Tumgik
#ponzoni
bru111271 · 1 month
Text
E bisogna dirsele le cose belle, bisogna dirsele ogni volta che si può. “Sono felice”, “Mi fai stare bene”, “Mi manchi”. Bisogna dirsele queste cose. Perché a volte la vita fa davvero troppo rumore, si mette in mezzo, con i suoi inutili impegni,i compromessi, i malintesi che si infilano tra le crepe della casualità, le parole sbagliate, le coincidenze mancate…C' è tanto caos ogni giorno dentro e fuori la porta, e bisogna dirsele le cose belle, tutte le cose belle che ci sono.
G.Ponzoni
30 notes · View notes
modelsof-color · 2 years
Text
Tumblr media Tumblr media
Beatrys Ponzoni by Daphne Thảo Nguyễn for Vogue Australia April 2022
215 notes · View notes
invisibleicewands · 2 years
Video
youtube
3 notes · View notes
Tumblr media
Sofonisba Anguissola (1532–1625) - Self-portrait at an Easel, 1556.
Tumblr media
Portrait of Bianca Ponzoni Anguissola (1557) by Sofonisba Anguissola.
0 notes
koufax73 · 2 years
Text
Filippo Cattaneo Ponzoni: "Sguardi" è il nuovo singolo
"Sguardi" è il nuovo singolo di Filippo Cattaneo Ponzoni che segue il precedente "Felpa"
https://open.spotify.com/track/1O90EYy9fmKEOiiAzRjbhV?si=f88d302e534e4ed3 Sguardi è il nuovo singolo di Filippo Cattaneo Ponzoni che segue il precedente Felpa. Un nuovo capitolo che segna in modo atipico e malinconico l’inizio dell’estate. Il cantautore e chitarrista di Bergamo, dopo un ep di debutto e un’esperienza nazionale come chitarrista di Ghemon (con cui collabora tutt’ora), ci racconta…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
psikonauti · 5 months
Photo
Tumblr media
Sofonisba Anguissola (Italian, c.1532- 1625)
Bianca Ponzoni (artist’s mother), 1558
Oil on canvas
61 notes · View notes
abwwia · 4 months
Text
Tumblr media
Portrait of Bianca Ponzoni, 1557, by #SofonisbaAnguissola (Italian, c.1532-1625). Held by the Gemäldegalerie, Staatliche Museen zu Berlin; currently on display at Bucerius Kunst Forum's Ingenious Women exhibition, www.buceriuskunstforum.de/en/presskit/geniale-frauen #womenartists #artherstory
Via Art Herstory Notes
4 notes · View notes
mossmx · 6 months
Text
dear followers, today you unlocked some new Moss history lore:
I grew up with Cochi e Renato, Ponzoni and Pozzetto love is embedded in my DNA like it was in my parents before me
odd that y'all had to find out after I reblog a 1979 movie gifset XD it never came out before this on tumblr, but I literally went to see them live and for the Nebbia in Valpadana song the smoke machine triggered the theatre smoke alarm XD
idk felt like sharing, so now you know
Tumblr media
3 notes · View notes
canesenzafissadimora · 11 months
Text
E bisogna dirsele le cose belle,
bisogna dirsele ogni volta che si può.
“Sono felice”,
“Mi fai stare bene”
“Mi manchi”.
Bisogna dirsele queste cose.
Perché a volte la vita fa davvero troppo rumore, si mette in mezzo,
con i suoi inutili impegni, i compromessi, i malintesi
che si infilano tra le crepe della casualità, le parole sbagliate,
le coincidenze mancate…
C'è tanto caos ogni giorno dentro e fuori la porta,
e bisogna dirsele le cose belle, tutte le cose belle che ci sono.
Tumblr media
G. Ponzoni
2 notes · View notes
pneusnews · 11 days
Text
Yokohama in Svezia presenta il nuovo Geolandar A/T4 G018 e parla della strategia per Europa e Italia – intervista doppia Ponzoni - Gaspari
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
alonewolfr · 19 days
Text
Tumblr media
C'è tanto caos ogni giorno dentro e fuori la porta, e bisogna dirsele le cose belle, tutte le cose belle che ci sono.
|| G. Ponzoni
0 notes
giancarlonicoli · 20 days
Text
7 apr 2024 17:30
TAAC! RENATO POZZETTO RACCONTA A “GENTE” LO SCHERZO TREMENDO CHE FECE CON COCHI E JANNACCI A LINO TOFFOLO: “LO SEGUIMMO, MENTRE ERA APPARTATO IN AUTO CON UNA GIORNALISTA DI “FAMIGLIA CRISTIANA”. APPOGGIAI IL SEDERE NUDO AL SUO FINESTRINO. POI SCAPPAMMO VIA. QUANDO TORNÒ AL DERBY ERA  ROSSO PER LE RISATE E CI RACCONTÒ COSA GLI ERA SUCCESSO MENTRE LIMONAVA. NOI ZITTI, MORIVAMO DAL RIDERE…” – E POI LE DONNE, LA DROGA AL DERBY, LA CARRA’ CHE NON VOLEVA A "CANZONISSIMA" LUI, COCHI E BOLDI (“ERA UNA BALLERINA, CHE NE CAPIVA?”) E COME NASCE IL MITOLOGICO “TAAC”... -
Maria Elena Barnabi per Gente 
Gli occhi sono un po’ velati, il viso è pieno di rughe, ma la voce fa impressione: è quella di sempre. Stentorea, delineata, con la ben riconoscibile cadenza milanese che l’ha reso famoso in tutta Italia. «Quando salgo in taxi mi basta dire: “Mi porta in via Calatafimi?”, che il tassista si gira e dice: “Ma lei è Pozzetto?”». Ed è proprio quella voce lì che dovete sentire nelle orecchie quando leggete le risposte che Pozzetto ci dà in questa lunga chiacchierata. 
Lei è il ragazzo di tutti. 
«Sì, abbastanza». 
Uomini, donne, bambini, le vogliono bene tutti. 
«Me lo dicono spesso». 
È sempre stato così? 
«Sì. Perché anche da ragazzo andavo sempre alla ricerca dell’allegria. Non costava niente. Ci divertivamo tutti. Qualcuno aveva la casa libera, facevamo scherzi, suonavamo. Cantavamo le canzoni popolari. Ci prendevamo in giro anche in modo feroce. Come la commedia all’italiana: che fa ridere anche quando racconta le tragedie». 
L’intervista potrebbe già finire qui, perché in queste frasi c’è già dentro tutto: l’ironia di uno degli artisti che ha inventato il cabaret italiano, l’amore per il surreale che ha conquistato diverse generazioni, la consapevolezza di chi era povero ed è diventato ricchissimo.
Ma siccome Renato Pozzetto a quasi 84 anni è venuto apposta per noi a Milano dal Varesotto – dove abita in una grande villa, la moglie Brunella non c’è più dal 2009 – per parlare della sua bella autobiografia, andiamo avanti. Lo incontriamo in pieno centro a Milano, nella luminosa sede della società di produzione televisiva e cinematografica dei figli Francesca e Giacomo, alle pareti quadri di Mario Schifano: «Se volete fare il cinema, rimanete dietro le quinte gli ho detto», spiega lui.
«E così abbiamo aperto questa società». La sua autobiografia si chiama Ne uccide più la gola che la sciarpa e dentro c’è la storia d’Italia, quella del Dopoguerra e del boom economico e dei giovani che volevano divertirsi, creare, inventare e lasciarsi alle spalle l’infanzia sotto le bombe. Oltre a ciò c’è anche, naturalmente, la storia personale di Pozzetto: l’infanzia da sfollato nelle montagne di Varese dove incontra e diventa amico di Cochi Ponzoni. Le notti all’osteria l’Oca d’oro insieme agli artisti Piero Manzoni e Lucio Fontana. Le serate a cantare al cabaret, dove il duo Cochi e Renato viene notato da Enzo Jannacci che da allora decide di prendere i due ragazzi scatenati e geniali sotto la sua ala protettrice. I successi al Derby, lo storico locale milanese di cabaret, insieme con i ragazzi del “Gruppo motore”, cioè Enzo Jannacci, Lino Toffolo, Felice Andreasi, Bruno Lauzi. E poi la Rai, la Carrà, “la vita l’è bela”, le mille traversate Roma-Milano in auto, il film, i soldi, le case, le mangiate alla mitica trattoria Cantarelli di Busseto nella Bassa padana, le bevute, i ristoranti, le donne. Da sfondo, una Milano che ti fa venire voglia di averla vissuta in quegli anni lì. 
Perché ha scritto la storia della sua vita a 83 anni suonati? 
«Prima insistevano gli editori. Poi gli amici: bevi un bicchiere in più e magari racconti qualcosa in più. E così alla fine mi sono deciso a farlo. È stato piacevole scrivere cose che non mi ricordavo. Volevo raccontare le cose con la mia filosofia». 
(...)
Il suo “Taac” e i mille modi di dire di Cochi e Renato sono entrati nel costume di tutti gli italiani.
«Le frasi che sono rimaste le ho trovate io. Mi è sempre piaciuto osservare le persone, mi affascinavano, e poi volevo aggrapparmi a qualcosa che mi faceva sorridere. “Bravo sette più” era un modo per far ridere gli studenti, era portare in scena la stronzata dei voti. Invece Taac lo diceva un amico che veniva al Derby: “Ciao Renato, sono andato al casinò, ho vinto. Taac”. Lo feci mio». 
Si dice che al Derby ci fosse una stanza per gli artisti e le loro “amiche” della serata. «Tutto vero. Una sera la stanza era occupata da non so più chi e allora Lino Toffolo – caro Lino, scriveva delle canzoni bellissime – uscì in auto con una sua amica, una giornalista che lavorava pensi un po’ a Famiglia Cristiana. Io, Cochi e Enzo lo seguimmo e, mentre erano appartati, scesi dall’auto e appoggiai il sedere nudo al suo finestrino. Poi scappammo via. Quando tornò al Derby era tutto rosso per le risate e ci raccontò cosa gli era successo mentre limonava. Noi zitti, morivamo dal ridere». 
Nel libro cita spesso le “simpatiche signorine” che vi stavano attorno.
«Ho iniziato con la chitarra in mano nei locali a 15 anni. Dai, di certo non ho mai dormito all’umido...». 
E di droga ne girava al Derby? 
«Ma che domanda mi fa? Era il cabaret, erano gli Anni 60. Come chiedermi se c’era la “mala”...». 
Lo prendo per un sì. Passiamo oltre. Mentre eravate stelle del Derby, nei primi Anni 70 vi chiamò la Rai per fare un programma con Raffaella Carrà. Era Canzonissima, il varietà del sabato sera, il più seguito in Italia. 
«Ci convocarono dall’oggi al domani, andammo a Roma in fretta e furia, con noi c’era anche Massimo Boldi. La sera poi dovevamo tornare per fare uno spettacolo. La Carrà alla riunione non si fece vedere e ci dissero poi che non ci voleva. Ma era normale: era una ballerina, cantava il Tuca tuca. Cosa c’entrava con noi? Cosa ne capiva?». 
Invece voi rimaneste, e aveste l’idea di andare in onda per finta da un seminterrato. 
«Facevano finta di guardare su con un periscopio e dicevamo che le ballerine erano bellissime, usavano minigonne vertiginose e che avevano gambe perfette come la Carrà. Facevamo lo sketch del contadino, io parlavo con la radio. Poi la sigla E la vita, la vita entrò in classifica, divenne un successo incredibile. Si ricredettero tutti». 
Mentre facevate Canzonissima arrivò la prima offerta del cinema per lei solo: Per amare Ofelia, era il 1974. 
«Feci leggere il copione a Jannacci, lui mi disse: “Per me è una cagata”. E io gli risposi con l’ultima frase della sua canzone Prete Liprando: “E io lo faccio lo stesso!”. (Segue visione su YouTube del filmato di Jannacci che canta la canzone, ndr)». 
Da lì la sua vita cambiò. 
«Una bomba. Uscì il film, fu un grande successo, mi diedero il David di Donatello. Tutti parlavano di me, mi volevano. Quell’anno mi offrirono tre contratti con De Laurentiis credo, oppure erano cinque, non ricordo. Giravo a Madrid e poi tornavo nel weekend per fare la tv». 
Quanto guadagnò in quel primo anno? 
«Cento milioni. La mia vita cambiò totalmente. Io ero nato povero, sfollato, senza casa. Per anni avevo fatto la fame di notte nei locali, di giorno vendevo ascensori. Anche a teatro, da famosi, ci davano due lire. Con il cinema arrivarono cachet altissimi. 
Cosa ne fece?
«Comprai subito la casa per i miei genitori insieme a mio fratello che era un agente immobiliare. Facemmo la casa di Gemonio, al lago, una casa grande per tutti, camere da letto per l’intera famiglia. Così anche i ragazzi erano a posto». 
(...)
Fu a causa del cinema che le strade tra lei e Cochi si separarono? 
«All’inizio lui fece qualche film da solo e poi anche con me. Quando era possibile facevo lavorare i miei amici, come in Sturmtruppen. Alla fine Cochi scelse il teatro, lasciò la moglie e i figli e andò a Trieste dove c’era la sua nuova fidanzata. E così le nostre strade si divisero». 
Il ragazzo di campagna è senza dubbio il suo film più amato. 
«Quel ragazzo lì ero io. Anche in Sono fotogenico misi molto del mio, la scena del provino in cui non cambio espressione era una mia idea. Sa quel che mi dà fastidio? Dicono che Il ragazzo di campagna sia stato visto da 100 milioni di persone in tv. Però allora non c’erano i diritti dello sfruttamento televisivo. E io di quelli non prendo niente». 
Ha girato più di 70 film. Si è mai pentito di qualcuno? 
«E lei non si è mai pentita di niente? Ma la vita è fatta così». 
0 notes
lamilanomagazine · 22 days
Text
Milano. Sequestro propedeutico alla confisca di prevenzione di 96 immobili, 2 autovetture e altri valori mobili per un valore totale di oltre 9 milioni di euro
Tumblr media
Milano. Sequestro propedeutico alla confisca di prevenzione di 96 immobili, 2 autovetture e altri valori mobili per un valore totale di oltre 9 milioni di euro. Nella prime ore del 3 aprile i Carabinieri della Sezione di P.G. della Procura della Repubblica di Milano hanno proceduto al sequestro propedeutico alla confisca di prevenzione di 96 immobili ubicati nei comuni di Legnano, Parabiago, Busto Arsizio, Lonate Pozzolo, Castellaneta, San Giorgio su Legnano, San Giuliano Milanese, Pero, Turate, Oggiono, Cassano Magnago, di due autovetture e di altri valori mobili per un valore complessivo di oltre 9.500.000 euro, in esecuzione al provvedimento emesso dal Tribunale di Milano nei confronti di Ponzoni Maurizio, imprenditore 58enne, con precedenti, al quale, contestualmente ai sequestri, è stato notificato l'avvio del procedimento per l'irrogazione della sorveglianza speciale di P.S. per la durata di 4 anni. Ponzoni Maurizio, già in passato colpito da analogo provvedimento di prevenzione che aveva sancito una pericolosità sociale la cui intensità era fondata, tra i vari illeciti commessi, anche dall'aver ricoperto un ruolo apicale in un'associazione per delinquere composta da 33 persone e dall'aver intrattenuto rapporti con soggetti condannati per associazione per delinquere di stampo 'ndranghetistico, è gravato da condanne passate in giudicato per associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta ed altri reati economici che gli hanno consentito l'accumulazione di un ingente patrimonio immobiliare ora attinto dal sequestro di prevenzione. Gli accertamenti che la Procura della Repubblica ha svolto, attraverso i Carabinieri della squadra misura di prevenzione, sul conto del Ponzoni e dei suoi congiunti - condotti anche attraverso la revisione sistematica dei passati procedimenti penali che sin dal 2007 hanno visto coinvolto il Ponzoni - hanno infatti permesso di delineare sul conto dello stesso un quadro di pericolosità sociale ancora attuale e di ricostruire il suo ruolo di dominus e amministratore di fatto di un complesso reticolo di società intestate a prestanome, utilizzate per accumulare e schermare l'ingente patrimonio immobiliare, frutto del reinvestimento dei capitali illegittimamente conseguiti, ora colpito dal sequestro emesso dall'Autorità Giudiziaria di Milano. In concomitanza con i sequestri dei beni di cui sopra la Guardia di Finanza di Milano e Varese ha proceduto al sequestro di oltre 265.000 euro giacenti nei conti correnti intestati ai prestanome e alle società colpite dal provvedimento del Tribunale di Milano.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
claudiotrezzani · 1 month
Text
Tumblr media
Febbraio 1963.
Le Vie d'Italia pubblica un articolo - lo firma il musicologo Giulio Confalonieri - titolato "la musica ed il popolo".
Le fotografie le fa Ferruccio de Poli.
Anche a Milano, in un locale.
"Studenti", recita la didascalia.
Aurelio Ponzoni e Renato Pozzetto, sono.
L'anno seguente avrebbero debuttato al Cab.
Nel '63 erano ancora "studenti", Cochi & Renato.
Me la ricordo da anni, questa immagine qui.
Mi colpì l'anonimato della didascalia, il fatto che si ritrassero persone definite sconosciute perché allora effettivamente lo erano.
Eddunque, una fotografia - divenuta d'epoca - può essere caratterizzata da Postuma Disvelazione.
La celebrità non è un valore in sé, tutt'altro.
Qui epperò si regista il potente fenomeno:
la cronaca congela momenti, la Storia li reintepreta.
No, non ridisegna il momento istesso.
Piuttosto, getta retrospettiva luce.
Il giornale crede accendere riflettori su condivisa ordinarietà, il tempo consegnerà il momento quale prodromo d'inaspettata eclatante progressione.
E ciò, grazie alla Fotografia.
Grazie a come lavora il tempo, su questa fotografia.
Sottrae ignarità, qui, il tempo.
E' un rendersi ragione, qui, anni dopo.
Date premesse, uno - solo uno - degli sbocchi possibili.
Quello sognato, non lo sapevano neanche Cochi e Renato.
Reca cose in nuce, quello scatto lì.
Ma che erano in nuce, lo sappiamo solo ora, noi.
Sorta di virtuosa bomba ad orologeria, la Fotografia, qui.
Inconsapevole divinazione, qui.
Curioso fenomeno, eccomunque.
Come se mutasse, il tempo, la fotografia.
La liberasse da contingenza, ed insomma.
Di certo l'inscrive in un flusso.
Abitualmente non cito canzonette.
Ma Luca Annoni compone "Mille mondi possibili".
E canta:
"Ah, se il tempo fosse qualcosa con cui giocare".
L'ispirazione di Luca probabilmente viene da un volume edito da Urania e contenente una silloge d'autori di fantascienza.
Eddunque, mondi paralleli, oltre che possibili.
Paralleli in potenza.
E sì, qui il tempo è qualcosa con cui giocare.
Tratti i dadi, la premessa si rivelerà gravida di risultati.
All rights reserved
Claudio Trezzani
0 notes
librinudi · 1 month
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Stefan Wul HOMO DOMESTICUS 1 Ottobre 1959 COLLANA Cosmo 37, Ponzoni Editore Stampato in proprio da pdf
0 notes
periodicoirreverentes · 2 months
Text
MUSEO IRREVERENTES: “Ritratto di Bianca Ponzoni Anguissola” (1557)
Sofonisba Anguissola (Italiana, 1532-1625)Óleo sobre lienzo98 x 75 cmGemäldegalerie (Berlín, Alemania) 
Tumblr media
View On WordPress
0 notes