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#assonantic
hz3onlbew1k · 1 year
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The milf briana bounce Delightful maid Marsha May bounces on thick love stick Black MiLFs Gag slutty teen In Xplosive 3-way BJ!! Beautiful girl with nice ass Lesbian catches girlfriend cheating in tub but fucks her hard anyways Gay guy and sex play back shot slow Twink Boy Fingered And Fucked Brutal interracial Lesbian threeway with Shyla Stylez, London Keyes, and Lexi Love me and go worker meenakshi Tamil girl finger sex Watch Gloria sitting on dick
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vvvounds · 8 months
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io volevo essere una fatina del sottobosco non un'universitaria col peso della società addosso
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abr · 1 year
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"Bitcoin difficile da tracciare": è UNA TRACCIA di per sé, pure certificata mediante lascenzah matematica !!!!!!!! (ci han messo pure le stelline UE sulla moneta virtuale, che teneri. Al livello "un conto di un paradiso fiscale").
Lo sapete vero che questo e’ il livello di tutto cio’ che leggete sui Ripubblica vari? Ignoranza crassa, da capre. Non sempre è malafede, sovente è solo mera ignoranza, accettata perché il contenuto patetico è assonante con l'ideologia passé da spingere del diretur. Chi sul tema specifico è ferrato si rende conto; sulle altre cose ?
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aitan · 2 years
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Vedo orde crescenti di adolescenti e preadolescenti indossare magliette, felpe e cappellini con scritte inquietanti che ammiccano alla criminalità e al traffico di stupefacenti, tipo: Narcos, Pablo Escobar, Cartel de Medellín, Cocaine, Pusher, Plata o Plomo, che letteralmente significa Argento o Piombo, ma, nei fatti, corrisponde a una più violenta e assonante versione del nostrano “O la borsa o la vita”. Tipo: mi dai i tuoi soldi o preferisci prenderti il piombo delle mie pallottole?
Le vedo, le vedo crescere queste orde di sponsor inconsapevoli dei narcotrafficanti e della mala vida e ne parlo qua...
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claudiotrezzani · 5 months
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Tocca rioccuparmi di Hervé Vallée.
Sapete, non cerco fotografi, ma fotografie.
Casualmente me ne imbatto, solo successivamente m'avvedo delle firme.
Dunque, se l'autore mi è già noto, lo appuro solo dopo.
Così, con Hervé, ora.
Ineludibile presenza, qui, ora.
Perché la sua fotografia è un esplosivo concentrato di fattura ed idea.
Sì, fattura ed idea.
La fattura:
potente equilibrio - tra grafica ed astrazione - di oscurità e chiarità, facendo il possibile perché ostruzioni non ostino al disegno.
L'idea:
prorompente, qui.
Perché - esplosivo concentrato, scrivevo - il fotogramma reca cornucopia di simbologie.
Il velo minaccia la libertà.
Il ferry, però, non conduce la portatrice del velo verso la privazione - della libertà - non solo perché - questo è evidente, oltre che assonante - il battello conduce a statua ad essa dedicata - ma soprattutto perché la sua prua scansa Ellis Island, che avrebbe rappresentato triste conclusione del viaggio se la rotta fosse stata verso ciò che adesso è a tribordo dello scafo.
Sì, il ferry va verso la celebrazione della libertà, non verso la sua temperata negazione (Ellis Islands, possibile alternativa nello stesso specchio d'acqua).
La modella potrebbe anche vederla, Ellis Islands, solo volgesse il capo a destra.
Ma non lo fa.
E non è nemmeno schiava del telefonino, coacervo di stornanti navigazioni.
No, il telefonino serve ad inquadrare la statua.
Ancora sfuocata nello sfondo, ma già iconograficamente introitata dalla ieratica modella.
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Claudio Trezzani
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stefandreus · 2 years
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Diane, ottimo caffè nero.
Non ricordo se Diane fosse precedente alla mia visione di Twin Peaks;
resta il fatto che è più che mai "assonante" con il concetto e la persona, perciò è rimasta Diane per me.
L'invisibile presenza telefonica, "diario" vivente dell'agente Cooper.
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2stelle · 2 years
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*guardando,,,, comunque Cragno è assonante con fregno, coincidenza? Io non credo
Cragno molto underrated su questo social e anche come portiere ne dobbiamo parlare di più
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petalididonna · 5 years
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La pelle che di notte ascolto
è la tua, quella che hai dentro
velo di stelle e vento
che mi sfiora e sussurra sogni.
È un arazzo di pioggia
i fili si annodano nel silenzio,
è un intarsio policromo
di sensi e gemiti celesti,
è un mosaico di possibilità
intime e ineluttabili.
La pelle che bramo respirare
è la tua, mia terra natale
tue le distese che le mani
mie percorrono bendato
tue le cime che le labbra
mie cercano assetato
tuo il nettare che scorre
mio il culto di te, tempio.
La pelle che i miei brividi
palpitano nel pensarti
è la tua, lo scrigno del tuo corpo
assonante col mio
quando innalziamo il nostro
canto agli dèi dell'attimo eterno
e così avviene che ritorniamo
a casa dalle nostre lontananze.
Roberto Crinò
♥️♥️
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chez-mimich · 5 years
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DIGITAL PRIMITIVES. Ho da poco intrapreso la lettura dell’ultimo libro di Roberto Calasso, “I geroglifici di Sir Thomas Browne” e mi piace ricordare questo suo grandioso pensiero: “L’arte è il perfezionamento della natura: se il mondo fosse come lo era al sesto giorno, ci sarebbe ancora il caos: la natura ha fatto un mondo e l’arte ne ha fatto un altro. In breve le cose sono tutte artificiali, poiché la natura è l’arte di Dio...” Ieri sera nell’ex-caserma Passalacqua di Novara, i “Digital Primitives” sembravano arrivati proprio sul finire del sesto giorno. È stato Riccardo Cigolotti a volerli portare a Novara Jazz e aveva ragione poiché sono come una forza della natura, solo che fanno jazz. Diffiicle dire quale jazz, forse faremmo prima a dire che fanno musica, quella che viene dalle viscere e si sposa con l’intelligenza. Il mio professore di filosofia all’università, Franco Fornari, amava ricordare che la prima musica che il feto “ascolta” è quella della battito del cuore della madre, e di questo si tratta, quella musica ancestrale, fatta di ritmo, di assonanze e dissonanze, come assonante e dissonante è la natura. Potremmo naturalmente cogliere gli echi funk, blues, dub, persino folk, ma non servirebbe affatto a definire quello che Assif Tsahr al sax, Chad Taylor alla batteria e Cooper Moore al basso e voce, hanno messo in piedi in una ex-caserma. Si scrive spesso di molti gruppi che cercano le radici della musica jazz; si, spesso le cercano, ma ho qualche dubbio che le trovino. I “Digital Primitives” non solo le hanno trovate, ma le hanno elaborate e portate a compimento con un sound indescrivibilmente bello, convincente, inquieto e incalzante. Così la batteria di Chad Taylor, già sentita qualche settimana fa al Piccolo Coccia con Jaimie Branch, sostiene l’andamento carsico del sax free di Assif Tsahar. Discorso a sé merita Cooper Moore, uno sciamano del jazz come pochi altri, creatore dei suoi stessi strumenti, un basso elettrico composto da due sole corde, percosso con le bacchette, pizzicato con le dita o fatto vibrare con un archetto, un flauto ottavino fatto con un tubo, una specie di banjo da “hobo”, una chitarra senza cassa acustica fatta di chiodi e di legni che smbrano raccattati in una discarica dell’ultima periferia del mondo e con una voce che ripete come in un mantra l’onomatopea, “jazz” con una chiara allusione alla “poesia visiva” fatta di musica, parole, gesti. C’è di tutto e di più in questa indimenticabile serata d’autunno in una ex-caserma che sembra l’interno di un “besetz” berlinese dove tanti ragazzi, quelli di “SerMais”, società di responsabilità civile, lavorano a progetti di grande impegno sociale. Ma c’è anche il progetto della musica in carcere, quello dell’Orchestra di periferia, composta di migranti che ha debuttato proprio un anno fa come ci racconta Corrado Beldi. Ci dispiace per chi non c’era...
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Le parole sono come zolle. 
Le calpesti per una vita e ad un tratto, zac, in quel fazzoletto di fili d'erba ci sprofondi.
Hanno radici etimologiche che senza pregiudizi puntano ad oriente e ad occidente, in un'autostrada sotterranea senza frontiere.
Forse la parola che sa più di terra è proprio "uomo", così assonante alla latina "humus" della quale ne condivide la radice.
Siamo terra. 
Una terra fertile, intrisa d'acqua, coltivabile. 
E quando ci sembra di essere fango possiamo sempre bussare alle pagine della straordinaria Etty Hillesum che nel suo diario scrisse "la vita è difficile ma non è grave".
(Tela di Lucio Fontana "Concetto spaziale, attese, 1961)
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enkeynetwork · 3 years
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Significato dei loghi: dieci famosissimi
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Un elemento fondamentale per ogni azienda è il logo, che deve riuscire a condensare alla perfezione il messaggio e il significato del brand. È un'operazione molto difficile, ma alcune compagnie, ammettiamolo, ci sono riuscite particolarmente bene. Il logo infatti genera identità e riconoscibilità, è ciò che ci permette di dire, quando osserviamo un prodotto nuovo: "Lo compro perché so di amare il marchio che lo produce!" I loghi dunque devono essere capaci di trasmettere un'idea connessa a ciò che il brand sta vendendo. Le aziende più famose al mondo ci sono riuscite e per questo, dopo aver analizzato dieci casi studio, vogliamo portare alla ribalta altre dieci famosissime immagini che vediamo ogni giorno ma di cui non abbiamo mai analizzato il senso. Ecco dunque il significato dei loghi più conosciuti del mondo.
Apple
Iniziamo con uno dei marchi più famosi al mondo. Sul suo logo sono ora circolanti storie controverse, riguardanti l'origine dell'idea. La più accreditata fa risalire il simbolo del frutto alla storia di Adamo ed Eva: la mela infatti ha un morso e secondo questa storia dovrebbe significare conoscenza. Purtroppo però questa è solo un'ipotesi e il design del logo è ancora circondato da un alone di mistero. Alcuni affermano anche che Steve Jobs scelse il nome Apple in onore dei Beatles, di cui era un grandissimo fan. Apple era infatti la casa discografica fondata dalla band. Altri sostengono che il nome fu scelto perché la mela era considerata il frutto perfetto e si voleva quindi trasmettere l’immagine di perfezione dei prodotti Apple. I più fantasiosi invece affermano che tutto derivi da un gioco di parole: “morso” in inglese si dice “bite”, termine assonante con “byte”, riferimento adatto per un'azienda tecnologica. Qualunque sia l'origine del nome e del logo, tutte le teorie sembrano molto interessanti
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Il logo della Apple è una mela morsa
Tour de France
Il logo del caratteristico evento ciclistico è rappresentato dal nome stesso. Ma attenzione, contiene un messaggio nascosto! Tra le lettere OUR e il cerchio giallo è possibile scorgere la sagoma di un ciclista. Infatti la R rappresenta il corpo, la U il sellino e la O la ruota. Il cerchio giallo invece ha duplice significato: completa l'immagina del ciclista rappresentando la seconda ruota e può anche simboleggiare un sole. Infatti il giallo è un colore positivo e la gara si svolge solitamente di giorno.
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Tour de France
Carrefour
Il logo di Carrefour sembra semplice ma contiene in sé moltissimi significati nascosti. Innanzitutto bisogna guardare i colori, che rispecchiano la bandiera francese. Sono infatti rosso, bianco e blu. E la domanda sorge spontanea: ma dov'è il bianco? Guardando le forme “in negativo” si noterà che lo spazio che sembra semplicemente uno sfondo in realtà crea una C in contrasto con blu e rosso. Questa lettera indica il marchio. Ma non è finita qui. Osserviamo meglio le forme blu e rossa. Si tratta di due frecce che puntano in direzioni opposte. Il significato va scovato nella traduzione del termine francese “carrefour”, che vuol dire proprio “incrocio”.
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Carrefour
Significato dei loghi: LG
Creata in Corea del Sud con il nome Lucky Goldstar, la compagnia ha deciso negli anni '90 di essere rappresentata solo con la sigla, appunto LG. Per molti anni è stata nota con il soprannome di “Happy Happy Good Times”. Non ci stupisce quindi scoprire che il logo, sovrapponendo le due lettere, formi una faccia felice che sembra farci l'occhiolino. Così sin da subito il consumatore guarda la marca con sentimento positivo.
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Il logo di LG è uno smile che fa l'occhiolino
Lafayette
Torniamo in Francia per analizzare il logo dei famosissimi magazzini parigini. Per prima cosa notiamo che fra le due T si cela l’immagine stilizzata della Tour Eiffel, che sottolinea le radici francesi dello store. Inoltre, se analizziamo la grafia, possiamo intuire che il nome è stato scritto come a mano per ricordare una firma e dare l'idea di sofisticato ed elegante. Il logo è rimasto attivo fino al 2015, successivamente è stato abbandonato l'effetto grafico che richiama la torre più famosa del mondo.
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Lafayette
Significato dei loghi: BMW
Il logo della nota azienda automobilistica è fortemente connesso alle sue origini territoriale. Infatti a risaltare sono soprattutto i colori: i quadranti sono bianco e azzurro, come nella bandiera dello Stato Libero di Baviera. Un piccolo particolare però è sfuggito ai più. I colori, se guardati da in alto a sinistra in senso orario, sono in sequenza inversa. Il motivo sembra risalire alla legge per la tutela dei marchi, che a inizio '900 proibiva di utilizzare gli stemmi degli stati o altri emblemi nazionali in un marchio commerciale o in un logo. Ma un altro significato è nascosto nell'immagine. Una pubblicità BMW del 1929 mostra l’emblema con i quattro campi colorati inseriti in un’elica di aereo che ruota. Agli albori della crisi economica mondiale, si doveva pubblicizzare un nuovo motore aeronautico costruito da BMW. L’idea dell’elica era perfetta per la pubblicità, in quanto sottolineava le radici e le competenze della società in ambito aeronautico. Da allora si è diffusa l’interpretazione del logo BMW come elica.
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Il logo BMW riproduce i colori bavaresi
IBM
Il logo di IBM è in realtà molto semplice e rappresenta l'acronimo della compagnia. IBM sta infatti per “International Business Machines Corporation”. Le lettere sono blu ma non colorate pienamente. I tagli orizzontali ricordano il simbolo =, che significa uguaglianza.
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IBM
Adidas
Nel corso dei decenni l'azienda ha avuto numerosi loghi diversi, per arrivare a una decisione definitiva solo pochi anni fa. Ora il marchio è rappresentato da tra linee oblique di tre lunghezze diverse. Le strisce simboleggiano l'identità di Adidas, rendendola inconfondibile: erano infatti presenti anche nei loghi precedenti. Ma c'è un significato nascosto. Se osservate meglio, queste semplici tre righe formano l'immagine di una montagna, che alludono alle sfide dei consumatori: il brand vende prodotti che portano le persone a spingersi oltre i propri limiti. Questo ultimo logo è presente su molte attrezzature sportive può essere posizionato praticamente dappertutto mantenendo suggestione e identità..
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Adidas
Pinterest
Pinterest è un social un po' diverso da quelli che tutti noi conosciamo e utilizza anche una terminologia differente. La P del logo rappresenta una puntina. Infatti i post si chiamano “pin” che in inglese è proprio il verbo usato quando si attaccano dei fogli a una bacheca. Un “pin” è l'immagine caricata tramite un link esterno. Una “board”, ovvero una bacheca, è una raccolta di pin. Tutto il lessico legato al sito ricorda proprio questo campo e il logo non poteva che ribadire il concetto di “puntina”.
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Il logo di Pinterest ricords l'immagine di un puntina
Significato dei loghi: Tostitos
Si tratta di una marca di patatine molto famosa in America, ma diffusa anche in Italia. Nonostante negli anni i prodotti venuti si siano differenziati e ampliati, il logo non è cambiato. Infatti all'interno della parola del marchio bisogna osservare le lettere TIT, che formano un disegno nascosto. Sono due persone che mangiano patatine e salsa. Questo rimanda all'azione del consumatore, un'azione simbolo di convivialità e condivisione con amici e parenti.
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Tostitos Read the full article
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gsartecucina · 4 years
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Tramonti da ricordare sempre. Tra le bellezze della mia terra, anche Scilla tra le onde, è ferma davanti Cariddi, in un sinuoso silenzio, come volesse portar via dallo stretto un lungo e assonante dolore. Non esiste vento che faccia sentire lamenti. #calabria #strettodimessina #scilla #cariddi #scillaecariddi #pasqua2020 #iorestoacasa #mare #tramonto #tramonti https://www.instagram.com/p/B-2STZjIGU_/?igshid=13yeopvalys4u
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aprilecchi · 7 years
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Nihil est in historia pura et inlustri brevitate dulcius
《Nulla nella storia è più dolce di una pura e illustre brevità》scriveva Cicerone. Lo ripeto a me stesso, tentato come sono tante volte di allargare il testo che sto componendo, di allungare la predica che sto tenendo. Lo lascio meditare anche ai colleghi accademici che impugnano mazzetti di fogli all’inizio di una conferenza e non demordono fino a quando hanno letto l’ultima riga davanti a un pubblico che spesso segue più il livello decrescente di quei fogli di quanto silasci conquistare dal discorso. Certo, c’è la brevità che è solo indigenza mentale e povertà espositiva. Ma la brevità a cui accennava Cicerone è la calibratura dei pensieri, la limatura delle frasi, la premura per l’essenziale. Come dice un assonante motto popolare tedesco, In der Kurze liegt die Wùrze (nella brevità sta il succo). E alla fine non mi stupisco se Pascal poteva scrivere alla sorella: questa lettera mi è venuta lunga perché avevo troppo poco tempo per farla più breve.
✔ Gianfranco Ravasi in Il Sole 24 Ore del 17 settembre 2017
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darkpalmor · 5 years
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24 AVRIL 2019
Programme d’œil et d’oreilles.
Phraséorallye printanier (10-15 minutes) : Soleil, fromage, ennui. On reçoit trois courtes citations célèbres, et on doit les intégrer dans une courte histoire, avec obligatoirement une phrase de début et une de conclusion (ou presque). On décide ensemble dans quel ordre elles devront arriver. « Tu es le soleil de ma vie… » Sacha Distel, 1972 « Il y en a un peu plus, je le laisse ? » Mon fromager, la semaine dernière. « La vie est courte, mais on s’ennuie quand même. » Jules Renard, Journal, 24 mai 1902. Thème imposé : Complication sentimentale.
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La vie est courte mais on s’ennuie quand même. C’est ce que tu me disais quand on s’est rencontrés, et j’ai passé trente ns à essayer de te prouver le contraire. Évidemment je n’ai pas bien réussi, sauf que ça commence à devenir longuet, notre histoire. Quand tu as rencontré Jules, je ne sais pas ce qu’il t’a dit, Laurence ne me l’a pas répété, mais je suppose qu’il a voulu te désennuyer de moi. Il n’a pas été très doué non plus… D’ailleurs, quand Laurence m’a confié que je devenais trop vieux pour elle, et qu’elle allait redevenir provisoirement fidèle à Jules, j’en ai parlé à celui-ci : il m’a dit qu’il te trouvait un peu collante et qu’il allait te quitter en même temps que sa femme, parce qu’il avait rencontré un canon, une certaine Brigitte, une de mes ex d’avant toi. Je ne lui ai pas dit qu’il s’en mordrait les doigts, par amitié pour lui. Résultat des courses, on ajoute une complication ici, une autre là, et c’est comme chez le boucher : il y en a un peu plus, je le laisse ? Oui, et remettez-en encore un kilo, on sera plusieurs à table. Quand je dis à table, c’est une manière de parler. En, tout cas, maintenant que tu t’ennuies moins avec Gilbert, je te propose qu’on fasse un petit voyage à trois : j’ai des billets pour Dunkerque, on part demain. Si tu ne veux pas, Gilbert vient tout de même, et on emmènera Julie, une autre ex de Jules. Au programme, moules et frites. Il ne fera pas beau, on prendra des pulls. Et puis tu sais bien que même quand il pleut, même en hiver, tu me tiens chaud à l’âme : tu es le soleil de ma vie, Marguerite.
Écriture brève (10-15 minutes) : Sensualisme graphique. Écrire à partir d’un objet apporté par l’animateur et mis au milieu de la table. Objet apporté : Une boîte d’allumettes.
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Le bruit de la boîte presque vide, c’est le stress de les voir toutes s’éteindre avant d’avoir pu allumer le barbecue ou le bûcher. Le frottement sur un côté grattoir devenu presque lisse et mou, qui ne gratte plus, l’appui trop fort qui fait casser la tige, c’est une autre preuve de faiblesse. Mais la boîte d’allumettes enfin vide, c’est la boîte à surprises qui est prête à recevoir le grillon, le caillou bizarre, les pièces de monnaie dépareillées. La boîte vide, c’est la boîte à remplir : on fait de petits tiroirs, on y empile des trucs et des machins de récupération, et comme on est débrouillard, cela devient, à force, comme un petit meuble, une sorte d’étagère avec des étiquettes maniaques. Car l’allumette c’est ce qui est préhistorique en nous, faire le feu sans mettre le feu, brûler sans se brûler, maîtriser les secrets du phosphore ou de la physique-chimie amusante. Et la boîte en carton c’est l’homme moderne, c’est l’architecture, c’est l’ordre.
La moulinette homophonique (10-15 minutes) : Parler d’or. Jouer à la moulinette allitérative ou assonante, stricte ou assouplie : une première contrainte est l’obligation de trouver ensemble et à tour de rôle une vingtaine de mots d’une syllabe, qui contiennent un son imposé. On peut enrichir la collecte en ajoutant une finale consonantique. Sonorité imposée : « or ». Voici la liste des mots trouvés : « Bord, Clore, Corps, Dors, Flore, Fort, Gore, Hors, Maure, Mort, Niort, Nord, Porc, Port, Saur, Score, Sort, Spore, Sport, Store, Tort. » On peut ensuite passer à une histoire, librement, mais en s’efforçant de tous les employer. On essaie aussi d’en ajouter d’autres, plus longs, contenant la même sonorité, de façon que le texte produit donne une impression d’écho incessant. Contrainte : on doit évidemment raconter une histoire qui tienne debout. Contrainte ultime : puisque le son imposé est « or », ça parlera d’or.
Sur le port de Niort, Hector partait à la chasse au trésor. Ne dors pas debout, lui dit Georges, qui ne perdait pas le nord. Tu es en forme et fort comme un turc : il faudra tirer des bords jusqu’en Maurétanie, on a du hareng saur plein la cale, pêché et fumé dans les fjords de Norvège. Ça va être du sport, dit Hector, le corps tendu comme un lord britannique à Windsor. Le sort nous sera favorable, dit Georges, on a du porc salé et des yaourts pour la flore intestinale. Là-bas on vivra en short, c’est la norme. Tu n’as pas tort, dit Hector : on a tout ce qu’il faut : des torches, des cordages de rechange, des sacs à ordures. Et si le vent est mort, on passera au moteur hors-bord. Pour un Corse, tu es plutôt actif, dit Georges. On va faire un sacré score dans les mines d’or de l’Orient. On reviendra tout doré, à condition de ne pas finir comme dans un film gore, égorgés derrière un store par un horrible maure. Le seul détail qui m’ennuie, c’est les conserves de champignons secs : je suis allergique au chlore et aux spores. Bah, ne t’en fais pas, dit Hector : avec un petit coup de Bordeaux, ça passe tout seul. Allez, tu peux clore la soute, on démarre. C’est un ordre !
Photo mystérieuse (10-15 minutes) : Qui est là ? On fait circuler une photographie représentant une scène à plusieurs personnages. Il s’agit d’écrire un récit explicatif de ce qui s’y passe, comme si on y avait participé soi-même, ou comme si on avait entendu l’explication de la scène par un tiers. On donne des noms aux personnages, un cadre spatial et temporel, une existence sociale, morale, psychologique, des aventures, etc.
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La lapidation de la femme adultère. Le responsable de la cérémonie a l’honneur de la première pierre, et il doit la choisir lui-même, pendant que la coupable attend, agenouillée, le dos tourné. Le champ s’appelle « Champ des infidèles », et les autres hommes du village attendent la première atteinte avant de venir eux-mêmes avec leurs paniers de cailloux. Cette valeur symbolique du geste initial, du rite déclencheur, est très forte. Mon trisaïeul, l’ethnologue de terrain qui a pu saisir cette scène et en donner l’explication savante, a dû longuement négocier pour avoir l’autorisation de quelques clichés. Mais son statut d’étranger à la communauté lui a interdit de participer personnellement à l’exécution. La femme s’appelait Joséphine Duval, et cela se passait en Bourgogne, pas très loin de Dijon, en 1881.
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sandradulierauteur · 7 years
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J’aime dans les poèmes la sève des non-dits, l’arbre des paroles quand la lune luit.
J’aime dans les poèmes le temps qui écoule en rivières et en silence la peau de leurs dérives.
J’aime dans les poèmes la fougue et la grâce d’une ligne suspendue à la chute du mot.
J’aime dans les poèmes le cœur et l’oubli, la force et le courage d’exprimer l’indicible.
J’aime dans les poèmes les trésors cachés, les dessins courbes et leurs imagiers.
J’aime dans les poèmes l’éclat d’éternité qui vogue encore même les soirs de doute.
J’aime dans les poèmes leurs assonantes vérités, leurs parures musicales et leurs rêves enfouis.
J’aime dans les poèmes le creux de beauté perlant sur la plage des vers liés.
J’aime dans les poèmes la respiration fluide d’écrits funambules entre racines et ciel.
J’aime dans les poèmes la part d’ange lissant de plumes le masculin et le féminin.
J’aime dans les poèmes les lumières phares des jours et des nuits teintés de naissances.
J’aime dans les poèmes la liberté et le feu d’une langue française libre de créer.
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marikabi · 3 years
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Una cosa buona
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Brutto periodo, le notizie cattive si susseguono.
Siamo così messi male che in tivvù ho sentito il lapsus di un giornalista, il quale ha citato il Ministro della Speranza, volendo indicare Roberto Speranza, Ministro della Salute. Alla fine, non è stato un lapsus, bensì il segno di un profondo scoramento.
Non abbiamo nessuna ragionevole motivazione per stare allegri, solo qualche augurio di sfangarla come si può. A lungo termine, supereremo anche questa tragedia, ma nel momento siamo locked (allucchettati, potremo tradurre con un assonante lemma) nei nostri tristi pensieri.
Ci manca la socialità, la convivialità, i viaggi, ma anche le spintonate nelle calli affollate d’estate, diciamocelo. Ridefiniamo il confinamento fisico come atto snob, per non morire di rarefazione sociale. Ci disabituiamo agli altri, ai loro mondi, alle loro storie, concentrati a salvarci la pelle e la sanità mentale. Ciò farà molto male alla società, sappiatelo, ma adesso non c’è alternativa.
Anche per chi - come me - non è in smart working ed un minimo di, molto asettiche, relazioni professionali l’ha potuto mantenere, è comunque un mondo nuovo, soprattutto privo di giovialità.
Così, quando mi è giunto l’invito a partecipare al webinar del DiM Project (fra poco vi spiego che cos’è), l’ho accolto con gioia, per diversi motivi, tra cui l’amicizia che mi lega agli operatori del CPIA di Avellino (innanzitutto alla Prof. Lia Pensabene), la mia inarrestabile curiosità, ma soprattutto la materia del progetto: lingue e comunicazione tra le genti.
DiM Project è un Dizionario digitale multilingue interattivo per dispositivi mobili, sviluppato da un’idea della Prof. Pensabene del CPIA di Avellino, diretto dalla DS Maria Stella Battista. Il progetto - nato nel 2018 - ha coinvolto una serie di partners europei (inserito nell’ambito di Erasmus+, con il patrocinio del Ministero dell’Istruzione) e sabato 7 novembre il prodotto è stato presentato al pubblico attraverso un webinar in collegamento internazionale.
(Trovate tutte le notizie, la storia, la descrizione, la demo, le partnerships ed altro a questo link.)
Le lingue considerate sono, per ora, undici, scelte tra quelle veicolari e di destinazione (inglese, neogreco, maltese, russo e italiano) e gli idiomi nazionali parlati da particolari raggruppamenti etnici d’immigrazione in Europa (India, Iran, Filippine, Eritrea, Senegal, Bangladesh) .
Eh già, perché il Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti (CPIA) si occupa anche dell’alfabetizzazione dei migranti (istruzione di base, accordi d’integrazione, test d’Italiano per i richiedenti il permesso di soggiorno) e l’esigenza di avere un immediato e maneggevole ausilio alla costruzione di un personale vocabolario essenziale per vivere in Europa è emersa forte.
Le particolarità del DiM consistono nel collezionare i termini per eteronimi e gruppi semantici; essere open source; popolato con la collaborazione degli stessi studenti (pronuncia e immagini, per la multisensorialità e la migliore permanenza cognitiva); contenere cenni storico-linguistici di idiomi tanto lontani da noi, ma anche così interessanti.
Così, sabato mattina, collegata via Zoom (ah, la tecnologia, che grande aiuto!), ho ascoltato (ottimo il servizio di interpretazione fornito) i panelists collegati finanche dall’India, docenti, esperti, studenti (e perfino il nostro immarcescibile Sindaco Gianluca Festa, il quale ha voluto salutare con il suo inscalfibile entusiasmo l’iniziativa). 
Ho sorvolato Malta nel sole (foto in copertina), visitato virtualmente i centri di studio in Scozia, a Cipro, ad Atene.
Sabato, sì, ho viaggiato e mi ha fatto bene all’anima.
V’invito a sostenere e promuovere il DiM Project e a ringraziare il CPIA della nostra Città, che in tempi bui ha acceso una piccola luce ad Avellino.
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Nella foto, in primo piano Lia Pensabene e alle sue spalle, a favor di obiettivo, la DS Maria Stella Battista, del CPIA di Avellino.
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