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#Casa nella Prateria
boomerissimo · 1 month
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La Casa nella Prateria, fine del sogno: il pianto di Laura
La Casa nella Prateria, così è finito il sogno 🛑L’annuncio che ha fatto piangere Laura 👉 #boomerissimo #michaellandon #melissagilbert #lacasanellaprateria #serietv
La fine drammatica di una storia magica. Le ragioni, le tensioni, gli sgarbi che hanno portato alla cancellazione. E la reazione dei protagonisti. Per molti di noi “La Casa nella Prateria” è stata più di una serie tra le tante. È diventata una specie di seconda famiglia, e una tradizione da passare di generazione in generazione (spesso soprattutto di madre in figlia). La fine della Prateria e…
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ilmondodishioren · 1 year
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Laura Ingalls Wilder - una storia vera, di Sophie Zeugin.
“Ciò che da sapore alla vita sono le cose semplici, le dolci cose fondamentali come l’amore, il dovere, il lavoro, il riposo, il vivere vicino alla natura.”[Laura Ingalls Wilder] Ciao a tutti! Finalmente dopo secoli torno a parlare di letture. “Laura Ingalls Wilder – una storia vera” è la traduzione italiana di un’autorizzazione pubblicata in America da Sophie Zeugin e tradotta in italiano da…
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sisif-o · 9 months
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io, lei, una casa su un fiordo immersa nella prateria e nel profumo della salsedine, un cane grosso e pioggia fitta ogni giorno
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fridagentileschi · 11 months
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ANCHE LA CASA NELLA PRATERIA NELLA LISTA NERA
Nell'elenco idiota degli idioti finti antirazzisti anche la bellissima serie ''la casa nella prateria'' e i libri di Laura Ingalls Wilder a cui la serie e' ispirata. E perche'? Forse perche' le vite dei bianchi sono politicamente scorrette? O perche' lo e' famiglia?
La famiglia Ingalls e' molto unita, molto cristiana, ogni storia e' un messaggio che da valore ai valori,tutte le puntate sono insegnamenti d'amore che nascono nella famiglia per essere moneta corrente nella societa', in alcuni episodi ci sono anche personaggi neri e indiani: viene denunciata l'ingiustizia dell'epoca nei loro confronti ( 1870-1890), ingiustizia a cui gli Ingalls si sottraggono. Ho letto un bellissimo articolo di Melissa Gilbert ( Laura Ingalls nella serie) in cui ammette il suo stupore nel duro attacco alla serie..forse affermare che la famiglia e la spiritualita' sono valori non derogabili e' politicamente scorretto..come affermare che il sole sorge ogni mattina. Il grande scrittore Gilbert K. Chesterton fu un profeta quando disse che si sarebbe dovuto sguainare la spada per osservare che l’erba è verde in primavera.
L’Occidente terminale ha trovato il suo nemico definitivo, l’ultimo da sgominare, la famiglia appunto, con tutti i principi esistenziali, comunitari e morali che rappresenta. Sarebbe più esatto affermare che il nemico del progressismo trasversale – nato a sinistra, pagato a destra, che rappresenta, per disgrazia, l’asse delle società postmoderne- è la natura. L’attacco vero, assoluto, è infatti contro l’impero della natura, il creato dei credenti. Nulla di ciò che ha disposto è approvato dal transumano contemporaneo. I bambini non devono avere un padre e una madre, addirittura non è bene che si distinguano tra maschietti e femminucce; la sessualità tra uomo e donna è solo uno tra i tanti “orientamenti”, il più fastidioso, giacché porta a nascite indesiderate. Chi crede nella famiglia “tradizionale “(a proposito, non cadiamo nella loro trappola, quel modello non è tradizionale, ma naturale!) è uno sfigato.
I toni utilizzati dal nemico che ci vuole distruggere, nemico è chi il nemico fa, sono talmente volgari, disgustosi e sovreccitati da ricordare un pessimo intellettuale del dopoguerra, Ugo Vittorini. Un suo libro sulla resistenza si intitolava Uomini e no. A questo siamo tornati, la qualità di essere umano è revocata senza appello a chi non la pensa come loro. L’intera armata progressista è ormai intrisa dei peggiori istinti che attribuisce all’ odiato Altro. Sono razzisti etici, suprematisti, poiché la loro ragione è unica, autoevidente, non ha bisogno di dimostrazione, tanto meno di abbassarsi alla discussione. I signori del progresso stanno lasciando nelle nostre mani una battaglia fondamentale, per nulla confessionale, anzi laicissima. Le idee di famiglia e di matrimonio sono un elemento centrale dell’ingresso delle comunità umane nella civiltà. Distruggerle significa regredire di migliaia di anni, uscire dal recinto della legge – altra conquista della civilizzazione – e precipitare negli istinti, nella giungla del “poliamore” caro a mondialisti .
I figli sono prodotti da ordinare sul mercato, statura, colore della pelle, sesso, pardon genere. Osceni cataloghi sono disponibili in rete, ma i nazisti non sono loro, i caini antiumani del progresso, bensì chi richiama all’accoglienza della vita, chi smaschera lo schiavismo sessuale, la compravendita di ovuli e sperma, la riduzione zoologica dell’uomo, pratiche come l’utero in affitto che avrebbero fatto indignare Karl Marx. Presto avremo le nozze a tempo, il problema è come fare con i figli. Ma esiste la soluzione: possono essere affidati a cooperative, comuni collettive o allo Stato, imponendo di non farli crescere secondo istinto biologico naturale. Essenziale è che si estirpi la famiglia: totalitarismo disgustoso mascherato da emancipazione.
In tutto questo orrore una serie il cui perno e' la famiglia e' da debellare, censurare, abbattere,insieme alle statue, ai simboli, e all'occidente tutto. Ma noi paladini della civilta' non staremo a guardare inerti, noi combatteremo per difendere la famiglia, i bambini, e la vita: la vera vittima della tagliola del politicamente corretto e del mondialismo.
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filorunsultra · 8 months
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Leadville Trail 100 Run
Nel reportage che scriverò sul viaggio negli Stati Uniti di quest'anno non dirò nulla della mia gara, ma siccome volevo scrivere comunque qualcosa lo faccio qui, almeno per ricordarmi cosa è successo.
Ho passato il giorno prima della gara steso nel bagagliaio della GMC che avevamo noleggiato, ho dormito qualche ora e verso il tramonto abbiamo lasciato il paese e siamo andati a dormire a Turquoise Lake, sul percorso. La mattina la sveglia era dannatamente presto, alle 2:30am perché la gara partiva alle 4:00, il classico orario del cazzo delle gare americane. Abbiamo parcheggiato al liceo, in fondo alla 6th St. e siamo arrivati alla linea di partenza quando era ancora deserta. Un tipo aveva acceso un fuoco sul marciapiede appena fuori casa e se ne stava lì a bere il caffè con un plaid sulle gambe guardando i corridori infreddoliti cercare di scaldarsi. Ho bevuto un caffè nell'unico locale aperto, una gelateria messicana che quel giorno ha chiuso il bilancio di un anno. Nella caffetteria c'era anche Dean Karnazes, che dal vivo sembra anche più scemo che in foto. La partenza è figa, si respira tensione e si sente già puzza di morti ancora prima di partire, ma come col sudore non capisci mai se sei tu o è quello a fianco.
Da Leadville a Hope Pass
È la mia terza 100 miglia ma la cosa non mi dà nessuna fiducia: ho sentito tanto la quota nei giorni precedenti e non sono affatto sicuro di essermi acclimatato. Sono nervoso. Cerco Brent e Natalie ma non li vedo, ascolto l'inno. Poi vedo una nuvola di polvere da sparo, e solo dopo sento il colpo. La prima salita è a un quarto di miglio dalla partenza ma non la sento, ho già fatto 400 metri e mi restano solo 159,6 chilometri di gara. In fondo alla Sesta si volta a sinistra sul Boulevard, poi il gruppo si allunga e si costeggia il lago. Davvero una bomba, cazzo mi sento Anton Krupicka. Sarò in centocinquantesima posizione e va bene così. La aid station di May Queen è una bomba e non sono preparato al volume del tifo. Trovo un gruppetto col mio ritmo e arrivo in controllo ad Outward Bound, con la prima salita della gara alle spalle. Outward Bound è in mezzo alla prateria ed è pieno di gente, non trovo Elisa e perdo un po' di tempo ma sono al 38esimo chilometro in meno di quattro ore di gara quindi cerco di restare tranquillo. Uscito dalla aid station, che è lunghissima, cerco le cuffiette e metto un po' di fottuto country. Inizio ad avere le gambe stanche verso Halfpipe, circa al 45esimo chilometro a memoria. Mi fermo a fare pipì e riparto. C'è un gruppetto di gente che corre bene, due tipi un po’ swag corrono insieme e si danno i cambi: penso che prima o poi salterò ma intanto provo a stargli dietro. In salita camminano lentissimi, poi fanno degli scatti improvvisi, sul tecnico si piantano, ammesso che ce ne sia, sulle discese corribili si lanciano in picchiata: corrono tutti in modo insensato. Passo a Twin Lakes (62km) in meno di sette ore, dopo aver visto i due specchi d'acqua turchesi dominati dalle montagne del Sawatch Range. La aid station è indescrivibile, ricorda Les Contamines a UTMB ma piena di gazebo e di gente che griglia come il giorno del Super Bowl. Mi rifornisco, prendo i bastoncini e lascio le borracce a mano e parto col mio amico francese di cui ho dimenticato il nome verso Hope Pass. Lui è un fottuto francese ma in salita non va molto forte. Il sentiero è più duro di quanto mi aspettassi ma la valle è bellissima e sembrano le Alpi. Sopra alla Timberline ci sono dei Lama e un accampamento di tende su cui rifornirsi. Gli ultimi tornanti fino al passo, che ho visto mille volte nei video, sono massacranti ma arrivo in cima un'ora e mezza dopo aver lasciato Twin Lakes. Ho una fitta sotto alle costole e non riesco a correre in discesa: è un pezzo tecnico, a tutti gli effetti e fanculo a chi dice il contrario. Il versante di Winfield è molto ripido e sebbene siano solo 850 metri di dislivello te li fa maledire tutti. In fondo alla discesa c'è un tratto molto lungo e poco corribile in leggera salita fino al giro di boa e solo qua inizio a incontrare i primi che iniziano a tornare indietro.
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At the top of Hope Pass, 3800m above sea level
Da Winfield ad Half Pipe: scavando nel profondo, quasi
Non vedo Rob Krar, che trovo alla aid station seduto su una roccia a guardare chi passa. Si è ritirato e mi dispiace, glielo dico e lui mi incoraggia. Alla aid station ci sono dei ragazzi e delle ragazze super gentili che portano ai corridori quello di cui hanno bisogno senza farli alzare da dove si trovano. Mi propongono diverse cose ma non ho voglia di niente, così mi alzo, vado in bagno, prendo l'ultima benedizione da Rob Krar e me ne vado. Mi giro per tornare a Leadville dopo 10 ore e mezza. Mi scende una lacrima, ma devo correre ancora 80 chilometri, sono appena a metà, non è finita. Riparto da Wienfield comunque meglio di come ci sono arrivato. Fa caldissimo e il sole dei tremila metri è caldo. Ritorno per la seconda volta alla quota più alta in cui sia mai stato in vita mia nemmeno tre ore dopo averla lasciata: Hope Pass, 3800 dannati metri sul livello del mare. La salita è massacrante, vado lentissimo ma supero tutti e nessuno mi supera. Sono un fottuto europeo dopo tutto, camminare in salita è l'unica cosa che so davvero fare. Su tira vento e sono stanco e c'è Leadville sul fondo, e sembra vicina ma la strada è ancora lunga. Alla fine di questa discesa mi mancheranno soltanto 60 chilometri di strade bianche corribili, e finalmente troverò Lapo, il mio dannato pacer.
In discesa ho i quadricipiti andati e le fitte continuano a torturarmi ma riesco a correre a un ritmo decente. Quando entro a Twin Lakes, in 13 ore e 4 minuti, sono passato in 40esima posizione, ho 12 ore per fare 60 chilometri per avere la fibbia grande, potrei anche camminare fino all'arrivo e probabilmente ce la farei comunque: la gara sta andando dannatamente meglio del previsto, la parte tosta è alle spalle, ma manca sempre una maratona e mezza, e la dannata notte. Elisa è all'inizio della aid station ad aspettarmi e Lapo è pronto a petto nudo, esattamente come l'ultima volta che ci siamo visti, in mezzo al deserto, un anno prima. "Tu non preoccuparti per come mi vesto io, preoccupati di cosa ti devo portare". Gli smollo tutto: zaino, borracce, frontali, bastoncini. Ripartiamo e sulla salita di Mt Elbert riprendiamo quattro persone: in salita vado più di chiunque altro ma restano solo 1000 metri di dislivello, non molti per fare la differenza, insomma, devo correre. Quando inizia la discesa mi ritrovo piantato, non riesco a correre continuativamente e lentamente diventa un'agonia. Lapo mi impone di alternare corsa a camminata e così in qualche modo arriviamo ad Half Pipe. C'è un signore con un cappellino da camionista che va su e giù per il percorso con una bici elettrica. Dice qualcosa, non ricordo cosa ma mi fa sorridere. Poi Lapo mi porta un bicchiere di caffè che mi rimette al mondo. Cristo mi ero dimenticato di quanto è buono. Capisco che il caffè è la chiave per arrivare in fondo, riparto confortato verso Outward Bound, so che è vicino.
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Lapo and me at the Halfpipe aid station, km 115
Da Halfpipe a Leadville: inizia la gara
Siamo immersi nell'oscurità, intuisco la distanza dalla aidstation di Outward Bound, sperduta in mezzo alla prateria. Da qualche miglio corriamo sempre con le solite persone: la seconda donna, il numero 267 e il mio tipo francese. Tutti con relativi pacer, francese escluso. Non stiamo bene ma nessuno ci supera e non superiamo nessuno, ho l'impressione che siamo rimasti soltanto noi in gara. Arriviamo ad Outward Bound e io sembro essermi ripreso. "Ti do tempo fino alla cima di Sugarloaf Pass per convincerti che stai bene" mi ordina Lapo, "da là cambiamo marcia e ti tiro fino all'arrivo". Signorsì, io d'altronde sono lucido ma ho smesso di pensare lasciando a lui anche questo ingrato compito. Non ho mai avuto un pacer e lui non l'ha mai fatto, ma mi trovo bene e insieme formiamo una bella squadra: lui mi parla per tenermi cosciente, io non rispondo ma sono contento di ascoltarlo. Alla aidstation c'è la Eli, chiacchieriamo un po', mi cambio, bevo un altro caffè. Ripartiamo correndo e raggiungiamo in fretta Fish Hatchery e poi l'attacco della salita di Powerline: è dannatamente dritta, una fila di frontali fa intuire dove finisce. Mancano 34 chilometri all'arrivo e inizio ad averne i coglioni pieni, così faccio quello che so fare meglio, finalmente: abbasso la testa e mi metto a sbacchettare. Cristo se sbacchetto: passo uno, due, tre, cinque, dieci atleti. Stacco di qualche metro persino Lapo che resta a una ventina di metri da me. Non avendo nulla da ascoltare inizio a imbambolarmi e gli occhi iniziano a chiudermi, se rallentassi mi arenerei così continuo a spingere: mancano ancora tanti chilometri ma non c'è più nulla per cui salvare le gambe, insomma, è il momento di andare, e al diavolo tutto il resto.
Alla aid station di Sugarolaf c'è un rave party in miniatura: la aid station è avvolta da una nuvola di erba e ci sono musica e luci stroboscopiche. Un tale fa delle bolle di sapone giganti, sarà mezzanotte. Bevo l'ultimo caffè e ripartiamo per l'ultima discesa verso Mayqueen. In discesa ho ancora male ai quadricipiti ma Lapo mi costringe a correre. Quando il sentiero diventa più tecnico ritrovo la gioia di correre in discesa e supero qualche altro atleta incartato tra le radici: sono davvero degli incapaci. Entriamo alla aid station di May Queen e Lapo mi precede di un po'. Quando arrivo al ristoro non mi siedo, ho voglia di ripartire. C'è una lavagnetta bianca appoggiata per terra con sopra scritti dei nomi. Chiedo alla ragazza cosa siano e lei mi dice che sono i passaggi. Solo quelli? Faccio un rapido conto e sono in 26esima posizione: non sono mai stato così davanti in una 100 miglia. Vedo la lavagnetta e mi ricordo che sono in gara, che per una volta potrei anche provare a fare qualcosa di meglio che correre contro me stesso e cercare di superare attivamente qualcuno. Ringrazio e riparto, Lapo mi sta dietro, io imposto un ritmo attorno ai 5' al chilometro, dopo 120 chilometri di corsa per me è un ritmo incredibile. Non ho più male, sono caldo, se mi fermo muoio. Corro. Il sentiero di Turquoise Lake è al buio come la prima volta che ci sono passato, non c'è niente da guardare, tanto vale correre e correre ancora. Corro e a un certo punto mi accorgo che dietro di me Lapo è scomparso. Cazzo. Non ho acqua, la frontale si sta scaricando e mi mancano 15 chilometri. Nel frattempo supero due persone, chiedo una borraccia a una, una frontale all'altra. Continuo a correre. I chilometri passano, il tempo vola. 14, 13, 12. Passo il campground in cui ho dormito la notte precedente, imbocco il Boulevard, trovo il mio amico francese che cammina a bordo strada, gli dico di seguirmi ma mi dice di andare. Continuo a correre. Quando imbocco il Boulevard, a 5 chilometri dall'arrivo, c'è una fila di cartelli a bordo strada, a una distanza precisa uno dall'altro, che riportano i nomi dei vincitori della gara dal 1983 ad oggi: sei stanco sai ancora fare i conti e sai anche che prima di arrivare di quei dannati cartelli dovrai superarne 39. Così inizio a contarli, trovo davanti a me un ultimo corridore, lo supero accelerando: corro in salita, corro sul Boulevard, tre chilometri prima di finire Leadville Trail 100 Run. Sono sulla 6th, vedo l'arco d'arrivo, delle persone che applaudono. Gli ultimi metri sono in salita, fanno male, ma io sto bene: sono sempre stato bene. Spengo l'orologio. Marilee mi abbraccia, mi dà una medaglia, Ken appoggia il fucile, mi abbraccia anche lui. Mi siedo sotto all'arco di arrivo, insieme a loro, resto lì per un po'. Poi arriva Lapo, arriva Elisa. Bevo una cioccolata, prendo la dannata fibbia, poi andiamo a dormire, è stata una lunga giornata, ma, in fondo, non è poi stata così lunga.
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bergamorisvegliata · 4 months
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...DAL WEB...
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A scuola portavo il diario di Smemoranda 📔 e lo zaino invicta (che in termini di paragone era resistente quanto un Nokia 3310). Usavo i ciucci colorati, masticavo le Big Babol, collezionavo le sorprese degli ovetti Kinder o del Mulino Bianco. Vestivo jeans Energie, Levi’s 501, canottiere Onyx, Bomber Gas e ho indossato le zeppe 🤦‍♀️. Aspettavo il Festivalbar 🎶 e le classifiche di MTV quasi più del Natale 🎄. Avevo “la comitiva ” formata da un numero imprecisato di ragazzini , ragazzine e non esistevano i bulli… Erano più rompicazzi sbandati, si passavano le giornate a giocare, ridere e scherzare o a chiacchierare sui muretti della città❤️... Sono cresciuta con Willy il principe di Bel Air🎶 Beverly Hills 90210,
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poi è arrivato Dawson's creek❤️ Friends..
la mia infanzia?
Happy Days,La casa nella prateria,Quark, Holly e Benji, Mila e Shiro, Georgie, Lady Oscar, Jem, Magica Emi, Occhi di gatto, Piccoli problemi di cuore, Creamy ed Esplorando il corpo umano. Collezionavo i poster del Cioè,
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avevo i Bon Bons di Malizia e le trousse della Pupa e le Bombolette deodorante Malizia profumo d'intesa.. Ho conosciuto la Cabina telefonica 📞 , i gettoni di rame, facevo la collezione delle schede telefoniche con tiratura limitata (altro che pokemon 😒), i telefoni della nonna con la ruota ed i primi telefoni bianchi della Sip ☎️ . Ho fatto milioni di squilli e sognato con la Christmas card 🥰🤩mentre masticavo le Brooklyn. Erano gli anni della Lambada 💃🏻 e yo-yo, delle macchine fotografiche 📷 col rullino che non vedevi l’ora di sviluppare e che su 25 ne uscivano bene 3/4 foto al massimo. (col cacchio che fotografavo le foto dello spritz, a 15/20mila lire a sviluppo🤣) In gita scolastica se eri fortunata ti compravano quella usa e getta e sul pullman eri una “criminale” se sedevi in fondo.😂 E mentre sfrecciavo con la Mountain Bike a cambio Shimano 🚵‍♀️ sgommando sulle discese dei garage, sognavo la mia massima tecnologia che era il Game boy con il Tetris o SuperMario.😍
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Rimpiango tutt’oggi la Lira 💰perché con 10 Mila lire ci facevi serata, pizza bibita e ti restava pure qualcosa per il giorno dopo 🥺. Con questo post oggi è come se avessi preso una Bic e riavvolto il nastro di una vecchia cassetta 📼 Un tuffo nel passato ❤️ Un sorriso ti si è stampato in faccia certamente sin dall'inizio della lettura! 😍 "Gli anni del tranquillo siam qui noi" ❤️ (e forse anche qualche anno prima 😉)
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mancino · 1 year
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Fotografie Come eravamo A chi ha vissuto l'adolescenza negli anni 70/80 Noi che..... i pattini avevano quattro ruote e si allungavano quando il piede cresceva. Noi che mettevamo le carte da gioco con le mollette ai raggi della bicicletta. Noi che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più forte. Noi che passavamo ore a cercare i buchi nella camera d'aria mettendola in una bacinella. Noi che ci sentivamo ingegneri quando riparavamo quei buchi con il "tip-top". Noi che il Ciao si accendeva pedalando. Noi che suonavamo il campanello per chiedere se l'amico era in casa. Noi che facevamo a chi masticava più "Big Babol" contemporaneamente. Noi che avevamo adottato cani e gatti randagi, che non ci hanno mai attaccato nessuna malattia mortale, anche se dopo averli accarezzati ci mettevamo le dita in bocca. Noi che quando starnutivi nessuno chiamava l'ambulanza. Noi che i termometri li rompevamo e le palline di mercurio giravano per tutta la casa. Noi che dopo la prima partita c'era la rivincita e poi la bella...e poi la bella della bella. Noi che se passavamo la palla al portiere coi piedi e lui la prendeva con le mani non era fallo. Noi che giocavamo a "Fiori, Frutta e Città" (e la città con la D era sempre Domodossola). Noi che avevamo il "nascondiglio segreto" con il "passaggio segreto". Noi che le cassette se le mangiava il mangianastri e ci toccava riavvolgere il nastro con la penna. Noi che in TV guardavamo solo i cartoni animati. Noi che avevamo i cartoni animati belli!! Noi che litigavamo su chi fosse il più forte tra Goldrake e Mazinga (Goldrake, ovvio). Noi che guardavamo anche "La Casa Nella Prateria" anche se metteva tristezza. Noi che abbiamo raccontato 1.500 volte la barzelletta del fantasma Formaggino. Noi che ci emozionavamo per un bacio su una guancia. Noi che non avevamo il cellulare per andare a parlare sul terrazzo. Noi che i messaggini li scrivevamo su dei pezzetti di carta da passare al compagno. Noi che non avevamo nemmeno il telefono fisso in casa Noi che andavamo in cabina a telefonare. -dal web Noi che.. siamo stati  tutte queste cose e altro ancora.. se volete potete continuare voi!!! Maria Siniscalchi -nella foto una giovanissima Carole André ( futura "Perla di Labuan" nello sceneggiato "Sandokan")
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weirdesplinder · 7 months
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La casa nella prateria, i romanzi
Forse non tutti sanno che la serie televisiva La casa nella prateria è stata tratta da una serie di romanzi dal titolo originale Little House, scritti tra il 1943 e il 1945 dalla scrittrice statunitense Laura Ingalls Wilder. Se siete amanti dei romanzi di Louise May Alcott (Piccole donne) e Lucy Maud Montgomery (Anna dai capelli rossi) credo vi potrebbe veramente piacere questa serie di romanzi che è stata pubblicata più volte anche in Italia col titolo La piccola casa nella prateria, l'ultima edizione in ordine cronologico è di Gallucci editore ed è di facilissima reperibilità.
Link: https://www.galluccieditore.com/
Laura Elizabeth Ingalls Wilder (Pepin, 1867 – Mansfield, 1957) prese a ispirazione la sua stessa infanzia per scrivere i suoi romanzi, infatti aveva appena quattro anni quando suo padre decise di lasciare il Wisconsin per cominciare una nuova vita nei territori messi a disposizione dei coloni dal governo americano.
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La serie ed Little house è composta da 9 libri:
1. La casa nella prateria (titolo originale Little House on the Prairie) Link: https://amzn.to/3tfLaNa
Trama: In viaggio verso il Kansas con la famiglia Ingalls. La vita nella prateria è difficile e talvolta persino pericolosa, ma papà, mamma, Mary, Laura e la piccola Carrie sono felici di realizzare il sogno di una nuova vita
2. Sulle rive del Plum Creek - La casa nella prateria 2 (titolo originale On the Banks of Plum Creek)
Link: https://amzn.to/3F2TSB7
Trama: La famiglia Ingalls comincia una nuova vita nel Minnesota. Mamma e papà lavorano sodo per costruire una casa e coltivare la terra, Mary e Laura cominciano la scuola e la piccola Carrie cresce a vista d'occhio. Le difficoltà e i pericoli sono tanti, nella prateria, ma gli Ingalls li affrontano con tenacia e ottimismo.
3. Sulle sponde del Silver Lake - La casa nella prateria 3 (titolo originale By the Shores of Silver)
Link: https://amzn.to/46vmQFf
Trama: Laura e la sua famiglia si trasferiscono nel Sud Dakota, con la speranza di farsi assegnare un appezzamento di terreno in cui stabilirsi defi nitivamente. Ogni giorno sulle sponde del Silver Lake arrivano coloni in cerca di fortuna. Gli Ingalls dovranno darsi molto da fare per difendere la loro futura fattoria.
4. Il lungo inverno. La casa nella prateria: 4 (titolo originale: Long Winter)
Link: https://amzn.to/46Qlkht
Trama: Gli Ingalls affrontano con coraggio il terribile inverno nel Dakota. In casa tutta la famiglia lavora sodo per sopravvivere alle tempeste di neve. Ma l’intero paese resta senza provviste e il giovane Almanzo Wilder decide di affrontare un pericoloso viaggio alla ricerca di cibo…
5. Piccola città del West. La casa nella prateria: 5 (titolo originale Little Town on the Prairie)
Link: https://amzn.to/3tlqLpS
Trama: Con l’arrivo della primavera la famiglia Ingalls può finalmente partecipare alla vita sociale della piccola città del West in cui si è trasferita. Laura stringe amicizia con Almanzo Wilder, il suo futuro marito, e lavora con impegno per guadagnare il necessario a far studiare Mary all’università.
6. Gli anni d'oro. La casa nella prateria: 6 (titolo originale These Happy Golden Years)
Link: https://amzn.to/3PDdKjc
Trama: Laura è cresciuta, vive lontana dalla famiglia e insegna in una scuola... anche se molti dei suoi alunni sono più alti di lei! Ma ogni venerdì il suo amato Almanzo Wilder viene a prenderla e la riporta a casa per il fine settimana. Sono anni felici, che preludono a nuove e importanti tappe della vita.
7. I primi quattro anni. La casa nella prateria: 7 (titolo originale: The First Four Years)
Link: https://amzn.to/3PGZFB6
Trama: Laura e Almanzo Wilder, appena sposati, cominciano con grandi speranze la loro vita insieme in una casetta nella prateria. Ma ogni stagione porta inattesi disastri: tempeste, malattie, incendi, debiti. I due giovani non intendono però lasciarsi abbattere. Anche perché ora la famiglia è cresciuta…
8. Nei grandi boschi del Wisconsin. La casa nella prateria Prequel (titolo originale Little House in the Big Woods)
Link: https://amzn.to/3PHYJfQ
Trama: Questo romanzo racconta la prima infanzia di Laura Ingalls che, a quattro anni, vive ancora in una piccola casa di legno, ai margini dei Grandi Boschi del Wisconsin. C’è sempre tanto da fare per tutti ma la sera, dopo una lunga giornata di lavoro, le allegre note del violino di papà riuniscono la famiglia felice intorno al fuoco. 
9. La storia di Almanzo. La casa nella prateria Prequel 2 (titolo originale Farmer Boy)
Link: https://amzn.to/3PYoA4q
Trama: Qusto romanzo racconta invece l'infanzia del futuro marito di Laura, Almanzo. Mentre Laura Ingalls cresce all’Ovest, Almanzo Wilder nasce in una prosperosa azienda agricola nello stato di New York. Qui, insieme al fratello e alle due sorelle, lavora dall’alba al tramonto nei campi e nelle stalle, con qualunque tempo e in ogni periodo dell’anno. Ma di tanto in tanto c’è anche modo di divertirsi… 
Questi libri oltre ad ispirare la serie televisiva che tutti abbiamo visto e che va tuttora in onda in replica sui nostri schermi televisivi ogni giorno sul canale 27 del digitale terrestre, ha anche dato vita ad un cartone animato giapponese prodotto tra il 1975 e il 1976 dal titolo Laura (Sōgen no shōjo Rōra, lett. "Laura la ragazza delle praterie) che andò in onda anche in Italia, ma sinceramente non lo ricordo perchè all'epoca non ero ancora nata e poi non ne lo hanno trasmesso molto in reoplica immagino. Però se vi interessa recuperarne qualche puntata qualcosa su Youtube c'è.
La serie televisiva americana La casa nella prateria è disponibile con tutte le sue stagioni anche su Prime video, nel caso vi interessi
Prova Prime video: http://www.amazon.it/provaprime?tag=weirde-21
E si possono acquistare anche i dvd qui: https://amzn.to/3PFXmhD
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cancerina77-blog · 8 months
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A scuola portavo il diario di Smemoranda 📔
e lo zaino invicta (che in termini di paragone era resistente quanto un Nokia 3310)
Usavo i ciucci colorati, masticavo le Big Babol, collezionavo le sorprese degli ovetti Kinder o del Mulino Bianco.
Vestivo jeans Energie, Levi’s 501, , Bomber Gas .
Aspettavo il Festivalbar 🎶 e le classifiche di MTV quasi più del Natale 🎄.
Avevo “la comitiva ”
formata da un numero imprecisato di ragazzini , ragazzine e non esistevano i bulli... Erano più rompicazzi sbandati, si passavano le giornate a giocare, ridere e scherzare o a chiacchierare sui muretti della città❤️
Sono cresciuto con Willy il principe di Bel Air🎶
Beverly Hills 90210,
poi è arrivato Dawson's creek❤️ Friends..la mia infanzia? Happy Days, La casa nella prateria,Quark, Holly e Benji, Mila e Shiro, Georgie, Lady Oscar, Jem, Magica Emi, Occhi di gatto, Piccoli problemi di cuore, Creamy ed Esplorando il corpo umano.
Collezionavo i poster del Cioè, avevo le Bombolette deodorante Malizia profumo d'intesa..
Ho conosciuto la Cabina telefonica 📞 i gettoni di rame, facevo la collezione delle schede telefoniche con tiratura limitata (altro che pokemon 😒),
i telefoni della nonna con la ruota ed i primi telefoni bianchi della Sip ☎️ .
Ho fatto milioni di squilli e sognato con la Christmas card 🥰🤩mentre masticavo le Brooklyn.
Erano gli anni della Lambada 💃🏻 e yo-yo, delle macchine fotografiche 📷 col rullino che non vedevi l’ora di sviluppare e che su 25 ne uscivano bene 3/4 foto al massimo. (col cacchio che fotografavo lo spritz, a 15/20mila lire a sviluppo🤣)
In gita scolastica se eri fortunato ti compravano quella usa e getta e sul pullman eri un “criminale” se sedevi in fondo.😂
E mentre sfrecciavo con la Mountain Bike a cambio Shimano 🚵‍♀️ sgommando sulle discese dei garage, sognavo la mia massima tecnologia che era il Game boy con il Tetris o SuperMario.😍
Rimpiango tutt’oggi la Lira 💰perché con 10 Mila lire ci facevi serata, pizza bibita e ti restava pure qualcosa per il giorno dopo 🥺.
Con questo post oggi è come se avessi preso una Bic e riavvolto il nastro di una vecchia cassetta 📼
Un tuffo nel passato ❤
Un sorriso ti si è stampato in faccia certamente sin dall'inizio della lettura!
#annimeravigliosi
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abatelunare · 1 year
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La piccola casa nella prateria ieri e oggi. Buona visione e buonanotte.
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cuoredolce67 · 1 year
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A scuola portavo il diario di Smemoranda 📔
e lo zaino invicta (che in termini di paragone era resistente quanto un Nokia 3310)
Usavo i ciucci colorati, masticavo le Big Babol, collezionavo le sorprese degli ovetti Kinder o del Mulino Bianco.
Vestivo jeans Energie, Levi’s 501, canottiere Onyx, Bomber Gas e ho indossato le zeppe 🤦‍♀️.
Aspettavo il Festivalbar 🎶 e le classifiche di MTV quasi più del Natale 🎄.
Avevo “la comitiva ”
formata da un numero imprecisato di ragazzini , ragazzine e non esistevano i bulli... Erano più rompicazzi sbandati, si passavano le giornate a giocare, ridere e scherzare o a chiacchierare sui muretti della città❤️
Sono cresciuto con Willy il principe di Bel Air🎶
Beverly Hills 90210, la mia infanzia? Happy Days,La casa nella prateria,Quark, Holly e Benji, Mila e Shiro, Georgie, Lady Oscar, Jem, Magica Emi, Occhi di gatto, Piccoli problemi di cuore, Creamy ed Esplorando il corpo umano.
Collezionavo i poster del Cioè, avevo le Bombolette deodorante Malizia profumo d'intesa..
Ho conosciuto la Cabina telefonica 📞 i gettoni di rame, facevo la collezione delle schede telefoniche con tiratura limitata (altro che pokemon 😒),
i telefoni della nonna con la ruota ed i primi telefoni bianchi della Sip ☎️ .
Ho fatto milioni di squilli e sognato con la Christmas card 🥰🤩mentre masticavo le Brooklyn.
Erano gli anni della Lambada 💃🏻 e yo-yo, delle macchine fotografiche 📷 col rullino che non vedevi l’ora di sviluppare e che su 25 ne uscivano bene 3/4 foto al massimo. (col cacchio che fotografavo le foto dello spritz, a 15/20mila lire a sviluppo🤣)
In gita scolastica se eri fortunata ti compravano quella usa e getta e sul pullman eri una “criminale” se sedevi in fondo.😂
E mentre sfrecciavo con la Mountain Bike a cambio Shimano 🚵‍♀️ sgommando sulle discese dei garage, sognavo la mia massima tecnologia che era il Game boy con il Tetris o SuperMario.😍
Rimpiango tutt’oggi la Lira 💰perché con 10 Mila lire ci facevi serata, pizza bibita e ti restava pure qualcosa per il giorno dopo 🥺.
Con questo post oggi è come se avessi preso una Bic e riavvolto il nastro di una vecchia cassetta 📼
copialo,
incollalo...
Un tuffo nel passato ❤
Un sorriso ti si è stampato in faccia certamente sin dall'inizio della lettura!
#annimeravigliosi 😍
"Gli anni del tranquillo siam qui noi" ❤️
Gioventù gioventù che passi e non ritorni più... Che bello....con poco eravamo felici ❤🤗🥰👏
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boomerissimo · 2 months
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Michael Landon, 32 anni fa
Michael Landon, 32 anni fa. L'uomo, le storie, le immagini di una grande avventura 🛑 Riscopri un uomo vero e la sua lotta 👇 #boomerissimo #micheallandon #lacasanellaprateria #serietv #anni80 #anni90
32 anni fa, il primo luglio del 1991, moriva Michael Landon, dopo una vita intesa e una malattia purtroppo drammatica e breve. Il ricordo di Boomerissimo, è una collezione delle storie più interessanti e più belle che raccontano un autentico gigante dello spettacolo televisivo. Michael Landon non era un uomo perfetto, e non ha mai preteso di esserlo. Ma è stato un uomo che ha lottato. La sua…
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dolcementemassimo · 10 months
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La casa nella Prateria
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cosanesaitu · 1 year
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La casa nella prateria
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fridagentileschi · 1 year
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Dopo aver manomesso libri come quelli di Roald Dahl, Tolkien...aver vietato via col vento e una serie come la casa nella prateria, aver distorto la storia come le serie politically di Netflix, credete che non cambieranno anche i titoli di film, opere? La cancele culture non si fermerà fino alla lobotomia completa dei cervelli...
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licaliquor · 2 years
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Ghost x Fem Reader
fantasy scenarios x reader (serie)
friends to lovers
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Era un tardo pomeriggio come tanti per la ragazza,stava seduta su una sedia della cucina mentre fissava fuori il paesaggio dal tempo che presagiva un temporale. Fin da piccola lei e i suoi genitori vivevano in una casetta su due piani isolata in mezzo ad una folta e sconfinata prateria,erano spensierati ma ogni giorno che avanzava lei provava una profonda solitudine a vivere lì. Tutti i dì erano sempre uguali,doveva fare le faccende di casa e scendere giù in paese a vendere i prodotti che coltivavano,più ci pensava più stava male. Infondo voleva solo tornare bambina, tornare a giocare in mezzo ai prati e fare lunghe passeggiate con Leodor,l’unico amico che aveva sin da quando era nata. Un bambino dalla chioma biancastra,chiara come la sua pelle e dal viso costellato da due iridi verdi bosco. Al sol pensiero dell’amico le tornò in mente di quando dopo un pomeriggio insieme,immersi nel verde,le regalò una coroncina di fiori fatta a mano da lei stessa, ma proprio quando la ragazza gliela posò in capo egli la tolse per metterla in testa a lei,motivandosi complimentando la sua carnagione,dicendole che con il suo colorito le fonava di più. Trascorse con lui tutta la sua infanzia e crebbero insieme molto uniti, eppure con il fiorir degli anni lei cresceva mentre il giovane si fece vivo sempre meno,di conseguenza la poverina pensò spesso che si fosse trasferito ma non ebbe mai voluto rammaricarla con la spiacevole notizia,tuttavia ella non seppe più niente di lui e quella rimase perennemente un ipotesi.
“dicevi che avremmo giocato sempre insieme…”Disse fra sé e sé la ragazza lanciando un amaro e triste sguardo alla cucina,come a ritornare al presente da quelle felici memorie,tanto era sola al piano terra e nel buio di quella giornata nessuno l’avrebbe notata parlar per conto suo. Dopo poco si alzò raggiungendo il salone nella speranza di scacciare i pensieri negativi,anche se sembrava un’impresa impossibile quel pomeriggio,ed iniziò a cercare tra i libri della libreria accanto al divano qualcosa da leggere per distrarsi. Era presa nella ricerca di qualcosa che non aveva mai letto e dal titolo interessante ma nulla sembrava colgliere la sua attenzione,e proprio quando stava per arrendersi davanti alla solita libreria di legno scuro che quotidianamente scrutava,un rumore improvviso la fece sobbalzare.
Un libro non molto distante dal ripiano che stava osservando era caduto. Non appena si chinò a raccogliere l’oggetto la sua espressione perplessa tramutò in pura malinconia e decise di sedersi lì a terra con esso.
Era il libro di favole che amava leggere con Leodor. Sfogliò le pagine pian piano tentando di non dare troppa libertà a quella tristezza celata nelle memorie,
“Excalibur era la sua preferita” pensò ad alta voce ancora una volta,sorridendo ai ricordi contenuti in quel testo,ma a interrompere quella quiete ora dolorosa un rumore insistente stava pian piano tormentando la ragazza. Di colpo iniziò a guardarsi intorno cercando di capire quel bussare sul vetro da dove venisse ma nessuna finestra ne era la causa,si alzò girando freneticamente alla ricerca della provenienza di quel suono,quando nello specchio sul muro delle scale un riflesso sbiadito le fermò il respiro dallo spavento. Qualcosa,o meglio qualcuno vi era riflesso sullo specchio,ma non era la sua immagine,vi era qualcun altro che disperato bussava sulla superficie dell’oggetto. Con cautela si avvicinò tremante verso questo,ma non appena fu vicina un espressione sorpresa la pervase,era contenta ma con inquietudine profonda,all’interno dello specchio vi era racchiusa la figura di Leodor,più bianco e livido che mai e cresciuto, sembrava ora avessero entrambi la stessa età,”ma come era finito lì dentro?” si domandò la ragazza.
“Leodor…”Pronunciò il suo nome ancora sconvolta lei.
“Y/n,sono venuto qui un ultima volta solo per rivederti..”Disse il giovane come se davanti alla figura matura della ragazza gli mancasse il fiato.
“Perché s-sei lì? Tu-? Come-?”Chiese lei piena di interrogativi.
“Y/n,io sono… sono morto nell’anno in cui sei nata…tu hai sempre giocato con un morto,non ricordi come tutti credevano che tu avessi un amico immaginario ma in realtà ero io?”Le spiegò il ragazzo fantasma con fare diretto.
“No,non è possibile-“Si interruppe lei iniziando a realizzare tutto pian piano,mentre dei flashback le attraversavano la mente con violenza tale da quasi stordirla.
“Allora perché sei sparito? E perché sei cresciuto come me?”Domandò la giovane sempre più scossa dalla situazione.
“Sparii perché ormai stavi crescendo e non me la sentivo di tenerti in un’ amicizia che potevamo vedere solo noi due per sempre,me ne andai facendo un patto nell’aldilà per poter crescere con te ma le regole erano che non ti avrei vista mai più..infatti ho poco tempo,non sanno che sono qui.” Continuò a spiegargli lo spirito con visibile fretta.
“Io non ci sono stato per te,lo so,ho sbagliato per non tenerti in qualcosa di fittizio anche se avevi solo me,ma sappi che ho vegliato su di te notte e giorno nonostante la distanza.”Terminò la frase enunciando quelle ultime parole con un velo di tristezza.
“Allora perché sei qui ora?Così ti scopriranno.” Lo esortò la ragazza ad andarsene per il bene dell’amico. Ahimè era uno dei suoi brutti vizi metterlo sempre come priorità e non pensare mai a sé,ma infondo,dietro quelle parole,voleva solo restare con lui per l’eternità.
“Tu non capisci- solo dopo oggi potrò andarmene in pace! Solo dopo averti rivisto un’ultima volta!” Si agitò lo spettro del ragazzo sapendo che il suo tempo stava per scadere.
“Bene,ma ora vai!”Lo invitò nuovamente ad abbandonarla la ragazza.
“No! Io-“Insistette il ragazzo per poi avvicinarsi sempre di più a lei uscendo con il busto dallo specchio,e con una mano sul bordo dell’oggetto e l’altra poggiata sulla guancia della giovane decise di darle un bacio d’addio per poi svanire definitivamente. A quel gelido e delicato contatto,come un carezza fredda,la giovane rabbrividì ma in un attimo cedette avvertendo paradossalmente che l’amore d’un morto le stesse scaldando l’animo.
Tuttavia non appena vide di nuovo sé stessa nello specchio una profonda nostalgia l’avvolse,lasciandola cadere sulle ginocchia e accasciarsi poi sulle travi di legno del pavimento,nonostante le lunghe vesti che portava il gelo l’avviluppava e si faceva strada in lei in tutti gli spifferi dei panneggi del tessuto,ma non un aria fredda come quando ella era in compagnia del suo innamorato dell’oltretomba,un freddo di pura solitudine ora la circondava,un freddo così forte da rendere al tatto quelle lacrime sul suo volto come frammenti di ghiaccio che le rigavano le guance.
Nel mentre che quel turbine di emozioni si prendeva gioco di lei come il destino stesso per primo aveva fatto,il suo sguardo si posò un passo avanti a lei,esattamente per terra sotto lo specchio,non lo aveva notato prima,ma proprio lì dopo il loro ultimo addio uno di quei fiori che comunemente trovava sempre fuori ora era poggiato sul pavimento.
Uno di quei fiori fragili e piccoli che non raggiungono nemmeno le dimensioni di un soffione,un “non ti scordar di me” giaceva lì con il suo cuore affranto.
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