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#teologia della croce
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La sofferenza theologia crucis negli insegnamenti e nella vita di san Padre Pio
Ringraziando Sr. Maria Immacolata Savanelli, FI, condividiamo questa raccolta-meditata e pubblicata dal Settimanale di Padre Pio nel Numero 8 del 25 febbraio 2018 Padre Pio non ha rifuggito la sofferenza nella sua vita, l’ha invece abbracciata ed affrontata come modo unico per stare con Gesù sulla croce.Padre, tu ami ciò che io temo. Risposta: Io non amo la sofferenza in se stessa; la chiedo a…
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti 
PARADIGMI 
Tre dipinti. Medesimo soggetto. Identico autore. Eppure, la scena muta: nell'ultima, scompaiono i due "ladroni". E nelle prime due, non sono in croce: il simbolo appartiene a Cristo. Fatta questa constatazione, banale, evidente, il pensiero corre altrove. S'innesta sul tema dei paradigmi, modelli interpretativi nei quali la cristianità, come religione e tradizione, espressione antropologica e riflessione culturale, s'è fatta storia. I vangeli sinottici narrano la predicazione di Cristo. Il vangelo di Giovanni è già un'interpretazione che fonda la teologia sulla figura di Gesù: la forma del linguaggio attribuito al Redentore appare fin subito differente, aulica, profonda. Dunque, già i Vangeli mettono in luce paradigmi diversi, segnando il corso del pensiero cristiano lungo direttrici che riflettono la molteplicità delle espressioni. Questo spiega la storia e consente di capire l'arte dedicata al culto, collocandola nella temperie degli eventi. Così, Antonello da Messina vive gli anni di culmine dell'arte sacra occidentale, tra la monumentalità iconica di Piero della Francesca, la pittura tonale veneta, le influenze fiamminghe. Nuovi paradigmi.  Nuove interpretazioni. Eppure, nonostante sia palese il crogiolo nel quale sobbolle, il pensiero cristiano giunge fino a noi, fino al tempo di un nuovo paradigma, quello della modernità. Una sorta di miracolo. Giustificato da un esempio: il sole non ha mai mutato la sua essenza e la sua collocazione, trapassando dalla teoria tolemaica a quella copernicana. In fondo, questo è il segno lasciato della teologia di Hans Küng. La storia si fonda sugli uomini. Il senso della religione, pur bistrattato e manipolato, riemerge, sempre, nella sua identità originaria. Questo richiamo ci permette ancora di ammirare, tra le molte altre, anche le opere di Antonello da Messina. E di riflettere. Sul passato. E sul presente. 
- Antonello da Messina (1430 - 1479): "Crocifissione", 1460, Museo Nazionale Brukenthal, Sibiu (Romania); "Crocifissione", 1475, Musée Royal des Beaux-Arts, Anversa; "Crocifissione", 1475 (data incerta), National Gallery, Londra
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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jacopocioni · 5 months
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Filippo Neri un fiorentino santo a Roma
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Filippo Neri è il secondogenito di Francesco Neri e di Lucrezia da Mosciano, nato a Firenze il 21 luglio 1515 nel popolo di San Pier Gattolini. La famiglia Neri arriva a Firenze dalla valle sopra l'Arno nel sec. XV, più precisamente da Castelfranco Valdarno, e si affermarono come notai. Nel 1520 la madre morì ed il padre si sposò con Alessandra di Michele Lensi, una donna tenera e capace di amare i figli del della precedente moglie come fossero i suoi. In particolare rivolse un affetto speciale a Filippo. Questi aveva un carattere docile ed amabile, era pacifico e allegro, ma nascondeva una certa vanità che si esprimeva soprattutto nella ricercatezza nel vestire. Filippo frequentò le scuole pubbliche, ma in lui attecchì soprattutto una formazione spirituale che si sviluppò tra le stanze e i chiostri del convento domenicano di San Marco. Firenze gli rimase nel cuore e sovente affermava che tutto ciò che di buono era in lui l'aveva appreso dai Frati di San Marco.
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All'età di 18 anni fu inviato dal padre presso suo fratello Bartolomeo Romolo Neri a Montecassino. Lo scopo era addestrare Filippo all'arte del commercio. Filippo era però restio a questa attività come anche a quella notarile del padre. Pur non coltivando una vera vocazione Filippo amava isolarsi e pregare e spesso lo faceva su un monte, a picco sul mare, chiamato “Montagna Spaccata”. Fu cosi che dopo 2 anni di vita presso lo zio decise di seguire Cristo. Lasciò quindi Montecassino e senza denaro si incamminò in direzione di Roma.
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Giunto alla capitale fu un altro fiorentino a dargli alloggio e lavoro, tal Galeotto Caccia. L'incarico affidatogli era prendersi cura dei figli come precettore. Lo stipendio percepito nell'educare Michele e Ippolito consisteva in vitto alloggio ed sacco di grano. Nel tempo libero approfondiva gli studi di filosofia all'Università della Sapienza e di teologia al Sant’Agostino. Rimaneva comunque un solitario atto alla contemplazione era spesso fatta in chiese semivuote o presso i cunicoli di san Sebastiano.
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Proprio all'interno di queste catacombe, nel 1544, durante la preghiera, successe che un globo di fuoco penetrò nel petto di Filippo. Fu un evento che cambiò la sua vita, anche in senso fisico dato che questo fenomeno determino una tale dilatazione del cuore da rompergli due coste, cosa di cui Filippo, in vita, mai si rese conto. Decise di lasciare la casa di Galeotto Caccia iniziando una vita da eremita, aggirandosi tra le strade di Roma dormendo sotto i ponti o i portici di una chiesa e cibandosi attraverso l'elemosina che riusciva ad ottenere. In lui il concetto di carità si affermava ogni giorno di più ed infatti si recava spesso a visitare i malati negli 'spedali, allo stesso tempo esercitava una costante e ripetuta visita di sette chiese: San Pietro, San Paolo fuori le Mura, San Sebastiano, San Giovanni in Laterano, Santa Croce in Gerusalemme, San Lorenzo fuori le Mura ed in fine Santa Maria Maggiore.
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Filippo Neri progressivamente cambiò il suo modo di vivere, da eremita distaccato cominciò a colloquiale con la gente, sempre con un sorriso disarmante ed anche con un vocabolario romanesco. Spesso deriso dai giovani di strada coglieva l'occasione, anche attraverso l'autoironia, per conquistare la simpatia proprio di quei giovani sbandati. Talvolta sembrava un predicatore sortendosene con frasi del tipo: "Fratelli, state allegri, ridete pure, scherzate finché volete, ma non fate peccato!". Il suo sorriso e la bonarietà con cui affrontava i giovani fece si che svariati di loro cominciarono a seguirlo. Si trattava di giovani sbandati che trovarono in Filippo una guida e quindi un rifugio. così nacque l'oratorio.
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Fu nella Chiesa di San Girolamo il primo oratorio, anche grazie a due figure fondamentali nella vita di Francesco Neri; Persiano Rosa e Buonsignore Cacciaguerra. Soprattutto il primo, che possedeva le stesse idee caritatevoli di Filippo, indusse e determinò la decisione del Neri di ordinarsi presbitero il 23 maggio 1551. Parlare di Dio e radunare i ragazzi divenne una missione tanto che Filippo, dopo la lettura comune della parola di Dio, spesso raccoglieva molte ragazzi nella sua camera per continuare a parlare delle cose di Dio. I ragazzi che lo seguivano cominciarono a diventare troppi e fu necessario spostare queste "riunioni" nel granaio della Confraternita della Carità della chiesa di San Girolamo. Questa sua iniziativa fece s che la Confraternita accogliesse ogni sorta di pellegrino. Una moltitudine fu nell’anno del Giubileo del 1550,
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Uno dei discepoli di Filippo, Cesare Baronio, abbracciò lo stesso cammino spirituale di Filippo e sotto la sua guida scrisse delle catechesi per raccontare, all'interno dell'oratorio, la storia della Chiesa. La raccolta di questi scritti determino la nascita dei famosi Annali, i primi libri della Storia della Chiesa. La parola di Filippo diventò molto richiesta e i cittadini e mercanti fiorentini abitanti a Roma chiedevano spesso Filippo come rettore della loro chiesa di san Giovanni in via Giulia. L'impegno divenne talmente pressante che a Filippo fu richiesto di spostare la vita presso San Giovanni, ma questi assolse il compito solo a condizione di rimanere a san Girolamo. La comunità crebbe cosi tanto che fu necessario scrivere alcune costituzioni per la vita in comune. In queste Filippo impose la sua praticità e spiritualità caritatevole. La formazione derivante era di preti per l'oratorio uniti da pochi vincoli e obblighi affermandosi in prevalenza una comunità familiare che viveva nella semplicità.
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La comunità crebbe cosi tanto che il Papa Gregorio XIII decise di assegnarli in perpetuo la chiesa di Santa Maria in Vallicella definendo anche una nuova congregazione denominata "dell’Oratorio". Filippo fu uno degli ultimi a trasferirsi presso Santa Maria sia perchè non voleva essere considerato il fondatore della nuova comunità, sia perchè non voleva assumere incarichi superiori. Rimase a San Girolamo sino a che nel 1583, per ordine del Papa si trasferì. Nel tempo l'oratorio di Santa Maria in Vallicella fu famosa in tutta Roma e divenne punto di riferimento spirituale per tantissime persone. Il 25 maggio Filippo Neri confessò e celebrò l'Eucaristia poi spossato decise di sdraiarsi a letto e li disse: “bisogna finalmente morire”. All'alba del 26 maggio 1595 morì. La Vita e le opere di Filippo Neri hanno ispirato anche due opere cinematografiche, la prima è "State buoni se potete" un film italiano del 1983 diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy, il secondo è "Preferisco il Paradiso" una miniserie televisiva italiana in due puntate andata in onda su Rai 1 il 20 e il 21 settembre 2010. La miniserie era diretta da Giacomo Campiotti e come interprete principale c'era Gigi Proietti nel ruolo di Filippo Neri. Cliccando i due link potete vedere il film e la serie TV.
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Jacopo Cioni Read the full article
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carmenvicinanza · 6 months
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Asmae Dachan
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Ho trovato Dio in un campo per sfollati in Siria. Quella notte e quel viaggio mi hanno cambiato la vita. Era il mio primo reportage all’estero, in un Paese in guerra, in quella che era la mia casa. Sono cambiata, ho imparato a essere più umile e vicina al dolore degli altri. 
Asmae Dachan è giornalista, fotografa e scrittrice, esperta di Medio Oriente, Siria, diritti umani, Islam e dialogo interreligioso. Collabora con diverse testate tra cui Avvenire, Confronti, Valigia Blu, Panorama, L’Espresso, Vita non Profit, Altreconomia, Venerdì di Repubblica, The Post Internazionale, Osservatorio Diritti e Antimafia 2000.
Insegna Arabo Multimediale all’Università di Macerata ed è consigliera dell’Ordine dei Giornalisti delle Marche.
Nata il 28 novembre 1976 ad Ancona, da genitori di origine siriana, laureata in Teologia e Studi islamici e in Editoria, Informazione e Sistemi Documentari, ha un master in Etnopsichiatria e Psicologia delle Migrazioni.
Ha operato in Italia, Turchia, Siria, Grecia, Giordania, Inghilterra, Belgio, Etiopia e Tanzania.
È Cavaliera dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, Ambasciatrice di Pace dell’Università della Svizzera per la Pace e volontaria della Croce Rossa Italiana.
Testimone del Centro Astalli per il progetto Focus Giornalismo e il progetto Letteratura ed Esilio, ha creato il blog Diario di Siria – “Scrivere per riscoprire il valore della vita umana” e i podcast Siria, guerra e gelsomini e Vivere nelle nostre case.
Autrice di diversi libri di narrativa e poesia, ha pubblicato Noura; Tu, Siria, Non c’e il mare ad Aleppo, silloge poetica che ha ricevuto il Premio Letteratura al Dorian Gray Books; Dal quaderno blu, premio speciale della giuria al concorso Trofeo Penna d’Autore; Il silenzio del mare, premiato come Miglior Libro al concorso internazionale Golden Books Awards, diploma d’onore con menzione d’encomio al Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti finalista al Premio Internazionale Dostoevskij e al Premio Piersanti Mattarella. La sua ultima fatica è Cicatrice su tela, che ha vinto il Premio Nadia Toffa 2022.
Ha ricevuto numerosi premi ed encomi per il suo impegno giornalistico e per il suo attivismo per i diritti umani, compreso il Master honoris causa in giornalismo assegnato dalla European Muslim League e dal IUOP International University of Peace.
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Diplomatic Post: London (Episodio 10)
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Con un caloroso e convinto brindisi al Papa-Re, si ritirarono nelle stanze loro messe a disposizione da von Hollerich. L’indomani si ritrovarono alle sette in punto nella cappella privata per la recita delle lodi e la concelebrazione eucaristica, al termine della quale fecero colazione per poi dirigersi nel salone degli arazzi del chateau e dare finalmente inizio alla giornata di lavoro. Ad aprire la sessione provvide il nunzio Andrea Odescalchi: <<Eminentissimi Signori Cardinali di Santa Romana Chiesa qui giunti e qui riuniti in una delle più grevi ore del pontificato di Leone XIV, grazie di cuore per la Vostra disponibilità e benvenuti, anche a nome di Helmut von Hollerich, in questa splendida cittadina capitale del Liechtenstein. Come avrete avuto modo di notare, la salute del regnante pontefice sta sempre più deteriorando, e forse un giorno non molto lontano ci troveremo nella situazione di dover affrontare un Conclave. Arriviamo a siffatto, triste ma ineluttabile, appuntamento con la Storia, noi che abbiamo a cuore la Tradizione della chiesa, ben preparati. Stabiliamo nei minimi dettagli e con la miglior intelligenza possibile delle cose uno schema di gioco che dia a noi la mano finale. E’ con questi sentimenti nel cuore che mi permetto di chiedere a tutti voi, Eminenze carissime, la grazia soprannaturale di riuscire a metter da parte le pur legittime ambizioni personali in nome di un vincente e sicuro progetto comune. Conosciamo tutti qui il nominativo su cui l’ala progressista vorrebbe puntare – se solo intravvedesse debolezze e spaccature apparenti nel nostro schieramento conservatore. Diamo loro l’illusione di ciò, spingiamoli a gettare la maschera e far quadrato sul quel barbone di francescano, esponente della teologia della liberazione nonché figlio spirituale del cardinal Sbrodoglio S.J: il famigerato cardinal arcivescovo di Caracas Miguel Pugnado Inculado O.F.M., promosso a quell’incarico dall’ondivago Giovanni Paolo II, il papa di Carlo Maria Martini S.J. e di Hans Hermann Groer O.S.B – l’ondivago, per l’appunto. Stabiliamo con chirurgica precisione tre nominativi di peso del nostro schieramento da esibire uno dopo l’altro e su cui, sempre con chirurgica precisione, far cadere molti meno voti di quanti se ne aspetterebbe lo schieramento avversario. In tal modo, loro si sentiranno pronti a giocare la carta, forti delle nostre apparenti divisioni e spaccature, del cardinal Pugnado Inculado O.F.M. A quel punto, noi giocheremo il nostro vero jolly – ovvero un candidato “minore” ma a noi vicino, un centrista con la personalità in grado di appianare spaccature ed evitare epidermiche reazioni di rigetto. Eminenze reverendissime, il nome che ho in mente e che sarà oggetto delle nostre discussioni per l’intera mattina sino al pranzo è quello del cardinal Juncker O.P.>>. Il piano di guerra elaborato dal nunzio Odescalchi piacque subito a tutti i convenuti; anche perché, nelle menti di tutti gli uditori, nessuno escluso, si materializzò il pensiero, simile al peggiore degli incubi, di un cardinal Pugnado Inculado O.F.M. eletto al soglio petrino e catapultato a combinar disastri dalla periferica ed innocua Caracas alla Roma caput mundi della cattolicità: no, quel barbone di frate francescano che aveva venduto palazzo e curia arcivescovile per trasferire abitazione personale ed uffici amministrativi in un sobborgo di Caracas, che indossava sempre il semplice saio con croce pettorale di latta anche a berretta cardinalizia ricevuta, che guidava personalmente un Fiat Strada pick-up con tanto di targa diplomatica (status cardinalizio: passaporto diplomatico, targa diplomatica – NdA), quel barbone di frate francescano andava fermato. Ne andava del futuro stesso della cattolicità: su questo punto l’accordo era unanime.
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Edith Stein e la croce
«Si può capire veramente la “teologia della croce” soltanto se si comincia a soffrire del “peso della croce”». A insegnarcelo è una martire dei campi di concentramento, che ha assaporato la profondità della croce fino a dare la vita. Continue reading Untitled
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ildiariodibeppe · 10 months
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Padre Leone Dehon
La vita e le opere
Padre Leone Dehon nacque il 14 marzo 1843 a La Capelle in Francia , nella diocesi di Soissons. Egli godrà di essere stato battezzato il 24 marzo successivo, vigilia dell’Annunciazione, “unendo – scriverà – il mio battesimo all’Ecce venio di Nostro Signore”. Dirà infatti ai suoi figli spirituali, i sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù: “Nell’Ecce Venio e nell’Ecce Ancilla si trova tutta la nostra vocazione e missione”. Il Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria saranno la luce e la forza di tutta la sua lunga vita. Una tenera e filiale devozione alla Madonna lo condurrà alla contemplazione appassionata del Cuore del Salvatore trafitto sulla croce.
Dalla famiglia, distinta e stimata, il giovane Dehon attinse caratteristiche di nobiltà d’animo e signorilità che lo resero ricco di umanità e aperto a relazioni di amicizia con le personalità civili ed ecclesiastiche durante tutta la sua lunga esistenza. In particolare ringraziava Dio “per il dono della mamma che lo aveva iniziato all’amore del divin Cuore”.
Durante gli studi umanistici, favorito dalla guida spirituale di sacerdoti eminenti per scienza e virtù, sperimenta la prima chiamata al sacerdozio nel Natale del 1856. Ma suo padre che sognava per lui una brillante posizione sociale, cercò subito di ostacolarlo dalla sua vocazione, inviandolo alla Sorbona di Parigi, dove, all’età di 21 anni, Leone Dehon conseguì il dottorato in diritto civile. Tuttavia la frequenza al S. Sulpizio, “là dove regnava uno spirito sacerdotale, dona vigore all’attrattiva verso il sacerdozio”. Il padre, quasi a volerlo distogliere dall’idea del sacerdozio, gli offre un lungo viaggio in Oriente. Il giovane Leone gode di percorrere soprattutto la terra di Gesù, ma al suo ritorno, senza cedere alle resistenze familiari, si ferma a Roma. Va dal Papa Pio IX e gli confida la propria vocazione. Il Papa, nel quale ammira “la bontà unita alla santità”, lo invita ad entrare nel seminario francese di Santa Chiara. Vi entra infatti nell’ottobre del 1865: “ero finalmente nel mio vero ambiente: ero felice!”.
Ordinato sacerdote il 19 dicembre 1868, nella basilica di S. Giovanni Lateranense, ritrova,insieme alla gioia della sua ordinazione sacerdotale, anche quella del ritorno di suo padre alla pratica religiosa. Dopo la forte esperienza ecclesiale, quale stenografo al Concilio Vaticano I, il giovane sacerdote Dehon torna nella sua diocesi d’origine, Soissons, e in obbedienza al proprio vescovo, diviene l’ultimo di cappellani di S. Quintino. Con quattro lauree(in diritto civile e canonico, in filosofia e teologia) e soprattutto con una solida esperienza spirituale e ecclesiale, esprimerà tutto il suo fervore e la sua sensibilità in molteplici iniziative pastorali e sociali:lo vediamo partecipare ai primi congressi di associazioni operaie, fondare un giornale cattolico, dare vita al patronato S. Giuseppe per l’accoglienza e la formazione dei giovani e poi il Collegio S. Giovanni.
Nominato dal Vescovo confessore e direttore spirituale all’arrivo delle Ancelle del S. Cuore, potrà scrivere: “Questa circostanza provvidenziale preparò l’orientamento di tutto il resto della mia vita”. Sì, perché nonostante la frenetica attività pastorale, il canonica Dehon si sentiva attratto dalla vita religiosa. Il progetto di amore e di riparazione al Sacro Cuore che animava l’istituto delle Ancelle, attendeva d’essere condiviso da una congregazione sacerdotale. Accompagnando il proprio Vescovo nel viaggio a Roma, passa per Loreto, sosta e tappa fondamentale, fonte d’ispirazione originaria a cui attingerà l’impulso per la sua fondazione: “Qui è nata la Congregazione nel 1877” scriverà. In quella casa che gli ricorderà sempre l’evento della Incarnazione attraverso l’Ecce Venio e l’Ecce Ancilla, egli intuisce quale dovrà essere il nucleo spirituale e dinamico della Congregazione.
Il 28 giugno 1878, festa del S. Cuore, nella cappella del collegio S. Giovanni, il canonico Leone Dehon emetteva i voti religiosi come primo Oblato del S. Cuore e vi univa il voto di vittima d’amore e riparazione. Per questo volle chiamarsi con un nome nuovo: padre Giovanni del Sacro Cuore . E con questa denominazione venne presentato dal postulatore nell’avviare la causa di beatificazione di Padre Dehon. Iniziano anni di fervida attività, di fioritura di vocazioni ma anche di difficoltà, di incomprensioni, di prove dolorose che condurranno alla soppressione della giovane fondazione, al consummatum est del 3 dicembre 1883. P. Dehon si sente “atterrato e triturato” ma la grande sofferenza è occasione di una splendida dichiarazione di sottomissione alla volontà di Dio e della Chiesa. Questa prova sarà l’alba della risurrezione dell’Istituto con il nome nuovo di “Sacerdoti del Sacro Cuore”. E’ la rinascita, la ripresa dello slancio verso impegni missionari, l’apostolato sociale, le missioni popolari, l’evangelizzazione. Dopo il Decretum Laudis del 25 febbraio 1888, P. Dehon si reca a Roma a ringraziare il Papa Leone XIII, che lo incoraggia a predicare le sue encicliche, a sostenere con la preghiera e la collaborazione i sacerdoti, a suscitare case di adorazione, a donarsi per le lontane missioni: “Ecco la missione affidataci dal Papa” annoterà con gioia.
Ma altre Via Crucis nel frattempo si abbattevano su di lui: calunnie sul suo comportamento, difficoltà nei rapporti con la diocesi,opposizione all’interno dell’Istituto. Tutto sembrava perduto e infamato. Nel ritiro spirituale ignaziano egli ritroverà serenità e rinnoverà il suo patto d’amore: “Mi offro completamente a N. Signore per servirlo in tutto e fare la sua volontà. Sono pronto a fare e a soffrire ciò che Egli vorrà, con l’aiuto della sua Grazia”. Più tardi , meditando sulle vicende spesso assai dolorose della sua storia egli scriverà: “N. Signore ha accettato il mio atto di oblazione. Egli voleva fare della sua Opera un edificio importante. Per questa ha scavato così profondamente.” La fecondità della croce che padre Dehon seppe accettare con fede in spirito di amore e di riparazione, portò ad un consolidamento e a una forte espansione della congregazione. Sostenuto dalla benevolenza dei Sommi Pontefici Leone XIII, S. Pio X, Benedetto XV, Pio XI, verso i quali professò una devozione sempre fedele e operosa, padre Dehon proseguì instancabile la sua missione, con scritti, (è dal 1889 la stampa della rivista Il Regno del S. Cuore di Gesù nelle anime e nella società!) conferenze (famose le sue conferenze tenute a Roma e Milano), partecipazione a congressi sociali e soprattutto con le numerose fondazioni della congregazione SCJ. “L’ideale della mia vita – lasciò scritto nelle ultime pagine del suo Diario – il voto che formulavo con lacrime nella mia giovinezza era d’essere missionario e martire. Mi sembra che questo voto si sia compiuto. Missionario lo sono per i cento e più missionari sparsi nel mondo; martire lo sono perché N. Signore diede compimento al mio voto di vittima”.
Uomo instancabile, nonostante la perenne fragilità fisica che si trascinava dietro, sorretto da una fede genuina e profonda, fatta “ certezza nella confidenza “: ecco la roccia sulla quale P. Dehon aveva costruito l’edificio della sua vita e della sua missione. Ne proveniva un costante e cristiano ottimismo che superando ogni prova, lo conduceva a guardare avanti sempre con speranza: “ aveva una fede irradiante che manifestava nella predicazione e negli esempi, con un amore ardente verso il Cuore di Cristo”. Amore e riparazione: era la sua grande preoccupazione: riparazione eucaristica specialmente mediante l’Adorazione affidata ai suoi religiosi come loro missione nella Chiesa; riparazione sociale mediante la giustizia e la carità come vie per una “civiltà dell’amore”. Nella contemplazione del Cuore di Cristo egli attinse pure quella che fu considerata una costante della sua personalità: la bontà luminosa che lo circondava di un fascino e di un affetto grande, specialmente tra i giovani tanto da venire chiamato “Très Bon Père”.
Nel servo di Dio, padre Dehon c’è stato un mirabile equilibrio di virtù umane, nella semplicità e nel contesto della vita ordinaria che egli, nello zelo apostolico e nell’ascesi mistica, con la grazia del Signore, ha reso soprannaturali per lo sforzo costante nella perfezione sacerdotale e religiosa, esempio di sacerdote e religioso dei tempi moderni.
Grande impegno negli ultimi anni di vita, oltre a diffondere la spiritualità del Sacro Cuore e il costante anelito del Regno di Dio nei cuori e nella società, è stata la costruzione della grande basilica di Cristo Re, il tempio della Pace, da lui inaugurato il 18 maggio 1920. L’accompagnò sempre la luce amabile della Vergine Maria: “Vivat Cor Jesu, per Cor Mariae” era il suo saluto.
“Il regno del Cuore di Gesù nelle anime e nella società” così il P. Dehon ha compendiato le sue più alte aspirazioni e la missione della sua Famiglia Dehoniana nella Chiesa: è il regno della civiltà dell’amore!
Padre Dehon muore a Bruxelles, il 12 agosto 1925. Stendendo la sua mano verso l’immagine del S. Cuore, con voce chiara esclamò:
“Per lui sono vissuto, per Lui io muoio.
E’ Lui il mio tutto, la mia vita,la mia morte, la mia eternità”.
Ai suoi figli spirituali, i Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (detti anche Dehoniani dal nome del fondatore) e a tutti coloro che vedono in padre Dehon un padre e una guida per vivere il Vangelo nella spiritualità del Cuore di Cristo, la Famiglia Dehoniana odierna, ha lasciato un testamento spirituale scritto:
“Vi lascio il più meraviglioso dei tesori.
Il Cuore di Gesù”.
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amicidomenicani · 1 year
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Quesito Buonasera Padre, mi potrebbe spiegare cosa sia un sacramentale? Grazie mille. Risposta del sacerdote Carissimo,  1. il codice di diritto canonico presenta i sacramentali in questo modo: “I sacramentali sono segni sacri con cui, per una qualche imitazione dei sacramenti, vengono significati e ottenuti per l'impetrazione della Chiesa, effetti soprattutto spirituali" (can.1166). Sono sacramentali tutti quei riti e quelle cerimonie che si fanno nella celebrazione dei sacramenti e che non costituiscono l'essenza del sacramento. Ad esempio, nel battesimo l'essenza del sacramento è costituita dall’effusione dell’acqua sul battezzando pronunciando le debite parole da parte del ministro. Tutti gli altri riti come il segno della croce, l’esorcismo, l’unzione col sacro crisma, la benedizione finale, la veste bianca, la candela accesa, il cero pasquale… sono sacramentali. 2. Si distinguono dai sacramenti essenzialmente per due motivi. Il primo: perché i sacramenti sono stati istituiti da Cristo, mentre i sacramentali sono istituiti dalla Chiesa. Il secondo: i sacramenti sono efficaci ex opere operato, mentre i sacramentali sono efficaci ex opere operantis, anzi, ex opere operantis Ecclesiae. Ex opere operato significa che per la loro stessa celebrazione producono effetto.  I sacramentali invece sono efficaci dipendentemente dalla devozione della Chiesa. L'intercessione della Chiesa è particolarmente potente sebbene non sia infallibile come quella dei sacramenti. Nei sacramentali la Chiesa chiede a Dio per coloro che ne usano degnamente l'effetto spirituale per il quale sono stati istituiti. 3. I sacramentali si distinguono in due classi: esorcismi e benedizioni. Gli esorcismi consistono nell'imposizione delle mani e nella recita di alcune preghiere allo scopo di espellere il demonio da coloro che ne sono posseduti. Le benedizioni, che sono una effusione di doni celesti, si distinguono in benedizioni costitutive e invocative. Le benedizioni costitutive si applicano agli uomini e anche agli oggetti (ad esempio i calici) allo scopo di consacrarli, e cioè di destinarli esclusivamente al culto di Dio. Le benedizioni invocative vengono date agli uomini per ottenere qualche beneficio divino. Vengono date anche alle cose affinché il loro uso giovi alla salute dell'anima e del corpo. Ad esempio, è un sacramentale la benedizione della mensa. 4. A proposito dei sacramentali San Tommaso scrive: “L'acqua benedetta e le altre cose consacrate non si chiamano sacramenti, perché il loro uso non produce l'effetto proprio dei sacramenti, e cioè il conferimento della grazia. Queste realtà dispongono a ricevere i sacramenti sia allontanando gli ostacoli, come l'acqua benedetta che è usata contro gli assalti del demonio e i peccati veniali, sia facilitandone il compimento e l'amministrazione, come l'altare e i vasi sacri che sono consacrati per il rispetto dovuto all'eucaristia (Somma teologica, III, 65, 1, ad 6). 5. Sono sacramentali anche gli oggetti che vengono benedetti, come il crocifisso, la corona del Santo Rosario, le medaglie… A questo proposito il domenicano A. Sertillanges scrive: “Gli effetti che da essi si attendono sono quelli che richiede la vita cristiana: la purificazione dell’anima, la soddisfazione della giustizia per le nostre colpe, l’espulsione degli spiriti maligni, il sollievo delle nostre pene se il nostro Padre celeste lo trova opportuno, l’allontanamento dei flagelli sotto le stesse condizioni e la libertà interiore dei figli di Dio. Tali sono quelli che registra la teologia. Gesti minuscoli e familiari, cose da nulla: un’aspersione, una croce tracciata sulla fronte o sul petto, una formula: queste cose, entrando nella grande corrente religiosa, diventano efficaci. E lo diventano a cagione della nostra costituzione psicologica nella quale il sensibile ha tanta parte. Lo diventano anche a cagione dell’istituzione della Chiesa che ha il potere di captare forze superiori: forza di associaz
ione che è creatrice riguarda l’individuo; forza del Redentore, nel quale la società cristiana trova il suo centro; forza di Dio che è congiunto al Redentore e che, per mezzo di lui e della chiesa, e congiunto con noi” (L’Eglise, II, p. 4). Con l’augurio che l’uso dei sacramentali sia di grande beneficio per te e ti introduca sempre di più nella vita di Dio ti benedico e ti ricordo nella preghiera. Padre Angelo
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LUNEDI 10 OTTOBRE 2022 - 🔸 SAN DANIELE COMBONI 🔸 Daniele Comboni (Limone sul Garda, 15 marzo 1831 – Khartum, 10 ottobre 1881) è stato un missionario e vescovo cattolico italiano, fondatore degli istituti dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù e delle Pie Madri della Nigrizia. Venerato come santo dalla Chiesa cattolica, fu canonizzato da Giovanni Paolo II il 5 ottobre 2003 e viene commemorato il 10 ottobre. Era figlio di Domenica Pace, i cui avi erano originari di Cadria, e Luigi, umili braccianti impiegati nella tenuta di un lontano parente presso Limone sul Garda. Luigi apparteneva all'antica famiglia dei Comboni, capostipite della quale fu il notaio Combono Comboni da Muslone. Daniele Comboni era l'unico sopravvissuto di otto fratelli, ed il 20 febbraio 1843 si trasferì a Verona in un istituto per ragazzi con poche possibilità finanziarie, fondato dal sacerdote Nicola Mazza. Fu Mazza a infondere in Comboni l'amore per l'Africa e per le missioni. Durante la sua adolescenza decise di diventare sacerdote e nel 1849 giurò a Mazza di dedicare tutta la sua vita all'Africa sub-sahariana. Cinque anni dopo completò gli studi di filosofia e teologia e venne ordinato sacerdote il 31 dicembre 1854 dal vescovo di Trento, il beato Giovanni Nepomuceno de Tschiderer. L'8 settembre 1857 partì per il suo primo viaggio nell'Africa centrale, corrispondente all'odierno Sudan, con altri quattro sacerdoti mazziani (Giovanni Beltrame, Alessandro Dal Bosco, Francesco Oliboni, Angelo Melotto) ed il fabbro friulano Isidoro Zilli. Comboni, ventiseienne, era il più giovane del gruppo. Dopo quattro mesi raggiunsero Khartoum, dove Dal Bosco restò come procuratore. Il 14 febbraio 1858 gli altri cinque arrivarono alla stazione missionaria di Santa Croce, dove rimasero poco meno di un anno. Rientrato in Italia nel 1859 a causa delle insistenti febbri malariche, continuò la sua opera a favore dell'Africa e coniò il suo motto O Nigrizia o morte. Nel 1864 a Roma, concepì il "Piano per la rigenerazione dell'Africa" che, proseguendo il progetto mazziano di «salvare l'Africa con l'Africa», si arricchiva di nuove intuizioni e progetti maturati dalla sua esperienza diretta... Link in bio 🔴 (presso Africa) https://www.instagram.com/p/Cjh2vybsnb4/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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corallorosso · 4 years
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Il 27 aprile 2014 Il papa polacco Giovanni Paolo II è stato proclamato santo da papa Francesco. Il matematico Odifreddi scrisse allora: “Ecco i 6 miracoli di San Giovanni Paolo II” La Chiesa cattolica ha appena proclamato santo Giovanni Paolo II, pontefice dal 1978 al 2005. Ma quali i miracoli che hanno fatto guadagnare al polacco l’ambito titolo? Il matematico Piergiorgio Odifreddi, dal suo blog, ne elenca 6: 4 marzo 1983. “All’aeroporto di Managua in Nicaragua Giovanni Paolo II svillaneggia pubblicamente il ministro della Cultura padre Ernesto Cardenal, inginocchiato di fronte a lui in segno di rispetto, per aver accettato di partecipare al governo sandinista. In seguito, in combutta con il cardinal Joseph Ratzinger, combatterà duramente la teologia della liberazione, di cui Cardenal era uno dei principali esponenti, riducendola al silenzio”. 20 febbraio 1987. “L’arcivescovo Paul Marcinkus, presidente dello IOR, riceve un mandato di cattura dal tribunale di Milano per il coinvolgimento della banca vaticana nello scandalo del Banco Ambrosiano: lo stesso che porterà alla morte dei bancarottieri Michele Sindona e Roberto Calvi. Il papa fa quadrato attorno al “banchiere di Dio”, noto per aver dichiarato che “non si dirige una banca con le Ave Maria”, e lo lascerà al suo posto fino al pensionamento per i raggiunti limiti di età nel 1997″. 3 aprile 1987. “A Santiago del Cile Giovanni Paolo II si affaccia sorridente a salutare la folla dal balcone del Palazzo Presidenziale in compagnia del dittatore Augusto Pinochet, e prega con lui nella cappella del Palazzo: lo stesso in cui nel 1973 era stato assassinato da Pinochet il presidente democraticamente eletto Salvador Allende. In seguito, nel 1993, impartirà al dittatore cileno una benedizione apostolica speciale in occasione delle sue nozze d’oro. E nel 1999, quando Pinochet sarà arrestato in Inghilterra per crimini contro l’umanità, gli manderà un messaggio di solidarietà”. 6 ottobre 2002. “Giovanni Paolo II canonizza, dopo averlo già beatificato il 17 maggio 1992, il prete franchista Josemaria Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei. Paga così il debito nei onfronti della Prelatura della Santa Croce, i cui membri e simpatizzanti l’avevano dapprima eletto al soglio pontificio, e avevano poi sanato i debiti dello IOR, dissanguato dai finanziamenti a Solidarnosc”. 24 marzo 2003. “Giovanni Paolo II ricorda con affetto il cardinal Hans Hermann Groer, dimessosi da primate d’Austria nel 1998 per aver abusato sessualmente di circa duemila ragazzi”. 30 novembre 2004. “Giovanni Paolo II abbraccia pubblicamente padre Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Dio, nella fastosa e festosa celebrazione dei suoi sessant’anni di sacerdozio, e lo omaggia per “un ministero sacerdotale colmo dei doni dello Spirito Santo”. Dimentica di dire che per mezzo secolo il prete ha sistematicamente violentato seminaristi e fedeli, e ha convissuto regolarmente e contemporaneamente con quattro donne, da cui ha avuto cinque figli, che ha sia violentato che portato in udienza dal Papa”. Oggi milioni di fedeli esultano per la santificazione di Karol Wojtyla ma, per Odifreddi, c’è da sperare che il nuovo santo” non interceda per noi”. Massimo Volante
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abr · 5 years
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La notizia che ha fatto meno notizia in questa estate 2019  (...) : un mesetto fa Papa Francesco aveva fatto tappa nelle zone colpite dal sisma. Si era spinto sino a Camerino (...). Ma questo viaggio, nelle Marche, regione un tempo religiosissima, s’è rivelato un vero e proprio fallimento: pochissima gente ha atteso il pontefice, e solo i “rappresentanti istituzionali” (tutti in tiro) hanno garbatamente sgomitato per aggiudicarsi un selfie che li immortalasse nell’atto del bacio dell’anello. Grande delusione per il pontefice, ed ancor più grande per il notabilato locale. (...) “Nelle Marche non ho mai visto, né rammento, gesti d’indifferenza verso il papato”, ha confessato un pubblico funzionario, sconvolto (...). “Di fronte a quello che avete visto e sofferto, di fronte a case crollate, edifici ridotti in macerie, viene questa domanda: che cosa è mai l’uomo? Che cos’è, se quello che innalza può crollare in un attimo? Che cos’è, se la sua speranza può finire in polvere? Che cosa è mai l’uomo?”, ha detto Bergoglio nell’omelia. Un discorso da vero francescano, da fedele e coerente propalatore della Teologia della liberazione: corrente del pensiero cattolico (...) latinoamericano del 1968, diretta estensione dei principi riformatori del Concilio Vaticano II. (...) Si stenta comunque a credere che le popolazioni colpite dal sisma possano ravvisare nella povertà la più fulgida opportunità per arricchire le proprie anime. (...).  Altro postulato cardine è che tutti gli uomini occidentali debbano rinunciare alle proprie ricchezze per risarcire i popoli che hanno subito schiavitù e colonialismo: in questa chiave che il Papa lancia il ponte alla omologa Teologia islamica della liberazione, auspicando che l’Italia possa diventare il grande villaggio delle migrazioni. Ed in questo incontra il consenso del protestantesimo olandese, danese e tedesco. L’uomo solidale, creativo e senza radici (...) è per i seguaci della “liberazione” l’antidoto alla logica del profitto. Si stenta a credere possa trovare seguito nelle Marche.  (...) Infatti, quando l’arcivescovo di Camerino (...) ha detto: “La ricostruzione si è lasciata ingabbiare dai lacci della burocrazia, generando sconforto e delusione”, Bergoglio ha ribattuto “seguo con preoccupazione l’acuirsi delle tensioni nel Golfo Persico”.(...) Ma l’insuccesso di Papa Francesco è stato abilmente nascosto, al punto che tivù, giornali ed agenzie hanno parlato di folle oceaniche. Siamo ormai abituati ad una stampa che ha fatto dogma dell’infallibilità di Papa Francesco, al pari di Adriano Celentano, Fabio Fazio e Cristiano Ronaldo.  (...)
http://www.opinione.it/societa/2019/07/23/ruggiero-capone_visita-bergoglio-terremotati-camerino-marche-teologia-della-liberazione-francesco-massara-edoardo-menichelli-croce-rossa/
Un altro decrescista, un altro passatista pentitevi la fine è vicina.  
Ci sta, nel suo caso più di altri preoccupati delle sorti del Pianeta non delle anime (sempre per controllare, il primo o le seconde). Così “liberando” però decrescerà solo lui, come prima di lui i m5s e prima ancora i loro padri sinistri sessantottini duriepuri, quelli non riconvertiti al “libberismo” (quello si selvaggio) dello Statalismo Globale DemocRAT. 
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SENSI DELL’ARTE - di Gianpiero Menniti
L’ECCEZIONE
Dogma. Si accoglie per fede. Ma si tratta di un evento nella storia della fede cristiana: celebrato, semplicemente accettato, in parte discusso, rifiutato in alcune confessioni. Il suo valore è tuttavia profondo: segna il passaggio dalla vita terrena alla gloria eterna di un essere umano dopo il Cristo. Con un tratto originale: la Vergine non muore. Si addormenta. Nel rito ortodosso è così. Nel rito cattolico, «terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Il cenno è sfumato. E variamente interpretato. “Assunzione” o “Dormizione”, è certamente una fine molto diversa, unica. Ma non basta.  L’Assunzione si fonda su una teologia, su un “logos”, su una necessità causale, come ebbe modo di spiegare Giovanni Damasceno: 
«Era conveniente che colei che nel parto aveva conservato integra la sua verginità conservasse integro da corruzione il suo corpo dopo la morte. Era conveniente che colei che aveva portato nel seno il Creatore fatto bambino abitasse nella dimora divina. Era conveniente che la Sposa di Dio entrasse nella casa celeste. Era conveniente che colei che aveva visto il proprio figlio sulla Croce, ricevendo nel corpo il dolore che le era stato risparmiato nel parto, lo contemplasse seduto alla destra del Padre. Era conveniente che la Madre di Dio possedesse ciò che le era dovuto a motivo di suo figlio e che fosse onorata da tutte le creature quale Madre e serva di Dio.»  
L’arte ha assorbito la rivelazione teologica, ha riflettuto sul tema sacro, ha avvertito la singolarità dell’evento, ha riconosciuto la relazione indissolubile tra “anima e corpo” elevando la figura a paradigma della cristianità più profonda, della purezza che non conosce il “peccato”, dell’eccezione stupefacente. Così, l’immagine fonda un nuovo fenomeno nell’espressione realistica della fede, quell’anelito che rompe la barriera dell’invisibile e si lascia contemplare. Ecco la ragione di un dogma proclamato così tardi, solo nel XX secolo, precisamente nel 1950, da Pio XII: quell’evento era già radicato in due millenni di storia della Chiesa.
Tiziano Vecellio (1488/90 - 1576): “Assunta”, 1516 - 1518, Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, Venezia
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donatoantonio75 · 5 years
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Chiesa San Pasquale Baylon, Via Pisacane, 56 Bari Modello di mansuetudine e umiltà, seppe stare sempre attento alla voce del Pastore, che lo istruiva nella scienza divina e nei segreti della vera santità. * Singolare Devozione Eucaristica Tuttavia, quello che distinse il nostro Santo con una luce tutta speciale fu la sua devozione al Santissimo Sacramento. Ogni volta che i suoi compiti glielo permettevano, l'umile frate si prostrava ai piedi del tabernacolo, ora pregando con le braccia in croce, ora sprofondato in profonda adorazione, ora facendo anche da chierichetto alla Messa privata di qualche sacerdote del monastero. Era con Gesù Eucaristico che la sua anima si espandeva e trovava nuove forze per affrontare le lotte della vita. Lì il Divino Maestro gli rivelava i misteri del Regno, nascosti ai saggi e ai dottori. Senza aver fatto nessun tipo di studio, l'umile converso francescano capiva di teologia più di molti maestri, perché l'ardore del suo cuore gli spiegava quello che non aveva appreso con il raziocinio. https://www.instagram.com/p/Bs1H3xpHEwY/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=xd24eeejfssj
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beppebort · 2 years
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Vide e credette...
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È la festa del discepolo prediletto del Signore, “il discepolo che Gesù amava”, colui che nell'ultima cena pose il suo capo sul petto del Signore, percependone l'intensità dei palpiti, colui che ai piedi della croce si sentirà ripetere da Gesù morente: “figlio, ecco tua Madre”. È insieme a San Pietro, uno dei primi testimoni oculari della risurrezione di Cristo. È lui l'autore del quarto Vangelo e di due splendide lettere che inneggiano alla carità e all'amore e del libro dell'Apocalisse. Possiamo definirlo il grande teologo che afferma in modo inequivocabile la divinità del Cristo. È anche l'apostolo che, pur non narrandoci l'ultima cena, meglio degli altri approfondisce il mistero eucaristico e la teologia del pane di vita. Coglie in profondità anche il significato recondito del disegno divino della incarnazione e redenzione del Verbo che si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi, perché noi diventassimo figli di Dio. È lui a riferirci del Cristo Luce del mondo, è ancora lui che parla di segni più che di miracoli per smuovere alla fede autentica i suoi lettori. Viene da pensare che la sua prima fonte, dopo l'esperienza personale diretta, sia stata la Vergine Madre, non perché la citi particolarmente, ma per la profondità con cui tratta di Cristo e dei suoi misteri. Dobbiamo molta gratitudine a questo apostolo ed evangelista per le grandi verità che ci ha insegnato, formano ora il prezioso bagaglio della rivelazione a cui tutta la Chiesa si ispira.
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Padre Tanquerey c’indica i rimedi contro le tentazioni del demonio
Leggiamo dal “Compendio di teologia Ascetica” e Mistica di padre Adolfo Tanquerey
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La Provvidenza permette gli assalti del demonio in virtù del principio generale che Dio governa le anime non solo direttamente, ma anche per mezzo delle cause seconde, lasciando alle creature una certa libertà d’azione. D’altra parte ci avvisa di stare in guardia, e per proteggerci c’invia in aiuto gli angeli buoni e in particolare l’Angelo custode, senza dire dell’aiuto che ci presta Egli stesso o per mezzo del suo Figlio. Approfittandoci di quest’aiuto, noi trionfiamo del demonio, ci rafforziamo nella virtù e acquistiamo meriti per il Cielo. Quest’ammirabile condotta della Provvidenza ci mostra anche meglio quale somma importanza dobbiamo dare alla nostra salvezza e alla nostra santificazione, dal momento che vi prendono parte il cielo e l’inferno, e attorno all’anima nostra e talora dentro l’anima stessa avvengono tra le potenze celesti e le infernali fieri combattimenti la cui posta è la Vita Eterna.
I rimedi contro la tentazione diabolica ci sono indicati dai Santi (…).
Il primo è una preghiera umile e fiduciosa, per trarre dalla nostra parte Dio e gli angeli suoi. Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? Chi infatti può essere paragonato a Dio? Questa preghiera deve essere umile; perché nulla vi è che metta più rapidamente in fuga l’Angelo ribelli, il quale, ribellatosi per orgoglio, non seppe mai praticare questa virtù: l’umiliarsi dinanzi a Dio, il riconoscersi impotenti a trionfare senza il suo aiuto, sconcerta i disegni dell’Angelo superbo. Dev’essere pure fiduciosa; perché, premendo alla gloria di Dio il nostro trionfo, possiamo avere piena fiducia nell’efficacia della sua grazia. E’ bene invocare pure San Michele, che, avendo inflitto al demonio una splendida sconfitta, sarà lieto di coronare la sua vittoria in noi e per mezzo di noi. E volentieri lo asseconderà il nostro Angelo custode se confidiamo in lui. Ma non dimenticheremo di pregare specialmente la Vergine Immacolata, che col piede verginale non cessa di schiacciare il capo al serpente ed è per il demonio più terribile di un esercito schierato in battaglia.
Il secondo mezzo è l’uso confidente dei sacramenti e dei sacramentali. La Confessione, essendo un atto di umiltà, mette in fuga il demonio; l’assoluzione che le tiene dietro ci applica i meriti di Gesù Cristo e ci rende invulnerabili ai suoi dardi; la santa Comunione, mettendo nel nostro cuore colui che ha vinto satana, ispira al demonio un vero terrore. Gli stessi sacramentali, il segno della croce o le preghiere liturgiche fatte con spirito di fede in unione con la Chiesa, sono pure di prezioso aiuto. Santa Teresa d’Avila racconta in particolare l’acqua benedetta, forse perché è molto umiliante per il demonio vedersi sbaragliato con un mezzo così semplice.
L’ultimo mezzo è un sommo disprezzo per il demonio. (…). vedersi disprezzare da esseri più deboli è infatti una dura umiliazione per questi spiriti superbi. Ora noi, come abbiamo detto, appoggiati umilmente su Dio, abbiamo il diritto e il dovere di disprezzare i demoni. Questi possono abbaiare ma non possono mordere, se, per imprudenza o per orgoglio, non ci mettiamo in loro potere. A questo modo pertanto la lotta che dobbiamo sostenere contro il demonio, come pure contro il mondo e la concupiscenza, ci rafforza nella vita soprannaturale, anzi ci fa anche progredire.
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incamminoblog · 3 years
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Mons.Nunzio Galantino"Un Dio Amore per noi, con noi sempre"
Mons.Nunzio Galantino”Un Dio Amore per noi, con noi sempre”
Santissima Trinità,30 maggio 2021 Questa solennità liturgica, così importante per la testimonianza della nostra fede, a dire il vero è sempre stata una “piccola croce” per i preti, nel momento dell’omelia e della catechesi. Fino a non molto tempo fa, infatti, tanti sacerdoti si sentivano obbligati a ripetere ai fedeli quanto avevano appreso a scuola di teologia sulla Trinità, ma spesso con…
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