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#letture di viaggio
gregor-samsung · 7 months
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“ Le giornate di Amel erano vuote: non si organizzava, si alzava tardi, perdeva tempo, cosa fino a un mese prima impensabile. Per attraversare questo vuoto ha pensato che forse era il caso di cambiare aria, andare dai nonni in Tunisia; forse laggiú si sarebbe sentita meglio. Cosí ha anticipato le vacanze; è partita con i libri, ma non è servito. Neanche lí è riuscita a rasserenarsi, a studiare. Si sentiva persa tanto quanto a Saint-Denis, e altrettanto incapace di concentrarsi. Si è ritrovata, a fine agosto, sul volo di ritorno, ancora persa, ancora senza energie, e senza un’idea di come affrontare quell’ultimo ostacolo. Allora, senza sapere perché, Amel si è messa a raccontare la sua storia al suo vicino, sull’aereo. Si erano salutati, in inglese, poi lui aveva aperto il suo giornale e lei si era messa a guardare fuori dal finestrino. Ma Amel aveva qualcosa che avvicinava gli sconosciuti; a un certo punto, e dice che non si ricorda nemmeno come è successo, non sa dire perché è successo, si è trovata a raccontargli la sua storia, questa. Stava pensando, gli ha detto, che l’unico posto dove si sentiva veramente a casa era l’aereo, anzi, la sala d’aspetto degli aeroporti. Non contava se stava imbarcandosi dalla Francia per la Tunisia o dalla Tunisia per la Francia. Lí, mentre aspettava che chiamassero il suo volo, avvertiva al tempo stesso, con forza, la mancanza delle persone che stava per rivedere e la nostalgia per le persone che stava lasciando, e invece di sentirsi lacerata si sentiva riconciliata, e pensava che voleva bene a entrambe. Hanno continuato per tutto il tempo a parlarsi in inglese, anche se non era la lingua di nessuno dei due. Il signore ascoltava facendo di sí con la testa, interrompendola ogni tanto per farsi spiegare meglio un dettaglio; aveva un accento che Amel non aveva mai sentito; ha pensato che potesse essere greco, ma non gliel’ha chiesto. Quando Amel ha finito, lui ci ha pensato su, e poi le ha detto che sentirsi spaesati, con un piede di qua e uno di là, senza un’identità precisa, o a volte tirati di qua e di là da identità diverse; tutto questo capita probabilmente a ogni essere umano che non sia rimasto tutta la vita barricato nel suo mondo e nelle sue certezze. Ha detto proprio cosí, barricato. Forse la sensazione di non avere una casa, ma tante, e nessuna sufficiente, è molto piú comune di quello che si creda. Sono sentimenti che vanno e vengono, non sono sempre con noi, ma riemergono, e inquietano, e a volte addirittura creano angoscia, le ha detto con dolcezza il signore che forse era greco. Forse, gli veniva da dirle, sentirsi divisi in tanti pezzi ormai fa parte della condizione umana, noi esseri umani siamo tutti in qualche misura espatriati. C’è chi ne è piú consapevole, chi meno, ma è cosí. Per questo sentimento, lei, rispetto agli altri, aveva a disposizione una spiegazione semplice: sono un’emigrata, sono figlia di emigrati. Ma a pensarci bene, in fondo, forse non era neanche vero che gli altri fossero meno espatriati di lei. E ascoltando queste parole, le parole di uno sconosciuto che non avrebbe piú rivisto, Amel si è sentita invadere da una grande tranquillità. Avvertiva un po’ meno, sempre meno, il peso che la opprimeva dal 13 novembre 2015, e pensava che forse al suo ritorno non tutto sarebbe stato difficile come temeva. Poi, guardando le nuvole fuori dal finestrino, ha chiuso gli occhi e si è addormentata. “
Guido Barbujani, Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti, Einaudi (collana Super ET Opera Viva), febbraio 2022¹; pp. 18-20.
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ilmondodishioren · 7 months
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Il viaggio di Shuna, di Hayao Miyazaki.
Ogni tanto pubblicano delle piccole perle in questo mondo sempre più affollato di produzioni nipponiche più o meno interessanti. Il viaggio di Shuna è una grafic novel completamente disegnata e scritta dal famoso regista Hayao Miyazaki nel lontano 1983. Totalmente realizzato all’acquerello, Il viaggio di Shuna, strizza molto l’occhio a una delle opere più famose del regista, Nausicaa della valle…
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Basta fare il primo passo di Andrea Giuffrida, recensione
Nuovo articolo, nuovo interessantissimo consiglio di lettura! Non perdertelo! E a te piace viaggiare? #bastafareilprimopasso #tripnroll #andreagiuffrida #letture #libri #traduttriceerrante
Emozionante, commovente, un insegnamento continuo, mi ha fatto sognare tantissimo! Basta fare il primo passo è il primo romanzo scritto da Andrea Giuffrida, dei Trip ‘n’ roll, ovvero una coppia, Andrea appunto e Federica, che nel 2017 ha deciso di mollare tutto e fare il giro del mondo con un budget di 15€ al giorno. Se non è un’avventura questa da scriverci un libro! Basta fare il primo passo,…
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dakovas-basette · 3 months
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Come sta andando la tua lettura di Fondazione e Terra?
Ciao! Ho finito di leggere Fondazione e Terra la settimana scorsa, e per il momento sto prendendo una pausa da Asimov per dedicarmi ad altre letture, ma in futuro sicuramente leggerò il resto del Ciclo dei Robot che mi manca (ossia la maggior parte, prima del Ciclo della Fondazione di Asimov avevo letto solo la raccolta Io, robot).
Il mio parere su Fondazione e Terra è lo stesso parere che ho avuto sull'intera serie, ossia che il viaggio mi è piaciuto di più della destinazione e che grazie a questa serie sono diventata un po' più eterofoba; sono sicura che il finale mi avrebbe lasciato di più se avessi avuto il contesto del Ciclo dei Robot e nello specifico su Daneel (che mi ha piacevolmente sorpreso rivedere dopo Fondazione Anno Zero), ma ora come ora non nego che mi abbia lasciato un po' a bocca asciutta. Comunque, Trevize mi è generalmente piaciuto come protagonista, e ho trovato interessante la sua dinamica con Pelorat e Bliss (che, a proposito, alla fine de L'orlo della Fondazione non mi andava affatto a genio, ma nel corso di Fondazione e Terra mi è cresciuta, quindi mi ha dato un po' ai nervi quando alla fine si è scoperto che per tutto il tempo le sue azioni erano condizionate da Daneel, ma questo sarà un papiro per un'altra volta); anche se a volte ho sentito la mancanza di Harla Branno e di Stor Gendibal, entrambi personaggi che mi erano piaciuti parecchio e che mi è dispiaciuto abbandonare, questa mancanza è stata colmata dall'interesse che ho provato per la missione di ricerca della Terra: non ho letto molti romanzi di fantascienza, avendo un'inclinazione maggiore per il fantasy, quindi non so quanto possa essere un luogo comune del genere, ma ho trovato affascinante il modo in cui il nostro pianeta è considerato qualcosa di lontanissimo e materia di leggende, di cui si può dubitare l'esistenza.
Se dovessi fare una classifica dei romanzi del Ciclo, ora che li ho finiti, penso che sarebbe:
Preludio alla Fondazione
Fondazione Anno Zero
L'orlo della Fondazione
Fondazione e Terra
Prima Fondazione
Seconda Fondazione
Fondazione e Impero
Mi sono dilungata un po' più di quanto mi aspettassi, ma comunque sono aperta a discutere ulteriormente della serie, se ti fa piacere :)
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unsognoallavolta · 8 months
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Persona in cerca di amic* ☀️✨️
Ehi ciao!
Sono Benny (o Ben), she/they, ho 23 anni. Mi sono appena laureata all'Accademia di Belle Arti e tra poco inizierò un master riguardo i videogame e il mondo 3d.
Sono un'ottimista, amante della vita e delle esperienze, di qualsiasi tipo, dal viaggio in macchina improvvisato alla serata tranquilla a guardare film e chiacchierare. Tra l'ascoltare e il parlare preferisco decisamente il primo: adoro poter conoscere le persone attraverso i racconti delle loro esperienze di vita.
La mia chiacchierata ideale è stesi sul letto, sul pavimento o su un prato, a guardare il soffitto o il cielo e chiedersi il perché delle cose, parlare di sogni, delle esperienze passate e di quelle che ci piacerebbe vivere. Senza vergogna o giudizio. Uno spazio sicuro di condivisione.
Sto cercando persone con cui chiacchierare della vita, commentare serie tv insieme, viaggiare e sognare, scoprire nuovi interessi e passioni, riscoprire ogni giorno quanto, nonostante tutto, siamo fortunati ad essere vivi.
Mi ritrovo spesso (quasi sempre) sola. Mi sono accorta che le persone buone molto spesso vengono usate e poi dimenticate. Attraverso questo blog mi piacerebbe trovare qualcuno che almeno una volta si sia sentit* così. Nessuno è destinato a rimanere solo, combattiamo insieme la solitudine 🌻
Qui vi lascio un elenco delle cose a cui sono interessata, spero potremo avere qualche interesse in comune 😊:
Serie Tv: Heartstopper, Good Omens, Loki, One Piece, Arcane, The Dragon Prince, The Owl House, Jujutzu Kaisen, Attak on Titan (e molte altre. Accetto volentieri consigli su nuove serie da vedere).
Film: mi piacciono tutti i generi tranne l'Horror (mi fanno troppa paura 😂). Sono un'appassionata dei film d'animazione.
Libri: non leggo molto ma sono super disposta a leggere qualche libro insieme. Alcune mie letture correnti sono: La casa sul mare celeste, La canzone di Achille e Finché il caffè è caldo.
Videogiochi: Genshin Impact e Honkai Star Rail (ma spero di ampliare la mia lista al più presto).
Hobby: giardinaggio (amo le piante 🌱), disegno, fotografia, mondo 3d e animazione digitale, passeggiare immersa nella natura, viaggi.
Altri hobby a cui spero di avvicinarmi a breve: imparare a cucire e a usare l'uncinetto, dipingere sia su carta che su tessuti, imparare a scolpire con l'argilla e realizzare vasi e tazzine. Sono aperta ad imparare qualsiasi tipologia di arte 🎨
Se siete arrivat* fin qui vi ringrazio e se siete interessat* potete anche solo lasciarmi un 🩷, vi scrivo io 🥰
(Il mio main è @thinkingaboutminds, potete trovarmi anche lì)
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omarfor-orchestra · 9 months
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Film italiani in uscita a settembre
Io Capitano (Matteo Garrone): 07/09
Una fiaba omerica che racconta il viaggio avventuroso di due giovani, Seydou e Moussa, che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa. Un’Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, i pericoli del mare e le ambiguità dell’essere umano
Il più bel secolo della mia vita (Alessandro Bardani): 07/09
Un'assurda legge impedisce a Giovanni, figlio non riconosciuto alla nascita, di sapere l'identità dei suoi genitori biologici prima del compimento del suo centesimo anno di età. Per riuscire ad attirare l'opinione pubblica, la sua unica speranza è ottenere la complicità di Gustavo, unico centenario non riconosciuto alla nascita in vita. Il solo che avrebbe il diritto di avvalersi di questa normativa ma che sembra non aver alcun interesse a farlo. Il più bel secolo della mia vita racconta l'incontro tra un centenario proiettato nel futuro e un giovane ancorato al passato e della loro inaspettata amicizia
Uomini da marciapiede (Francesco Albanese): 07/09
Siamo in giugno e i tifosi più appassionati si preparano ai trenta giorni di partite degli Europei di calcio 2021, un manipolo di squattrinati per sbarcare il lunario si mette a fare il mestiere più antico del mondo per mogli e fidanzate annoiate alla ricerca di qualche avventura facile. Ma un piano che sembra facile si trasforma ben presto in una vicenda paradossale e piena di imprevisti divertenti, infatti i nostri "uomini da marciapiede" avranno alle calcagna la polizia e la mala di tutta la città.
L'expérience Zola (Gianluca Matarrese): 13/09
Anne è una regista teatrale. Si è separata dal marito e sta cambiando casa. È spenta, senza desideri. Conosce Ben, vicino di casa servizievole e attore senza scritture. Lui la guarda con occhi appassionati, lei non vuole mai più legarsi a un uomo. Ma quando decide di mettere in scena "L'assommoir" di Zola, è a lui che propone il ruolo di Coupeau, riservandosi quello di Gervaise. Man mano che la storia si sviluppa, il confine tra la vita reale e la rappresentazione teatrale si riduce sempre di più. Tra letture e prove, tra ricerca e studio, la realtà sfuma nella finzione e i due sembrano ripercorrere esattamente tutti i passaggi della storia di Coupeau e Gervaise, fino alla rovina.
Patagonia (Simone Bozzelli): 14/09
Nonostante abbia una ventina d'anni, Yuri viene trattato come un bambino dalle zie con cui vive in un paesino sulla costa adriatica dell'Abruzzo. Sarà l'incontro con Agostino, l'animatore che viene a lavorare a una festa per il cugino piccolo, a far scattare qualcosa in lui. Attrazione, desiderio di libertà, un interesse per lo stile di vita di un ragazzo che vive in camper e sembra non dover sottostare a nessun legame. Scappato di casa, Yuri si stabilirà in una comunità di gente simile ad Agostino, che vive alla giornata tra un rave e l'altro.
L'invenzione della neve (Vittorio Moroni): 14/09
Carmen ha un passato non facile. Da bambina è stata tolta alla madre, insieme alla sorella Sonia, e inserita in una casa famiglia. Ora è a sua volta madre di una bambina, Giada, che ha avuto con il suo compagno Massimo. La bambina è stata affidata dal giudice al padre e Carmen la può vedere solo al sabato ogni 15 giorni. Ma lei non intende accettare questa decisione perché, nonostante gli errori commessi in passato, si sente e vuole essere madre a pieno titolo.
Una sterminata domenica (Alain Parroni): 14/09
Estate. Roma e zone limitrofe. È in quest'area che si muovono tre adolescenti. Kevin, sedicenne, Alex che di anni ne ha appena compiuti diciannove, e Brenda che è incinta. Il loro è un girovagare tra città, campagna e periferia, costantemente insieme e apparentemente uniti fino a quando un'allusione modifica gli equilibri. Il loro processo di crescita privo di bussola passa a una nuova fase.
Mamma qui comando io (Federico Moccia): 14/09
Filippo e Michela sono marito e moglie prossimi alla separazione e genitori di Francesco, che ha nove anni, un carattere vivace ed è molto furbo. Mentre si trovano in tribunale, i due iniziano a litigare riguardo a chi debba spettare la casa i famiglia e su chi sia il genitore più adatto ad avere la custodia del bambino. È così che il giudice inaspettatamente decide di assegnare la casa a Francesco, mentre la madre e il padre dovranno alternarsi ogni inizio settimana nell'abitazione.
Goffredo e l'Italia chiamò (Angelo Antonucci): 15/09
La vita, gli amori, gli ideali di libertà del giovane poeta e patriota Goffredo Mameli, autore dell'inno degli Italiani, morto a soli 21 anni, il 6 luglio del 1849, combattendo per l'indipendenza dell'Italia.
Felicità (Micaela Ramazzotti): 21/09
Roma. Desirè lavora come truccatrice nei set cinematografici e da quando era adolescente ha sempre messo i soldi da parte. È ingenua e disponibile e molti se ne approfittano come il padre che la sottopone a continui ricatti morali o il compagno Bruno, un professore universitario narcisista che la fa sentire spesso inadeguata. Quando il fratello Claudio, per il quale ha firmato dei documenti su pressione dei genitori per poter pagare una Mercedes nera con cui il ragazzo avrebbe dovuto iniziare un lavoro come autista, entra in depressione, Desirè capisce che è l'unica che lo può aiutare e, per riuscirci, deve allontanarlo dalla sua famiglia che ha sempre trascurato i suoi problemi psichiatrici. E per farlo può contare solo su sé stessa
Infiniti (Cristian de Matteis): 21/09
Roberta e Davide stanno felicemente insieme da quattro anni da quando si sono incontrati e innamorati al Museo di Casa Leopardi a Recanati: oggi Davide sta cercando di affermarsi come pittore, mentre Roberta, nonostante la sua passione letteraria, è diventata un agente immobiliare e lavora nell'agenzia di Davide, sposato alla ricca e annoiata Greta ma segretamente innamorato di lei. Quando Roberta scopre che Davide all'inizio della loro relazione l'ha tradita, il rapporto tra i due entra in crisi profonda e la ragazza comincia ad interessarsi a Lorenzo, il commesso del supermercato che ha un tatuaggio "leopardiano" sul polso. Ma anche nelle relazioni non tutto è come sembra e come nel nastro di Moebius due persone possono camminare nello stesso spazio ma ritrovarsi alla fine in punti diametralmente opposti.
Non credo in niente (Alessandro Marzullo): 28/09
Una pianista e un violinista che lavorano in nero per un ristoratore dispotico. Un aspirante attore che alterna i rari provini alle frequenti a scopate senza futuro. Una hostess che disegna, canta, balla da sola e non crede (più) all’amore eterno, considerandolo un sentimento che si possono permettere solo i ricchi. Sono i quattro protagonisti, tutti alle soglie dei trent’anni, di una storia crepuscolare che si svolge in una Roma sporca e ostile, soprattutto ai giovani, cui offre solo umiliazioni della loro dignità e l’invito costante ad accantonare i propri sogni e le proprie aspirazioni artistiche.
Nata per te (Fabio Mollo): 28/09
La storia di Luca e Alba: un uomo e una bambina che hanno disperatamente bisogno l'uno dell'altra, anche se il mondo intorno a loro non sembra ancora pronto a vederli insieme. Il tribunale di Napoli è alla ricerca di una famiglia per Alba, che ha la sindrome di down e, appena nata, è stata abbandonata in ospedale. Luca, single, omosessuale, cattolico, da sempre mosso da un forte desiderio di paternità, lotta per ottenere l'affidamento di Alba. Quante famiglie "tradizionali" devono dire di no prima che Luca possa essere preso in considerazione? Può una bambina rifiutata dal mondo diventare il premio di una vita?
Documentari
Tiziano Terzani: il viaggio della vita (Mario Zanot): 11/09
Enzo Jannacci - vengo anch'io (Giorgio Verdelli): 11/09
Le mie poesie non cambieranno il modo (Annalena Benini, Francesco Piccolo): 14/09
La storia di Patrizia Cavalli è il cammino di una donna totalmente libera, bisognosa di pubblico e di amicizia, bisognosa di giocare seriamente con la vita. Una ragazza che scappa dalla provincia e dalle sue regole ordinarie per diventare, avanti e indietro nel tempo, regina di se stessa. Con grande talento, innocenza e sense of humour. Il documentario restituisce allo spettatore la carnalità, la libertà e il calore delle poesie di Patrizia Cavalli, l'esperienza di un'autentica ispirazione poetica fondata sulla vita quotidiana, e il senso profondo di un'esistenza che rifiuta la banalità delle definizioni. Patrizia Cavalli è morta il 21 giugno 2022, durante la post-produzione di questo film, che custodisce la sua ultima testimonianza.
Zucchero Sugar Fornaciari (Valentina Zanella, Giangiacomo De Stefano): 25/09
The years we have been nowhere (Lucio Cascavilla, Mauro Piacentini): 27/09
Il filo conduttore del film, sono le storie di Sulemain, Fatima Kamakuye e Patrick che hanno lasciato la Sierra Leone in cerca di un futuro migliore, riuscendo a costruirsi delle nuove vite e delle famiglie in Europa e negli Stati Uniti. Ma, a causa di problematiche dal carattere burocratico ed alcune infrazioni amministrative, vengono condannati e strappati alle loro famiglie per essere rispediti nel paese d'origine, dove ormai hanno perso i contatti con amici e familiari di una volta
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elperegrinodedios · 1 year
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Pellegrino una volta, per sempre pellegrino. Già!Lo si è nel cuore, nella mente e nell'anima o non lo si è. Io lo ero già, ancora prima d'iniziare tutti i miei pellegrinaggi. Avevo conosciuto il Signore e dopo averlo fatto parte attiva della mia vita ed aver appreso e condiviso i suoi insegnamenti ho iniziato a camminare e non mi sono più fermato.
Ormai nella mia mente c'è come una miscela di ricordi. Dopo venti lunghi anni di cammini e più di quarantamila km. percorsi, conservo nel mio cuore miriadi di sensazioni ed emozioni, che mi ritornano spesso, come visioni e immagini, volti e parole, o atti di amore di giorno e di notte, che spesso mi si confondono. Restano i fatti di tanti momenti di gesti condivisi e di testimonianze di amicizia e di simpatia, andate a buon fine. E ora in attesa dei prossimi pellegrinaggi, mi cibo con tutto questo. È per questo motivo che il viaggio iniziato venti anni fa non si è mai interrotto, non ha mai avuto pause e nè mai più ne avrà. Viaggi, letture, scritti, studio di nuove vie da percorrere, io sto sempre in cammino, col cuore e la mente.
📷 Sui Pirenei vicino al confine Francia-Spagna. A seguire da Samos a Sarrià ed infine Finisterra.
lan ✍️
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lf-celine · 6 months
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Venerdì 22 dicembre dalle ore 18,00 si terrà presso Palazzo Robellini di Acqui Terme (Sala Comunale, Piazza Abramo Levi 7), nel contesto della 2a edizione di “Parole Bollenti”, la conferenza
La vera guerra di Louis-Ferdinand Céline Dal Maresciallo Destouches al Viaggio al termine della notte all’inedito Guerra a una riscoperta memoria bellica, la prima vita di Céline.
Maestro di stile e “medico dei poveri”, pacifista e sferzante fustigatore dell’uomo occidentale, autore di capolavori della letteratura mondiale e di quei pamphlet che gli valsero in vita l’emarginazione letteraria: questo e altro fu Louis-Ferdinand Céline, disincantato testimone del Novecento, di cui conobbe, visse e a volte subì tutte le maschere.
Dopo i saluti delle autorità, Andrea Lombardi, saggista e curatore del libro Louis-Ferdinand Céline - Un profeta dell’Apocalisse. Scritti, interviste, lettere e testimonianze (Bietti 2018), dialogherà con Fabio Izzo, scrittore. Con letture di brani a cura di Mario Andrea Morbelli. Modera Carlo Tortarolo, caporedattore di “Satisfiction”.
Con il patrocinio di Città di Acqui Terme – Assessorato alla Cultura. Ingresso libero.
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theladyorlando · 7 months
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Maid Quiet
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Dovevamo vederci con Marta, per una piccola birra consolatoria di fine settimana. Ma alla fine non ce n'è stato il tempo. Il giorno dopo Marta mi ha detto di sentire la mancanza della poesia nella vita: dice che è come un tassello che lei non ha. Però me lo ha detto in un messaggio che a me pare proprio una poesia. E io non ho saputo bene cosa risponderle. Subito mi è venuto in mente che io a volte mi impongo la compagnia di certi poeti, una specie di esercizio. La scorsa primavera per esempio è toccato a Yeats. E Yeats è un esercizio bello impegnativo, non è per niente facile, per quel poco che ci ho capito, a lui piace tanto restare enigmatico, ama le scritture automatiche, le rose alchemiche, i vortici, le torri. In mezzo alle sue cose difficili però ne spuntano fuori alcune di una semplicità disarmante. Qualcuno, da dentro alla sua poesia, mi ha chiamata a un certo punto per nome come dice lui -someone called me by my name- e ricordo anche benissimo quand'è che è successo. Ero al dottorato e seguivo dei corsi improvvisati sul momento da docenti che non mi spettavano, su temi che non mi spettavano, su temi che, mi dicevo, non era possibile che spettassero alla letteratura. Ma cos'è in fondo che distingue la letteratura vera da un'indagine documentaristica? Dove esattamente si colloca il confine tra la poesia e l'inchiesta? Tra la poesia e le corse prive di senso in cui ci siamo persi quotidianamente? Cos'è che può assumersi di diritto il nome di arte, per davvero? Non lo so, e in quei momenti lo sapevo anche di meno: ci guardavamo, io e miei colleghi di dottorato, come chi sospetta di aver perso la strada ma non osa dirlo ad alta voce per paura di spaventare il compagno di viaggio. Mi scusi, è qui che abita la poesia? E il docente di americano, per tutta risposta, spegneva le luci in aula e mandava sullo schermo quel film-documentario sul caso della pattuglia di soldati in Afghanistan che per pura noia una sera decidono di stuprare una ragazza e di bruciarne il corpo. Leone d'argento, morality play, commedia grottesca, tutto molto bello. Ma, mi scusi se insisto, è qui allora che abita la poesia? A me pareva proprio che dentro quell' aula ci fosse davvero tutto quanto io abbia sempre considerato estraneo alla poesia. Ma io sono un tantino rigida nelle mie aspettative a riguardo, devo ammetterlo. Per me il canone si esaurisce con la morte di Vittoria. La scomparsa della regina sancisce il tramonto della poesia sul globo terracqueo. Sono rigida, dicevo. Rigida e prevenuta: e il Novecento è sporco delle guerre, e la sua poesia lo dice. Ma quale secolo non è sporco, dopotutto? Il fatto è che io sono proprio rigida, signori, sono prevenuta e sono nel torto. Eppure sento che su quella soglia, alla morte di Vittoria, la poesia fa come per salutare con la sua piccola mano: sento che quello è in qualche modo un tramonto, molto nuvoloso, e che la poesia in quell'istante brilla più intensa che mai: 22 gennaio 1901. A silver lining: la poesia è una linea d'argento che si disegna sui profili di nuvoloni neri. Sono davvero dei grossi nuvoloni quelli che arrivano, io non mi sbaglio. E so di non sbagliare perché me lo ha detto proprio un poeta, un poeta mi ha chiamata per nome a un certo punto -someone called me by my name- e me lo ha detto. Uno che l'ha vista, quell'alba del 22 gennaio 1901; uno che ha aiutato la piccola mano della poesia a salutare il secolo che tramontava, l'ha aiutata blindandosi nelle sue torri, nascondendosi nei suoi vortici, interrogando le sue letture automatiche e le sue rose alchemiche: William Butler Yeats un giorno mi ha chiamata per nome (someone called me by my name) e mi ha detto semplicemente
"The wrong of unshapely things is a wrong too great to be told."
Il torto delle cose brutte è un torto troppo grande da dire.
Io trovo che qui ci sia tutto: la poesia non vuole dirle, certe cose. E poi ha fame di rimediare al brutto. La poesia ha proprio fame, fame di rifare la terra, come dice lui, e di rifare il cielo e l'acqua: ha fame di rifarli belli, uno scrigno d'oro in cui mettere al riparo quell'immagine che è capace di far sbocciare una rosa nel profondo del cuore. Allora non mi sbagliavo, e in auell'aula non abitava la poesia. Questo solo verso, di tutti i versi, me lo dimostra, che la poesia ha ancora fame di rimediare al brutto. Ma avevo torto invece a pensare che fosse tramontata con Vittoria: questo me lo ha dimostrato Marta, che la cerca ancora, come me. Allora le ho risposto che io amo la poesia proprio perché è un tassello che va cercato sempre, lo cerchi anche quando non te ne accorgi, e lui immancabilmente sa trovare spazio perché è capace di farsi breve, piccolo, più piccolo di una emoticon o di un hashtag, anche un solo verso, anche una sola parola. La poesia è così brava a stare dentro al palmo di una mano che è rimasta davvero l'unico tassello in grado di avere senso dentro a giornate troppo spesso prive di senso e sempre (questa la garanzia) prive di tempo; è capace di perdonare le negligenze di uno e di aspettarlo per mesi, pure per anni, cosa che un romanzo lasciato al primo capitolo non è davvero disposto a concederti: tu devi solo ricominciare. Per questo le voglio davvero bene, e mi fa venire come voglia di urlarlo al mondo, che persino in questo tempo che non ha tempo per niente, neanche per una piccola birra consolatoria, un tempo in cui semplicemente non c'è spazio fisico per alcuna narrativa di senso compiuto, sento che la poesia ha fame. E davvero il presente è proprio il tempo perfetto, come dice parlando delle lettere Virginia Woolf al suo giovane poeta:
The great age of letter–writing is, of course, the present.
Il tempo delle lettere non è tramontato con l'invenzione del telegrafo o del telefono, attenzione: questo è invece il suo grande momento, è oggi il trionfo della corrispondenza epistolare. O della poesia. E così come voglio bene alla poesia, io voglio bene a Marta, che l'altra sera davanti a una piccola birra e dietro ai resoconti delle sue corse dietro al tempo ai figli al lavoro mi avrebbe parlato di poesia, io lo so. Un tassello che, davvero, non le manca per niente. A me invece è mancato vederla, l'altra sera. E la poesia, che mi corrisponde nell'amore, lo sento benissimo, mi ha dato stamattina una parola per dire perfettamente il mio desiderio inappagato di stare con lei: appetite. Io e Marta non abbiamo bevuto insieme eppure sono rimasta con fame. E sento che la mia fame non è molto lontana dalla fame di Yeats, quella con cui lui voleva rifare il mondo e tutte le sue cose:
I hunger to build them anew.
C'era una grande, bellissima mimosa lungo il sentiero di tufo che porta all'asilo di Agnese: ci andavamo spesso con lei a febbraio, anche prima che iniziasse la scuola, a fare dei piccoli rametti, quei pochi che ci venivano lasciati a portata di mano da chiunque altro avesse voglia di farsi un giro sotto l'albero. Un giorno salendo a scuola la scorsa primavera l'abbiamo trovata aperta in due, una metà era crollata a terra, e i merli le giravano intorno confusi, non sapevano più cosa farci con quei rami prostrati, come funzionano ora? Mi è venuto da piangere perché la mimosa così ridotta mi ha fatto pensare al corpo di mio padre, prostrato, sopra a un letto d'ospedale parcheggiato in camera. E soprattutto perché mi sono detta, immediatamente, che così non poteva mica continuare: che l'avrebbero tagliato, quell'albero che era un po' nostro, perché adesso lui era solo un pericolo per i bambini sulla strada di scuola. E così è stato, ma ci sono voluti mesi, tanto che alla fine neanche ci facevo più caso, passando in macchina ai piedi del sentiero, se la mimosa fosse ancora lì. Finché un giorno rientrando a casa non c'era più, così facile.
Where has Maid Quiet gone to,
Nodding her russet hood?
The winds that awakened the stars
Are blowing through my blood.
O how could I be so calm
When she rose up to depart?
Now words that called up the lightning
Are hurtling through my heart.
Senza cerimonie, né funerali, né saluti pubblici, se n'era andata: e io come ho fatto a restare così calma quando lei si è alzata per andare? Cosa resta di lei ora che il tronco non c'è più? Me lo chiedo della mimosa, me lo chiedo di mio padre, me lo chiedo insieme a William Butler Yeats: me lo chiedo insieme a Marta, lo so. E la risposta è lì, accanto al sentiero di tufo: proprio lì dove è rimasta prostrata per settimane la madre, ora si vede, passando anche da lontano, un bel prato di piccole, verdi, rigogliose mimose: le figlie. Le figlie rimangono, e fanno fatica, ma ad ogni acquazzone che viene quelle prendono qualche centimetro, sempre più alte, finché qualcuna di loro non deciderà che è tempo di mettere su un piccolo tronco, e così forse anche lei sarà una madre, un padre. Ecco quello che rimane: io so che Marta è una giovane mimosa, sembra quasi un fiore a guardarla ma lei è già un piccolo albero, e cresce con ogni acquazzone che arriva. E saperla con me, in questo prato che è un po' orfano, mi fa sentire che vale ancora la pena di mettere su un tronco. Mi fa sentire che questo è ancora il grande o piccolo -che importa?- tempo della poesia, il presente.
E comunque poi ce la siamo bevuta la birra della consolazione, e non è stata solo una.
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canesenzafissadimora · 9 months
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La maggior parte di noi si porta dentro, da sempre, un viaggio, che non è una semplice visita o una vacanza, ma un sogno. E va crescendo a poco a poco, costruendosi una delicata architettura. E’ un’amabile malinconia, che sviluppiamo con un complicato processo: senza voli aerei, senza tempo, senza soldi.
Dalle palpebre verso dentro.
Un viaggio di questo tipo si alimenta di letture, cartoline illustrate, carte geografiche, fotografie, persone che arrivano con delle notizie, avventure vissute da altri e di cui uno si sente partecipe nell’oscurità di una sala cinematografica o a casa, soli davanti alla televisione.
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Maruja Torres
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gregor-samsung · 2 years
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“ Principe partì in un bollente pomeriggio d'estate. In quel treno c'ero anche io. Era la vetturina delle Ferrovie del Sud Est — che noi chiamiamo «la Suddest» — strabordante di studenti in partenza per Bari, dove si andava a cercare un posto letto a buon prezzo per l'anno accademico che sarebbe iniziato a settembre. Giovanni fece finta di non vedermi seduto negli unici due divanetti di prima classe. Fu un «liscio» maldestro, ma umiliante. La Suddest non era una semplice ferrovia, era una scuola di pensiero, affrontare due ore per fare appena sessanta chilometri nascondeva ragioni sotterranee, quasi massoniche. La mia principale era quella di guardare, senza quasi mai far nulla per conoscerle, due splendide studentesse che salivano tra Locorotondo e Putignano e in particolare una ragazza dagli occhi neri di grafite, il naso squadrato con la punta d'un brillante e i tratti spigolosi come un Picasso. Era inusitata e bella, non ebbi mai il coraggio di avvicinarla e per tutti questi anni mi crogiolerò nel rimorso: l'attesa di vederla salire a Putignano con il suo golf blu ogni lunedì mattina, con sotto braccio le dispense di letteratura inglese e uno sguardo diffidente, è minuzia che nascondo nella soffitta delle nostalgie. La Suddest anni Novanta era un viaggio dentro il tempo. La campagna aveva i toni della calce color latte, scorreva come rapide diapositive: truffi levigati dal vento e filari d'uva immersi in macchie d'ulivi. Era una campagna disegnata come in un quadro impressionista, colori accesi e contorni indefiniti. Alberi di albicocche come gambe di donne, mandorli innevati dai germogli color tramonto e poi un enorme fusto di magnolie, poco dopo Castellana Grotte, sfavillante di petali rosa. Giovanni in quell'unico viaggio aveva la testa alzata e lo sguardo fisso nel vuoto, l'espressione più appropriata per non salutare nessuno. Andava a Bari, dove avrebbe cambiato treno per Modena e lì fare fortuna, dimenticare tutto e tutti, dimenticare il paese e i suoi maligni compagni di vita. “
Mario Desiati, Foto di classe, Laterza (collana Contromano), 2009¹; pp. 76-77.
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fotopadova · 2 years
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Walker Evans -  Parte prima: vocazione scrittore
di Paolo Felletti Spadazzi
  --- L'iniziazione alla letteratura
Walker Evans nacque a St. Louis, Missouri, il 2 novembre 1903. Egli, tuttavia, ha sempre sostenuto di essere nato il giorno tre, forse perché corrispondeva al numero romano III posto alla fine del suo nome (Rathbone 1995). Infatti, suo nonno si chiamava Walker Evans (senior), suo padre Walker Evans (junior) e quindi lui, per la precisione, si chiamava Walker Evans III.
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                                           1907, Walker Evans jr., Walker Evans III, Walker Evans sr.
Il padre, Walker Evans jr., non era laureato, ma già dai ventiquattro anni lavorava come copywriter, era cioè uno scrittore professionista e stilava testi per la pubblicità. Nel 1908 (Evans aveva 5 anni), a causa di un'interessante offerta di lavoro da parte del pubblicitario Albert Lasker, Walker Evans jr. (il padre) si trasferì con la famiglia da St. Louis a Kenilworth, un villaggio suburbano alla periferia di Chicago, progettato sullo stile dell'omonima cittadina inglese. Lasker era uno degli uomini più in vista d'America nel settore della pubblicità e Evans jr. non poteva certo perdere questa occasione. E poi Kenilworth era pieno di verde e molto adatto per un bambino dell'età di Walker III. Dopo la scuola Walker III ascoltava le letture fatte ad alta voce ai bambini del circondario da una vicina di casa, Fanny Phelps, che avrebbe fatto nascere in lui la passione per la letteratura. Il padre era stato incaricato da Lasker della campagna pubblicitaria per la farina di frittelle Zia Jemima. "Questo incarico avrebbe fatto un'impressione indelebile sul piccolo Evans, che in seguito avrebbe rabbrividito per l'imbarazzo al solo pensiero" (Rathbone 1995).
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                           1909, Le frittelle di zia Jemima, la cui  pubblicità fu affidata a Walker Evans jr.
Nel 1914, un'altra offerta di lavoro nel settore automobilistico fece sì che il padre si trasferisse a Toledo con la famiglia. Walker, che si affacciava allora all'adolescenza, fu traumatizzato da questo nuovo trasloco, poiché lo sradicò dal verde villaggio di Kenilworth, troncò i suoi legami col suo migliore amico e quelli con la signora Phelps e le sue letture ad alta voce, proiettandolo in un ambiente ostile, metropolitano e multietnico.
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                                               1915, Walker Evans poco dopo il trasloco  a Toledo.
Nove in inglese e quattro in latino
Nel 1918 il padre lascia la famiglia per andare ad abitare con Louise Hower, una vicina di casa con la quale aveva da tempo una relazione e, l'anno seguente, sua madre si trasferisce a New York con la sorella di Walker. Walker viene mandato alla Loomis Chaffee School, che dista circa 200 km da New York.
Walker nutre una immediata antipatia per Batchelder, il preside della scuola (chiamato mister B.). Il suo profitto è insoddisfacente: i voti migliori sono in inglese, mentre in latino i risultati sono totalmente insufficienti. Dato lo scarso rendimento e la forte depressione che lo affliggeva, i genitori, d'intesa con il preside, decidono di cambiare scuola, iscrivendolo dapprima a una scuola pubblica di New York e poi all'Accademia di Mercesburg (1921).
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                                       Cartolina del 1910. L'edificio più  antico della scuola di Loomis.
Però, dopo meno di un anno, Evans si trasferisce alla Phillips Academy di Andover, dove desiderava andare, probabilmente perché aveva letto che da lì proveniva il maggior numero di laureati di Yale. La Phillips è tuttora considerata “il collegio più elitario d’America” e vanta tra i suoi alumni ben cinque premi Nobel. Nel 1922 la sua richiesta di iscriversi a Yale fu respinta, perché i voti conseguiti alla Phillips erano troppo bassi. Allora Evans ripiegò sullo Williams College, università privata di arti liberali situata a Williamstown. Fu durante il suo primo anno alla Williams che divenne quello che in seguito lui stesso descrisse come "un bibliofilo patologico" (Rathbone 1995). Evans, infatti, "saltava le lezioni per ritirarsi nella biblioteca a coltivare i suoi interessi letterari".
 Il viaggio in Europa
Quando tornò a New York per le vacanze di Natale del 1923, Evans probabilmente sapeva che non sarebbe più tornato a studiare allo Williams College. A New York lavora in una libreria in lingua francese e alla New York Public Library.
Il 6 aprile del 1926, grazie al sostegno economico della famiglia, Evans parte per un gran tour in Europa. Visita Parigi, Versailles, Marsiglia, Cannes, Juan les Pins, Genova, Napoli, Roma, Firenze, Ventimiglia. Nell’agosto e settembre 1926, mentre si trova a Parigi, frequenta lezioni di letteratura alla Sorbona e cerca, senza successo, di scrivere dei racconti brevi.
L'idea che, per uno scrittore americano, fosse quasi obbligatorio fare un viaggio a Parigi non era certamente una novità. Inoltre poteva costituire un'attrattiva il fatto che, mentre in America c'era il proibizionismo, in Europa si poteva dare libero sfogo ad eventuali inclinazioni alcoliche.
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                             1926-1927  Evans in Francia in amena compagnia e con un fiasco di vino.
Tra 1910 e il 1911 troviamo a Parigi il poeta Thomas Eliot, uno degli idoli di Evans. Dal 1921 al 1924, vi abitava Francis Scott Fitzgerald e, nei primi anni '20, Ezra Pound. Facevano tutti parte di quella lost generation che gravitava attorno al salotto di Gertrude Stein. Ernest Hemingway, che nel 1933 sarà compagno di bevute di Evans all'Avana, si trovò diverse volte a Parigi tra il 1921 e il 1931. Anche Man Ray, che faceva parte del gruppo surrealista, lavorava a Parigi dal 1921. Non risulta, tuttavia, che, durante il suo soggiorno, Evans abbia incontrato qualcuno dei suoi scrittori preferiti. Dall'intervista con Paul Cummings (Cummings 1971) apprendiamo che Sylvia Beach propose a Evans di presentarlo a James Joyce. Evans nutriva un'ammirazione reverenziale per il personaggio ma, al momento dell'incontro, preferì sottrarsi. Racconta a Cummings: "Era il mio dio. Anche questo mi ha impedito di scrivere. Volevo scrivere così o per niente".
Tra i letterati del passato che ebbero maggiore influenza su Evans vi sono certamente Flaubert e Baudelaire. Nell'intervista a Katz del 1971 Evans afferma: "Il metodo di Flaubert credo di averlo incorporato quasi inconsciamente [...]. Ma spiritualmente è Baudelaire che ha avuto più influenza su di me" (Katz 1971).
Durante il viaggio in Europa Evans aveva scattato alcune foto con una Kodak portatile. Tornato a New York nella primavera del 1927 incominciò a prendere sul serio la fotografia, anche con l'aiuto del fotografo e film maker Ralph Steiner (1899-1986) che condivise con Evans l'interesse per i soggetti vernacolari e gli insegnò a maneggiare gli apparecchi di grande formato.
 Il primo articolo su Hound & Horn
In quell'epoca Evans incontra anche Lincoln Kirstein, che diventerà un suo grande amico e che avrà grande influenza sul suo lavoro. Kirstein, fin da quando è studente ad Harvard, ha fondato insieme a Varian Fry la rivista Hound & Horn, dove vengono pubblicate le foto di Evans e, nell'ottobre 1931, il suo saggio La ricomparsa della fotografia (Evans 1931).
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 Hound & Horn, le copertine di due  numeri contenenti foto di Walker Evans (autunno 1930 e luglio-settembre  1934).
L'articolo, che contiene le recensioni di alcuni libri di fotografia, delinea la posizione di Evans nel panorama fotografico dell'epoca e costituisce quasi un programma per la sua successiva attività.
A proposito di Steichen the Photographer (1929) di Carl Sandburg, Evans scrive: "Steichen è la fotografia fuori dai binari nel nostro modo reiterato di imponenza tecnica e di vuoto spirituale [...] la sua caratteristica generale è il denaro".
Di Foto-auge (1929), curato da Franz Roh e Jan Tschichold (dove compariva anche una foto di Atget), dice: "è un libro nervoso e importante".
Di Die Welt ist schön (1928) di Renger Patzsch, dichiara: "Le cento foto di Renger Patzsch rendono il libro emozionante da sfogliare in negozio e deludente da portare a casa."
In merito ad Atget photographe de Paris (1930) asserisce: "La sua nota generale è la comprensione lirica della strada, l'osservazione allenata di essa, la sensazione speciale per la patina, l'occhio per i dettagli rivelatori, su tutti i quali viene lanciata una poesia che non è "la poesia della strada" o "la poesia di Parigi, "ma la proiezione della persona di Atget".
Quanto a Antlitz der Zeit (1929) di August Sander, scrive: "E' più di un libro di "studio di tipi umani"; un caso in cui la fotocamera guarda nella giusta direzione tra le persone", "uno dei futuri predetti da Atget", un "montaggio fotografico della società, un processo clinico”.
 Fotografia e scrittura: un matrimonio problematico
Molti dei libri fotografici di Evans vennero realizzati in collaborazione con scrittori.
Tuttavia Evans pretese quasi sempre che le sue fotografie rimanessero separate dal testo, raccolte generalmente alla fine o all'inizio del libro. Anche in American Photographs, libro edito dal MoMA e impaginato da lui stesso, le didascalie delle foto sono raccolte alla fine della sequenza delle immagini. Sembra quasi, cioè, che Evans rifugga da una contaminazione tra i due mezzi espressivi, quello della sua vocazione giovanile e il suo sostituto, per il quale è diventato famoso.
Il primo in ordine di tempo è il libro di poesia The Bridge (1930) di Hart Crane. In questo caso non si può parlare di una vera e propria collaborazione, perché Crane, che era amico di Evans, gli chiese di inserire nel volume alcune sue fotografie del ponte di Brooklyn, che erano già state scattate da Evans e che Crane conosceva.
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                                        1930 The Bridge di Hart Crane, con foto di Walker Evans.
Nel 1933 Evans realizzò insieme a Carleton Beals, scrittore, storico e attivista politico americano, il libro The Crime of Cuba, che contiene 31 foto selezionate tra le diverse centinaia che Evans scattò durante il suo soggiorno all'Havana.
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                                1933 The  Crime of Cuba di Carleton Beals con foto di Walker Evans.
Forse il suo libro più famoso fu quello realizzato insieme a James Agee e pubblicato nel 1941, dal titolo Let Us Now Praise Famous Men. All'inizio del libro vi sono 61 foto fuori testo, che ritraggono tre famiglie di coloni dell'Alabama e che furono scattate cinque anni prima della pubblicazione, quando Agee ed Evans si recarono nel Sud su incarico della rivista Fortune, per documentare l'ambiente contadino durante la Grande Depressione. Il lavoro non venne mai pubblicato da Fortune, ma, solo cinque anni dopo, dall'editore di Boston Houghton Mifflin.
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                                     941 Let Us  Now Praise Famous Men (con foto del 1936).
Infine, nell'autunno del 1941, esegue 32 foto per li libro di Karl Bickel The Mangrove Coast: The Story of the West Coast of Florida. Le foto, che compaiono alla fine del libro, non sono direttamente in relazione con il testo e illustrano aspetti sociali e vernacolari della Florida, luogo di ritiro per pensionati benestanti.
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                                   1942 The Mangrove Coast: The Story of the West Coast of  Florida.
Tra il 1943 e il 1945 Evans scrive diverse recensioni su libri, film e opere d'arte per la rivista Time.
Dal 1945 al 1965 lavora per la rivista Fortune dove raggiunge una posizione con autonomia sempre più ampia, riuscendo a controllare interamente i propri progetti e curando, oltre alle foto e alla loro impaginazione, anche i testi.
Contemporaneamente, negli anni '50, scrive anche per il New York Times.
 Vorrei essere un letterato
Nell'intervista rilasciata a Paul Cummings nel 1971, l'intervistatore sottolinea il fatto che Evans fotografa spesso oggetti che recano molti segni e gli chiede se sia interessato alle lettere alfabetiche e alle parole. Evans risponde che i caratteri e segni sono molto importanti per lui, che hanno infinite possibilità, sia decorative in sé che come arte popolare, e anche dal punto di vista simbolico e del significato, o anche del doppio significato.
Allora Cummings gli chiede: "Sai perché sono importanti per te?"
Evans risponde: "No, non so perché. Penso che in verità mi piacerebbe essere un letterato. [...] I segni sono solo un simbolo visivo della scrittura."
 Bibliografia
Agee, James e Evans, Walker (2002). Sia lode ora a uomini di fama, Milano: Il Saggiatore (ed. or. 1941)
Crane, Hart (1930). The Bridge. New York: Horace Liveright
Beals, Carleton (1933). The Crime of Cuba. Philadelphia: J. B. Lippincott
Bickel, Karl A. (1942), The Mangrove Coast: The Story of the West Coast of Florida, New York: Coward-McCann Inc
Cummings, Paul (1971), Oral history interview with Walker Evans, Oct. 13-Dec. 23, Archives of American Art, Smithsonian Institution https://www.aaa.si.edu/download_pdf_transcript/ajax?record_id=edanmdm-AAADCD_oh_212650
Evans, Walker (1931). The Reappearance of Photography. In Hound & Horn (Oct.-Dec. ): 125-28. http://photohelios-team.blogspot.com/2009/02/essay-walker-evans.html
Evans, Walker (1966). Many Are Called, With an introduction by James Agee, Boston: Houghton Mifflin
Katz, Leslie (1971) in Bertrand, Anne - ed. (2017). Walker Evans. Le Secret del la Photographie. Entretien avec Leslie Katz, Parigi: Centre Pompidou parzialmente riportata in: https://americansuburbx.com/2011/10/interview-an-interview-with-walker-evans-pt-1-1971.html
Punket, Robert (2000), Walker Evans: Florida, Los Angeles: Paul Getty Museum Publications https://www.getty.edu/publications/resources/virtuallibrary/0892365668.pdf
Rathbone, Belinda (1995). Walker Evans: A Biography, Boston: Houghton Mifflin Harcourt 
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solovedreidue · 11 months
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Strappare Longobardi
Il sindaco Bandelli ci tiene a quel tratto longobardo, tanto che lui proprio quelle cose di Roma non le manda giù.
Che si fatica qui, che sfaticati là, che quello di strapparelungoibordi parla come quei politici là sul telegiornale del primo e che lui non lo capisce.
E allora nel cinema all'aperto, da luglio a settembre, sul porfido nuovo di Piazza Giobetti (che era un parente alla lontana della moglie, cavaliere del lavoro), si proiettano solo pellicole longobarde.
Ruralità post-fascista, baby boom e cabriolet di importazione brianzola. Una produzione di revisionismo grana e polenta del morosetto della figlia.
E mentre scorrono inutili le immagini di "Strappare Longobardi", è tutto un frugare in penultima fila, con quei due assatanati della Lorella e del Peppe detto "il rana" per quella voce gracidante. La Lorella è la figlia del Bandelli, la cognata del regista, che per l'occasione si è messa tutta in ghingheri con una gonna portafoglio che svolazzava solo a guardarla.
Comoda per il rana, che le gracidava sul collo mentre inzuppava.
E dietro, come sempre, il Mariello, che guardava e si palpottava.
Così l'apoteosi cinematografica di una partita di briscola si trasforma lenta da un cappotto di noia ad uno scrosciare si succhi sulla poltroncina della Lorella, che il buon Mariello lapperebbe volentieri se non fosse per lo scrosciar dell'applauso di regime.
Scuote la testa la Bibliotecaria che ancora odora delle sue letture intense e pensa che un giorno vedrà un film vero, mentre il suo animo mastica lento il guardare le mani tra le gambe della Lorella e la sera sublima il rosicare muto tra le parole della Merini, desiderosa di assaggiare lo sperma.
Il suo sperma bevuto dalle mie labbra era la comunione con la terra.
Bevevo con la mia magnifica esultanza guardando i suoi occhi neri che fuggivano come gazzelle.
E mai coltre fu più calda e lontana e mai fu più feroce il piacere dentro la carne.
Ci spezzavamo in due come il timone di una nave che si era aperta per un lungo viaggio.
Avevamo con noi i viveri per molti anni ancora i baci e le speranze e non credevamo più in Dio perché eravamo felici.
(Alda Merini)
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msilvestro · 1 year
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2O22
La fine dell'anno è sempre un ottimo momento per fermarsi qualche momento, guardarsi indietro e prepararsi per un nuovo inizio.
Per quanto mi riguarda, ci sono stati problemi di salute e docce fredde, riflessioni e viaggi, che hanno reso questo 2022 un anno cardine per la mia crescita personale.
Mi sono appassionato alle lingue (quest'anno ho dedicato un po' di tempo allo spagnolo e al rumeno), ho fatto un bellissimo viaggio in Romania (da visitare, è un paese stupendo), ho rallentato un po' sullo sviluppo videogiochi (ma la passione rimane) e dedicato molto tempo alla riflessione e all'introspezione.
Tra tutte le cose che sono successe, però, c'è stato un filo conduttore che non è mai mancato, ovvero Haruki Murakami. Ho cominciato a leggere Norwegian Woods esattamente il primo gennaio, mentre al momento sto leggendo L'assassinio del commendatore. Erano anni che un autore non mi appassionava in tal modo.
Per questo, mi sembrava opportuno partire da alcune sue citazioni accuratamente selezionate (tra quelle che ho raccolto nel corso delle mie letture) e intrecciarle con quello che ho imparato quest'anno.
Per rafforzare i concetti ho aggiunto anche collegamenti a episodi rilevanti di The Happiness Lab, un meraviglioso podcast sulla crescita personale a cui mi sono appassionato in quest'ultima parte dell'anno.
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1. Le emozioni si accumulano dentro il corpo e si induriscono
Allora le emozioni si accumulano dentro il corpo e si induriscono. E quando molte emozioni si sono indurite muoiono dentro il nostro corpo. Quando questo succede, c'è poco da scherzare. (Reiko parlando di Naoko, Norwegian Woods)
Le emozioni sono burrascose, spontanee e spesso trattate come ospiti scomodi, se non perfino nemici. Il sistema di difesa più semplice è quello di chiudersi, sopprimere le emozioni e fare affidamento unicamente sul ragionamento. Ma questa è una ricetta per l'infelicità e il disastro, c'è poco da scherzare.
Le emozioni negative sono estremamente importanti, un segnale d'allarme che indica che qualcosa non va. È importante processarle e accettarle. Fortunatamente, infatti, anche se non possiamo controllare le emozioni, possiamo controllare il modo in cui reagiamo. Questo approccio fa tutta la differenza del mondo, come insegna il Buddha.
2. Io do tutto il tempo necessario alle cose ritenute noiose
Le cose che non annoiano, stancano presto, mentre quelle apparentemente noiose non stancano mai. Credimi, è così. Nella mia vita io do tutto il tempo necessario alle cose ritenute noiose, ma non ne do nessuno a quelle effimere, che prima o poi ti stancano. La maggior parte delle persone non sa distinguere tra questi due aspetti. (Ōshima, Kafka sulla spiaggia)
Nella vita di tutti i giorni sembra impossibile stare un attimo fermi, intrappolati come siamo nell'efficienza a tutti i costi. Fermarsi un momento per riflettere, passare del tempo con la nostra famiglia, fermarsi a contemplare la bellezza che ci circonda: tutte queste sembrano attività noiose, a volte persino perdite di tempo. Eppure in realtà sono proprio queste le attività che donano ricchezza e felicità alla nostra vita.
3. Siamo esseri umani, non progressioni geometriche
Siamo esseri umani, non progressioni geometriche. (Protagonista, Dance dance dance)
A volte restiamo delusi da noi stessi, magari ci impegniamo al massimo ma le cose vanno comunque storte. Non siamo in grado di cambiare? Invece di andare avanti, facciamo passi indietro? Molto probabilmente no, dobbiamo solo ricordare che non si migliora velocemente e in modo lineare. Ci sono sempre alti e bassi, anche per i migliori. L'importante è non perdere coraggio e avanzare a piccoli passi ma con costanza.
4. Il tempo lavora in modi misteriosi
È meglio non decidere tutto prima. Il tempo lavora in modi misteriosi. A volte cose che sembravano assolutamente sicure cambiano nel modo più inaspettato. (Protagonista, Dance dance dance)
Avere il controllo dà sicurezza. Tuttavia, il tempo lavora in modi misteriosi e il futuro è imprevedibile, per cui bisogna essere pronti a tutto. Questo però non deve generare ansia, perché l'incertezza nasconde anche grandi opportunità. Basta sapersi adattare al corso degli eventi come l'acqua si adatta agli ostacoli che incontra lungo il suo percorso.
5. Anche lavare spesso il pigiama può essere un metodo per fronteggiare gli imprevisti
In questa vita incerta, non si può mai sapere quando accadrà qualcosa. Anche lavare spesso il pigiama può essere un metodo per fronteggiare gli imprevisti. (Tengo, 1Q84)
Proprio perché le incertezze generano ansia, un sistema efficace per ritrovare il giusto stato mentale è eseguire un rituale. Non importa che sia riconosciuto o meno, basta che sia importante per noi. E usare al meglio questo potere può aiutarci a ritrovare la pace mentale anche nei momenti più difficili.
6. Dove ci sono speranze, ci sono ostacoli
Dove ci sono speranze, ci sono ostacoli. (Aomame, 1Q84)
È normale incontrare ostacoli, ce ne sono tanti e ne affronteremo altrettanti in futuro. Ma questo è dovuto proprio al fatto che agiamo e abbiamo speranze per un futuro migliore. Possiamo imparare a vedere questi ostacoli come sfide per dare il meglio di noi piuttosto che come inconvenienti.
7. Le buone notizie di solito vengono riferite a bassa voce
[...] è molto importante stare in silenzio con le orecchie tese per non lasciarsi sfuggire il minimo rumore. Le buone notizie di solito vengono riferite a bassa voce. (Creta, L'uccello che girava le viti del mondo)
Quest'anno è stato duro per molti, tra le conseguenze del Covid, la guerra in Ucraina, la crisi energetica e climatica. Tuttavia, nonostante tutto il male che c'è nel mondo, non bisogna mai scordarsi che ci sono anche tante persone che fanno del bene e che lavorano assiduamente per rendere il mondo un posto migliore. Anche se fanno meno rumore.
8. Se non ci fosse il cuore, si vagherebbe senza fine
È una cosa estremamente imperfetta. Però lascia delle tracce. E noi possiamo ritrovarle, seguirle. Come si seguono le impronte lasciate sulla neve. – E portano da qualche parte, quelle tracce? – A noi stessi, – risposi. – Così funziona il cuore. Se non ci fosse il cuore, si vagherebbe senza fine. (Protagonista e bibliotecaria, La fine del mondo e il paese delle meraviglie)
Come già detto prima, le emozioni sono importanti. Sono come il vento per una barca a vela, dobbiamo imparare ad ascoltarle e seguirle, in tal modo ci porteranno lontano. A opporcisi, invece, non si ottiene nulla.
9. Tutto il nostro mondo ha acquistato grandezza e profondità
Quando a Ōshima viene chiesto se la musica può cambiare le persone, lui risponde così:
Si sperimenta qualcosa, e questo a sua volta produce dentro di noi qualcosa. È una specie di reazione chimica. Poi, in seguito, esaminando noi stessi, ci accorgiamo che tutto il nostro mondo ha acquistato grandezza e profondità. A me è capitato. È raro, ma succede. Come innamorarsi. (Ōshima, Kafka sulla spiaggia)
Queste parole esprimono perfettamente quel che succede quando un'opera ci tocca nel profondo. Può essere la musica, un film, una serie TV o anche un videogioco. Alcune di esse possono regalare un'esperienza tanto forte e bella da lasciarti il segno (e renderti più felice!).
A parte l'ovvia influenza che ha avuto Murakami su di me quest'anno, ci sono due videogiochi in particolare che mi hanno colpito profondamente.
Nier Automata, diventato il mio gioco preferito di sempre, è una vera opera d'arte. Il tipo di narrazione sfrutta al meglio il medium videoludico, proponendo diversi finali che concorrono a tessere una trama dalle molte sfaccettature. La storia è molto profonda e cupa, interrogandosi sul terrore esistenziale e sullo scopo della vita, ma lascia trasparire infine un barlume di speranza. I personaggi sono molto interessanti e il mondo creato è semplicemente stupendo. In un videogioco, non credo di aver mai sentito un forte senso di nostalgia come mi succede quando torno nell'accampamento della Resistenza. Complice anche la colonna sonora magistrale, senza dubbio. È un gioco che ho amato moltissimo. È talmente ricco e intrigante che non penso di averlo giocato appieno, tanto preso come al solito nel finire in fretta i videogiochi per smaltire il sempre più lungo backlog. Tuttavia, secondo me è un'esperienza che va assaporata con calma, per cui non vedo l'ora di trovare il tempo per riviverla.
A Short Hike, un brevissimo ma inteso gioco indie che ti colpisce nel profondo. È incredibile pensare come in tre ore scarse questo piccolo capolavoro riesca a prenderti così tanto. I dialoghi sono semplici ma brillanti, i personaggi giusto abbozzati ma comunque pieni di carisma, il mondo piccolo ma ricco di luoghi da esplorare. La storia stessa è estremamente semplice ma riesce a commuoverti lo stesso. Anche questa è un'esperienza che vorrei rivivere con più calma e attenzione.
Tutte le esperienze che ho vissuto quest'anno sono raccolte qui.
A. Era come se il cielo stesso si fosse polverizzato
Una delle cose che più amo di Murakami sono le descrizioni vivide e affascinanti, per cui non ho resistito nel raccogliere alcune delle mie preferite:
I gioielli che indossavano, piccoli ma preziosi, come pipistrelli vampiro assetati di sangue cercavano ardentemente un barlume di luce per lanciare riflessi. (1Q84)
Ci fu un silenzio. Un silenzio che somigliava a una lastra di pietra su cui non fosse stato ancora inciso nessun carattere. (1Q84)
Il cielo era di un azzurro intenso, come se fosse stato scavato fino in fondo da una lama affilata. (La fine del mondo e il paese delle meraviglie)
[...] la neve cadeva tanto fitta da rendere difficile la respirazione. Era come se il cielo stesso si fosse polverizzato e stesse crollando a terra. (La fine del mondo e il paese delle meraviglie)
Postscriptum
Per concludere, auguro a tutti un nuovo anno pieno di sfide e esperienze indimenticabili! Nella speranza di rafforzare questo augurio, eccolo in tutte le lingue che conosco:
Felice anno nuovo!
Happy New Year!
¡Próspero año nuevo!
Un An Nou fericit!
明けましておめでとう
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weirdesplinder · 2 years
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I miei romanzi preferiti di Georgette Heyer
Vi cito spesso i suoi libri nelle mie liste e tra i mi miei suggerimenti, ma mi sono accorta di non avervi mai rivelato i miei libri preferiti di Georgette Heyer, una delle madri del genere romance, inglese e attiva dal 1923 al 1975. Con questo post intendo rimediare a questa mancanza. Ma prima una breve premessa: Ho letto i libri della Heyer quando ero molto giovane, e molti erano di mia zia, quindi quelli non li posseggo personalmente e poi non li ho più riletti, perciò quando mi sono messa a scrivere questo post mi sono accorta che molti non li ricordavo! Orrore! Ma con diverse ricerche e frugando nella memoria e nella libreria sono riuscita a ricostruire le mie letture della Heyer. Non ho letto tutta la sua produzione che è molto cospicua: più di cinquanta romanzi ( io di suo ho letto solo alcuni romanzi ambientati nel periodo della reggenza, ma ha scritto anche romanzi medievali, gialli e contemporanei), ma tra quelli che ho letto i miei preferiti sono:
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1. La pedina scambiata  
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Trama: Nell'aristocrazia inglese del secondo Settecento un solo uomo può fregiarsi del soprannome di Satana: Sua Grazia il Duca di Avon, bello, acuto, elegante e assolutamente privo di scrupoli… soprattutto nei confronti del sesso femminile. Ma il ruolo che impersona con tanta convinzione comincia a stargli stretto quando, per una serie di incredibili circostanze, prende al proprio servizio un giovane paggio… che presto si rivelerà essere un'affascinante e imprevedibile fanciulla, minacciata da un crudele personaggio. Satana si trasforma così nell'Angelo vendicatore, compiendo con grande astuzia le sue mosse su un'infida scacchiera.
La mia opinione: Il mio libro preferito della Heyer. Il Duca di Avon  è il prototipo a cui tutte le autrici di romance dopo la Hayer si sono in parte ispirate per i loro duchi. Lui così maturo, cinico, debosciato, che ha provato ogni vizio sulla faccia della terra, alla fine si scopre affezionato a una ragazza giovane e vibrante che lo ama così innocentemente e totalmente, e senza timore, nonostante tutti lo temano. E così Pigmalione si innamorò della sua creazione……
2. L’inarrestabile Sophy
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Trama: Quando accoglie in casa la giovane e deliziosa nipote Sophy, Lady Ombersley è ben lontana dall'immaginarsi quello che la ragazza è capace di scatenare. E neppure il figlio Charles, assai meno dolce e arrendevole di lei, ne ha una vaga idea. Sophy è infatti a dir poco inarrestabile nel voler risolvere i problemi altrui e dipanare i grovigli sentimentali di chi le sta attorno; inoltre non dimentica i suoi affari. Anche di cuore. Insomma, pare che nessuno sia in grado di fermarla, tranne, forse, proprio Charles. Ammesso che lo voglia...
La mia opinione: adoro questa protagonista impicciona ma con buone intenzioni. E adoro questo tipo di trame.
3. Il figlio del diavolo
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Trama: Per salvare l'onore della sorella Sophia, l'onesta e intelligente Mary Challoner, dall'aspetto non certo appariscente, si vede costretta a fuggire in Francia con il più bello, il più ricco e il più sfacciato libertino della Londra di fine Settecento: il nobile Dominic Alastair, croce e delizia di ogni ragazza da marito. Una scelta rischiosa, che potrebbe mettere a repentaglio la sua virtù, ma Mary è, forse inconsapevolmente, un'abile giocatrice e la partita che ingaggia con l'irresistibile gentiluomo assomiglia molto al gioco del gatto con il topo, dove però c'è il dubbio che ad avere gli artigli sia questa fanciulla dal viso soave...
La mia opinione: Questo non è il tipo di trama che amo, ma il protagonista è il figlio del Duca di Avon, del libro La pedina scambiata. Occorre aggiungere altro? Non credo. Lui non raggiunge le vette del padre come personaggio ma si difende.
4. Il dandy della reggenza
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Trama: Judith e Peregrine Taverner, una ricchissima coppia di fratelli da poco rimasta orfana, si mettono in viaggio per Londra per andare a conoscere il loro tutore e, sperano, per avere il suo consenso a mettere su casa in città. Al loro arrivo scoprono sconcertati che il loro tutore, il quinto conte di Worth, non è l'anziano amico del padre che avevano immaginato, ma il di lui figlio, noto per essere il dandy più affascinante e insopportabile di tutta Londra. Amico di Beau Brummell - il dandy per eccellenza, ispiratore del principe reggente, il futuro Giorgio IV - Julian Worth acconsente a introdurre in Società i suoi due protetti: affitta loro una casa, affida Judith alle cure di una chaperon, apre loro il bel mondo, ma... Ma tra i fratelli Taverner e il conte di Worth non riesce a svilupparsi simpatia, anzi da lì a poco a Peregrine cominciano a succedere cose strane e i due fratelli si chiedono se per caso non ci sia lo zampino di Worth.
La mia opinione: Una punta di giallo e lievi rimandi a Orgoglio e pregiudizio rendono questo libro un piccolo gioiello. Se non fosse che il protagonista del terzo mio libro preferito è il figlio del Duca di Avon e per questo ha un posto speciale nel mio cuore, socuramente questo lo avrebbe superato nella mia classifica personale.
5. Una donna di classe
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Trama:   Annis Wychwood, ventinove anni, è bella, indipendente e pericolosamente nubile. Ricca di suo, può permettersi di vivere da sola a Bath, rifiutando uno dopo l'altro pretendenti che le sembrano noiosissimi e ai quali preferisce una vita autonoma. Un giorno s'imbatte in una giovanissima ereditiera in fuga da un matrimonio che non gradisce. L'aspetto inconsueto e assurdo della vicenda non può sfuggire all'incantevole senso dell'umorismo di Annis, né può sfuggirle l'opprimente monotonia nella quale è vissuta sino ad allora Lucilla, la giovane fuggiasca. Decide pertanto di prenderla sotto la sua protezione e di iniziarla alla vita di società grazie ai moderati piaceri che Bath può offrire. Quel che Annis non ha previsto nell'accogliere Lucilla è l'incontro con Oliver Carleton, zio e tutore della ragazza, scortese, brusco, sincero, intollerabile e irresistibile. Gli scambi e i battibecchi tra i due costituiscono uno degli aspetti più divertenti del romanzo: l'indipendenza dell'una si scontra con l'assenza di galateo dell'altro, ed entrambi saranno costretti a riflettere sul fatto che forse l'amore è tenersi testa.
La mia opinione: La premessa di questo libro mi ricorda molto la premessa del primo libro della serie di Amelia Paebody (chissà se Elizabeth Peters si era ispirata a questo libro per iniziare la sua serie...)....ed è una premessa che di solito mi piace molto. Una protagonista assertiva convinta di sapere sempre quello che è meglio per tutti, che un giorno si ritrova davanti un uomo che non intende cederle il passo, ma è altrettanto convinto di avere ragione....è sempre qulacosa di olto divertente per me, se i loro dialoghi sono scritti bene, e qui lo sono.
6. Il gioco degli equivoci
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Trama: Figlia di un modesto ecclesiastico di campagna, Arabella Tallant è la prima di numerosi figli ed in virtù del suo indiscutibile fascino è implicito che la fanciulla debba fare un buon matrimonio, in modo che il marito possa sollevare da qualche pensiero economico la sua famiglia. La giovinetta si appresta dunque a lasciare le desolate lande dello Yorkshire per vivere una spumeggiante Stagione a Londra, quando la sua carrozza si rompe poco oltre i cancelli della casa di caccia del ricco ed aristocratico Robert Beaumaris. Dopo aver cercato con spontanea impetuosità riparo nella dimora dello sconosciuto gentiluomo, Arabella si sente infastidita da una frase pronunciata dall’involontario ospite e non sa resistere alla tentazione di fingersi un’ereditiera. La bugia potrebbe essere senza conseguenze se Beaumaris non fosse ciò che è – l’arbitro della moda e dell’eleganza, una delle figure più in vista del Bel Mondo. Questo farà si che la sventata menzogna venga portata avanti dalla vivace Arabella per settimane, permettendole di diventare una delle beniamine dell’alta società ma frapponendosi come un grave ostacolo al compito che le era stato affidato, trovare un marito adatto.
La mia opinione: libro spumeggiante, pieno di giochi di ruolo, scambi di persona, bugie…pure troppo, perchè a volte non amo le trame che partono da una bugia che poi si ingigantisce...ma in questo caso tutto funziona soprattutto il personaggio maschile.
7. Un dono dal cielo
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Trama: Sir Richard Wyndham, affascinante gentiluomo inglese di inarrivabile eleganza (e indolenza) parrebbe destinato a un matrimonio con la glaciale Melissa Brandon. Ma il destino ha deciso di farlo imbattere (letteralmente) nella giovane e deliziosa Penelope, in fuga (acrobatica) da una finestra della magione di un'insopportabile zia. Un incontro inaspettato che sconvolge la vita dello svagato e imperturbabile Richard, risucchiandolo in una rocambolesca girandola di eventi che includono misteri e inganni, ma alla fine anche una meravigliosa, dolcissima scoperta...
Trama: le carrozze che si rompono sono qualcosa che si ripete spesso nei libri della Heyer, così come gli incontri fortuiti, a volte la ripetitività di questo spunto mi infastidisce a volte no, dipende da come dopo si sviluppa la tram. CErto è che questo libro e il successivo della lista hanno molti punti in comune e nella mia memoria credo di averli parecchio confusi, perciò li metto entrambi perchè non ricordo qulae mi era piaciuto di più sinceramente.
8. L’incantevole Amanda
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Trama: Il matrimonio non è mai stato in cima ai pensieri di Sir Gareth Ludlow: dotato di una cospicua ricchezza e di notevole fascino, continua a essere tra gli scapoli più ambiti di Londra. Ma ora urge dare un erede alla casata e perciò la soluzione più ragionevole gli sembra quella di prendere in moglie un'amica di vecchia data, con cui condividere le responsabilità del ruolo e i vantaggi di un'unione fondata sul rispetto e la solidarietà. Il destino ha però in serbo per lui un'autentica sorpresa: Amanda Smith, una giovane donna in cui s'imbatte lungo la strada che lo conduce alla tenuta della sposa prescelta. Incantevole, sola e assai vivace, Amanda coinvolge o, meglio, travolge Sir Gareth in una serie di turbolente avventure destinate a fargli cambiare opinione su un certo argomento...
Onorevole menzione per i gialli di Georgette Heyer che sono stati pubblicati nella collana Gialli Mondadori: Passi nel Buio, L'Omicidio di Norton Manor, L'Indizio Incompleto, Il Villaggio del Silenzio, Veleni di Famiglia, Notti e delitti, Corpo contundente, Oltre la menzogna, Delitto imperiale, I serpenti della Cornovaglia, Delitto con replica, Doppio misto con la morte.
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parolealvento · 14 days
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Uno dei problemi che ho dovuto affrontare nel mio viaggio minimalista è stato come gestire l'amore per i libri. Come molte lettrici e lettori anch'io amo il libro cartaceo, mi piace la consistenza della carta, vedere che le pagine da leggere diminuiscono mentre quelle lette aumentano. Amo girare la pagina, sfogliare il libro avanti e indietro, mettere il segnalibro quando è ora di spegnere la luce...
Tuttavia il collezionismo è decisamente contrario alla mia filosofia di vita. Benché abbia dei libri che conservo perché ho amato molto o perché ho dovuto comprarli non trovandoli in prestito, tendenzialmente preferisco non riempirmi la casa di cose, neanche se sono libri. Senza contare che il libro cartaceo è sempre più un danno per l'ambiente che non sempre viene bilanciato con un vantaggio per la cultura umana. La carta è sempre più rara, il che significa sia che gli alberi iniziano a scarseggiare sia che quanto più una risorsa è rara tanto più costa. E infatti i libri iniziano ad avere costi decisamente proibitivi. Io ho trovato la soluzione per conciliare la passione per la lettura, l'amore per il libro e il desiderio di collezionare i testi che leggo nella biblioteca. Soluzione tanto semplice quanto geniale. La biblioteca è il luogo più bello che esista sulla faccia della Terra. Un luogo in cui puoi prendere i libri che vuoi senza pagarli. È perfino troppo bello per essere vero. E per tenere traccia delle mie letture senza accumulare quintali di carta sugli scaffali?! Per questo è venuta in mio soccorso la tecnologia. Siti e app permettono di salvare i titoli letti e io ho scelto di usare Goodreads. Non è necessario acquistare il libro per “tenerlo con me”, mi basta la mia libreria virtuale e, se volete, mi potete trovare qua https://goodreads.com/errabonda
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