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#Letteratura giapponese
abatelunare · 2 months
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Se nessuno esistesse, la vergogna non avrebbe dimora nel mondo (Yukio Mishima, Il padiglione d'oro).
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gregor-samsung · 21 days
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“ Yūichi ritornò, facendo dondolare le chiavi dell'auto. "Visto che poteva stare così poco, bastava pure una telefonata," disse, mentre si toglieva le scarpe all'ingresso. Io risposi "Hmm" senza alzarmi dal divano. "Mikage, sei stata colpita dalla mamma?" fece lui. "Beh, non ho mai visto una donna così bella," dissi francamente. "Però sai..." Yūichi entrò nella stanza e sedendosi per terra davanti a me, continuò sorridendo: "Ha fatto una plastica." "Ah." Cercai di nascondere l'imbarazzo. "In effetti avevo pensato che di viso non vi assomigliate per niente." "Ma hai capito?" disse con un'aria come se gli scappasse da ridere. "Lei è un uomo" . Questa volta non ce la feci a fingere. Restai a fissarlo ammutolita, con gli occhi spalancati. Aspettavo che da un momento all'altro dicesse ridendo: 'Scherzavo'. Un uomo lei? Con quelle dita affusolate, quei gesti, quel portamento? Ricordando quella creatura bellissima, aspettavo la smentita col fiato sospeso, ma lui si limitava a guardarmi con aria beata. Fui io a parlare: "Ma tu hai sempre detto 'mia madre... mia madre'..." "Beh, per forza. Tu una così la chiameresti 'papà'?" rispose calmo. Aveva ragione. Era una risposta quanto mai appropriata.
"E quel nome, Eriko?" "Non è il suo vero nome. In realtà si chiama Yūji." Per un momento mi si appannò la vista. Appena riuscii ad articolare le parole, chiesi: "Allora, chi è tua madre?" "Tanto tempo fa Eriko era un uomo," rispose lui. "Quand'era molto giovane. E un giorno si sposò. Sua moglie era la mia vera madre." "Che... che tipo era?" chiesi. Non riuscivo a figurarmela. "Non me la posso ricordare. Ero troppo piccolo quando è morta. Ho una foto però. Vuoi vederla?" Feci di sì con la testa. Senza alzarsi, allungò il braccio per prendere la sua borsa. Tirò fuori dal portafoglio una foto e me la porse. La donna della foto aveva capelli corti e lineamenti minuti. L'età era indefinibile. C'era in lei qualcosa di bizzarro. Dato che restavo in silenzio, disse: " É un tipo stranissimo, non pensi?" Risi, imbarazzata. "Eriko era ancora bambino, quando andò a vivere dalla famiglia di mia madre, quella della foto. In pratica fu adottato. Lui e mia madre crebbero assieme. Anche quand'era un uomo era bello e pare che avesse molto successo. Lei aveva questo faccino buffo. Chissà perché proprio lei..." Sorrise guardando la fotografia. "Voleva molto bene alla mamma e per lei entrò in contrasto con la famiglia. Fuggirono insieme, sai?" Assentii. "Quando la mamma morì, Eriko lasciò il lavoro. Solo e con un bambino piccolo, non sapeva proprio che fare. Allora decise di diventare donna. 'Tanto ormai non mi sarei più potuta innamorare,' dice lei. Pare che prima di diventare donna avesse un carattere molto chiuso. Siccome non è tipo da lasciar le cose a metà si fece fare anche l'operazione al viso e il resto. Coi soldi che le restavano ha aperto il locale e mi ha tirato su. Insomma, mi ha fatto anche da padre...", concluse ridendo. "Che vita incredibile è stata la sua!" dissi io. "Ehi, mica è morta, sai!" fece Yūichi. Potevo credergli o c'era ancora sotto qualcosa? Più ascoltavo, più quella storia mi sembrava incredibile. “
Banana Yoshimoto, Kitchen, traduzione dal Giapponese e postfazione di Giorgio Amitrano, Feltrinelli (collana Universale economica n°1243), 2007³⁴, pp. 17-18.
[1ª Edizione originale: キッチン, Fukutake Editore, 1988]
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princessofmistake · 2 months
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Il tempo grava su di te con il suo peso, come un antico sogno dai tanti significati. Tu continui a spostarti, tentando di venirne fuori. Forse non ce la farai, a fuggire dal tempo, nemmeno arrivando ai confini del mondo. Ma anche se il tuo sforzo è destinato a fallire, devi spingerti fin laggiù. Perché ci sono cose che non si possono fare senza arrivare ai confini del mondo.
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el-elux · 7 months
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"Fuori da questa casa, oltre quella finestra, forse sta volando un gigantesco uccello nero. Un uccello enorme simile alla notte buia, un uccello nero che volteggia nel cielo proprio come quello grigio che vedo sempre beccare le briciole di pane; ma essendo di tali dimensioni, al di là della finestra si vede soltanto l'incavo del suo becco che appare come una caverna, e forse non si riesce neppure a vederlo per intero.
La falena che ho ucciso è morta sicuramente senza rendersi conto di com'ero fatto nella mia interezza. È morta senza sapere che qualcosa di gigantesco che le schiacciava il corpo molle, pieno di liquido verde, era una parte di me. In questo momento sono esattamente come la falena, e sto per essere schiacciato dall'uccello nero." [...]
Ryū Murakami, Blu quasi trasparente
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rosateparole · 1 year
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Morire è bellissimo, ma vivere, sopravvivere... queste cose sembrano crudeli e contaminate di sangue.
Osamu Dazai, Il sole si spegne (traduzione di Luciano Bianciardi)
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elosdiary · 1 year
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“Senti, mamma...”
“Senti, mamma...tu pensi che sia stato un bene diventare madre?”
La sua voce schietta arrivò alle sue stesse orecchie. La madre rimase in silenzio per un attimo e poi scoppiò a ridere a crepapelle.
“Un bene, un male...non ci ho mai pensato in questi termini. Mi sembra di essere tua madre dal giorno in cui sono nata. Ormai non riesco più a immaginarmi diversamente.” 
Tamaki la ringraziò e mise giù [...]. Forse io e lei siamo sempre state madre e figlia, fin da quando era molto piccola. Quindi forse anche questo qualcuno dentro di me aspetta di incontrarmi già da tanto tempo, da qualche parte. Forse sa già che sono una che odia le faccende domestiche e la vita in generale. E forse gli va bene lo stesso. Si poggiò delicatamente la mano sinistra sulla pancia, ancora piatta.
- Mitsuyo Kakuta, Sushi misto dopo l’amore e altri racconti
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ross-nekochan · 2 years
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Ciao. Non so nemmeno se la mia domanda ha un senso. È una discussione nata nella libreria dove lavoro tra me ed una cliente. Voleva le consigliassi un libro di letteratura orientale, a suo dire caratterizzata da uno stile inimitabile per gli occidentali. Non ho molti titoli, le ho consigliato "La ragazza dello Sputnik" di Murakami e "Confessioni di una maschera" di Mishima. La cliente ha sostenuto che Murakami si sia "occidentalizzato" nella scrittura per piacere al pubblico europeo ed americano, mentre Mishima sia rimasto più su quello che è lo stile giapponese tradizionale (?)
Quella opera di Mishima l'ho trovata cupa, ma penso dipendesse dai temi trattati, non dal fatto che l'autore fosse giapponese.
Si può davvero dire questo? Lo stile di scrittura si può "orientalizzare" o "occidentalizzare" o non ha senso? Inoltre Murakami è ancora in vita, e può modificare il suo approccio alla scrittura, Mishima è morto e le sue opere sono ferme nel tempo.
Grazie per l'eventuale risposta.
Ciao! Scusa per il ritardo ma la tua domanda aveva bisogno di un po' di concentrazione da parte mia.
Partiamo da un presupposto che è: hai ragione tu nel dire che il paragone regge fino a un certo punto, perché Mishima è morto negli anni 70, Murakami è ancora in vita. Sarebbe come paragonare D'Annunzio e dire e che è più "italiano"/"occidentale" di Fabio Volo. Ha senso? Gnè.
Tuttavia, questa persona non ha tutti i torti quando dice che Murakami è "occidentalizzato", ma più che nei temi lo è nello stile. Infatti, si dice scriva in un giapponese fatto apposta per essere tradotto facilmente in inglese (o che si autotraduce), perché il prodotto dove sa di poter e dover sfondare è il mercato occidentale e non di certo la nicchia del mercato giapponese. Più che occidentalizzazione io parlerei di "marketizzazione", ma è un fenomeno che non riguarda solo Murakami, ma il mondo dell'editoria in toto perché se non vendi non vali. Murakami è solo particolarmente bravo a vendersi perché conoscendo l'inglese sa come rendere facile il passaggio jap>eng e quindi vendere molto nel mercato americano.
Mishima, potrà sembrare più "giapponese" ai nostri occhi, ma non lo era affatto per i suoi tempi. Anzi, è tra gli autori giapponesi con più influenze di autori occidentali in assoluto (Wilde, Mann, Nietzsche e tantissimi altri, conoscenza benissimo la letteratura e la filosofia greca, cosa non di certo comune per un giapponese). Ai suoi tempi non era affatto considerato uno scrittore dallo stile "classico giapponese" ed era quello che in verità lui ricercava.
Quindi dì alla cliente che Mishima le piace proprio perché è "occidentalizzato" perché i temi trattati da Mishima col cavolo che li avrebbe trovati in un "classico giapponese". Aggiungile, inoltre, che molto probabilmente lo stile giapponese le risulterebbe mooooolto noioso (infatti lo è).
Se vuole un classicone giapponese le consiglierei la Divina commedia de loraltri: il Genji Monogatari - 1100 pagine concluse dall'1% delle persone che lo hanno iniziato.
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riflussi · 2 years
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"L'alluce-p" - R. Matsuura
Questo è il libro che ho trovato per caso a tre euro in una libreria a Torino. Ancora è incerto il motivo per cui fosse in quel punto, si è supposto fosse un libro troppo vecchio (è degli anni '90, ha ancora il prezzo in lire) per stare ancora sugli scaffali.
L'ho preso perché, per puro caso, l'autrice è una di quelle che ho studiato per l'esame di Letteratura e cultura giapponese. La storia parla di questa ragazza molto "insipida" che si ritrova dal giorno alla notte con un pene al posto dell'alluce. Dopo un primo momento di stordimento, il suo personaggio, proprio grazie alla presenza di questo organo così particolare, passa dal non avere sfaccettature all'essere a tutto tondo. È un libro lungo, l'autrice si prende il tempo di sviluppare pienamente il suo carattere, e i personaggi di contorno sono ben delineati e oltremodo particolari. Anche dove inizialmente sembra esserci superficialità, i dialoghi scoprono un'analisi attenta e precisa delle dinamiche relazionali.
Proprio perché il libro è molto lungo, a tratti risulta un po' noiosetto. Comunque, se doveste trovarlo, è una lettura valida. Molto carino.
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gonzabasta · 16 days
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manuela-zoe · 4 months
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Se ti limiti a leggere libri in modo così frenetico, non si amplierà per questo il mondo a te visibile. Per quante conoscenze tu riesca a inculcarti, se non pensi con la tua testa e non cammini con le tue gambe tutto rimarrà solo qualcosa di preso inutilmente a prestito.
Sosuke Natsukawa, Il gatto che voleva salvare i libri
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gisatako · 10 months
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Che ne so, può anche darsi che io faccia finta di non sperarci proprio perché ci spero troppo.
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abatelunare · 3 months
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Ero rimasto lontano troppo a lungo dal mondo, con l'insulsa presunzione che una volta balzatovi dentro a piè pari, tutto sarebbe divenuto facile, tutto possibile (Yukio Mishima, Il padiglione d'oro).
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laviniaoftheangels · 1 year
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"Un'estate con la strega dell'Ovest" Kaho Nashiki. Trad. di Michela Riminucci.
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princessofmistake · 7 months
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Se oggi si sta in ginocchio davanti a una persona, domani le si potranno mettere i piedi in testa. Rifiuto l'ammirazione di oggi per evitare le ingiurie del futuro. Preferisco sopportare la solitudine adesso, piuttosto che trovarmi ancora più solo negli anni a venire. Vedi, la solitudine è il prezzo che dobbiamo pagare per essere nati in questa epoca moderna, così piena di libertá, indipendenza, ed egoistica affermazione individuale.
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quadernino · 2 years
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Al mio caro figlio Théchien. Sembra che tu non abbia alcuna consapevolezza al di fuori della curiosità. Se strofinassi su una parete candida il giornale di stamattina, disegnerei facilmente il tuo ritratto: una macchia d'inchiostro sbiadita... è tutto quello che sei, nient'altro, sei magnificamente zero. Ti invidio proprio, almeno da zero tu puoi sempre ricominciare; proprio così, basta solo provare curiosità per buttare via la morale imposta, la gelosia e il sentimento di vendetta, l'ingenua credulità verso commedie di bassa lega e pupazzi di legno, persino la gioia e la rabbia che disseminano rumori, ogni cosa. Ma non c'è da preoccuparsi: tutto questo è simile ai germi e ai parassiti, a volte portano gli esseri umani a fermentare, altre li fanno putrefare. È proprio dal grado di fermentazione e putrefazione che in genere valutiamo e giudichiamo le persone. Tu però sei un'eccezione, visto che la curiosità continua a trascinarti verso l'esterno e non potrai mai diventare nessuno. L'unica certezza è che hai una particolare costituzione fisica e un'indole oscura. Basterebbe un passo falso per trasformarti in un idiota, al massimo in uno sbarbatello o in uno stupido. Puoi vivere solo nutrendoti della compassione della gente o delle cure di istruttori che vogliano insegnarti l'individualità, l'etica, il saper vivere. Per fortuna non sei stupido, e se ti va bene potresti pure diventare santo. Non fraintendermi, con "santo" non mi riferisco a un san Francesco, ma intendo che la tua particolare costituzione fisica non può essere compresa attraverso il comune sentimento umano. Anche supponendo che in te ci sia solo questo valore, non ti resta che metterlo a punto come ti pare. Il tuo vecchio discepolo Ludwig Penman [...] Nel nucleo degli esseri umani il circuito di pensiero di ognuno forma dei vortici generati dalle masse dell'ambiente: dalla famiglia e dalla società, dalla razza, dalla nazione e dall'etica imposta, dalla disciplina, dall'educazione e dai rapporti di forza della legge, sfere che vengono poi distinte di persona in persona a seconda delle informazioni che giungono dai mass media e dall'intricato ammasso di conoscenze. Quindi un vero insegnante è una persona in grado di portare all'aria aperta i circuiti di pensiero che tentano di infiltrarsi nei vari recessi, e deve essere capace nello stesso tempo di distinguere le affinità e le differenze rispetto al circuito di pensiero del suo discepolo. [...] Dalla lettera del mio unico e vero insegnante, il signor Penman, mi accorsi che era invidioso della mia giovinezza, della mia ambiguità e della mia mancanza di personalità. Ammirevole quel suo modo stupendo di invecchiare!
Masahiko Shimada, Il discepolo
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rosateparole · 1 year
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Non significa che altra scelta non ho, tranne il suicidio?
Soffrivo, ma al pensiero che l’avrei fatta finita uccidendomi, gridai e scoppiai in lacrime.
Osamu Dazai, Il sole si spegne (traduzione di Luciano Bianciardi)
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