Tumgik
#11 luglio
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prima o poi prima o poi incontrerò i miei amichetti online e piangerò così tanto già lo so
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perfettamentechic · 11 months
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11 luglio … ricordiamo …
11 luglio … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2021: Renée Deneuve, all’anagrafe Jeanne-Renée Deneuve, attrice teatrale e doppiatrice francese. Era la madre delle attrici Catherine Deneuve e Françoise Dorléac. Si sposò con l’attore Aimé Clariond, da cui ebbe una figlia, Danielle. In seguito si sposò con l’attore Maurice Dorléac, dal quale ebbe le celebri attrici Françoise Paulette Louise Dorléac, Catherine Fabienne Dorléac nota come Catherine…
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rossipaolo22 · 2 years
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Non ho mai voglia di uscire a socializzare ma al concerto dei pinguini dovevo andarci per forza.
@lapazzadellaportaccanto
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tuportamiviareturn · 11 months
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La stupidità della gente deriva dall'avere una risposta per ogni cosa. La saggezza del romanzo deriva dall'avere una domanda per ogni cosa.
Milan Kundera (Brno, 1º aprile 1929 – Parigi, 11 luglio 2023)
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gonchmovie · 1 year
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Goncharov prompt of the day:
What was your favorite part of the Poker Scene?
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ma-pi-ma · 2 years
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Lo stile è avere coraggio delle proprie scelte, e anche il coraggio di dire di no. È gusto e cultura.
Giorgio Armani
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cianciarebanale · 11 months
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Le mie mandorle
Ho letto "Almond. Come una mandorla" di Won-Pyung Sohn e mi è piaciuto tantissimo. È stata una lettura delicata e potente che mi ha cullata, abbracciata, presa a schiaffi e tagliuzzata da dentro.
Il giovane protagonista del romanzo è affetto da una rara patologia, l'"alessitimia", a causa della quale il suo cervello non riesce a comprendere e a provare le emozioni. Le sue amigdale, piccole piccole e simili a due mandorle, non sono cresciute abbastanza.
Quello che mi ha conquistata del romanzo è il tentativo di dare una definizione all'empatia: cosa significa comprendere e sentire ciò che un'altra persona sta vivendo? Spiegarlo è difficile.
In aiuto di Yunjae accorrono due personaggi molto diversi tra loro, Gon e Dora: Gon è un ragazzone grande e grosso, violento e rozzo, un giovane che ha vissuto l'abbandono, il rifiuto, il disprezzo e la rabbia, ed è per questo che in lui si agita una furia senza fine; Dora, invece, è una ragazzina un po' stramba, ma coraggiosa e allegra. Dora insegnerà a Yunjae l'amore e la leggerezza, Gon gli insegnerà il dolore, la rabbia, il senso di ingiustizia.
È stata una lettura scorrevole ma molto ricca e intensa, e l'ironia molto caustica dell'autrice mi ha fatta sorridere e al contempo star male. Ne consiglio la lettura a grandi e piccini, e a chiunque si chieda, ogni tanto, come sarebbe vivere chiusi in un guscio monocorde: mi è capitato di sentirmi sopraffatta dal dolore e di pensare "quanto vorrei non provare niente", ma è davvero così? Cosa vuol dire non provare niente?
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spettriedemoni · 2 years
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Si gioca in 11 anche l'11 luglio 1982
Sono passati tre giorni dalla semifinale la Camp Nou di Barcellona contro la Polonia. Ci sono diverse bandiere con la scritta Solidarność sugli spalti. Saprò solo molti anni dopo che significa "solidarietà" ed è il nome che un sindacato si è dato sotto il regime polacco.
Il 4 luglio 1982 la Polonia ha affrontato nel suo raggruppamento a 3 l'Unione Sovietica. Ricordo che eravamo a Casalbordino quella sera e mio padre, "comunista così" come direbbe Mario Brega in un famoso film di Verdone, tifa per i Sovietici. Hanno la divisa completamente bianca e quelle lettere CCCP (che da ragazzini interpretavamo con l'improbabile acronimo "Col Cavolo Che Perdo") che campeggiano sul petto. Alla Polonia basta un pareggio perché hanno battuto il Belgio per 3-0 mentre i sovietici devono vincere perché il Belgio lo hanno battuto solo 1-0. La partita si chiuderà sullo 0-0 e l'unica soddisfazione per mio padre è l'ammonizione per Boniek che salterà così la semifinale. Sono dei signori i Sovietici, almeno secondo mio padre, perché non protestano contro l'arbitro per il gioco fin troppo rude dei polacchi. La partita è una questione politica tra uno stato oppresso e il suo oppressore, logico che i polacchi mettessero in campo il più feroce agonismo.
Non sapevamo ancora se saremmo andati in finale contro la Polonia, l'Italia dove ancora battere il Brasile ma ricordo quella sera i Polacchi vestiti completamente di rosso e una partita con poche emozioni per me che volevo vedere solo l'Italia.
L'8 luglio i miei sono a lavoro quel pomeriggio. Io sono da mia nonna con mia cugina e una sua amica e vediamo la partita. Ho imparato tutti i nomi di battesimo dei nostri giocatori e a mia cugina sto rompendo le ovaie perché a ogni calciatore che nomina Martellini io aggiungo il nome di battesimo: «Ecco Oriali che avanza» e io: «Gabriele» e via così. Ormai sono preso dal demone del calcio.
Di quella partita ricordo poco perché dò per scontato che vinceremo. Abbiamo battuto il "Magno Brasile" come lo chiama Brera, la Polonia è robetta, diciamo così. Vinciamo infatti con 2 gol di Rossi che non si ferma più anche senza Gentile siamo troppo forti per loro e loro non hanno Boniek invece. Rivedo la faccia sofferente di Antognoni e il piede nudo senza scarpa né calza, rivedo Conti buttato da un calciatore polacco oltre i cartelloni pubblicitari addosso a un fotografo, vedo Graziani costretto a uscire in barella dopo una botta rimediata contro uno dei rocciosi difensori polacchi. Più di tutto vedo Rossi a terra sommerso di abbracci dopo il 2 a 0. Siamo in finale. L'unica altra immagine che vedo è quella di Boniek sugli spalti con occhiali da sole con uno sguardo vacuo comprensibilmente deluso. Ho un moto di pietà verso lui e i polacchi: mi spiace perché percepisco sarebbe stato più giusto vincere con lui in campo. Mi riprometto che tiferò Polonia alla prossima occasione.
Mio padre viene a prendermi dopo la partita, andiamo in auto a casa e lì ricordo i festeggiamenti per le strade, gli unici che mi ricordo vivamente durante quel mondiale. Ricordo bandiere e gente in festa a torso nudo, in piedi sulle decappottabili tipo la Diana, la 2 Cavalli della Citroën ma più di tutte mi ricordo una Fiat 500 colorata con i tre colori della bandiera italiana e poi gente in Vespa a urlare la propria gioia. Ci credono. Ci crediamo tutti.
Avevo visto qualcosa dell'altra semifinale, la "Battaglia di Siviglia" tra Francia e Germania Ovest e ricordo di aver pensato che era meglio vincesse la Germania perché così l'Italia non avrebbe dovuto rischiare di cambiare maglia per la finale: volevo vedere la mia squadra con la maglia azzurra.
Passano i tedeschi e così la finalissima sarà Italia - Germania. A Vasto dai miei nonni intravedo la finale per il terzo posto tra Polonia e Francia e tifo per i polacchi come mi ero ripromesso e vincono loro infatti.
A Casalbordino siamo ospiti di uno dei fratelli di mia madre. Lì c'è la sua casa al mare: un appartamento in un palazzo di pochi piani a letteralmente due passi dal mare: attraversi la strada e sei in spiaggia. Sono legati mio zio e mio padre, si capiscono e scherzano spesso. A mio zio sono simpatico un po' perché dopo tre figlie femmine forse gli sarebbe piaciuto avere un maschio, un po' perché gli altri nipoti maschi ne combinano di ogni incluso fare lo scivolo sulla sua BMW. Decisamente sono molto più tranquillo dei miei cugini.
Mi ricordo l'emozione dell'attesa quell'11 luglio. Il televisore non è grandissimo ma per fortuna a Casalbordino in qualche modo il segnale TV arriva almeno quello di Rai 1. Schierati per l'inno nazionale vedo entrambe le squadre vestite di bianco. Mi ricordo poi che l'Italia ha la giacca della tuta sopra le maglie per far vedere lo sponsor tecnico. Sì perché le maglie azzurre non hanno il logo dello sponsor ma solo lo scudetto tricolore a sinistra dal lato cuore.
Rivedo Graziani infortunato alla spalla uscire dal campo. Ha le lacrime agli occhi. Sento mio padre dire che abbiamo subito un fallo "a gamba tesa" e ignoro cosa voglia dire poi assisto all'assegnazione del calcio di rigore.
Penso che finalmente vedrò un calcio di rigore a favore dell'Italia e mi chiedo come sarà. Penso poi che Schumacher, il portiere tedesco, ne ha parato qualcuno nella partita precedente e mi assale il pensiero che potrebbe essere allenato. Sono sicuro che lo tirerà Rossi: ho letto che lui e Rumenigge sono entrambi capocannonieri del Mundial con 5 gol a testa: qual miglior momento per far vincere la classifica cannonieri al nostro Rossi?
Non funziona così, Bearzot ha le sue gerarchie: Antognoni è il primo rigorista, ma è infortunato dalla partita con la Polonia, ricordate il piede nudo dolorante? Ecco c'è un taglio che ha reso necessari alcuni punti di sutura e tre giorni sono troppo pochi per recuperare. Ci ha provato fino a pochi minuti prima a vedere se ce la faceva ma non c'è stato nulla da fare e al suo posto gioca Bergomi. Con lui fuori causa il rigorista è Cabrini e alla domanda di Rossi «Te la senti?» lui ha risposto di sì.
Mia madre a distanza di tempo dirà che un amico di mio zio presente quella sera ha detto profeticamente "Tanto lo sbaglia". Onestamente non ricordo la circostanza, ma forse lei è più presente di me che per un attimo mi illudo di aver visto il pallone in rete nonostante Schumacher abbia intuito la direzione del tiro. Cabrini ha effettivamente sbagliato il tiro che è finito fuori.
Quando finisce il primo tempo sono ancora fiducioso. Non so se il mio essere bambino mi porta a questo ottimismo o se è la vittoria sul Brasile a non farmi dubitare che avremo ragione pure dei tedeschi, fatto sta che nel secondo tempo sono convinto vinceremo.
Mi ricordo Oriali a terra che si innervosisce e allontana il pallone con le mani. Forse vuole prendere qualche tedesco in faccia perché davvero non ne può più degli innumerevoli falli che subisce. Ero un po' diffidente nei confronti dell'arbitro perché è brasiliano ma sono più fiducioso sulla sua imparzialità dopo il rigore. Tuttavia a Oriali lo stanno massacrando e lui non ce a fa più, evidentemente.
Succede che quando il pallone torna sul punto dove è stato commesso fallo, Tardelli ha un'intuizione e batte senza aspettare l'arbitro, senza chiedere la distanza e lancia Gentile sulla destra. Da quella parte arriva il cross che attraversa l'area di rigore, rimbalza davanti ad Altobelli e viene deviato in rete da qualcuno dei nostri. SI sono avventati sul pallone Cabrini e Rossi, nello slancio sono finiti in porta pure loro, Schumacher non riesce a deviare il pallone. È 1-0 per noi. Si è alzato Rossi e comincia a correre mentre Martellini con un attimo di esitazione ha appena detto «Ha segnato... Rossi».
Era solo questione di tempo, infondo. Vedo Pertini esultare, non seguo la politica perché alla mia età non è un argomento che interessa, ma questo signore mi è simpatico con la sua pipa e il suo modo di parlare che trovo buffo. Mi sembra un po' un nonno simpatico e alla mano.
Ricordo il gol di Tardelli e la sua gioia incontenibile subito dopo. Penso: "Adesso si mette a piangere" perché la faccia mi sembra quella invece no, non piange. Esulta e corre come un pazzo prima che i compagni lo sommergano di abbracci. C'è gioia e tanta rabbia in quella esultanza.
Ricordo il gol di Altobelli, il giovane entrato a sostituire Graziani, un gol realizzato con freddezza dopo aver spostato il pallone a Schumacher e messo in rete. Rivedo ancora oggi Steilke a terra con il pallone sotto il suo braccio. Mi sembra pianga, chissà se è davvero così o se è una mia impressione. Steilke aveva già pianto quando aveva sbagliato il suo rigore contro la Francia, evidentemente è emotivo di suo, però è anche un mastino e un tignoso insopportabile che non si arrende facilmente. Quella immagine invece restituisce un uomo che ormai si sente sconfitto.
Lo sa il Presidente Pertini che infatti agita l'indice e dice: «Non ci prendono più».
Trovo tutto sommato giusto il gol tedesco alla fine della partita, dopotutto abbiamo già dimostrato di essere superiori e gli "Olè" del pubblico a ogni nostro passaggio lo sottolinea inequivocabilmente. Empatizzo un po' per gli sconfitti ma... ce la meritiamo noi questa vittoria.
Qualche macchina passa lungo la strada che separa la casa di mio zio dal mare. I clacson si sentono forti e si vedono le bandiere sventolare dalle auto in corsa, ma non ci sono folle oceaniche, dopotutto Casalbordino è una località di mare molto meno famosa e popolata di altre.
"Rossi, Tardelli e Altobelli" diventa un coro da urlare un po' ovunque quella sera. Aspettiamo che l'entusiasmo passi un po' prima di riavviarci e tornare a Pescara in quella sera di festa.
Non ricordo nulla del viaggio di ritorno, so solo che ero sul sedile posteriore senza cinture e seggiolini, dietro mio padre mentre mia sorella era dietro mia madre: quella era la formazione tipo quando si facevano viaggi lunghi in auto.
Non riesco a ricordare che macchina avevamo, forse era la Lancia Flavia oppure la Fiat 127 prima di cambiarla e prendere la Lancia Delta. Ricordo che si prendeva la strada statale spesso perché tanto viaggiavamo di domenica e di traffico ce n'era poco e poi sull'autostrada giravano i camion. Così ricordo le strade statali circondate da alberi e da verde.
Eravamo belli nei nostri calzoncini cortissimi e nelle nostre maglie di cotone che non ancora chiamavamo T-shirt.
La mia generazione non aveva visto il mondiale del Messico nel '70, non avevamo apprezzato l'epica di Italia-Germania 4-3 a mezzanotte, no la nostra Italia-Germania era una partita quasi scontata nel risultato: troppo più forti dei tedeschi in quel momento.
Fu un'estate bellissima dove ci sembrò che tutto fosse possibile.
Ci illudemmo che eravamo vincenti e fortunatissimi.
Vincenti magari no, non sempre almeno, però di sicuro fortunatissimi lo eravamo. Vale la pena ricordare e ringraziare sempre per la fortuna che si ha
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bagnabraghe · 9 months
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Il Gruppo Patrioti Apuani rifiutava il commissario politico
Massa. Fonte: mapio.net Durante il passaggio da Brigata Lupi Apuani a Gruppo Patrioti Apuani [GPA] iniziarono a verificarsi i primi contrasti all’interno della formazione. La cronaca dettagliata dello scontro che si sviluppò in seno alla formazione ci viene fornita da una relazione scritta da “Ciacco” (Tristano Zekanowski) il 17 luglio 1944 e indirizzata a Giuseppe Antonini “Andrea”. Motivo…
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collasgarba · 9 months
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Il Gruppo Patrioti Apuani rifiutava il commissario politico
Massa. Fonte: mapio.net Durante il passaggio da Brigata Lupi Apuani a Gruppo Patrioti Apuani [GPA] iniziarono a verificarsi i primi contrasti all’interno della formazione. La cronaca dettagliata dello scontro che si sviluppò in seno alla formazione ci viene fornita da una relazione scritta da “Ciacco” (Tristano Zekanowski) il 17 luglio 1944 e indirizzata a Giuseppe Antonini “Andrea”. Motivo…
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oddio ma sono brava se ripeto bello
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#UnDiscoPerLaPausaPranzo - #1498 - 11 Luglio 2023 - The Manhattan Transfer - Coming out - 1976
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sauolasa · 11 months
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Le notizie del giorno | 11 luglio - Serale
Segui l'attualità dall'Europa e dal mondo. Ricevi le ultime notizie su economia, spettacolo, politica, cultura, viaggi.
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bugiardellospiritoso · 11 months
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11 Luglio 2021-2023
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omarfor-orchestra · 2 years
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Oh no Tumblr sta buggando di nuovo
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