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#casa editrice per autori emergenti
carmy77 · 1 year
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Hai un'opera nel cassetto e vuoi farla pubblicare? Contatta allora Luce dell'Arte Edizioni! Si riceve su appuntamento, dopo aver scritto alla dott.ssa Carmela Gabriele a: [email protected] o aver telefonato al n. 3481184968.
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apatiap0rtamivia · 1 year
Note
A quale occasione ti senti fiera di te? Racconta se ti va
ho deciso di partecipare a un progetto tramite una casa editrice grazie al quale sarà pubblicata una raccolta di poesie in collaborazione con altri scrittori emergenti, in più sono stati aperti dei mini siti per conoscere meglio noi autori, oggi ho visto il mio e mi sono commossa nel leggere il mio nome tra quelli degli autori
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luigisalerno · 28 days
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emily-rampoldi · 4 months
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Beatrix Potter e la Vanity Press
L’anno volge al termine e viene il tempo delle retrospettive. Prima di acquistare una nuova agenda, mi piace sfogliare quella dell’anno appena trascorso e ripercorrere gli avvenimenti, rivedere le note che ho preso, gli scarabocchi che ho fatto.
Oggi sfogliavo quella del 2023 e ci ho trovato una vignetta dedicata a Beatrix Potter. L’aneddoto che la accompagnava diceva più o meno così: “Nell’aprile del 1885, la giovane Beatrix riceve in regalo un coniglietto, che presto diventa il protagonista del suo primo libro illustrato “La storia di Peter Coniglio”. Il testo venne pubblicato dalla stessa Beatrix con i suoi risparmi.”
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La didascalia mi ha incuriosita e ho chiesto all’oracolo di Wiki di illuminarmi sull’intera faccenda. 
A partire dal 1890, per guadagnare qualche soldo, Beatrix e il fratello iniziarono a creare e stampare biglietti di auguri di Natale e per altre occasioni speciali, usando come soggetti principali topi e conigli e distinguendosi per l'uso di uno stile del tutto personale. (...)
La svolta nella carriera artistica di Beatrix maturò lentamente; può essere contrassegnata da una lettera che scrisse il 4 settembre 1893 e che sette anni dopo ebbe degli sviluppi imprevisti. Inviata a Noel Moore, il figlio maggiore della sua ex governante Annie Carter, spesso malato, raccontava "la storia di quattro piccoli conigli i cui nomi erano Flopsy, Mopsy, Coda di cotone e Peter...". Stimolata dall’incoraggiamento rivoltole da Annie di sfruttare la sua abilità nel raccontare e disegnare storie, Beatrix utilizzò le lettere e il materiale illustrativo contenuto per realizzare il suo primo libro per bambini, dal titolo “The Tale of Peter Rabbit”.
Il libro venne rifiutato da ben sei case editrici, ma Beatrix non si arrese e decise di stampare lei stessa 250 copie che riuscì a vendere in breve tempo.
L'anno dopo, il 2 ottobre del 1902, il libro fu apprezzato e pubblicato dalla Frederick Warne & Company, che pose a Beatrix come condizione di realizzare illustrazioni a colori e non più in bianco e nero.
Ora, erano altri tempi, la concorrenza nel suo settore era abbastanza inesistente ecc, ecc. Però, ciò che mi interessa di questa storia e l’atteggiamento di Beatrix verso il suo progetto editoriale. La signorina Potter era una ragazza di trent’anni che è stata capace di investire nella propria idea, che ha saputo scommetterci per prima, guardando al suo libro come un’imprenditrice. 
Nel quotidiano mi capita spesso di sentire casi in cui gli autori chiedono all’editore di investire nel loro manoscritto quasi a scatola chiusa. Si offendono se viene proposto un editing importante, per non parlare di quando ricevono un cortese rifiuto. Troppi si avvicinano al mondo della scrittura con ambizioni unicamente economiche e prive di alcun realismo. Pochi sono disposti a studiare, crescere, migliorare, anche facendosi affiancare a proprie spese da figure professionali come book coach, editor o anche correttori di bozze indipendenti.
Se vuoi imparare a suonare il piano, paghi un insegnante per darti lezioni. 
Se vuoi scrivere un romanzo… beh, perché pensi di poter fare tutto da solo?
E qui viene la mia riflessione sulla vanity press e l’editoria a pagamento. La prendo un po’ larga, ma quanto segue è utile per osservare dinamiche reali e soprattutto attuali di questo settore.
La scorsa primavera ho iniziato a lavorare nella redazione di due marchi editoriali di proprietà di Services4Media: S4M Edizioni e Arbor Libri.
Mentre il secondo marchio è dichiaratamente non a pagamento e risponde a una linea editoriale molto specifica, la S4M edizioni si basa su criteri diversi. Si tratta di una piccola casa editrice con sede ad Albano Laziale, che ho avuto modo di visitare di persona in occasione della mia partecipazione a Più Libri Più Liberi, e che ha anche un punto vendita graziosissimo in pieno centro storico.
Vedere quella realtà mi ha fatto riflettere molto sulle opinioni generalizzate degli autori emergenti rispetto alla vanity press, che viene diffusamente descritta come il Male Supremo.
Non fraintendetemi, sono ben consapevole che il fenomeno dell’editoria a pagamento è contraddittorio e vanta, nella maggior parte dei casi, e a ragione, di una pessima reputazione. Chi si affida a un editore a pagamento finisce spesso per scoprire di essere vittima di una truffa commerciale che fa leva su disturbi narcisistici ed ego scalpitanti.
Tuttavia, farsi un’idea radicale su un fenomeno simile non consente di vedere il panorama nel suo insieme, di capire a quali necessità risponde e per quale motivo trova effettivamente una sua ragion d’essere. 
Osserviamo quindi questo caso specifico: la S4M edizioni NON è una casa editrice a pagamento, però – e questo lo dico con estrema trasparenza – propone un rapporto ibrido con l’editore, chiedendo ai suoi autori di impegnarsi ad acquistare trenta copie del proprio libro solo e soltanto durante la prima tiratura. Perché? Per più ragioni e ora ve le racconto.
La S4M Edizioni nasce da una costola di Services4Media, un’azienda tipografica che serve più di 300 marchi editoriali su tutto il territorio nazionale. Nel 2016, l’imprenditore e proprietario Luca Falco si trova a intercettare le necessità editoriali di un gran numero di clienti privati con ambizioni letterarie.
Lui risponde dicendo che il suo core business sono le soluzioni tipografiche, che – e lo confermo personalmente – opera con genuina dedizione. Però non dispone di professionisti in grado di dare supporto redazionale.
Così, a un certo punto, incoraggiato anche dal suo staff, decide di rispondere all’appello e apre la S4M Edizioni per supportare, all’inizio, autori di Lazio e Puglia, facendo una cernita delle proposte migliori e offrendo servizi editoriali professionali gratuiti con un’unica condizione: l’impegno da parte dell’autore a investire su se stesso e coprire i costi delle prima tiratura minima. 
In questo modo, progetti editoriali validi che non trovavano spazio in altre case editrici per questione di pertinenza alle collane o appeal commerciale, hanno potuto comunque prendere forma; soprattutto autori che desideravano muovere i primi passi nel mondo dell’editoria hanno potuto realizzare il loro sogno e fare esperienze preziose.
A me questa non sembra disonesto. Mi sembra piuttosto una risorsa da usare consapevolmente.
Situazioni come questa – e, attenzione, non voglio generalizzare su tutta l’editoria a pagamento, vanno accostate con coscienza: chiedetevi cosa state cercando, perché volete pubblicare, cosa volete pubblicare e quanto potete apprendere da questo percorso iniziale.
Imparate a valutare queste operazioni senza criteri basati sulla performance economica risultante, piuttosto adottate una griglia di valutazione che misura l’apprendimento, l’esperienza, l’incontro di persone nuove, il miglioramento generale nella scrittura.
Investire nella pubblicazione del vostro primo libro serve a voi per raccogliere dati sui lettori, dati su voi stessi di fronte ai feedback altrui, serve a farvi conoscere da un primo bacino di utenti. In definitiva, serve a farvi le ossa come autori di oggi.
Un’opportunità molto interessante offerta dalla S4M Edizioni, per esempio, è la presenza nelle fiere nazionali. Amazon con l’autopubblicazione non vi consente di sperimentare in questo contesto con il vostro libro; non vi offre il supporto di un moderatore durante le vostre prime presentazioni né il parere di un consulente sui vostri prossimi scritti.
Imparate a sfruttare queste occasioni che, seppure modeste, arricchiscono. Non chiudetevi una porta per un pregiudizio.
L’editoria a pagamento, l’autopubblicazione, e spesso anche la piccola editoriale tradizionale non sono la via per il successo editoriale o per diventare bestselleristi. Servono a capire se pubblicare vi piace ed è davvero la vostra strada.
Senza S4M edizioni, quest’anno testi come “Le scèche de Bare”, un interessante saggio di Marco Lamacchia, o romanzi come “L’impersonatore” di Naila Carlisi o “Stabilità di forma” di Filippo Mola, non avrebbero trovato nuovi lettori a Più Libri Più Liberi. Romanzi come “Insula” di Jessica Salmeri non sarebbero stati presentati a case editrici estere presso il Right Center.
Probabilmente nessuno di questi diventerà un successo editoriale in termini di royalties per l’autore, non sono testi pensati per questo infatti, ma io l’ho vista la gioia degli scrittori che ci credono e che si emozionano di fronte a un nuovo lettore, a una chance di condivisione, e questo, a parer mio, è già qualcosa.
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Un nuovo modo di fare editoria: Agenzia Sopralerighe di Marylin Santaniello
Sommessamente torna a parlare di libri e del mondo editoriale. Oggi, l'ospite del podcast di Cinque Colonne Magazine sarà l'Agenzia Sopralerighe e Ne parliamo con Marylin Santaniello, editor, ghostwriter e agente letteraria. Risponderemo alla domanda: cos’è un’agenzia letteraria? Ascolta il nostro podcast Agenzia Sopralerighe Oggi parleremo di una realtà sempre più concreta nel mondo editoriale, un punto di riferimento per gli scrittori emergenti, i primi che hanno intuito l’importanza e il valore di appoggiarsi a un’agenzia di settore per dare il giusto valore alla propria pubblicazione.  Oggi parliamo di scrittori, libri ed editoria e lo facciamo con un nuovo ospite, Marylin Santaniello, editor e ghostwriter che ha fondato l’Agenzia letteraria Sopralerighe, una realtà giovanile che si è posta obiettivi concreti, molto ambiziosi a supporto degli scrittori. Nel corso della nostra chiacchierata  Marylin Santaniello ci spiegherà cos’è un’Agenzia letteraria e qual è la vision di “Sopralerighe”. Marylin Santaniello Chi è Marylin Santaniello Sono certa che di avervi incuriositi quindi vi anticipo qualche notizia su Marylin e poi passiamo la parola alla nostra ospite che risponderà a tutte le nostre curiosità. Marylin Santaniello nasce a Napoli, il 20 Novembre del 1997. Si approccia alla scrittura prestissimo, all’età di 8 anni quando scrive il suo primo racconta. Nel frattempo di strada ne ha fatta. Frequenta un corso di narratologia, ottiene il diploma di maturità in lingue e letterature straniere, e, quando accetta il suo primo lavoro di ghostwriter, capisce che quella è la strada giusta da seguire.  Nel frattempo inizia a collaborare con case editrici e agenzie in qualità di ghostwriter e responsabile delle pubbliche relazioni. Durante il lockdown, ha lavorato presso alcune case editrici, occupandosi della valutazione di testi inediti. Tra le sue collaborazioni ricordiamo la casa editrice WritersEditor di Roma, la Gpm Edizioni e Aletheia editore. Dal 2022  intervista autori emergenti ed esordienti attraverso la rubrica “Raccontami…” e per Milena Edizioni si è occupata di curare il manuale chiamato “il quaderno dello scrittore”. Read the full article
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quadernorosso · 2 years
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“Sentivamo il bisogno di uno spazio in più, di un vero e proprio spazio di libertà.E di scommessa, di rischio. Uno spazio per autori che pubblicano il loro primo romanzo, magari dopo aver pubblicato qualche saggio o racconto o poesia”. Dalia Oggero, editor della narrativa italiana di Einaudi, intervistata da ilLibraio.it presenta la nuova collana, “Unici”.
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Oggi voglio parlarvi di questa nuova proposta Einaudi, una nuova collana di libri che vuole dare spazio “agli autori che pubblicano il loro primo romanzo”. Idea accattivante soprattutto proposta da una casa editrice così importante; tuttavia i titoli e soprattutto gli autori scelti sono di nicchia. Questo un po’ ha deluso le mie e forse anche le vostre aspettative in quanto gli autori emergenti non sono poi tanto “emergenti”. Che dire? Sicuramente è un buon modo per fare pubblicità tuttavia per quanto riguarda le intenzioni (molto velate) lascia un po’ spaesati e delusi. Di seguito vi lascio i titoli scelti, per l’esattezza in programma sono previsti tre pubblicazioni all’anno, e alcuni dettagli sull’autore e sul libro.
Filippo Maria Battaglia (giornalista di Sky TG24, che ha già firmato saggi e inchieste pubblicati da Bollati Boringhieri, tra cui Stai zitta e va’ in cucina. Breve storia del maschilismo in politica da Togliatti a Grillo e Ho molti amici gay. La crociata omofoba della politica italiana, ndr) inaugura la collana con Nonostante tutte, un romanzo di cui paradossalmente non ha scritto neanche una frase. Il suo è stato un gigantesco lavoro di lettore: ha scandagliato migliaia di memorie di donne del Novecento e ha lasciato parlare le loro voci, accostandole l’una all’altra perché raccontassero tutte insieme un’unica storia.
Ad aprile uscirà il debutto di Francesca Valente, vincitrice del Premio Calvino 2021 con Altro nulla da segnalare, che ha fatto un viaggio in qualche modo affine, a partire da un materiale vivo, di carta e di carne: le sue storie di pazienti, psichiatri, infermieri di un grande ospedale italiano all’indomani della Legge 180, nascono infatti dai rapportini scritti a mano a fine turno e dai ricordi di chi quell’esperienza l’ha vissuta in prima persona.
La terza voce dell’anno è quella di Marco Annicchiarico, con I CuraCari, un romanzo sul legame tra un figlio caregiver e la madre anziana, che perde un pezzo di memoria ogni giorno, un libro in cui la dimensione del tragico riesce miracolosamente a dialogare con quella ironica, vitale, potenziando la forza di una storia in cui molti riconosceranno la loro.
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newsintheshell · 5 years
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Intervista a Redjet
Il manga è anche italiano, quattro chiacchiere con Giovanni Zaccaria.
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Negli ultimi decenni lo stile manga ed anime si è radicato anche nelle culture dei paesi in cui è stato importato, portando alla nascita di generazioni di artisti, disegnatori, animatori, creativi ecc....che ne hanno fatto propri lo stile e le tecniche narrative. Alcuni mangaka sono riusciti a pubblicare le loro opere anche in Giappone (vedi “Radiant” e “Vampire Kisses”), ma non è un percorso facile e soprattutto non tutti ci riescono. Così sono nate case editrici specializzate in manga occidentali e piattaforme web dove gli autori pubblicano con successo e molti dei quali sono anche italiani. Uno di questi è proprio Giovanni Zaccaria, in arte Redjet, a cui abbiamo deciso di fare questa intervista per farvelo conoscere meglio e comprendere in maniera più vicina il panorama italiano che ha successo soprattutto all’estero. 
Ougi: Ciao Giovanni, piacere di conoscerti e grazie di aver permesso allo staff di News In The Shell di poterti intervistare. Prima di tutto ti faccio i complimenti a nome mio e da parte anche degli altri ragazzi del blog. Passiamo però alla parte più interessante per i nostri utenti e, se ti va, presentati come meglio credi e poi iniziamo con qualche domanda!
Redjet: Ciao a te Ougi e a tutto lo staff di News in the Shell! Grazie a voi per questa intervista e per il vostro interesse verso di me e la mia opera! Inizio subito a rispondere a tutte le domande! ;D
Ougi: Allora, quando è nata la tua passione per il disegno e quando hai capito o deciso che avresti voluto diventasse la tua professione?
Redjet: La mia passione per il "manga" è nata in realtà molto molto presto, ma sotto forma di "disegno umoristico". Fin da piccolo mi divertito a disegnare riquadri dentro i quali succedevano cose o si svolgevano eventi, un po' come nelle classiche raccolte disney di "topolino" e varie. Solo mooooolto, molto più tardi ho scoperto che il manga mi vestiva meglio, mi sentivo molto più a mio agio nell'utilizzarlo come espressione per il disegno. eh si, ormai avevo la bellezza di 20 anni quando ho capito che il manga sarebbe stata la mia via!
Ougi: Come mai lo pseudonimo Redjet? L’hai deciso appositamente o te lo porti dietro da prima?
Redjet: Il jet è un tipo di aereo, molto veloce...di solito. Non è mia intenzione quella di diventare un un veicolo a propulsione, ma l'idea che volevo dare allo pseudonimo "redjet" era quella di un "getto di rosso". I colori sono molto importanti per me ed esprimere lo stile di un autore, le sue emozioni e il suo modo di creare una storia fin dal nome è essenziale. Apri un manga e vieni investito da un getto di rosso nella lettura di una storia. Forte, no? Ogni tanto devo dire che Redjet cade nel suo periodo "Blackjet" (per il discorso di prima, penso sia chiaro, no? no?) ma è solo un passaggio necessario per tornare al rosso e continuare con più carica! Anche Redjet è nato molto tardi, nel 2015 all'apertura della mia prima pagina Facebook e l'inizio di tutto il mio percorso professionale!
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Ougi: Perché hai scelto lo stile manga giapponese piuttosto che quello occidentale del fumetto più tradizionale o americano?
Redjet: Per approfondire un po' il discorso iniziale, il manga "mi veste bene". Molto spesso è solo una questione di gusti, forse grazie anche a quali prodotti hai visto in determinati momenti della tua vita. Anche io sono cresciuto con Dragon Ball e One Piece su Italia1,  i vari Pokémon e Beyblade al pomeriggio, quindi scoprire che alcuni prodotti partono dal manga o comunque dal Giappone, ha attirato la mia attenzione su quello stile. Ovviamente sono partito con l'emulare ciò che vedevo per poi spostarmi su uno stile più mio, ma sempre strettamente legato e influenzato dai vari shonen o seinen che più apprezzavo!
Ougi: Quali sono state le opere e/o gli autori che ti hanno segnato di più e che ti hanno portato a voler iniziare col disegno?
Redjet: Bhè, inutile dire che One Piece del grande maestro Oda abbia avuto una grande influenza inizialmente, forse perché molto comune e diffuso, oltre che "semplice". Poi ho proseguito con il maestro Togashi (Hunter X Hunter) , Bakuman e Death Note di Obha e Obata, Gon di Masashi Tanaka (forse uno dei primi manga in cui io mi sia imbattuto, senza ancora conoscerne il medium di provenienza). Poi  mi son arricchito con qualche seinen come Gantz e ovviamente il grande Berserk di Miura! Attualmente sto seguendo Shingeki no Kyojin e One Punch Man, c'è molto da imparare da ognuno, come sempre!
Ougi: Hai tuttora degli artisti di riferimento o di ispirazione e, se sì, sono gli stessi degli inizi o sono maturati e mutati con la tua crescita personale e professionale?
Redjet: Se per artisti intendi illustratori vari, io seguo spesso Kawacy, Poppuqn e Sila (cercateli su pixiv) perché hanno delle capacità incredibili nel colorare! Se devo essere sincero, non ho molto tempo per seguire altri artisti (anche se mi piacerebbe) e sono sicuro che mi sto perdendo tante cose! Diciamo che quando mi imbatto in qualcosa di bello, cerco di scoprirne di più e di imparare da ciò che vedo, quindi ogni giorno potrei imparare qualcosa di nuovo da persone e artisti incredibili!
Ougi: Qual è la tua fonte d’ispirazione per storie e personaggi?
Redjet: Uh...ci vorrebbe un'intervista a parte solo per questo argomento! Proverò a riassumere. Troppe, troppe persone rimangono sui cliché. Nessuna storia diventa popolare o esplode in questo modo. Si rimarrà sempre sotto la media cercando di stare a galla con gli stereotipi. Pensiero personalissimo eh, ma rifletteteci. OGNI e dico OGNI forma d'arte può ispirare un artista. Un quadro, una composizione musicale, un videogioco, una serie americana, una fiaba, una poesia. Non c'è limite a cosa può ispirarti e quali sono le fonti da cui attingere. Siate affamati di ispirazione, sempre e ovunque!
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Ougi: Nel 2017 hai pubblicato un one-shot dal titolo “Space Duck RG” che è ufficialmente il tuo primo lavoro da professionista pubblicato dalla casa editirice francese Editions H2T, se non sbaglio. Quanto lavoro c’è dietro e come descriveresti questo manga?
Redjet: Esatto! Primo manga ufficiale! Space Duck RG è stato un lavoro fatto molto con il cuore, ma non vi sono riuscito a mettere il mio massimo potenziale. Ho adorato lavorare su quell'anatra (anatro!) e le sue avventure, ma dovevo ancora imparare a fare l'autore per davvero. Avevo molte cose in ballo e lavoravo su troppi progetti in contemporanea e con troppo poco tempo. I lavori sono durati circa un anno, non sempre con estrema continuità. Il manga però resta per me un'opera che consiglierei di leggere, non perché io sia l'autore ma perché HA QUALCOSA DA DIRE, a tutti noi, grandi o piccoli! E poi, se un'anatra sogna di diventare astronauta, chi non può sognare in grande?
Ougi: Invece da poco è uscito il primo capitolo del tuo nuovo lavoro, “Innermost”, una storia con dei toni diversi dal tuo primo manga, con uno stile e taglio decisamente più orientale...cosa dobbiamo aspettarci da questa nuova storia?
Redjet: Eh eh!! In Innermost ci sto mettendo tutto me stesso, cercando di migliorarmi da un capitolo all'altro! Questa è una storia che volevo scrivere da tempo ma solo ora ho capacità e conoscenze per portarla in scena al pieno delle mie forze. Innermost è uno shonen con tinte dark, appunto, ci sono intrecci politici e personaggi su cui sto lavorando davvero tanto per renderli VERI, UMANI! Ovviamente non possono mancare le buone e vecchie BOTTE. Ce ne sono tante e ce ne saranno sempre più. Ma ogni cosa è giustificata, i personaggi agiscono con uno scopo e con degli obbiettivi personali.  Niente è lasciato al caso o al riempire un capitolo tanto perché hai quelle 12-13 pagine che ti avanzano. Io voglio aspettarmi grandi cose da questa storia, proprio perché il disegnarla mi porta a sfide sempre nuove da superare! Il resto, lo lascio a voi!
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Ougi: Anche questo sarà pubblicato dalla casa editrice francese o punti ad una italiana? Inoltre, come definiresti il panorama italiano per quanto riguarda il supporto e la distribuzione di manga di artisti emergenti come te?
Redjet: Sì, Innermost è già in pre-pubblicazione sul sito WeeklyComics, della casa editrice H2T (che fa parte del gruppo Pika Edition) e sono davvero felicissimo di continuare questo percorso con loro! Anche il primo volume di Innermost uscirà in Francia quest'anno (maggio!). Io voglio crederci nell'Italia (anche se almeno 2 mie opere sono arrivate fino in Giappone, nel 2017, tramite la casa editrice Coamix, ma nulla ancora qui), ma per quello più che una mia scelta è vedere se questo mercato italiano vuole fare qualche passo in avanti in più! Ho già parecchi amici e colleghi che sono riusciti ad arrivare all'estero ma ancora non in Italia (o non come/quanto vorrebbero) perciò....io lancio questa "stoccata" all'Italia, sperando che le cose si muovano un po'!
Ougi: Punti ad arrivare alla pubblicazione in Giappone e, se sì, sai già in che rivista vorresti essere serializzato?
Redjet: Allora, ho le sette sfere del drago, la lampada di Aladino, ho ripetuto 3 volte la stessa frase mentre cade una stella cadente...ehi, mi sono svegliato! Scherzi a parte, SI’, penso che sia l'obbiettivo di tutti. Ma ci vuole tempo e tanto lavoro. Non ho assolutamente idea di quale casa editrice possa avvicinarsi ai nostri lavori (parlo di noi italiani che lavoriamo per H2T, più che del mio progetto in sé) ma penso ci voglia tanto tempo e fatica, mentre andiamo avanti e seguiamo tutte le strade possibili! Il Giappone è un obbiettivo, ma ci sono tanti mid-boss prima del boss finale! Conviene fare esperienza prima!
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Ougi: Oltre che mangaka, realizzi anche illustrazioni su commissione e fanart, ma lo stile è abbastanza diverso da quello dei tuoi fumetti. Quale senti più tuo o quello in cui riesci ad esprimere meglio il tuo estro?
Redjet: Io preferisco mettere le fanart e commissions come parte "complementare" del mio lavoro, più che come opposto. Imparare a colorare è stato qualcosa che ho dovuto fare nel corso del tempo  per tanti tanti committenti diversi e questo mi aiuta nel lavorare sulle cover o sulle eventuali tavole a colori dei miei manga. Sono molto soddisfatto della cover di Innermost, ad esempio, ma non sarei riuscito a farla così se non mi fossi allenato con le fanart! XD
Ougi: Sei un autodidatta o hai frequentato qualche corso e/o scuola di illustrazione? Inoltre quanto conta per te la passione e la dedizione in questo lavoro?
Redjet: Io ho iniziato nel 2015 a fare sul serio, prima era solo un passatempo. Da lì ho studiato leggendo, copiando, emulando, rielaborando ogni prodotto manga che avessi tra le mani. La passione e la dedizione sono tutto. Più la dedizione però! Siamo umani e per quanto possiamo adorare qualcosa, ogni tanto le fiamme si affievoliscono. Sta alla nostra volontà continuare a bruciare e tirar fuori il meglio per continuare nel nostro percorso.
Ougi: Quanto lavoro c’è dietro a quello che pubblichi? Hai mai avuto qualche dubbio nel cercare di trasformare la tua passione nel tuo lavoro?
Redjet: E’ dura lavorare 10-12 ore al giorno per mesi per un prodotto che verrà letto si e no in 1-2 ore. Ma quelle due ore di una persona che apprezza il risultato finale, ti ricaricano di tutto quanto! Io ora come ora vivo di manga e commissions, ma c'è voluto del tempo prima di trovare questo equilibrio. I dubbi ci sono sempre, ma bisogna farsi dei piani e sapere che il "momento no" è parte di un percorso artistico tanto quanto il momento "daje!!" Bisogna andare avanti e sopportare le fatiche se si vuole ottenere qualcosa (altrimenti non si impara niente!)
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Ougi: Se dovessi dare qualche consiglio a qualcuno che ha iniziato un percorso simile al tuo e che vuol raggiungere il sogno di diventare un artista famoso nel panorama del fumetto/manga, cosa ti sentiresti di dire?
Redjet: Caffè, pazienza, nervi saldi, tanto studio, tanta pratica e una buona dose di autostima (seguita ovviamente da crollo emotivo). Io penso che questo sia un campo davvero sottovalutato non solo da chi fa altro nella vita, ma soprattutto da chi vuole percorrerlo! Un albero ci mette tanto tempo a dare i suoi frutti, dopo tanto lavoro. Non vi spaventate se i vostri non arrivano immediatamente. Dateci dentro e siate pazienti!
Ougi: Per chi non conoscesse e volesse leggere e o acquistare i tuoi lavori, dove può trovarli ed in che lingue?
Redjet: Attualmente sul sito di WeeklyComics.fr ci sono i capitoli online di Space Duck RG e di Innermost (in update ogni tot giorni/settimane) in francese! Su https://weeklycomics.it/serie/Innermost potete leggere i capitoli in italiano! il primo è gratuito, cosa aspettate!? Più avanti sarà disponibile il cartaceo in francese ed anche su piattaforme come Amazon! Per eventuali news, vi conviene seguirmi sulla mia pagina Facebook @innermostmanga.
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Ougi: Volevi fare l’astronauta o ne sei un grande appassionato? (ride) Scherzi a parte, leggendo i tuoi lavori ho pensato che l’astronauta fosse quasi una metafora, dato che nel nostro immaginario viene spesso associato ad una meta vicino all’impossibile e da sogno, perché tocca argomentazioni su cui spesso l’essere umano fantastica molto ed è dunque un collegamento verso l’ignoto che affascina. Centra qualcosa con te o i tuoi lavori, dato che ti definisci soprattutto un sognatore, o è solo una mia personale interpretazione?
Redjet: Penso che tu ci abbia preso in pieno! Lo spazio mi affascina, anche perché da lassù i problemi che ci circondano sono piccoli piccoli ed insignificanti! Non nego che l'astronauta sarebbe un gran bel lavoro, ma forse per la prossima vita! E poi è pazzescamente difficile, io vado in panico per molte cose...quindi...si, sarebbe proprio una bella sfida! Ah, tra l'altro Innermost parte da eventi realmente accaduti nella storia dell'uomo e dell'esplorazione spaziale! Interessante...no? :3
Il sognatore per me è la definizione di colui che non si ferma al suo risveglio. Sognare è importante, ma lo è ancora più imparare a svegliarsi! Non sempre le cose vanno come vogliamo e spesso la realtà è davvero brutta, ma ci viene data questa possibilità chiamata "vita" e conviene usarla per fare qualcosa che ci piace! Portare dentro di se il piccolo sognatore che è in noi durante questa vita è importante per non smettere di credere in qualcosa e continuare ad avanzare. Possono sembrare solo parole, ma oggi stesso potreste fare un passo avanti verso il vostro "sogno", qualsiasi esso sia. Rifletteteci ogni tanto. Non dite "domani", dite adesso e fate qualcosa anche di piccolo verso il vostro sogno. Passo dopo passo vi avvicinerete, da svegli, al vostro sogno!
Ougi: Ti ringrazio molto per il tempo, la disponibilità e la fiducia che ci hai concesso, augurandomi che anche tu ti sia divertito in questa piccola chiacchierata, sperando di avere altre occasioni in futuro per poter replicare. Per ora ti auguro da parte di tutta la redazione buona fortuna per il tuo nuovo lavoro, ma soprattutto per la tua carriera.
Redjet: Grazie mille a voi per avermi dato la possibilità di rispondere a tante domande che in realtà erano davvero importanti! Era da tempo che alcune cose volevo dirle, quindi è stata l'occasione ideale! Anche io auguro a voi un buon lavoro e tanta fortuna per l'informazione e le news che portate! E ricordate che potreste proprio essere voi quelli a smuovere un po' l' Italia nella direzione in cui servirebbe, quindi... dateci dentro ragazzi! ;D! Ganbatte!!
Ougi: Arigatou gozaimasu! Continueremo anche noi a fare del nostro meglio e dare il massimo, sperando di riuscire a superare i mid-boss per arrivare all’obbiettivo...ファイト!!
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TROVATE REDJET SU:
Facebook - Instagram - Deviantart - YouTube - Patreon - Gumroad - WeeklyComics -  Éditions H2T
Con un ringraziamento speciale a Rufy94.
Ougi
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disegnare in stile manga
https://www.perspektywacommunity.com/2021/06/02/disegnare-in-stile-manga/
A partire dagli anni cinquanta il manga è diventato uno dei settori principali nell’industria editoriale giapponese, con un mercato di 406 miliardi di yen nel 2007 e 420 miliardi nel 2009. Benché nata in Giappone, questa forma di intrattenimento è stata esportata e tradotta in tutto il mondo, con una platea internazionale molto nutrita In Europa e in Medio Oriente il volume di mercato si attesta sui 250 milioni di dollari, mentre in Nord America nel 2008 era stimato sui 175 milioni. Sono principalmente stampati in bianco e nero, ma non mancano pubblicazioni totalmente a colori[8] meno frequenti di quelle in bianco e nero per via dei costi realizzativi più alti che richiede la colorazione.
In Giappone sono tipicamente serializzate su riviste dedicate, contenenti più storie, ognuna delle quali viene presentata con un singolo capitolo per poi essere ripresa nel numero successivo. Se una serie ha successo, i capitoli possono essere raccolti e ristampati in volumi detti tankōbon e la serie può ricevere un adattamento animato dopo o anche durante la sua pubblicazione. Gli autori di manga, mangaka, lavorano tradizionalmente con assistenti nei loro studi e sono associati con un editore per la pubblicazione delle loro opere.
Il Mangaka
Un mangaka è spesso legato a un editore il quale produce delle riviste in cui vengono pubblicati i propri lavori. Generalmente gli esordienti producono dei capitoli speciali denominati One-Shot o capitoli pilota nei quali viene rappresentata in una cinquantina circa di pagine la loro idea e la loro storia per inviarli poi alle case di produzione, in base al tema scelto, in modo da poter partecipare a dei concorsi indetti per trovare e pubblicare nuove storie create da nuovi autori emergenti. Le storie vincitrici hanno la possibilità di apparire sulle riviste e, a seconda del gradimento riscontrato, possono poi cominciare la serializzazione.
Una volta iniziata la pubblicazione le riviste chiedono ai propri lettori in ogni singola uscita di rispondere a un questionario di gradimento tramite una cartolina presente nella rivista da rispedire alla casa editrice in cui indicano un voto per ogni fumetto pubblicato. Capita anche che serie che poi sarebbero divenute famose, come per esempio Shaman King, siano state interrotte dalle case editrici a causa del riscontro di pubblico. I risultati dei sondaggi non vengono pubblicati ma i lettori della rivista hanno comunque un’idea della classifica poiché in linea generale essa determina anche l’ordine di pubblicazione delle singole serie, così che sfogliando la rivista il primo titolo che si incontra è quello risultato come il più votato nel precedente sondaggio e così via fino all’ultimo titolo, che risulta quindi essere il meno votato. Tuttavia questa regola non vale sempre in quanto ad esempio a volte si assegnano le prime pagine al debutto di una nuova serie di un autore famoso, oppure per celebrare una ricorrenza. Può anche accadere che sia lo stesso autore a sentirsi insoddisfatto o stanco della propria creazione e che si vada ugualmente incontro alla fine della serie, nonostante il grande successo che essa ha tra il pubblico come ad esempio con la serie Yu degli spettri, di Yoshihiro Togashi, conosciuta e ampiamente apprezzata sia in Giappone sia nel resto del mondo, ma che è stata chiusa con l’accostamento di tutte le storie dei protagonisti in un unico e sbrigativo finale per motivi personali dell’autore, fisicamente nauseato del dover lavorare per anni allo stesso titolo limitante per la propria creatività Alcune volte le serie possono venire interrotte a causa dei temi che col tempo si vengono a proporre all’interno della storia; esempio più famoso è il manga X creato dalle CLAMP, sospeso a tempo indeterminato dall’editore Kadokawa Shoten, azienda che detiene i diritti della serie, a causa delle scene molto forti e violente, non adatte al della rivista Asuka, dedicata al pubblico shōjo (ragazze adolescenti), nel quale l’opera era serializzata.
Un vero e proprio lavoro artistico
tagli delle vignette possono essere classificati come segue:
orizzontali: utilizzate nello stesso tempo per creare uno stacco fra lo schema a due vignette affiancate, quindi per guidare meglio lo sguardo di lettura, ma anche per un ritmo di lettura più lento (nel caso del fumetto di lettura giapponese. Per quanto riguarda la lettura occidentale è il contrario);
verticali: il contrario delle vignette orizzontali per quanto riguarda al ritmo (non dimentichiamo che per la lettura occidentale è l’inverso):
diagonali: singole o combinate con inquadrature altrettanto inclinate, generano un’atmosfera di tensione emotiva e possono essere calanti o ascendenti. A seconda delle due, la situazione “precipita” o si tranquillizza, sfumando in una situazione meno tesa;
vignette chiuse o aperte: quasi esenti dal fumetto occidentale, nel fumetto giapponese hanno un’importanza vitale, in quanto una vignetta fino al Tachikiri guida quasi sicuramente il lettore verso la pagina successiva ed è utile per le scene molto importanti, contrariamente alle vignette chiuse.
Generalmente la tavola è in bianco e nero, senza colori né scale di grigi, in quanto verrà pubblicata su riviste contenitore che generalmente non si conservano e, per evitare spese di stampa inutili, si preferisce utilizzare un’economica stampa in bianco e nero; oltre a questo, la rivista contenitore è una sorta di “anteprima”, per attirare consensi per un titolo da parte dei lettori, per poi in un futuro, stampare i volumi tankōbon a esso riservati. Le ombre, anche mantenendo il bianco e nero, vengono date raramente dai neri pieni e più facilmente dai retini grattabili; i colori delle eventuali pagine a colori di edizioni speciali e delle riviste vengono tendenzialmente realizzati a china oppure a pantone (i più famosi ed usati sono i copic).
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redvalentinesblog · 4 years
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Buonsalve carissimi Divoratori,
sono emozionata come una pigna per questa mini recensione! Si tratta di una mini e vi spiego subito perchè: L’Ultimo raggio di Sole di Simone Gambineri e Aligi Pezzatini è il secondo volume della saga di Amnia e quindi non posso dilungarmi troppo in una recensione coi fiocchi: rischierei lo spoiler come un fiume che si getta nel mare… INEVITABILMENTE!
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Titolo: L’ultimo raggio di Sole (Amnia #2)
Autore: Simone Gambineri, Aligi Pezzatini
Casa editrice: Youcanprint
Genere: fantasy
Pagine: 423
Data di pubblicazione: 28 febbraio 2019
Prezzo: 13,00€ cartaceo (Amazon) / 3,99€ e-book (Amazon)
Sinossi: Nel mondo di Amnia, la Profezia dell’Equilibrio si è realizzata, e la guerra tra Vàlor e Tyran, tra lo Spirito della Libertà e lo Spirito dell’Ordine, sembra volgere al termine. Ma proprio nel momento in cui la vittoria di Tyran sembra certa, colui che non avrebbe mai dovuto essere liberato dalla prigionia a cui gli dèi lo avevano giustamente condannato pare prossimo al trionfo totale. Chi è dunque Mantus, “il dio rinnegato” che vuole dominare Amnia? Qual è la vera ragione per cui è rimasto rinchiuso nello Scrigno dei Mali Maggiori? Chi e perché aveva fatto giungere gli otto mortali dal futuro? E se fossero loro la chiave per la vittoria? Il secondo capitolo della saga di Amnia, che ci conduce tra i segni di una Profezia che si è appena avverata, e quelli di una che ancora deve realizzarsi, ma che così favorevole parrebbe non essere affatto… «Se gli stessi dèi non sono perfetti, non possiamo pretendere che lo siano le loro creature.»
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Ho letto questo secondo capitolo della saga tutto d’un fiato! Forse perchè conoscevo già i protagonisti, forse perchè dovevo a tutti i costi sapere cosa sarebbe successo… Non lo so. Fatto sta che l’ho finito nel giro di neanche una settimana.
Cos’ha di speciale? Beh, per prima cosa, il finale de Il Sogno del Rinnegato lascia talmente tanta suspense da non poter resistere e poi, seconda cosa, perchè la trama è così ricca di colpi di scena e dettagli da non poter essere ignorata! I personaggi sono sempre più approfonditi e con storie che vanno ad intrecciarsi in un mix unico di azione, sentimenti e ideali.
Non è semplice da poter spiegare senza spoilerare, eh. Posso dirvi che la salvezza di Amnia arriva, ma al tempo stesso se ne va. Sono rimasta col fiato sospeso fino alla fine, ho pianto in alcuni punti e ho riso in altri. Questi due autori sanno cosa fanno!
Riprendo alcune considerazioni fatte nella recensione del primo volume (che potrete trovare qui): resta sempre un fantasy impegnativo, come già dicevo, quindi forse non qualcosa di adatto a chi si approccia al genere per la prima volta; l’impostazione e le caratteristiche da GDR ci sono ancora, anche se le ho notate un pochino meno rispetto a Il Sogno del Rinnegato. Questo può essere un bene, se vogliamo guardare il tutto da un punto di vista più letterario e narrativo. Ho continuato ad amare Nalatiel, ovviamente, anche se è quasi passato in secondo piano, a parer mio, MA per un’ottima ragione che sicuramente si rivelerà nel TERZO VOLUME *___* In compenso è apparso un altro personaggio decisamente degno di nota: Aval’Dyr ❤ mi ha conquistata! Che fascino, che spavalderia! Una profondità celata dietro a gratuite subdolerie e meschini inganni. O lo amerete (come la sottoscritta) o lo odierete XD Come sempre Duncan e Keldon restano i miei pezzetti di cuore, così come Morgase; anche nuovi protagonisti come il barbaro Orson e il Difensore di Tyran Miranda hanno attirato la mia attenzione, mentre l’hanno quasi completamente persa Joel e Noa (nonostante le sorprese del finale). Qualcuno che invece non ho proprio sopportato è stato Hangus di Verklunder, il fabbro eterico. Credo sia il personaggio più inutile e noioso, nonostante la sua attività estremamente interessante. Un’aggiunta quasi del tutto superflua, almeno per il momento.
Allora, senza indugiare oltre, onde evitare di rivelarvi qualcosa di scabroso sulla trama, direi di finire così questa mini recensione. LEGGETE, LEGGETE, LEGGETE. Fate i bravi!
Non vedo l’ora di poter leggere Il Destino dei Cieli, terzo capitolo della Saga di Amnia, pubblicato il 28 maggio 2020 ❤ ❤
  VOTO: 
  Ringrazio, per l’ennesima volta, Simone e Aligi per quest’altra opportunità e per aver continuato a creato una storia sempre più interessante. Non vi libererete MAAAAI di meeeeee, SAPPIATELOH XD
NOTA SUGLI AUTORI
Simone e Aligi, rispettivamente classi ’71 e ’79, sono due autori oramai non più emergenti. Nel loro arsenale compaiono vari romanzi: i volumi della saga di Amnia (tra poco tempo saranno tre), Il Cerchio della Luce (al momento pubblicata solo la Parte 1) e Il Divoratore. Se volete seguirli e saperne di più vi lascio qui il link del loro sito e li trovate anche sui social con il nome L’Officina del Fantasy.
  Carlotta ~ Il profumo dei Libri
– MINI RECENSIONE – L’ultimo raggio di Sole. Amnia #2 Buonsalve carissimi Divoratori, sono emozionata come una pigna per questa mini recensione! Si tratta di una…
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tmnotizie · 4 years
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SAN BENEDETTO – Una opera decisamente inusuale ma dall’alto contenuto culturale e filologico, quella che ha vinto la menzione speciale come saggio alla edizione 2020 del Concorso Letterario Città di Grottammare. Si tratta del Lessico Lakota, il primo dizionario Italiano-Lakota mai realizzato, che ha visto un team tutto sambenedettese al lavoro sulla lingua originale di Toro Seduto e Cavallo Pazzo.
L’opera “Lessico Lakota.Storia, Spiritualità e Dizionario Italiano-Lakota” è stato curato da Raffaella Milandri e Myriam Blasini, ed è stato pubblicato dalla casa editrice sambenedettese Mauna Kea, riscuotendo un ottimo successo di critica e di pubblico.
Pochi giorni fa il libro è stato ospite su Rai Radio Due, a “Gli Sbandati”, ma se ne è parlato su molte testate italiane e straniere. Chiediamo alla Milandri i progetti futuri: “Sto lavorando a un nuovo libro dedicato ai Nativi Americani, una opera molto complessa. Sono molto onorata del riconoscimento che la giuria del concorso ci ha assegnato”.
Ricordiamo che la Milandri non è nuova al Concorso della Pelasgo: l’anno scorso il suo “Liberi di non Comprare” si era classificato primo. Quest’anno, data la situazione del coronavirus, la premiazione del Concorso è stata rimandata; data prevista, per ora, il 6 giugno.
Quanto alla Mauna Kea Edizioni, c’è una grossa novità in arrivo: la casa editrice raddoppia con il marchio Mauna Loa, che si dedicherà in particolar modo alla pubblicazione di autori italiani emergenti, ma anche a antologie di grandi autori. Una realtà molto importante per il nostro territorio, che promuove la letteratura anche attraverso concorsi per i giovani, come il bando “Opera Prima” per gli studenti del Liceo Classico.
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pangeanews · 5 years
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“Noi pubblichiamo il pirata, il criminale, il folle”: dialogo con Flavio Carlini (in appendice, le lettere di Robert L. Stevenson su pirateria & dintorni)
Abbiamo avuto tutti uno zio che ci ha liberato, nei pomeriggi interminabili, mettendoci in mano L’isola del tesoro o portandoci a vedere Johnny Depp in bandana. Chi non si è nutrito di mappe e galeoni? Se vogliamo indulgere al vizio e giocare a fare gli eterni fanciulli, ora possiamo.
La casa editrice Haiku è diretta a Roma da nobili valorosi che hanno rimesso in circolazione il primo medaglione sacro per capire chi erano i pirati e perché fossero diversi dai corsari. Dico del volumetto di Daniel Defoe, Storia generale dei pirati. Henry Every a cura di Flavio Carlini. L’ho chiamato al dialogo. (Andrea Bianchi)
*
Flavio, grazie dell’intervista. Raccontaci come scatta la molla di Haiku. Voglio dire, in tempi in cui i giornaloni si inventano le proprie case editrici voi siete tornati alla radice del giornalismo: traducete classici del Settecento e del giornalismo di battaglia come questo di Defoe. E allo stesso tempo avete in catalogo molti contemporanei che entrano a far parte di Haiku. Raccontami.
Edizioni Haiku è un’avventura che va avanti ormai da dieci anni e che ha collezionato diversi traguardi. La riscoperta della letteratura giornalistica “da battaglia” del Settecento e Ottocento inglesi con la nuova collana Settemari è sicuramente uno di questi. Si tratta spesso di opere che hanno rappresentato dei veri e propri best-seller all’epoca ma che oggi giacciono un po’ nel dimenticatoio ingiustamente. Al contempo non smettiamo di aiutare nuovi talenti ad emergere, siamo sempre stati “la casa editrice degli scrittori” e i promotori del progetto “Scrittura Efficace” interamente dedicato alla formazione di autori esordienti ed emergenti, anche contro tutte le difficoltà imposte da un mercato in perenne crisi. Insomma siamo un po’ pirati anche noi.
Mi ha sorpreso piacevolmente la scelta di attribuire a Defoe questa storia del pirata Henry Every. Ci spieghi perché ti ha convinto questo nome, invece del solito Charles Johnson?
“Storia generale dei pirati” è un’opera importantissima e stranamente sottovalutata. Si tratta di una testimonianza unica su un’esperienza storica (l’età d’oro della pirateria) che per varie ragioni è spesso stata occultata dalla storiografia ufficiale dell’epoca. L’autore, il sedicente Capitan Johnson, colmava i “buchi” della cronaca con dicerie popolari o con la propria fantasia quindi non possiamo considerare l’opera una fonte storica totalmente affidabile ma ha permesso agli storici di ricostruire moltissimi avvenimenti e ottenere svariati indizi sullo stile di vita e sulle motivazioni alla base delle azioni dei pirati del Settecento. L’attribuzione a Defoe è in discussione dal punto di vista accademico, ma ha diversi indizi stilistici che la supportano. La nostra scelta è stata di imprimere sulla copertina entrambi i nomi: Defoe e Johnson.
Perché possiamo definire questo lavoro un’opera di giornalismo? Per lo stile fresco? Oppure perché esce nel 1724, a poco meno di un decennio dalla scomparsa misteriosa del pirata Every?
Come hai detto giustamente, i due volumi della “Storia generale dei pirati” escono negli stessi anni in cui i personaggi descritti operavano. Una delle ragioni per cui l’autore ha dovuto utilizzare uno pseudonimo è proprio relativa ai rischi reali nel raccontare le storie di questi criminali. I pirati erano estremamente popolari all’epoca e molto spesso i marinai semplici speravano di imbattersi in loro per unirsi alle loro ciurme. Una raccolta enciclopedica delle avventure di personaggi politicamente tanto controversi poteva seriamente mettere in pericolo la vita – non solo pubblica – dell’autore. Possiamo quindi senza dubbio dire che si trattava di giornalismo molto, molto scomodo.
La differenza tra pirata – libero esercente – e corsaro – quasi arruolato dalla Corona – esiste ma è labile. Ci spieghi perché Every era contro tutto e tutti?
Every fu un personaggio sui generis anche per i criteri di un pirata, cosa che ha in fondo decretato il suo successo. Era estremamente ambizioso ma anche molto cauto e fu senza dubbio un formidabile stratega. Il suo errore storico fu quello di attaccare l’impero Moghul mettendo a serio rischio le imprese coloniali britanniche, altrimenti è molto probabile che l’Inghilterra decidesse di impiegarlo come corsaro, cosa a cui sicuramente Every puntava. Non era affatto un idealista come i pirati Edward England o Samuel Bellamy, eppure divenne suo malgrado un modello proprio per personaggi di questo tipo grazie alle storie popolari e alle varie leggende che aleggiavano sulla sua figura. Paradossalmente, la sua immagine pubblica basata più sulla finzione che sulla realtà dei fatti gettò il seme di quegli ideali proto-democratici e proto-anarchici legati alla pirateria molto più di quanto non fosse interesse di Henry Every stesso.
Avete appena stampato un altro volume interessante: Jack Sheppard che è un capolavoro del romanticismo popolare del 1839, due anni prima di Oliver Twist. Siamo a livello di feuilleton, ancora più di Defoe forse, ma c’è spessore. Che spiegazione ti sei dato del fatto che gli inglesi simpatizzassero in età vittoriana con questi criminali passati nella macina del Settecento?
Jack Sheppard è un’altra perla sottovalutata e il mio collega Mauro Cotone ha fatto un gran lavoro nel tradurre e diffondere quest’opera. Personalmente ritengo che personaggi come Every, Sheppard, criminali, pirati e fuorilegge rappresentassero per gli inglesi (ma anche per francesi e spagnoli) dei veri e propri “eroi di classe” ante litteram, capaci di catalizzare il malcontento popolare di ceti estremamente disagiati (tanto nell’epoca degli assolutismi quanto nella rivoluzione industriale) offrendo il sogno di una ribellione, di un cambiamento. Poco importa se questi eroi finissero spesso le loro parabole di vita in modo cruento o poco dignitoso. Anzi, una morte cruenta è spesso un fattore che aggiunge epicità quando si narrano le gesta di un eroe.
Ancora pochi mesi fa è uscito un saggio in UK su questa narrativa a tinte scure, la Newgate novel. Dickens e Thackeray da giovani passavano ore a leggere i resoconti della stampa nera. Forse dovremmo tornare anche noi alle pagine dei pirati, fatte di crudeltà vera, per assaporare l’infanzia, i gusti decisi. Penso all’influsso determinante dei libri di pirati su Stevenson quando nel 1883 scrisse L’isola del tesoro, o quando per la sua ultima grande storia Il saccheggiatore di relitti cola tutto nel solco di Dickens giallista…
Le avventure di personaggi borderline, di anti-eroi, rappresentano da sempre dei veri e propri sfoghi sociali, capaci di eccitare la fantasia di lettori spesso critici della realtà che li circonda. Cambiando l’epoca magari cambia l’ambientazione di riferimento, non la sostanza. Tutta la letteratura mystery del Novecento, il noir classico di Chandler o Hammett per intenderci, in questo non era affatto diversa, e nemmeno lo è l’odierna fascinazione per personaggi pop-fumettistici o cinematografici come il Joker. Il pirata, il criminale, il folle sono tutte espressioni di qualcuno che rompe le regole e se sentiamo che quelle regole sono in qualche misura ingiuste allora possiamo arrivare a pensare che il pirata non sia poi del tutto il cattivo della situazione. Le zone grigie sono sempre le più affascinanti e – non a caso – sono quelle capaci di descrivere la realtà nel modo migliore.
Potresti anticipare qui le vostre idee per gli altri volumi sui pirati? Continuerete a tradurli, o magari volgerete la prua verso la Francia e le memorie dei suoi corsari, come quelle maestose di un Duguay Trouin?
Per quanto riguarda il mondo dei pirati il nostro programma nel prossimo futuro è di completare l’adattamento italiano di entrambi i volumi della “Storia generale dei pirati” in questa accurata serie di cui il libro su Henry Every rappresenta la prima uscita. Come questo primo volume ogni libro della serie conterrà per ogni personaggio coinvolto non solo la traduzione delle sezioni dedicate dell’opera originale ma anche approfondimenti storici, culturali e letterari. È prevista per i primi di dicembre l’uscita del secondo volume dedicato a Edward Teach in arte Barbanera che conterrà anche le vicende del meno noto ma pittoresco capitano John Martel, le cui disavventure sono in parte legate ad alcuni avversari storici del più noto Barbanera. Una volta terminato questo adattamento, personalmente ho intenzione di continuare a esplorare l’argomento pirateria e portare in libreria quanto possibile sia in termini di narrativa storica che di finzione. Approfondimenti su personaggi come René Duguay Trouin e Jean Bart sono sicuramente in lista.
Per concludere, avete lavorato sull’immaginario, inglese o italiano che sia, poco importa. Vite di farabutti, di pirati al soldo della loro bandiera stracciata. Che hanno un valore positivo, però. Servono a costruire mondi, a darci il senso dell’avventura. Se leggi questo passo di Stevenson al suo editore mentre scriveva L’isola del tesoro sarai d’accordo con me: “se i miei personaggi devono andare a letto l’un con l’altro, bene, io voglio che ci vadano” e insomma – Stevenson non si incanta, è pepato, un calvinista che gira il mondo in nave e in treno, cambia idee e perde i blocchi. Puoi dare qualche consiglio di lettura di genere avventuroso?
Hai già citato naturalmente Stevenson e per forza di cose Defoe, a cui abbino grandi classici del genere: Jules Verne, Henry Haggard ed Emilio Salgari. Doveroso citare “I viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift, “Moby Dick” di Melville, romanzi fondamentali capaci di infrangere le barriere del genere. Un autore che invito sempre a riscoprire è Jack London, inoltre bisognerebbe leggere (e rileggere) qualsiasi cosa di Ernest Hemingway. Consiglio assolutamente di recuperare “La vera storia del pirata Long John Silver” di Björn Larsson, in cui l’autore reinventa il personaggio di Stevenson con una interessantissima riflessione sulla potenza dell’artificio letterario rispetto alla realtà storica. Più di nicchia ma decisamente da leggere è “La vita e le avventure di Alexander Selkirk” di John Howell che racconta l’avventurosa vicenda del vero naufrago che diede spunto a Defoe per il suo Robinson Crusoe.
***
Lettere di Robert L. Stevenson in materia di romanzi e pirati
Al fratello Bob, da La Solitude (Tolone), settembre 1883
Tutto il realismo non è arte, per nulla. È artigianato insincero ed esibizionista. Se ti metti a rileggere Balzac come sto facendo io, apriresti per bene gli occhi. Era un uomo che non trovò mai il suo metodo. Uno Shakespeare inarticolato, soffocato da dettagli che non avevano vigore. È sorprendente, a uno sguardo maturo, quanto Balzac fosse cattivo, debole, non-vero, tedioso; e certo, quando cedeva al suo temperamento, quanto fosse buono e potente. Eppure non era scorrevole né chiaro. Non voleva essere sciocco e perciò fu tale. Non voleva lasciare nulla senza svilupparlo e perciò andò fuori pista e finì in un bazar di dettagli incongrui, da far piangere. Gesù, c’è solo un’arte: quella di omettere! Se solo possedessi l’arte dell’omissione, sarei contento così e non chiederei altro. Chi non riesce a omettere saprebbe trasformare un quotidiano in un’Iliade. (…) Non vanno lette troppe autobiografie di pirati se ci si vuole formare un criterio selettivo. Si deve imparare a cristallizzare i sogni che facciamo a occhi aperti; cambiando i fatti senza copiarli; inseguendo l’ideale e senza studiare la natura. (…) il pittore deve studiare di più la natura rispetto all’uomo di lettere. Ma perché poi? Perché la letteratura affronta gli affari dell’uomo, le sue passioni e queste, nel gioco della vita, siamo costretti a studiarle, irresistibilmente.
*
All’amico editore Henley, da Hyeres, metà dicembre 1883
Certo che i miei uomini di mare nell’Isola sono tutti dei piedi di porco. Non ti ho detto un milione di volte che ho sempre voluto essere un vecchio marinaio? e tu che hai sposato una signora che discende da quel vecchio filibustiere che era il Capitano Boyle, non mi hai mai dato ragguagli. Il tuo amico Runciman sapeva qualcosa dei bucanieri del Settecento? No? Ebbene, nemmeno io. Però ho conosciuto uomini di mare e navigato con loro, ho vissuto e mangiato insieme a loro; insomma sono rimasto ignorante ma con questo libro ho fatto il mio lancio del giavellotto. Andava fatto: per quanto costi essere così pittoresco e coerente. Insomma i miei pirati stanno in bilico sulle sartie come dei pupi? Allora non dirlo in giro. Sono legnosi, i miei personaggi, deboli, poco atletici? Ma sono io che li ho fatti così, standomene zitto. Altrimenti non ne sarebbe venuto nulla. Il lavoro, per quanto ti suoni strano, non è opera di realismo.
*
Al padre, 20 dicembre 1883, da Hyeres
Mio caro padre, non so chi vada rimproverato questa volta, se io o te, ma sento che tocca a te. I tuoi ultimi messaggi erano carini, ne sono stato contento; nell’insieme io sto molto bene, nonostante la solita febbre e altre complicazioni. (…) Ho appena finito di leggere un libro di memorie che ha contribuito a farmi sentire malato e peggio di così. Certo andava letto, come tutte le cose di tanto in tanto, quelle che ci tengono col naso attaccato ai fatti, anche se poi si rischia di abusarne. La vita va spesa meglio leggendo romanzi coi loro sforzi cavallereschi alla luce del sole. Chiaro che Walter Scott non raggiunge il potere, l’oscurità, l’amarezza e l’altezza morale di un libro di memorie. Eppure se leggi Scott ogni giorno fai un acquisto. Scott è un tonico che va bene per ogni giorno, ma i libri degli storici sono come una flebotomia.
A prendere la vita con leggerezza e facilità c’è un doppio pericolo. Difficile stare in equilibrio! Siamo tutti poco inclini a credere; siamo tutti, nei nostri momenti seri, troppo pronti a dimenticare che siamo peccatori, tutti quanti, e che cadiamo per il semplice fatto di commettere le nostre colpe e perciò non abbiamo a che fare col peccato più di quanto una nube pronta a esplodere il suo tuono riguardi le nostre teste; solo dobbiamo aver fiducia, e far del nostro meglio, e indossare il nostro sorriso tanto per gli altri quanto per noi stessi. (…) Tu cerca di prendere le cose dal loro lato facile e sta felice come puoi, per la tua salute e per quella di mia madre e di tutti gli altri.
Scusa il sermone. Il tuo figlio che ti ama sempre
R.L.S.
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alyssawave18 · 5 years
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Ciao!
http://autori.poetipoesia.com/minisito-dalila-ferraioli
Questa è la mia pagina web(😍), aperta ufficialmente oggi dalla casa editrice Pagine, per un concorso per autori emergenti al quale ho partecipato questa estate. Oltre alla mia biografia, potrete leggere alcune delle mie opere, cliccando sulla sezione "poesie e racconti".
Tutto questo è divertente perchè sono una "scrittrice" senza parole al momento😅🙈ma proverò comunque a spiegare come mi sento. Scrivere è sempre stata una mia passione, ma il mio desiderio più grande fin da quando era bambina era poter conquistare le persone con le mie parole e lasciare un segno nelle loro menti e nei loro cuori. Per me la scrittura è sempre stato un luogo sicuro dove poter rifuggiarmi e scappare via dal mondo, come da bambini ci si rannicchia sotto le coperte per proteggersi dai mostri. Mi piacerebbe che le mie opere potessero fare lo stesso, e essere una luce per voi alla fine del tunnel.
Stephen king in uno dei suoi libri ha detto:
" Perché gli scrittori ricordano tutto. Specialmente quello che fa male. Denuda uno scrittore, indicagli tutte le sue cicatrici e saprà raccontarti la storia di ciascuna di esse, anche della più piccola. E dalle più grandi avrai romanzi, non amnesie. Un briciolo di talento è un buon sostegno, se si vuol diventare scrittori, ma l'unico autentico requisito è la capacità di ricordare la storia di ciascuna cicatrice."
Spero che le mie cicatrici vi piacciano 😘
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luigisalerno · 1 month
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Alessandra (Alex) Ricci è una poliziotta di Gilroy, tranquilla cittadina nella contea di Santa Clara, California. Ex ballerina, dopo il divorzio ha lasciato l’Italia per raggiungere sua sorella negli USA, dove ha frequentato la scuola di polizia e preso un Master in Criminologia e Psicologia Forense. Alex, che vive sola con il suo barboncino nano Charlie, conduce una vita molto tranquilla, dal momento che Gilroy non offre grandi opportunità di mettere a frutto i suoi studi di criminologia. Le cose cambiano all’improvviso quando il suo capo le comunica che verrà inviata ad Atlanta, dove da qualche mese hanno luogo rapimenti e omicidi di bambine. Alex viene affiancata al senior detective John Riley, uomo brusco e scostante, ma anche molto protettivo e affascinante, del quale la donna si innamora, suo malgrado, nel giro di poche ore.
Sandplay è un thriller poliziesco molto coinvolgente, che regala al lettore intensi momenti di suspense, di fronte agli efferati delitti su cui indagano i due poliziotti, ai quali si alternano però momenti di leggerezza, capaci di stemperare la tensione.
Stefania Napoli   (Padova, 1973) è laureata in Scienze Politiche a indirizzo internazionale e ha brillantemente conseguito un Master in Criminologia, presentando un saggio su “Criminal profiling e omicidio seriale”. Dal 2014 è pubblicista per il magazine online “Il Giornale della danza” e dal 2006 è insegnante di danza e istruttrice di Pilates.
Nei suoi romanzi, attraverso i suoi personaggi, indaga la natura della psiche umana e i suoi meccanismi di funzionamento, riuscendo a dar voce alle nostre emozioni più nascoste e profonde.
Sandplay è il quarto romanzo che pubblica con Tripla E, dopo La spina dorsale del diavolo (2020), Il prezzo del dovere (2021) e La zona d’ombra (2022).
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Recensione: "Gabriel, Zaragoza-Barcelona"
Recensione: “Gabriel, Zaragoza-Barcelona”
“Nessuno nasce per essere schiavo, ma chiunque può diventare padrone. Io sono diventato padrone… Padrone della Mia Vita!”   GABRIEL è un romanzo pubblicato nel mese di Febbraio del 2018 da Caosfera Edizioni, giovane casa editrice che propone un catalogo di autori emergenti e vari generi letterari.  Protagonista di questo libro è Gabriel un giovane diciannovenne che racconta la storia della sua…
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Un nuovo modo di fare editoria: Agenzia Sopralerighe di Marylin Santaniello
Sommessamente torna a parlare di libri e del mondo editoriale. Oggi, l'ospite del podcast di Cinque Colonne Magazine sarà l'Agenzia Sopralerighe e Ne parliamo con Marylin Santaniello, editor, ghostwriter e agente letteraria. Risponderemo alla domanda: cos’è un’agenzia letteraria? Ascolta il nostro podcast Agenzia Sopralerighe Oggi parleremo di una realtà sempre più concreta nel mondo editoriale, un punto di riferimento per gli scrittori emergenti, i primi che hanno intuito l’importanza e il valore di appoggiarsi a un’agenzia di settore per dare il giusto valore alla propria pubblicazione.  Oggi parliamo di scrittori, libri ed editoria e lo facciamo con un nuovo ospite, Marylin Santaniello, editor e ghostwriter che ha fondato l’Agenzia letteraria Sopralerighe, una realtà giovanile che si è posta obiettivi concreti, molto ambiziosi a supporto degli scrittori. Nel corso della nostra chiacchierata  Marylin Santaniello ci spiegherà cos’è un’Agenzia letteraria e qual è la vision di “Sopralerighe”. Marylin Santaniello Chi è Marylin Santaniello Sono certa che di avervi incuriositi quindi vi anticipo qualche notizia su Marylin e poi passiamo la parola alla nostra ospite che risponderà a tutte le nostre curiosità. Marylin Santaniello nasce a Napoli, il 20 Novembre del 1997. Si approccia alla scrittura prestissimo, all’età di 8 anni quando scrive il suo primo racconta. Nel frattempo di strada ne ha fatta. Frequenta un corso di narratologia, ottiene il diploma di maturità in lingue e letterature straniere, e, quando accetta il suo primo lavoro di ghostwriter, capisce che quella è la strada giusta da seguire.  Nel frattempo inizia a collaborare con case editrici e agenzie in qualità di ghostwriter e responsabile delle pubbliche relazioni. Durante il lockdown, ha lavorato presso alcune case editrici, occupandosi della valutazione di testi inediti. Tra le sue collaborazioni ricordiamo la casa editrice WritersEditor di Roma, la Gpm Edizioni e Aletheia editore. Dal 2022  intervista autori emergenti ed esordienti attraverso la rubrica “Raccontami…” e per Milena Edizioni si è occupata di curare il manuale chiamato “il quaderno dello scrittore”. Read the full article
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nanabianca · 6 years
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CROWDBOOKS: il mix tra editoria e crowdfunding cresce con Hubble
Un mix tra la buona editoria, la fotografia e la potenza del crowdfunding sono i tre elementi che caratterizzano una delle startup selezionate per il secondo round di Hubble.
Crowdbooks è una piattaforma specializzata nella pubblicazione di libri illustrati con un modello di business «comunitario» per incentivare la scoperta, condivisione e sostegno di autori emergenti che possono così farsi conoscere, creare nuove connessioni e beneficiare di una moltitudine di servizi e competenze specifiche dell’edizione che le piattaforme “generaliste” non offrono.  
Un universo esclusivamente destinato ad artisti e fotografi perché – come ci spiega il founder Stefano Bianchi – le dinamiche che portano alla pubblicazione di un libro d’arte e un libro di testo non sono assolutamente le stesse.
Quando e come nasce l’idea di sostenere autori emergenti?
Crowdbooks è un’azienda intimamente legata alla mia professione di grafico ed art-director e alla mia passione per i libri (li colleziono anche!).
Mi sono deciso a fare qualcosa quando ho cominciato a veder passare sulla scrivania del mio ufficio molti progetti editoriali molto belli che per motivi puramente economici non riuscivano a vedere la luce del giorno.
Come funziona esattamente?
Crowdbooks introduce un modello completamente nuovo e unico di pubblicare libri, chiunque infatti può sostenere in modo semplice un libro scegliendo di pre-acquistarne una copia ad un prezzo più vantaggioso e beneficiando talvolta anche di ricompense uniche spesso possibili solamente durante la campagna. La copia pre-acquistata online sarà spedita direttamente all’indirizzo fornito prima che vada in libreria.
Crowdbooks si occupa di gestire il budget raccolto, accompagnando il progetto dalla sua concezione fino alla produzione, vendita e distribuzione offrendo il know how di una casa editrice tradizionale con una dedizione specifica per ogni singolo autore grazie ad un team editoriale affiatato e focalizzato alla comunicazione e il successo di ogni singolo prodotto.
  Quanto la tua esperienza lavorativa ha influito nella crescita del progetto?
Ho un’esperienza ventennale nel settore ed essere stato a contatto, aver lavorato con autori / fotografi, agenzie fotografiche ed editori internazionali è stato fondamentale per poter sviluppare quest’azienda, capire le problematiche attuali del mondo editoriale e trovare il modo di cambiarle in maniera radicale.
Quali sono gli obiettivi di business che avete già raggiunto?
Dall’esordio con i primi 6 libri  pubblicati a Parigi, abbiamo promosso ad oggi 21 libri e raccolto più di €150K in Crowdfunding. Inoltre uno dei nostri libri, Malacarne di Francesco Faraci, ha vinto 4 premi in un anno ed è stato esposto in mostra al CCCB (Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona) come uno dei migliori libri fotografici degli ultimi anni.
Cosa rende unica la vostra startup?
A differenza delle altre piattaforme che “escono” di scena una volta finanziato il progetto, Crowdbooks entra in gioco proprio a questo punto gestendo il budget raccolto, la produzione, la stampa e gli shipping anziché la distribuzione e la vendita in seguito tramite il suo E-Commerce proprietario e tramite i suoi canali distributivi tradizionali (librerie, concept stores etc.).
Quanto è utile essere a Nana Bianca?
Essere in Nana Bianca è sicuramente una cosa positiva in quanto la contaminazione e gli scambi con altre startup è più che utile a migliorarsi e non è difficile trovarsi a collaborare insieme. Inoltre i consigli e il confronto con il team di NB e il percorso formativo proposto è senz’altro di qualità e pertinente per aiutare le startup a crescere in maniera esponenziale.
Buoni propositi per il futuro?
Diventare il punto di riferimento per la pubblicazione e produzione di libri in Crowdpublishing!
Per te Nana Bianca è …………The place to be !
Se siete curiosi di scoprire quali progetti sta sviluppando Crowdbooks e contribuire alla pubblicazione dei prossimi libri, visitate la piattaforma www.crowdbooks.com
CROWDBOOKS: il mix tra editoria e crowdfunding cresce con Hubble was originally published on Nana Bianca
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