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supergaietta · 1 year
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Suzanne
Non ho (mai avuto) un gran rapporto con la mia famiglia, con nessuno dei componenti che ne fanno parte. Credo che zia Suzanne però appartenesse a quella ristretta cerchia di persone che mi andavano piuttosto a genio. E no, non lo dico perché è morta poco più di un mese fa per quella retorica sul fatto che ci accorgiamo delle cose belle quando non le abbiamo più. 
Zia Suzanne parlava poco (come me) e male (nonostante vivesse in Italia da 30 anni), era una persona riservata, allegra e curiosa. Un tipo un po’ particolare. Forse proprio per questo mi ci sono sempre un po’ rivista, nonostante non avessimo direttamente legami di sangue. E io lo avrei voluto tantissimo: ho sempre invidiato le mie cugine per il loro DNA mezzo americano, per il fatto che fossero bilingue e mille altre cose. 
È con lei infatti che sono partita. Due volte. E io in realtà non sono stata spesso all’estero, quindi anche se fossi semplicemente andata al confine con la Svizzera sarebbe comunque qualcosa da considerare memorabile. E invece è stato memorabile anche sotto altri aspetti. Zia Suzanne ha invitato me e mia madre in Irlanda, una volta, perché ci trovavamo già a casa sua quando i suoi genitori hanno deciso di rinunciare a questo viaggio già pagato e organizzato, e quindi invece che chiedere rimborsi e pensare a eventuali annullamenti, è stato ceduto il posto a noi. Ho passato 5 giorni in alcuni graziosissimi paesini irlandesi ed è stato molto bello. 
Nel 2016, invece, mentre eravamo a una comunione oppure a un matrimonio - ora non ricordo - mia madre parlando con i parenti ha notato che erano passati esattamente 30 anni dal suo ultimo viaggio in America, più precisamente (anche) a Chatham, dove zia Suzanne ha la casa al mare. Mio zio mi ha detto “Se regalassi a te e a mamma un viaggio a Chatham, ci andresti?”. Ovviamente sì, e questa cosa - che sembrava detta un po’ così per dire - si è realizzata davvero. A settembre, io e mia madre abbiamo raggiunto Suzanne nella sua casa di Chatham e siamo state lì circa 10 giorni. Abbiamo passato del tempo insieme, ma - nonostante fossimo ospiti a casa sua - c’erano momenti della giornata in cui spariva completamente. Non una cosa proprio comune, ma una cosa per cui mi sentivo affine a lei. Il bisogno della riservatezza e della solitudine. 
Poi tornava da noi e parlava in quel suo modo strano. In inglese, anche con noi che lo capivamo poco. Con parole strane tradotte male che mia madre faceva fatica a capire e per cui spesso dovevo intervenire io. Anche in questo eravamo simili. Capire una lingua bene, parlarla meno bene. Io capivo l’inglese (a stento), lei capiva l’italiano. Io parlavo male l’inglese, lei parlava male l’italiano. Ed è proprio così che riuscivamo sempre a capirci. Con mia zia succedeva questa piccola magia per cui lei mi parlava nella sua lingua, io le parlavo nella mia, e ci capivamo benissimo così. Ho sempre un po’ pensato che è proprio in questo modo che dovrebbe funzionare il mondo. E non credo che mi ricapiterà. 
Per Suzanne non è stato organizzato un funerale. Abbiamo fatto invece un memorial. Io non sapevo in che cosa consisteva, ma è stato molto bello. Mi è sembrata più una festa per celebrarla, piuttosto che un’inutile funzione in chiesa per ricordarla. Eravamo in un locale e molti degli invitati, a turno, si sono semplicemente alzati in piedi e hanno parlato di lei e dei bei ricordi che ci ha lasciato. E io volevo parlare dei viaggi, del modo incredibile che avevamo di comunicare, delle sue foto che ho nel portafogli. Non ho detto niente. 
Per fortuna, non era strettamente necessario. Questo perché, come ci ha appunto insegnato lei stessa, starsene in disparte può sempre essere considerata la parte migliore da cui stare per imparare e osservare il mondo forse al meglio. 
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supergaietta · 1 year
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Non vi è al mondo menzogna peggiore di quella che si racconta a se stessi, e io mi presi in giro con quei pretesti. Fatto curioso davvero. È comprensibile che potessi ingenuamente prender per buona la mezza corona di un falsario; ma che arrivassi consapevolmente ad accettare per buona una moneta coniata da me! Un estraneo premuroso, con la scusa di ripiegare ordinatamente le mie banconote perché non le perda, mi sottrae il denaro sostituendolo con carta straccia; ma che prestigiatore sono io in confronto a lui, che ripiego la carta straccia e la rifilo a me stesso persuadendomi che si tratta di banconote!
Grandi speranze, Charles Dickens
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supergaietta · 1 year
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Ogni tanto dobbiamo lasciare andare delle parti di noi - che a volte sono delle persone - per riprenderci, anche perché spesso si complicano i rapporti, si complicano le cose, ed è difficile poi tornare indietro. Però come tutti gli errori o comunque come tutti i fallimenti e le cose che vanno male, non puoi né stare lì a piangerci sopra troppo, né non imparare nulla. Non è detto che chiedendo scusa poi vieni perdonato ma sicuramente puoi non dover più chiedere scusa una seconda volta.
Giorgieness x Shazam Podcast 
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supergaietta · 2 years
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Alla madre non importerà un cavolo del glioblastoma. Vuole sentire che volevate bene a Heather e che eravate una famiglia. Non deve essere una cosa profonda. Quando è morto il mio amico George, ho raccontato alla madre di quando aveva rubato tutti i budini e li aveva fatti cadere tutti facendo un gran casino, che ha cercato di pulire con i lenzuolini blu per i letti, peggiorando le cose, perché i lenzuolini non assorbono affatto... Non è una poesia, ma l'ha fatta sorridere. E poi ha ricominciato a piangere.
Meredith Grey, Grey’s Anatomy (10x02)
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supergaietta · 2 years
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Mi sono intravista nel riflesso di una vetrina e mi sono dovuta fermare appoggiandomi a un palo per calmarmi. Ero disgustosa. Ogni volta che tornavo mi veniva ricordato che sarei sempre stata sbagliata. Sarei sempre apparsa come una versione deforme della Vera Me, una frettolosa approssimazione di un essere umano.
Atti di sottomissione
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supergaietta · 2 years
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supergaietta · 2 years
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(...) Ma questo è quello che Regina mi dice. Magari non è vero. Magari Regina è una pazza psicopatica manipolatrice che vuole raccontarmi fandonie per il gusto di avere potere su di me. Non mi stupirebbe. Del resto la maggior parte degli artisti è un branco di narcisisti e mitomani.  Ma no, dai. Regina in fondo mi vuole bene, in fondo si sta affezionando. Voglio crederci.  Però perché è sempre così ambigua? Cosa sta nascondendo? Una marea di cose, questo è poco ma sicuro. Lo sento.
Il cuore è un organo - Francesca Michielin 
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supergaietta · 2 years
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Fare amicizia
Oggi è successa una cosa bella: una sedicenne di Milano mi ha insegnato come si fa a fare amicizia ed era esattamente quello che volevo. Neanche una settimana fa mi sono lamentata del fatto di essere sempre sola e lo so che sembra incoerente dato che ora mi trovo a Milano, ho appena cenato con 4 bellissime persone e in generale sto vedendo un sacco di gente, ma sabato sera io tornerò a casa e tutto tornerà buio.
Io non so come si fa a fare amicizia e spesso mi chiedo come sia possibile che io abbia i pochi amici che ho. Nel senso, io non credo di aver fatto niente. Io non faccio mai niente. Poi chissà come e chissà perché qualcuno decide che gli sto simpatica e nasce tutto da solo ma il mio impegno è minimo. Non scrivo mai a nessuno, non propongo mai niente, mi faccio i fatti miei, non esco dalla mia stanza, eppure alcune persone continuano a cercarmi. Per me veramente inspiegabile. Queste sono cose vere, obiettive, le penso sempre, ma principalmente è Francesca Michielin che mi fa venire le crisi di nervi LOL Tengo a bada i brutti pensieri fino a quando non esce un concerto coi biglietti in vendita solo a coppie o a gruppi; fino a quando non si ferma per salutare i fan proprio quando sono sola; fino a quando non va a un evento a Milano senza avvisare mentre io sto dall'altra parte di Milano; fino a quando non organizza un instore a Napoli e io semplicemente non posso andarci perché, appunto, sono sola. Cioè palesemente mi odia.
Oggi, però, all'instore di Ditonellapiaga (mio primo firmacopie "post" covid) è successa una cosa curiosa. Io ed Erica siamo arrivate con un'ora di anticipo e, durante l'attesa, mi sono messa a parlare con lei delle solite cavolate. Ero girata proprio verso di lei dando le spalle a chiunque mi stesse accanto dal lato opposto. A un certo punto però sento qualcuno che mi chiama. "Ciao, scusa, piacere Irene". La guardo interrogativa pensando che mi volesse chiedere qualcosa, che mi avesse visto nel gruppo di qualche fanclub e che quindi mi conoscesse virtualmente o qualcosa del genere. E invece mi dice "Ho sentito che parlavi di Francesca e Tananai e anche a me piacciono tantissimo". Ora, ci sono molti punti su cui riflettere, ma è tutto così esilarante. Innanzitutto... Francesca e Tananai, i miei unici argomenti di conversazione dell'ultimo mese, in effetti. Ma poi... Francesca. Il motivo principale per cui in questo momento sto avendo questo mental breakdown per il fatto che non so fare amicizia è stato anche l'appiglio che mi ha permesso di imparare come si fa. E me lo ha insegnato Irene, che per puro caso ha captato il suo nome nelle mie conversazioni con Erica e per puro caso ha i miei stessi gusti. Me lo ha insegnato una ragazza di 16 anni [bypassiamo il momento in cui le ho dovuto dire che io ne ho praticamente il doppio... (e che comunque sui social mi chiamo lo stesso supergaietta, perché sì, esatto, mi ha seguito subito su Instagram)] che vive in provincia di Milano e che era lì senza nessuno, accompagnata dalla zia semplicemente perché così non sarebbe dovuta tornare a casa da sola col buio. Ci ho rivisto un po' la piccola me. Spero che a lei le cose vadano meglio in futuro.
Irene si è messa a parlare con me spontaneamente, come se fosse la cosa più naturale del mondo (...perché infatti lo è, e dopo un primo momento di smarrimento è stato facile anche per me portare avanti una semplice conversazione) proprio nel momento in cui ne avevo più bisogno. Ecco come si fa a fare amicizia. Ho imparato qualcosa da questa storia? La mia vita cambierà? Probabilmente no. Al prossimo evento (se mai ci sarà) non mi metterò a parlare col primo estraneo che passa. Non ho una vita e aver conosciuto una persona così giovane e (ancora) così lontana geograficamente non amplierà certo il raggio delle mie amicizie. Ma come faccio a non credere ai segni del destino dopo quello che è successo?
Dopo essermi alzata per andare a incontrare Ditonellapiaga, non sono riuscita più a rivedere Irene. Mi sono guardata attorno ma non c'era. Sarà stata un angelo mandato dall'Universo per dirmi che posso stare tranquilla? È stato un po' come se qualcuno mi chiedesse: ma di cosa stracazzo ti stai preoccupando?
Sebbene per come l'ho messa sembra che a questo punto sia stata frutto della mia immaginazione, Irene esiste davvero. Le ho inviato una reaction col fuocherello poco fa, quando ha pubblicato nelle stories la sua foto di oggi. Volevo quasi scriverle che è stato un piacere e che magari ci rivedremo quando tornerò a Milano ma forse va bene così. Mi avrà anche insegnato come fare amicizia, ma sono lenta a imparare. E magari devo vedere di farlo con qualcuno della mia età. Anche se lei ha detto che conosce sempre persone più grandi perché, parole sue, non ascolta Capo Plaza o Biondo come quelli della sua età. A lei piacciono Francesca Michielin, Tananai, La Rappresentante di lista ed Enula. E pure a me.
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supergaietta · 2 years
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...Starti vicino mi sembra il regalo più grande che potesse farmi l'universo. Perché so che se davvero volessi, te ne andresti. E invece resti. Quindi a modo tuo, tutto tuo, so che è amore. Certo, avrei voluto risponderti "Perché non te ne vai, allora?!", ma ti amo troppo per rischiare una risposta che non vorrei mai sentire. Mai e poi mai.
L’ultimo di sette
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supergaietta · 2 years
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supergaietta · 2 years
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supergaietta · 2 years
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Il messaggio
Ieri ho fatto un colloquio conoscitivo con una psicologa perché avevo trovato un sito a caso su una story a caso di un influencer a caso e mi sono sentita ispirata. Il colloquio era gratis, il resto delle sedute ovviamente no, quindi scriverò alla dottoressa che il nostro primo incontro è stato già così illuminante che non ho bisogno di altro o qualche altra stronzata per nascondere il fatto che non ho i soldi e non ho nessuna intenzione di dirlo ai miei. Però che sia stato un colloquio illuminante è vero perché alla fine sempre nello stesso modo è andata a finire. La psicologa mi ha chiesto “Ti piaci?”. Questo tipo di terapia lo sto già facendo con i miei amici. L’amicizia non mi curerà, ma è un passo avanti, e soprattutto è gratis.
Tra i tanti problemi che ho, ho parlato solo di quello che al momento mi sembra più invalidante: la paura delle persone che se ne vanno. Ma porca troia, alla morte preferisco mille volte il ghosting. Fabio lo odio, ma almeno so che sta bene. Serena invece non c’è più e che sarebbe andata a finire così lo avevo già capito due giorni fa quando, durante una delle mie tante notti insonni. sono andata a stalkerare tutte le sue amiche perché la vedevo poco attiva sui social e mi sono preoccupata. Avevo ragione.
Oggi mi ha scritto Kiara. Data la mia mentalità catastrofista, avevo già immaginato tante volte questo momento. Immaginavo di essere in compagnia, non so perché, magari a casa di qualcuno pronto a sostenermi alla ricezione della notizia. Invece ero da sola, come sempre, in uno stanco venerdì che sembrava normale. Mezza vestita, seduta sul letto. Ho preso il telefono e ho visto la notifica. Pensavo che avrei avuto paura. Quando Marco ha risposto alla mia dichiarazione ci ho messo due ore per aprire l’email perché mi era venuta l’ansia (ragionevolmente, visto che avevo fatto una stronzata). Invece ho aperto il messaggio di Kiara subito, con una sicurezza quasi disarmante forse proprio perché sapevo già cosa avrei letto.
Ne avevo la certezza perché io non conosco Kiara quindi l’unico motivo che aveva per scrivermi era questo. L’avevo vista tante volte nelle foto di Serena quindi ho contattato lei quando l’anno scorso ho pensato di farle una piccola sorpresa. Le ho inviato un messaggio per chiederle il suo indirizzo di casa per spedirle una cartolina con un’illustrazione personalizzata che le avevo fatto fare da Federica. Non so se Kiara si è ricordata di me per questo piccolo favore che le ho chiesto quasi un anno fa o se mi ha visto nelle visualizzazioni delle sue stories due giorni fa, in ogni caso è stata molto carina. E io sono stata rapida nel risponderle, non ho avuto paura, sono stata lucida, perché avevo immaginato questo momento un casino di volte. Sapevo anche già che fare. Ho contattato le ragazze con cui gestisco il fanclub di Noemi e mi hanno aiutato nel compito che mi era stato affidato: spargere la voce. Perché Sere parlava con un sacco di gente e Kiara non conosceva tutti. Io mai più nella vita voglio essere la persona che scrive alla gente per annunciare una morte. Mi serve un segretario. Comunque l’ho fatto, e mentre Alessandra mandava vocal in lacrime, io sono rimasta professionale, mi tremavano solo un po’ le mani.
Mi tremavano le mani anche quando nel 2013 Serena passò davanti a me e a mio padre seduti a un bar di Giffoni. Lui mi chiese come si chiamava questa mia amica perché voleva chiamarla e chiederle come aveva iniziato la sua carriera da giornalista perché io dovevo seguire le sue orme. Mi vergognavo. Lei per fortuna non sentì il richiamo di mio padre e passò oltre velocemente. Ma il 24 luglio di quell’anno io decisi che volevo essere come Serena, che volevo fare quello che faceva lei. Dodici mesi più tardi lo facevo davvero. Il giorno in cui ho capito qualcosa in più sul mio futuro grazie a lei era lo stesso giorno in cui Naya Rivera è stata ospite al Giffoni. Se tanto mi dà tanto, la prossima a morire sono io… Anche se con i Cereali Sottomarca oggi abbiamo parlato di testamenti biologici e di ceneri ma con loro anche certi discorsi di merda diventano divertenti. Comunque lasciando da parte considerazioni macabre che non dovrei fare (ma che, data la situazione ridicola, mi escono spontanee), quello è stato anche il giorno in cui ho incontrato Levante per la prima volta. E lei, per fortuna, sta per dare alla luce una bambina. Mi piacerebbe pensare che tutto si compensa così, sono le leggi dell’Universo e così via, ma al momento mi sembra lo stesso che il mondo faccia schifo.
Ho passato due giornate di merda perché ho fatto crashare il mio sito (nb: ho fatto il backup e conosco almeno 5 informatici che possono farmi il lavoro gratis, ma mi sono comunque preoccupata in modo allucinante) ed ero pronta a pensare che adesso le cose dovevano migliorare per forza. Che non mi sarei più svegliata nel cuore della notte pensando al fatto di aver buttato nel cesso gli ultimi 5 anni della mia vita regalati a quella piattaforma. Che le cose si sarebbero sistemate. Perché non può piovere per sempre e stronzate varie. E invece ecco come ho vissuto una giornata ancora più di merda. Il sito me lo aggiusta Attilio, quando troverà un’ora di tempo per fare un favore a me nonostante debba lavorare. Tutto il resto, però, non si può sistemare.
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supergaietta · 2 years
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Non sono mai stata a un concerto di Michele Br/vi. Negli ultimi anni l’ho incontrato solo una volta: erano circa le 4 di mattina e uscivo da un after party sanremese a cui neanche sapevo partecipasse. Quando l’ho visto allontanarsi l’ho fermato per un braccio e gli ho detto “Ciao”, lui ha ricambiato allo stesso modo. Mi era sembrato abbastanza entusiasta, per quanto si possa essere attivi alle 4 di mattina dopo un festino, ma non so se mi ha guardato davvero o se è stato solamente cortese. 
Quando ho conosciuto Michele era circa il 2009, eravamo iscritti allo stesso fanclub e ci incrociavamo agli eventi di N/emi. Non ci siamo mai parlati più di tanto dal vivo, non che io ricordi almeno, ma mi contattava spesso. Era strano perché mi scriveva “Ciao”, io rispondevo e poi lui non replicava più. Io ero troppo snob e troppo disadattata per instaurare una qualsiasi conversazione che non partisse da lui. Leggeva il mio blog, a volte mi chiedeva cose e me ne raccontava altre. Io ascoltavo e rispondevo sempre, senza particolari guizzi. 
I concerti di Michele Br/vi mi hanno sempre incuriosito ma mi sono sempre opposta perché mi vergognavo. Non ci sono mai andata anche quando volevo. Pensavo che se lo avessi incontrato o se i nostri sguardi si fossero incrociati anche solo per un istante sarebbe stato imbarazzante. Perché non so se si ricorda di me, perché le mie reazioni sono sempre e comunque sbagliate, perché dico sempre cose strane e sono strana. Palesarmi come Gaia dell’/rca? Strano. Fingermi un’estranea? Strano.  
Ma il problema è proprio questo. Ogni volta che penso a lui, io ci rivedo sotto al palco di Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze, durante il soundcheck del RossoNo/mi Tour e in mille altri posti, mille altri teatri. Io mi ricordo che eravamo uguali, entrambi disagiati, entrambi per i fatti nostri ma insieme. E adesso? Guarda cosa siamo diventati. Lui è cambiato, è cresciuto, è passato dall’essere Michele Guds a Michele Br/vi, ha vissuto un sacco di cose inimmaginabili. E io? Io sono sempre quella strana. Io non sono cambiata neanche un millesimo da quella che ero. Sono sempre sbagliata. E questo confronto, questo guardare ai vecchi tempi che per me continuano a corrispondere a un infinito presente, è questo quello che mi ha impedito di godere davvero della sua musica live. 
E proprio adesso che avevo deciso di uscire da questo loop, le cose sono andate male lo stesso. Tutto quello che pensavo continua a rimbombare nella mia testa, credevo solo che in un’occasione del genere - tra pandemia & co. - di sicuro i nostri sguardi non si sarebbero incrociati né ci saremmo incontrati e quindi potevo andare a un suo concerto senza farmi notare né da lui né da nessuno. E invece non ci andrò. Il motivo? Sempre quello. Il mio essere rimasta ferma lì, sotto quel palco del tour di RossoNo/mi, e non essermi mossa mai più neanche di un millimetro. Continuo a fare gli stessi errori e continuo a fidarmi di quelle persone che continuano a fare gli stessi errori. Quando imparerò? 
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supergaietta · 3 years
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Quanto dura un abbraccio?
Io non abbraccio più nessuno. Insomma, ho pensato che non è certo obbligatorio ed è meglio non farlo, di questi tempi; se è una cosa che si può tranquillamente evitare, perché provarci lo stesso? Possiamo vivere anche senza. Ovviamente mi sbagliavo. 
Perché a volte anche quando provo a trattenermi c’è una forza irresistibile che mi spinge verso l’altra persona e questo mi ha fatto pensare a quanto è straordinario essere umani. Una condizione che cerco sempre di allontanare da me, ma anche se non voglio ammetterlo appartengo anche io a questa specie. 
E ho pensato anche a quanto sono incredibili gli abbracci. Perché, soprattutto in questo periodo, i momenti imbarazzanti quando si tratta di salutare qualcuno sono triplicati. Pugnetto, gomitata, stretta di mano, saluto con i baci, un semplice “ciao” detto a voce, altro? E ci si ritrova sempre a vivere quegli attimi tremendi in cui non si sa cosa fare e si sbaglia sempre qualcosa. 
Gli abbracci invece sono perfetti, specialmente se ci si affida alla persona giusta. Perché in effetti come facciamo a sapere quanto dura un abbraccio? Come facciamo a sapere quanto stringere e in che posizione stare di preciso? Come facciamo a sapere dove mettere le braccia e la testa? Eppure ci esce così naturale. Non abbiamo bisogno di un manuale d’istruzioni, sappiamo farlo da sempre. Nella categoria di azioni che fanno già parte di noi ce ne sono tantissime altre ma forse gli abbracci potrebbero davvero essere la mia cosa preferita. Mi sento al posto giusto. Sono al sicuro, protetta, calma, rilassata. Posso lasciarmi andare. Va tutto bene. 
Secondo me, un abbraccio può durare anche per sempre. 
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supergaietta · 3 years
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!
Squid Game ha troppo successo !!! 
Buoni consigli / Altri buoni consigli 
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supergaietta · 3 years
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411
Il 9 luglio di 15 anni fa l’Italia vinceva i Mondiali. Ero a Santa Maria di Castellabate con la mia famiglia. Ovviamente tutti al ristorante a vedere la partita e ancora più ovviamente io ero contrariata perché non me n’è mai fregato niente. Quando abbiamo vinto, si sono tutti buttati vestiti in piscina (tranne me). Il 9 luglio di quest’anno, invece, è uscita Zaccardo di Mm. Finalmente ho un motivo valido per festeggiare anche io questa giornata. 
Ma la data che dovrebbe essere eletta festa nazionale è l’11 luglio. Per me la vera festa da un po’ di tempo è questa. L’11 luglio di 12 anni fa vedevo per la prima volta Noemi dal vivo con le mie due migliori amiche (e il ragazzo di una di loro). E siamo ancora tutti qui. Io, Noemi, le mie amiche (Giovanni no, ma in compenso ora lei è fidanzata con un altro Giovanni). Conservo sempre i vestiti che indossavo allora e mi stanno ancora. Da un certo punto di vista è come se fossi rimasta lì, alla Festa della Pizza a Mercatello. 
L’11 luglio è anche il compleanno di Achille Lauro. E di Martina Attili. E di chissà chi altro. 
Mm è stato il 411esimo follower dell’account Instagram del mio sito. Proprio quando pensavo che io nella vita mi sono ritrovata a condividere per gli altri canzoni, illustrazioni, podcast, persino post di Legambiente Parma senza mai chiedere in cambio neanche un cazzo di like a nulla né niente di simile. Mi è sembrato un segno. Poi sono tornata sul mio account e ho notato che ho 411 seguaci pure io. Amo questa sincronia. A volte vorrei che certe cose perfette rimanessero esattamente così come sono. 
Mentre scrivevo è scoccata la mezzanotte. È l’11 luglio, tra 20 giorni Noemi sarà di nuovo a Salerno, c’è un vento fresco e qualcuno sta sparando i botti in lontananza (scherzavo quando dicevo che doveva essere festa nazionale, però grazie). 
Ho aperto un altro blog perché non volevo che le persone mi leggessero. Oggi sono tornata qui e ho voglia di festeggiare. 
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supergaietta · 3 years
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Non è vero che sono innamorata di Marco. Lo detesto, che è ben diverso. Lo detesto perché in tutto questo tempo non ho ricevuto da lui l'attenzione che speravo di meritare. L'ho difeso con me e con gli altri, con tutti quelli che prima di me avevano visto la sincerità che gli mancava. L'ho capito e perdonato per l'assenza. Ho scoperto che aveva preso un volo per andare dall'altra parte del mondo senza dirmi nulla. Uno dei viaggi che sognava da tanto tempo era finalmente diventato realtà, e lui non me ne aveva parlato. Non un accenno di entusiasmo, non il desiderio di darmi la notizia. Faceva così, mi nascondeva tutte le cose belle, da sempre, come se condividerle con me potesse rubargli la magia. Ho scoperto della sua partenza attraverso il merdosissimo display luminoso del mio cellulare, perché, evidentemente, io e gli estranei che lo seguivano avevamo lo stesso diritto di prelazione. (...) Io, innamorata? Tutt'al più imbarazzata, per lui.
EQCNM
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