Tumgik
#servivo
flaviotial · 1 year
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Collab c/ @yuricbas 🌕🐍 #cabecamaloca #paint #streetart #fineart #collab #conexão #manausstreetart #amazonasgraffiti #chegaraosul #paz #arte #desenho #paintcolor #soad #systemofadown #graffitimanaus #curitiba #rompendobarreiras #servivo (em De Norte a Sul) https://www.instagram.com/p/Cpz4KpUrie3/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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omarfor-orchestra · 10 months
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Mi ammazzo
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susieporta · 22 days
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Quello che mi ha salvato nei momenti di massima disperazione è stata l’intima inattaccabile certezza che la vita mi avrebbe posizionato esattamente lì, nel punto in cui Le servivo in quel momento.
Peccato che “un momento” per l’esistenza, non sia misurato dal nostro stesso orologio interno.
E così, a volte, ho potuto coltivare questo sentire rimanendo in ascolto per mesi, senza poter vedere il manifestarsi del progetto, vagando qua e là.
Questo mi faceva andare in panico, questo “non vedere ancora” mi spingeva ad un’azione forsennata che placava momentaneamente quel vuoto.
Oggi quando non so cosa fare o dove andare, mi sdraio sotto il sole o vicino ai gatti, e mi apro.
A quel punto, di solito, accade il miracolo.
Claudia Crispolti
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n0i0s4 · 8 months
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non dimenticherò mai quando un tipo mi disse che gli servivo solo per gli stickers che avevo su tg… 😞😞😞
io essere tipo: fra tutt ok pk a me nn sembra 🙄🙄
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moonlightsthingsblog · 2 months
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Sappi che ti avrei riscritto, ti avrei cercato di nuovo; ma la tua indifferenza ha parlato al posto tuo. Non servivo nella tua vita, e forse non sono mai servita.
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stancadiesserqui · 1 year
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Tristezza e malinconia
Lentamente mi portano via.
Mi sento sempre più lontana dal mondo in cui vivo
Ma non mi preoccupo perché sapevo già che qui non servivo
Un altro universo adesso mi accoglie
Ma le lacrime volteggiano come foglie
Il nuovo universo fa paura
Mi fa notare ogni mia ammaccatura.
Lacrime piene di brutti pensieri e delusioni
Davanti ai miei occhi avevo solo illusioni.
Amici, parenti e genitori
Tutti quanti dei traditori.
E i pensieri di certo non aiutano
Aprono ferite e che sanguinano
Dicono che solo io mi potrò aiutare
Ma come faccio se mi sento annegare?
Nuove terapie vedo al fronte
Nuove battaglie sono già pronte.
Pensavo di aver sconfitto questo orrendo mostro
E invece eccolo qui e con asprezza il mio braccio mostro
Cicatrici tutte in riga una dietro l'altra
"Faccio schifo" ripeto come un mantra.
"eri felice poco fa, cambi umore troppo spesso"
"hai ragione ma non ci faccio apposta" confesso.
Mi sento fuori luogo,
Ed ecco che di nuovo affogo....
"VORREI NON ESSER MAI NATA"
Questa è la frase che in gola viene strozzata
Perché se detta fa un brutto effetto
E gli sguardi di pena non li accetto.
Vorrei solo sprofondare nel letto
E chiudermi in camera dandomi affetto.
Vorrei sparire da questo posto
Prendere un aereo di nascosto
E riniziare una nuova vita
Così da avere una via d'uscita.
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elorenz · 10 months
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C'è una strana legge non scritta per cui ogni paura razionale, quando viene alimentata nella testa, si avvera.
Non mi era mai capitato prima ma qualche settimana fa uscendo da lavoro abbiamo visto una locusta planare e schiantarsi sul muro dove avevamo parcheggiato il motorino. È un essere la cavaletta/locusta che mi inorridisce, la sua forma, il suo volo e il suono che emette volando, la sua scricchiolositá nei movimenti e la sua stupida pazienza nel rimanere ferma con quelle zampette in un punto per ore mi fanno schifo. Non so per quale trauma del passato, non so per quale piaga la mia mente abbia vissuto ma è una creatura che mi crea ribrezzo al punto da aver maturato una fobia. È un essere innocuo ma la logica in queste situazioni conta poco. Ad ogni modo da quella sera mi stanno perseguitando. In questa settimana, durante un turno in apertura ne ho trovata una gigantesca attaccata alla porta d'ingresso, ovviamente ho aperto il negozio con un largo ritardo ed ho dovuto chiedere ad un passante se mi faceva il favore di toglierla, lui le ha pizzicato il culo cercando di prenderla e questa è volata in strada. Due minuti dopo si era fusa col cemento scricchiolando sotto uno pneumatico. Ieri sera a porta aperta ne è planata una a trenta centimetri dall'ingresso. Mentre servivo i clienti sono corso a chiudere la porta e quella stava lì, a guardarmi, pronta a spiccare il salto e planare in negozio. Nel servire rimanevo concentrato con lo sguardo ed osservavo le sue mosse, quando la gente entrava in negozio mi bloccavo per vedere cosa faceva per paura che entrasse. Ad un certo punto un gruppo di ragazzi è passato camminando senza notarla ed una ragazza le ha tirato sbadatamente un calcio. È volata sulla strada ed è morta assieme a quell'altra diventando poltiglia.
Adesso andare a lavoro mi rappresenta una costante sensazione di pericolo e vivo il turno attento come fossi un militare al fronte durante una guerra. Ogni suono, ogni movimento volante, ogni angolo della strada, ogni parete limitrofa al negozio ed ogni stupida ombra che si muove attiva in me un campanello d'allarme che potrei silenziare unicamente se avessi un lanciarazzi in braccio.
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situazionespinoza · 1 year
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Io ritengo che dovremmo smetterla di incensare e assumere come esempio le persone che fanno più di un lavoro per campare.
Ho incominciato a lavorare a 19 anni e per i successivi sei anni non ho mai fatto esclusivamente un lavoro e basta.
Davo ripetizioni e lavoravo negli uffici dell'università. Facevo da tutor a studenti con DSA di giorno e servivo ai tavoli dalle 18 alle 2 del mattino. Lavoravo in libreria e poi correvo a girare hamburger in una cucina. Insegnavo greco e latino a ragazzini sfaticati e giravo hamburger e scrivevo articoli e post per i social.
Per sei anni ho dovuto arrabattarmi tra mille lavori, il tutto mentre studiavo all'università, per poter racimolare poco più di 900 euro a fine mese.
Questo non mi ha reso un'eroina. Non mi ha reso forte. Non ha reso competitiva.
Gli ultimi sei anni mi hanno annientato l'anima, hanno distrutto una ad una tutte le mie passioni, mi hanno spinto più e più volte sull'orlo del baratro.
Ci sono stati giorni in cui il corpo e la testa mi facevano così male che non riuscivo neanche ad alzarmi per andare in bagno. Ci sono stati giorni che ho trascorso interamente a piangere.
Adesso che ho deciso di fare un solo lavoro, accontentandomi di uno stipendio miserabile che a malapena mi permette di vivere dignitosamente, vorrei sputare in faccia a tutte quelle persone che osannano i giovani stakanovisti che rinunciano alla loro vita per lavorare.
Vi assicuro che nessuno, nessuno, nessuno su questa Terra maledetta è contento di rinunciare a vivere per lavorare.
Se lo fa, è perché è costretto. Ed è costretto perché voi che ci ammirate così tanto siete gli stessi che ci danno stipendi da fame, ci lasciate senza contratti, ci schiavizzate con la scusa del "eh, sei giovane, devi fare esperienza!"
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neroegiallo · 2 years
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Mi presento
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Ciao!
Mi chiamo Renata, per molti Artisia e per alcuni Eleonora.
Ho 41 anni e sono nata nella periferia di Milano, dove ho vissuto fino ai 30, quasi, rinnegando l’artista che è in me, per assecondare il volere dei miei genitori e della mia famiglia. 
Quando mi è stato detto, da bambina, che non avrei mai fatto l’artista perché fare l’artista non è un lavoro e non mi sarebbe stato dato il permesso, ho cacciato indietro i miei sogni. 
Non li ho cancellati, li ho nutriti di frustrazione e odio, di senso di colpa e delle cose più infime capaci nell’animo umano.
“Non si vive di sogni, i sogni non ti danno da mangiare etc etc..”
Sono cresciuta così, facendo finta di non voler fare l’artista.
Non ho seguito nessun corso e nessuna scuola in tal merito: non sopportavo l’idea di studiare qualcosa che non sarei andata a fare; mi faceva star male l’idea di sognare inutilmente, perché tanto i miei si sarebbero opposti.
Molte persone si chiedono come sia possibile acconsentire così al volere dei propri genitori; come sia possibile non ribellarsi. Non so proprio, forse sarei dovuta scappare di casa e mollarli tutti lì; forse me ne sarei dovuta andare, perché quello era l’unico modo possibile per realizzarli.
Il mio sogno a 12 anni era fare la spogliarellista e la escort. Se fossi scappata via a quell’età, non so cosa ne sarebbe rimasto di me.
Col tempo ti abitui al dolore, al fallimento. Col tempo mi sono adattata alla vita mediocre da milanese medio che vivevo; mi sono abituata a fare finta che tutto sommato la vita che vivevo mi piaceva, mentre ingoiavo la merda che io stessa mi cucinavo e servivo.
Durante il giorno a scuola o al lavoro; il pomeriggio e la sera sulle panchine al parchetto a fumare; nel weekend a ballare, a pranzo e cene di famiglia, ogni tanto un’uscita extra nei soliti posti con gli amici, e di nuovo è lunedì.
Un lavoro dietro l’altro; studi (non artistici) uno dietro l’altro; fidanzati e famiglie, uno dietro l’altra.
Ogni tanto sbottavo, impazzivo e mi facevo prendere dalle crisi; nel frastuono del mio dialogo interno non c’era poi così tanta gioia, anche sei gioivo per le cose esterne. Ce n’è stata di gioia nella mia vita, certo: sono cresciuta in un ambiente sereno e colmo d’amore, ho fatto tantissime esperienze e amo gli amici e i miei familiari, li ho vissuti intensamente ma sento ancora il retrogusto amaro, frutto del non sentirsi esattamente nel posto dove avrei voluto essere, riconoscendo che però era l’unico posto dove in quel momento potessi stare.
Avete mai amato pur non godendo appieno dell’amore?
Ero scissa in due, due persone diverse: la solare ragazza in vena di divertirsi e scherzare, emotiva e sensibile; la tetra persona che soffre del mal di vivere perché quella non le sembra vita, rare occasioni a parte.
Per il resto, guardavo la me divertirsi e mi sentivo come se non mi stessi divertendo davvero.
Diventando più adulta però la voce che avevo dentro ha iniziato a urlare più forte; nel frattempo sono diventata maggiorenne e poi ancora un pò più grande fin che, nel 2008 ho mandato tutti a fanculo e ho intrapreso la carriera di performer e modella.
Grazie a internet avevo scoperto il Burlesque e per una serie di eventi connessi tra loro, dopo un anno di corso accademico, ho iniziato a lavorare nel settore dell’intrattenimento; sono andata via da Milano e ho vissuto da artista per 10 anni di fila, prima di ritirarmi per qualche tempo, il tempo di rimettere in piedi la mia vita dopo la morte di entrambi i miei genitori, l’una a un anno dall’altra. Oggi ho ripreso il percorso, andando più a fondo, scavando più a fondo e tirando fuori altre convinzioni e credenze che ho scoperto bloccarmi di nuovo. Dal Burlesque alla live performance, dall’arte erotica all’intrattenimento per adulti in ogni sua forma.
Ho realizzato tutti i miei sogni da 12enne; ora che sono adulta vado a celebrare quei demoni che ancora feriscono.
Foto di Andrea Parisi La Rivista Burlesca @ Locomotiv Bologna 2013
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xxcherryboyxx · 1 month
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"Vorrei raccontarvi una storia e chiedervi un consiglio perché questa storia è reale, attuale e la sto vivendo.
Sapete quando improvvisamente vi batte forte il cuore, o si ferma del tutto, o qualsiasi altra cosa vi accada quando vi innamorate o simili? Ecco, la mia storia non inizia così, ma inizia a scuola, in quarto superiore... Era il primo giorno di scuola e annunciarono che in classe ci sarebbe stato un nuovo ragazzo straniero, arrivato da poco dall'Ucraina. La mia classe non è il massimo in sensibilità e già stavano facendo delle battute al riguardo, quindi io, senza neanche conoscere questo ragazzo, ho pensato "meglio proteggerlo da loro, ha già avuto abbastanza difficoltà". Ed è così che è iniziato tutto. Dopo probabilmente una ventina di minuti da quel pensiero, arriva in classe. Lo ricordo ancora... Quanto era carino e spaesato. Non sapeva una parola di italiano, parlava solo inglese, indossava dei jeans di lavaggio chiaro con una maglietta bianca della Levi's con un disegno delle patatine sopra. Era proprio un cucciolo... Comunque, la classe si raggruppò intorno a lui, parlando di varie cose che lui, poverino, non capiva. Quando la classe decise che era abbastanza, lo lasciò andare e io mi avvicinai timidamente per presentarmi. Quel giorno iniziò tutto. Io e lui stavamo sempre insieme, io gli insegnavo l'italiano, lui qualche parola ucraina a me. Studiavamo insieme quando potevamo, sempre a scuola. Però... lui era il ragazzo più puro che io abbia mai conosciuto. Io, molto ingenuamente, non ho mai pensato di essere innamorato o altro, semplicemente provavo una sensazione: "Non tirare troppo la corda, sei stato fortunato così, limitati alla protezione". Lui lavorava sempre a scuola, era sempre stanco. Quando aveva tempo si occupava del suo hobby, la fotografia, e quindi io non ho mai avuto il coraggio di chiedergli di uscire. "Non dare fastidio e poi sai bene che è etero", mi dicevo. "Non ha tempo". E questo amore silenzioso piano piano cresceva, senza che nemmeno me ne rendessi conto. Poi arrivano le vacanze estive, ci sentivamo in chat o qualche commento su Instagram per giocare. Arriva settembre del quinto superiore, il mio anno scolastico attuale. Arriva un nuovo ragazzo in classe e iniziamo a legare, per lo più per via di un videogioco. Comunque sia, a forza di cose, piano piano io e quel ragazzo iniziamo non ad allontanarci, ma non abbiamo più lo stesso rapporto, e tutt'ora mi ripeto "Sei stato fortunato così, limitati ad aver apprezzato quel tempo...". Siamo di due mondi diversi ora, lui ha più amici, ha messo delle radici, non ha più solo me, non servivo più. Quindi stavo in silenzio... Ora abbiamo un rapporto normale da compagni di classe, ma io so bene che l'anno finirà presto e io non lo vedrò più. Quindi che fare? Ho aperto un dizionario di ucraino e ho scritto una lettera per lui in maniera anonima, ma è ancora qui nel mio cassetto... Che fare... Non voglio rovinare tutto, mi dico...
Ecco, questa è la mia storia fino ad ora, molto riassunta. Qualcuno può consigliarmi cosa fare? Lui è etero, quindi so che ho pochissime possibilità... Ma davvero è giusto che i miei sentimenti rimangano così nascosti per sempre? Devo provare? Aiutatemi, per favore.
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Sono passati anni dall'ultima volta, ormai un diario a tappe, di traguardi raggiunti e di perdite definitive.
Si tratta di un tempo diverso dal solito, ho saltato, (non così lontano), ho corso per perdere fiato ritrovandomi nello stesso stagno.
2017 trasloco, nuova compagnia, nuovo giro, serate di una leggerezza mai vissuta, la musica alta, i pensieri lontani, la forza di un gruppo.
2018 perdo la mia terra, il fuoco dei miei sogni, la certezza dell'amore di sempre, l'odore del legno, la musica lirica, Claudio Villa, il bianco e nero.
2019 allontano la tossicità, le minacce, la derisione, lo shitstorm, la freddezza, la vendetta. Testa alta, estate folle, nuovi incontri solo per assaggiare momenti, ma comunque disinteressato, avevo capito la forza, la mia, di ritrovarmi. Mi lego.
2020 l'isolamento. Cascato in loop mi servivo della nebbia per offuscare i pensieri, volevo solo staccare per un anno intero.
2021 conosco il mostro. Bombardato di dolore, ormai coppia, ci ritrovammo sottoterra, l'ossigeno scarseggiava, il mio lo cedetti, eravamo realmente soli. È stato l'anno della mia evoluzione, gli altri non c'erano, pochi, chi mi amava, chi diceva non si palesò.
Provo grande difficoltà a scrivere di questo mio momento, è stato l'anno della paura, di nuove consapevolezze, di solidarietà mai ricevuta, di abbracci finiti, come finiti eravamo io e la mia metà. In questo disastro non ho inglobato nessuno perché nessuno era con me.
Quando la vita colpisce (si è impegnata veramente tanto) a colpire sono le persone che pensavi fossero con te. Inutile girarci intorno, da lí in poi qualcosa si è rotto.
Esami, sotto i ferri, le ore in sessione, le ore in ospedale, viaggi a vuoto, porte chiuse, sentirsi impotente, attese infinite.
Estate, sedia a rotelle, magrezza, pianti nascosti, il mio cuore in frantumi, il mostro aveva preso sempre più forma. "Non mollare" era diventato il mio mantra, non potevo concedermi di crollare, avevo una responsabilità.
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manozingara · 9 months
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io desidero (30 agosto 2023, mercoledì)
Tanto che non succedeva, ieri sera un'altra delle mie: gesticolo e sbatto con la mano sulla cipolla, i capelli raccolti di una tipa che mi sta accanto poi per scusarmi la prendo per le spalle. Sono stupito dell'esperienza, ero incoscente, solo la sensazione dei capelli sul dorso ddlle dita, una massa di capelli e due spalle alla portata. Racconto alla mia compagna che a distanza aveva visto, ed osservato il tutto. La sensazione dei capelli e mi dice, lei s'è sentita abbracciata, te la sei abbracciata tutta. Rimango con questo pensiero e lancio ogni tanto un'occhiata per capire chi fosse, come stava messa. Pasta di mezzanotte distribuzione dei piatti lei si avvicina per prendere il suo e del marito, invece di prendere il piatto sento le sue dita, la sua mani appoggiarsi sul dorso della mia mano, io sempre incoscente. La risposta. Due sensazioni che mi sono rimaste al buio tutto il resto da tralasciare. Occhi e movimenti volontari inutili anzi dannosi. Un fatto è che cerco. Un fatto è che lei toccandomi ha risposto. Un fatto che alla festa io e la mia compagna sempre in posti diversi, io che servivo lei ma toccavo un'altra, lei che serviva il marito ma toccava me. Un fatto che la mia compagna ha assistito curiosa e interpretando la situazione in mio favore. La cenere è ancora calda ci vuole il vento e il materiale per vedere cosa succede. (presso festa a casa di Pino e Amelia la figlia sedicenne con le coscette lunghe di fuori)
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campanauz · 1 year
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Oggi ho dovuto spiegare ad una cliente che servivo i clienti con il numero (al banco gastronomia) in progressione crescente, le ho dovuto dire "vede, dopo il 39 chiamo il 40 e poi il 41 e così via..." E no, non era anziana, e comunque amo il mio lavoro.
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moonlightsthingsblog · 8 months
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Mi chiedono spesso: "Perché stai sempre da sola?"
Perché non è facile da spiegare.
Odiarmi sempre ogni giorno, sentirmi inutile, sempre sola anche se ci sono tutti intorno a me, vergognarmi di tutto, per ogni mio difetto, vedermi diversa dagli altri.. venire sempre giudicata per ogni cosa, per quello che sono. Sentirmi sempre presa di mira, presa in giro, fidarmi poco di tutti perché ferita e delusa troppo e troppe volte da tutti. Da quelli che chiamavo "amici" che alla fine dalle medie sono spariti tutti. Quegli "amici" a cui servivo solo nei momenti del bisogno, solo in classe per i compiti e poi fuori scuola ero quella da prendere in giro solo per il gusto di vedermi piangere perché non riuscivo a reagire agli insulti di quelli che mi prendevano in giro senza motivo.
E tutto questo a 13 anni.
Ero quella che scopriva per caso che erano uscite tutte in gruppo il sabato sera e che io ero stata esclusa dal gruppo.
E tutto questo a cosa mi ha portato?
Evitare gli sguardi degli altri per non essere giudicata, evitare che le persone si avvicinino, sentirsi sempre in difetto con tutti, sempre fuori posto e mai compresa, sentirsi estranea anche con le persone a cui appartieni.
E alla fine ti senti scartata, avere l'impressione che sei di troppo sempre, un fastidio, un peso, una "cosa" e non una persona.. sentirsi vuota senza valore, un fallimento, una nullità, un qualcosa che non serve a niente, che non riesce in niente.
E tutto questo a 17 anni.
E così ho costruito intorno a me un muro che con il tempo è diventato sempre più spesso. Un muro che mi divide dalla realtà. Un muro in cui dietro ci sono io.
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acciaiochirurgico · 1 year
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oggi sono arrivata a lavoro e la prima cosa che mi ha detto il mio capo è stata "cuocimi ste ventitré teglie di pizza e contemporaneamente confezionami tutto il pane e i dolci per fuori" e subito dopo la mia collega "ah si, nel mentre fra una cosa e l'altra controllami e sfornami i testi di sfoglia quando sono pronti che io devo andare a casa!" giuuusto rebecca e le sue quattro braccia, le sue quattro braccia e rebecca, le quattro braccia fatte appositamente per rebecca, quelle braccia devo usare???
e come se non bastasse fra tutte le mansioni devo -si devo, perché ancora sono a lavoro mi sto sciallando sti miseri 15 minuti di pausa da oggi pomeriggio alle 14 che serviranno a poco perché di sotto c'è la terza guerra mondiale e sono da sola fino alle 21 perché la mia collega alle 18:30 se ne va 🤡- aiutare la mia collega al banco perché i clienti piuttosto che aspettare che ci sia meno coda e passare dopo fanno letteralmente la fiumana e nonostante vedano che siamo parecchio in difficoltà e abbiamo poco tempo di rifornire tu fanno richieste assurde e ti mandano dall'altra parte del laboratorio a prendere x dolce perché "ehh io senza non vivo hihihi" poi si lamentano se rispondi storto. prima servivo una signora che voleva un pezzo di rossini e mi fa tutta sfrontata "bhe, questo uovo ha cotto troppo è verdino dentro..." e io "succede." signora non si se si rende conto che siamo in due e al banco ci sono una decida e più di persone, sicuramente quanto o meno ha cotto l'uovo è l'ultimo dei miei pensieri, che dice?????????
bhe, questo per il momento è il mio divertentissimo sabato sera, poi ovviamente uscirò di qui alle dieci perché col cazzo che chiusura da sola riuscirò a finirla in tempo ma al mio capo frega un cazzo di qualcosa? ovviamente no, e domani ha messo sempre un chiusura ma con un turno da nove ore!!!
insomma è sette mesi che dei giorni liberi a rotazione io non ho mia avuto un week libero mentre le altre sono sempre, sempre a casa, ma okay questo significa lavorare a vent'anni, gg.
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mrsvirgin · 2 years
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Ma non è un aiutoooooo,che ne soo
Marta?
vabbè mica te lo servivo su un piatto d'argento
Nessuna Marta qui, il mio nome non inizia per M.
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