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#valzer sentimentale
ezioauditore-s · 3 months
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when a fix hasn't been updated in 8 yrs truly gives his hardest battles to his strongest soldiers
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tendebill · 1 year
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uhhh umm,, uh,,, yea
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ngl im very proud of this. halfway thru i realized it could be very easily turned into valzer sentimentale fanart so obviously i took that opportunity xd (hope u like it @nebulacrum <3)
also i included a version with no flowers cuz idk how i feel about them. im not too good at drawin flowers and i am too tired to try and draw them again
other than that i am insane over him <3
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Romanzi, racconti e storie da vedere sullo schermo
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Riprende la rubrica di consigli di lettura (e non solo): una piccola selezione da opere recenti o appena ristampate, insieme a uno sguardo sul passato.
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Tra i numerosi gialli pubblicati (è proprio un periodo fortunato per questo colore), vogliamo ricordarne alcuni.
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Dopo Flora, Alessandro Robecchi è da poco uscito con l’ultima avventura della banda Sistemi Integrati, capitanata dal seducente Carlo Monterossi (magnificamente interpretato da Fabrizio Bentivoglio nella serie televisiva): Una piccola questione di cuore. L’amore a tutti i livelli, romantico o autodistruttivo, è il vero protagonista di questa detective story: Si insinua tra i poliziotti incaricati delle indagini, coinvolge grandi boss della mala, normalmente privi di sentimenti umani, giovani intellettuali della Milano bene, irresistibili femmes fatales. Robecchi è sempre maestro nel gestire la tensione e nel mantenere viva l’attenzione del lettore fino all’ultima riga. 
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Accattivante fin dal titolo, Sono felice, dove ho sbagliato?, l’ultima attesissima fatica di Diego De Silva ci propone di nuovo l’ironico avvocato ‘d’insuccesso’ Vincenzo Malinconico, ormai alla sesta causa persa, almeno letterariamente parlando. La novità assoluta è che da questi thriller forensi la Rai ha tratto una fiction in cui il protagonista è interpretato da Massimiliano Gallo, che abbiamo avuto il piacere di ammirare come marito di Imma Tataranni nella serie omonima creata da Mariolina Venezia. In questo caso Malinconico difende gli indifendibili diritti di un gruppo, coalizzato in una class action, di Impantanati che pretendono di intentare causa in nome del loro amore perduto. Se questo fosse possibile, non basterebbero tutti i tribunali del mondo per ospitare i processi di chi si sente defraudato in campo sentimentale, eppure il Nostro, tenendo fede al suo profilo di soggetto atipico e difficile da inquadrare, si sobbarca l’immane impresa. “Fra risate, battibecchi, colpi di scena e ordinarie drammaturgie familiari, Malinconico riuscirà ad articolare una stralunata difesa”. 
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Anche per la tassista-detective Debora Camilli, che alla sua quarta avventura si è ormai guadagnata l’affetto di molti lettori, è in preparazione una fiction televisiva. Uscita dalla penna esperta di Nora Venturini, regista teatrale, sceneggiatrice e scrittrice (nonché moglie del fascinoso Giulio Scarpati), la giovane, intraprendente protagonista, che non ha potuto realizzare il sogno di entrare in polizia, ma conserva lo spirito del piedipiatti, pare destinata a trovarsi coinvolta in misteriosi omicidi: un po’ come la profezia che si auto-adempie… Dopo L’ora di punta, Lupo mangia cane e Buio in sala, è appena uscito Paesaggio con ombre, dove lo sfondo è quello incantatore del Lungotevere Flaminio, dalle cui acque è stato ripescato un cadavere privo di documenti. Anche in questa puntata la strana coppia composta da Camilla e dall’anti-divo commissario capo Edoardo Raggio porterà felicemente a termine il caso. 
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Passando alla narrativa, La grande Zelda (2022) di Pier Luigi Razzano non è una biografia, ma un romanzo, in cui la protagonista racconta in prima persona la sua storia: un ritratto che ci svela la sua complessa personalità, la creatività messa in ombra dal successo del celebre marito, le passioni trascurate (il ballo, la scrittura, la pittura). Delle opere (lettere, racconti composti a quattro mani insieme al marito e il romanzo Lasciami l’ultimo valzer) potete trovare ampia scelta nel nostro catalogo. Ricordiamo anche che la “piccola compagnia della magnolia” presenterà, per il 28-29-30 ottobre, uno spettacolo sulla straordinaria figura di Zelda Fitzgerald (Teatro Linguaggicreativi). 
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Per par condicio, avendo parlato di Zelda, non possiamo trascurare il suo augusto consorte citando i Racconti dell’età del jazz, ambientati nei Roaring Twenties, i Ruggenti Anni Venti che, secondo Fernanda Pivano, furono “il decennio di tutte le proteste e di tutte le rivolte, delle utopie più ottimistiche e delle delusioni più spietate”. Di queste undici short stories, che potrebbero essere usate come modello per gli studenti dei corsi di scrittura, ricordiamo Il curioso caso di Benjamin Button, da cui è stato tratto un film; Il diamante grosso come il Ritz, racconto grottesco e simbolico di denuncia sociale; il suggestivo e notturno Tarquinio di Cheapside, da cui stralciamo questo paragrafo:
Non era roba per la ronda: quella notte Satana era in libertà, e a Satana somigliava l’uomo che si intravedeva per primo davanti, calcagno sul cancello, ginocchio sopra la recinzione. Era anche evidente che il nemico si aggirava vicino a casa, o almeno in quella zona di Londra consacrata ai suoi desideri più volgari, perché la via si restringeva come una strada in un quadro e le case si serravano sempre di più le une sulle altre, chiudendosi in un’imboscata naturale adatta al delitto e alla sua teatrale sorella, la morte violenta.
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Piccoli capolavori sono gli inediti pubblicati nel 2017 in Per te morirei: diciotto racconti, presentati ognuno da un breve cappello che ne ripercorre le vicissitudini editoriali. Contengono tutta l’America di Fitzgerald: la guerra civile, l’amata New York, il mondo del cinema e quello dell’editoria (su questo argomento il racconto d’apertura Il «pagherò» è davvero esilarante), l’ambiente dei ricchi qual era – e non è più stato – negli anni Venti e quello dei poveri della Grande Depressione. Il tutto in uno stile unico, incisivo, scattante, con calibratissime, sorprendenti, ironiche metafore. Pura maestria letteraria. 
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Vogliamo ricordare brevemente Gianni Celati, che ci ha lasciato all’inizio di quest’anno: grande scrittore, critico, traduttore (da segnalare la sua versione dell’Ulisse di Joyce, del 2013), professore di Letteratura anglo-americana (tra i suoi allievi Pier Vittorio Tondelli), nonché appassionato viaggiatore (durante il suo lungo soggiorno in Tunisia imparò la lingua araba). Il testo che consigliamo è quello dei Meridiani di Mondadori, Romanzi, cronache e racconti, che offre un ampio spettro dei suoi lavori e una vasta possibilità di scelta. I lettori lombardi (Celati era nato a Sondrio) riconosceranno nel suo stile lento e pacato, nelle descrizioni di paesaggi, nei diari di viaggio il familiare aspetto della pianura padana, come nella raccolta Narratori delle pianure, che spesso riporta storie tramandate oralmente, ammantate di uno stralunato stile fiabesco: si va dalla vicenda del radioamatore di Gallarate che si reca in una sperduta isola della Scozia (L’isola in mezzo all’Atlantico), alla ragazza giapponese del racconto omonimo che non può vivere senza consultare ogni settimana il suo signist o consigliere zodiacale, al barbiere con problemi esistenziali (Vivenza d’un barbiere dopo la morte). Scrittore che sa accontentare tutti i gusti, un vero “classico contemporaneo” secondo la definizione di Marco Belpoliti.
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Facendo un passo indietro nel tempo, un best seller ingiustamente dimenticato è Il verdetto, di Barry Reed (1980), da cui Sidney Lumet ha tratto nel 1982 un favoloso film con Paul Newman, Charlotte Rampling e James Mason. Si tratta di un legal drama (l’autore era egli stesso avvocato), che ricorda altre storie del genere (come quelle raccontate nei film La giuria, Erin Brockovich, Rain man), che descrivono la resistenza folle e disperata di piccoli onesti individui in lotta contro enti potenti (grandi compagnie di assicurazione, grandi studi legali, grandi aziende), armati soltanto della più ostinata cocciutaggine e della forza derivata da un profondo senso di giustizia. Una raccomandazione: fate attenzione, se lo leggete sui mezzi, perché ne sarete così coinvolti da rischiare di mancare la vostra fermata! 
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Agli amanti del pantagruelico investigatore Nero Wolfe proponiamo, nel caso in cui a qualche fortunato fosse sfuggito, Champagne per uno, un giallo spumeggiante per alleggerire lo spirito dei nostri affezionati lettori in questi tempi agitati. Se una donna dalla psiche palesemente fragile, che viaggia con una fiala di cianuro nella borsetta e proclama a gran voce di essere stanca di vivere, muore all’improvviso dopo aver bevuto una coppa di champagne, nessuno si sogna neppure lontanamente di sospettare un omicidio. Nessuno tranne il sagace Archie Goodwin e il suo ‘planisferico’ datore di lavoro. Una lettura d’evasione, ma di eccellente fattura.
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Ancora per gli amanti del giallo classico, è appena stata pubblicata una corposa edizione dei racconti e dei radiodrammi di Ellery Queen a cura di Carlo Lucarelli. Il volume non ha pretesa di esaustività, obiettivo quasi impossibile data la vastità della produzione del dinamico duo di cugini, ma nutre l’ambizione di aver raggiunto il massimo livello di ampiezza possibile (c’è anche un racconto che non era mai stato pubblicato in Italia). Gli unici gialli che si rivolgono direttamente al lettore, per sfidarlo a svelare il mistero, dopo che gli sono stati forniti tutti gli elementi chiave per poterlo dipanare: così faceva anche il mitico Jim Hutton (padre del talentuoso Timothy, che ha interpretato anche Archie Goodwin, forse in competizione con il padre) nella favolosa serie degli anni Settanta.
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amusicalweb · 4 months
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Chopin, a prescindere dal suo stile pianistico scrisse brani di musica da camera e canzoni su testi polacchi ispirati alla nazione.Le sue Ballate strumentali furono capaci di apportare innovazioni e modifiche alla forma della sonata per pianoforte. Il suo legame sentimentale legato alle donne spinse poi il musicista a scrivere melodie romantiche eccellenti. il Valzer op. 69 n. 2 in Si minore, composizione pianistica, da me elaborato per violoncello e piano per la prima volta, fu scritto in età giovanile nel 1829 all’età di 19 anni e pubblicato nel 1852.
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weirdesplinder · 1 year
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Lista di romance con protagonisti vedovi - seconda parte
A grande richiesta ritorna una nuova lista di romance con protagonisti vedovi, non vi è bastata una lista volevate altri titoli, e perciò eccoli qui. E stavolta on mi sono censurata ve ho incluso anche romanzi di Mary Balogh che a mio avviso è quasi specilaizzata in protagonisti vedovi.
Enjoy!
- Il celebre libertino (The Notorious Rake) di Mary Balogh
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Trama:  Lord Edmund Waite rappresenta tutto ciò che Lady Mary Gregg ha sempre disprezzato in un uomo. Edmund è uno scandaloso libertino ed il truffatore più ricco e famoso del regno.  Ma l'intellettuale e rispettabilissima Lady Mary non può certo rappresentare una tentazione per un libertino incallito come Edmund. È con grande preoccupazione, quindi, che Mary si accorge di essere diventata l'oggetto del desiderio di Lord Waite e, peggio ancora, di esserne a sua volta attratta...
La mia opinione: molto piacevoe senza dubbio il mio preferito della serie Waite. Non è uno dei miei romanzi top di Mary Balogh solo perchè ha scritto talmente tanti altri capolavori che questo pur essendo bello finisce più in fondo.
- Un posto per l’amore (The Trysting place) di Mary Balogh
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Trama: Felicity Wren si era dovuta sposare con un uomo che non amava. Ora che è vedova, è determinata a dare una svolta alla sua vita sentimentale e a trovare finalmente qualcuno che le faccia assaporare la vita… qualcuno come l'affascinante Lord Waite, magari. Ma per ragiungere il suo scopo finisce per chiedere aiuto a Tom Russell, suo vecchio amico d'infanzia, senza immaginare che forse è proprio lui l'uomo che ha sempre sognato incontrare…
La mia opinione: classica trama in stile La regola dell’amico....Anche qui l’amico dovrà sudare sette camicie per farsi notare poverino.
- La melodia del cuore (Silent melody) di Mary Balogh
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Trama: Lady Emily è splendida e sordomuta. Solo l'amico d'infanzia Ashley Kendrick è riuscito a entrare nel suo mondo di silenzio e nel suo cuore. Poi il giovane parte per l'India. Dopo sette anni di lontananza è l'amore per Emily ad aiutarlo a chiudere con un passato doloroso. Ma sarà abbastanza forte perchè le parole celate nel cuore dell'amata possano arrivare alle sue labbra?
La mia opinione: Al centro del romanzo c’è più la disabilità di lei come tema, ma anche l’esperienza matrimoniale di lui è molto importante poichè lo ha segnato profondamente e tra i due nonostante i suoi problemi è lei la più ottimista e aperta alla vita. E anche qui i due da piccoli erano amici.
- Il vento del passato (Tempting Harriett) di Mary Balogh
Serie Gli amori dei Sullivan
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Trama: Sono trascorsi sei anni da quando Harriet ha rifiutato il duca di Tenby, e nel frattempo sono accadute tante cose: il suo matrimonio con un ricco gentiluomo, la nascita di sua figlia e, infine, la morte del marito.Eppure, quando a Londra Harriet e Tenby si rivedono, il tempo sembra non essere passato, e prima di rendersene conto la passione li ha già travolti. Ma se il passato per gli amanti non conta, a qualcuno importa, e molto: la vecchia duchessa si oppone tenacemente al loro matrimonio. Qualche “angelo custode”, tuttavia, veglia sul loro amore…
La mia opinione: lo ammetto io amo molto di più i primi due romanzi della serie Sullivan (Courting Julia e Ballando con Clara) li trovo più coinvolgenti e più belli, ma anche questo è molto piacevole, sono gusti personali, la trama qui non mi ha mai detto molto, per questo ha sempre risentito poverino del confronto con i suoi predecessori.
- L'ultimo valzer (The last waltz) di Mary Balogh
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Trama: Lady Christina non ha mai realmente amato il defunto marito, eppure ha accettato il suo modo di pensare, rigido e puritano. Almeno fino a quando il passato ritorna nella persona di Gerard Percy. Un tempo le aveva offerto il proprio cuore e lei lo aveva rifiutato nel nome di ipocrite convenzioni, nella ricerca, imposta più che davvero sentita, di un futuro di agi. Ma ora Gerard non è solo l’uomo più ricco della zona, è anche il partito più affascinante. Sarà in grado Christina di non commettere il medesimo errore per la seconda volta? La mia opinione: Trama tipica del romance, la seconda possibilità per due amanti. Mary Balogh è talmente brava che anche se il tema sa di già sentito leggerla è un piacere.
- Una dolce vendetta (Christmas beau) di Mary Balogh
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Trama: Judith e Max, il marchese di Denbigh, sono stati fidanzati, ma lui ha interrotto la relazione travolta dalla passione per un altro uomo. Ora che Judith è una giovanissima vedova con due figli, dopo un matrimonio infelice, Max h l’occasione per vendicarsi, seducendola ed abbandonandolo, per farlo soffrire come ha sofferto lui. Ma il desiderio di vendetta si trasforma a poco a poco in un sentimento che Max pensava di non provare mai più…
La mia opinione: per la serie tenere il broncio non serve a nulla, o covare vendetta non serve a nulla, qui nel modo più classico il piano di vendttta di Max gli si ritorcerà contro, ma in fondo non sarà un male. Anche perchè quello che credeva essere diventato odio in realtà era rimasto sempre amore. Come si dice la linea tra odio e maore è teribilmente sottile a volte.
- Magia d’amore (A Certain Magic) di Mary Balogh
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Trama: La deliziosa, giovane Alice Penhallow e l’affascinante Piers Westhaven, futuro lord Berringer, entrambi vedovi senza figli, sono amici fin dall’infanzia. Piers è per Alice un compagno divertente, Alice è per Piers una confidente preziosa, soprattutto ora che sta cercando nuovamente moglie. Alice è felice di elargire consigli sulla giovanissima, ma estremamente voluttuosa, Cassandra Borden, sulla quale è caduta la scelta dell’uomo. Ed è solo quando Piers sta per fare la sua proposta che Alice si rende conto di provare per lui qualcosa di più dell’affetto, di desiderarlo in modi che vanno ben oltre il decoro, a un passo dallo scandalo…
La mia opinione: torna il tema La regola dell’amico pure in questo romanzo, stavolta è lei che da amica vuole diventare qulacosa di più, ma per farsi vedere da lui sotto quella luce dovrà penare.
- Maliziose intenzioni di Elizabeth Hoyt
Questo libro fa parte della Serie Maiden Lane, e in molti libri della serie sia i protagonisti maschi che le protagoniste femmine sono vedovi o vedove.
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Trama: Lazarus Huntington, lord Caire, è deciso a dare la caccia al feroce assassino che si aggira nei bassifondi di St Giles e che ha ucciso la sua amante. Ma per scovarlo ha bisogno dell’aiuto di Temperance Dews, vedova e direttrice di un orfanotrofio, che conosce quella zona come le proprie tasche. Poiché ha bisogno di fondi, la donna stringe un accordo con Lazarus: gli farà da guida in cambio del suo impegno a individuare un benefattore per i suoi trovatelli. Si tratta di un patto d’affari, tuttavia fra i due scaturisce un’attrazione potente. Dai bordelli ai saloni di Mayfair, e alle insidie dei vicoli bui, ogni passo li avvicinerà a una rete mortale, e sempre più alla passione...
La mia opinione: questo romanzo e questa serie sono sicuramente molto adatte se amate i gialli, le indagini, l’azione, unite ai sentimenti e scene molto sensuali.
- Nella stanza del Duca di  Stacy Reid
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Trama: Pur di sottrarsi al fidanzamento combinato dal padre con un ricco conte degenerato e violento, Adeline ha messo a punto un piano ben preciso con l'amica Evie: durante una festa, si intrufolerà nella stanza del signor Atwood, il giovane che lei desidera, e si farà sorprendere con lui dalla padrona di casa! Ma Evie decide di sacrificare l'amica a suo vantaggio e la indirizza verso la camera di Edmond, vedovo e duca di Wolverton, che l'ha chiesta in sposa. Quando scoppierà lo scandalo, ogni cosa precipiterà e il burrascoso incontro tra Adeline e Edmond si tradurrà in un matrimonio riparatore, finché il caso e il potere della seduzione…
La mia opinione: Stacy Reid in generale non è tra le mie autrici preferite, è giovane e molto moderna sia nello stile che nelle sue trame. E secondo il mio gusto il suo stule a volte non è adatto a certi temi classici del romance. Ma questo è forse uno dei suoi lavori migliori dove la sua scrittura moderna stride meno perchè c’è abbastanza ironia nella trama. Siete avvisati che ci sono anche scene molto sensuali.
- Per amore del Duca, di Christi Caldwell
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Trama: Dopo la tragica morte di sua moglie, Jasper, l’ottavo duca di Bainbridge, si è sepolto tra le fredde mura della sua casa, il castello di Blackwood. Quando viene persuaso a uscire dall’esilio che si è auto-imposto per partecipare ai divertimenti della Fiera del Gelo, la sua vita cambia irrimediabilmente dopo il fatale incontro con lady Katherine Adamson. Con i suoi riccioli castani e gli stupidi vestiti coi volant, lady Katherine Adamson ha il carnet di ballo vuoto da due stagioni. Dopo la morte di sua padre, Katherine ha imparato che gli uomini sono inaffidabili ed è decisa a non dipendere da nessuno eccetto se stessa. Finché non incontra Jasper… Nel tentativo disperato di evitare un matrimonio combinato dalla sua famiglia, Katherine fa una proposta sbalorditiva al duca di Bainbridge… Una proposta che lui accetta.  Solo che, quando comincia ad amare Jasper, Katherine scopre che l’accordo preso non le basta. E tocca a Jasper decidere se è più importante proteggere il proprio cuore o lottare per l’amore di Katherine.
La mia opinione:anche in questo caso lo stile moderno di questa autrice secondo me spesso stride nel genere romance e nopn la amo molto, inoltre le sue trame sono molto semplici e molto irrealistiche. Qui l’atmosfera è in parte da fiaba di Natlae tipo. Quindi se vi piace il genere, e i romanzi estremamente semplici quasi ovvi, provatela, se invece aspirate a qualcosa di più lasciate stare.Sullo stesso tema c’è di meglio. Preò volevo citare aperchè è una delle nuove voci del romance.
- Una scuola nella prateria (Years) di LaVyrle Spencer
https://amzn.to/3vsu1fZ
Trama: Linnea, giovane maestra elementare, all'apparenza esile e delicata, è invece forte, decisa e coraggiosa. Parte per Alamo dove insegnerà in una scuola nella prateria e sarà ospitata da una famiglia del paese, i Westgaard. L'arrivo della bella maestrina, la sua vivacità, il suo entusiasmo portano una ventata di giovinezza e di allegria.
Theodore, 34 anni, fisico atletico e forte, è vedovo con un figlio già adolescente. Primogenito dei Westgaard, una numerosa famiglia di agricoltori, è onesto, semplice e leale. Pur essendo fortemente attratto da Linnea, cerca in tutti i modi di reagire ai propri sentimenti ripetendosi che sarebbe follia rivelare l'amore che sta provando per una donna molto più giovane di lui.
Un uomo e una donna del Nord Dakota, lontani per età e cultura, mentre in Europa si combatte la Prima Guerra Mondiale, vengono travolti da eventi destinati a cambiare il volto del mondo e da un sentimento forte e generoso che li terrà uniti per tutta la vita.
La mia opinione: Se amo The gamble per i dialoghi, e Forgiving per la trama e la storia dei protagonisti, sicuramente amo Years per i personaggi veramente approfonditi in modo magistrale. Mentre leggevo mi sembarva di vivere con loro e conoscerli da sempre. Qui non ci sono scontri o avventure, è una semplice storia d’amore, che però di semplice non ha nulla. La protagonista mi ha ricordato Anna dai capelli rossi da adulta. Un libro toccante e totalmente realistico che racconta le tragedie quotidiane di un agrande famiglia e l’amore di coppia che sboccerà e durerà nonostante le avversità. toccante.
Nota: tutti i romanzi della Specer sono molto casti, questo forse è l’unico che ha un livello di sensualità leggermente più alto, insieme a Forgiving, ma molto leggermente.
- Giorni di gloria (Morning Glory) di LaVyrle Spencer
https://amzn.to/2Zsy5hb
Trama: Elly, vedova con due figli e in attesa di un terzo, è una donna forte e coraggiosa, ma tutti la considerano pazza a causa della sua ritrosia, conseguenza di una terribile infanzia. Figlia illegittima, è stata tenuta dai nonni, fanatici religiosi, rinchiusa in casa per anni e anni. Will, attraente, onesto, intelligente e gran lavoratore, ha avuto una vita difficile. A Whitney, una cittadina della Georgia, spera di gettarsi alle spalle il passato. E’ rimasto orfano piccolissimo ed è convinto che nessuno potrà mai amarlo davvero. Un uomo e una donna, con i quali la vita non è stata generosa, portano con sé ricordi angosciosi, timori e insicurezze che sembrano offuscare la serenità della loro unione. L'amore che nutrono l'uno per l'altro, però, è talmente forte che li aiuterà a superare ogni difficoltà.
La mia opinione: questo è un poco struggente per il passato dei protagonisti, ma poi è semplicemente romantico (ma con una vena malinconica) perchè non puoi non fare il tifo per loro. Certo non è la trama più innovativa di questo mondo. Avrò letto almeno dieci romance simili ambientati nell’America di inizi 1900, ma questo è scritto molto ma molto bene.
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lady-sapphire · 2 years
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For the asks! 3, 18, and 23? 👀
Uhhh, thank you so much chaos! 3. What was the last book that you got so absorbed in that you couldn’t put it down?
Uh, that's hard. Because of my mental illness, I stopped reading books years ago. I am just not able to do it. But I've had read some (very) long fic's on AO3, if that counts. - Valzer Sentimentale by @nebulacrum (Assassin's Creed) - Educating the Commander by @kemvee (Dragon Age: Inquisition) - Upgraded by BatsuGames (Vampire: The Masquerade - Bloodlines) And of course a lot of your Geralt/Jaskier fic's, my dear! :D
(Oh, and maybe the first book of The Song of Ice and Fire series...) 18. Which do you like more, a great book or a great movie?
I love good stories. So, the medium is quite irrelevant to me. Currently, movies a more accessible for me but I have always and will always love books, no matter what. The problem is, watching the movie because it's more accessible doesn't mean I like the movie or that it's good. So maybe, I prefer the book, I think. 23. You can have one superpower – and only one. What is it, and why did you pick it?
Invisibility. I have been the victim of bullying almost my whole life, so yeah... Or turning into an animal. I envy cats tbh. Sitting in a box and being happy about sitting in this box. Fantastic life choices 10/10
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wdonnait · 4 years
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Sigfrido Ranucci : biografia del giorlista romano
Nuovo post pubblicato su https://www.wdonna.it/sigfrido-ranucci-biografia-del-giorlista-romano/110583?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=110583
Sigfrido Ranucci : biografia del giorlista romano
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Sigfrido Ranucci è un noto giornalista, conduttore e autore televisivo.
Nato a Roma il 24 agosto del 1961, Ranucci è una delle presenze più importanti nel mondo della Rai. Il suo debutto avvenne durante la fine degli anni ’80 per il E’ tg di Rai 3, occupandosi di varie tematiche, in particolar modo sport, cronaca ed attualità.
Non molto dopo, collaborò per Anni azzurri (programma di Claudio Ferretti) ma anche per Tg3 Primo Piano, Rai International, Rai News e Rai nei Balcani. Con l’arrivo del nuovo millennio, Sigfrido Ranucci divenne inviato per gli attentati terroristici di New York (nel 2001) ma anche per una serie di inchieste, riguardanti l’utilizzo illecito di armi, mafia e tanto altro ancora.
Successivamente, fu scelto per documentare le vicende legate allo tsunami e maremoto che colpì l’Oceano Indiano nel 2004. Il suo talento da giornalista non passò di certo inosservato: proprio per tale motivo, divenne conduttore del programma Report, insieme a Milena Gabanelli.
Ma non è tutto. Con la giornalista televisiva, Ranucci si è occupato anche della stesura di un libro legato alla storia del mancato smaltimento dei rifiuti pericolosi: “Ecofollie”.  Molto presto, divenne autore di un altro libro, chiamato “Il patto. Da Ciancimino a Dell’Utri”, riguardante la trattativa tra Stato e mafia.
Nel 2011 il noto giornalista romano intraprese una collaborazione con Il Corriere della Sera. L’anno seguente invece, ideò il programma Off the Report e nel 2017 tornò alla conduzione di Report, senza la Gabanelli.
Sigfrido Ranucci e Vincenzo De Luca
Nel corso delle ultime ore, Report (il programma di Sigfrido Ranucci) è stato protagonista di numerose critiche.
Esse arrivano da parte di Vincenzo De Luca. Nello specifico, si tratterebbero di frecciatine nei confronti dell’inviato FedericoRuffo. Secondo il governatore della regione Campania:
“Noi siamo stati destinatari di una elegante campagna di aggressione mediatica che dura da un mese. Avremmo dovuto perdere tempo a fare una decina di querele per diffamazione, ma non avevamo tempo da perdere. Ho visto che è venuto da lei un suo collega dal nome nibelungico, diciamo.
Uno dei suoi collaboratori ha detto qualche mese fa che l’ASL Napoli 1 era stata commissariata per infiltrazione camorristica: era un falso clamoroso! Volevo domandare a quel signore se quel giornalista sia stato licenziato o meno”. (Fonte Il Giornale).
Queste parole, pronunciate alla trasmissione di Fabio Fazio “Che tempo che fa”, hanno lasciato il conduttore un po’ spiazzato. Di conseguenza, non c’è stata una reazione particolare da parte sua. Allo stesso tempo però, c’è chi ha voluto rispondere immediatamente alle pesanti accuse di De Luca: ad esempio, il membro del Consiglio di amministrazione della Rai, RiccardoLaganà.
Egli non ha accettato le insinuazioni del governatore campano, replicando che non può di certo permettersi di criticare Report e il lavoro svolto dagli inviati. Ecco alcune sue parole in merito:
“Nella sua teatralità sembra essere entrato sempre più nel personaggio dello ‘sceriffo’. Ma si rassegni: la stampa, i giornalisti, continueranno a fare il proprio mestiere liberamente, senza farsi intimidire da nessuno”. (Fonte: Il Giornale).
Insomma, un vero e proprio colpo basso per la trasmissione di Sigfrido Ranucci.
Sigfrido Ranucci vita privata
Cosa si sa della vita privata di Sigfrido Ranucci?
In realtà non molto, poiché risulta essere una persona abbastanza riservata: pertanto, preferisce tenere lontana dai gossip la sua quotidianità. Anche dal punto di vista sentimentale, non sappiamo se sia sposato o abbia figli, non ci sono informazioni in merito.
Sigfrido Ranucci instagram
Anche per quanto riguarda il mondo dei social network, Sigfrido Ranucci non possiede profili ufficiali.
Su Instagram ad esempio, troverete soltanto degli hashtag che fanno riferimento al suo nome ma nessun account personale. Allo stesso tempo però, è possibile vedere diversi scatti che lo vedono protagonista in alcune pagine Rai ed in particolar modo il Tg3.
Sigfrido Ranucci inchieste
A seguire potete trovare l’elenco contenente gran parte delle inchieste di Sigfrido Ranucci a partire dagli anni ’90 ad oggi.
Il valzer dei veleni (nel 1999)
Uranio impoverito (dal 2001 al 2003)
Crimini e misfatti (nel 2002)
L’ultimo volo del ghibli (nel 2002)
Polveri maledette (nel 2002)
Metallo del disonore (nel 2003)
Testimoni a perdere (nel 2003)
Veleni di Stato (nel 2004)
Fallujah. La strage nascosta (nel 2004)
Servitù militari (nel 2005)
Guerre e bugie (nel 2006)
In nome del petrolio (dal 2005 al 2006)
Cronaca di una giornata di guerra (dal 2005 al 2006)
Eroi senza medaglia (dal 2005 al 2006)
Guerre stellari in Iraq (nel 2006)
Il fantasma di Abu Ghraib (nel 2006)
La guerra privata dei contractor (nel 2007)
Telecom debiti e spie (nel 2007)
A fondo perduto (nel 2008)
L’eredità (nel 2008)
I viceré (nel 2009)
Il cavaliere del lavoro (nel 2009)
Sigfrido Ranucci inchieste dal 2010 ad oggi
Il progetto (nel 2010)
Il mare nero (nel 2010)
I biscazzieri (nel 2011)
Il gioco delle parti (nel 2012)
La banca degli amici (nel 2012)
I misteri del cognato di Tremonti (nel 2012)
Abu Omar: si tratta di dare a Washington un segnale (nel 2013)
Le mani del PDL sul Monte dei Paschi? (nel 2013)
Effetti Collaterali (nel 2013)
Ho visto Messina Denaro. Hanno bloccato le mie indagini (nel 2013)
Sigfrido Ranucci premi
Nel corso della sua carriera da giornalista, autore televisivo ed inviato, Sigfrido Ranucci ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Eccone alcuni:
Silver Satellite – Gran Prix – Television World, per la sua inchiesta Il valzer dei veleni (nel 2000)
Silver Satellite Bulgaria, per Polveri maledette (nel 2002)
Premio giornalistico europeo Penne Pulite (nel 2003)
Il premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi per Veleni di Stato (nel 2004)
Premio Ilaria Alpi, per la sezione Servizi giornalistici ed inchieste in onda su trasmissioni diverse da TG, (nel 2005)
Ma anche:
Premio Cronista – Piero Passetti (nel 2005)
Premio internazionale di giornalismo «Maria Grazia Cutuli» (nel 2006)
Colombe d’oro per la pace (nel 2006)
Premio Mario Francese per l’impegno contro la mafia (nel 2007)
Premio Giuseppe Fava (nel 2010)
Il Premiolino (nel 2010)
Il Premio Tonino Carino (nel 2017)
Etica Professionale del M.A.F. – Montefiascone Art Festival (nel 2017)
Premio Inchiesta – Osimo (AN), nel 2017
E secondo quanto riportato sul web, Sigfrido Ranucci avrebbe ricevuto il premio “Etica Professionale del M.A.F.” con una motivazione ben precisa, ossia:
“Premio per la coerenza giornalistica e professionale dimostrata nel corso di questi vent’anni, dagli autori e dall’intera struttura organizzativa, il format REPORT rimane uno dei pochi esempi di informazione e formazione culturale promossa dalla rete pubblica, garantendo un livello giornalistico d’inchiesta di altissimo spessore”. (Fonte: Wikipedia)
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t-annhauser · 7 years
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La scuola di liscio
Mio nonno mi iscrisse ai corsi di liscio perché quella era la sua idea di educazione sentimentale, "chi bala bén fa la morosa". Io all'epoca ascoltavo i Depeche Mode e mi pettinavo come George Michael, fui catapultato d'emblée nel rutilante mondo di Castellina-Pasi ("Spaccafisa", "Tuttopepe"). La scuola di ballo era lontana, ricordo i tragitti all'andata con la morte nel cuore, anche per la mania di mio nonno di sorpassare i camion col coltello fra i denti. 
Traversavamo il Po all'altezza di Castelnovo Bariano, paesaggio bidimensionale, tutto fossi, pioppeti e distributori GPL. Nemmeno l'idea di ritrovarmi per le mani una ballerina mi consolava, anzi, più che altro mi imbarazzava, così, di imbarazzo in imbarazzo, imparai la mazurka aperta, cioè quella con le figure (il loop, il flip, il doppio axel), più il valzer, il bolero e il tango, con l'hesitation. All'inizio le figure proprio non mi volevano entrare in testa, con la ballerina che mi perculava e mio nonno assai avvilito, per conto mio sudavo freddo. Ma non c'era solo il liscio, c'era anche il programma "moderno", vale a dire la rumba, il twist e il cha cha cha, il tutto propedeutico alle esibizioni di piazza (Castelmassa, Pontelagoscuro, Bergantino centro).
A pensarci adesso mi pare tutto un po' irreale, come fosse accaduto ad un altro. Ricordo una sera in cui non avevano sparso abbastanza talco sulla pista e ci piantavamo come biciclette sprofondate nella sabbia (il liscio necessita appunto di superfici lisce, possibilmente scorrevoli), ricordo le mie due ballerine, con le quali mi scuso idealmente per il mutismo dovuto essenzialmente alla mia timidezza patologica. Erano belle ragazze e pure io ero un bel tipo, solo era la testa che non funzionava, allora come oggi. 
Era mia nonna a cucirmi i vestiti per le esibizioni, una salopette attillata di maglina elastica, con la riga rossa sui pantaloni che parevo un carabiniere, le camicie invece di chiffon rosso e verde mela, e le scarpe di copale (come nella nota canzone di Guccini). Assomigliavo ai Cugini di Campagna, solo senza le zeppe. La parata di apertura la facevamo sulle note di "Sì, la vita è tutto un quiz", quella di chiusura su "Cacao Meravigliao", la parte migliore era quando era tutto finito. Le volte che ho sbagliato i passi... c'era la serata che li imbroccavo tutti e c'era quella che sbagliavo il primo e via tutti gli altri, tanto cambiava poco, a fine serata ci regalavano una coppa di consolazione, base in marmo e struttura in plastica (variazioni liberty su tema coppa Rimet). 
Mi scuserete ma avevo bisogno di sfogarmi, sto facendo un po' di ordine, come di chi si appresta a buttarsi di sotto ma prima piega bene le camicie perché di lui si conservi un buon ricordo, non fate troppi pettegolezzi.
(scritta mesi fa sull’altro blog ma già con i segni della fine imminente)
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tmnotizie · 4 years
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di Antonio De Signoribus
SAN BENEDETTO – Da non perdere per i Concerti Oro/Malibran Classica, domenica 26 gennaio, alle 17, il concerto di Ilia Kim, che si terrà a Fermo presso la Sala dei Ritratti del Palazzo dei Priori, a cura di Piero Rattalino.
“E’ il nostro primo concerto di questo nuovo anno- ci dice con orgoglio il direttore artistico Rossella Marcantoni– il tutto  nella storica, bellissima e poetica Sala Dei Ritratti che è tornata in vita dopo il sisma di tre anni fa. Sono molto felice che sia Ilia Kim ad aprire la Rassegna Concerti Oro 2020 insieme al Grande musicologo Maestro Piero Rattalino, che curerà l’introduzione al concerto.Il maestro Rattalino tiene Master Class di pianoforte all’Accademia Malibran sin dalla sua fondazione.
Ringrazio, poi,  l’amministrazione comunale di Fermo nella persona dell’Assessore alla cultura Francesco Trasatti per avere accettato la nostra proposta, Carmela Marani dell’Associazione, Annio Giostra e Giambattista Tofoni di TAM per la collaborazione ai Concerti Oro. Sarà una giornata speciale Sotto ogni punto di vista”.
La bravissima Ilia Kim, eseguirà al pianoforte Musiche di  Debussy, Liszt, Bach, Brahms, Einaudi, Glass, Beethoven. Questo il programma della serata:
C. Debussy (1862-1919)
Danse, Clair De lune, Odine, l’isle joyeuse.
F. Liszt( 1811-1886)
Sonetto n. 104 del Petrarca, Funérailles
Quattro secoli di minimalismo:
J. S. Bach (1685-1750)
Preludio in mi minore BWV 855
J. Brahms  ( 1833-1897)
Valzer op. 39 n. 15
L. Einaudi (1955)
Onde
P. Glass (1937)
Studio n. 11
L.v Beethoven (1770-1827)
Sonata in fa minore op. 57, Appassionata
Allegro assai
Andante con moto
Allegro ma non troppo-Presto
Ecco la spiegazione del musicologo Piero Rattalino. All’inizio dell’Ottocento lo spettatore che aveva deciso di passare la serata al teatro d’opera si informava sul programma. I giornali, o i manifesti, gli davano il titolo dell’opera che si rappresentava nel tal teatro ma gli indicavano anche, come sottotitolo, la specie: opera seria, opera semiseria, commedia, dramma, farsa…..
I concerti sinfonici erano ancora rari, i concerti da camera erano ancora di là da venire. Ma normalmente i titoli della musica strumentale si limitavano al genere, non alla specie. Poteva capitare eccezionalmente che si scrivesse Sinfonia Eroica o Sinfonia Pastorale.
Di solito si scriveva Sinfonia e basta. Un po’ più… generosi erano talvolta i sottotitoli dei concerti: Concerto militare, Concerto Il Cucù, Concerto nel genere dei greci, Concerto “Viaggio sul Monte S. Bernardo”.
Chi acquistava il biglietto pregustava qualcosa di ben diverso, se il sottotitolo era “Viaggio sul Monte S. Bernaro”, o “Il Cucù”. E Sinfonia n. 5 o Sinfonia n. 7 di Beethoven non predisponeva di certo all’ascolto quanto Sinfonia Eroica o Sinfonia Pastorale.
I concerti da camera pubblici, come dicevo, erano ancora di là da venire. La musica strumentale in formazioni da camera veniva eseguita privatamente e toccava agli esecutori, non ai titoli, di informare gli ascoltatori di quello che avrebbero goduto… o non goduto perché non erano dell’umore giusto per goderselo.
Quando il concerto da camera divenne concerto pubblico, e cioè negli anni trenta, i concertisti sapevano che le motivazioni di chi spendeva denaro acquistando un biglietto d’entrata, e spendeva tempo restando per almeno un paio d’ore seduto su una sedia non sempre, anzi, raramente comoda, sapevano – dicevo – che chi andava al concerto solistico ci andava per motivazioni diverse: per acculturarsi, per commuoversi, per divertirsi, per stupirsi.
Bisognava che il programma comprendesse musiche di diverso tipo. E Anton Rubinstein teorizzò addirittura il programma come menù di un cenone comprendente gli antipasti, il piatto forte con i contorni, i formaggi, i dolci….
Nel Novecento questo schema venne modificato e il programma si orientò sempre di più verso l’interesse culturale o addirittura verso il collezionismo, tanto che Artur Schnabel, spiritoso ebreo galiziano, disse che i suoi programmi si distinguevano dagli altri perché la loro seconda parte era noiosa quanto la prima.
Oggi, e in verità da parecchi anni, è in atto una… riconversione del programma verso il menù. E a questa tendenza si ispira il programma di Ilia Kim: musica drammatica sì, ma anche musica sentimentale e musica ludica. Ludica è la Danza, lirico è il Chiaro di luna, drammatica è Ondina di Debussy, e L’isola giocosa riunisce in sé diversi caratteri. Lirico-epico è il Sonetto del Petrarca, drammaticissimo Funerali di Liszt.
Le quattro pagine minimaliste sono ludiche, e dimostrano che la musica “classica”, cioè colta, sa essere ludica in ogni tempo. La Sonata di Beethoven è drammatica, drammaticissima, anzi, tragica, perché finisce nella disperazione. Un tempo si riteneva che la drammaticità e la tragicità dovessero essere collocate all’inizio del concerto, con il dulcis in fundo.
Ma per la psicologia del pubblico di oggi è più funzionale mettere il dolce all’inizio e l’amaro alla fine. Il dolce scarica tutte le tensioni e predispone all’ascolto e alla stoica accettazione del tragico.
Ingresso 10 euro. Per info e prenotazioni 338.8219079
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pangeanews · 5 years
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“Chi di noi alla domanda se avesse preferito vivere nella Pietroburgo di Stalin o nella Roma di Mussolini, sceglierebbe la prima?”. Dialogo con Giampiero Mughini intorno a Interlandi, il giornalista imperdonabile
Forse non è un caso che l’autobiografia di Giampiero Mughini, “uno che non si è negato ad alcuna contraddizione”, mi dice, Memorie di un rinnegato, esca quasi in concomitanza – sarà sulla scena tra un paio di settimane – a uno scatto di mesi dalla riedizione del libro più libro, dal libro più bello – per nitore formale – e più sudato e più sfortunato e più vilipeso. Era il 1990, Mughini s’era sentito di raccogliere una eredità, per così dire, sentimentale se non intellettuale, da Leonardo Sciascia, morto nel novembre di quarant’anni fa, che su quel tema e su quel tipo avrebbe voluto scrivere. Soprattutto, voleva, finalmente, il libro. “Sarebbe stato il primo libro vestito e calzato della mia vita, e difatti ci avrei lavorato furiosamente per un anno e mezzo, a un tempo in cui mi svegliavo straripante di energia alla mattina mai dopo le sei e venti”, ricorda lui, ora, in una introduzione tonante, Storia di un libro un poco piacione. Come fanno i veri scrittori – e dovrebbero fare i veri giornalisti – Mughini aveva scelto il personaggio ‘scomodo’, anzi, addirittura imperdonabile, geniale e bastardo, ambizioso e vigliacco, d’intelligenza volitiva e bugiarda, con cui sollevare le sottane della Storia patria, mostrandone le vergogne luride, puzzose. Il libro s’intitolava A via della Mercede c’era un razzista (ora Marsilio, allora Rizzoli), aveva l’ardire di raccontare, con ardimento narrativo, “Lo strano caso di Telesio Interlandi”, nome che al solo pronunciarlo – non fosse che pare quello di un furibondo cabarettista – ti si rovinano i padiglioni. Era proprio lui, in effetti, il mefistofelico direttore dello schifoso La difesa della razza. Ma era anche lui, proprio lui, il giornalista di razza, guida de Il Tevere e di Quadrivio, che chiacchierava con Pirandello, aveva insegnato il mestiere a Vitaliano Brancati, veniva elogiato con parole di velluto da Guido Piovene, faceva mettere in scena i suoi lavori da Anton Giulio Bragaglia, aveva tradotto con impeto le poesie ‘comuniste’ di Aleksandr Blok, era additato da Longanesi come il giornalista più capace del suo tempo. Attraverso la storia truce di Interlandi, insomma, vien fuori che il fascismo fu fucina di cultura vera, solida, e che gli esseri umani, specie con la testa, sono più sfaccettati di ciò che si crede. “Prendeteli a uno a uno i destini di quegli scrittori e di quei giornalisti e vedrete quanto sia zigzagante la linea delle loro convinzioni e appartenenze”, scrive Mughini, e che, insomma, “non c’era alcun vallo profondo che spaccasse in due l’Italia abitata dai fascisti e quella abitata dagli antifascisti”, la storia delle virtù antimussoliniane a oltranza è un po’ una fola, tranne rari casi. Bastò questo, però, raccontare un uomo scomodo e il suo tempo, con quel tanto di tridimensionalità – d’altro canto, come e dove li sistemiamo Massimo Bontempelli e Giuseppe Ungaretti, Prezzolini e Bilenchi, Curzio Malaparte e Longanesi e Panzini e Soffici e Marinetti, allora? – per gridare all’eresia. Certe cose non andavano scritte, certi uomini era bene lasciarli a frollare nell’oblio. Così, nei Novanta, si squalificò il libro di Mughini. Sembra passato un secolo. Nel frattempo l’epoca fascista è studiata, sviscerata, messa in mostra, culturalmente riabilitata, è oggetto di romanzi malriusciti e di un livido ‘successo’ editoriale. Meglio rientrare nell’‘Interlandi’ di Mughini e capire chi eravamo. E chi siamo, ancora, forse, fatta razzia del residuo intelletto. (d.b.)
Pongo subito due fatti. Uno formale. L’altro affettivo. Quello formale. ‘L’Interlandi’, chiamiamolo così, è un libro felice, viziosamente narrativo, in cui (lo dico con tutto il cinismo letterario possibile) scegli un personaggio ‘scomodo’, anzi, sepolto nell’oblio (all’epoca), castrato dalla Storia, per farne un breve eroe romanzesco, con valzer di sontuose e sinuose comparse. È il libro che ti è più caro? Secondo. Il libro nasce intorno a un rapporto di rispetto al cubo e di amicizia con Leonardo Sciascia.
Quello che ho dedicato a Telesio Interlandi la bellezza di trent’anni fa, è un libro che per me sa di amaro. Prima che la Marsilio mi chiedesse di ripubblicarlo non lo avevo mai più letto né sbirciato. Nato dal mio amore intellettuale e dalla mia amicizia per Leonardo Sciascia, era il primo libro cui avevo lavorato come si deve con un libro: mesi e mesi di ricerca, montagne di libri letti a documentarmi, i capoversi limati a uno a uno incessantemente, la marcia della narrazione tenuta sempre in quarta in modo che il lettore non si allontani. Era un libro in cui l’editor della Rizzoli del tempo, Edmondo Aroldi, credeva molto. Accadde invece che a pochi giorni dell’uscita il libro venisse maltrattato nel giornale di cui ero una firma di punta, Panorama. Un imbecille della terza fila del giornale mi rimproverava di avere attenuato il giudizio negativo sull’Interlandi direttore de “La difesa della razza”. Se è per questo un ulteriore recensore, Sandro Gerbi, mi accuserà di avere voluto “rivalutare” l’Interlandi razzista e fascistissimo. Sul Corriere della Sera lo storico Paolo Alatri scrisse del libro limitandosi a mettere in fila i personaggi da me citati, alcune centinaia. E questo perché non poteva e non voleva “attaccare” un libro pubblicato dalla Rizzoli, la casa editrice del Corriere. Non uno, ho detto non uno, salutò il libro con simpatia. Naturalmente non avevo voluto “rivalutare” nessuno, e ci mancherebbe. Avevo raccontato un uomo reale – il miglior giornalista del fascismo, secondo Leo Longanesi – nell’Italia reale degli anni Venti e Trenta, dove non esisteva alcun vallo profondo che separasse i fascisti dagli antifascisti, e ammesso che di antifascisti ce ne fossero a parte quelli che erano esuli a Parigi o al confino sulle isole. A rileggerlo oggi, di quel mio libro non muterei neppure una virgola. Dirò di più, mi sembra che in questi trent’anni il libro sia ringiovanito, le sue parole suonino ancora più vere.
Cosa ti intrigava di Interlandi, uno che traduceva Aleksandr Blok nei Venti e vent’anni dopo era il direttore del fatidico giornale antisemita?
Che cosa mi intrigava di Interlandi? Tutto. Che fosse un siciliano e un antisemita, che fosse un mussoliniano al cento per cento e uno che aveva tradotto dal russo le poesie di Blok, che fosse uno che aveva diretto due giornali ed era dunque una delle “voci” del regime e che a cinquant’anni tutto del suo destino si fosse interrotto per sempre, che a salvarlo dalla cella fosse stato un avvocato bresciano socialista e antifascista che aveva avuto pietà per “un vinto”. Che cosa si può volere di più per il protagonista di un proprio libro?
Quando fu pubblico, il tuo libro creò scompiglio. Cito Nicola Tranfaglia da la Repubblica, era il 10 febbraio 1991. “Mughini non tace le infami campagne contro gli ebrei condotte da Interlandi né l’assurdità degli articoli che costellano La difesa della razza ma sembra voler dire al lettore: d’accordo Interlandi fu fascista e antisemita, sostenne la parte peggiore dell’ideologia fascista ma quanti altri giornalisti e intellettuali fecero come lui o addirittura peggio di lui eppure, cambiando casacca al momento giusto, sono riusciti nel dopoguerra a tornare sulla scena, a scrivere sui maggiori giornali, ad essere coccolati e riveriti come autentici democratici? Di qui un’innegabile simpatia (che percorre tutto il volume) per il personaggio a cui si intitola e un’indubbia tendenza a metterne in luce gli aspetti migliori del carattere e a prendere per oro colato quelle testimonianze (soprattutto familiari) che ne nascondono i difetti e ne pongono in evidenza le qualità umane e professionali”. Come hai preso le scudisciate di amici o detrattori, con spavaldo cinismo o con arcana delusione?
No, di quel giudizio di Tranfaglia non è veridico nulla. Non ho mai provato la benché simpatia umana per Interlandi. Semplicemente non ho scritto il libro come avrebbe fatto un retore dell’antifascismo. Ripetendo dalla prima all’ultima riga che Interlandi era politicamente e intellettualmente un mostro da quale tenersi lontano le mille miglia.
Oggi è il tempo giusto per tornare a Interlandi o ti accusano di rinfocolare la nuova, patologica onda degli antisemiti?
Nei confronti degli spregiatori di un libro che reputavo sacrosanto, provavo solo disprezzo intellettuale.
Mi pare interessante lo scambio di lettere, che pubblichi, tra Interlandi e Vitaliano Brancati, nel 1949. Brancati bolla l’impegno giornalistico durante il Ventennio come “sciocchezze di ventenni”, manco fosse una gita in territorio strano. Interlandi gli ricorda chi è stato e chi erano in una lunga replica (non pubblicata). Insomma, c’è chi ha pagato per tutti l’appartenenza al fascismo e chi ne è uscito pimpante… è così?
Il vicedirettore del “Quadrivio” era Luigi Chiarini, uno che era stato lì lì per scrivere un libro su “il cinema e la razza”. Nel dopoguerra Chiarini capovolse le sue posizioni – com’era nel suo diritto – e divenne uno dei maestri viventi della cultura cinematografica italiana. Uno scrittore che era stato fascista e che tuttavia era una persona per bene, Marcello Gallian, nel dopoguerra non aveva i soldi di che mangiare. Si presentava a Fidia Gambetti – che aveva cominciato da poeta fascista, era andato volontario in Urss e poi era divenuto comunista – con qualche sua opera sì da averne qualche migliaia di lire. Una di quelle opere è oggi conservata a casa mia.
D’altra parte, Interlandi svezza Brancati, dialoga con Pirandello e chiacchiera con Bragaglia, è giornalista sagace, tra i sommi, nell’era che ha fondato il grande giornalismo italiano. Insomma, leggendoti è chiaro che il fascismo, culturalmente (tra Marinetti, Malaparte, Ungaretti), sia stato fucina creativa straordinaria. A tuo avviso è ancora difficile riconoscere i meriti culturali di quel momento, di quel fermento?
Durante il fascismo c’è stata una cultura italiana viva e vitale. Scrittori, pittori, giornalisti, architetti razionalisti. La dittatura non aveva soffocato e asfissiato la cultura. Moravia e De Chirico e Gio Ponti vissero e lavorarono. Chi di noi alla domanda se avesse preferito vivere nella Pietroburgo di Stalin o nella Roma di Mussolini, sceglierebbe la prima?
Gli uomini vanno narrati e ascoltati nelle loro contraddizioni, senza pregiudizi o moralismi spuri (il Contra judaeos di Interlandi, terribile fascio di articoli, è elogiato sul Corriere da Guido Piovene), senza assolvere né dannare. Questo è quanto? O c’è altro? Oggi, per altro, chi è che vorresti narrare, disseppellendolo dalle brume della Storia o di qualche altra dannazione? 
Chi vorrei scegliere come protagonista di un mio libro? L’ho fatto nel caso del libro che uscirà fra un paio di settimane. Ho scelto me stesso, per dirne di uno che ne ha viste di cotte e di crude e che non si è negato ad alcuna contraddizione. “Memorie di un rinnegato”, è il titolo del libro.
*In copertina: particolare dal numero del 20 settembre 1938 de “La difesa della razza”, la rivista quindicinale diretta da Telesio Interlandi dall’agosto 1938 al giugno 1943
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tendebill · 2 years
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AYYY my fanart for @nebulacrum is finished! hope you like it bro ^^
just go read Valzer Sentimentale guys, it's so good <3
my favorite italian gays
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giancarlonicoli · 5 years
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15 dic 2018 15:06 ESILARANTE ARTICOLO DI MARCO TRAVAGLIO CHE SBERTUCCIA GIULIANO FERRARA E IL SUO ENNESIMO CAMBIO DI CASACCA, STAVOLTA A FAVORE DI MATTEO SALVINI: “LO CHIAMAVA ‘IL TRUCE’, ORA GLI SCRIVE UNA ‘LETTERA D’AMORE’. ECCO: DOPO AVER ACCOMPAGNATO ALLA TOMBA TUTTI I SUOI SPIRITI-GUIDA, IL PIÙ GRANDE FORNITORE DI POMPE FUNEBRI E OFFICIANTE DI ESTREME UNZIONI DELLA STORIA POLITICA SPIEGA A SALVINI COME SI FA A VINCERE…” 
Marco Travaglio per il “Fatto quotidiano”
Ce lo domandavamo esattamente da sei mesi, cioè da quando nacque il governo Salvimaio e lui mise su il broncio: quanto resisterà Giuliano Ferrara all'opposizione?
La risposta è giunta ieri sul Foglio del rag. Cerasa (per questo ce ne occupiamo: altrimenti non lo saprebbe nessuno), sotto forma di "Lettera d' amore a Matteo". Che non è più il Matteo di prima, cioè Renzi, a cui Giuliano l'Aprostata ebbe per cinque anni a dedicare un'ampia corrispondenza sentimentale in migliaia di articoli, inni, salmi, peana, ditirambi, gospel e addirittura un libro agiografico dal titolo Il Royal Baby. No, è l'altro Matteo, quello che comanda attualmente: Salvini.
Il Ferrara era solito chiamarlo "il Truce", detestandolo appena un po' meno dell' altro dioscuro giallo-verde, Di Maio. E noi, ogni volta che lo faceva, immaginavamo il suo tormento, la sua sofferenza, il suo lancinante conflitto interiore di ritrovarsi per la prima volta in vita sua all'opposizione. Voi direte: ma era nato comunista, all'opposizione almeno da giovane c'era stato.
Errore. Allora i comunisti erano gramscianamente egemoni nella cultura (la Dc preferiva occuparsi di banche, anzi occuparle), e infatti il Ferrara prepolitico se la tirava da giovane intellettuale (per via del cane al guinzaglio). Poi Gian Carlo Pajetta decise di lanciarlo, per motivi famigliar-ereditari, nella politica e lo spedì a Torino a farsi le ossa con Diego Novelli, sindaco della giunta rossa subalpina. E Ferrara divenne capogruppo del Pci in Consiglio comunale: cioè al governo.
Da allora voltò mille gabbane e ballò mille valzer, ma sempre dalla parte di chi comandava: craxiano con Craxi, filodipietrista con Mani Pulite, antidipietrista e berlusconiano con B., dalemiano con D'Alema, riberlusconiano col ritorno di B., montiano con Monti (celebre il suo rap alla vaccinara in cui implorava Silvio con uno straziante "Tienimi da conto Monti"), napolitaniano con Napolitano, lettiano con Enrico Letta, renziano con Renzi.
Sempre con chi aveva il potere in quel momento, ma solo in quel momento, perché bastava il suo appoggio per segnare la fine prematura dell'appoggiato. Un paio di volte gli capitò di appoggiare pure se stesso, e la cosa gli fu regolarmente fatale: quando si candidò con FI a senatore nel Mugello contro Di Pietro e quando fondò la sua lista Aborto No Grazie, raccogliendo in entrambi i casi percentuali da albumina. Ormai, per indovinare l'esito delle elezioni, non occorre neppure attendere i dati del Viminale, né di consultare sondaggisti o aruspici: basta appurare con chi sta Ferrara per sapere chi perderà.
L'ultimo bacio della morte lo schioccò alla vigilia del 4 marzo, quando annunciò solennemente che avrebbe votato Paolo Gentiloni (Pd) alla Camera e Emma Bonino (+Europa) al Senato. In quel preciso istante i due malcapitati, che malgrado tutto non lo meritavano, si fecero il segno della croce (essendo atei) e capirono di non avere speranze: infatti il Pd toccò il minimo storico del 18% e +Europa, data dai sondaggi e dai giornaloni in grande ascesa, non superò nemmeno l'asticella del 3%.
Così lo sterminatore folle, che prima si limitava a fulminare un partito alla volta, ne rase al suolo due in un colpo solo. Ne beneficiarono Di Maio e Salvini, da lui dipinti ogni giorno come due pericolosi baluba da eliminare a ogni costo: anche a quello - scrisse restando serio - di invalidare le elezioni e di ripeterle a oltranza finché non avessero dato il risultato (da lui) sperato. Il che, fra l'altro, era una contraddizione in termini: a memoria d' uomo, l'unico sistema per far vincere chi vuole Ferrara è che lui prenda atto dei propri poteri jettatori e appoggi chi vuole far perdere.
Molti si domandano chi siano i tre lettori abituali del Foglio. Beata ingenuità: oltre al rag. Cerasa, sono ovviamente Di Maio e Salvini, che quotidianamente compulsano ogni riga del samiszdat nel terrore di trovarvi una frase, una parola, un segno d'interpunzione a loro favorevole firmato Ferrara. E finora erano ben felici di venirne ricoperti d'insulti, che vista la provenienza sono più efficaci dell' elisir di lunga vita.
Figuratevi la reazione di Salvini ieri quando, senza nemmeno un cenno di preavviso ai congiunti, Ferrara gli ha dedicato la "Lettera d'amore" ispirata nientemeno che a quelle del quarantenne ("i quarant' anni uniscono i personaggi") François Mitterrand alla giovane amante Anne Pingeot, con perle di affettuosa saggezza come "Posso mancare di buon senso, ma non di lucidità".
Nel dubbio se Ferrara lo faccia apposta per azzopparlo o pensi davvero di giovargli, il Cazzaro si sarà dato una grattatina. Ma l'improvviso amore di Giulianone è condizionato al divorzio da Di Maio e allo scioglimento del "contratto prematrimoniale" col "mucchio dirigente a 5Stelle". Lui non tollera partouze e vuole Matteo suo, quello nuovo, tutto per sé.
Perché solo con lui - gli scrive, riuscendo ancora una volta a restare serio - potrà unire al suo "molto buonsenso" anche "quella lucidità che determina vittorie e visioni di una politica non micragnosa". Ecco: dopo aver accompagnato alla tomba tutti i suoi spiriti-guida, il più grande fornitore di pompe funebri e officiante di estreme unzioni della storia politica spiega a Salvini come si fa a vincere.
Semplice: "La lucidità, se ti riesce di afferrarne il bandolo a spese del buonsenso, dovrebbe consigliarti di anticipare quanto puoi la deriva e lo sbandamento per stipulare un matrimonio serio con un altro nubendo". Cioè con quel che resta di B.&Renzi per tornare al più presto al voto. Il che, seguendo il Barometro Ferrara che funziona alla rovescia, si traduce così: o Salvini non gli dà retta, e continua la sua ascesa; oppure lo prende sul serio, e allora ha i giorni contati. Poverino, così giovane.
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tendebill · 2 years
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lineart is done! update on my Valzer Sentimentale fanart for @nebulacrum
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tendebill · 2 years
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tried to sketch up some fanart of Valzer Sentimentale by @nebulacrum it's very quick and rough, I based it on one scene in chapter 5, maybe once I finish chapter 6 i will finish it or make another one ^^
(sorry it's so messy i am very tired, but I'll try to actually finish this one later)
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tmnotizie · 6 years
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SAN BENEDETTO – Fondato nel 1976,  da quarantadue anni l’Istituto Musicale Antonio Vivaldi di San Benedetto del Tronto, recentemente divenuto Istituzione Comunale, costituisce una realtà di eccellenza nel campo dell’istruzione musicale locale, con un ruolo da protagonista nella vita culturale del territorio.
Per mantenere questo primato continua a perseguire quelli che sono stati i principi fondatori originari e cioè che l’educazione musicale e la pratica strumentale sono momenti fondamentali nel processo formativo di un individuo.
Con la sua offerta varia e diversificata e tramite i suoi docenti, tutti laureati in musica presso i Conservatori Statali, l’Istituzione Vivaldi dà a ognuno la possibilità di  avvicinarsi alla musica per uno studio  classico – tradizionale (seguendo i programmi dei Conservatori) o semplicemente per pura passione.
Negli ultimi anni, inoltre, ha saputo attivare un percorso di produzione artistica, elemento che va considerato indispensabile per creare cultura, produrre talenti ed eccellenza di settore, tutte virtù da porre al servizio della città e del suo comprensorio.
 Infine ha avviato da 3 anni, con un grande riscontro di interesse da parte dell’utenza, il progetto nazionale “Nati per la Musica”, che si occupa dell’avvio alla musica dei bambini da zero ai tre anni.
Anche quest’anno, dopo aver svolto i saggi interni che hanno visto coinvolti tutti gli  allievi  dell’Istituto, si è inteso salutare ufficialmente la fine dell’anno scolastico 2017/2018 con un evento che unisce tutte le realtà didattiche  della scuola e che per tale motivo è stato denominato “Festa della Musica”.
Lo spettacolo, fortemente voluto dall’Amministrazione Comunale ed in particolare dal Sindaco Pasqualino Piunti, dall’Assessore Annalisa Ruggieri e dal Consiglio di Amministrazione del Vivaldi composto dal Presidente Francesco Romano e dalle Consigliere Paola Olivieri e Claudia De Angelis, si terrà al Teatro Concordia di San Benedetto del Tronto domenica 3 giugno 2018, alle ore 17,30 (ingresso libero).
Protagonisti saranno il “Coro dei bambini” e gli allievi del Corso di Propedeutica Musicale, gli allievi dei corsi avanzati sia classici che moderni e l’”Orchestra Giovanile Antonio Vivaldi”. Un appuntamento dunque da non perdere per assistere ad una performance artistica variegata e coinvolgente.
Si ricorda infine che le iscrizioni per l’anno scolastico 2018/2019 si apriranno nel mese di settembre, ai seguenti Corsi di Musica:
Nati per la Musica: per mamme in attesa dopo il sesto mese di gravidanza e per bambini da zero a tre anni.
Propedeutica musicale: per bambini dai 4 ai 7 anni.
Corsi Classici: canto, coro di voci bianche, chitarra, clarinetto, corno, fagotto,  fisarmonica, flauto, oboe, organo, pianoforte, percussioni, sassofono, tromba, trombone, viola, violino, violoncello e contrabbasso, da 7 anni in poi.
Corsi moderni: basso, batteria, canto, chitarra elettrica, sassofono jazz, pianoforte moderno.
Questo il programma della Festa della Musica
Classe di Propedeutica Musicale
Prof.sse Emanuela Marcattili e Mariacristina Vallese
Diambrini e M. Vallese – Pace
Coro ”A. Vivaldi” e i bambini del Corso di Propedeutica
Classe di Pianoforte Prof.ssa Maria Teresa Basti
Tansman – Mazurka in sol maggiore
L.C. Daquin – Tambourin in sol maggiore
Pianoforte Vittoria De Sisto
Chopin – Valzer op.70 n.2 in fa minore
Pianoforte M. Giovanna Duranti
Classe di Chitarra Classica del Prof. Roberto Capriotti
Tarrega – Capriccio Arabo
Chitarra Classica Rebecca Tomolati
Kuramoto – Romance
Chitarra Classica Alessandro Capriotti
S. Bach. – Preludio
Chitarra Classica Niccolò Antolini
Classi Oboe Prof. Stefano Travaglini Pianoforte Prof.ssa Daniela Bastiani
A.Borodin – Danza Polovesiana (dall’opera Il principe Igor)
Oboe Pilar Siliquini, Pianoforte Anna Zorina
Classe di Violoncello Prof.ssa Daniela Tremaroli
Marcello – Sonata in Sol minore Adagio
Violoncello Ludovica De Sisto
Pianoforte Prof.ssa Maria Teresa Basti
Classe di Pianoforte Prof.ssa Daniela Pacini
A. Mozart – Sonata k 545 Allegro
Pianoforte Sofia Fini
Classe di Pianoforte Prof.ssa Daniela Bastiani
Chopin – Polacca in sol minore
Pianoforte Luca Pignotti
Omaggio a C. Debussy nel centenario della morte dal Children’s Corner
Jimbo’s Lullaby – The Little Shepherd
Pianoforte Valeria Graci
Doctor Gradus ad Parnassum Gollwog’s Cakewalk
Pianoforte Anna Zorina
Classi Prof.ri Leonardo Ciabattoni (Canto moderno), Paride Pignotti (Chitarra moderna), Marco Ghezzi (Tastiere Elettroniche) e Samuele Raparo (Batteria)
De Andrè – La Canzone di Marinella
Voce Livia Marchesi, Pianoforte Cristiana Zappasodi, Tastiere Marco Mattioli, Chitarra Elettrica Federica Maurizi e BatteriaMartina D’abbondio
Classi Prof.ri Leonardo Ciabattoni (Canto moderno) e Marco Ghezzi (Tastiere Elettroniche)
Pino Daniele – Quando
Voce Aurora Malatesta, Pianoforte Prof. Marco Ghezzi, Chitarra Moderna Prof. Paride Pignotti e Batteria Prof. Samuele Raparo
Classe di Violoncello Prof.ssa Daniela Tremaroli
P.I. Tchaikovsky – Valse Sentimentale
Violoncello Jacopo Tomassini e Pianoforte Prof.ssa Maria Teresa Basti
Classi Flauto Prof.ssa Rita Cocivera, Violino Prof. Paolo Incicco e Pianoforte Prof.ssa Maria Teresa Basti
Peuerl – Tre danze (danza, balletto, corrente)
Flauto Alice Antonazzo, Violino Greta Censori e Pianoforte Asiel Ambrosi
Classe di Flauto Prof.ssa Rita Cocivera
J.S.Bach – Sarabanda e Bourrée dalla Partita in La minore per flauto solo
Flauto Eleonora Nobilioni
Classe di Chitarra Classica Prof. Cesare Sampaolesi
Carulli – Studio
Chitarra Classica Yasmine Moscardelli
N. Paradiso – Mexican Baile
Chitarra Classica Valeria Galloni
N. Paradiso – Oh! Susanna
Chitarra Classica Davide di Emidio
S. Bach – BWV 999
Chitarra Classica Vincenzo Colonnella
Classi Sassofono Jazz Prof.ssa Carla Poli e Pianoforte Prof.ssa Maria Teresa Basti
Harnell – The incredibile Hulk (theme from)
Sassofono Jazz Noemi Ciabattoni e Pianoforte M. Giovanna Duranti
Classi Prof.ri Leonardo Ciabattoni (Canto moderno) e Marco Ghezzi (Tastiere Elettroniche)
Dalla – Caruso
Voce Livia Marchesi, Pianoforte Marco Mattioli e Tastiere Luca Gaetani
Classi Prof.ri Leonardo Ciabattoni (Canto Moderno), Paride Pignotti (Chitarra Moderna), Marco Ghezzi (Tastiere Elettroniche) e Samuele Raparo (Batteria)
De Gregori – La Donna Cannone
Voce Giacomo Cameli, Pianoforte Cristiana Zappasodi, Tastiere Luca Gaetani, Batteria D’Abbondio Lorenzo e Chitarra Elettrica Federica Maurizi
Classi Flauto Prof.ssa Rita Cocivera, Violino Prof. Paolo Incicco e Violoncello Prof.ssa Daniela Tremaroli
Jenkins – Palladio
Flauti Eleonora Nobilioni e Giorgia Xuxueran
Violini Francesca Talamonti, Greta Censori, Laura Spezzaferri,
Vissia Oddi, Lilli Maria Carmen Pompa e Elisabetta Bettoni
Violoncelli Jacopo Tomassini e Giorgio Lanza Volpe
Orchestra Giovanile A. Vivaldi a cura del Prof. Emiliano Finucci
Haydn – Sinfonia n. 56 – in C dur Allegro
Flauti Daniela Cecchini e Giorgia Xuxueran
Chitarre Classiche Sara Bevilacqua,
Valeria Galloni e Marco Esposto
Violini I Elisabetta Bettoni, Vissia Oddi
e Francesco Fabiocchi
Violini II Laura Spezzaferri e Lilli Maria
Carmen Pompa
Violini III Chiara Romandini e Giulio Esposto
Violoncelli I Jacopo Tomassini e Giorgio Lanza Volpe
Violoncelli II Lucia Felicetti e Sara Bettoni
Violoncelli III Tommaso Basili e Veronica Piunti
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