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#Criminali a domicilio
lamilanomagazine · 2 months
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Piancastagnaio (SI): arrestato dai Carabinieri per rapina, furto, ricettazione e altri capi d'accusa
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Piancastagnaio (SI): arrestato dai Carabinieri per rapina, furto, ricettazione e altri capi d'accusa I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Montalcino (SI), il 21 marzo 2024, hanno dato esecuzione alla misura cautelare personale degli arresti domiciliari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Siena, su richiesta della Procura della Repubblica senese a carico di un uomo, trentenne, originario della provincia senese. L’uomo, secondo l’ipotesi accusatoria, è indiziato dei reati di rapina, furto, ricettazione, porto di armi od oggetti atti ad offendere, indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti, che sarebbero stati commessi tra ottobre e novembre 2023 nei Comuni di Abbadia San Salvatore, Castiglione d’Orcia, Piancastagnaio e San Casciano dei Bagni. Il provvedimento è stato emesso all’esito dell’attività investigativa condotta dai Carabinieri della Compagnia di Montalcino, che hanno operato in coordinamento con i militari della Tenenza di Abbadia San Salvatore e delle Stazioni di Piancastagnaio e San Casciano dei Bagni, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Siena, raccogliendo un grave quadro indiziario in ordine a numerose condotte criminali, tra le quali diversi furti presso esercizi commerciali, abitazioni, strutture ricettive, studi medici e strutture sanitarie della provincia senese nonché una rapina presso un bar di Abbadia San Salvatore, tutti episodi che avevano procurato allarme e preoccupazione nell’ambito delle comunità di cittadini di Abbadia, Piancastagnaio e Castiglione d’Orcia. L’arrestato è stato ristretto presso il proprio domicilio, dove sarà vigilato dai Carabinieri della locale Stazione. Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e l’indagato, la cui posizione è al vaglio dell’Autorità Giudiziaria, non può essere considerato colpevole fino alla eventuale pronuncia di una sentenza di condanna definitiva.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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ninocom5786 · 2 years
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Più di cento donne sono state uccise dai propri uomini.
Più di mille lavoratori e lavoratrici sono morti sul lavoro per mano del profitto.
Più di 130 mila persone sono morte per covid per mano dei tagli alla sanità pubblica e del fallimento della classe politica e dirigente nella lotta contro la pandemia.
Molte sono le aziende multinazionali che licenziano e delocalizzano in massa.
Molti sono i giovani neolaureati disoccupati e costretti ad andare altrove.
Molti sono gli uomini che maltrattano, abusano e stuprano le proprie donne e molte le assoluzioni dei tribunali nei loro confronti.
Molti sono i medici obiettori di coscienza contro l'aborto.
Molte sono le persone morte in mare per mano degli accordi "criminali" tra potenze occidentali e paesi arretrati e sfruuttati.
Molti sono gli industriali e i manager che hanno visto aumentare i loro profitti sfruttando i loro dipendenti con salari da fame e privazione dei loro diritti.
Molti sono le persone in estrema povertà.
Molti sono gli aumenti delle bollette e dei prezzi dei beni di prima necessità.
Molte sono le persone che attendono ancora la prima dose di vaccino e il completamento del ciclo vaccinale.
Molti sono gli esercizi commerciali locali che chiudono per colpa delle aziende e-commerce e di asporto dei cibi a domicilio.
Molti sono i casi di razzismo, di omofobia, di bullismo e di delinquenza giovanile.
Molte sono le persone che, per colpa dei continui lockdown, soffrono di depressione e di altri problemi psicologici.
Ecco a voi il 2021.
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paoloxl · 4 years
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Questo è il disperato appello e richiesta di aiuto che gli ospiti della palazzina dei semiliberi ,oggi occupata da soggetti in articolo 21 per lavoro esterno, lanciano a tutti gli amministratori e tutori della salute e della vita altrui.
Viviamo in un ambiente di circa 100 metri quadrati suddiviso in più camere per un totale di 45 persone, 2 servizi igienici per tutti e al pian terreno di questa struttura ci sono anche delle mamme con dei bambini innocenti che continuano ad essere rinchiusi.
Alle nostre, critiche e disperate, condizioni assistono anche gli operatori della polizia penitenziaria, vittime anch’essi del totale menefreghismo istituzionale onnipresente e oggi ancor più irritante. Siamo da giorni isolati a causa dell’accertamento della contaminazione da virus di un soggetto tra noi. Non veniamo visti da nessuno e nessuno ne parla per voler nascondere la realtà di un lazzaretto che lascerà alle spalle morti preannunciate, e forse volute, nella più totale indifferenza.
Pandemia, terza guerra mondiale, #state a casa, #ce la faremo: giuste considerazioni del momento che attraversiamo, ma fatte solo esclusivamente per tirare acqua al proprio mulino.
Allo stato attuale nella nostra palazzina permangono i semiliberi che si son visti rigettare richiesta di licenza premio come previsto e disposto dal Dpcm ( scritto con l’apparente obbiettivo di sfollare i carceri). A testimonianza di una non volontà di assicurare, in un momento di così altamente critico e rischioso, la tutela della salute e della vita.
Non privilegiano coscienza, sentimenti umanitari e ragionevolezza, termine quest’ultimo spesso adoperato in sede di formulazione delle sentenze di condanna quando si presentano non poche incertezze e lati oscuri. Poltrona, autorità e potere è ciò che sovrasta ogni cosa compresa la vita. Eppure Cesare Beccaria già nel lontano 1700 lottava contro la pena di morte e contro la tortura che a secoli di distanza trova diversa applicazione nelle condizioni psicofisiche che viviamo: massacranti ed insopportabili.
Pure l’OMS, l’ISS e la stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri consigliano, obbligano, sanzionano, per effetto di direttive salvavita paradossalmente escluse e nascoste all’interno delle carceri, bombe ad orologeria che coinvolgono figli, mogli, madri, fratelli angosciati dal cattivo e sempre più incerto futuro che ci aspetta. Ma dove sono finiti i diritti umani riconosciuti e sanciti nelle costituzioni di società e paesi che ancora oggi hanno il coraggio di autodichiararsi civili, industrializzati, sviluppati e anche democratici? Il razionale è fortemente discriminante!
Oggi purtroppo si registra il primo detenuto morto per COVID 19, o forse il primo che hanno avuto il coraggio di rendere pubblico dopo tanti silenziosi casi. La situazione può precipitare in tutto il paese se dal carcere vengono a svilupparsi i cosiddetti contagi di ritorno.
E allora perché non prevenire questa ecatombe attraverso provvedimenti pro tempore? Almeno fino al perdurare dell’emergenza sanitaria, magari attraverso l’ampliamento dell’applicazione dell’articolo124 del decreto legge 18/2020 nei confronti di coloro che abbiano già dato prova di buona condotta, nei confronti di chi gode di permesso premio, con obbligo di permanere presso il proprio domicilio o altro luogo di assistenza.
Il nemico attuale è invisibile, imprevedibile e silenzioso per tutti ma letale per qualcuno. Chi, potendo farlo, non interviene oggi, sarà suo complice in responsabilità soggettive e oggettive di esiti criminali contro la salute e contro la vita.
Aiuto è ciò che chiediamo, aiuto è ciò che ci dovete. Già è troppo tardi...fate presto!
Domenica 5 aprile
I DETENUTI RECLUSI E ISOLATI NELLA PALAZZINA DEI SEMILIBERI DEL CARCERE DI TORINO
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sinapsinews · 6 years
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Bob & Marys - Rocco Papaleo e Laura Morante - Criminali a domicilio
Una commedia leggera magistralmente interpretata da: Rocco Papaleo e Laura Morante
Napoli, 06 aprile 2018
Servisio di: Sergio Angrisano
Cast: Rocco Papaleo, Laura Morante, Massimiliano Gallo, Giovanni Esposito, Gianni Ferreri, Francesco Di Leva, Simona Tabasco, Antonino Iuorio, Andrea Di Maria, Enzo Restucci, Antonio Orefice, Tony Laudadio, Graziella Marina, Biagio Forestieri, Enzo Salomone
Per…
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love-nessuno · 5 years
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A Manduria la fidanzata di uno dei minorenni fermati si è presentata in commissariato per riconoscere gli aggressori e a raccontare di alcuni adulti che stavano provando a inquinare le indagini
dalla nostra inviata CHIARA SPAGNOLO
01 maggio 2019
0TARANTO - C'erano i bulli che torturavano un pensionato inerme, filmando le aggressioni e inviandosele in chat per sconfiggere la noia dei sabati di provincia. Gli adulti che hanno visto quei video e hanno fanno finta di non sapere, i genitori che credevano fosse soltanto una bravata e quelli che hanno provato a inquinare le prove per salvare i figli dallo scandalo. E poi lo zio di uno degli aggressori, che contattava gli altri componenti della banda per intimare loro di non fare il nome del nipote alla polizia, la professoressa che ha visto il filmato in cui agiva il suo alunno picchiatore e si è limitata a segnalarlo alla madre.
E ancora: i vicini di casa, che per settimane hanno ignorato le urla dell'uomo picchiato e insultato. I Servizi sociali che ufficialmente non sapevano nonostante un'insegnante dica di averli coinvolti. I parenti che dopo i funerali di
Antonio Stano (deceduto il 23 aprile
a causa di un'emorragia gastrica) continuavano a ripetere di non aver mai ricevuto richieste di aiuto. C'era un intero paese, Manduria, che sapeva e ha preferito voltarsi dall'altra parte di fronte al dramma della solitudine di un sessantaseienne. E forse anche di fronte a episodi simili, che hanno avuto come vittima un altro "soggetto debole" e di cui sono state trovate tracce negli smartphone dei bulli.
Ma questa è un'altra storia, su cui si indagherà. Per ora è arrivata a una svolta la terribile vicenda di Antonio, vittima di " piccoli criminali ben organizzati", come li hanno definiti il procuratore di Taranto e la procuratrice dei minori, Carlo Maria Capristo e Pina Montanaro. Sono stati loro - con il pm Remo Epifani e a conclusione delle indagini di polizia - a firmare i decreti di fermo per otto giovanissimi, due maggiorenni (G.L. di 19 anni e A.S di 23) e sei minorenni, accusandoli di tortura, danneggiamento, violazione di domicilio e sequestro di persona aggravato.
Avrebbero partecipato ad almeno cinque aggressioni, che hanno lasciato lividi sul corpo del pensionato e un terrore tale da spingerlo a non uscire più di casa neppure per comprare il cibo. I due maggiorenni sono finiti in carcere, gli altri in una comunità in attesa che il gip decida se emettere un'ordinanza di custodia cautelare. Altri sei ragazzini sono indagati e altri ancora potrebbero esserlo nei prossimi giorni. Insieme con alcuni adulti perché - ha promesso Capristo - "indagheremo anche sulle responsabilità di chi sapeva e non ha segnalato".
I Servizi sociali, per esempio, che la professoressa di uno dei minorenni arrestati afferma di avere informato alcune settimane prima della morte di Stano. Oppure i vicini di casa dell'uomo, che soltanto a inizio aprile hanno messo le loro firme sotto una denuncia. In mezzo a contraddizioni e mezze verità, spicca la voce fuori dal coro di una sedicenne, fidanzata di uno dei minorenni fermati, che si è presentata in commissariato insieme con la madre per consegnare i video delle torture.
È stata lei a riconoscere gli aggressori, lei a raccontare di alcuni adulti che stavano provando a inquinare le indagini. Ha fatto nomi e fornito prove, aiutando i poliziotti a inchiodare i responsabili. A consentire la svolta nelle indagini hanno contribuito le ammissioni del 19enne finito in carcere, che ha ammesso che l'abitudine "di andare a sfottere il pazzo " fosse il rimedio alla noia del sabato sera: " A. è sceso per primo dall'auto e ha cominciato a sferrare calci alla porta di ingresso, da dentro si udivano le urla di una persona che implorava " state fermi." Poi la porta si apriva, un uomo è uscito, A. gli ha sferrato un forte schiaffo sul volto e calci, intanto il mio amico riprendeva tutto".
"La dinamica del branco non veniva messa in atto soltanto attraverso azioni fisiche - ha spiegato la procuratrice Montanaro - ma anche attraverso la condivisione delle riprese delle loro nefandezze". Significa che il web era diventato lo strumento per amplificare la violenza. Quella di cui nessuno dei ragazzi si è pentito, ma di cui hanno soltanto cercato di eliminare le prove. Cancellando le chat.
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alfredomedici · 3 years
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PAGINA 46
Enrico si ritrovò in cella con due colleghi più professionali ed adeguati che lo incoraggiarono a seguire i consigli dell'avvocata.
O meglio: gli spiegarono in dialetto che essere drogato era una fortuna perché passava per malato e se c'era un dottore che lo certificava e un testimone che dichiarava che a sparare era stato un altro lui si sarebbe fatto solo sei mesi in Comunità e poi a casa con domicilio coatto e firma dai Caramba.
Enrico tornò ad essere il gregario di sempre ma i due seri pregiudicati lo trattavano con una certa tenerezza.
Enrico lì dentro si dedicò al pensiero di Angela,la stronza, e di quell'infame del dottor Arturo.
Nessun dialogo con P.Pio che pareva definitivamente tornato nel regno dei cieli.
Al momento però l'infame medico Arturo gli doveva servire per uscire di lì, così come ordinato dai criminali coabitanti e dall' avvocato femmina.
Il dolore senza l'anestesia della cocaina era uno sprofondare in un mondo in bianco e nero con una voglia di non esistere. Non di morire.
Ma di essere inesistente.
Senza corpo dolente, senza memoria, senza la compagnia di sé stesso pertanto di una solitudine come da naufrago in un deserto senza fine.
Aveva imparato a marcare visita per farsi abbottare di psicofarmaci dai medici del carcere, svogliati e scocciati di curare quegli umani immeritevoli di trattamenti umani.
Alprazolam e Talofen gocce erano il pasto principale di un Enrico rincoglionito fino ad aver superato la sua stessa inesistenza soggettiva.
Certamente Brecht ne avrebbe fatto un eroe ma Brecht era scomparso oramai da anni e nessuno sapeva che un tempo era vissuto su questa terra.
Nel frattempo Ines cominciò a dedicarsi a questo caso progettando una strategia di difesa che partiva dell'attaccare tutte le contraddizioni del mondo patriarcale e ingiusto.
Un attacco alla legge scritta dai maschi e dai padroni.
I piani di difesa prevedevano:
1) passi e citazioni tratte da "l'opera da tre soldi" di Brecht, sapendo benissimo che nessun giudice conosceva il drammaturgo di moda negli anni 70.
2)la testimonianza della guardia giurata sparata ma che aveva riconosciuto un Enrico non sparante.
3) la testimonianza di Arturo.
Ines incaricò cosi la segretaria, nonché complice di shopping, di chiamare il dr Arturo e convocarlo.
Le parve una bella idea farlo chiamare dalla segretaria e si sarebbe divertita nell'essere professionale e totalmente avvocata di difesa.
Ines era contenta a tal punto da dimenticare i saldi di fine stagione che attraversavano la città.
Ines era diventata ancora più bella.
Ritrovò un vecchio libro di Brecht ed insieme al gatto Perry cominciò a sottolineare le frasi di Mackie Messer.
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enkeynetwork · 4 years
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Virus informatici ai tempi del Covid-19
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Il virus Sars-Cov-2 non è il solo da cui dobbiamo difenderci. In questo periodo fuori dal tempo, in cui la maggior parte della popolazione mondiale è confinata a casa, dove il lavoro è diventato smart così come la didattica, i criminali informatici sono in agguato. Molti sono i virus informatici nati in questo periodo che segnerà la storia.
I virus informatici
È successo anche in passato, durante periodi caratterizzati da eventi di grande portata come l'attacco alle Torri Gemelle, o l'epidemia Ebola. Proprio durante il virus Ebola arrivavano piogge di mail che sponsorizzavano rimedi e cure miracolose, ma anche annunci allarmanti o addirittura dichiarazioni rilasciate da personalità importanti. Sfruttando il desiderio di informazione e tramite lo scaricamento di un allegato o l'apertura di un link si installano automaticamente software spia, ransomware o programmi di controllo remoto. Così i criminali informatici hanno libero accesso ai sistemi di pagamento, dati sensibili o documenti lavorativi.
Il telelavoro
Un tema altrettanto importante è il telelavoro, proprio per questo motivo. Molte aziende sono state costrette a correre ai ripari e a far lavorare da casa i propri dipendenti. Ma supponiamo che non forniscano i lavoratori di un computer aziendale e uno di questi aprendo una mail "infetta" scarichi uno o più virus informatici. Cosa succederebbe? I dati aziendali sarebbe a rischio.
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Le aziende in particolare devono fare molta attenzione in questo periodo A volte invece il problema è al contrario: aziende molto strutturate per far lavorare un dipendente da casa, devono aprire delle porte per far entrare nella rete blindata dell'azienda il dipendente in smart working. E per far sì che non ci siano delle falle il passaggio in smart working non può essere immediato o peggio superficiale.
Il periodo di latenza
Ma non è tutto, questi virus informatici, stanno raccogliendo informazioni ma i risultati di queste fughe di informazioni non è detto siano immediate. Molti dei dati copiati saranno probabilmente utilizzati in futuro, quando i pirati informatici decideranno di monetizzare il loro lavoro e quando le acque si saranno calmate. Ci dovremmo aspettare che ad essere attaccati in futuro saranno quei servizi diventati indispensabili in questa nuova realtà fatta di telelavoro, consegne a domicilio e intensificazione di operazioni via web.
Attacchi dei virus informatici già avvenuti
Per esempio in Croazia è già successo, è stata attaccata l'infrastruttura che gestiva le lezioni a distanza. Prima del Covid-19 un attacco del genere non avrebbe creato molti danni, in quanto erano davvero pochi a fruttare questo mezzo. Oppure il 17 marzo è stato attaccato il servizio di food delivery Lieferando in Germania. Per sbloccare il sito sono stai chiesti 2 Bitcoin e nel frattempo molti ordini sono saltati e, peggio, alcune persone hanno cercato di andare a ritirare personalmente l'ordine vanificando le misure restrittive.
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Bisogna fare molta attenzione alle email che chiedono di scaricare allegati Ma è il settore sanitario quello più a rischio, perché oltre a danni economici e organizzativi, c'è in ballo la vita di molte persone. Il sito della polizia di stato consiglia di stare attenti non tanto alle mail che sono palesemente artigianali, ma sopratutto a quelle che sono più ben rifinite e che offrono servizi a sostegno dell'emergenza Covid-19 oppure che condividono prescrizioni dell'Oms. Ecco un paio di esempi per cui è possibile incappare in virus informatici. Una è la finta mappa che mostra la diffusione del coronavirus nel mondo che nascondeva un malware. Un'altra è la mail su cui la polizia di stato sta investigando è di una presunta dottoressa Penelope Marchetti, esperta dell'Organizzazione mondiale della sanità italiana. La mail è scritta in modo formale e con informazioni verosimili e credibili e invita a scaricare un allegato con informazioni anti contagio che però nasconde un malware. Attenti anche a mail proveniente da banche e istituti di credito.   Read the full article
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scienza-magia · 4 years
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Pericolo pishing per lo smartworking aumentato causa covid-19
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Le nuove truffe informatiche nell’era del coronavirus. Il vero risultato di molti degli attacchi che subiamo oggi si vedrà nei prossimi mesi, quando i pirati decideranno di monetizzare il lavoro svolto. l virus Sars-CoV-2, conosciuto in questo periodo come “coronavirus”, ha scatenato un evento di portata mondiale che sta avendo risvolti importanti sulla vita quotidiana e ha costretto milioni di persone a cambiare drasticamente le proprie abitudini, ritrovandosi a doversi arrangiare per molte attività una volta banali. Purtroppo, l'arte di “arrangiarsi” è nemica giurata della sicurezza informatica e i criminali informatici non vedono l'ora di sfruttare ogni evento per massimizzare i proventi. Come abbiamo visto anche in passato con il verificarsi di eventi di grande portata, tipo l'attacco alle Torri Gemelle o l'epidemia di Ebola, la prima opportunità che hanno cercato di sfruttare è stata quella della fame di informazione: le caselle di posta sono state intasate di false e-mail che promettono cure, riportano annunci allarmanti o recano falsi messaggi da personalità del mondo della sanità. Tutti contengono un allegato o un link in grado di installare software spia, ransomware o programmi di controllo remoto. Una testa di ponte che dà accesso ai nostri sistemi di pagamento, ai nostri documenti e alle risorse che usiamo per lavoro.
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Non è un caso che un altro tema caldissimo sia quello del telelavoro. Moltissime aziende hanno dovuto spostare l'operatività dei loro dipendenti dall'ufficio a casa, ma questo non è un processo così semplice da compiere in sicurezza. Le difese informatiche, infatti, sono ritagliate sulla struttura organizzativa dell'azienda e se c'è una modifica, questa deve essere seguita da un adattamento dei software di sicurezza. Con un cambiamento così grande e improvviso, sono sicuramente rimaste delle falle. “Il singolo utente – dice Fabio Panada, Senior Security Consultant di Cisco Italia – è sempre l'elemento più esposto e i criminali cercheranno di colpirlo per trarne quanto più vantaggio possibile. Molti degli attacchi mirano a rubare le credenziali che usa per accedere alle risorse aziendali e questo significa che il vero risultato di molti degli attacchi che subiamo oggi si vedrà nei prossimi mesi, quando i pirati decideranno di monetizzare il lavoro svolto”. Ma cosa succederà nei prossimi mesi? L'ipotesi che l'emergenza sia risolvibile in poche settimane sembra remota e le restrizioni resteranno probabilmente in vigore ancora a lungo. “Nei prossimi mesi” – risponde Panada – “i criminali si adatteranno ai cambiamenti che caratterizzeranno la nostra società e prenderanno di mira quei servizi che saranno diventati importanti nel frattempo. Una anticipazione la vediamo già oggi: in Croazia, per esempio, è stata attaccata l'infrastruttura che permette le lezioni scolastiche a distanza. Un evento che in un altro momento non sarebbe stato neanche preso in considerazione”. Un altro assaggio lo abbiamo visto in Germania. La sera del 17 marzo, un attacco DDOS ha colpito il servizio di consegna di cibo a domicilio Lieferando. I criminali chiedevano il pagamento di due Bitcoin per porre fine alla minaccia. Come risultato, molti ordini non sono stati eseguiti e una parte di chi aveva ordinato da mangiare ha dovuto andare a prendere il cibo di persona, limitando l'efficacia delle misure restrittive. Anche il settore sanitario, ovviamente, finirà nel mirino più di quanto non lo sia oggi. Anche se alcuni gruppi di criminali hanno dichiarato che porranno un freno alle loro iniziative contro ospedali e istituzioni sanitarie, molti altri stanno continuando imperterriti. “In Italia,” – precisa Panada – “finora siamo stati più fortunati da questo punto di vista. Di solito, gli attacchi portati agli ospedali sono ‘casuali' e non mirati. Ma in futuro, un gruppo senza scrupoli potrebbe decidere di sfruttare la situazione di emergenza, causando anche gravi perdite”. È importante, quindi, che si pongano le basi per rendere sicura la nostra vita “più casalinga del solito”. Innanzitutto, serve formazione. Secondo uno studio di Proofpoint, solo il 61% conosce il termine phishing, mentre solo il 31% ha familiarità con il ransomware e la situazione peggiora quando si parla di minacce moderne: solo il 30% conosce la parola smishing e il 25% il vishing. Sorprendentemente, i giovani sembrano essere ancora meno consci delle problematiche di sicurezza rispetto a chi ha qualche anno in più. “Il modo migliore per evitare problemi nei prossimi mesi” – raccomanda Panada – “è quello di preparare bene la struttura di sicurezza anche in casa. Non farsi tentare dalla pirateria per accedere a software non autorizzato, chiedere ai propri datori di lavoro di fornire gli strumenti giusti e ricordare sempre di aggiornare sistema operativo e software”. I criminali con una coscienza e quelli senza In un articolo di questa settimana apparso su Bleeping computer, il giornalista Laurance Abrams ha chiesto ai rappresentanti dei gruppi criminali che gestiscono i ransomware più diffusi se avrebbero fatto qualcosa per limitare le loro azioni in occasione dell'esplosione di coronavirus. Tra i contattati ci sono i gestori dei ransomware Maze, DoppelPaymer, Ryuk, Sodinokibi/REvil, PwndLocker, e Ako. Hanno risposto solo in due. Il gruppo DoppelPaymer ha fatto sapere che loro cercano sempre di evitare ospedali, case di cura e tutto quello che è connesso con la risposta a emergenze. Quando capita di colpirli, è solo per problemi di errata configurazione delle loro reti e se gli criptano dei dati, forniscono gratis il necessario al loro ripristino. I gestori del ransomware Maze hanno dichiarato che invece abbandoneranno ogni attività contro gli ospedali nel periodo del coronavirus, almeno finché la situazione non sarà stabilizzata. Mentre il DopplePaymer sembra aver tenuto finora fede alla condotta dichiara, il gruppo Maze ha portato a termine alcune operazioni contro bersagli del settore sanitario tra cui il più grande ospedale di Brno e una clinica in Texas. Phishing sempre in prima linea, soprattutto con Covid-19 Il metodo più usato dai criminali per cercare di diffondere i loro malware resta sempre quello del phishing: false e-mail che cercano di convincere gli utenti a cliccare su file infetti o a fornire informazioni riservate su server non sicuri. Questo tipo di attacco segue molto da vicino l'attualità e una conferma viene da Libraesva, società italiana specializzata nella sicurezza della posta elettronica. Recentemente, infatti, hanno rilasciato un interessante documento in cui si vede come il tema del Coronavirus sia diventato man mano più importante nei messaggi scambiati e come i criminiali abbiano cercato di approfittarne. Nell'ultima settimana, tra i messaggi “legittimi” (cioè senza malware) che circolavano in rete, uno su sei parlava in un modo o in un altro. I nodi dello smartworking Come metto al sicuro il telelavoro e rimedio ai problemi di questi giorni. I veri effetti degli attacchi di questi giorni verranno visti dalle aziende solo tra qualche settimana. Abbiamo quindi un po' di tempo per rimediare alle eventuali intrusioni di questi giorni. Innanzitutto, bisogna mettere in sicurezza i terminali remoti, assegnando ai dipendenti dei pc dedicati al lavoro, ben protetti, e non lasciandogli usare quelli personali. Poi bisogna fare in modo da avere sempre il software delle postazioni remote ben aggiornato, come deve avvenire anche in azienda. Il terzo passo è quello di fornire delle VPN o altri punti di connessione sicura ai dipendenti che devono accedere alle risorse aziendali mentre sono al lavoro da casa e, infine, attivare l'autenticazione a due fattori per tutti i servizi che la prevedono, spingendo i dipendenti a farlo anche per gli account personali. Una ulteriore, saggia, precauzione è quella di prevedere un sistema di backup efficace e ‘aggressivo' anche per i computer in uso ai dipendenti. Se qualcosa va storto, da un punto di vista hardware o software, devono essere in grado di tornare operativi in fretta e senza il vostro aiuto diretto. Read the full article
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lamilanomagazine · 2 months
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Torre Santa Susanna ed Erchie: Carabinieri e anziani insieme contro le truffe domestiche e telefoniche
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Torre Santa Susanna ed Erchie: Carabinieri e anziani insieme contro le truffe domestiche e telefoniche. Il Comandante della Compagnia Carabinieri di Francavilla Fontana, insieme ai Comandanti delle Stazioni Carabinieri di Torre Santa Susanna ed Erchie, nell'ambito dei seminari divulgativi per la diffusione della prevenzione alle truffe in danno di vittime vulnerabili, avviati ininterrottamente già da ottobre 2023 e promossi dal Comando Provinciale Carabinieri di Brindisi, hanno tenuto tre incontri, rispettivamente presso la Chiesa di Santa Lucia a Erchie e nei centri per anziani "AUSER" ubicati a Torre Santa Susanna e nel comune erchietano, per fornire alcuni consigli pratici soprattutto ai cittadini meno giovani, ma anche ai familiari, per conoscere e riuscire a prevenire eventuali tentativi di truffa che, purtroppo, malviventi senza scrupoli cercano di attuare ai danni delle fasce più vulnerabili della popolazione, con l'intento di indurre in errore le anziane vittime per impossessarsi di denaro contante, oppure oggetti preziosi. In tale ottica, i militari dell'Arma hanno incontrano circa 150 persone, spiegando alcune delle metodologie più diffuse e fornendo, al contempo, dei semplici ma efficaci suggerimenti su come comportarsi per evitare spiacevoli situazioni di cui, sovente, l'ignara vittima si accorge quando ormai è troppo tardi. Tra i modus operandi criminali, alcuni dei più frequenti sono: - il falso incidente stradale: la vittima viene contattata telefonicamente da uno sconosciuto che si presenta come "avvocato" il cui cliente sarebbe asseritamente rimasto coinvolto in un incidente stradale con il nipote della persona anziana. Tale presunto avvocato suggerisce quindi all'anziana vittima di pagare una somma di denaro per risolvere rapidamente e senza ulteriori più gravi conseguenze la questione, oppure prospettando l'obbligo di pagare una presunta "cauzione" a causa del momentaneo "fermo" del nipote operato dalle forze dell'ordine. I truffatori cercano di agire quindi facendo percepire una gravità tale dell'accaduto, al punto da non consentire il tempo sufficiente per riflettere su quanto si stia effettivamente verificando; - il finto "amico" di famiglia: talvolta i truffatori sanno come intenerire gli anziani, facendo leva sui loro sentimenti, bontà, generosità e comprensione; sentimenti genuini che gli vengono invece ritorti contro per indurli in buona fede a "regalare" somme di denaro a sconosciuti che, scaltramente entrati in possesso di alcune informazioni personali e familiari delle vittime designate e presentandosi come "amici di vecchia data" dei figli o dei nipoti, una volta carpita la fiducia dell'anziano interlocutore, lo persuadono a rivolgere un dono in contanti per poter far fronte a fittizi problemi economici, spese sanitarie dovute a gravi malattie, la perdita del lavoro o altri problemi di varia natura che, ovviamente, inducono ad un pagamento; - un pacco postale "urgente": l'anziano/a viene contattato/a telefonicamente da un presunto dipendente di un ufficio postale o ditta che si occupa del servizio di corriere a domicilio, il quale comunica che, a breve, un collaboratore si recherà a casa dell'anziana vittima per consegnare un pacco "urgente", il cui destinatario effettivo sarebbe la figlia o il nipote che, per i più svariati motivi, non ha ancora potuto procedere al pagamento; causa per la quale al momento della consegna l'anziano/a dovrà imprescindibilmente corrispondere l'importo dovuto. È bene sapere che i truffatori fanno leva proprio sulla "urgenza", in quanto induce la vittima a non esitare, instillando il dubbio che la cosa più importante sia quella di non rischiare di perdere il pacco; - dipendenti di banca o appartenenti alle forze dell'ordine in abiti borghesi: di visite, quando si è in casa, se ne possono ricevere tante, ma non certo quelle degli impiegati di banca, i cui servizi vengono offerti solo presso gli sportelli, per corrispondenza, con carte di credito e online. Particolare attenzione, poi, a chi dice di far parte di enti benefici o religiosi, che, in modo assolutamente più credibile, preavvisano con messaggi nella buca delle lettere e di prassi non inviano volontari nelle abitazioni. O ancora, alla porta si presenta uno o più appartenenti alle Forze dell'Ordine, con un tesserino di riconoscimento a giustificare gli abiti civili? Comportamento del tutto inusuale: Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza operano presso le abitazioni in uniforme e vi giungono con auto di servizio con i colori istituzionali; - messaggi recapitati sul cellulare, da parte di numeri sconosciuti, in cui il mittente si spaccia per figlio/a o nipote dell'anziano/a, riferendo di aver smarrito il telefono e di aver necessariamente dovuto cambiare il numero, invitando il destinatario del sms a cliccare su un link contenuto nel messaggio col fittizio pretesto di memorizzare la nuova utenza mobile nella rubrica. Prestare attenzione a tali messaggi ed evitare categoricamente di cliccare su tali link, in quanto in realtà contengono dei virus che permettono ai truffatori di rubare dai telefoni dati sensibili, password, codici di accesso a indirizzi e-mail e conti bancari; - chiamate cd. "one ring", provenienti da utenze sconosciute i cui utilizzatori fanno ricorso ad un singolo squillo nei confronti del numero di cellulare del destinatario che, spesso, preso dalla curiosità, ricontatta l'utenza mobile, non ancora consapevole del fatto che in realtà si tratta di una modalità di truffa che prevede proprio la richiamata telefonica da parte della vittima, ai danni della quale vengono addebitati ingenti costi e commissioni per l'effettuazione della chiamata. Ecco quindi che bisogna alzare la guardia e, prima di lasciarsi convincere, è sempre meglio prendersi il tempo necessario per capire senza fretta se ciò che viene chiesto o proposto dagli sconosciuti sia realmente lecito. Dunque, mai fornire telefonicamente informazioni personali, anagrafiche e bancarie, così come è bene non aprire subito la porta di casa se non si è certi di chi stia bussando/citofonando. Allo stesso modo, è necessario prestare attenzione e non rischiare di farsi distrarre quando fuori casa si presentano due persone o anche più. Non solo. Curare rapporti di buon vicinato è certamente un ottimo strumento per aiutarsi a vicenda. In tutti questi casi, quando non si sa cosa fare e ci si trova da soli, può essere molto utile semplicemente telefonare ad un parente e chiedere un aiuto o, meglio ancora, chiamare i Carabinieri al numero di emergenza 112 per ricevere un immediato ausilio telefonico e per avere il supporto di una pattuglia che potrà raggiungere l'abitazione e svolgere gli accertamenti necessari. Una breve chiamata, spesso, aiuta a evitare brutte sorprese ed è per questo che altri incontri saranno tenuti anche nelle prossime settimane, al fine di instaurare un confronto con quante più famiglie e anziani possibile, in un'ottica di massiccia prevenzione del fenomeno. È importante prestare la massima attenzione, rivolgendosi alle forze dell'ordine in caso di necessità, reale o presunta, non esitando a chiamare il 112. Il numero è gratuito, noi sempre pronti ad aiutarvi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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giancarlonicoli · 5 years
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30 APR 2019 09:17
“NON LO VOLEVAMO MICA MORTO, ERA SOLO PER RIDERE” – LE RACCAPRICCIANTI PAROLE DELLE PICCOLE BELVE CHE HANNO PICCHIATO A MORTE UN ANZIANO A MANDURIA - OTTO FERMI, SEI SONO MINORI – APPENA 50 PERSONE AI FUNERALI DELL’UOMO PERSEGUITATO DAL BABY BRANCO – LE ANGHERIE, I SOPRUSI, I PESTAGGI IN STRADA: “TUTTI FACEVANO COSÌ CON LUI”, SI SAREBBE GIUSTIFICATO UNO DEI RAGAZZI - I VIDEO DELLE VIOLENZE
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«Siamo un mondo di morti. Ci conosciamo tutti qui a Manduria, ma non ci salutiamo», ha commentato Lorenzo, un conoscente che avrebbe voluto partecipare alle esequie.
(ANSA) La polizia sta eseguendo il fermo di otto persone, di cui sei minori, della cosiddetta "Comitiva degli Orfanelli", considerata responsabile del pestaggio di Antonio Cosimo Stano, il 65 enne deceduto il 23 aprile scorso dopo essere stato picchiato e bullizzato da una baby gang a Manduria. I reati che la Procura contesta ai fermati sono quelli di tortura e sequestro di persona.
Gli agenti di polizia della Questura di Taranto, a seguito delle indagini della procura di Taranto, guidata dal procuratore Carlo Maria Capristo, e della procura per i minorenni, guidata dalla procuratrice Pina Montanaro, hanno dato esecuzione ad otto provvedimenti di fermo di indiziato di delitto nei confronti di altrettanti soggetti (di cui sei minori di età) ritenuti a vario titolo gravemente indiziati in concorso dei reati di tortura, danneggiamento, violazione di domicilio e sequestro di persona aggravati. I dettagli saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa in programma questa mattina alle 11 in Questura.Lo hanno lasciato solo anche al funerale
2. APPENA 50 PERSONE ALLE ESEQUIE DELL' UOMO PERSEGUITATO E UCCISO DAL BABY BRANCO
Cristina Rufini per "il Giorno"
SOLO in vita e nella morte. I parenti di Antonio Cosimo Stano, il sessantaseienne morto il 23 aprile a Manduria, in provincia di Taranto lo hanno lasciato abbandonato a se stesso e alle angherie del branco quando era vivo, e lo hanno recluso al mondo nel suo ultimo viaggio, cambiando all' improvviso il luogo delle esequie. Solo cinquanta persone hanno potuto partecipare al funerale. Come se ci fosse la volontà di chiudere 'la pratica' il più velocemente possibile e far spegnere i riflettori su questa tragedia umana. Ma, forse, non ce ne sarebbero state molte più di persone. «Siamo un mondo di morti.
Ci conosciamo tutti qui a Manduria, ma non ci salutiamo», ha commentato Lorenzo, un conoscente che avrebbe voluto partecipare alle esequie. E lui, Antonio lu pacciu, certo non veniva salutato da nessuno. Figurarsi se poteva essere aiutato. Nemmeno quando le sue urla squarciavano le sere di via San Gregorio Magno. Nessuno è uscito dalle abitazioni vicine per soccorrerlo. Per scacciare quelle belve che si divertivano a picchiare, terrorizzare e derubare Antonio, colpevole di essere solo e forse un po' strano.
«Tutti facevano così con lui», si sarebbe giustificato uno dei quattordici ragazzi (ben 12 minorenni) del branco che per mesi, se non anni, ha bullizzato l' anziano. Perché non farlo, quindi? Perché non divertirsi vedendolo spaventato e rinchiuso in se stesso. Debole.
Spedizioni che si ripetevano frequentemente, filmate coi telefonini e poi diffuse via social per riderci su. Tornavano spesso a tormentarlo, a trascinarlo in strada, fino a quando alla fine di marzo Antonio ha deciso di chiudersi a quel mondo così cattivo. Ha serrato il portone di casa, non è più uscito, non ha più mangiato. Si è lasciato morire.
«Nel silenzio assordante di tutti», ha commentato il prefetto Vittorio Saladino. «Quando è arrivato in ospedale - ha ricordato uno dei medici - era in condizioni disperate: denutrito, disidratato». «Quando sono andato a trovarlo - racconta Dario, l' unico amico di Antonio - ho capito che non voleva più vivere. Non mi ha mai detto nulla delle angherie che subiva. Era una persona riservata e orgogliosa».
Anche i familiari non sapevano nulla, dicono. «Non abbiamo sensi di colpi. Nessuno immaginava», ha riferito il cugino Roberto.
UNA TRAGEDIA della solitudine e dell' abbandono. Della cattiveria.
Ora alcuni dei ragazzini, chiusi a loro volta nelle proprie case, piagnucolano che «non lo volevamo mica morto, era solo per ridere».
«Questo dolore riguarda tutti - ha detto don Dario - dobbiamo scuoterci». Ma per Antonio è tardi.
«Chi sapeva doveva parlare, Stano sarebbe ancora vivo. Si parla di bravate, ma queste sono bravate criminali. Chiederemo pene esemplari» ha sottolineato il procuratore capo Capristo. Intanto ieri dal vertice dei magistrati è emerso un quadro più chiaro delle responsabilità di ciascuno dei 14 ragazzi indagati. C' è attesa per gli esami istologici coi quali i magistrati potrebbero, anche in parte, stabilire il nesso di causalità tra violenze e decesso. Il procuratore non esclude misure cautelari per qualcuno.
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kon-igi · 7 years
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Rispondi pure come vuoi, l'importante è che sia anonima. Rispondo su Riina, su quello che penso di questa legge, non su di lui come persona. A me è capitato in più di una occasione di avere pazienti in regime 41 bis e non solo, e non in cella, ma in corsia, in cella non potevano stare perché serviva il monitor, o perché erano pazienti terminali. Sono e restano pazienti pericolosi, non loro, ma il contorno, il mondo che gli gira intorno. Sai che se non considerati pericolosi non sono scortati passano dal 41 bis al non essere considerati pericolosi, e se un loro concorrente mafioso li vuole far fuori? Viene dove io lavoro, magari intanto che arriva mi spara pure perché sto entrando in stanza a portare la terapia e nessuno controlla, o meglio ogni tanto vengono a controllare che il detenuto non sia scappato, ma può entrare chiunque e sparare all'impazzata. Ok alla morte dignitosa, ma in carcere, con i loro familiari accanto, ma in carcere, lontano dagli onesti.
Chiariamo una cosa.
Il 41bis è il fratello maggiore di una figliata sfortunata che si potrebbe riassumere in ‘se non sei capace di far rispettare una legge, falla sempre più forte e cattiva’.
Prima della sua creazione intorno ai primi anni ‘90, dopo le ben note stragi, la collusione era tale che per certi criminali la detenzione era a tutti gli effetti un semplice cambio di domicilio fiscale della propria attività.
Da tale incapacità e inazione istituzionale nel porvi freno nasce questa super-detenzione, che si vena in maniera non troppo velata di un’intento punitivo esemplare: mafiosi, creperete in solitudine e male.
Che fosse necessario o meno (reputo purtroppo di sì) questo concetto giusto per principio (’ti isolo dai tuoi conniventi e non nuoci più’) è diventato il solito capolavoro giuridico tutto italiano del butto la chiave dei tuoi diritti (sì, siamo ancora uno stato di diritto e aborriamo etc etc).
Nessuno pensa o vuole che Totò Riina torni a casa a dettar il suo testamento mafioso o che la vita di qualche innocente possa essere messa in pericolo.
Lo Stato (ancora S maiuscola) ha l’OBBLIGO di rendere innocua la bestia ma anche quello di non piegarsi ai populismi di chi chiede a gran voce dei capolavori di vera cristianità come quello di lasciarlo morire di fame e senza medicine o farlo sciogliere nell’acido partendo dalle gambe.
Certe volte mi chiedo se mentre dormivo non sia piombato dentro uno strappo quantico e adesso io non sia nella piazza di un villaggio qualsiasi poco prima dello scoccare dell’anno mille in mezzo a una folla di bifolchi torcio-forconati.
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grifo80 · 4 years
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Beccato al IV Municipio, a Torraccia, uno svuota cantine abusivo, probabilmente un altro zozzone che avrebbe abbandonato il materiale prelevato in qualche angolo più o meno isolato della città facendosi pagare per un servizio che non solo non avrebbe effettuato ma che avrebbe inciso sulle tasche dei cittadini Romani con una discarica di rifiuti che il comune avrebbe rimosso con le tasse pagate dai cittadini stessi, anche da chi si è affidato a questo svuota cantine. Riflettiamoci bene. Ogni volta che ci affidiamo a questi soggetti che operano nell'illegalità, paghiamo un servizio incompleto che ci arrecherà un ulteriore danno economico. Il soggetto inoltre come ciliegina sulla torta era anche con un mezzo radiato al PRA e senza patente. Grazie agli Operatori della Polizia Locale che sono intervenuti e hanno fermato l'ennesimo furbetto. @virginiaraggim5s : Guardate queste immagini. Si tratta dell’ennesimo “svuota-cantine” abusivo che, in pieno giorno, sta riempendo un grande furgone di rifiuti legnosi e di altro genere. Beccato in flagranza dagli agenti del gruppo del IV Municipio e del Nucleo Ambiente e Decoro della nostra Polizia Locale – che ringrazio per l’attenzione costante a questi fenomeni criminali – l’uomo è stato denunciato perché trovato senza l’autorizzazione per la raccolta e il trasporto. Come se non bastasse, era alla guida senza patente e la targa del mezzo, poi sequestrato, è risultata cancellata dalla motorizzazione. Questo “signore” dovrà pagare una multa di ben 12 mila euro. Fermare queste persone è fondamentale perché, come dimostrato dalle indagini, i rifiuti ingombranti e altri materiali pericolosi vengono solitamente abbandonati per strada, nelle aree verdi, o in vere e proprie discariche abusive. Se vedete situazioni del genere denunciatele subito alle forze dell’ordine e, se volete gettare i vostri vecchi mobili o elettrodomestici, chiamate lo 060606: con un servizio gratuito a domicilio Ama verrà a prenderli per poi smaltirli in modo corretto. (presso Municipio Roma IV) https://www.instagram.com/p/CCEeoDUFz8q/?igshid=1beetqp5pzw8s
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notizieoggi24-blog · 5 years
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Palermo, cocaina a domicilio: blitz di 16 arresti
Una consegna di cocaina a domicilio, come accade con le pizze e con il take away, così operavano due bande di Palermo che smistavano droga dal centro alla periferia. Bastava una telefonata per veder arrivare il fattorino con la cocaina poco dopo nella propria abitazione. I numeri di cellulare degli spacciatori erano attivi 24 ore su 24, inoltre c'era la possibilità di ordinare la cocaina ed andarla poi a ritirare di persona. In totale sono state arrestate 16 persone del quartiere Zisa, arresti eseguiti dalla squadra mobile con a capo Rodolfo Ruperti. L'operazione è stata denominata "H24 evolution", con molti sequestri e perquisizioni, che hanno svelato lo spaccio del quartiere gestito da due gruppi criminali. La cocaina era destinata soprattutto a professionisti, dal centro ai quartieri della movida. Tra gli arresti c'è una persona parente di un noto pregiudicato mafioso, un segnale che la mafia locale ha ancora le mani sul traffico di droga. Le indagini della Dda hanno mostrato come i metodi seguiti dalle due associazioni era molto pesanti, con i pusher che erano controllati e non potevano "alzare la testa", se non volevano rischiare ripercussioni. "Mi hanno detto che sono fortunato perché ho due figli", ha raccontato un pusher ad un agente della polizia. Read the full article
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italianaradio · 5 years
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BENESTARE Sei arresti per traffico di droga
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/benestare-sei-arresti-per-traffico-di-droga/
BENESTARE Sei arresti per traffico di droga
BENESTARE Sei arresti per traffico di droga
di Comando Provinciale Carabinieri
Questa mattina i militari della Compagnia Carabinieri di Locri, con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori di “Calabria”, hanno eseguito 6 ordinanze applicative di misura cautelare, emesse dal Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Procura distrettuale reggina diretta dal dott. Giovanni Bombardieri, nei confronti di:
ARGIRÒ Giovanni, nato a Oshaw (Canada) il 10.06.1979, domiciliato a Catanzaro;
BOTTARI Mario, nato a Locri (RC) il 18.04.1972, residente ad Ardore (RC);
MUSOLINO Giuseppe, nato a Locri il 26.6.1986, residente a Ardore;
MUSOLINO Rosario nato a Locri (RC) il 9.9.1989, residente a Bovalino (RC);
MUSOLINO Antonio, nato a Locri (RC) il 15.5.1994, residente a Benestare;
PIZZATA Teresa, nata a San Luca (RC) il 27.04.1963, residente a Benestare,
tutti sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere – a vario titolo – dall’associazione finalizzata all’acquisto, detenzione e vendita di sostanze stupefacenti del tipo cocaina ed eroina.
L’esecuzione dei provvedimenti cautelari costituisce l’epilogo di un’attività investigativa condotta dai militari della Compagnia di Locri, coordinati dal Proc. Agg. Giuseppe Lombardo e dal Sost. Proc. Francesco Tedesco, ha permesso di assicurare alla giustizia i responsabili di una continua e metodica violazione, con vincolo associativo, della normativa sugli stupefacenti, nonché numerosi episodi di singola detenzione e spaccio.
Le complesse ed articolate indagini, condotte dai carabinieri di Locri attraverso censure tecniche e riscontri “sul campo”, hanno consentito infatti di comprovare l’esistenza di un “sodalizio familiare” costituito da 4 congiunti – PIZZATA Teresa e i suoi tre figli, MUSOLINO Giuseppe, MUSOLINO Rosario e MUSOLINO Antonio – operante nel comune di Benestare, dedito al traffico di droga in più tipologie destinata tanto a consumatori “finali”, quanto ad altri spacciatori, tra i quali emergevano – per sistematicità ed assiduità nei rifornimenti – gli odierni indagati ARGIRÒ Giovanni e BOTTARI Mario.
Dalla censura tecnica delle conversazioni fra gli indagati emerge nitidamente il ruolo direttivo – all’interno del sodalizio familiare – di PIZZATA Teresa, vedova, che in qualità di capofamiglia era in grado di dirigere agevolmente e autorevolmente le attività criminali.
In particolare, i Carabinieri hanno potuto acclarare come, in un vallone sito in un’area demaniale di fronte alla loro abitazione, i 4 componenti del nucleo familiare detenessero consistenti quantitativi di sostanze stupefacenti in nascondigli appositamente ideati e abilmente occultati all’interno della folta ed irregolare vegetazione o in vicini immobili rustici. Inoltre, le investigazioni hanno permesso di provare l’intensa attività di spaccio della famiglia, i cui componenti concordavano quantità, tipologia e prezzo con una serie di clienti fidelizzati ai quali a volte si occupavano e preoccupavano anche di recapitare a domicilio lo stupefacente.
Nel corso delle investigazioni è stato inoltre accertato un episodio di violenza verificatosi la mattina del 5 febbraio 2016, quando le videoriprese hanno immortalato la brutale aggressione dei fratelli MUSOLINO e della loro madre nei confronti del coindagato ARGIRÒ Giovanni.
In particolare, la notte del 4 febbraio 2016, in una via vicina all’abitazione della famiglia MUSOLINO, una pattuglia dei carabinieri ha rinvenuto un barattolo di vetro contenente 9 grammi di cocaina e 47 grammi di eroina. Contestualmente dopo un’affannata e vana ricerca del loro stupefacente, i MUSOLINO lo hanno ritenuto responsabile della sottrazione e, fisicamente aggredito, fatto oggetto di un vero e proprio pestaggio con calci e pugni. Gli eventi in questione hanno reso particolarmente significativi la valutazione della sussistenza del vincolo associativo, dimostrando la co-detenzione di sostanza stupefacente e il comune interesse di tutti e 4 i membri del nucleo familiare all’attività illecita.
Durante le indagini è stato altresì accertato un singolo episodio di detenzione abusiva e porto in luogo pubblico di arma da fuoco. In particolare, il pomeriggio del 7 dicembre 2015, l’indagato MUSOLINO Antonio veniva notato all’esterno del portone della propria abitazione quando – dopo avervi fatto rientro per pochi istanti – ne usciva con un’arma in mano che consegnava ad un soggetto rimasto non identificato. Questi la armava e poi la restituiva al MUSOLINO che, dopo averla occultata sotto la maglietta dietro la schiena, ha fatto rientro all’interno dello stabile.
Inoltre, nell’ambito dell’operazione odierna, sono state eseguite delle perquisizioni, all’esito delle quali, presso l’abitazione di uno degli indagati sono stati rinvenuti circa 5 Kg di marijuana nascosti sotto un letto e confezionata in involucri termo sigillati.
All’esito delle operazioni, gli arrestati sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Reggio Calabria, 9 luglio 2019
di Comando Provinciale Carabinieri Questa mattina i militari della Compagnia Carabinieri di Locri, con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori di “Calabria”, hanno eseguito 6 ordinanze applicative di misura cautelare, emesse dal Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Procura distrettuale reggina diretta dal dott. Giovanni Bombardieri, nei confronti di: ARGIRÒ Giovanni, nato a Oshaw
Gianluca Albanese
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italian-malmostoso · 5 years
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« ... Rombolà interviene prima urlando all'uomo di non picchiare la ragazza, poi cercando di fermarla. I vigilantes poi riescono a portare via la rom, l'uomo robusto se ne va, ma a bordo del treno la giornalista si ritrova circondata. "Un tizio che mi insulta dandomi anche della puttana dice che l'uomo ha fatto bene, che così quella stronza impara. Due donne (tra cui una straniera) dicono che così bisogna fare, che evidentemente a me non hanno mai rubato nulla. Argomento che c'erano già i vigilantes, che non sono per l'impunità, ma per il rispetto, soprattutto davanti a una bambina. Dicono che chissenefrega della bambina, tanto rubano anche loro, anzi ai piccoli menargli e ai grandi bruciarli". Ancora Rombolà scrive: "Un ragazzetto dice se c'ero io quante mazzate. Dicono così. Io litigo, ma sono circondata. Mi urlano anche dai vagoni vicini. E mi chiamano comunista di merda, radical chic, perché non vai a guadagnarti i soldi buonista del cazzo. Intorno a me, nessuno che difenda non dico me, ma i miei argomenti. Mi guardo intorno, alla ricerca di uno sguardo che seppur in silenzio mi mostri vicinanza. Niente. Chi non mi insulta, appare divertito dal fuori programma o ha lo sguardo a terra. Mi hanno lasciato il posto, mi siedo impietrita. C'è un tizio che continua a insultarmi. Dice che è fiero di essere volgare. E dice che forse ci rivedremo, chissà, magari scendiamo alla stessa fermata". Il racconto sul social si conclude in modo amarissimo: "Cammino verso casa, mi accorgo di avere paura, mi guardo le spalle. E scoppio a piangere. Perché finora questa ferocia l'avevo letta, questa Italia l'avevo raccontata. E questo, invece, è successo a me"  ... »
Allora, cara Rombolà, mi spiego con parole semplici, così tu ed i tuoi sodali e sostenitori potrete capire meglio: se gli Italiani sono così incazzati nei confronti degli sbarcati non regolari e non invitati, nei confronti dei rom (non adopero il termine normalmente usato in questi casi, non vorrei mai avere problemi con la censura del nuovo Tumblr...) e di chiunque se ne vada tranquillamente in giro in Italia, mantenuto senza aver mai chiesto il parere di chicchessia è perché:
la suddetta autrice del tentato furto, pur essendo stata beccata con le mani nella marmellata, tempo due, massimo tre ore in commissariato o stazione dei Carabinieri e sarà stata sicuramente denunciata e immediatamente rilasciata a piede libero (hahaha!), al massimo agli arresti domiciliari (ri-hahaha!, una nomade con domicilio fisso...), la bimba ovviamente riaffidata alla suddetta, che nella migliore delle ipotesi avrà ripreso la sua normale attività il giorno dopo, e poi se ripresa ancora, e ancora, in un loop infinito
se, poi, un/una appartenente alla medesima etnia fosse minore di 14 anni, in un’occasione simile sarebbe riaccompagnato dalle stesse forze dell’ordine che l’hanno fermato, al suo campo ed alla sua famiglia, che non avrebbe certo mancato di punirlo, per essersi fatto beccare come un pollo, però
se la legge ha lo stesso valore della carta usata per l’igiene post-defecazione, anzi di meno, che quest’ultima un uso pratico ce l’ha, la gente di cui sopra è chiaro che non ne possa più, vedendo l’illegalità premiata e non punita, vedendo l’irrisione negli occhi del delinquente, vedendo i suoi diritti calpestati e non protetti, e reagisce di conseguenza
statistiche, che diamo per buone come veritiere, che danno percentuali di reati commessi da non Italiani inferiori a quelli dei cittadini a tutti gli effetti, convincono questi ultimi con la stessa probabilità della realtà degli Ufo, perché la risposta più ovvia è che, se i non Italiani criminali non fossero presenti qui, quei reati non sarebbero stati commessi. Punto
la responsabilità di questa situazione non va certo ascritta alla sola sinistra ed al cattolicesimo buonista, ci mancherebbe; non dimentichiamo certo Berlusconi e le sue disinvolte leggi ad personam, a suo tempo avallate, senza battere ciglio, dalla Lega stessa, peraltro non ancora guidata dall’attuale segretario e ministro degli interni
il suddetto segretario della Lega, nonostante quanto sbraitino i suoi sempre più sparuti avversari, non ha certo creato il clima di odio e paura che si affannano a paventare le sinistre ma, questo sì, lo sta cavalcando e se ne avvantaggia ampiamente: bastano notizie come questa e mille altre, anche di fatti decisamente più sanguinosi, a portargli consensi sempre più copiosi, e senza fare nessuna fatica, poi
P.s.: ogni commento a confutazione di quanto sopra, se non supportato da dati e civili argomentazioni e farcito di appelli all’accoglienza e integrazione senza se e senza ma, non farà altro che diminuire il consenso di chi l’ha fatto e aumentare quello dei contrari, tra cui il sottoscritto.
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