si è infatti assistito a una rivitalizzazione della propaganda jihadista, non solo in chiave antisionista, ma anche tesa a rilanciare lo scontro tra Islam e Occidente, nell’intento di proiettare la minaccia oltre i confini del teatro del conflitto". "Appare dunque concreto il rischio che la crisi possa costituire una cassa di risonanza per il messaggio jihadista, non solo andando a incidere sui processi di radicalizzazione, ma potendo anche fungere da innesco di potenziali lupi solitari stanziati in Europa, inducendoli a passare all’azione", continua. Crescono attentati islamici in Europa - "In Europa, la minaccia jihadista ha conservato una crescente e quasi esclusiva connotazione endogena. Nel 2023, gli attentati direttamente riconducibili a una matrice islamista sono numericamente raddoppiati rispetto all’anno precedente (da 3 a 6), ma hanno mantenuto un numero di vittime relativamente contenuto (6 morti e 16 feriti)". "In analogia con gli ultimi anni, si è trattato di azioni compiute da singoli soggetti, già presenti e/o residenti nel Paese target, non intranei a organizzazioni jihadiste e che, a eccezione del caso di Bruxelles (dove è stata utilizzata un’arma da fuoco automatica), hanno fatto uso di mezzi offensivi semplici (armi bianche) - sottolinea - Peraltro, l’azione belga si è distinta ulteriormente dalle altre in quanto è sembrata il frutto di una pianificazione più complessa, che avrebbe visto il coinvolgimento di diversi soggetti implicati soprattutto in circuiti criminali, ed è stata l’unica ufficialmente rivendicata da Daesh tramite la casa mediatica Amaq". Italia potenziale bersaglio - "L’Italia si è confermata potenziale bersaglio per la sua centralità nel mondo cristiano, il suo impegno nella Coalizione antiDaesh e la presenza di luoghi simbolo della storia occidentale come il Colosseo che continua a essere considerato, dalla retorica d’area, obiettivo di conquista privilegiato nel cuore dell’Europa 'miscredente'", continua. "Si è mantenuta elevata l’attenzione informativa sui foreign fighters che a suo tempo hanno raggiunto il quadrante siro iracheno per unirsi a Daesh o ad altre formazioni terroristiche ivi operanti. Nel 2023, sono aumentati a 149 (di cui 39 returnees) i soggetti inclusi nella 'lista consolidata' redatta in ambito di Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo, in quanto a vario titolo connessi con l’Italia".   "Con riguardo poi all’allontanamento dal territorio nazionale di soggetti potenzialmente pericolosi per la sicurezza nazionale, nel 2023 sono stati eseguiti, pure grazie al contributo informativo dell’intelligence, 77 rimpatri di cui 13, in prevalenza tunisini, a carico di soggetti che erano riusciti a rientrare in Italia clandestinamente nonostante fossero stati già rimpatriati negli anni precedenti", conclude. Ucraina-Russia "A due anni dall’invasione russa dell’Ucraina, il tema della consistenza degli effettivi dei due eserciti assume assoluto rilievo. In Russia, le perdite nel conflitto, sia di morti che di feriti, così come i cittadini fuggiti a causa della guerra, hanno ulteriormente peggiorato la crisi demografica. Si stima che negli ultimi quattro anni la popolazione russa abbia perso circa 2 milioni di persone a causa di guerra, esodo e pandemia. Nel lungo termine, il declino demografico inciderà negativamente sullo status della Russia quale grande potenza e sulla sua capacità di innovare". E' quanto si sottolinea nella relazione sul conflitto in corso. "Mosca può comunque contare su un bacino di potenziali 'reclutandi' quattro volte più ampio di quello del suo avversario. In Ucraina, conclusasi la mobilitazione dei volontari, il Paese dibatte su come ottenere un numero maggiore di truppe per consolidare le difese o tentare nuove azioni di controffensiva nel 2024 - prosegue - Inoltre, un nuovo disegno di legge governativo che mira, tra le altre misure, ad abbassare la soglia per i coscritti da 27 a 25 anni, è stato inviato a dicembre in Parlamento". Calo degli aiuti occidentali - "Quanto all’entità degli aiuti assicurati dall’Occidente e da Paesi terzi, si evidenzia il delinearsi di due traiettorie distinte. Da un lato, sullo sfondo di una costante evoluzione di posizioni in seno alla Comunità internazionale, il sostegno dei Paesi Occidentali all’Ucraina, focale per la prosecuzione dello sforzo militare di Kiev, è continuato durante tutto il 2023, pur registrando un importante calo rispetto all’anno precedente. A fine anno l’aiuto militare complessivamente stanziato dai Paesi europei superava, per la prima volta, quello offerto dagli Stati Uniti". "Dall’altro lato, è in aumento il sostegno che attori terzi offrono alla base industriale militare russa. Pechino, oltre ad accrescere le importazioni di prodotti energetici dalla Russia, ha probabilmente fornito a Mosca alcune tecnologie duali. Altri Paesi hanno invece offerto un supporto militare diretto: l’Iran ha messo a disposizione della Russia ingenti quantità di droni pronti all’uso e ha contribuito a creare la capacità di costruirne ulteriori; la Corea del Nord ha intensificato la cooperazione militare con Mosca, inviando supporto in munizionamento", si osserva. Nel 2023 "soluzione conflitto rimasta remota" - "Durante il 2023, lo scenario di una soluzione del conflitto e di un conseguente avvio della ricostruzione dell’Ucraina è rimasto remoto. Non si sono svolti negoziati di pace significativi tra Mosca e Kiev per tre ragioni principali: è mancata la necessaria fiducia tra i belligeranti affinché si convincano a sedersi a un tavolo negoziale; nessuno dei due contendenti ha modificato i propri obiettivi strategici; ragioni di politica interna (non c’è sostegno a concessioni territoriali né da parte della popolazione ucraina, né da quella del presidente russo)". "In particolare, ogni tentativo di Putin di segnalare l’avvio di possibili negoziazioni si è scontrato contro l’espressa volontà di non voler offrire alcuna concessione, in quanto una pausa nei combattimenti servirebbe solo alla ricostituzione delle Forze russe per sferrare nuovi attacchi - prosegue - Ciononostante, si è assistito a un proliferare di 'iniziative di pace' promosse da vari attori. Rilevano, al riguardo, il piano varato da un gruppo di esperti internazionali denominato 'Kiev Security Compact', le iniziative di Cina, Sudafrica (che ha guidato una proposta esibita a nome dell’Unione Africana) e Brasile, nonché ulteriori tentativi da parte di altri Stati". "Tra le diverse iniziative, l’Ucraina ha cercato di aggregare consenso intorno alla 'Formula di Pace' del Presidente Zelensky, presentata già nel 2022, che prevede un piano in 10 punti, fondata sui seguenti cardini: sicurezza nucleare, sicurezza alimentare, sicurezza energetica, rilascio dei prigionieri, restaurazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina, ritiro delle truppe russe e cessazione delle ostilità, giustizia e creazione di un tribunale internazionale, protezione ambientale, prevenzione di un’escalation, conferma della fine della guerra - conclude la relazione - A compimento di un percorso di consultazioni multilaterali, che include la partecipazione dei Paesi del Sud Globale e riunioni tra i Consiglieri di Sicurezza Nazionale – a Copenaghen (24 giugno), Gedda (5 agosto) e Malta (28 ottobre) – nel 2024 Zelensky mira a indire un Summit della pace globale che dia inizio all’implementazione pratica della formula". Da Russia disinformazione per minare Ue e Nato - "Nel 2023 gli apparati di informazione legati al Cremlino hanno continuato a operare all’interno del dominio dell’informazione per minare la coesione europea e la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni sia nazionali che dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica. Dopo il blocco imposto dall’UE alle attività verso gli Stati membri dei media russi, come Rt e Sputnik, e l’adozione di politiche più stringenti a contrasto della disinformazione e della propaganda di Mosca, quest’ultima ha potuto contare sull’appoggio di network mediatici di Paesi terzi per promuovere le proprie narrative ampliando, allo stesso tempo, la propria capacità di coordinamento a livello internazionale". "Le narrazioni diffuse dalle campagne disinformative russe hanno riguardato, anche nel 2023, la colpevolizzazione della Nato e dei Paesi occidentali per la guerra in Ucraina, alla quale si aggiunge, come elemento di novità, quella per la guerra tra Israele e Hamas", conclude. Nuove tecnologie e disinformazione, voto e minaccia ibrida Nella relazione annuale dell'intelligence "viene dato il giusto spazio all'effetto dirompente delle nuove tecnologie" e al tema "della disinformazione". Così il presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, intervenendo a Palazzo Dante durante la presentazione della relazione annuale dei Servizi. Dalla relazione "emerge ancora una volta la consapevolezza" di quella che Guerini, parlando della disinformazione, non esita a definire "una minaccia per la nostra società". Per il numero uno del Copasir servono "strumenti a livello nazionale e internazionale" per mettere in atto "una reazione efficace alla disinformazione". "Nel 2024 ben 76 Paesi sono chiamati a votare, il 51% della popolazione mondiale, metà del Pil del mondo". Lo afferma il direttore generale del Dis Elisabetta Belloni alla presentazione pubblica della “Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza”, curata dal Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, sottolineando che davanti a ciò "è intuitivo" parlare dei "rischi di interferenze e condizionamenti dei processi elettorali attraverso la minaccia ibrida". Balcani "L’Intelligence dedica costante attenzione ai Balcani Occidentali osservando, in particolare, le aree connotate da latenti instabilità. La regione continua a presentare significative criticità, cui non sono estranei problemi di governance, dinamiche interetniche, fenomeni di criminalità e corruzione diffusa, ponendo ostacoli al progresso del cammino dei Paesi della regione verso l’Unione Europea e, in alcuni casi, influenzando negativamente la loro situazione securitaria". "Sul piano dell’integrazione comunitaria, dalla fine del 2022 tutti i Paesi della regione, Kosovo escluso, hanno ottenuto lo status di candidato all’ingresso - prosegue - Ciononostante, le valutazioni date da Bruxelles sugli effettivi progressi raggiunti non fanno sperare in un’integrazione in tempi brevi: anche i Paesi più avanzati nei negoziati, come Serbia e Montenegro, scontano ritardi dovuti, da un lato, a una scarsa attitudine dei Governi della regione a riformare ambiti fondamentali per l’Unione Europea, come il settore giudiziario e la promozione dei diritti fondamentali, dall’altro, alla difficoltà delle Istituzioni comunitarie a rilanciare il processo di allargamento. In tale cornice, l’Italia svolge un ruolo fondamentale nel cercare di avvicinare la regione balcanica all’Unione Europea attraverso iniziative miranti ad accelerarne l’integrazione e sostenendo i processi di riforma interni". "Nel 2023, il quadro securitario balcanico si è connotato fortemente per l’incerto sviluppo del processo di normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo, che al momento appare in sostanziale stallo, nonostante l’iniziale sviluppo positivo dell’accordo raggiunto a voce, ma mai firmato, tra i due Paesi a Ohrid (febbraio) Read the full article
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giancarlonicoli · 6 months
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13 nov 2023 13:01
LA BIENNALE NERA – SAPETE CHI E’ UN MAESTRO E UN PUNTO DI RIFERIMENTO, SPERIAMO SOLO GIOVANILE, DEL NEOPRESIDENTE DELLA BIENNALE DI VENEZIA, PIETRANGELO BUTTAFUOCO? IL TERRORISTA NERO FRANCO FREDA, TIMONIERE DI ORDINE NUOVO (STRAGE DI PIAZZA FONTANA, 1969), DICHIARATO COLPEVOLE DI ASSOCIAZIONE SOVVERSIVA PER LA COSTITUZIONE DEL GRUPPO ‘ARISTOCRAZIA ARIANA’ – NEL 2003, LO SCRITTORE SICULO-MUSULMANO PUBBLICO’, PRESSO ‘ARISTOCRAZIA ARIANA’, “FOGLI CONSANGUINEI”, DOVE IL PRIMO DEI “CONSANGUINEI” È PROPRIO IL SUO EDITORE FREDA, E NEL QUALE SI SPROLOQUIA DELL’ESISTENZA DELLA “MEMORIA DEL SANGUE”, FORMULA DI ANTICA MEMORIA PER STABILIRE IL PRIMATO DELLA RAZZA… -
DAGOREPORT
La sigla Ar è l’abbreviazione di Aristocrazia Ariana e così si chiamano le edizioni di Franco Freda, un nome che brilla come una stella nel firmamento del terrorismo nero, e che è stato dichiarato colpevole di associazione sovversiva per la costituzione del gruppo di Ar, appunto.
Un gruppo formato da sostenitori di questa casa editrice neofascista, tradizionalista e neonazista, che si ispira a Julius Evola. Freda accusato di aver organizzato la strage di piazza Fontana del 1969, inizialmente è stato assolto per mancanza di prove (cosiddetta "formula dubitativa").
Ma la Cassazione nel 2005 ha affermato che la strage fu realizzata dal “gruppo eversivo  Ordine Nuovo…. capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura”, e ha dichiarato che i due non sono più processabili in quanto “irrevocabilmente assolti dalla Corte d’assise d’appello di Bari”.
Adesso Freda, il timoniere del famigerato Ordine Nuovo, pubblica tomi e volumi che discettano sul tema della democrazia e dei mali che questa comporta: nel novembre 2022 la sua libreria di Avellino è stata perquisita in quanto considerata la base di una cellula neonazista.
Freda è un maestro e un punto di riferimento, speriamo solo giovanile, del neopresidente della Biennale di Venezia, Pietrangelo Buttafuoco. Presso Aristocrazia Ariana, il cui nome è già tutto un programma, Buttafuoco nel 2003 ha pubblicato “Fogli consanguinei” dove il primo dei “consanguinei” è proprio il suo editore, il terrorista nero.
A Freda il quale “s’intende di libertà per essere stato rinchiuso nel cattiverio (sic) delle prigioni democratiche” e che è stato “toccato dalla legge Mancino … come istigatore all’odio razziale” (un’accusa non proprio irrilevante), il saggista Buttafuoco chiede di spiegare cosa è la “democrazia”. Glielo chiede proprio perché è un nemico della stessa.
Freda è un “uomo di grande cultura”, dice Buttafuoco del suo editore, “inarrivabile, solitario  e anche spiritoso”(sai che risate parlando di democrazia con un sovversivo razzista). Ma è anche un intellettuale fumoso e incomprensibile quando sentenzia che “la ricerca dell’originario è una conversione della forma mentale che si volge all’origine e all’alto e non al futuro e al basso come effetto dell’entropia …”.
Questo linguaggio ermetico conquista lo stesso lo scrittore siciliano convertitosi all’Islam e gli ricorda quello del grande Jorge Luis Borges. Buttafuoco alla fine afferra quello che conta e cioè che esiste la “memoria del sangue”, formula di antica memoria per stabilire il primato della razza.
Insomma se questo è il maestro cosa sarà l’allievo? E quali sono i principi democratici (?) del nuovo intellettuale di punta che guiderà la Biennale della Italia democratica (?)…
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crossroad1960 · 7 months
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“Questa lettura è avallata da una grande fallacia logica del nostro tempo, che aleggia sulla discussione intorno alla questione israelo-palestinese da sempre: se i movimenti palestinesi adottano il terrorismo come metodo di offensiva, allora dev’esserci una ragione che trae origine nelle scelte di Israele.
Al netto del fatto che ci troviamo probabilmente di fronte al più grande manifesto di victim-blaming della storia, questa lettura ignora completamente due fatti storici irrimediabilmente legati: il primo è che la reazione araba alla partizione della Palestina mandataria nel 1947 non è mai stata motivata dalla volontà di costruire uno Stato palestinese indipendente, quanto piuttosto dalla volontà di impedire qualsiasi costruzione nazionale ebraica in Medio Oriente (con buona pace della sorte degli arabi presenti sul campo, strumentalizzati ampiamente a questo scopo); il secondo, più profondo e largamente ignorato anche nel dibattito degli esperti, è che il concetto stesso di autodeterminazione nazionale ebraica contraddice secoli di subordinazione degli ebrei nel Medio Oriente arabo e musulmano, tramandata attraverso i mellah (quartieri ebraici) del Nord Africa, le violenze di massa, l’istituzionalizzazione di un sistema di subordinazione ai danni delle comunità ebraiche mediorientali. “
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kneedeepincynade · 7 months
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The same people who scream "genocide!" Against China for its counter terrorism are the same who defend Israel for its very real genocide
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
🤮 LA DISGUSTOSA IPOCRISIA DELL'OCCIDENTE VERSO I MUSULMANI, CHI BOMBARDA "DIFENDE I DIRITTI UMANI", CHI PROMUOVE LA PROSPERITÀ LI "VIOLA" - PARTE 1 🤡
🇮🇱 🇺🇸 🏁 🇪🇺 Bombarda la Palestina e altri Paesi Musulmani, ruba le loro risorse come in Siria, distruggi moschee, ospedali e scuole, promuovi propaganda anti-Musulmana costruendo il disgustoso slogan "musulmano = terrorista", e sarai un perfetto "alfiere dei diritti umani e dei musulmani" 🤡 | 你们是一群令人作呕的反穆斯林罪犯和杀人犯 😡
😍 Promuovi la Prosperità (繁荣) nello Xinjiang, sconfiggendo il radicalismo salafita-jihadista del Partito Islamico del Turkistan e del Movimento Islamico del Turkistan Orientale, alleati di Al-Qaida, ISKP e al-Nusra, trasformando la Regione in un terreno fertile per lo Sviluppo, che - nella prima metà del 2023 - ha ricevuto più di 100 milioni di turisti, generando entrate per 92,28 miliardi di Yuan, e allora «violerai i diritti dei musulmani» 😂
😍 Promuovi l'Educazione, lo Sviluppo del Turismo a livello Culturale, come per il Festival di Danza Etnica dello Xinjiang, o quello Naturalistico, grazie alle montagne innevate, enormi praterie e foreste, reso possibile grazie a progetti infrastrutturali come la 杜库公路 - Duku Highway, 伊犁环城路 - Yili Ring Road, 阿勒泰环城路 - Altay Ring Road e 喀什环城路 - Kashgar Ring Road, e riceverai le condanne degli USA e dei loro leccapiedi occidentali 🤹‍♂️
🇨🇳 Trasforma città come Ürümqi in fiorenti metropoli e difendi l'Antica Città di Kashgar, un meraviglioso centro culturale dello Xinjiang, e per gli imperialisti statunitensi e i loro vassalli «violerai i diritti dei musulmani» | Quanto è ipocrita tutto ciò? L'arroganza occidentale è molto fastidiosa 😡
👍 Il Mondo non è formato solo dall'esigua minoranza dei cittadini d'Occidente, intrisi di propaganda e suprematismo. Il 90% della Popolazione del Mondo conosce bene il sentimento anti-Musulmano dell'Occidente, e sa che in Cina non avviene alcun genocidio della popolazione musulmana 💕
🌐 Il Mondo osserva con gli occhi ben aperti il disgustoso comportamento anti-Musulmano dell'Occidente, e sa che la Repubblica Popolare Cinese è amica dei Paesi Musulmani:
一 Il Consiglio delle Comunità Musulmane del Mondo, composto da tutti i Paesi Musulmani sul Pianeta, sostiene la Cina:
💬 «Ci congratuliamo con la Cina per il completamento del Piano Anti-Terrorismo nello Xinjiang. Il livello di attenzione che abbiamo trovato nello Xinjiang incarna la determinazione della Dirigenza Cinese di fornire ogni servizio alle persone nella regione. La relazione tra la Civiltà Islamica e la Cina è storica, ed è caratterizzata dall'Amicizia, dalla Cooperazione e dall'Alleanza» 💕
🤔 Chi conosce meglio i Diritti dei Musulmani? Il Consiglio delle Comunità Musulmane o gli assassini degli Iracheni, Palestinesi, Siriani, e così via? 😡
二 La Lega degli Stati Arabi ha inviato, a giugno, una Delegazione nello Xinjiang, e si è complimentata con il Governo Cinese per la cura riservata alle minoranze etniche e religiose:
💬 «La Delegazione afferma che le accuse [occidentali] di "genocidio etnico" e "persecuzione religiosa" sono completamente false. [...] Apprezzano gli sforzi della Cina nel prendersi cura delle minoranze [...] e continueranno a sostenere la Cina nel mantenere lo Sviluppo e la Stabilità» ❤️
🤔 Di nuovo, Chi conosce meglio i Diritti dei Musulmani? 16 Paesi Arabi, 16 Paesi Musulmani, o i vili imperialisti statunitensi e i loro vassalli anti-Musulmani? 😡
📊 Nel 1953, la Popolazione dello Xinjiang contava 4,78 milioni di persone. Nel 1964, era aumentata a 7,27 milioni. Nel 1978, era aumentata a 12,33 milioni. Nel 2000 contava 18,46 milioni di persone. Nel 2020 ammontava a 25,85 milioni 📈
🤔 Forse, per l'Occidente, assassinare centinaia di miglia di Iracheni e migliaia di Palestinesi significa «difendere i diritti dei musulmani», mentre far crescere di milioni e milioni la popolazione dello Xinjiang significa effettuare un "genocidio". D'altronde, l'Occidente ragiona al contrario 🤹‍♂️
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🤮 THE DISGUSTING HYPOCRISY OF THE WEST TOWARDS MUSLIMS, THOSE WHO BOMB "DEFEND HUMAN RIGHTS", THOSE WHO PROMOTE PROSPERITY "VIOLATE" THEM - PART 1 🤡
🇮🇱 🇺🇸 🇪🇺 Bomb Palestine and other Muslim countries, steal their resources like in Syria, destroy mosques, hospitals and schools, promote anti-Muslim propaganda by building the disgusting slogan "Muslim = terrorist", and you will be a perfect " standard bearer of human and Muslim rights" 🤡 | 你们是一群令人作呕的反穆斯林罪犯和杀人犯 😡
😍 Promote Prosperity(繁荣) in Xinjiang by defeating the Salafist-jihadist radicalism of the Turkistan Islamic Party and the East Turkistan Islamic Movement, allies of Al-Qaeda, ISKP and al-Nusra, turning the region into a fertile ground for development, which - in the first half of 2023 - received more than 100 million tourists, generating revenues of 92.28 billion Yuan, and «you'll be violating the rights of Muslims» 😂
😍 Promote Education, Development of turism on a Cultural level, as for the Xinjiang Ethnic Dance Festival, or the Naturalistic one, thanks to the snow-capped mountains, enormous prairies and forests, made possible thanks to infrastructure projects such as the 杜库公路 - Duku Highway, 伊犁环城路 - Yili Ring Road, 阿勒泰环城路 - Altay Ring Road and 喀什环城路 - Kashgar Ring Road, and you will receive condemnations from the US and their Western toadies 🤹‍♂️
🇨🇳 Transform cities like Ürümqi into thriving metropolises and defend the Ancient City of Kashgar, a wonderful cultural center of Xinjiang, and for the US imperialists and their vassals «you will violate the rights of Muslims» | How hypocritical is this? Western arrogance is very annoying 😡
👍 The world is not made up only of the small minority of Western citizens, steeped in propaganda and suprematism. 90% of the world's population is well aware of the anti-Muslim sentiment in the West, and knows that no genocide of the Muslim population takes place in China 💕
🌐 The World watches with eyes wide open the West's disgusting anti-Muslim behavior, and knows that the People's Republic of China is a friend of Muslim countries:
一 The Council of Muslim Communities of the World, made up of all Muslim countries on the planet, supports China:
💬 «We congratulate China on the completion of the Anti-Terrorism Plan in Xinjiang. The level of care we found in Xinjiang embodies the Chinese leadership's determination to provide every service to the people in the region. The relationship between Islamic Civilization and China is historic, and is characterized by Friendship, Cooperation and Alliance" 💕
🤔 Who knows Muslim Rights better? The Council of Muslim Communities or the murderers of Iraqis, Palestinians, Syrians, and so on? 😡
二 The League of Arab States sent a delegation to Xinjiang in June, and complimented the Chinese Government for the care given to ethnic and religious minorities:
💬 «The Delegation states that the [Western] accusations of "ethnic genocide" and "religious persecution" are completely false. [...] Appreciate China's efforts in taking care of minorities [...] and will continue to support China in maintaining Development and Stability" ❤️
🤔 Again, Who knows Muslim Rights better? 16 Arab countries, 16 Muslim countries, or the vile US imperialists and their anti-Muslim vassals? 😡
📊 In 1953, the population of Xinjiang numbered 4.78 million people. By 1964, it had increased to 7.27 million. By 1978, it had increased to 12.33 million. In 2000 it had 18.46 million people. In 2020 it amounted to 25.85 million 📈
🤔 Perhaps, for the West, murdering hundreds of thousands of Iraqis and thousands of Palestinians means "defending the rights of Muslims", while making the population of Xinjiang grow by millions and millions means carrying out a "genocide". On the other hand, the West thinks the opposite 🤹‍♂️
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Attentato a Bruxelles: uccisi due cittadini svedesi. Rivendicazione a nome dell’Isis. Il killer è in fuga
L’incubo del terrorismo islamico torna a spaventare l’Europa. È ancora senza esito la caccia all’uomo che ha aperto il fuoco nel centro di Bruxelles urlando “Allah akbar” e ha ucciso due persone. L’attentatore si è poi dato alla fuga e ha rivendicato l’attacco a nome dell’Isis. Le due vittime sono di nazionalità svedese. È probabile che ci sia un collegamento con le polemiche nel mondo musulmano…
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lamilanomagazine · 1 year
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Attentato in Francia: l'Europa sotto choc
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Attentato in Francia: l'Europa sotto choc Europa sotto choc per l’attentato di Annecy, nel sud-est della Francia, dove un richiedente asilo siriano ha accoltellato quattro bambini e due adulti in un parco. Tre di loro – due piccoli e un anziano – stanno lottando tra la vita e la morte. L’aggressore, il 31enne Abdalmasih H., è già stato arrestato e al momento dell’attacco indossava un turbante. Non risultano precedenti, solo una richiesta di asilo e uno status di rifugiato in Svezia. Secondo quanto riportato da Bfmtv, l’aggressore è sposato con una donna svedese e padre di un bambino di tre anni, più o meno la stessa età delle sue vittime. L’uomo si è dichiarato come siriano di religione cristiana e non musulmano, come circolato nelle primissime indiscrezioni. Il presidente transalpino Macron ha parlato di “assoluta vigliaccheria”, mentre la prima ministra Borne è immediatamente partita alla volta di Annecy. "Una preghiera per la vita di questi piccoli innocenti. Per il vile, mostruoso aggressore non ci sono parole sufficienti”, la prima reazione del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini: “Sono e rimango contrario alla pena di morte, ma di fronte a certa disumana violenza contro bimbi indifesi, da papà, non so quale pena possa essere abbastanza dura per chi si macchia di un crimine così mostruoso". Massima vicinanza da parte della politica italiana, molti hanno posto l’accento sul ritorno di fiamma dell’incubo terrorismo. L’europarlamentare leghista Angelo Ciocca ha invocato un intervento dell’Europa: “L'ennesimo episodio che riporta la Francia e l'Europa nell'incubo attentati. Una preghiera per i bambini coinvolti e i loro cari. L'Ue non può più girarsi dall'altro lato fingendo che il problema non esista. Basta!”. "L'attentatore che ha colpito in Francia numerosi bambini è un siriano che ha fatto richiesta di asilo. Dobbiamo essere aperti e generosi con tutti, ma abbiamo o no il diritto di stare attenti a chi viene in Europa e a volte chiede asilo ma ha pronta una lama dietro la schiena con cui colpire persone innocenti? Sul versante dell'immigrazione serve più fermezza" le parole del vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. L'esponente di Forza Italia ha aggiunto: "Sostengo e condivido le parole che il ministro dell'Interno Piantedosi sta pronunciando nel summit europeo e dobbiamo esigere dall'Unione Europea più attenzione perchè non è solo un interesse italiano ma un interesse della Francia e di ogni Paese europeo. La politica delle porte aperte ci conduce verso la catastrofe". Bruxelles ha immediatamente manifestato vicinanza a Parigi – “un attacco orribile e assolutamente ripugnante” secondo la commissaria agli Affari Interni Ylva Johansson – e tanti hanno sottolineato la brutalità dell’attacco che non ha risparmiato nemmeno i bambini. Una vile aggressione ancora più odiosa per questo motivo, le parole del senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin:“Condanno questo gravissimo episodio di violenza con la massima severità. La mia vicinanza va alla popolazione francese colpita da questi fatti drammatici e alle famiglie delle vittime”. Da destra a sinistra, il giudizio è unanime: "Massima vicinanza alla Francia per il brutale attacco di Annecy. Il ferimento di bambini di soli 3 anni, che ora si trovano tra la vita e la morte, ci lascia sgomenti: è un attentato a quanto abbiamo di più caro. Bene ha fatto il presidente Macron a sottolineare la assoluta vigliaccheria del gesto. Anche l'Italia è sotto choc per quanto accaduto", le parole della presidente del Gruppo Azione-Italia Viva al Senato Raffaella Paita in una nota.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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italian-malmostoso · 4 years
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"Non era emersa la sua pericolosità"
Mio Dio, non so se sia peggio che costoro ci facciano o ci siano.
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corallorosso · 4 years
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Vi fate chiamare sovranisti e poi permettete allo “straniero” di infarcirvi di basi militari Di Giulio Cavalli Però dobbiamo metterci d’accordo, altrimenti così fa proprio schifo: dobbiamo metterci d’accordo una volta per tutte se uccidere un uomo (sia anche il peggiore assassino) è qualcosa che può andare bene alla nostra civiltà, dobbiamo chiederlo a quei garantisti a fasi alterne che si stracciano le vesti per la custodia cautelare del politicante di turno e ora esultano tutti barzotti per l’omicidio di Soleimani. Vi prego, tenete un profilo, una coerenza. Colpire con un missile sganciato da un drone un uomo (per quanto possa essere avversario) è un’azione che si può tollerare? Sì? Perfetto, allora smettetela di frignare per il terrorismo degli altri perché il terrorismo che state appoggiando voi ha la stessa matrice e se voi vi sentite “più giusti” allora sappiate che l’essere convinti di stare dalla parte della ragione, dell’unica ragione possibile, è il cuore nero di ogni terrorista. Poi bisogna decidere una volta per tutte se il sovranismo non sia nient’altro che lo strisciare inzerbinati sotto i piedi del più forte per arrogarsi il diritto di prendere a calci i più deboli. Basta dirselo, basta mettersi d’accordo: non sopportate una lingua diversa incrociata sul marciapiede e poi permettete allo “straniero” di infarcirvi di basi militari nel vostro territorio e di aprire i rubinetti delle guerre (e inevitabilmente dei profughi, pensateci). Allora abbiate il coraggio di smetterla di difendere la “tradizione italiana” e confessate la vostra passione per l’essere amico dei vincitori. Non c’è niente di male, basta essere sinceri. Sarebbe anche curioso sapere cosa avreste detto se un qualsiasi leader politico di qualsiasi parte del mondo, magari qualche musulmano di quelli che odiate così profondamente, minacciasse di accendere una guerra colpendo anche obiettivi non militari. Sono sicuro che parlereste di un “pericoloso assassino” e invece oggi siete tutti intenti ad accarezzare il parrucchino del capo USA che si comporta allo stesso modo. All’art.2(4) della Carta dell’ONU si legge: “I Membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza, sia contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, sia in qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite”. L’atteggiamento di Trump contravviene in toto il diritto internazionale. Ma dai, lo sappiamo bene, a voi non frega niente del diritto internazionale se non vi torna utile come clava: voi volete essere sicuri, sicuri di non perdere la stima del vostro padrone. E vi fate chiamare sovranisti, fa già ridere così.
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25 aprile
A tutti quelli che domani saranno in prima fila per celebrare il 25 aprile vorrei solo ricordargli di fare, tra i tanti brindisi alla libertà, anche un sorso di coerenza e un chupito di dignità. 
Perché queste persone tanto indignate dal fascismo, sensibili alla violenza e alle minoranze sociali e loro annessi diritti, si DIMENTICANO - o ignorano - che il loro colorato e fatato multiculturalismo, la loro caritatevole tolleranza e la loro accoglienza del “volemosebene” sono tutti gesti che stanno portando l’Europa verso un nuovo Fascismo, ancor peggiore di quello di 70 anni fa. Tale fascismo si chiama ISLAMISMO.   Gli ingredienti che fanno il maschio musulmano medio sono GLI STESSI del medio fascista nostrano:
- razzismo (perché in Francia, Belgio, Svezia, Danimarca i ruoli si sono invertiti, cari).(uscite fuori dall’italietta non solo per una vacanza, forse vedrete coi vostri occhi) - ideologie di superioritá sugli altri (gli infedeli - o fedeli alle altre religioni - sono nemici) - violenza ( organizzata spesso in maniera cameratista )  - omofobia e transfobia - machismo e violenza legittimata sulle donne - fondamentalismo religioso (degenerante in terrorismo)
Perché condanniamo tutti questi aspetti se vengono esaltati dalle bocche di casapound e non facciamo lo stesso quando le bocche sono quelle dei maghrebini? Il problema in Italia ancora si vede poco credo ma l'oggettiva altissima percentuale di popolazione di religione musulmana in paesi come Francia, Belgio, Germania, Olanda, UK, Svezia, Austria e Danimarca è indice di una reale e normale preoccupazione.  Le strade europee sono invase da questa gente che prega e urla per le vie cittadine; nelle mense scolastiche francesi e tedesche hanno eliminato la carne di maiale, per loro; in Europa vengono costruite 5 moschee per ogni chiesa, in Europa!  Però noi quando andiamo nei loro paesi, fosse anche solo per turismo, dobbiamo metterci il velo in segno di rispetto (ma rispetto a cosa??), dobbiamo stare attenti a ogni parola/gesto per non destare offesa alla loro cultura, e nel peggiore dei casi veniamo pure buttati in galera per "condotta-immorale", decisa ad cazzum secondo le loro ideologie arcaiche. Voi, persone di sinistra amabili e dal cuore grande, ricordatevi che in Francia e in Belgio le coppie gay per strada hanno paura a prendersi per mano perché dietro di loro sta camminando un arabo, esattamente come a Verona succede quando dietro cammina uno skinhead.  Ricordatevi che le vostre idee liberali e progressiste sono l’esatto opposto di quelle (medievali) della comunità musulmana che tanto supportate nella vostra schizofrenica cieca accoglienza. Ricordatevi che l’islam non ammette ateismo - pena il carcere o la tortura, o la morte - e che quelli che voi chiamate “casi isolati di estremismo” sono in realtà la norma nella religione islamica, religione che è estrema di per sé.  Ricordatevi che una coppia europea detiene una percentuale di figli dello 0,7%, mentre una coppia musulmana ne tiene 3,8. Fatevi un po’ di conti, e se tra 10 anni dovrete pagare le imposte al ministero della Repubblica islamica di Francia, non sorprendetevi, sarà troppo tardi... e forse vi avranno già impiccato in piazza o sbattuto in qualche cella per aver osato difendere la libertà, i diritti e il progresso che tanto abbiamo sudato in Europa per poterli conquistare
Ricordatevi tutto questo domani, giorno della Liberazione. 
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paoloxl · 5 years
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Salvini in visita in Israele: un inchino al sionismo
La visita del ministro è iniziata in maniera assai inusuale. Come prima tappa si è recato al confine con il Libano, direttamente dall’aeroporto di Tel Aviv con un elicottero militare israeliano. Diventa subito l’occasione per scattare alcune foto e video con le forze di occupazione Israeliana, a uso e consumo dei suoi seguaci sul web. In realtà l’agenda del ministro sembra essere più rituale e meno stravagante di quanto riportato dai giornali Italiani: arrivo a Gerusalemme, città di residenza, incontro con il patriarca latino di Gerusalemme, incontro con il ministro dell’Interno Israeliano ed a seguire una conferenza stampa, anche se unilaterale. Poi il muro del pianto, il santo sepolcro e lo Yad Vashem, il memoriale dell’olocausto, l’incontro con il primo ministro Israeliano Benjamin Netanyahu e con il ministro del turismo.
In tanti, tra giornalisti e commentatori, si sono soffermati esclusivamente sulle “gaffe” di Salvini definendolo “inesperto” “incauto” ed “inadatto” rispetto al definire Hezbollah come gruppo terroristico, ci teniamo a ricordare che Hezbollah è un partito Libanese e  che il Libano è ufficialmente ancora in guerra con Israele. D’altronde bisogna dirlo Salvini è sempre bravo a far notizia: questa visita altrimenti, anche sulla stampa nostrana, sarebbe passata inosservata. Bisognerebbe invece chiedersi perché Salvini si sia recato in Israele ed analizzare la sua agenda e le sue dichiarazioni senza piagnistei o peggio isterismi sulla sicurezza dei militari Italiani presenti in Libano.
Il segretario della lega ha fatto una scelta precisa di posizionamento perchè non è andato in visita come “rappresentante del popolo italiano” bensì come capo di un partito politico in forte ascesa in Italia. Inoltre ha preso la decisone forte di non andare nei territori Palestinesi, evitando anche Betlemme, tappa solitamente obbligatoria anche per i più strenui sostenitori del sionismo - ci andò anche Donald Trump.
Salvini ha deciso di schierarsi con Israele e contro il popolo Palestinese per varie ragioni, la prima delle quali è sicuramente quella di dover pagare un tributo ad uno stato neocoloniale occidentale estremamente influente in vista delle elezioni europee, momento cruciale per consolidare la propria posizione di potere.
Questa scelta è stata una mossa, a dire il vero, non troppo originale nel panorama italiano: prima di lui già Renzi (nel settembre 2015) e Fini (nel lontano 2003), tra gli altri, si recarono in Israele per consolidare la propria posizione di leader politici.
Particolarmente significativa è anche la tappa allo Yad Vashem, memoriale dell’olocausto, durante la quale alcuni attivisti Israeliani hanno intitolato una manifestazione contro la visita di Salvini “Yad Vashem lavatrice Israeliana”. Questo santuario per conservare la memoria dei crimini nazisti contro il popolo ebraico infatti ha il potere di lavare i panni sporchi di coloro i quali, più o meno ambiguamente, si accostano a movimenti di estrema destra, razzisti e antisemiti.
Matteo Salvini ha il problema oggi diripulirsi dalle accuse di antisemitismo per le amicizie ambigue di quei “bravi ragazzi” che si definiscono fascisti del terzo millennio. Quale migliore lavatrice allora se non il monumento alla memoria dell’olocausto e la benedizione della nazione ebraica “in terra santa”? D'altronde sappiamo bene che non c’è nessuna contraddizione sostanziale tra estrema destra e sionismo. Infatti come ben sottolinea un articolo di Ramzy Baroud e Romana Rubeo per Aljazeera c’è un forte legame tra l’alt-right Americana, l’estrema destra Europea e il sionismo.
In un solo tweet il vicepremier riporta tutta la retorica dell’estrema destra Europea: i nemici sono gli islamici i quali, sia ben chiaro, sono terroristi e pericolosi. Israele, stato neocoloniale di insediamento, deve esistere ed essere baluardo del modello europeo in medio oriente. 
È interessante anche soffermarsi su alcune delle dichiarazioni rilasciate da Matteo Salvini durante la prima conferenza stampa che ha tenuto ieri a Gerusalemme. L’identificazione di Hezbollah come il terrorismo islamico infatti non è un’affermazione diplomatica in polemica con il partito libanese, quanto piuttosto l’affermazione dell’obiettivo comune una non troppo chiara “guerra al terrorismo”. Quando Matteo Salvini dice: “bisogna frenare il rafforzamento del terrorismo Islamico e dell’immigrazione clandestina”, rispetto alla collaborazione tra Italia e Israele, mette in relazione due fenomeni il terrorismo e l’immigrazione. Ma mette in relazione anche due luoghi, Italia ed il confine nord di Israele, questi sarebbero luoghi nei quali, attraverso tunnel o barconi si riversa una minaccia per la “civiltà occidentale”. In questo senso l’inusuale visita al confine nord con il Libano assume un altro significato: la difesa dei propri territori.
La guerra al terrorismo è diventata la battaglia che i governi di mezzo mondo combattono contro il mondo arabo-musulmano da quel 11 dicembre del 2001 per giustificare crescenti misure repressive interne e vere e proprie espansioni neocoloniali.
Oltre a questa identificazione di un nemico comune che lega le destre europee ed americane alla Nazione Ebraica bisogna sottolineare che Matteo Salvini dichiara di essere in Israele anche per parlare di“una maggiore presenza Italiana al livello industriale, commerciale, culturale, universitario, formativo in territorio Israeliano, argomentando che Israele destina il 4% del Pil alla ricerca e che cresce del 4% annuo” Sucessivamente all'incontro con il primo ministro Benjamin Netanyahu sembrerebbe che questa maggiore presenza Italiana si potrebbe tradurre in un gasdotto che dalle coste Israeliane arriverebbe sino al sud Italia quindi al Tap. Questa presa di posizione, in linea con quanto proposto dal governo Renzi e con la stessa retorica, per la quale Israele sarebbe un paese ad alto sviluppo tecnologico e con un’invidiabile cultura della democrazia con il quale portare avanti uno scambio tecnologico, etico e culturale. Ricordiamo, a tal proposito quanto sostenuto dall’allora primo ministro Matteo Renzi il 22 luglio 2015:
“Il vostro destino è il nostro destino, la vostra sicurezza è la nostra sicurezza, insieme costruiremo un mondo migliore - e proseguiva così nel suo intervento alla Knesset - (il parlamento Israeliano) “Chi pensa di boicottare Israele non si rende conto di boicottare se stesso, di tradire il proprio futuro. Possiamo avere opinioni diverse, è accaduto e continuerà ad accadere. Ma l’Italia sarà sempre in prima linea nel forum europeo e internazionale contro ogni forma di boicottaggio sterile e stupido”.
I governanti Italiani da diversi anni si trovano infatti in una pericolosa continuità per un sostegno incondizionato ad Israele, soprattutto per costruire, sulla pelle dei Palestinesi, la propria carriera politica. Tuttavia non ci sembra che questo sia il momento di indignarsi, sappiamo bene e da tempo a cosa puntano i politicanti nostrani vecchi o nuovi che siano.
Piuttosto occorre rilanciare con le lotte tanto invise e temute dallo stato di Israele come il BDS, che dal basso è stato in grado di costruire un fronte globale compatto di opposizione dell’Apartheid Israeliana e delle sue politiche di espansionismo coloniale ai danni dei Palestinesi e degli altri popoli arabi che vivono oltre i confini dello stato sionista. Occorre inoltre ricordarsi che combattere il sionismo ed i suoi alleati significa prima di tutto combattere i fascismi, l’antisemitismo gli altri razzismi.
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samdelpapa · 3 years
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Ognuno tira l'acqua al suo mulino.
Arabia saudita e alleati rompono col Qatar troppo amico dell'Iran
Gli Usa accendono la miccia e dopo mediano. Putin e Erdogan col Qatar
La coalizione imperialista a guida Usa intensificava gli attacchi in Siria e Iraq su Raqqa e Mosul con l'obiettivo di chiudere in breve tempo il capitolo dell'esistenza dello Stato islamico, l'Arabia Saudita che non partecipa direttamente alle due azioni militari ne apriva un altro annunciando il 5 giugno la rottura dei rapporti diplomatici e la chiusura di spazio aereo e frontiere terrestri con il Qatar; l'emirato della penisola del Golfo Persico finiva così isolato perché accusato di finanziare il terrorismo e di essere troppo amico dell'Iran. All'isolamento del Qatar lanciato da Riad partecipavano in prima battuta gli Emirati Arabi Uniti (EAU), l'Egitto e il Bahrein, cui si aggiungevano le Maldive, il governo libico di Tobruk (quello non riconosciuto dall'Onu e sostenuto dall'Egitto) e quello dello Yemen tenuto in piedi dall'aggressione militare della coalizione a guida saudita. Si tratta della crisi più grave dal 1981, dall'istituzione in funzione anti-iraniana del Consiglio di cooperazione del Golfo, di cui fanno parte l'Arabia saudita, il Bahrein, gli Emirati arabi uniti, il Kuwait, l'Oman e il Qatar.
Il 9 giugno Arabia Saudita, Bahrain, Egitto ed Emirati Arabi Uniti pubblicavano un elenco di 59 personalità e 14 organizzazioni ospitate dal Qatar e accusate di appoggiare e finanziare il terrorismo, ovvero Hamas, gruppi legati ad Al-Qaeda e l’IS. Arabia Saudita e Emirati rilanciavano con la pubblicazione di una lista di condizioni cui il Qatar avrebbe dovuto accettare per la riapertura dei rapporti diplomatici; fra queste la chiusura definitiva dell’emittente televisiva al-Jazeera e di una serie di organi di stampa e siti finanziati dal Qatar, l'espulsione di tutti gli attivisti dei Fratelli musulmani e di Hamas dal paese con la chiusura delle loro sedi e il congelamento dei loro conti bancari, il blocco delle attività di molte “associazioni caritatevoli islamiche” attive nel Qatar e da tempo criticate anche dal Dipartimento di Stato Usa per i doni di “natura sospetta” in paesi martoriati da guerre civili e dai venti della cosiddetta “Primavera araba”.
La lista dei paesi che immediatamente appoggiavano l'embargo e l'elenco delle richieste al Qatar già indicano quale sia la linea di rottura tra Riad e Doha. Che non è di ora ma è nata diversi anni fa quando l'Arabia Saudita sembrava messa in secondo piano nella lotta per l'egemonia regionale; l'imperialismo americano sotto la gestione Obama cambiava atteggiamento verso l'Iran fino all'intesa sul nucleare, attaccata da Riad come da Tel Aviv, e si inseriva nella corrente a favore delle “rivoluzioni arabe” del 2011 che rovesciavano i vecchi regimi, sotto gli occhi delle telecamere della rete televisiva Al Jazeera che amplificava le loro azioni. Qatar e Turchia erano in campo con aiuti in Egitto, a sostegno del governo dei Fratelli musulmani e del presidente Morsi, in Libia, in appoggio del governo islamico di Tripoli che ha dovuto cedere il passo a quello di Serraj appoggiato dall'Onu; in Siria precedevano l'intervento dei paesi imperialisti con il sostegno a gruppi dell'opposizione a Assad. Appoggiavano il Movimento di Resistenza Islamica (Hamas) e la resistenza palestinese ospitando a Doha il leader in esilio Khaled Mashaal, sostituito lo scorso 6 maggio da Ismail Haniyeh di Gaza. La difesa dell'ordine “costituito” era invece il dogma di Riad con re Saud che inviava i carri armati a reprimere le proteste della maggioranza sciita in Bahrein, finanziava il golpe di al Sisi in Egitto che ripristinava la dittatura di Mumarak e proteggeva le milizie libiche del governo di Tobruk che stanno allargando il loro controllo nella Libia orientale. Nel caso del Baherein l'intervento era scattato nel nome dello scontro tra sciiti “sobillati” dall'Iran e sunniti, come successivamente nello Yemen, negli altri sembrerebbe una contraddizione interna al mondo sunnita tra gli interpreti della versione ultra-tradizionalista che segue i dettami di al-Wahhab, leader religioso musulmano del 18mo secolo, dal quale rivendicano una parentela diretta gli al-Thani, l’attuale famiglia regnante in Qatar. Altro elemento di scontro è la direzione della grande moschea di Doha, aperta nel 2011 e diretta dall'imam Yusuf Al Qaradawi, uno dei leader dei Fratelli musulmani, l'organizzazione religiosa messa al bando in Arabia Saudita e Emirati. Ma le ragioni del braccio di ferro non sono religiose, se non in linea secondaria, sono sostanzialmente politiche e economiche con in gioco l'egemonia del mondo arabo, musulmano e del Medio Oriente. La famiglia al Thani ha la colpa di non accettare la guida di Riad, di giocare per conto proprio nelle varie crisi regionali in cordata assieme alla Turchia del fascista Erdogan e di mantenere rapporti politici e economici con l'Iran, la potenza locale avversaria diretta dei sauditi.
Il Qatar è interessato a mantenere relazioni cordiali con l’Iran anche per poter sfruttate il comune giacimento di gas naturale North Dome-South Pars che si trova fra i due paesi, nelle acque del Golfo Persico.
Già nel 2014 Arabia Saudita, Emirati arabi e Bahrein avevano attaccato il Qatar che appoggiava il governo del presidente Morsi e dei Fratelli musulmani in Egitto e arrivarono il 5 marzo fino al ritiro degli ambasciatori da Doha. Altre scaramucce precedenti, fra il 2002 e il 2007, avevano visto Riad ritirare provvisoriamente il suo ambasciatore dall'emirato a causa delle dichiarazioni di alcuni dissidenti sauditi trasmesse da Al-Jazeera.
Lo scontro del 2014 fu sospeso con l'emersione dell'IS, la cui distruzione divenne elemento di unità fra paesi imperialisti e arabi. Il “nemico comune” IS sembra prossimo a perdere le basi in Siria e Iraq, anche se lo scontro coi paesi imperialisti cambierà forma ma resterà lo stesso aperto come dimostrano gli ultimi attacchi terroristici in Europa e financo per la prima volta in Iran, lo scorso 7 giugno con l'assalto al parlamento di Teheran e al mausoleo di Khomeini. Riad non ha atteso la chiusura della guerra in Siria e Iraq con l'IS e ha riavvolto il nastro della storia ripartendo da tre anni fa. Dallo scontro con Doha, anteprima di quello ben più sostanziale e pericoloso con l'Iran.
Il Qatar respingeva le accuse affermando che “non vi è alcuna prova che il governo del Qatar sostenga il fondamentalismo islamico” e rilanciava l’obiettivo della cooperazione regionale nel Golfo accettando l'intervento di mediazione del Kuwait. Il Kuwait è l'unica monarchia del Golfo ad aver istituzionalizzato la presenza dei Fratelli musulmani. Doha ritirava le sue truppe che combattevano al fianco dei sauditi al confine con lo Yemen e le dispiegava al confine tra Qatar e Arabia Saudita.
A fianco del Qatar si schierava la Turchia. Erdogan l'8 giugno firmava due decreti per il dispiegamento di truppe turche in una base vicino Doha di un contingente di 5 mila uomini che potrebbe salire a 15 mila e per l'addestramento delle unità della gendarmeria dell'emirato. Le operazioni erano previste dall'accordo stipulato tra Ankara e Doha nello scorso aprile per il dispiegamento delle truppe turche nell'emirato con l'obiettivo di rafforzare la cooperazione militare ma che sia reso operativo in questo momento ha un peso politico e militare non indifferente. Un segnale verso Riad a non forzare la mano.
L'Iran rispondeva alle accuse rilanciate da Trump e da Riad col ministero degli Esteri di Teheran che il 6 giugno rinviava al mittente le accuse di “terrorismo” sottolineando che la Repubblica islamica iraniana sostiene “la lotta legittima di nazioni che vivono in condizioni di occupazione, […] questo non può essere un esempio di terrorismo”, e ribadiva che l'appoggio di Washington a Israele e all'occupazione della Palestina fanno degli Stati Uniti “il più grande sponsor del terrorismo di Stato”.
Turchia e Iran aprivano un ponte aereo per rifornire l'isolata Doha di cibo fresco e l'agenzia iraniana Tasnim rivelava il 12 giugno che sarebbero pronte tre navi a salpare alla volta del Qatar, con a bordo 350 tonnellate di cibo.
Donald Trump a Riad il 21 maggio aveva dato fuoco alle polveri; la Dichiarazione del vertice straordinario del Consiglio di cooperazione per gli Stati arabi del Golfo (GCC) e gli Stati Uniti d'America tenuto a Riad, sottolineava la volontà delle due parti di consolidare la partnership strategica sulla guerra al terrorismo, leggi Stato islamico, e in particolare nel mettere in pratica le misure per prosciugarne le fonti di finanziamento. Il secondo bersaglio indicato dai paesi arabi e dall'imperialismo americano era l'Iran accusato di “attività destabilizzanti” nella regione. D'altra parte lo stesso presidente americano Trump negli incontri di Riad, in coda ai suoi interventi centrati sulla guerra all'IS, ha diverse volte attaccato l'Iran che “dal Libano all’Iraq allo Yemen sostiene, arma e addestra terroristi, milizie e altri gruppi estremisti che diffondono distruzione e caos attraverso la regione”. “Fino a che il regime iraniano non vorrà essere partner di pace, tutte le nazioni con coscienza devono lavorare insieme per isolarlo”, affermava Trump rispondendo alle sollecitazioni del padrone di casa, il re Salman Bin Abdulaziz Al-Saud, che aveva definito l’Iran “la punta avanzata del terrorismo globale”.
Il presidente americano esultava non appena Riad mirava sul Qatar per sparare verso l'Iran. Trump e il segretario di Stato Rex Tillerson per alcuni giorni impersonavano il classico gioco delle due parti col presidente che sparava a zero su Doha e il ministro che smorzava i toni. Alla notizia della rottura delle relazioni Trump sosteneva che la decisione di Riad di isolare il Qatar “è l’inizio della fine dell’orrore del terrorismo” e si dichiarava felice di vedere che la sua visita ufficiale “sta ripagando”. In un secondo momento correggeva il tiro e invitava re Salman dell’Arabia Saudita a agire per l'unità fra le varie potenze del Golfo mentre il Dipartimento della Difesa statunitense emetteva una nota in cui ringraziava il Qatar per il “sostegno alla presenza militare” Usa sul proprio territorio, dalla sede del quartier generale di Stati Uniti CENTCOM alla Al Udeid Air Base, fra le più grandi basi nel mondo dell'aviazione americana. Ma il 9 giugno Trump tornava sull'argomento nella conferenza stampa dopo l'incontro a Washington col presidente romeno Klaus Iohannis e raccontava che “sono appena tornato da un viaggio storico in Europa e Medio Oriente, dove ho lavorato per rafforzare le nostre alleanze, forgiare nuove amicizie e unire tutti i popoli civilizzati nella lotta contro il terrorismo. (…). Ho affrontato un vertice di più di 50 leader arabi e musulmani dove i principali attori della regione hanno accettato di smettere di sostenere il terrorismo, siano essi finanziari, militari o addirittura morali. La nazione del Qatar, purtroppo, è stata storicamente un finanziatore del terrorismo ad un livello molto elevato e, alla luce di quella conferenza, le nazioni si sono riunite e mi hanno parlato di affrontare il Qatar per il suo comportamento. Così abbiamo deciso di fare una azione dura ma necessaria, perché dobbiamo fermare il finanziamento del terrorismo. Ho deciso, insieme con il Segretario di Stato Rex Tillerson e i nostri vertici militari, che è arrivato il momento di invitare il Qatar a porre fine ai suoi finanziamenti al terrorismo”.
La politica di Riad trovava il sostegno dei sionisti di Tel Aviv che ritengono possa indebolire la resistenza palestinese. La Russia di Putin puntava al dialogo tra le parti preoccupata di non aprire una nuova crisi con protagonsita il suo alleato iraniano quando ancora non tutti i giochi si sono sistemati in Siria e dintorni. Anche i paesi europei singolarmente e la Ue si tenevano fuori non seguendo l'Arabia Saudita negli embarghi a Doha. La Ue ha "buone relazioni con tutti i Paesi del Golfo e le manterrà", noi sosteniamo il lavoro di mediazione del Kuwait affermava la Mogherini il 10 giugno dopo l'incontro a Bruxelles col ministro degli esteri del Qatar.
Il premier iracheno Haider al-Abadi dichiarava che “non siamo interessati da queste controversie” ma “manteniamo buone relazioni con tutti i Paesi” della regione e aggiungeva che l’obiettivo del suo esecutivo è quello di rendere sicure le frontiere con la Siria in coordinamento con le forze fedeli al presidente siriano Bashar al-Assad, alleato di Teheran. Realizzando un collegamento diretto tra le forze della cosiddetta “mezzaluna sciita” dalla resistenza libanese di Hezbollah a Teheran. Un collegamento che accende il fuoco negli occhi dei regimi di Tel Aviv e Riad; coi sauditi che aprono lo scontro con Doha, col via libera degli Usa, in nome della guerra al terrorismo ma puntando all'Iran di Rohani, la diretta concorrente per l'egemonia locale dei paesi arabi reazionari e dei sionisti.
14 giugno 2017
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iannozzigiuseppe · 3 years
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Andrea Nicastro - Gli Altri siamo noi. Perché tradire la democrazia scatena il Jihad - Rubbettino editore
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Andrea Nicastro – Gli Altri siamo noi Perché tradire la democrazia scatena il Jihad Rubbettino editore In tre secoli il mondo musulmano è passato dalla fierezza di un impero mondiale all’orrore del terrorismo suicida. La risposta al declino non è arrivata dalla politica o dall’economia, ma dalle moschee: l’Islamismo è diventato la miglior “banca dell’ira” sul mercato. Il suo successo è il…
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TRAMA The Mauritanian, il film diretto da Kevin Macdonald, racconta la vera storia di Mohamedou Ould Slahi (Tahar Rahim), un uomo musulmano proveniente dalla Mauritania, che contro la sua volontà viene catturato dal governo Americano insieme a molti altri stranieri, quando dopo gli attacchi dell'11 settembre del 2001, gli Stati Uniti fecero partire una serie di operazioni militari con lo scopo d'individuare tutti coloro che fossero coinvolti con il terrorismo anti-americano. Mohamedou fu trattenuto nella prigione di Guantanamo per quattordici lunghi anni, sebbene non fosse mai stata presentata alcuna accusa contro di lui.
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>>>>>> One World: Together At Home <<<<<< Basic protective measures against the new coronavirus Stay aware of the latest information on the COVID-19 outbreak, The Mauritanianilable on the WHO website and through your national and local public health authority. Most people who become infected experience mild illness and recover, but it can be more severe for others. Take care of your health and protect others by doing the following: Wash your hands frequently Regularly and thoroughly clean your hands with an alcohol-based hand rub or wash them with soap and water. Why? Washing your hands with soap and water or using alcohol-based hand rub kills viruses that may be on your hands. Maintain social distancing Maintain at least 1 metre (9 feet) distance between yourself and anyone who is coughing or sneezing. Why? When someone coughs or sneezes they spray small liquid droplets from their nose or mouth which may contain virus. If you are too close, you can breathe in the droplets, including the COVID-19 virus if the person coughing has the disease. Avoid touching eyes, nose and mouth Why? Hands touch many surfaces and can pick up viruses. Once contaminated, hands can transfer the virus to your eyes, nose or mouth. From there, the virus can enter your body and can make you sick. Practice respiratory hygiene Make sure you, and the people around you, follow good respiratory hygiene. This means covering your mouth and nose with your bent elbow or tissue when you cough or sneeze. Then dispose of the used tissue immediately. Why? Droplets spread virus. By following good respiratory hygiene you protect the people around you from viruses such as cold, flu and COVID-19.
If you have fever, cough and difficulty breathing, seek medical care early Stay home if you feel unwell. If you have a fever, cough and difficulty breathing, seek medical attention and call in advance. Follow the directions of your local health authority. Why? National and local authorities will have the most up to date information on the situation in your area. Calling in advance will allow your health care provider to quickly direct you to the right health facility. This will also protect you and help prevent spread of viruses and other infections. Stay informed and follow advice given by your healthcare provider Stay informed on the latest developments about COVID-19. Follow advice given by your healthcare provider, your national and local public health authority or your employer on how to protect yourself and others from COVID-19. Why? National and local authorities will have the most up to date information on whether COVID-19 is spreading in your area. They are best placed to advise on what people in your area should be doing to protect
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kneedeepincynade · 1 year
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Sun tzu said, "appear weak when you are strong and appear strong when you are weak," and the EU is doing exactly that by trying to show its strength in front of China while in reality is falling apart and its desperately needs Beijing,but foes Beijing needs the eu? (No)
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⚠️ LE PREMESSE DEL VIAGGIO DI URSULA VON DER LEYEN E MACRON IN CINA? PAURA, SENTIMENTO ANTI-CINESE E ARROGANZA, MA ANCHE NECESSITÀ MATERIALE DI AVERE RAPPORTI COMMERCIALI CON ESSA ⚠️
🇪🇺 Accortisi che i Paesi dell'UE, senza legami commerciali con la Cina, andrebbero incontro ad enormi problemi, in quanto sono ormai praticamente de-industrializzati, Ursula Von Der Leyen - Presidente della Commissione Europea - ed Emmanuel Macron - Presidente della Repubblica Francese, si recheranno in Cina, su invito ufficiale del Presidente Xi Jinping, dal 05/04 al 07/04 🇨🇳
🇫🇷 Il 05/04, Macron incontrerà la Comunità Francese a Pechino, mentre il 06/04 è previsto l'incontro, insieme alla Von Der Leyen, con il Presidente Xi Jinping ⭐️
📊 Tuttavia, oltre ai temi commerciali, i due politici europei intendono trattare con la Dirigenza Cinese anche la Questione del Conflitto Russo-Ucraino ⚔️
🤡 Ancor prima della visita, sappiamo già che Macron, Re dell'Arroganza, proverà a dare lezioni di democrazia alla Cina, trattando la Questione dello Xinjiang, basandosi su fonti anti-Cinesi di provenienza statunitense ed europea 🤹‍♂️
🌸 Il Collettivo Shaoshan, che si basa sul Principio del "实事求是", ovvero "Cercare la Verità nei Fatti", ha trattato ampiamente la questione, e potete trovare tutti i link qui:
🔺Master-Post sullo Xinjiang 🌺
😘 Solidarietà eterna ai Compagni Cinesi che, armatisi di pura Pazienza (耐心), dovranno ascoltare questo arrogante politico anti-popolare e neo-colonialista 🤮
🤡 Gli unici Paesi a sostenere l'assurda idea che vi sia una "repressione della comunità musulmana" nello Xinjiang, su basi etniche, sono i Paesi Occidentali, mentre tutte il Consiglio delle Comunità Musulmane del Mondo, composto da tutti i Paesi musulmani sul Pianeta, sostiene la Cina:
💬 "Ci congratuliamo con la Cina per il completamento del Piano Anti-Terrorismo nello Xinjiang. Il livello di attenzione che abbiamo trovato nello Xinjiang incarna la determinazione della Dirigenza Cinese di fornire ogni servizio alle persone nella regione. La relazione tra la Civiltà Islamica e la Cina è storica, ed è caratterizzata dall'Amicizia, dalla Cooperazione e dall'Alleanza" 💕
🤡 A Macron interessa? Ovviamente no. È alleato con gli USA, che hanno bombardato, rapinato numerosi Paesi Islamici, e che hanno perpetrato l'idea che "musulmano = terrorista", per poi riscoprirsi - guarda caso - come alfieri dei diritti umani dei musulmani in funzione anti-Cinese 🤦‍♂️
🇪🇺 Ursula Von Der Leyen, invece, ha affermato che il Rapporto tra l'UE e la Cina è uno dei più intricati e importanti al Mondo, e che il modo in cui sarà gestito costituirà un fattore determinante per la futura prosperità economica (❓) e sicurezza dell'UE 🤔
🤔 Tuttavia, così come in Macron ritroviamo l'arroganza e la superbia, in Ursula Von Der Leyen si ritrova la reale incapacità Occidentale di ragionare secondo il Principio della Cooperazione a Mutuo Vantaggio (合作共赢) 🤝
🇪🇺 Parlando delle ambizioni della Cina, la VDE ha affermato che «Xi vuole essenzialmente che la Cina diventi la Nazione più potente del Mondo», e che l'UE è «preoccupata da ciò che sta dietro al ritorno della Cina sulla scena globale» | Compreso, il sentimento anti-Cinese? 😡
⚔️ Sulla Questione della Crisi in Ucraina, sarà interessante osservare come i due "politici" europei si rapporteranno con la Cina. Tentare di separare Cina e Russia, la cui cooperazione non è un "matrimonio di convenienza" (come affermato in Occidente), ma un vero e proprio Partenariato Strategico che tocca settori politici, economici e militari, è impossibile ❌
🇨🇳 La Cina non accetterà il dito puntato dell'UE sulla Questione delle Relazioni Sino-Russe. Per quanto riguarda la Pace, come per l'incontro con il Presidente Sánchez, la Cina continuerà a richiedere la promozione dei Colloqui di Pace e gli Accordi Politici 🕊
🔺Dichiarazioni anti-Cinesi dei Paesi UE | Approfondimento del Collettivo Shaoshan 🔍
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⚠️ THE PREMISES OF URSULA VON DER LEYEN AND MACRON'S TRIP TO CHINA? FEAR, ANTI-CHINESE FEELINGS AND ARROGANCE, BUT ALSO THE MATERIAL NEED TO HAVE COMMERCIAL RELATIONS WITH IT ⚠️
🇪🇺 Realizing that EU countries, without trade ties with China, would face enormous problems, as they are now practically de-industrialized, Ursula Von Der Leyen - President of the European Commission - and Emmanuel Macron - President of the French Republic , they will travel to China, on the official invitation of President Xi Jinping, from 05/04 to 07/04 🇨🇳
🇫🇷 On 05/04, Macron will meet the French Community in Beijing, while the meeting, together with Von Der Leyen, with President Xi Jinping is scheduled for 06/04 ⭐️
📊 However, in addition to commercial issues, the two European politicians intend to deal with the issue of the Russian-Ukrainian conflict with the Chinese leadership ⚔️
🤡 Even before the visit, we already know that Macron, the King of Arrogance, will try to teach democracy lessons to China, dealing with the Xinjiang issue, based on anti-Chinese sources from the US and Europe 🤹‍♂️
🌸 The Shaoshan Collective, which is based on the Principle of "实事求是", or "Seeking Truth in Facts", has extensively dealt with the issue, and you can find all the links here:
🔺Master-Post on Xinjiang 🌺
😘 Eternal solidarity to the Chinese comrades who, armed with pure Patience (耐心), will have to listen to this arrogant anti-popular and neo-colonialist politician 🤮
🤡 The only countries to support the absurd idea that there is a "repression of the Muslim community" in Xinjiang, on ethnic grounds, are Western countries, while all the Council of Muslim Communities of the World, made up of all Muslim countries on the planet , claims China:
💬 "We congratulate China on completing the Anti-Terrorism Plan in Xinjiang. The level of attention we have found in Xinjiang embodies the determination of the Chinese leadership to provide every service to the people in the region. The relationship between Islamic Civilization and China is historic, and it is characterized by Friendship, Cooperation and Alliance" 💕
🤡 Is Macron interested? Obviously not. He is allied with the USA, which has bombed, robbed numerous Islamic countries, and which have perpetrated the idea that "Muslim = terrorist", to then rediscover themselves - coincidentally - as standard bearers of Muslim human rights in an anti-Chinese function 🤦 ‍
🇪🇺 Ursula Von Der Leyen, on the other hand, said that the relationship between the EU and China is one of the most intricate and important in the world, and that the way it will be managed will be a determining factor for future economic prosperity (❓ ) and EU security 🤔
🤔 However, just as in Macron we find arrogance and pride, in Ursula Von Der Leyen we find the real Western inability to reason according to the Principle of Cooperation with Mutual Advantage (合作共赢) 🤝
🇪🇺 Talking about China's ambitions, the VDE said that «Xi essentially wants China to become the most powerful nation in the world», and that the EU is «concerned about what is behind China's return to the global stage» | Including, anti-China sentiment? 😡
⚔️ On the question of the crisis in Ukraine, it will be interesting to observe how the two European "politicians" will relate to China. Attempting to separate China and Russia, whose cooperation is not a "marriage of convenience" (as claimed in the West), but a real Strategic Partnership that touches political, economic and military sectors, is impossible ❌
🇨🇳 China will not accept the EU's finger pointing on the Sino-Russian Relations Issue. Regarding Peace, as with the meeting with President Sánchez, China will continue to request the promotion of Peace Talks and Political Agreements 🕊
🔺Anti-Chinese statements from EU countries | deep dive of the Shaoshan Collective 🔍
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