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#paesi in via di sviluppo
ifattinews · 2 years
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La Cooperazione allo Sviluppo, un rimedio ai problemi del pianeta
La seconda Conferenza Nazionale della Cooperazione allo Sviluppo Si è conclusa il 24 giugno a Roma presso l’Auditorium della Conciliazione, la seconda Conferenza Nazionale della Cooperazione allo Sviluppo. La Conferenza della Cooperazione e dello Sviluppo è stata organizzata dal Ministero degli Affari Esteri e dall’AICS, Associazione Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo. In questa intensa…
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dominousworld · 7 months
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BRICS: una speranza per i Paesi in via di sviluppo
BRICS: una speranza per i Paesi in via di sviluppo
a cura della Redazione 29 settembre 2023 Il presidente del parlamento iraniano, Mohammad Bagher Ghalibaf, ha accusato la Nato e gli Stati Uniti per la continuazione del conflitto in Ucraina, aggiungendo che i Paesi come i Brics possono aumentare la speranza nella comunità internazionale per un futuro migliore. Mohammad Bagher Ghalibaf ha espresso queste osservazioni mercoledì in un discorso…
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fatticurare · 10 months
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Borrell: "La Russia offre grano a buon mercato ai paesi in via di sviluppo per renderli dipendenti"
"Questa è una politica cinica di usare deliberatamente il cibo come arma per creare nuove dipendenze"
La UE e la sua diplomazia non conosce limiti alla vergogna
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falcemartello · 11 months
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Un barile di petrolio, 140 kg, oggi  vale di 68$, contiene l'energia equivalente di 10.000 kg di batterie della Tesla, che valgono  200.000$.
Lo sapevate?  
Solo un gruppo politicamente ingenuo, come la classe media occidentale, può credere che i banchieri internazionali globalisti e gli amministratori delle aziende che implementano l'agenda 2030, agiscono per salvare il pianeta.
Salvare il pianeta o dividersi la torta? I finanziamenti per le politiche green degli ultimi anni sono dell'ordine di grandezza dei trilioni di dollari nei pesi occidentali. Tra chi viene divisa la torta di questi finanziamenti e con quale meccanismo?
Tutti questi finanziamenti pubblici vanni a società private selezionate dalle tecnocrazie internazionali proprio a questo scopo, in conformità degli obiettivi di “sviluppo sostenibile” delle Nazioni Unite.
Questo è un elenco di “obiettivi umanitari” che vanno dall’abolizione della fame alla pace nel mondo, alla giustizia e all’uguaglianza di genere adottati dalle NU nel 2015 nell’ambito dell’agenda 2030.
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In realtà, e in pratica, gli obiettivi di sviluppo sostenibile assegnano il flusso di investimenti globali e di prestiti bancari con trattamenti preferenziali ai governi e alle società in base alla loro conformità ai criteri ambientali, sociali e di governo (ESG).
Ora nonostante il marchio delle NU,  questi sono formulati e imposti dai gestori patrimoniali più potenti e ricchi al mondo: Blackrock, Vanguard e State Street.
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Questi gruppi detengono insieme il 20% delle azioni, e quindi il potere e il governo, sulle 500 più grandi società della Borsa di NY. Nati per salvare il pianeta dallo sfruttamento da società predatorie, gli obiettivi di sviluppo sostenibile  sono progettati pe aumentare il monopolio delle ricche economie occidentali e le multinazionali in grado di soddisfare i loro criteri. Nel farlo, gli obiettivi di sviluppo sostenibile hanno creato il quadro finanziario per l’acquisto della quota di emissioni  assegnata dalle NU in crediti di carbonio che è uno dei meccanismi basati sul mercato scritti nel protocollo pratico di Kyoto. In pratica questo significa che, al fine di compensare i loro obblighi di raggiungere gli obiettivi sulle emissioni dei paese più ricchi,  le aziende, e persino gli individui, possono acquistare e vendere crediti di C dei paesi più poveri.
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Poiché le emissioni di CO2 sono ovviamente il risultato di una maggiore produzione, il mercato dei crediti è un meccanismo per  aumentare la disuguaglianza tra aziende-nazioni ricche e quelle povere. I paesi in via di sviluppo sono così carichi di debiti nei confronti di organizzazioni finanziarie come la Banca mondiale e il Fondo Monetario Internazionale,  al fine di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Coloro che non sono in grado di restituire i prestiti, attraverso tasse e tagli alla spesa pubblica, saranno costretti a cedere le loro risorse naturali ai loro creditori.
Fortunato Nardelli
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kneedeepincynade · 9 months
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There are those who deliver death and those who deliver hope,learn the difference
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
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😏 Serve dire altro? 🤔
🇺🇸 C'è chi bombarda i Paesi, e definisce la Cina una "minaccia", e chi - invece - lavora con i Paesi secondo il Principio della Cooperazione a Mutuo Vantaggio (合作共赢), per edificare una Comunità dal Futuro Condiviso (人类命运共同体) 😍
🥰 L'Amicizia del Laos, del Popolo del Laos e del Partito Rivoluzionario del Popolo Lao è molto importante per la Cina, per il Popolo Cinese e per il Partito Comunista Cinese 🤗
🚝 La China - Laos Railway, uno dei progetti più ambiziosi della Nuova Via della Seta, è la dimostrazione che solo attraverso la Cooperazione a Mutuo Vantaggio (合作共赢) è possibile costruire insieme la Prosperità Comune (共同富裕) ❤️❤️
❤️ 人类命运共同体 mostra che l'Umanità (人类, rénlèi) ha un Destino Comune (命运共同, mìngyùn gòngtóng) ❤️
🤧 L'Asia non è una scacchiera per i pericolosi e mortali giochi geopolitici delle tigri di carta statunitensi e dei loro leccapiedi in Europa, ma un terreno fertile per lo Sviluppo, la Prosperità e la Stabilità 💕
🌸 Iscriviti 👉 @collettivoshaoshan 😘
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😏 Need to say more? 🤔
🇺🇸 There are those who bomb countries, and define China as a "threat", and those who - on the other hand - work with countries according to the Principle of Cooperation for Mutual Benefit (合作共赢), to build a Community with a Shared Future (人类命运共同体) 😍
🥰 The Friendship of Laos, the Lao People and the Lao People's Revolutionary Party is very important to China, the Chinese People and the Communist Party of China 🤗
🚝 The China - Laos Railway, one of the most ambitious projects of the New Silk Road, is the demonstration that only through Cooperation with Mutual Advantage (合作共赢) is it possible to build Common Prosperity together (共同富裕) ❤️❤️
❤️ 人类命运共同体 shows that Humanity (人类, rénlèi) has a Common Destiny (命运共同, mìngyùn gòngtóng) ❤️
🤧 Asia is not a chessboard for the dangerous and deadly geopolitical games of US paper tigers and their toadies in Europe, but a fertile ground for Development, Prosperity and Stability 💕
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abr · 8 months
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Semplificando, possiamo dire che il “miracolo cinese” degli ultimi trent’anni si è basato principalmente su due settori: lo sviluppo immobiliare e le infrastrutture. (...) (T)ra il 2008 e il 2021, in media, il 44 per cento del PIL cinese è stato generato da investimenti interni (...), questa cifra era arrivata a sfiorare il 60 per cento. (...).Questa strategia (...) consente di creare moltissimi posti di lavoro (...). Basare la propria economia sugli investimenti significa che lo stato, le amministrazioni locali e le imprese private (drenano) enormi quantità di denaro per finanziare progetti. (...) In Cina, peraltro, gran parte delle banche è di proprietà pubblica (...). Questo modello di sviluppo (...) è piuttosto comune in molti paesi in via di sviluppo (...). Nelle economie mature (...) gli investimenti sono meno della metà di quelli della Cina (20% del PIL negli Stati Uniti), e il grosso del PIL è generato invece dai consumi interni: negli Stati Uniti il 68% (cittadini che comprano beni e servizi) mentre in Cina è appena il 38 per cento. (Il problema di una strategia di sviluppo fondata sugli investimenti infrastrutturali è che prima o poi finiscono) le cose da costruire che siano un investimento produttivo. (...) (L)e grandi compagnie di sviluppo immobiliare come Evergrande e Country Garden hanno (...) preso in prestito dalle banche soldi per costruire complessi residenziali ma poi (...) non li hanno venduti. Le compagnie non sono riuscite a rientrare delle spese, e il prestito (...) si è trasformato in un debito. L’aumento del debito ha riguardato tutta l’economia cinese (...). Oggi il debito complessivo della Cina (il debito pubblico, delle imprese, dei privati) ammonta a circa il 270 per cento del PIL. È una cifra paragonabile al debito di economie mature come gli Stati Uniti ma (...) il debito della Cina sta crescendo più rapidamente ed è meno sostenibile (PIL pro capite di 12 mila dollari contro i 76 mila degli Stati Uniti). (...) Buona parte del dibattito che si è sviluppato in questi mesi tra gli analisti e gli esperti riguarda dunque quanto sia profonda la crisi cinese, e in che modo (e a quale prezzo) la Cina potrà uscirne. (...) Per il regime autoritario cinese la preoccupazione di mantenere la stabilità sociale e di rimanere saldo al potere, oltre che la volontà di rendere la Cina un paese sempre più rispettato e aggressivo all’estero, ormai sopravanza la preoccupazione di riformare l’economia. (E') la strada già percorsa da molti regimi autocratici. (...) Altri economisti – (...) soprattutto in Cina –sostengono che se lo stato facesse di più per stimolare la domanda interna il grosso della crisi potrebbe essere evitato. Lo stato, sostengono, dovrebbe (...) mettere più soldi nelle mani dei cittadini, che in questo modo potrebbero consumare di più (...). Lo stato dovrebbe inoltre adottare misure di welfare simili a quelle dei paesi occidentali per creare un sistema sociale in cui la popolazione è sicura e ha le garanzie e la tranquillità necessarie per spendere i propri soldi. (Ma) il regime cinese (...) è fortemente contrario ad adottare nuove politiche di welfare: «i sostegni sociali in stile occidentale incoraggerebbero soltanto le persone a essere più pigre».
via https://www.ilpost.it/2023/09/01/modello-cina-crisi-economica/
Molto interessante, sul conundrum in cui si sta cacciando fatalmente la Cina, il riferimento per i Benecomunisti Statalisti tutti Ordine e Disciplina Il Lavoro Rende Liberi (avete presente Mattarella?).
Fantastico vedere il fallimento alla lunga del modello keynesiano ("prima o poi le cose da costruire che siano un investimento produttivo, finiscono"). incredibile ascoltare la musica del "meno soldi allo stato, più in tasca ai cittadini" (mica solo per consumare come vorrebbero i benecomunisti anche da noi) e come loro stessi skifino una eventuale evoluzione socialdemocratica: : «i sostegni sociali in stile occidentale incoraggerebbero soltanto le persone a essere più pigre».
Tutto questo rafforza la mia convinzione: gira e rigira non si scappa, il LIBERO MERCATO è l'unico punto di equilibrio cui naturalmente tendono gli organismi economici quindi sociali quando finiscono le droghe, punto a capo.
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mezzopieno-news · 6 days
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6 STATI AFRICANI TRA I PRIMI 10 AL MONDO PER CRESCITA
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Secondo le ultime prospettive semestrali del Fondo Monetario Internazionale, l’economia globale dovrebbe crescere del 3,2% nel 2024. Diversi Paesi in via di sviluppo hanno prospettive di crescita notevolmente migliori della media mondiale, guidando un riscatto per numerose aree del mondo finora più in difficoltà.
Sebbene il dato della crescita del Prodotto Interno Lordo sia un’indicazione parziale della condizione di una nazione, i Paesi con forti prospettive di crescita tendono anche ad avere un progressivo miglioramento delle condizioni di vita dei propri abitanti e incremento delle condizioni sociali. Il paese con la previsione più elevata di crescita del PIL nel 2024 è la Guyana. Il FMI prevede che l’economia del Paese sudamericano si espanderà del 33,9% quest’anno. Questo boom economico è dovuto principalmente alla scoperta di un enorme giacimento di petrolio nel 2015. Nel continente africano il Niger registra il tasso di crescita più alto, pari al 10,4%. La crescita è guidata delle esportazioni di petrolio attraverso un nuovo oleodotto dopo il graduale ritorno alla normalità e la revoca delle sanzioni imposte al Niger dopo un colpo di stato militare nel luglio 2023 da parte della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale. Il FMI indica inoltre un forte potenziale di crescita quest’anno per diverse nazioni africane tra cui Senegal (8,3%), Libia (7,8%) e Ruanda (6,9%). Altri paesi asiatici con forti prospettive di crescita nel 2024 includono la Mongolia (6,5%), il Tagikistan (6,5%) e le Filippine (6,2%).
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Fonte: Ufficio studi Mezzopieno – Guarda altri grafici
Fondo Monetario Internazionale
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VERIFICATO ALLA FONTE | Guarda il protocollo di Fact checking delle notizie di Mezzopieno
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crazy-so-na-sega · 9 months
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Senza inoltrarci in quelle che sono le informazioni biografiche del grande e unico Thomas Sankara, partiamo subito a razzo sottolineando che costui, la prima cosa che fece una volta al potere nel 1983 fu disfarsi del nome “Alto Volta”. Prese due parole, una della lingua Moré e una della lingua Dioula, e le mise insieme: Burkina Faso. Tradotto in italiano più o meno è come dire “la terra degli uomini integri”. Questo fu il principio, il seguito è la parte più bella. Cos’è che fece Sankara per il suo popolo?
Avviò una campagna di alfabetizzazione a livello nazionale, aumentando il tasso di alfabetizzazione dal 13% nel 1983 al 73% nel 1987;
Fece piantare oltre dieci milioni di alberi per prevenire la desertificazione;
Diede il via ad una serie di costruzioni di strade e una ferrovia per unire la nazione, senza l’ausilio di aiuti stranieri;
Aprì la strada alle donne all’interno delle sfere governative e rese effettivo il congedo di gravidanza durante l’istruzione;
Bandì le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni forzati e la poligamia a sostegno dei diritti delle donne (in maniera sana, niente femminismo e altri derivati della Scuola di Francoforte);
Ridistribuì la terra dai feudatari e la diede direttamente ai contadini, (esattamente come fece Pëtr Arkad’evič Stolypin il più grande uomo politico russo prima di essere assassinato e di cui abbiamo parlato in un articolo a lui dedicato e a cui Putin non è degno di lucidare nemmeno le scarpe). Con Sankara, la produzione di grano del Burkina Faso è passata in tre anni da 1700 kg per ettaro a 3800 kg per ettaro.
Ma questo non è tutto, c’è ancora una questione da affrontare, la più importante: il debito. Quello che Sankara voleva più di ogni altra cosa era eliminare gli aiuti internazionali dal quale il paese (così come tutta l’Africa) dipendeva, fonti di assistenzialismo e impedimento per uno sviluppo interno. Egli gridò al mondo la verità, ossia che i prestiti finanziari servissero solo a produrre il debito tramite il quale gli usurai ai vertici delle banche centrali e private potevano controllare e indirizzare l’azione governativa in tutta l’Africa, esattamente come continuano e continueranno a fare. Egli aveva predetto ciò che sta accadendo proprio in questo momento, ossia una guerra su larga scala ai popoli della terra e non tra i paesi. Egli lo disse a chiare lettere che gli stati operano tutti sotto la stessa unica regia. Proprio ora, come abbiamo sottolineato altre volte, stiamo vivendo questa guerra che è incentrata sulla popolazione europea, in particolare sul piano economico, al fine di farla farla cadere e aderire al grande reset, attraverso il suo inserimento nel blocco euroasiatico, epicentro della Sinarchia Universale, conosciuta più comunemente come Nuovo Ordine Mondiale.
Ciò che decretò la condanna a morte di Sankara fu il discorso sul debito del 29 luglio del 1987 pronunciato ad Addis Abeba in occasione del vertice dell’Organizzazione dell’unità africana dove erano presenti i leader di tutti i paesi del continente. Sankara evidenziò come l’eliminazione del debito fosse di vitale importanza per lo sviluppo dell’Africa e che dovesse essere affrontato con una strategia comune a tutti gli stati africani. Corre voce a tal proposito che il Burkina Faso dipendeva (e tutt’ora dipenda) dalla Francia. Corre voce che Parigi era (ed è) di gran lunga il suo principale donatore di aiuti, fornendo circa 60 milioni di dollari ogni anno, i quali costituivano il 40% del bilancio del Burkina Faso già negli anni ’80. E corre voce che il Paese già a quel tempo dovesse alla Francia circa 155 milioni di dollari e che il debito pubblico consumava un quarto delle entrate statali. Ebbene, l’unica cosa vera di tutte queste voci è l’ultima. I debiti non erano e non sono con la Francia, bensì con la Banca centrale degli Stati dell’Africa Occidentale (BCEAO) di cui abbiamo parlato prima, governata dalla Banca per i Regolamenti Internazionali che abbiamo analizzato prima, il cui governatore, come detto, è membro del WEF. La BCEAO nasce nel 1959 ed è l’unica autorizzata ad emettere moneta (il Franco CFA che nei programmi futuri dovrebbe trasformarsi nella Eco) nei paesi che abbiamo visto prima: Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea – Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo. La banca risponde direttamente alla Lazard Frères e alla famiglia Concordia, rami francesi del gruppo Rothschild, ecco perché erroneamente si attribuisce alla Francia un dominio che in realtà di francese ha poco o nulla. Certo questo lo si comprende solo se si conosce la vera storia dei potentati dietro alle colonie prima e del neocolonialismo tutt’ora in atto poi; quindi, chi è che muove i paesi gli uni contro gli altri? Chi è che finanzia guerre, rivoluzioni,, colpi di stato e tutte quelle altre cose che conosciamo bene? La risposta è davanti ai nostri occhi.
In tutta onestà, credo che la realtà parli da sola, non penso che ci sia bisogno né di un mio personale punto di vista né chissà che altro. Si può scegliere di guardarla in faccia, oppure credere alle peggiori sciocchezze che vengono propagandate da una parte e dall’altra. Una cosa però la posso dire, ossia che sono sicuro che in questo momento, Sankara a vedere quel pagliaccio di Ibrahim Traoré, si stia rivoltando nella tomba. Dal Sud Africa al Burkina Faso, passando per il Niger e via via tutti gli altri, attraverso questo fil rouge, in Africa si sta preparando il territorio adatto per il Grande Reset. Come abbiamo visto l’Africa è stata sfruttata e martoriata, ma ha ancora tantissimo da offrire e lo spostamento dell’ago della bilancia di cui abbiamo parlato in precedenza è la prova che il peggio per questa bellissima e meravigliosa terra deve ancora arrivare. Vi lascio con tre estratti significativi di quel famoso discorso di Thomas Sankara pronunciato ad Addis Abeba poco prima di essere ucciso da Blaise Compaoré, servo dell’usurocrazia che gli succedette al potere per ben ventisei anni. No, non c’entra la CIA, non c’entra la Francia, queste sono mere storielle di facciata per far sì che le persone guardino il dito e non la luna. La morte di Sankara fu opera degli USURAI.
Estratto 1
«Riteniamo che il debito debba essere visto dalla prospettiva delle sue origini. Le origini del debito vengono dalle origini del colonialismo. Quelli che ci prestano denaro sono quelli che ci hanno colonizzato. Sono gli stessi che gestiscono i nostri stati e le nostre economie. Questi sono i colonizzatori che hanno indebitato l’Africa attraverso i loro fratelli e cugini. Noi non avevamo collegamenti con questo debito. Quindi non possiamo pagarlo. Il debito è il neocolonialismo, in cui i colonizzatori si sono trasformati in “assistenti tecnici”. Dovremmo piuttosto dire “assassini tecnici”. Ci presentano denaro, come se il sostegno di qualcuno potesse creare sviluppo. Ci è stato consigliato di rivolgerci a questi istituti di credito. Ci sono stati offerti dei buoni accordi finanziari. Siamo indebitati per 50, 60 anni e anche di più. Ciò significa che siamo stati costretti a compromettere la nostra gente per oltre 50 anni. Nella sua forma attuale il debito è una riconquista dell’Africa abilmente gestita, intesa a soggiogarne la crescita e lo sviluppo attraverso regole straniere. Così, ognuno di noi diventa lo schiavo finanziario, vale a dire un vero schiavo, di coloro che erano stati abbastanza traditori da immettere denaro nei nostri Paesi con l’obbligo di ripagarlo. Ci viene detto di ripagare, ma non è una questione morale. Non si tratta di questo cosiddetto onore di ripagare o meno. Signor Presidente, abbiamo ascoltato e applaudito il primo ministro norvegese quando ha parlato proprio qui. Lei è europea ma ha detto che l’intero debito non può essere ripagato. Il debito non può essere rimborsato, innanzitutto perché se non lo rimborsiamo, i prestatori non moriranno. Questo è certo. Ma se ripaghiamo, saremo noi a morire. Anche questo è certo. Chi ci ha portato all’indebitamento ha giocato d’azzardo come in un casinò. Finché hanno avuto guadagni, non c’è stato dibattito. No, signor presidente, hanno giocato, hanno perso, questa è la regola del gioco e la vita continua. Non possiamo rimborsare il debito perché non abbiamo i mezzi per farlo. Non possiamo pagare perché non siamo responsabili di questo debito. Non possiamo ripagare ma gli altri ci devono quello che la più grande ricchezza non potrebbe mai ripagare, cioè il debito di sangue. Il nostro sangue è stato sparso.»
Estratto 2
«Non possiamo essere complici. No! Non possiamo andare a braccetto con coloro che succhiano il sangue della nostra gente e vivono del sudore della nostra gente. Non possiamo seguirli nei loro modi omicidi. Signor Presidente, abbiamo sentito parlare di club: il Club di Roma, il Club di Parigi, il club la qualunque. Sentiamo parlare del Gruppo dei Cinque, del Gruppo dei Sette, del Gruppo dei Dieci e forse del Gruppo dei Cento. E che altro? È normale che anche noi abbiamo il nostro club e il nostro gruppo. Facciamo in modo che Addis Abeba diventi ora il centro da cui emergerà un nuovo inizio. Un Club di Addis Abeba. È nostro dovere creare un fronte unito di Addis Abeba contro il debito. Questo è l’unico modo per affermare che il rifiuto di rimborsare non è una mossa aggressiva da parte nostra, ma una mossa fraterna per dire la verità. Inoltre, le masse popolari europee non sono nemiche delle masse popolari africane. Ma coloro che vogliono sfruttare l’Africa sono anche quelli che sfruttano l’Europa. Abbiamo un nemico comune! Quindi il nostro Club di Addis Abeba dovrà spiegare a tutti che quel debito non sarà ripagato!”
Estratto 3
«Vorrei che la nostra conferenza si assumesse l’urgente necessità di dire chiaramente che non possiamo ripagare il debito. Non con spirito bellicoso, ma per impedirci di essere assassinati individualmente. Se il Burkina Faso è il solo a rifiutarsi di pagare, io non sarò più qui per la prossima conferenza! Ma con il sostegno di tutti, di cui ho bisogno, con il sostegno di tutti non dovremmo pagare. In tal modo, dedicheremo le nostre risorse al nostro sviluppo. E vorrei concludere dicendo che ogni volta che un paese africano acquista un’arma, è contro un Paese africano. Non è contro un paese europeo, non è contro un paese asiatico, ma è contro un paese africano. Di conseguenza, dovremmo approfittare della questione del debito per risolvere anche il problema delle armi. Sono un soldato e porto una pistola. Ma signor presidente, vorrei che ci disarmassimo. Quindi miei cari fratelli, con il sostegno di tutti, faremo la pace in casa nostra. Utilizzeremo anche le nostre immense potenzialità per sviluppare l’Africa, perché il nostro suolo e il nostro sottosuolo sono ricchi. Abbiamo abbastanza uomini e un vasto mercato – da nord a sud, da est a ovest. Abbiamo capacità intellettuali sufficienti per creare o per lo meno utilizzare la tecnologia e la scienza ovunque le troviamo. Signor Presidente, formiamo questo fronte unito di Addis Abeba contro il debito. Prendiamo l’impegno di limitare gli armamenti tra i Paesi deboli e poveri. Pistole, mazze e coltelli che compriamo sono inutili. Facciamo anche del mercato africano il mercato degli africani: produciamo in Africa, trasformiamo in Africa, consumiamo in Africa. Produciamo ciò di cui abbiamo bisogno e consumiamo ciò che produciamo invece di importare. Il Burkina Faso è venuto qui mostrando il tessuto di cotone prodotto in Burkina Faso, tessuto in Burkina Faso, seminato in Burkina Faso, per vestire i cittadini del Burkina Faso. La nostra delegazione ed io siamo vestiti dai nostri tessitori e mangiamo i prodotti dei nostri contadini. Non c’è un solo filo proveniente dall’Europa o dall’America o altrove. Non farei una sfilata di moda, ma direi semplicemente che dobbiamo accettare di vivere come africani: questo è l’unico modo per vivere liberi e dignitosi. La ringrazio, signor presidente.”
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leparoledelmondo · 2 months
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Finanza climatica
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Come trovare fondi da investire nella transizione? Soprattutto per quei Paesi che più hanno bisogno di risorse e che subiscono maggiormente gli effetti non solo del cambiamento climatico, ma anche di un sistema socioeconomico profondamente iniquo. Insomma, oserei dire che è una questione di equità e giustizia. Una definizione di “finanza climatica” è ardua, con i Paesi in via di sviluppo che premono per stabilire linee guida chiare su cui basare i contributi finanziari, e i Paesi sviluppati che preferirebbero ovviamente mantenere l’ambiguità attuale.
Ma dal nostro piccolo blog potremmo suggerire soluzioni come, ad esempio, incrementare i finanziamenti pubblici facendo pagare i responsabili della gran parte delle emissioni. 
Altri soluzioni potrebbero essere: una tassa sui profitti record delle aziende fossili, l’abbandono delle sovvenzioni ai combustibili fossili, una tassa sui maxi-redditi (il 10% più ricco della popolazione mondiale è responsabile del 50% delle emissioni). 
Così, giusto per fare qualche esempio che gira nell’aria.
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crossroad1960 · 6 months
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Il ministro Francesco Lollobrigida è inebriato dall’imminente approvazione della legge che proibirà in Italia la produzione e il commercio della carne coltivata, o sintetica, come ama dire lui. Qui s’era provato a sottolineare la bizzarria di vietare qualcosa che nell’Unione europea non è permesso, ma se un giorno sarà permesso toccherà permetterlo pure a noi: è già successo con le farine d’insetto. Non si coltiva carne né io coltivavo speranze, già venute meno quando la senatrice Elena Cattaneo illustrò il paradosso al ministro: vietate quello che ancora stiamo studiando, e se stiamo studiando è perché non sappiamo, e se non sappiamo come facciamo a decidere di non volere? Niente da fare. Il ministro ha già deciso: la carne coltivata è una porcheria, la qualità va difesa: vuoi mettere la frisona? Vuoi mettere la chianina? E ieri ha dettagliato sul millenario rapporto fra terra e cibo, e nessuna provetta oserà soppiantarlo. Ma soprattutto non intende arrendersi all’idea di un mondo nel quale un’élite mangia pezzi di prima qualità e miliardi di persone saranno costrette a ingurgitare una sorta di “carburante”. In effetti oggi nei paesi sviluppati ognuno di noi consuma 76 chilogrammi di carne all’anno (in Italia 79); nei paesi in via di sviluppo se ne consuma meno della metà, 34 chilogrammi; e poi ci sono i paesi poveri, dove se ne consumano dieci chili scarsi e, siccome è una media, c’è chi vede sì e no un arrosticino ogni sei mesi. Ecco, sembra brutto prospettare a costoro l’ipotesi di rimediare una bistecca coltivata un paio di volte la settimana. È robaccia. In attesa della frisona, meglio star leggeri. (Mattia Feltri)
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ma-come-mai · 1 year
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Splendido pezzo, anti-conformista e coraggioso su Sanremo, scritto da Tomaso Montanari per Il Fatto Quotidiano.
"" L’inquietante sensazione è che il marketing di Sanremo si sia mangiato proprio tutto: perfino il presidente della Repubblica, voluto e acquisito al Festival dall’onnipotente manager di Amadeus e Benigni, in una indecorosa “privatizzazione” della massima magistratura repubblicana, all’insaputa degli organi di governo del servizio (già) pubblico.
Del resto, la forza di Sanremo è questa: essere sempre, nel bene e nel male, lo specchio fedele dello stato delle cose. Ed è innegabile che l’imbarazzante rappresentazione della nostra eterna società di corte, col sovrano benedicente in persona e l’aedo osannante, sia stata terribilmente efficace: proprio perché capace di raccontarci per come siamo veramente, al di là delle intenzioni dei protagonisti. Per la stessa ragione, il preteso inno d’amore di Roberto Benigni è stato così imbarazzante: perché la Costituzione è tutto tranne che uno strumento di celebrazione del potere costituito. La Carta – diceva Piero Calamandrei – “è una polemica contro il presente, contro la società. Perché quando l’articolo 3 vi dice ‘È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli d’ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana’ riconosce con ciò che questi ostacoli oggi ci sono, di fatto, e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la Costituzione! Un giudizio polemico, un giudizio negativo contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare”.
Ebbene, la retorica fluviale di un Benigni autoridottosi a cantore dello stato delle cose è esattamente il contrario di queste parole acuminate: la Costituzione viene depotenziata, messa al guinzaglio, normalizzata. Diventa un bel sogno, del tutto inconferente con una realtà che, anno dopo anno, la contraddice sempre più profondamente. Bisognerebbe ricordare, allora, che la Costituzione è “sorella” di chi si batte davvero per farla rispettare e attuare: non di chi assiste inerte a questa deriva, rimanendo al potere da decenni. Altrimenti nulla rimane della “rivoluzione promessa” che, sempre secondo Calamandrei, vi è racchiusa: la Carta diventa un soprammobile trasmesso per via ereditaria, un innocuo sedativo utile ad addormentare del tutto le coscienze.
L’apice dell’ipocrisia si è toccato nel passaggio sulla prima parte del primo comma dell’articolo 11: “L’Italia ripudia la guerra”. “Il verso di una poesia, una scultura”, l’ha definita Benigni, esaltandone “la forza, la bellezza, la perentorietà”, e concludendo che “se questo articolo lo avessero adottato le altre Costituzioni del mondo non esisterebbe più la guerra sulla faccia della Terra”. Fosse stato presente un bambino, uno di quelli capaci di dire che il re è nudo, avrebbe potuto urlare che non basterebbe affatto che altri Paesi adottassero questo articolo: lo dovrebbero poi anche attuare! Perché se lo facessero con la stessa coerenza dell’Italia, allora le guerre sarebbero ben lungi dallo scomparire.
Un anno fa, al tempo dei primi invii di armi all’Ucraina aggredita dalle truppe di Putin, i costituzionalisti si divisero tra chi riteneva quell’aiuto compatibile con l’articolo 11 e chi invece riteneva che fossimo fuori dalla Costituzione. Tutti, però, concordavano che se quell’invio non fosse stato immediatamente accompagnato da una forte azione diplomatica allora si sarebbe configurata la situazione di una risoluzione di una controversia internazionale solo attraverso l’uso della forza. Che è esattamente ciò che la Costituzione vieta: ed è anche esattamente ciò che, purtroppo, è poi puntualmente successo. Ci possono essere ben pochi dubbi, oggi, sul fatto che il continuo invio di armi, e la nostra partecipazione a un fronte occidentale che prolunga la guerra come mezzo per contrastare l’influenza di Russia e Cina, sia contrario allo spirito e alla lettera della Costituzione. Appare chiaro che l’Italia non sta lavorando per la pace, ma per la “vittoria” contro Putin: ciò che la Costituzione ci proibisce di fare! La guerra, insomma, non la stiamo affatto ripudiando: come dimostra a usura la presenza di un esponente di spicco dell’industria delle armi al ministero della Difesa.
Non è la prima volta che accade, purtroppo. Nel 1999 il primo governo D’Alema (di cui Sergio Mattarella era vicepresidente del Consiglio; per poi passare alla Difesa nel secondo dicastero D’Alema) partecipò a una guerra illegittima sia per la Carta dell’Onu sia per la nostra Costituzione. Non c’è da stupirsi: la logica del potere non è la logica della Costituzione. Quel che invece deve stupirci, e indignarci, è l’ipocrisia con cui un artista si piega al servo encomio e alla propaganda che tutto questo vorrebbe nascondere. “L’arte e la scienza sono libere”, dice la Costituzione: ma se sono gli artisti a consegnarsi a una servitù volontaria, allora per l’ennesima volta quelle parole rimangono inerti.
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voracita · 7 months
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Novitiate.
A margine di una conversazione che ho avuto nei commenti a un post di una Tumblera insegnante di religione, a proposito di castità, continenza, fede etc., mi è tornato in mente un film che ho visto ieri per noia da convalescenza dal Covid, su Prime Video.
Il film è di pochi anni fa, in italiano si intitola "La scelta", il titolo originale è invece Novitiate. Il film da Prime viene proposto enfatizzando qualche aspetto morboso che in realtà nel film è presente in modo molto limitato e molto pudico, pur trattandosi di un aspetto essenziale nello sviluppo della trama.
In breve, una giovane ragazza americana, di famiglia atea, entra a contatto per motivi educativi con un istituto di suore, subisce il fascino della vita monastica e decide di intraprendere il percorso che porta al noviziato, in un periodo in cui i conventi sono ancora pieni di suore e molte famiglie ritengono opportuno, per vari motivi, "sacrificare un figlio" alla vita religiosa (l'espressione è proprio questa, nel film).
Siamo infatti negli anni '60, a ridosso del Concilio Vaticano II e di quelle riforme, poi deliberate, che porteranno a significative conseguenze anche nella vita degli ordini religiosi. Fra le conseguenze importanti di quelle riforme, e del resto anche dell'evoluzione culturale potente che si manifesta in quegli anni anche nel mondo laico, specie nei paesi occidentali più avanzati, c'è l'atteggiamento nei confronti della rigorosa disciplina praticata negli ordini monastici, in particolare dalle suore; disciplina che comporta anche la mortificazione profonda e costante delle esigenze del corpo, e che è tutt'uno con la certezza di raggiungere, attraverso questa disciplina, una speciale prossimità o una particolare relazione paragonabile a quella del matrimonio (così nel film, appunto), un matrimonio che richiede il perfezionamento continuo della sposa (la suora, attraverso la sua mortificazione) e la devozione più totale a Dio, concepito come lo sposo.
Questa concezione, nel film, spinge la Madre superiora dell'ordine a imporre questa severa disciplina, con ancora maggior rigore semmai, anche alle novizie, fra cui la protagonista, la quale, come del resto altre novizie, a un certo punto del suo percorso inizia ad avvertire l'esigenza di un conforto, contatto fisico che tuttavia le è impossibile, nel rapporto con Dio, per evidenti ragioni, e che è assolutamente vietato nei confronti di qualsiasi altro essere umano, inclusa la propria madre biologica; questa esigenza, però, trova via via una sorta di valvola di sfogo "deviante" nella mortificazione della carne, ovvero attraverso l'uso della disciplina (intesa come strumento di autopunizione, di tortura fisica), nel digiuno portato fino allo stremo delle forze, e in altre forme di autolesionismo.
Contestualmente, la madre superiora è più volte richiamata all'ordine affinchè accolga le riforme imposte dal Concilio e abbandoni i metodi più rigorosi e crudeli di "addestramento" delle giovani novizie; con molta sofferenza, anche le suore più anziane e la madre stessa sono costrette ad accettare il cambiamento imposto dai tempi e dalle gerarchie (maschili) più alte della Chiesa.
In particolare: da quel momento in poi la Chiesa non considererà più la vita monacale e i sacrifici imposti dalla disciplina rigida tipica di certi ordini come una modalità privilegiata di rapporto con il divino; qualsiasi cristiano, anzi, anche attraverso altri percorsi di vita, potrà ugualmente vivere un rapporto particolare col Signore. Questo cambiamento svuota quasi del tutto di senso le sofferenze, le espiazioni, l'autolesionismo tipico della vita delle monache in contesti come quello del film. Tant'è che il film sottolinea, appunto, che dopo questo cambiamento i conventi si svuotarono rapidamente.
Alla fine, per la protagonista, al momento di prendere definitivamente i voti, si tratterà di fare semplicemente una scelta: fra una vita in cui le esigenze del corpo sono, senza particolare necessità, totalmente negate, e una vita in cui si può comunque vivere la propria dimensione religiosa, ma senza far violenza alla propria dimensione terrena.
E certo, mi viene da aggiungere, questo film testimonia di una evoluzione recente e significativa della mentalità e della dottrina cattolica; ma testimonia anche, indirettamente, di quasi 2000 anni di repressioni, violenze, disprezzo nei confronti della dimensione naturale, fisica dell'essere umano, in particolare dell'essere umano femminile. Questa è stata per tantissimi secoli la Chiesa Cattolica. Come si fa a ridurre tutta la storia della Chiesa a "qualche grande cazzata" (come nei commenti, la persona di cui sopra) come se potessimo considerare la storia della Chiesa solo in ragione di qualche timida evoluzione dottrinale degli ultimi 50 anni?
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scienza-magia · 11 hours
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Bolla debito mondiale delle economie emergenti
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Debito globale, nuovo record a 315 trilioni. Perché gli emergenti sono la vera mina vagante. Secondo il Global Debt Monitor di Iif l’ammontare ha toccato un nuovo record a 315 trilioni di dollari, spinto proprio dalle dinamiche delle aree in via di sviluppo e più vulnerabili. In Europe (e Italia) dinamiche più rassicuranti, ma il livello dei tassi e la variabile geopolitica rappresentano incognite pericolose. Fa sempre più spavento la montagna del debito globale: non solo perché ha appena toccato un nuovo record, ma anche perché ad alimentare la sua crescita ormai pressoché continua sono soprattutto i Paesi emergenti, ritenuti a torto o ragione più vulnerabili. La quota raggiunta a marzo 2024 vale ormai 315mila miliardi di dollari quando si guarda a Stati, banche, imprese e famiglie di tutto il mondo. Sono 1.300 miliardi in più in soli tre mesi, secondo quanto riportato nel Global Debt Monitor pubblicato dall’Institute of International Finance (Iif), e ad aumentare i timori contribuisce anche il fatto che sia tornato a salire fino al 333% lo stesso rapporto con il Pil dopo tre trimestri consecutivi di riduzione. La dinamica è appunto il risultato della sostanziale conferma dei livelli raggiunti in precedenza nelle aree più mature del globo (con esclusione di Usa e Giappone) e di quella che ormai pare un’avanzata inarrestabile nei Paesi emergenti. Per questi ultimi il debito si è infatti spinto verso un livello mai visto di 105mila miliardi, 55 in più rispetto a quanti se ne potevano contare un decennio fa, con Cina, India e Messico a registrare gli incrementi più rilevanti. La situazione, già di per se non rosea, potrebbe farsi ancora più complessa a causa del perdurare dei fenomeni inflazionistici, in particolare negli Stati Uniti, che continuano a rappresentare un rischio significativo proprio perché capaci di esercitare ulteriori pressioni al rialzo sui costi di finanziamento globali. Le insidie principali
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L’aumento delle frizioni commerciali e una maggiore frammentazione geoeconomica potrebbero secondo l’analisi di Iif ridurre inoltre la capacità di servizio del debito estero dei mercati emergenti, che non sono neanche immuni al disallineamento che si sta profilando fra le condizione economiche fra le due sponde dell’Oceano Atlantico. L’ormai previsto ritardo nel taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, combinato con una Bce che invece dovrebbe iniziare fin da subito ad allentare la presa potrebbe infatti innescare un rally del dollaro, guidare un’ulteriore fuga di capitali verso gli asset statunitensi ed esercitare ancora maggiori tensioni su quanti al di fuori degli Usa hanno un significativo debito denominato in dollari, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Certo, rileva il Global Debt Monitor, siamo in presenza di «prospettive economiche globali a breve termine relativamente ottimistiche che rappresentano di per sé fattore positivo per la dinamica del debito» e c’è da considerare anche la salute dei bilanci delle famiglie (unica categoria per la quale il ricorso al debito risulta in leggera discesa al 59,1% del Pil) che nell’immediato dovrebbe fornire un cuscinetto contro quelli che si prospettano come «tassi più alti a lungo termine». I disavanzi di bilancio pubblici sono però ancora superiori ai livelli pre-pandemia e si prevede che quest’anno contribuiranno per circa 5.300 miliardi all’accumulo di debito globale. La situazione in Giappone Guardando nello specifico ai Paesi più avanzati, Iif nota l’aumento del debito pubblico del 17% negli Stati Uniti e si sofferma in particolare sul Giappone, definito come «uno dei paesi più indebitati al mondo», con un livello totale che si aggira oltre il 600% del Pil e un’impennata del 60% rispetto ai livelli pre-Covid che non ha avuto pari tra i principali mercati maturi durante questo periodo. Tokyo fa tuttavia relativamente meno paura «dato che le istituzioni finanziarie giapponesi e il governo generale - spiega Iif - detengono notevoli quantità di attività estere e il forte deprezzamento dello yen giapponese rispetto alle valute dei suoi principali partner commerciali dovrebbe sostenere le dinamiche del debito sovrano e societario del Giappone». Una valuta più debole potrebbe in questo caso «esercitare un’ulteriore pressione sui bilanci delle famiglie, diminuendo il loro potere d’acquisto, e avere un impatto negativo sulla dinamica del debito delle famiglie nel medio termine», ma quelli utilizzati dagli analisti non sembrano toni da allarme. In Europa (e Italia) più formiche che cicale L’Europa risulta infine l’area dove le dinamiche appaiono relativamente morigerate: in confronto al Pil il livello del debito nell’area euro si è ridotto a fine marzo al 349,2% rispetto al 356,2% di 12 mesi prima, con la sola eccezione del settore finanziario e cali più significativi in Germania (oltre che Svizzera). Non fa eccezione l’Italia, dove l’ammontare globale di debito è calato negli ultimi tre mesi di circa 128 miliardi all’equivalente di 6.245 miliardi di dollari e anche il rapporto con il Pil è tornato a scendere di circa mezzo punto percentuale al 275,6 per cento. Merito soprattutto di famiglie e imprese, meno di Stato e banche che sono più indebitati, ma pur sempre un dato incoraggiante per il nostro Paese. Read the full article
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falcemartello · 7 months
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La Politica, la Scienza e il cambiamento climatico
"L'obiettivo dichiarato e necessario del catastrofismo sul cambiamento climatico è la riduzione della crescita economica.
Le élite globali al World Economic Forum (WEF) suggeriscono regolarmente che uno dei loro obiettivi è quello di raggiungere "l'equità" per le persone nei paesi sottosviluppati.
Ad oggi, questa "equità" ha comportato trasferimenti di denaro dal mondo sviluppato a quello in via di sviluppo che sono state utilizzate come tangenti per arginare un ulteriore sviluppo.
Il catastrofismo climatico si riduce alla rinuncia e all'eliminazione di energia economica e affidabile e all'arricchimento di allarmisti climatici come Al Gore, tutto nell'interesse di promuovere un'agenda politica globalista.
Il catastrofismo sul cambiamento climatico ha a che fare parole come “solidarietà”, “inclusività” e “cooperazione internazionale”, i mezzi che il WEF, le Nazioni Unite, le corporazioni privilegiate e i loro rappresentanti nel governo ritengono necessari per mitigare la presunta crisi. Queste parole in codice promuovono un regime totalitario sotto il quale un collettivismo rinnovato abrogherà i diritti individuali e limiterà enormemente la libertà umana.
In sostanza, i mezzi per mitigare il cambiamento climatico sono i veri fini perseguiti dai catastrofisti climatici."
(Prof. Michael Rectenwald NY University)
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kneedeepincynade · 7 months
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It is important to undestand that the axis of resistance would be in a much much worse position that the one it is now without the vital support of China and Russia and that the cooperation between this two countries is essential for a better world
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
🇨🇳 Oggi, 16 ottobre, il Compagno Wang Yi - Direttore dell'Ufficio Generale della Commissione Centrale per gli Affari Esteri del Partito Comunista e Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese, ha incontrato, a Pechino, Sergej Viktorovič Lavrov - Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa 🇷🇺
😍 Quest'anno, ha sottolineato Wang Yi, ricorre il 10° Anniversario dell'Istituzione della 一带一路 - Nuova Via della Seta, e che il Governo Cinese coglierà l'occasione del Terzo "Belt and Road International Cooperation Summit Forum" per rafforzare la costruzione congiunta dell'Iniziativa, atta a promuovere uno Sviluppo di Alta Qualità 📊
💗 Il Tema del Forum è 高质量共建‘一带一路’,携手实现共同发展繁荣 - ovvero: Costruire congiuntamente una Nuova Via della Seta di Alta Qualità (高质量), per raggiungere uno Sviluppo Comune (共同发展 e la Prosperità (繁荣) 💕
🇨🇳 La Cina, ha ricordato il Diplomatico, apprezza l'elevata considerazione e il sostegno che il Presidente Vladimir Putin ripone nella Nuova Via della Seta, e accoglie con favore la partecipazione della Russia nella promozione dello Sviluppo Comune (共同发展) e della Prosperità Comune (共同富裕) 🤝
🥳 Nel 2024, Cina e Russia festeggeranno il 75° Anniversario dell'Instaurazione delle Relazioni Diplomatiche, e i due Paesi, tramite i loro Governi, dovrebbero pianificare con cura le attività commemorative, per poter approfondire la Fiducia Reciproca Strategica (战略互信) e consolidare l'Amicizia, ha sottolineato Wang Yi ⭐️
🇷🇺 Il Ministro Lavrov si è congratulato con i funzionari del Partito Comunista Cinese per il 74° Anniversario della Fondazione della Repubblica Popolare Cinese («拉夫罗夫表示,再次祝贺中国朋友迎来国庆74周年» 💕), per poi analizzare lo status delle Relazioni Sino-Russe, affermando che mantengono uno sviluppo solido e positivo ❤️
🇷🇺 La Russia, ha dichiarato il Ministro Lavrov, si augura di poter mantenere una stretta comunicazione strategica con la Cina, e di approfondire la Cooperazione in diversi settori 🤝
😍 La 一带一路 - Nuova Via della Seta, ha sottolineato Lavrov, è un'importante piattaforma di cooperazione internazionale, che presenta una partecipazione attiva di tutte le parti interessate, e la sua costruzione congiunta contribuisce alla realizzazione della Cooperazione a Mutuo Vantaggio (合作共赢) 💕
🤝 La Cooperazione Sino-Russa non si ferma ai Rapporti Stato-Stato. I due Paesi, ha dichiarato Wang Yi, promuovono attivamente il coordinamento strategico sul rafforzamento della Cooperazione anche nell'ambito di contesti multilaterali, come le Nazioni Unite, 上海合作组织 - Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai e i BRICS 💼
💬 I due Ministri hanno anche dialogato sulla Questione Palestinese. Cina e Russia promuovono un "Cessate il Fuoco", i Negoziati e i Colloqui di Pace, la costruzione di un Corridoio Umanitario a Gaza e una Soluzione Politica al Conflitto, atta a promuovere un calendario e una roadmap che possa ripristinare i Diritti del Popolo Palestinese, tramite l'Istituzione di uno Stato di Palestina che sia indipendente e sovrano 🇵🇸
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🇨🇳 Today, October 16, Comrade Wang Yi - Director of the General Office of the Central Commission for Foreign Affairs of the Communist Party and Minister of Foreign Affairs of the People's Republic of China, met in Beijing with Sergei Viktorovič Lavrov - Minister of Foreign Affairs of the Russian Federation 🇷🇺
😍 This year, Wang Yi underlined, marks the 10th Anniversary of the Establishment of the 一带一路 - New Silk Road, and that the Chinese Government will take the opportunity of the Third "Belt and Road International Cooperation Summit Forum" to strengthen the joint construction of the Initiative, aimed at promoting High Quality Development 📊
💗 The Theme of the Forum is 高质量共建'一带一路',携手实现共同发展繁荣 - that is: Jointly building a New High-Quality Silk Road (高质量), to achieve Common Development (共同发展and Prosperity (繁荣) 💕
🇨🇳 China, the Diplomat reminded, appreciates the high consideration and support that President Vladimir Putin places in the New Silk Road, and welcomes Russia's participation in promoting Common Development (共同发展) and Prosperity Municipality (共同富裕) 🤝
🥳 In 2024, China and Russia will celebrate the 75th Anniversary of the Establishment of Diplomatic Relations, and the two countries, through their governments, should carefully plan the commemorative activities, in order to deepen Strategic Mutual Trust (战略互信) and consolidate the 'Friendship, underlined Wang Yi ⭐️
🇷🇺 Minister Lavrov congratulated officials of the Communist Party of China on the 74th Anniversary of the Founding of the People's Republic of China («拉夫罗夫表示,再次祝贺中国朋友迎来国庆74周年» 💕), ans then analyzed the status of Sino-Russian Relations, stating that they maintain solid and positive development ❤️
🇷🇺 Russia, declared Minister Lavrov, hopes to be able to maintain close strategic communication with China, and to deepen cooperation in various sectors 🤝
😍 The 一带一路 - New Silk Road, stressed Lavrov, is an important international cooperation platform, which features active participation of all interested parties, and its joint construction contributes to the realization of Mutual Benefit Cooperation (合作共赢) 💕
🤝 Sino-Russian Cooperation does not stop at State-State Relations. The two countries, declared Wang Yi, actively promote strategic coordination on strengthening cooperation also within multilateral contexts, such as the United Nations, 上海合作组织 - Shanghai Cooperation Organization and the BRICS 💼
💬 The two Ministers also spoke on the Palestinian issue. China and Russia promote a "Ceasefire", Negotiations and Peace Talks, the construction of a Humanitarian Corridor in Gaza and a Political Solution to the Conflict, aimed at promoting a timetable and a roadmap that can restore the Rights of the Palestinian People, through the establishment of an independent and sovereign State of Palestine 🇵🇸
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abr · 1 year
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(L)'estrazione dei minerali necessari alla transizione ecologica avrebbe un impatto sull'ambiente peggiore del danno che si vuole riparare: la toppa è peggio del buco. Ad esempio, la quantità di rame che servirebbe nei prossimi anni sarebbe superiore a quello estratto in cinquemila anni. Poi ci sono calcestruzzo, acciaio e zinco per le pale eoliche, silicio, vetro e alluminio per i pannelli solari, nickel, litio e cobalto per le batterie (...).
In aggiunta c'è l'impatto ambientale. Per un chilo di litio si scavano tonnellate di roccia (...), l'estrazione (resta) estremamente inquinante e la successiva lavorazione è incompatibile con gli standard ambientali europei, (resta solo) da farla in Cina. Ultimo ma non meno importante, la sostenibilità sociale. (...) Quanto sono compatibili (i minatori africani minorenni) co(l) (...) salvare il pianeta dal riscaldamento?
Oltre all'insostenibilità della transizione, resta il fatto che (...) le emissioni di gas serra sono aumentate (...) perché un miliardo di persone è uscito dalla povertà assoluta. Siamo di più ma moriamo meno di fame, prima volta nella storia (...).
Ciò non significa che i gas serra non vadano limitati. Solo non è (né logico né efficace) farlo (...) eliminando le auto termiche e i riscaldamenti a gas. (...) Le soluzioni ci sono ma sono più impegnative e forse più lunghe. Una è l'economia circolare, ossia spostare parte dell'attività industriale dalla produzione ex novo al recupero e rinnovamento dei prodotti per il riutilizzo.
(...) L'Europa, le cui emissioni sono in calo dal 1980 e oggi pesano pochissimo, invece di perseguire ulteriori e improbabili transizioni suicide, dovrebbe promuovere presso i Paesi emergenti e in sviluppo l'adozione del suo modello industriale ed economico. La transizione deve fondarsi sulla scienza non sull'ideologia, o finirà prima ancora di cominciare.
via https://www.ilgiornale.it/news/politica/transizione-ecologica-insostenibile-i-minerali-necessari-2112793.html
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