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#cartella
ideecapricciose · 2 years
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Ecco la #nuova #collezione #najoleari 😍 #ribes è l’#integratore che manca al tuo #stile ☺️ Naj-Oleari si è ispirato alle proprietà di questo frutto che, oltre ad essere #buonissimo, ha un forte #potere #energizzante e #antiossidante. Il #risultato puoi #vederlo: i ribes hanno invaso le nuove #cartelle e #magicamente abbiamo tutte di nuovo voglia di uscire di #casa 🤗 #sulmona #ilcapricciodisilvia #moda #cartella #zaino #zainoinspalla #borsa #bag #anni90 #anni90style #ricordi #borse #cult #instalike #instaphoto (presso Il capriccio di Silvia) https://www.instagram.com/p/CkGf9w8oADl/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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gaysessuale · 1 year
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quello che ho colto dei cantanti della prima serata [parte 2/2]
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justmythings-stuff · 9 months
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Puoi mettere tutti i video del tuo nuovo tik tok?
Grazie
Video del tiktok del 16
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cobolpongide · 1 year
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Csoa Angelina Cartella - Gallico (RC) Foto Null Pointer
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gloria-ma · 1 year
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Dizionario editoriale: cartelle, gabbia, smarginatura
La nuova rubrica “Dizionario editoriale” apre i battenti. In questa serie di articoli parlerò delle definizioni più comuni (ma anche meno chiare) che si possono incontrare nel percorso di chi scrive e di chi lavora nel campo dell’editoria. Iniziamo? La cartella editoriale, questa sconosciuta. Per “cartella editoriale” si intende un’unità di misura che indica la quantità di caratteri spazi…
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belladecasa · 6 months
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Aperto la cartella dei file eliminati e ci ho trovato solo: foto di me post pianto (allego perché questo è uno spazio ideato per umiliarmi), miei nudi, foto di una mozzarella di Battipaglia ora ditemi se non sono una femme fatale
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fridagentileschi · 7 months
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“Siamo noi, la generazione più felice di sempre.
Siamo noi, gli ormai cinquantenni, i nati tra gli inizi degli anni ’60 e la metà degli anni ’70. La generazione più felice di sempre.
Siamo quelli che erano troppo piccoli per capire la generazione appena prima della nostra, quelli del ’68, della politica e dei movimenti studenteschi. Ancora troppo piccoli per comprendere gli anni di piombo, l’epoca delle brigate rosse e delle stragi nere.
Siamo quelli cresciuti nella libertà assoluta delle estati di quattro mesi, delle lunghe vacanze al mare, del poter giocare ore e ore in strade e cortili, delle prime televisioni a colori e i primi cartoni animati. Delle Big Babol e delle cartoline attaccate alle bici con le mollette da bucato. Delle toppe sui jeans e delle merendine del Mulino Bianco. Dei gelati Eldorado e dei ghiaccioli a 50 lire. Dei Mondiali dell’82 e della formazione dell’Italia a memoria. Di Bearzot e Pertini che giocano a scopa.
Siamo quelli che andavano a scuola con il grembiule e la cartella sulle spalle, e non ci si aspettava da noi nulla che non fosse di fare i compiti e poi di giocare, sbucciarci le ginocchia senza lamentarci e non metterci nei guai. Nessuno voleva che parlassimo l’Inglese a 7 anni o facessimo yoga. Al massimo una volta a settimana in piscina, giusto per imparare a nuotare.
Poi siamo cresciuti, e la nostra adolescenza è arrivata proprio negli anni ’80, con la musica pop, i paninari e il Walkman. Burghy e le spalline imbottite. Madonna e il Live Aid. Delle telefonate alle prime fidanzate con i gettoni dalle cabine e delle discoteche la domenica pomeriggio. Di Top Gun e Springsteen. Dei Duran Duran e degli Spandau Ballet. Delle gite scolastiche in pullman e delle prime vacanze studio all’estero.
E poi c’era l’esame di maturità, e infine il servizio militare, 12 mesi lontano da casa, i capelli rasati e tante amicizie con giusto un po’ di nonnismo. Nel frattempo magari un Inter Rail e infine un lavoro. All’Università ci andavi solo se volevi fare il medico, l’avvocato o l’ingegnere. Che il lavoro c’era per tutti.
Siamo cresciuti nella spensieratezza assoluta, nella ferma convinzione che tutto quello che ci si aspettava da noi era che diventassimo grandi, lavorassimo il giusto, trovassimo una fidanzata e vivessimo la nostra vita. Non abbiamo mai dubitato un istante che non saremmo stati nient’altro che felici.
E, dobbiamo ammetterlo, per quanto il futuro ci sembri difficile, e per quanto questa situazione ci appaia incomprensibile e dolorosa, siamo stati felici. Schifosamente felici. Molto più dei nostri genitori e parecchio più dei nostri figli.
Siamo la generazione più felice di sempre."
Quelli del tempo delle mele
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ilpianistasultetto · 3 months
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Tra i miei clienti ho un buon 30% di essi molto "urticante" alle tasse. Un 15% non paga perche' ha grossi problemi sanitari in famiglia e preferisce spendere quei soldi per curare i familiari che pagare le tasse. L'altro 15% non paga nulla per principio. Non vuole dare nemmeno un euro allo Stato. Nulla da' ma prende tutto, dai bonus ai fondi statali, regionali o europei alle imprese, alle scuole per i figli, le cure sanitararie, le strade, i ponti, i treni, la casa popolare ecc..ecc. quando gli fai presente che non avranno nemmeno uno straccio di pensione, visto che non pagano i contributi previdenziali, rispondono che avranno comunque i 600 euro della pensione sociale. A questa gente, il governo Meloni sta facendo l'ennesimo regalo: "stralcio di ogni tipo di cartella esattoriale non riscosso da Agenzia Entrate entro i 5anni". A questa gente, che ogni volta che viene presso lo Studio dove lavoro non perde occasione di rimarcare che tutti quelli che pagano le tasse sono degli emeriti coglioni. La cosa sorprendente e' che questa feccia di furbetti ha l'appoggio di milioni di lavoratori dipendenti, quelli che pagano le tasse direttamente in busta paga, visto che insieme battono le mani alla Meloni perche' fa "cose giuste".
Ps. Dimenticavo..i fratelli De Fico, due delle persone che non hanno mai pagato un euro, li ho contattati per le copie di corrispettivi 2024. Mi hanno risposto che si sarebbero fatti vivi al loro ritorno dal Brasile.. "Stiamo in vacanza, ci vediamo dopo Pasqua"... @ilpianistasultetto
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justmythings-stuff · 1 year
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Hai ancora la storia degli auguri di fede a Lucia?
Yesss
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pgfone · 10 months
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Piove, approfitto per fare le ricette mediche per mia madre e fino a qui tutto bene, a parte che il medico vecchio è andato in pensione e c'è una nuova dottoressa. Allora, a parte l'imbarazzo nel telefonare (che fatica ragazzi, scaverei i formoni per le vigne a mano pur di non telefonare) da subito si instaura un dialogo surreale:
Dottoressa: mi mandi la cartella clinica di sua madre e poi mi dice a che indirizzo devo mandare le ricette mediche
Io: si le mando tutto, l'indirizzo è quello con cui le mando la cartella clinica
Dottoressa: perfetto, in giornata evado, se può indicarmi a che indirizzo inviare le ricette mediche mi farebbe una grande cortesia
Io:
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xsavannahx987 · 5 months
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More Kisses Mod-TRADUZIONE ITALIANA
La MORE KISSES è una mod gameplay creata da MAPLEBELL che potete scaricare qui
Una volta scaricata la versione in inglese, non dovrete far altro che aggiungere il file con la traduzione nella cartella mods. 
Per problemi o suggerimenti scrivete nei commenti
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scalpcollector · 7 days
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Oh? è giugno?
>apre cartella 'battute orribili'
>lascia questi e se ne va
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the-cricket-chirps · 6 months
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Man Ray
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Dalla cartella: Bonjour Max Ernst
1974
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limoniacolazione · 11 months
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Cronaca dell’ultimo anno, del perché scomparire, del perché poi tornare TW: Depressione, suicidio, burn-out
Il 10 ottobre 2022 il mio medico ha scritto per la prima volta, nero su bianco, nella mia cartella clinica le parole “burn-out” e anche “disturbo depressivo maggiore” e ancora “fobia sociale selettiva”. La mattina del 10 ottobre 2022 ho avuto un episodio psicotico mentre aspettavo di uscire di casa per andare al lavoro e con la sensazione, come ogni sacrosanto giorno, di non volerci andare, di non poter forzare un passo fuori dalla porta senza piangere a dirotto. Prima di quella mattina, ho passato ogni giorno delle vacanze nell’estate 2022 ad avere un attacco di panico perché un secondo dopo l’altro mi avvicinavo immancabilmente al rientro al lavoro. Prima ancora dell’agosto 2022, avevo già ascoltato la parola “burn-out” appiccicarmisi addosso durante una seduta di psicoterapia: era il 2021, ma non ci ho fatto caso. Quando ho chiuso l’Atelier Pupini, quando ho smesso di cucire, quando ho smesso di leggere i tarocchi, quando non ho più sentito interesse per niente e nessuno, quando ho smesso di dormire la notte, quando ho pianto tutte le lacrime, quando ho iniziato ad avere paura di uscire di casa, quando tutte queste cose si sono accumulate come macigno sui polmoni, avrei dovuto forse accorgermi e prendermi una pausa, ma non ci ho fatto caso. Quando ad inizio del 2021 ho avuto una sciatica, l’unica della mia vita, che si è protratta per mesi, che mi ha imposto di camminare con due stampelle per tutta la primavera, che è stata studiata come un mistero da molteplici esperti del campo medico che non hanno saputo trovare una spiegazione, avrei dovuto ascoltare il richiamo del corpo che mi invitava a fermarmi, ma non ci ho fatto caso. 
Quando lavori nel sistema pubblico, aggiungici pure che sei una people pleaser del cazzo, che non hai mai imparato a dire no, che i limiti non sai manco come si scrive, quando lavori per dei bambini che sono in tutte le situazioni della scala sociale, che si sono trovati ad avere magari dei genitori di merda o che sono meno fortunati di tanti altri, non ci fai caso ai segnali che ti dicono di fermarti quando c’è ancora tempo. Non ci fai caso perché il senso di responsabilità è la tua forza motrice. Perché se non te ne occupi tu, chi lo farà? Così non ho frenato. Mi sono schiantata con la pazzia, la depressione, il burn-out, la fobia sociale in un mattino di ottobre 2022; ci siamo accartocciati e siamo diventati una cosa sola.
Alla dottoressa che ha scritto, nero su bianco, nella mia cartella clinica, le parole “burn-out” e anche “disturbo depressivo maggiore” e ancora “fobia sociale selettiva” ho detto “mi faccia un certificato per oggi che ho saltato il lavoro e domani ci ritorno” (che quando uno è di coccio). Lei, la dottoressa, ha riso. Mi ha detto “hai pensieri suicidi?” e io ho detto no, fissando però un quadro del lago d’Annecy e immaginandomi nel suo fondo più profondo, coperta da metri cubi d’acqua, cosa che anche oggi, a scriverla, mi fa sentire una leggerezza, una pace che non so meglio descrivere. Ho mentito. La verità è che non avrei potuto sopportare un ricovero in ospedale psichiatrico, che mi avrebbe annientata e per questo ho mentito. Per mesi ho avuto idee suicidarie passive e adesso che è quasi un anno che sono sotto antidepressivi, direi che sempre di meno. Va meglio.
Al lavoro non ci sono più tornata. Mi hanno messo in lunga malattia. Adesso il mio lavoro è curarmi e provare a riemergere meglio di prima.
Ho imparato che si può essere depressi e innamorati, aver voglia di morire e ridere allo stesso tempo, passare notti insonni e giorni a dormire, che corpo e testa lavorano insieme, anche quando ti sembra che vogliano farti la guerra. 
La strada è ancora lunga, ma non sono sola. Esco ancora poco, ma parlo agli amici (ogni tanto, anche se lo sforzo è grande) e parlo di quello che sto vivendo (pure se la fatica è titanica). L’amico G., di professione psichiatra, mi ha chiesto se sono seguita. Ho risposto che ho due psicologi (uno per l’EMDR, una clinica) e uno psichiatra e che il prossimo passo è invitarli tutti a fare una partita di strip poker per entrare ancora di più in intimità.
Lo psicologo dell’EMDR mi ha detto “concediti un errore, mostrati trasparente, non abbellire la vita, inciampa”. Così, in tutta fragilità, ho scritto questa cosa e glielo dirò alla prossima seduta. 
Guillaume mi ama, riamato. Ogni tanto, quando mi sente vagare per casa, nel mezzo della notte, si alza anche lui, prende due biscotti e facciamo insieme uno spuntino. 
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mucillo · 3 months
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"Un professore di filosofia sale in cattedra e, prima di iniziare la lezione, toglie dalla cartella un grande foglio bianco con una piccola macchia d’inchiostro nel mezzo. Rivolto agli studenti domanda: “Che cosa vedete qui?”. “Una macchia d’inchiostro”, rispose qualcuno. “Bene”, continua il professore, “così sono gli uomini: vedono soltanto le macchie, anche le più piccole, e non il grande e stupendo foglio bianco che è la vita”
Vittorio Buttafava
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massimoognibene · 11 months
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Dopo il successo del suo ultimo racconto, pare che Alain Elkann stia pensando di riscrivere l'intera Recherche di Marcel Proust. Già pronti i titoli dei sette volumi:
Alla ricerca del vagone perduto, Dalla parte di Snob
All'ombra dei lanzichenecchi tatuati
Les Romains Turbulentes
Sodoma, Gomorra, la cartella di cuoio e le cuffiette
Il prigioniero in prima classe
Il fuggitivo, la figa, il calcio e i boxer
Il cappuccio della stilografica ritrovato
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