Tumgik
#pensavo fosse amore
sebaxyana · 1 year
Text
il sonno non ti salva
se hai l’anima stanca.
229 notes · View notes
io-rimango · 1 year
Text
Ho sempre creduto di sapere cosa significasse volersi bene perché pensavo al mio modo di voler bene agli altri, alla mia perenne disponibilità, al mio spaccarmi sempre in quattro pur di accontentare tutti, al mio giustificare assenze ingiustificabili e ingiustificate, assumendomi responsabilità non mie, pur di difendere e proteggere tutto il resto.
Ero un «Sì» continuo, lo sono sempre stata. Per me dire un «No» è sempre stato difficile, credendo di ferire, deludere le aspettative o di perdere qualcosa. Ho sempre dato delle seconde possibilità, ho sempre saputo ascoltare e ho sempre saputo persino perdonare. E così, dopo tante piccole lezioni spalmate in maniera omogenea durante questi anni di vita, mi sono scrollata di dosso questo senso di dovere verso il mondo circostante e ho iniziato ad ascoltare solo me stessa e le mie sensazioni.
E sapete cos’è successo con questa inversione di rotta? Una semplice e automatica «selezione naturale» di priorità, rapporti, esigenze, occasioni e possibilità che ho sempre creduto di aver perso per strada, che invece ho scoperto essere tutto mio.
Claudia Venuti, Pensavo fosse amore, invece era un caso umano
62 notes · View notes
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
-Massimo Troisi, “Pensavo fosse amore... invece era un calesse”.
77 notes · View notes
frammenti--di--cuore · 7 months
Text
immaginate una persona che capisce di essere ormai adulta perché finalmente il suo bucato profuma e sembra davvero pulito.....
.......
.......
🙋🏻‍♀️
8 notes · View notes
deathshallbenomore · 2 years
Text
🚫
13 notes · View notes
falcemartello · 14 days
Text
Pensavo fosse amore invece era spossatezza primaverile...
@LucaMagmo
72 notes · View notes
haaveillablogsworld · 9 months
Text
- Amore
- Dimmi
- Dove stai andando?
- Nell'orto, ci sono i peperoni da innaffiare, ieri li ho un po' trascurati.
- E potresti farlo più tardi?
- Certamente, cara, cosa succede?
- Niente di particolare, ma mi piacerebbe parlare un po'
- Nessun problema tesoro
- Tu mi ami?
- Certo, perché me lo chiedi?
- È bello sentirselo dire
- Ti amo, ti amo, ti amo. Ah, ti amo
- (Sorride)
- Non te lo dico abbastanza? Voglio dire, che ti amo. Lo sai - che ti amo?
- Esiste un “abbastanza” se parliamo d'amore? Me lo dici molto, ma non ti chiederò mai di smettere di farlo
- E io non lo farò, non smetterò di dirti che ti amo
- (Sorride ancora). Posso farti una domanda?
- Posso dirti di no?
- No non puoi
- Appunto (Sorride)
- Se un giorno smettessi di amarmi me lo diresti?
- Si, lo farei
- E se incontrassi una donna e ti rendessi conto di amarla più di me?
- Te lo direi. Saresti più felice se non lo facessi?
- No no, me ne farei una ragione
- Quando succederà sarai la prima a saperlo
- Grazie, questo mi rassicura
- La prossima settimana compirò ottant'anni, e di questi ne ho passati 65 insieme a te. E credimi, non mi è mai successo di trovare una persona che potesse solo farmi pensare di passare un giorno lontani. Pensavo fosse un modo di dire, ma veramente ti ho scelta ogni giorno della mia vita
- Anche quando ti facevo arrabbiare?
- Soprattutto quando mi facevi arrabbiare
- E quando mi svegliavo la mattina, con i capelli spettinati, gli occhi gonfi, il segno del cuscino sul viso?
- Quelli erano i momenti che preferivo
- Grazie amore
- Grazie a te, per avermi concesso il privilegio di condividere la mia vita con la tua. Te ne sei andata troppo presto.
L'uomo bacia la foto di sua moglie, e con gli occhi lucidi esce dalla porta. Ci sono i peperoni da innaffiare.
-- Autore sconosciuto
55 notes · View notes
tiaspettoaltrove · 28 days
Text
Ho sognato un storia d’amore.
Mi capita ultimamente sempre più spesso, perfino nel sognare, di sentirmi spettatore e non protagonista. Posizione negativa, si potrebbe pensare, in qualche modo limitante. A volte lo è, inevitabilmente, ma non sempre. Diciamo che vivo questa nuova normalità in modo sano, accettandola. Stanotte, invece di sognare la solita situazione compromettente, amorale, e non etica, ho fatto un sogno romantico, beato, profondo. Non ho schizzato copiosamente, bensì mi sono emozionato, e allietato. Assistevo al racconto di una storia d’amore, e la particolarità risiede nel fatto che vi assistevo in televisione (che io guardo pochissimo, quasi mai), e nello specifico in una trasmissione che odio (e che notoriamente non parla di storie d’amore, specialmente con tale inflessione e cadenza): “Striscia la notizia”. Orbene, esplicitare ciò che penso di quel programma tv in questo post non avrebbe senso, e mi porterebbe ad allungarmi oltremodo. Mi voglio invece focalizzare sul contenuto, non sul contesto. C’era un uomo che parlava della sua donna, e lo faceva con trasporto, con amore. Quasi come se fosse ipnotizzato, rapito. Più verosimilmente era semplicemente malato, malato dell’amore, quella malattia che pure in tanti vorremmo prendere. C’era un epilogo tragico, che però non vedevo, non vivevo (perché mi sono svegliato prima). Eppure c’era. Ricordo che pensavo che alla fine la sua donna sarebbe stata uccisa dalla mafia, avevo questa sensazione nitida nel mentre ascoltavo il racconto. Ma adesso, a posteriori, non mi importa. Perché vivevo solo la piacevolezza di quel trasporto, di quell’emozione raccontata così bene. C’erano in sottofondo le musiche dei Queen. Credo “Bohemian Rhapsody”, non ricordo con esattezza, ma le atmosfere erano quelle. In tutto ciò avrà influito sicuramente il fatto che da non molto ho riascoltato “A Night at the Opera”, disco pazzesco che consiglio a tutti (magari in vinile o in una registrazione da vinile e non su Spotify, se possibile). Ricordo un’immagine di lei che usciva da una specie di lago, dopo aver fatto il bagno. E si intravedeva molto parzialmente la mia grande passione, che è il fondoschiena femminile. Rammento lui, che parlava di lei come la risoluzione di tutti i suoi problemi. O quantomeno, del problema della sua assenza, dell’assenza di quell’anima gemella che sa riempire vuoti. Si appartenevano, si amavano, e probabilmente avrebbero meritato di vivere assieme tutta la loro intera vita. Ma era un sogno, già. Solo un sogno. Il sogno della storia di un altro, di un’altra. E di me che sto lì, davanti al televisore, ad ascoltare con attenzione quel racconto. Come in un film, uno di quelli in cui piango a dirotto lacerandomi da solo. Autoinfliggendomi la sofferenza dell’assenza da me scelta e rivendicata. Un masochismo romantico e passionale, scevro da quella componente sessuale che spesso tende a stridere, a fuorviare, a catalizzare l’intera attenzione su di sé. E che io stesso spesso uso, impropriamente, per creare dipendenza.
8 notes · View notes
a--piedi--nudi · 1 month
Text
La realtà
Volevo fare una passeggiata ma mi hanno interrotta. La vicina ha cominciato a parlare e parlare e parlare, poi è arrivata l'amica ottantenne della nostra condomina più anziana e anche lei a parlare parlare di come si sia cresciuta quattro nipoti contemporaneamente e da sola, di come ora a ottant'anni non abbia nemmeno un dolorino, anzi, nemmeno mezzo...e io ci credo perché la vedo nell'orto, da casa dei miei genitori, dalla mattina alla sera, piegata in due come un portafoglio; non s'inginocchia lei, non si tocca la schiena, non fa pause. Lavora. Piegata in due. L'unica cosa è la sera, una grande solitudine e malinconia, ha detto, perché sono sola; per questo cerco di stare in casa il meno possibile. È già abbronzata, ha già raccolto i "bruscandoli" e li stava portando alla sua amica (sta chiusa in casa tutto il giorno, poverina, ed è un anno più giovane di me, ha detto). Ci ha parlato dei figli, delle gare di sci, del vischio e dell'uomo che glielo regala. Volevo passeggiare mezz'ora prima di andare a prende mia madre, avevo voglia di vedere il mio nuovo amico un cagnolino solo, sempre seduto sotto il portico della casa nuova. È bianco e nero; quando passo mi fissa un istante da lontano e poi balzella fino alla recinzione guardandomi attraverso tutto quel pelo che gli copre gli occhi. Mi guarda solo un istante e poi sbatte la schiena contro la rete per farsi accarezzare. Si gode le coccole e si gira come sul girarrosto; un po' sulla schiena, un po' di fianco un po' sulla testa. Ha il pelo sporco e non gli tolgono mai la pettorina da guinzaglio, mi dispiace tanto ma sono felice venga in contro al piacere di una carezza. L'ottantenne è sola, il cane è solo, anche il condomino qui affianco è solo. La moglie l' ha lasciato, all'improvviso dopo trent'anni. Era bella, bionda, elegante, leggiadra, lunatica e un po' antipatica; non la vedevo da tempo ma credevo fosse colpa del lavoro e di questi cazzo di uffici dai quali ci facciamo fagocitare e invece se n'è andata con un altro. Ci ha lasciati un po' tutti, in realtà, perché un condominio di sei unità è come una famiglia allargata. Lei era "la bella", quella da senso d'inferiorità perché con il marito, le figlie, il nipote, il lavoro, la palestra, le lavatrici sempre a girare e i capelli da asciugare, era comunque perfetta: lavava le scale, puliva ogni giorno la terrazza, lavava la macchina e ora più nulla di tutto questo. Chi se ne va è come se morisse, se ne parla al passato. Invece è viva e vegeta e ora starà di sicuro meglio, finalmente, si godrà la vita, un nuovo amore e la primavera che arriccia i pensieri. Lui, invece, è qui affianco, dimagrito, lo sguardo un po' spento. Vedovo. È sola l'ottantenne alla sera, è solo il cane tutto il giorno, è solo F. qui affianco, forse che la solitudine mi stia parlando? Non so. Ci sarà sicuramente qualcosa da capire. Ho delle amiche che scrivono poesie, a volte le capisco e a volte no, ma c'è chi dice che la poesia non si debba per forza capire, può essere anche solo un ritmo, un disegno, un colore...una volta anche io la pensavo così ora no. Preferisco capire o, perlomeno, sentire qualcosa. Le amiche oggi hanno presentato due libri, eravamo in tanti: dal soffitto della libreria scendevano testi dondolando su cartellini chiari, guardavamo tutti all'insù, era strano, sembravamo proprio esseri umani che leggono delle idee, che assaporano visioni. Bello. Gente. Parole scritte e parlate, sguardi, baci, rincorse di mani a sentire la carne con la carne, toccare. Ho bevuto un rosé, sorriso a sconosciuti, rivisto conosciuti che non vedevo da tempo. Mamma ha comprato un tailleur color inchiostro, io due libri. Mi hanno riportata a casa presto, le stelle erano appuntite, in salotto mi aspettavano cose da leggere e invece sto scrivendo. Ieri notte ho sognato te, ho sognato che dormivamo abbracciate strette, talmente strette che non c'era spazio fra noi, tutto combaciava. Eravamo una. Il sogno è la realtà, basta saperla vedere.
11 notes · View notes
sebaxyana · 1 year
Text
voglio andarmene così lontano
da non saper più ritornare indietro.
162 notes · View notes
ragazza-whintigale · 1 year
Text
𝖄𝖆𝖓𝖉𝖊𝖗𝖊! 𝕰𝖒𝖕𝖊𝖗𝖔𝖗! 𝕺𝖈 𝖝 𝖗𝖊𝖆𝖉𝖊𝖗
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
𝕻𝖊𝖗𝖘𝖔𝖓𝖆𝖌𝖌𝖎 ➵ Rulyan (OC) 𝕬𝖛𝖛𝖊𝖗𝖙𝖊𝖓𝖟𝖊 ➵  Lieve comportamento Yandere, matrimonio combinato, pessimi genitori, abuso di potere, gravidanza non consensuale, Sesso non consensuale (implicito). 𝕻𝖆𝖗𝖔𝖑𝖊➵ 5034
Tumblr media
Diverte lo aveva definito adesso Rulyan a ricordarlo, con occhi sognanti mentre le teneva la mano per scaldarla dal gelido inverno. In  realtà nella capitale faceva sempre freddo, essendo la città più a nord di tutto l’impero, però d’inverno era talmente freddo che era difficile abituarsi. Neanche dopo tutti questi anni (nome) lo aveva fatto, appoggiandosi ancora a lui per questo. ❝ Hai freddo? Vuoi che entriamo?❞ La sua voce era cristallina e diaffanica, meritando ogni lode da tutte quelle donne che lo avevano ammirato. Lei non era una di loro e non avrebbe lodato il suono della sua voce, ma sarebbe una bugia dire che non lo pensava, solo una innocua constatazione a se stessa. Ma insomma, nonostante non fosse ancora del tutto abituata a queste temperature, era lui quello che in gioventù si ammalava più volte di quello che avrebbero potuto ricordare. ❝ Dovrei essere io a chiederlo , vostra altezza imperiale.❞ La sua voce era mansueta e distante come il solito, niente a che vedere con il ruolo di Consorte favorita dall’imperatore e il profondo amore che molte poesie e canti lodavano per tutto l’impero. Un sospiro lasciò le labbra dell’uomo, poteva essere cocciuta, anzi era cocciuta, con quel suo comportamento stava solo mettendo in difficoltà entrambi. (Nome) voleva mettere una distanza tra loro e lui non lo voleva. Quasi si ritrovò a capire la frustrazione di suo padre, nei confronti della sua adorata madre. Anche lei era una straniera come la sua (Nome), ed entrambi avevano fatto innamorare membri della famiglia imperiale perdutamente di loro. Forse il fascino dello sconosciuto, o semplicemente l'amore per la loro passione e sentimento nel fare le cose. Tuttavia a Rulyan non piaceva essere paragonato a quell’uomo, che era suo padre, lo ha sempre disprezzato e forse aveva fatto lo stesso anche suo padre con lui.  
Rulyan fece cenno ad una delle serve che li seguivano a debita distanza, così che le loro conversazioni non potessero essere udite da anima viva. Subito una ragazza decisamente più giovane di (nome) si avvicinò con un mantello in pelliccia e stoffa decorata, appoggiandolo con grazia sulle spalle della consorte dai capelli (colore). La serva fece un inchino e di rimando la sua padrona le fece un sorriso permettendole di andarsene, poi si rivolse a suo marito con sguardo orgoglioso e freddo. Era cocciuto, forse più di quanto lo fosse lei e quando aveva deciso qualcosa, soprattutto se le riguardava, era irremovibile. ❝ Pensavo di aver accennato a quanto non fosse necessario la vostra preoccupazione per una umile speziale. ❞ Il moro non sembrò dare molto bado alle sue parole, però rispose comunque sistemando ulteriormente il nuovo mantello. ❝ Non vedo perchè non dovrei preoccuparmi della mia amata moglie, soprattutto quando sta per diventare madre dei miei figli. ❞ Poteva essere considerata una provocazione, ma Rulyan non ne era il tipo, era più una constatazione, una frase usata solo con il scopo di aver ragione nella discussione. Ma avrebbe vinto comunque a dire la verità, lui era l’imperatore nessuno avrebbe potuto dargli torto in alcun modo.
Da sotto le spesse vesti, la giovane consorte aveva accarezzato il suo ventre, erano tutte supposizioni naturalmente, ma Rulyan avrebbe preso a cuore quelle parole più di quanto avrebbe dovuto. Aveva avuto solo un giramento di testa e lui era venuto a saperlo. Niente per lui era più importante delle sue parole, e lei con la sua ilarità aveva elencato tutto quello che poteva essere, ma niente lo aveva colpito più del sentire che potesse essere gravida di lui. Ogni accesso al padiglione della nobile consorte (nome) era stato minimizzato, come anche il numero di persone a cui era permesso vedere la stessa consorte. Era destabilizzante, sapeva benissimo che essere la prima ad avere un figlio dall’imperatore, la rendeva in grave pericolo di vita, tra concubine gelose e famiglia nobili che non erano d'accordo sull’origine del futuro neonato. Tutto era così surreale e non era nemmeno certo che questo neonato ci fosse. La mano di Rulyan scivolò sulla sua guancia, sistemando allo stesso tempo una ciocca dietro l’orecchio, un’azione amorevole agli occhi degli altri e un puro teatrino per lei, niente di più finto.
❝ Rientriamo per favore. ❞ Alla fine aveva ceduto alla sua richiesta precedente e la accompagnò all’interno del padiglione, ❝ Allora potresti darmi l’onore di prendere un the con te… in memoria dei vecchi tempi ovviamente.❞
Tumblr media
Il piccolo principe imperiale guardò rapito la ragazza di fronte a lui. Era evidentemente più grande di lui anche se poco o più di 2 o 3 anni, eppure era abbastanza visibile, o forse era solo colpa della febbre e della gola infiammata o ancora del fiato corto. ❝ Chi sei? ❞ La misteriosa ragazza lo guardò come se avesse chiesto qualsiasi cosa tranne quello che aveva detto, semplicemente lo aveva guardato. Non era qualcosa che potesse essere definito come materno, di pietà o che avrebbe calmato chiunque, eppure lui si calmò ugualmente e la lasciò fare. Tolse il lembo di stoffa che era stato posato sulla sua fronte porgendolo a qualche cameriera che la stava assistendo dandole ovviamente qualche ordine che lui non riuscì a comprendere e gli alzò la testa. Tra le mani aveva un cucchiaio in argento il cui contenuto aveva un odore nauseante. Volto il viso evitando la posata e la ragazza sospirò amareggiata ❝ Vostra altezza, vi prego almeno di assaggiare, a questo stadio della malattia deve tenersi idratato e nutrito o non guarirà molto presto.❞ Disse riprovando a dargli quell’intruglio sconosciuto ma lo evitó nuovamente. Non sembrava una persona molto paziente e lo aveva notato ❝ Bambino Viziato.❞ La ragazza aveva sibilato più a se stessa che a lui. Nessuno l’aveva sentita tranne lui quindi pensava andasse bene per lei, non aveva prove per dirlo, e lei avrebbe potuto usare la scusa di visioni deliranti che Rulyan aveva avuto durante la febbre. ❝ Vi prometto che se mangerete questo senza fiatare risponderò alla vostra domanda.❞ Rulyan sembrava soddisfatto, per quanto potesse dimostrarlo in quel stato. Socchiuse le labbra permettendo alla ragazza di nutrirlo. Il sapore non eguagliava l’odore ma non era poi così distante.
(Nome) aveva allontanato le altre domestiche dalla stanza senza nessuno sforzo, la coscienza di Rulyan era più vivida di quello che si aspettava da malato. ❝ Beh immagino che a questo punto dovrei presentarmi.❞ Probabilmente era il minimo, dato che era una ragazzina poco più grande di lui che non aveva mai visto prima di allora che probabilmente non era nemmeno di quei luoghi. (Nome) si schiarì la voce sonoramente. ❝ Il mio nome è (nome).❞ Era una una presentazione talmente semplice e sprecata da essere quasi ovvia, aveva sentito vagamente alcune serve chiamarla così. ❝ Non hai risposto ugualmente alla mia domanda. ❞ La ragazza sembrava consapevole della cosa per questo sbuffò, forse in molti le avevo già chiesto chi potesse essere e quella risposta gli era sempre bastata. ❝ ok ok…❞ Mise le mani avanti ❝ …Sono (nome) come ti ho già detto, e sono una speziale che proviene da quello che voi chiamate occidente.❞ Rimase stupito, era la prima volta che vedeva qualcuno che proviene dall’occidente oltre sua madre. ❝ Occidente? E cosa ci fai qui allora?❞ La ragazza sbatté le palpebre come a pensare ad una risposta giusta, una di quelle risposte troppo complicate da spiegare, ma che avrebbe comunque fatto. ❝ Niente che implichi le vostre attenzioni vostra altezza imperiale.❞ ❝ Se sei qui così facilmente significa che sei stata assunta in qualche modo.❞ Le sue parole scivolarono quasi spontanee e forse se fosse rimase più allungo, avrebbe potuto fargli tutte quelle domande che non aveva mai avuto il coraggio di fare a sua madre. ❝ Non esattamente in realtà, ma potreste sempre chiedere a vostra madre o all’Imperatore stesso, vostro padre.❞ Rulyan si imbronciò, non avevi davvero intenzione di parlare oltre e questo lo faceva contorcere dalla curiosità. ❝ Mei Lin, Xia Ying, andate a chiamare mia madre immediatamente. ❞ Le due serve di giovane età ma sempre più vecchie di Rulyan, corsero al richiamo del padrone. Ed mentre loro sembrano agitarsi al tono instabile del moro, (nome) aveva iniziato a sistemare ordinatamente il suo materiale nella sacca che aveva portato con sé andando a chiamare la concubina. Era bastato quell’intruglio di erbe e radici per calmare la febbre, questo avrebbe solo diminuito il tempo della sua permanenza lì.
Tumblr media
❝ Rulyan è un nome Buffo, per un posto come questo. ❞ La sentenza della (colore) lo lasciò spiazzato, non era un tono con cui rivolgersi ad un principe imperiale, ma ancora si ritrovò a ricordare che fosse straniera. ❝ Lo so… mi madre viene dall’occidente. ❞ Aveva mantenuto vivo il discorso senza nessun motivo apparente, solo curiosità passeggera. ❝ Lo avevo notato.❞ Era ovvio che lo avesse fatto, a differenza di molti all’interno di questo palazzo, lei osservava prima di poter fare affermazioni tanto azzardate e naturalmente Rulyan lo aveva notato, come poteva non farlo? Lui stesso aveva gli occhi di un placido grigio azzurro così chiaro e limpido, non era di certo un colore comune qui, dove la maggior parte sfoggiava tonalità castane e nocciola, come lo stesso imperatore. ❝ E allora perché giudicate l’origine del mio nome.❞ Lei alzò un sopracciglio come a chiederli se veramente era così cieco. Era davvero ovvio che (nome) lo trovasse divertente. Rulyan non era un nome che un imperatore avrebbe dato al suo nascituro e futuro erede, e infatti non lo aveva fatto. Rulyan, semplicemente, non era mai stato amato, era una peculiare vittima di strane conseguenze. Una madre costretta in un matrimonio con un principe straniero e successivamente imperatore, per poi dare alla luce un figlio che le ricordava così tanto l’uomo odiato. Poi c’era l’imperatore che non prestava attenzioni ad un neonato a cui non aveva scelto il nome, e che la sua concubina gli aveva nascosto. Rulyan si trovava solo in mezzo a due fuochi.
Questa convivenza era sempre stata difficile in qualche modo ma si era alleggerita dopo l’arrivo di (nome). Lei, se Rulyan avrebbe potuto descriverla, era quel qualcuno che si trovava lì per cause di forza maggiore ma che non se lo faceva pesare né a se stessa né a lui , per questo aveva favorito la sua compagnia rispetto ad altre. Naturalmente lui sapeva che se lei era qua era colpa sua e della sua malattia ma non si sentiva in colpa e lei non lo faceva notare, ma era tutto implicito. ❝ Quanto rimarrai ancora qui? ❞ Aveva posto fine allo stallo della propria risposta precedente per crearne un altro. (Nome) non sapeva quanto sarebbe rimasta, finché Rulyan non fosse guarito non avrebbe potuto andarsene, il che avrebbe voluto dire anche anni, vista la sconosciuta natura della malattia, ma ora che si sentiva già meglio solo dopo una settimana delle sue cure, dubitava che sarebbe rimasta così allungo. (Nome) versò una tazza di infuso e la consegno a Rulyan che la prese docilmente, la reputava brava con lui dato che nessuno era riuscito a tenerlo così vivo alla conversazione come lei, eppure lei non faceva molto per continuare, come faceva sua madre. O forse no. Sua madre non rispondeva mai alle sue domande, e se lo facevano erano risposte veloci e brevi, a volte non c'entrano nemmeno con la domanda che Rulyan aveva fatto. Certo (nome) non era una persona che si prodigava in lunghi e infiniti discorsi, diceva solo la crudele e infima realtà e questo lo attirava ad ascoltare tali cattiveria sul mondo, che quasi mai potevano essere adulatori.
❝ Non sono sicura di quanto durerà la malattia, ma penso che in un anno di riuscire a ristabilirla e tenervi sotto osservazione anche alcuni mesi❞ solo un anno? Davvero? Nessuno era mai arrivato a conclusioni così azzardate, ma lei sembra sapere quello che faceva il che lo lusingava, aveva saputo trattarlo meglio di qualsiasi eunuco, sacerdote e dottore della corte interna. Forse se davvero l’avesse chiesto potrebbe lavorare lei stessa per la corte interna, in fondo stava salvando la vita di un principe con successo, ma non era sicuro lei avrebbe mai accettato.
Tumblr media
❝ Ho sentito che molte concubine sono decedute nell’ultimo periodo per una malattia misteriosa. ❞ Ruylan si era rivelato un bambino molto più curioso di quanto (nome) si aspettasse. Lo guardò dando un morso ad una pesca acerbo. ❝ e cosa ci dovrei fare io?❞ I due avevano condiviso così tanto tempo insieme, che ormai Rulyan non faceva neppure più caso a quanto potessero essere scortesi le parole della sua quasi coetanea. Per certi versi Rulyan era felice che non fosse interessata alla cosa, se mai questo fosse collegato alla sua malattia, forse (nome) avrebbe dovuto occuparsi anche di altre dame della corte, trascurandolo. ❝ Beh, pensavo che avresti potuto dirmi cosa sta succedendo.❞ Il principe era davvero curioso e fastidioso agli occhi di (Nome) ❝ Non vedo perché dovrei farlo, infondo non è niente che ha a che vedere con me e con lei. ❞ Non dubitava che le voci non le fossero già arrivate, ma sapere che non aveva niente a che vedere con lui lo sorprese e rassicurò. ❝ Ad ogni modo potrebbe essere stato letteralmente qualsiasi cosa…❞ Fece una pausa e prese un morso del frutto che dalla consistenza sembrava leggermente acerbo ma Rulyan aveva appreso che la ragazza avesse gusti bizzarri certe volte ❝ … La corte interna è un mondo a sé, e qualsiasi cosa di estraneo e pericoloso possa entrare, può risultare un danno. Piombo. Piante nocive. Ignoranza.❞ L’ultima era qualcosa che ricordava avesse ripetuto diverse volte nelle loro conversazioni eppure non gli era mai stato del tutto chiara come cosa. ❝ Piombo? Ma Sua Maestà ne ha proibito l’utilizzo.❞ Aveva deciso di concentrarsi su qualcos’altro e non è che avesse davvero tutti i torti.
Lo sguardo della ragazza vagò sul paesaggio visibile nei giardini Imperiali, ❝ Il fatto che sia illegale non significa per forza impedirne il consumo…❞ Rulyan sbatté le palpebre, che non avesse compreso o forse non ci aveva comunque pensato, non aveva importanza (nome) glielo chiarì ugualmente ❝ E’ stata introdotta di nascosto.❞ Il moro sembrò cadere dalle nuvole e arrossì, era ingenuo e ignorante, nonostante le sue lezioni private, niente poteva sostituire tutte le esperienze vissute dalla maggiore, in giro per le terre del continente orientale e occidentale. ❝ Molti cosmetici importati nella corte interna contengono piombo, uno dei motivi per cui il personale all’interno del padiglione è stato diminuito e cambiato.❞ Aveva offerto una spiegazione omettendo come fosse stata lei a impedire l’utilizzo ed eliminare qualsiasi traccia di tali cosmetico dalla corte interna ma soprattutto dal padiglione. (Nome) non era una persona presuntuosa o egocentrica, solo stava seguendo gli ordini dell’imperatore, che per quanto potesse non apprezzare suo figlio era ugualmente il suo unico figlio maschio, e se davvero lei aveva le conoscenze per impedire che la corte interna cadesse nel caos perché non utilizzarle. Rulyan non lo sapeva e di certo la speziale non glielo avrebbe detto, soprattutto perché avrebbe comportato più domande di quel che avrebbe potuto sopportare.
❝ (Nome), quando te ne andrai… me lo dirai?❞ La domanda era dubbiosa e timida, e (nome) ne rimase sorpresa, Era quello il genere di domande a cui non dava mai una risposta, non perché non lo sapesse, semplicemente sapeva cosa sarebbe successo se mai il principe ne fosse venuto a conoscenza. Gli occhi del ragazzino erano ancora tondi e bambineschi, si diceva che i maschi maturassero in modo più lento rispetto ad una donna, forse era per questo che una donna veniva sposata prima ancora che potesse imparare qualcosa dal suo corpo. Rulyan era semplicemente uguale agli altri, solo più viziato. Chissà se la speziale avesse mai potuto fare qualcosa se lui decidesse improvvisamente i confini su cui poteva camminare. Scosse il capo in modo impercettibile, infatti il moro non se ne accorse, forse troppo impegnato a cercare di leggere l’espressione dubbiosa, forse un pò lo capiva, ma non abbastanza da astenersi dall’andarsene. ❝ Se sua maestà desidera questo, non sarà di certo questa umile speziale ad impedirlo.❞ Non si era insospettito ed era un bene. Sorrise raggiante, ❝ Bene allora penso che potremmo prendere una tazza di the.❞ Rulyan si alzò in piedi e corse dentro al padiglione seguito dalla ragazza più anziana. Da quando si era ripreso aveva iniziato a sfruttare i suoi raggianti giorni da bambino invece di essere costretto a letto, forse era anche per quello che gli aveva posto quella domanda.
Tumblr media
Era passato molto tempo, di preciso non ricordava quanto. Ma ancora non era davvero il tipo che si sarebbe messa a contare ogni secondo della vicenda, né avrebbe mai raccontato con nostalgia quei giorni in cui era la balia di uno dei figli dell'imperatore, a qualche bambino desideroso di saperlo. Soprattutto se se ne era andata senza avvertire, ma aveva compiuto il suo dovere, ciò per cui era stata trattenuta, quindi non si sentiva in obbligo di farlo sapere. Non era più tornata all’interno dei confini dell’impero dopo essere andata, per questo non sapeva cosa potesse mai succedere all’interno, non che le importasse, (nome) non era mai stata un’amante della politica.
❝ Penso che quel anice sia abbastanza polveroso al momento.❞ Si destò dai suoi pensieri, il che non era poi così comune per lei che non avrebbe perso molto di vista quello che accadeva ❝ per quanto ti riguarda è proprio come lo volevo, vecchio.❞ L’anziano rise sedendosi a terra di fronte alla ragazza. Ora ricordava perché tra tutti aveva scelto questa insolente ragazzina da prendere sotto la propria ala, era ovvio che avrebbe imparato dalle sue parole ma gli avrebbe anche risposto a tono come un’ingrata. ❝ Dovresti imparare a moderare le tue parole, ragazzina. Immagina se non fossero stati così benevoli alla corte interna.❞ (Nome) non aveva piegato il capo o fatto un’espressione di colpevolezza, era ovvio che non se ne pentiva, tuttavia non aveva ribattuto quindi ancora un po’ di buon senso lo aveva. Infondo sapeva che avrebbe potuto trovare parole piuttosto creative per scagionare la sua impertinenza. ‘Che facciano come vogliono’, ‘è un problema loro se non voglio sentir la verità’ o la più interessante ‘che mi taglino pure la testa’.
Rimasero in silenzio, lei aveva infuso l’anice offrendo anche all’anziano, ma non dissero più niente. Niente riguardante il suo comportamento nei confronti del suo periodo passato alla corte imperiale. Nulla riguardo alle simpatie del principe nei suoi confronti, ed era meglio così, sul serio. Non avrebbe dovuto parlare di quel sciocco periodo della sua vita che a suo dire era molto meglio fosse rimasto passeggero. ❝ Non ti viene voglia di vederlo?❞ (Nome) lo guardo come se avesse detto qualcosa di strano e senza senso, ma lui non diede cosi tanto peso come avrebbe dovuto ❝ Su su, (nome) non guardarmi così, infondo è cresciuto anche lui come te… sono già passati 7 anni infondo.❞ Rigirò il liquido aranciato, il cui profumo era intenso e vibrante, ne aveva anche preso un sorso abbastanza abbondante, da bruciarle ancora la gola. ❝ Penso che questo anice non mi stia aiutando contro il mal di testa, non è che questa volta hai fatto cilecca, vecchio?❞ Lui rise divertito, cambiare discorso non sarebbe davvero servito a qualcosa, ma forse lei ci avrebbe provato comunque. ❝ Non sarà mica perché sei preoccupata per quel principe? ❞ (nome) si fermò dal prendere l'ennesimo sorso, per fissare dritta negli occhi l’anziano. Era uno di quei sguardi truci che lei avrebbe fatto quando non era d'accordo con lui, ma a cui non poteva comunque controbattere. ❝ Quello sguardo non avrà molto effetto… In fondo le hai sentite pure tu quelle voci, no? ❞ Tutto questo era semplicemente odioso agli occhi della speziale, certo che aveva sentito quelle voci, ma le aveva sempre ascoltate semplicemente perché aveva riconosciuto il protagonista di quelle stesse voci.
❝ Si, le ho sentite. In fondo è stato un bene che io me ne sia andata…❞ Disse infine, forse per difendersi o forse perché lo pensa davvero. ❝ Sarà… ma io sono convinta potresti ritrovarti una bella sorpresa.❞ Il Vecchio rise e alzandosi se ne andò con la sua andatura lenta e traballante. Non capiva esattamente quello che intendeva, certe volte capitava anche quello ma se ne fece una ragione. Aveva risolto alcune di quelle frasi ad anni di distanza, era abbastanza fiducioso ci sarebbe riuscita anche ora. Lo guardò andarsene finendo il suo ultimo sorso di bevanda ambrata.
Tumblr media
Dall’accampamento improvvisato alla loro destinazione vi era una settimana di viaggio e poteva sembrare faticoso e lo era, ma ormai lei ne era abituata. Anche dopo essersi fermata per un anno alla corte interna si accorse di provare ancora piacere nei lunghi ed estenuanti viaggi. Prese un respiro profondo, il profumo di quelle terre le era familiare e non avrebbe di certo cercato di nasconderlo. Si lasciò beare dalla brezza frizzante e fredda. Fredda come la ricordava, si era adulata per ricordare ancora il gelo della capitale, e anche se non tollerava molto bene il freddo, si ritrovò compiaciuta della sua serenità. Ma in fondo si sarebbe fermata per poco tempo e questo la rese ancora più di buon umore. ❝ Togliti quell’espressione inquietante dalla faccia, ragazzina, abbiamo del lavoro da fare. ❞ (Nome) corrucciò il volto. Davvero la sua espressione malinconica e rievocativa era così spaventosa come raccontava, ad ogni modo non aveva una superficie riflettente su cui controllare o uno specchio, quindi si sarebbe accontentata di credere che stesse mentendo. Lo seguì sia con lo sguardo sia nei passi, non c’era molta folla il che non rendeva la cosa difficile. Non era passato molto tempo da quando ha percorso queste strade, ogni anno tornava per vedere cosa il mercato aveva da offrire, era in questo periodo che trovava sempre qualcosa di interessante. I mercanti itineranti che avevano sempre qualcosa che lei non avrebbe conosciuto fino a quell'istante. Ricordava anche quando ci aveva portato Rulyan, era una specie di premio per la sua buona guarigione e semplicemente lui aveva sempre voluto vedere cosa faceva quando non era alla corte interna. Semplicemente lei lo copri con stracci abbastanza pesanti da tenerlo al caldo e da renderlo irriconoscibile dal suo solito aspetto principesco, lo stesso fece con se stessa. Lo portò fuori in uno dei mercati itineranti meno frequentati della capitale e dove lei era solita andare quando niente sembrava divertirla. A tale ricordo canticchiò contenta, era un ricordo della corte interna piacevole e delicato che avrebbe conservato per sé anche per anni.
Si scosse dai suoi pensieri quando si scontrò con una donna, (nome) non aveva subito molti danni o disturbi ma la ragazza era caduta a terra rovesciando quello che stava portando. (Nome) non era una persona che sarebbe stata considerata gentile nell’etichetta di corte ma non era nemmeno maleducata, quindi raccolse le cose, sistemando come meglio potè nel cesto intrecciato di paglia e bamboo. ❝ Dovresti fare attenzioni la prossima volta. ❞ (nome) non citó il fatto che fosse anche lei distratta e di certo non lo avrebbe fatto. ❝Le mie scuse gentil- ❞ La ragazza si fermò sulle sue parole quando il suo sguardo incontrò e riconobbe quello della speziale ❝ (Nome)…❞ In un primo momento la ragazza occidentale non l'aveva riconosciuta, ma poi notò i colori dei suoi abiti, blu e oro. Sarebbe stato stupido parte sue dimenticarlo, però aveva ugualmente dimenticato quindi si chiese se avesse senso pentirsene adesso. Quei colori erano l’emblema velato del padiglione della consorte e di Rulyan. Li indossava anche (nome), a suo tempo, quando ancora poteva essere considerata una specie di amica di giochi del principe.
❝ Tu… tu non dovresti essere qui. ❞ La ragazza dai capelli castani e occhi nocciola era semplicemente una giovane apprendista ancella quando ancora (nome) risiedeva a palazzo, e seguiva ciecamente le parole del principe. Non si stupiva fosse cresciuta in questo modo, ricordando che aveva comunque 4 anni in meno della (colore) ma davvero questo tempo avrebbe fatto la differenza nella loro fisicità. Ma ancora (nome) si ricordò che veniva da luoghi diversi, i corpi delle donne di occidente erano decisamente più sviluppati di quelli delle donne di oriente. ❝ uhhh.. Xia- ❞ ❝ no, sono Mei lin. ❞ oh… (Nome) si maledisse nel non averla riconosciuta del tutto ma la ragazza sembrava non notarlo, ma era sempre stata decisamente più distratta e svampita dell’amica Xia Ying. ❝ Ne è passato di tempo dall’ultima volta… ma dimmi che ci fai qua? Sei qui per il giovane maestro? O forse sei venuto a trovare me e Xia Ying? No, ci sono ti mancava la nostra cucina? O forse…❞ La ragazzo continuò con le sue domandi invadenti e la faccia di (nome) non nasconde il fastidio, ma forse ci era abituata. (Nome) si domandava se Mei Lin si fosse mai chiesto se le interessa quello che aveva da dire. ❝ UN ATTIMO! Se tu sei qui vuol dire che potresti incontrare sua maestà, in fondo non ha fatto altro che cercarti da quando te ne sei andata. Non si è dato pace. ❞ La castana sembrava fiera delle sue parole, (nome) cercava solo di ignorarle e voleva solo qualcosa di creativo che avrebbe convinto la ragazza a concentrare la sua attenzione su qualcos’altro. ❝ Devo andare a cercare il giovane padrone, sarà così felice di vederti.❞ Se davvero il senso della frase alla quello, (nome) aveva un mix di pensieri tra la maledizione per l’impertinenza della ragazzina e la preoccupazione. Rulyan era da qualche parte in questo mercato, e il fatto che non fosse affolato avrebbe reso difficile allontanarsi senza darsi vedere. Allo stesso tempo significava che non aveva imparato assolutamente dalle sue parole. Un dannato bambino viziato. ❝ Senti Mei lin… so di aver sbagliato ad andarmene così ma immagina solo cosa accadrebbe se Rulyan mi trovasse in questo momento… ❞ Una bugia e qualche parole sottintesa, forse lei aveva pensato qualcosa di dannatamente rovinoso ma per quello che poteva saperne (nome), andava bene. ❝ Ma…- Il maestro Rulyan ha attese così tanto il vostro ritorno. ❞ ❝ eh va bene…❞ Prese un sospiro sconfitto ❝ Facciamo così, quando sarai tornata a palazzo con sua altezza potrai dirglielo… ok? ❞.
Non sembrava minimamente convinta delle parole della maggiore ma comunque accettò e poi se ne andò e (nome) riprese il suo giro. Avrebbe dovuto sbrigarsi a prendere quello che serviva e ripartire o comunque trovare un luogo sicuro nella capitale dove Rulyan non l'avrebbe mai trovata. Avrebbe dovuto trovare comunque il vecchietto prima però…
Tumblr media
Vestiva bene in quei abiti, lo rendevano davvero uno dei quei principi che venivano narrati nei romanzi occidentali. Un qualcosa di splendido e desiderabile se mai fosse stata una ragazza da ammaliare ma non lo era, ma era quasi sicura che Rulyan lo pensasse. Lei invece non si era cambiata, non avrebbe dato una tale soddisfazione, non che avesse qualcosa contro di lui o qualche torto da ricambiare, semplicemente lui l’aveva fatta trascinare qui con un mandato imperiale. Era un principe, anzi era il principe ereditario, la sua parola era quasi paragonabile a quella dell’imperatore e superiore a quella dell’imperatrice. Non ricordava esattamente quando il bel principe fosse entrato ma c’era una strana atmosfera da allora, Xia Ying in movimenti rigidi, aveva preparato e servito il the. Prima a Rulyan e poi a (nome). Non che (nome) ci abbia prestato molta attenzione, forse abitudine o semplicemente non le importava più di tanto. E forse la presenza della ragazza era qualcosa che Rulyan aveva calcolato, ricordava vagamente di aver elogiato la ragazza per la sua ottima tecnica di infusione delle erbe. Lo sguardo di (nome) aveva vagato, dal liquido che scivolava dal beccuccio della teiera, al viso nervoso di Xia Ying, allo sguardo di Rulyan che la stava guardo così intensamente da dimenticare che lo stesse facendo.
❝ Quando sei tornata?❞ (nome) non capiva perché quella domanda dovesse avere una tale importanza da essere fatta per prima, o semplicemente si ricordò che poteva essere un modo per iniziare una conversazione. ❝ Qualche ora fa. ❞ Non era del tutto una bugia. Non erano poche ore che erano passate dal suo arrivo, ma non si era nemmeno arrivati alla conclusione del giorno dal suo arrivo. Lui sembrò comprendere quello che stava sotto, annuì e prese anche un sorso di infuso imitando così l’amica d’infanzia. Un'espressione contorta affiorò nei lineamenti di Rulyan al sapore fin troppo forte dell’insieme di erbe. Era un gusto familiare e disgustoso, ricordava che questo era uno sapori favori dall’amica durante i loro The. Ricordava anche che se ne faceva portare degli altri, proprio come ora, e (nome) avrebbe solo criticato le sue scelte con voce tagliente elencando tutti i benefici che quei ingredienti poteva avere, come ora. Tutto là dentro era un rimando al passato eppure (nome) non sembrava accorgersene o semplicemente fingeva di non farlo.
❝ Non sai quanto ti ho cercato in questi anni.❞ ci fu un attimo di silenzio da parte di (nome), prese l'ennesimo sorso e poi parlò. ❝ Posso immaginare, in fondo me ne sono andata senza dirle niente… ❞ Era un parlato distante, come se non avessero niente a che fare l'uno con l’altro. Tuttavia conservava ancora quella nota di impertinenza che caratterizzava la ragazza. Forse Rulyan avrebbe dovuto sentirsi offeso ma non lo fece, forse per vecchie abitudini. ❝ E davvero non farai niente per farti perdonare…❞ Per la prima volta da quando si conoscevano, la vide con un’espressione confusa. Forse non se lo aspettava o semplicemente non riusciva a capire cosa voleva. Per la prima volta da quando si erano conosciuti era lei a non comprendere qualcosa, si sentiva quasi soddisfatto. Si alzò lasciando scivolare le sue vesti contro la sua figura, il suono prodotto da esse era dolce e morbido proprio come sempre.
Era più alto di lei adesso, e più in forma, poteva quasi sembrare affascinante. Si avvicinò e si abbassò fino a raggiungere una vicinanza ragionevole dal suo volto.
❝… Rimani alla corte interna con me, come mia consorte…❞
Tumblr media
87 notes · View notes
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
“Ma chi vi ha chiesto niente?”
-Massimo Troisi, Tommaso in “Pensavo fosse amore... invece era un calesse”.
76 notes · View notes
miciagalattica · 2 months
Text
Tumblr media
Pensavo fosse amore, invece era un calesse
....razionalmente come poteva funzionare? Io calda tu fredda.
11 notes · View notes
raccontiniper18 · 4 months
Text
Scrive Lei.
Ieri pomeriggio mi è venuta voglia di ''cambiare'' e di dedicarmi un po' a me, mi sono fatta bella, unghie nuove, capelli ricci,trucco semplice ma bello acceso, e mi sono depilata completamente (ultimamente avevo il solito triangolino) fatto un bel bagno caldo e mi sono un po' sfogata con il mio amato doccino. Dopo una bella venuta ed essermi fatta bella aspettavo il mio amore che tornasse da lavoro, che palle anche di domenica deve lavorare.
Esco dalla vasca mi asciugo mi risistemo i capelli mi asciugo e resto in vestaglia con nulla sotto.
Non mi va di cucinare quindi chiedo lui di passare a prendere la pizza prima di ritorno,scrivendo un messaggio su wh app prima a lui e in seguito alla pizzeria, rispondono entrambi positivamente,ovviamente.
Perdo un po' di tempo su amazon per scegliere gli ultimi regali di natale, ma data la mia mente perversa (si se non si fosse capito oggi sono vogliosissima) scrivo sextoy e vedo la miriadi di giochi che ci sono su amazon, non pensavo ce ne fossero tanti, aggiungo al carrello un bel po' di roba e decido di aspettare il mio lui per confermare l'acquisto.
Mi annoio, e mi è salita ancor di più la voglia.
Penso fra me e me :''Ok, ho deciso è da un po' che non lo facciamo. ''
Mi dirigo in bagno apro il cassetto, apro il cassetto e lo prendo.
Noooooh non è il mio dildo o altri sex toy,quelli sono in camera da letto eheehhe.
Sapete cos'è???
Sicuri??
Ci siete arrivati?
LA PERETTA.
La riempio con acqua tiepida, e un po' di sapone e sbatto su e giù.
Metto la vestaglia sul termosifone a muro.
mi metto a cavalcioni sul bide, un po' di sapone sul mio ano.
Su e giù.
Un'altro po' di sapone ed entro con un dito nel mio culetto.
Faccio un po' di su e giù dentro, e mi piace.
Con l'altra mano mi masturbo il clitoride e con l'altra continuo a penetrarmi il culetto.
Rivengo.
Mi calmo.
E faccio la mia perettina.
1 2 3 fin quando l'acqua non è limpidissima...
Finito di far tutto doccetta veloce, mi riasciugo e mi rimetto la vestaglia.
Mi dirigo in salotto e aspetto il mio amore.
Dopo mezz'oretta sento che il garage si sta aprendo.
Dopo 2 minuti è su'.
Appena mi guarda con la vestaglia e svestita. Mi sorride e mi dice ''ciao,amore. Ciao tette ciao patata ciao culetto.''
Si perchè lui saluta tutto avvolte ci parla con le mie zone intime ahahaha
Ci sediamo a tavola.
Mangiamo.
Dopo 2 fette di pizza io decido di scendere giù e di fargli un bel bocchino, quindi dico di essere sazia. E vado sotto il tavolo.
Gli calo i pantaloni,poi le mutande e lui continua a mangiare ovviamente, ha fame poverino,ma io ho fame di salsiccia.
Eccolo li, bello floscio, è cosi' innocente e indifeso quando è a testa giù, gli prendo un po le palle in boccha e le ciuccio, lentamente, alternando leccate sempre e solo alle palline.
Lui ansima.
Io continuo a ciucciare le palle.
Lui dopo un po' mi prega di ciucciarglielo.
Ma io continuo a dedicarmi a solo le sue palline.
Dopo un po' finisce di mangiare, e sposta la sedia all'infuori cosi da farmi uscire anche a me. Nel frattempo che io risalgo lui è già nudo.
Lo spingo sul tavolo e li glielo ciuccio, solo la cappella fortissimo.
Non riesco a prenderlo tutto in bocca ma a lui fa impazzire quando io ci provo e soffoco,quindi l'accontento.
Succhio e vado su e giu,riciuccio e vado su e giù.
Alzo gli occhi e lui è già in paradiso.
Ok, è ora di venire piccolo mio.
Lui dice ''Nono,c'è tempo devi impegnarti di più''
Io sorrido ed accetto la sfida, dopo 2 minuti che succhio all'impazzata il mio lui resiste e si pavoneggia
''Misà che stai perdendo colpi amore mio,non riesci a farmi venire con quella boccuccia?''
Ok, do 10 succhiate lente lente ma intense, non so come non abbia fatto a venire, se mi succhiava a me cosi' il clitoride sarei venuta penso.
Poi prendo due dita me le infilo in fi*a .
Sono bagnatissima, un lago, nemmeno le sento le due dita per quanto sono eccitata. Do un paio di colpetti poi esco dal mio buchetto e boooooom gliele inflilo entrambe nel suo culetto.
Lui per la sorpresa salta un po' su, ma poi sta fermo e si gode il tutto.
Dopo che l'ho infilato e sadomizzato con le mie ditina gli tolgo la bocca da quel cazzone che si ritrova lo guardo e gli dico ''Se resisti a 10 colpi, questa sera ti do il culo''
Incomincio a ciucciarlo e in simultanea gli sfondo in culo con 2 dita,scendo con la bocca e penetro con le due dita insieme ,risalgo e caccio fuori le dita.
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
''Ho vintooooooo...'' mi dice
ma all'undicesima mi sb*rra tutta la bocca.
Quasi soffoco per quanta ne ha, tanto che un po' ne esce dal labbro laterale. Ingoio tutto,amo il suo seme.
Mi rialzo e vedo lui soddisfattissimo.
Mi dice ''Ei piccola,grazie. Aspetta ti cola un po' di sb*rra'' e mi lecca il lato guancia e mi da un bel bacione.
Io sorrido e ricambio il bacio.
Volete la continuazione?? Scriveteci in chat.
13 notes · View notes
tornasseungiorno · 3 months
Text
Ciao , mi sono trasferita da qualche mese in Lombardia dalla Toscana. Un trauma.
Inizialmente non è stato difficile , ci fosse stato ancora mio nonno non l’avrei mai fatto. Ma avevo perso mio nonno 3 mesi prima , ed esattamente al 3º mese me ne sono andata. Mi sono trasferita per amore. Forse pensavo di non aver molto li che mi rimanesse.
Oltre il trauma dei primi mesi , andare a vivere da sola a 21 anni non è stato difficile.
Ma oltre l’amore come ho citato prima , ho un senso di vuoto che mi sovrasta, non conosco nessuno, non ho amici , non ho nessuno con cui uscire , non ho nessuno con cui parlare , con cui andare a bere qualcosa , a prendere un caffè…
Io solitamente non bevo, e non prendo il caffè altrimenti svengo. Ma si fa per dire..
Lavoro e passo il tempo con i miei due gatti , o dormendo.
E niente.
13 notes · View notes
tinxanax · 11 months
Text
Voglio parlarne. Oggi voglio parlarne. A distanza di anni, trovo il coraggio per farlo. Ero innamorata, ero innamorata persa. Almeno, credo. Lui.. lui non lo era per niente. Il rapporto con lui mi portò ad abusare dei farmaci per la prima volta. Mi toccò dove ancora non volevo essere toccata. Me lo ricordo. Faceva male, e continuavo a sanguinare. Non usò nemmeno il preservativo. “Non fa niente” mi dissi alla fine. “Sicuramente non aveva capito che non volevo farlo” pensavo. Cercavo un modo per giustificarlo. Perché ai tempi io ero convinta che lui mi amasse e che lo dimostrasse in modo diverso da come lo dimostravo io. Che aveva solo fatto un errore. Lo rifece. Gliela perdonai. E sanguinavo. Sanguinavo sempre. “Tu non hai mai voglia di farlo” mi diceva ogni tanto. Era vero. Perché quando immaginavo di farlo, vedevo me, stesa sul letto, sconvolta. Mentre lui faceva le sue cose, mentre mi faceva male. Nella mia testa vedevo tutto il sangue che perdevo ogni volta. Prendevo una pastiglia per non pensarci. E lo rifaceva. Mi faceva meno male emotivamente quando mi toccava e io ero sotto effetto di farmaci. Perché con la testa stavo da un altra parte. Tutti i giorni, più volte al giorno. E sanguinavo. Così decisi che non dovevo prendere quelle pillole solo quando eravamo a casa. Ma sempre. Ogni volta che sapevo che dovevamo vederci prendevo qualche pastiglia. Lo vedevo e nella mia testa visualizzavo solo quelle scene. Non volevo pensarci, perché ero convinta che sotto sotto, lui mi amasse. E non volevo guardarlo con gli occhi pieni di odio. Un giorno mi disse che ero cambiata, che ero sempre assente, con la testa altrove. Beh si, non ero mai lucida. Se non prendevo le pillole bevevo. Poi un giorno dopo averlo rifatto, trovó le mie pastiglie in borsa. Mi disse che ero una malata, una tossica, che gli facevo schifo. Per un attimo ho pensato che dovevo inventarmi una scusa, qualcosa per tenermelo stretto. Invece la mia testa ha deciso che fosse più opportuno dirgli che era un uomo di merda. Lo era, e l’ho capito solo nel momento in cui mi ha insultata. L’ho capito nel momento in cui, invece che offrirmi una mano per uscire da quella dipendenza, dopo che io l’avevo aiutato ad uscire dalla dipendenza dell’alcol per amore, aveva deciso che era più opportuno offendermi. Una mano al collo, l’altra impugnava qualcosa sulla scrivania. “Uccidimi. Mi hai violentato più volte, saresti capace di uccidermi.” Gli ho detto. Ricordo bene questa frase. Perché è stata la frase con cui io ho ucciso lui. Ho visto i suoi occhi prima pieni di rabbia, riempirsi di lacrime. Mi ha lasciato andare. Avevo ucciso un uomo per salvarmi. Per uscire da quel tormento. Ero finalmente libera, ma con un enorme peso. Qualche giorno dopo decisi di andare al centro salute mentale, di consegnare tutti i farmaci. Tutte le scatole, in mano alla mia terapista. Mi chiese per quale motivo avessi scelto di smettere con i farmaci. Non ero pronta a parlarne. Mi inventai che la sera prima li guardai col pensiero di prenderli tutti per farla finita. Mi imbarazzava meno dire che avevo pensato al suicidio piuttosto che parlare di quelle violenze. Ho deciso di parlarne adesso, perché nelle ultime settimane non faccio altro che fare incubi, rivivendo quelle scene. E ho capito che forse dovevo levarmi questo peso.
31 notes · View notes