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#letture consigliate
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-Sette storie gotiche, Karen Blixen
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soltantonoemi · 4 months
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Ma contro i sentimenti siamo disarmati, poiché esistono e basta - e sfuggono a qualunque censura.
- L’identità, Milan Kundera
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Scuola di nudo, W. Siti, 1994
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crazy-so-na-sega · 10 months
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armi di migrazione di massa
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Fu Gheddafi a darne una dimostrazione nel 2004, quando ottenne la revoca delle sanzioni da parte dell'Unione Europea: la paura dell'immigrazione e dell'arrivo in massa di rifugiati poteva essere sfruttata come un'arma temibile, era sufficiente poter alimentare, manipolare e sfruttare il fenomeno migratorio.
Questo libro è la prima ricerca sistematica secondo un metodo consolidato di corporative history che studia la teoria e la pratica di questo irrituale strumento di persuasione: sono passati in rassegna più di cinquanta casi dal 1953 al recente passato, con particolari approfondimenti dedicati a vicende paradigmatiche, da Cuba al Kossovo, da Haiti alla Corea.
Tesi dell'autrice è che i grandi numeri di rifugiati rappresentino una minaccia utilizzata da realtà politiche per perseguire propri obiettivi, a volte contro le democrazie liberali (particolarmente esposte nei confronti delle dinamiche migratorie), altre nei confronti di differenti regimi. Due sono le formule principali tramite cui la pressione diventa un allarme: mandare in crisi gli Stati bersaglio sommergendoli con flussi umani così numerosi da renderne impossibile l'accoglienza, oppure ricattarli per ottenere dei vantaggi politici, economici o militari.
L'analisi rigorosa esplicata in queste pagine assume particolare rilevanza alla luce degli ultimi anni, che hanno visto esodi di proporzioni impensabili. Quali sono le dinamiche di un attacco basato sull'emigrazione? Come difendere allo stesso tempo le persone fatte fuggire dalle proprie terre e le nazioni che vedono in questi spostamenti una minaccia per sicurezza, identità e risorse? Ancora una volta, la conoscenza oltre le ideologie, per comprendere una guerra asimmetrica che sta scrivendo la storia del terzo millennio.
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Non importa che tu sia nessuno,vestiti come se fossi qualcuno.
📚🌟
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sofysta · 7 months
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"Venezia, il leone, la città e l'acqua "di Cees Nooteboom. Questo libro mi è stato consigliato vista la mia passione per questa città e devo dire che dopo le prime righe lo sto già amando molto. Grazie mille.
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alronzioselvatico · 6 months
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Kris.
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disposable3 · 9 days
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Semplicemente me
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Nuovissimo video sul mio canale YouTube
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-La malizia del vischio, Kathleen Farrell
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soltantonoemi · 4 months
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Tu hai ridestato in me quella che fu l’ossessione della mia prima giovinezza: proprio come un albero, infatti, immaginavo la vita che mi si apriva davanti. Lo chiamavo, a quell’epoca, l’albero delle possibilità. Solo per un tempo brevissimo ci è dato di vedere così la nostra vita. Ben presto essa ci appare come una strada segnata una volta per tutte, come un tunnel da cui non possiamo più uscire. Eppure, la vecchia immagine dell’albero ci rimane dentro sotto forma di un’insopprimibile nostalgia.
- L’identità, Milan Kundera
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Eppure quando sto per partire, quale che sia la partenza e dovunque mi conduca, sono felice e basta; scorrendo davanti ai finestrini i luoghi si liberano dagli obblighi di coerenza, volano; prima che nascessi la mia anima doveva essere uno di quegli uccelli con la testa di donna che nelle steli antiche stanno appollaiati al capezzale dei moribondi. Posso sopportare qualunque batosta, reggere a qualunque regime, purché dopo ci sia un treno.
Scuola di nudo, W. Siti, 1994
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valentina-lauricella · 6 months
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Realtà "stregata", una mia recensione su Amazon del libro Carrellolandia e i carrelli stregati di Sara Provasi.
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Non leggo soltanto Leopardi, a volte leggo anche qualcos'altro, come il libro per ragazzi di quest'autrice, mia amica di Instagram. Non ci siamo mai incontrate perché lei abita a Rozzano vicino Milano, da lei detta Rozzangeles o, come in questo libro, Carrellolandia, e io a Palermo. È una finissima poetessa, disegnatrice e realizzatrice di collages e fotoromanzi con giocattoli. È un'adulta che vede oltre perché non ha mai smesso del tutto di essere bambina. Acquistato il suo libro alla velocità della luce, ne ho lasciato una recensione su Amazon.
È un libro per ragazzi, che si può leggere a 10 anni, ma che fa piacere leggere a 20 anni e ancor più a 40, che tocca corde senza età, relative al sogno, alla conoscenza e al bisogno di dare e ricevere amore. È un giallo, perché c'è un mistero, che si snoda e si risolve in modi non del tutto prevedibili. È un racconto realistico, perché racconta la psicologia dei bambini più sensibili. È un piccolo, agile capolavoro in cui ogni elemento è al posto giusto e si offre a sempre più profonde letture simboliche man mano che si pone attenzione nel considerarlo. Già, l'attenzione. Il messaggio implicito di questo libro è che la propria influenza sulla realtà dipende solo dal grado di attenzione e di amore che si è disposti a darle. Uno sguardo superficiale, un gesto disattento e privo di amore, fanno "sparire" oggetti, esseri viventi e anche persone. Fanno vivere in una realtà che è l'opposto di quella "aumentata": una realtà impoverita, non decodificata, una realtà subìta. La chiave per la comprensione e per l'influenza sulla realtà sono l'attenzione e l'amore. In qualunque ambiente si viva, niente è muto, indifferente, da scartare. Tutto ha un senso, una poesia, dei colori, una voce. Dai palazzi delle periferie con i loro centri commerciali, agli animali da compagnia (dai più tradizionali ai più piccoli e quasi invisibili), agli elettrodomestici, alle briciole. Nulla è superfluo o va perduto, se l'animo umano è attento, sensibile, amorevole; tutto è recuperabile, e i "lieto fine", come in questa bella fiaba, si moltiplicano.
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crazy-so-na-sega · 16 days
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"Apprendere con profitto l'arte dei Greci e attingere il fuoco della fiaccola della grandezza. Essi però apprendevano non dall'esterno, bensì attraverso quel che vivevano interiormente. Non impulso conoscitivo, bensì ideale impulso vitale". (Nietzsche)
La storia di ciò che possiamo chiamare cultura, nel nostro senso consapevole, non cominciò che con i Greci. (Werner Jaeger)
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conoscere i Greci è realizzare nel profondo quanto non siamo più. E volendo, poterci riavvicinare.
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Le rinunce diventano cicatrici peggiori degli sbagli fatti lanciando il cuore senza paracadute nel grande casino che è la vita.
📚🪂
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crisaore · 1 year
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Il capriccio di Alice
La delicata mano di Alice spostò il pesante tendaggio che celava la finestra. La luce artificiale dei palazzi irradiò la sua esile figura avvolta da un dolcevita nero e dei fuseaux del medesimo colore, brillando sui sottili capelli raccolti con uno chignon. Gli occhi della donna sovrastavano la città, percorrevano le strade notturne i cui bagliori lampeggiavano riflessi nel nevischio, fino a fermarsi sulla ruota panoramica che regalava agli avventori una vista incantevole dei viali alberati brulicanti di gente. Sorseggiava un bicchiere di vino rosso che ne ammorbidiva e ovattava i pensieri. Lo sguardo non aveva indugiato a caso sul luna park. Raggiunta l’attrazione principale, si era ancorato come un’asse di legno intrappolata da un morsetto da falegname e non si era più schiodato. Tre anni prima, dopo un giro su quella giostra iniziò il calvario dal quale ancora non si era ripresa. Scese dalla pedana e senza alcuna avvisaglia svenne, nell’incredulità generale. Gli accertamenti che ne seguirono evidenziarono il contagio di un batterio molto aggressivo che ne fiaccò il fisico e la voglia di sorridere. Passò dall'essere una ballerina in tour nei migliori teatri del paese, al fare solo tappe negli ospedali debitamente bardata di mascherina. Fu in quel contesto, in una sala d’aspetto, che incontrò Buck, un uomo che aveva perso la vista in seguito a un grave incidente. «Capriccio n. 5 di Paganini. È raro sentirla come suoneria, dev’essere un’intenditrice» disse l’uomo dopo aver udito Alice terminare una telefonata. Lei sorrise. «Già, così come è raro che qualcuno la usi per attaccare bottone. Piacere, Alice. Lei?» «Buck. Mi perdoni se le sono sembrato indiscreto» ribatté imbarazzato. «Niente affatto. Sa, la musica mi estrania dal mondo, fa sbiadire i problemi e colora con tinte vivide solo ciò che ho di bello nella vita. Chopin, Paganini, Vivaldi mi fanno sognare. È bello poterne parlare a un altro amante del genere». Buck annuiva coinvolto: «Sono d’accordissimo con i suoi pensieri! La musica è quel balsamo che lenisce i malumori e li sostituisce con candore e serenità». Dopo quel primo scambio di battute, i due intavolarono un discorso condito di ricordi e melodie. Scoprirono che Alice aveva danzato in un teatro in cui Buck si era esibito e questo piccolo particolare costituì un punto di svolta. Prima dell’incidente, Buck aveva potuto ammirare quella donna e ne aveva ancora l’immagine impressa negli occhi. La grazia e la passione che emanava con le sue movenze l’avevano incantato. Lui però si sentiva solo un violinista qualunque di un’orchestra qualunque, mentre lei era un astro in ascesa, così non ebbe il coraggio di presentarsi. C’era molto di cui discorrere, così a quell’incontro fugace ne seguirono altri e contribuirono a creare armonia. Buck rispolverò il violino per allietare la sua musa e le promise che le avrebbe composto un pezzo per renderla immortale. Doveva essere una sinfonia su cui poteva sognarla danzare con l’abito viola, con cui la ricordava. Inizialmente Alice si comportò da mamma chioccia, prodiga di protezione per il suo pulcino, ma Buck le fece comprendere di aver bisogno solo che lei si sciogliesse come avrebbe fatto con chiunque altro. Questo permise loro di gustare ogni secondo insieme e la donna tirò fuori quella forza che giaceva sopita in lei. I fiocchi di neve cominciavano a cadere più numerosi. Alice guadagnò il divano continuando a sorseggiare vino. Ciondolava la testa a ritmo del 𝑪𝒂𝒑𝒓𝒊𝒄𝒄𝒊𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒄𝒖𝒐𝒓𝒊 𝒗𝒊𝒐𝒍𝒂; l’ascoltava in loop. Buck ci era riuscito. Si percepiva l'amore per la musica, delizia per l’immaginaria danza di un’ex ballerina; il romanticismo dei dettagli evidente dal titolo, unione dei particolari dei loro primi due incontri; la malinconia di un uomo che stava morendo. Buck se n’era andato da un paio di mesi. In realtà gli ospedali li frequentava per una patologia che adagio adagio lo consumò. L’animo di Alice accusò il colpo e, come le sue gambe, non fu più in grado di sostenere il peso delle sofferenze. La donna finì per galleggiare sospesa, trafitta e allo stesso tempo cullata dalle note del violino. Annebbiata, posò il vino e si addormentò sul sofà affondando tra le lacrime e i rimpianti di ciò di cui, ancora una volta, la vita l’aveva privata.
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