Tumgik
#piano piano film recensione
Piano Piano: trailer e recensione dell'esordio di Nicola Prosatore
#pianopiano #film #recensione
Anna ha 13 anni e tanta fretta di diventare donna. Sulla tastiera del piano che dovrebbe imparare a suonare ci sono i trucchi trafugati a sua madre, Susi, che ripone in lei tutte le aspettative di una vita che non ha mai vissuto. Il cinema ha più o meno ignorato il primo scudetto del Napoli dai tempi di Quel ragazzo della curva B (1987) con Nino D’Angelo finchè nel giro di poco ci ritroviamo tre…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
klimt7 · 3 months
Text
10 marzo 2024 SEGNALAZIONI DI FILM
FILM ASSOLUTAMENTE DA VEDERE
LA ZONA DI INTERESSE
Com'è vivere accanto ad Auschwitz? Com'è guardare chi vive accanto ad Auschwitz?
Tumblr media
Tumblr media
Tumblr media
Tumblr media
Tumblr media
Un film molto potente, calmo, lucidissimo inesorabile e devastante.
Un film modernissimo che pare rivolgersi a noi spettatori del ventunesimo secolo alle prese con il rischio sempre più reale e imminente che certe dinamiche autoritarie e fasciste accadano di nuovo.
Un'opera cinematografica che ti entra dentro lavorando proprio sul piano emotivo, agendo sulle emozioni che suscita nello spettatore
Un opera che lavora piano piano fino a scavarti dei vuoti tremendi. Delle domande terribili. Un film drammatico nel senso più profondo e integrale.
Un film che agisce sullo spettatore non per mostrargli scene violente o di sangue, ma la vita spicciola e quotidiana di una normalissima famiglia tedesca, di fine anni Trenta, fino a portarlo, alla domande definitive e dilanianti:
Come poterono non vedere?
Come poterono non sentire?
Come poterono non porsi domande e fermare quell'avanzata lenta e inesorabile del Male Assoluto?
Domande essenziali.
Sul piano emotivo e su quello psicologico.
Fino a farti alzare dalla poltrona, a fine proiezione, avvolto in un vortice di vertigini e di domande, di interrogativi, di dubbi e di profondo disgusto verso ciò che fu il fenomeno dell'Olocausto nazista.
Mi fermo qui, lasciandovi la prima recensione che ho letto (rigorosamente dopo aver visto il film) e in cui mi riconosco completamente.
Un consiglio?
Andate a vederlo e state a vedere l'effetto emotivo che scatena dentro di voi.
Vi assicuro che ne vale la pena.
.
3 notes · View notes
multiverseofseries · 3 months
Text
Oppenheimer: il ritratto del padre della bomba atomica
Tumblr media
È passato all’incirca un anno e mezzo da quando il primo teaser trailer di Oppenheimer lanciava il conto alla rovescia per la data di uscita in sala del nuovo film di Christopher Nolan, un countdown terminato lo scorso 21 luglio quando i cinema americani si sono colorati delle variegate tinte dell'Barbenheimer, quell'evento che è stato negato al pubblico italiano che però ha saputo scuotere il boxoffice USA.
Tumblr media
Per prima cosa va sottolineato quanto incredibile sia questo lavoro di Nolan, a cominciare da un cast in gran forma, dal protagonista Cillian Murphy a Robert Downey Jr., Matt Damon e tutti gli altri, ma soprattutto una confezione sontuosa che conferma l'abilità dell'autore.
Tumblr media
La trama di Oppenheimer è la storia personale del personaggio storico che dà il titolo al film, quel Julius Robert Nicola Oppenheimer che ha condotto il Progetto Manhattan e viene considerato il Padre della bomba atomica. Ma è bene specificarlo da subito: il film non ha la forma o i limiti del biopic classico, ma ha una costruzione narrativa che rifugge la linearità e il racconto pedissequo di eventi reali. È piuttosto un puzzle che spazia da un piano temporale all'altro, da un momento storico all'altro, per comporre il mosaico della figura che va a raccontare, dei presupposti e le conseguenze dell'opera di cui si è reso responsabile.
Tumblr media
Ci si muove tra i primi contatti con il governo, la definizione del team di sviluppo del Progetto Manhattan e la costruzione del campo di Los Alamos, fino a intoppi e successi che hanno portato al test e le esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki, senza trascurare quel che è stato dopo, ovvero il processo e la riabilitazione del fisico e dell'uomo. Ma ci si sposta tra queste diverse fasi dell'esistenza di Oppenheimer, manipolando il tempo della realtà storica così come quello filmico, facendo emergere e sottolineando temi, suggestioni e spunti che sarà il caso di approfondire in sede diversa da questa recensione.
Tumblr media
Rientra nella cifra stilistica di Christopher Nolan giocare con il tempo. Pensiamo a Dunkirk o Tenet tra gli ultimi lavori, ma possiamo andare indietro fino a Memento con la sua costruzione alla rovescia. L'operazione di Oppenheimer conferma l'approccio dell'autore, che la sfrutta per stuzzicare, accompagnare, sostenere le aspettative dello spettatore, così come le incertezze, i dubbi e le domande. Una costruzione funzionale al racconto che ha scelto di fare della figura del fisico americano, accostando momenti significativi per dar loro un valore specifico e determinato, per confondere o chiarire a seconda delle esigenze. La sensazione è che la ricerca di una costruzione complessa sia meno efficace e giustificata rispetto al passato, che per alcuni momenti chiave per i quali è fondamentale ce ne sono altri che non ne risultano particolarmente valorizzati.
Tumblr media
Oppenheimer non è un film facile e richiede un'attenzione costante da parte dello spettatore. È un film da metabolizzare e che richiede riflessioni sia durante che dopo la visione. Per questo può essere definito come il contraltare di Barbie, per far riferimento all'altro film che ha segnato la scorsa estate, un importante complemento, l’altra faccia della medaglia che il cinema dovrebbe sempre avere a disposizione per raggiungere e assecondare i gusti di tutti i potenziali spettatori. Una ricchezza fatta di varietà e colori.
Oppenheimer è cibo per la mente, nutrimento per quelli che amano perdersi in un film. Ma è anche un contraddittorio nel suo essere eclettico, perché è un film articolato, che poggia questa sua ambiziosa costruzione su un'impronta da cinema classico, teatrale nel suo essere parlato ai limiti del prolisso, rinunciando alla modernità della CGI preferendo effetti reali per ottenere immagini di grande impatto.
Tumblr media
Però quel che manca o rischia di mancare è una dose significativa di partecipazione emotiva: nel perdersi nello schema narrativo di Nolan, il rischio è di rimanere intrappolati ma non coinvolti. ma sembra essere un rischio calcolato dall'autore, perché non è quello il fine ultimo di Oppenheimer poichè mira a suscitare riflessioni piuttosto che emozioni. Anche se alcuni momenti dedicati all'impatto all'immediatezza della reazione emotiva ci sono. Non sono tanti, ma non mancano. E nella loro rara presenza riescono a provocare una reazione in chi guarda, grazie a sequenze costruite con una maestria dirompente.
Tumblr media
L'impatto visivo è sontuoso, sorretto dalla splendida fotografia che enfatizza il bianco e nero e valorizza le sequenze a colori, sostenuto dalla onnipresente colonna sonora di Ludwig Göransson alla sua seconda collaborazione con Nolan dopo Tenet. Oppenheimer è un film che non rinuncia a colpire con la veemenza dell'arte cinematografica, ma si affida anche alle prove di un cast ricco e in forma, impegnato a portare su schermo dialoghi fiume con abilità innegabile.
Un Christopher Nolan diverso dal solito, più autoriale, più lontano dal fantastico, ma che resta fedele a se stesso e al suo modo di fare cinema.
In Conclusione Oppenheimer, il nuovo film di Christopher Nolan decostruisce la storia del fisico americano per ricomporla in un racconto composito e articolato, che si muove tra piani temporali diversi che si supportano a vicenda nel comunicare i temi che l'autore tiene a sottolineare. Un ottimo cast traduce su schermo i ricchi dialoghi del film. Non mancano le sequenze di grande impatto visivo, enfatizzate dall'onnipresente colonna sonora di Ludwig Göransson.
Perché ci piace
- Il protagonista Cillian Murphy, magnetico Oppenheimer, ambizioso e sicuro di sé.
- Un cast in stato di grazia.
- La potenza dirompente delle immagini di Christopher Nolan, quando si lascia andare a sequenze meno teatrali e dialogate.
- La colonna sonora onnipresente, affascinante e possente, di Ludwig Göransson.
- La costruzione narrativa che si muove tra momenti storici diversi, funzionale a sorreggere alcuni passaggi e quesiti etici importanti per l’autore…
Cosa non va
- �� ma non indispensabile in ogni fase della vita (e dello script) di Oppenheimer.
- C’è il rischio, calcolato e consapevole, di coinvolgere la mente più del cuore. È un film su cui ragionare e riflettere, ma che rischia di emozionare poco.
0 notes
mikdiary · 4 months
Text
I'm trying to explain
Vorrei riuscire a spiegare meglio la cosa:
1. Non ho proprio il dono della sintesi coerente
2. Hai riassunto tanto tempo in un post e la fattanza aiuta
3. Se me lo fai avere così lo posso rileggere all'infinito mi fai un piacere
Sto elaborando sia una risposta sia quello che penso, sto continuando a rileggere tutto all'infinito e sento da parte mia tanta intensità che non riesco a descrivere.
A parte la cosa della musica, hai ragione ops ma un po' farti incazzare per questo è divertente, per questo most delle cose le metto sul privato però quando i meii compagni di uni mi fanno i complimenti per le canzoni io dico sempre che vengono da te, anche per questo alcuni volevano conoscerti ahah
Cerco di spiegare qualcosa:
Tra i film infiniti nella mia testa c'è una costante, cioè che ogni cosa che faccio se ci sei tu è ancora meglio. A me non interessa troppo condividere con altre persone, mi interessa condividere con te. Che la tua opinione e recensione poi mi spinga ad andare oltre è un altro discorso
Quando tu mi fai vedere o sentire qualcosa mi fa sentire come se potesse crollare tutto ma boh tu mi hai mandato una canzone che ti piace/è un banger/ti fa provare cose e hai deciso di condividerla con me quindi who cares about the world am I right non so se ho reso l'idea, probabilmente no ma ci sto provando perché voglio farti capire.
Il fatto che "nessuno capisca come mi sento" passa in terzo piano quando capisci tu. Ogni tanto mi rendo conto di essere un po' awkward ma è solo perché le mie skills sociali non vanno d'accordo con i miei feelings e se li metto insieme perdo tutto il mio chillax.
Capisco che vuoi essere meno diretta per le cose che ti sono successe, tbh volevo chiederti se quelle cose avessero influenzato il nostro rapporto ma mi hai già risposto tanto anche io sono un po' criptico per certe cose.
Parli tu di non essere diretti e poi ci sono io che faccio disegnini di coppie che sembra dicano "uhm yeah what if we hang out, laugh and live and share every bit of our lives at eachoter (as a joke)". Io non so condividere i miei sentimenti (soprattutto di primo acchito e che eventuali riflessioni partando da me in primis) perché non riesco a stabilire un filo logico e penso siano too much
(infatti sto dividendo in paragrafi perché ci ritorno e aggiungo)
e francamente non è che me ne fregasse più di tanto, però se provandoci posso farti capire quanto tu sia importante per me, per quello che ho vissuto e per quello che voglio vivere, allora voglio provarci.
Ci sono delle canzoni che mi fanno pensare a te/il nostro rapporto/le nostre conversazioni ma tanto le conosci già lol. Mostly Simple Plan e Yoasobi.
Il punto spero di arrivarci è che ho paura tu sia la mia persona preferita e che se posso condividere qualunque cosa con te, lo farei. I miei film tempo fa si fermavano qui, no? "A me piace condividere con te quello che faccio, quello che sento, quello che vedo, quello che provo, che a te piaccia farlo o meno" e poi da ubriaco una notte vuoto il sacco e pian piano scopro che è reciproco e va forse oltre non riesco a trovare la parole giusta per descrivere come mi sento però cioè bfriends in every universe piango davvero non so fare gli scooby-doo ma voglio intrecciare un braccialetto con del filo rosso
Vorrei riuscire a scrivere in modo migliore ma districare la matassa per me è difficile e ci sto provando. Boh in realtà non so cosa altro scrivere se non che per me dirti che sei speciale è poco e che quando condividi cose fai sentire speciale anche me it means very much I never ever was the special I feel like a ghibli movie about the best friendship ever with timeskips, different goals but then you look at the polaroid on the wall and you cry and miss them
Ah sì ecco una cosa di cui volevo scrivere: la giornata a Milano di Goya, sotto la pioggia. Ne vogliamo parlare!? Milano Gothic under the rain + streetlights + Art + us messing around + under the same umbrella, non penso di essere stato meglio. Non ho fatto due cose che mi erano venute di pancia e forse avrei dovuto farle ma ormai è passato e amen
Volevo concludere con una frase ad effetto ma non ce l'ho, però posso dire che ti voglio un bene dell'anima e non vedo l'ora di vederti
0 notes
stefanoavvisati69 · 5 months
Text
The Batman - Recensione di Mirko Giovannoni
“The Batman” si configura come una nuova incarnazione cinematografica del celebre personaggio. Abbandonando il confronto con le precedenti versioni, il film si presenta come un avvincente noir-thriller, focalizzandosi per la prima volta sull’aspetto da detective di Batman. L’eroismo del protagonista viene relegato in secondo piano, offrendo una prospettiva unica rispetto alle incarnazioni…
Tumblr media
View On WordPress
1 note · View note
oktested · 9 months
Text
RECENSIONE CON UNBOXING DI BUD SPENCER & TERENCE HILL SLAPS AND BEANS 2 PLAYSTATION 5: UN GIOCO DIVERTENTE E NOSTALGICO
Tumblr media
Vi voglio parlare di un gioco che ho provato recentemente e che mi ha fatto tornare indietro nel tempo: Bud Spencer & Terence Hill Slaps and Beans 2 per Playstation 5. Si tratta del sequel del primo capitolo uscito nel 2017, che riprende le atmosfere e le battute dei celebri film della coppia di attori italiani. In questo post vi mostrerò il contenuto della confezione, le caratteristiche del gioco e i suoi pro e contro. Siete pronti? Allora cominciamo! UNBOXING La confezione del gioco è molto semplice, ma accattivante. Sul fronte troviamo la copertina con i due protagonisti in primo piano, circondati da alcuni elementi che richiamano le loro avventure, come una mappa del tesoro, una pistola, una torta e una bottiglia di birra. Sul retro troviamo una breve descrizione del gioco, alcune immagini e le informazioni tecniche. All'interno della scatola troviamo il disco del gioco, un manuale di istruzioni e un adesivo con il logo del gioco. CARATTERISTICHE DEL GIOCO Bud Spencer & Terence Hill Slaps and Beans 2 è un gioco di genere beat 'em up, con elementi di avventura, platform e minigiochi. Il gioco è suddiviso in otto livelli, ognuno ispirato a un film diverso della coppia, come Chi trova un amico trova un tesoro, Lo chiamavano Trinità, Altrimenti ci arrabbiamo e così via. In ogni livello dobbiamo affrontare vari nemici usando le famose schiaffate e le mosse combinate dei due eroi, oltre a risolvere alcuni enigmi e superare alcuni ostacoli. Il gioco offre la possibilità di giocare sia in modalità singola che cooperativa, sia online che offline. Inoltre, il gioco include alcuni minigiochi divertenti, come il biliardo, il flipper, il calcio balilla e il tiro al bersaglio. PRO E CONTRO Il gioco ha molti aspetti positivi, ma anche alcuni negativi. Tra i pro possiamo citare: - La grafica in stile cartoon, colorata e dettagliata, che rende omaggio ai film originali. - La colonna sonora originale, composta da Oliver Onions, che ricrea le musiche dei film e le rende ancora più coinvolgenti. - L'umorismo e la simpatia dei due protagonisti, che si esprimono con le loro voci originali e con le battute tipiche dei loro personaggi. - La varietà dei livelli e dei minigiochi, che offrono una buona dose di divertimento e di sfida. - La modalità cooperativa, che permette di giocare insieme a un amico o a un altro giocatore online. Tra i contro possiamo citare: - La difficoltà a volte troppo elevata, soprattutto nei livelli più avanzati e nei boss finali. - La ripetitività di alcune azioni e di alcuni nemici, che possono rendere il gioco monotono dopo un po'. - La durata non troppo lunga del gioco, che si può completare in circa sei ore. - L'assenza di una modalità multigiocatore competitiva, che avrebbe potuto aumentare il valore di rigiocabilità del gioco. CONCLUSIONE Bud Spencer & Terence Hill Slaps and Beans 2 è un gioco che consiglio a tutti gli amanti dei film della coppia e a chi cerca un gioco divertente e nostalgico. Il gioco riesce a ricreare fedelmente le atmosfere e le situazioni dei film, offrendo una buona dose di umorismo e di azione. Il gioco ha anche alcuni difetti, come la difficoltà a volte troppo alta e la durata non troppo lunga, ma sono aspetti che non rovinano l'esperienza complessiva. Se siete alla ricerca di un gioco che vi faccia tornare bambini e che vi faccia ridere, Bud Spencer & Terence Hill Slaps and Beans 2 è il gioco che fa per voi! Read the full article
0 notes
jaysreviews · 9 months
Text
Tumblr media
-ATTENZIONE: contiene spoiler-
Salve pubblico, bentornati a Jay's Reviews, il mio spazio dove recensisco film, serie, fumetti, videogiochi e quant'altro (quello che in rete chiamano "contenuti"). È passato un po' dalla mia ultimo post, non contando i video postati per passare il tempo. Proviamo a ripartire con una recensione particolarmente sentita.
Spidey, Spidey, Spidey... Due reboot sono un bel bagaglio da gestire. Trovare la tua strada è un percorso tortuoso, complicato. Sei alla tua seconda trilogia e forse hai raggiunto un equilibrio ma a che prezzo?
Ho visto Spider-Man No Way Home, terzo capitolo delle avventure dell'arrampicamuri nel MCU e ottavo film moderno del personaggio... Ok, ci sto girando intorno. Non sono molto contento. Non avevo aspettative spettacolari ma ci sono cose nel film che non vanno. Prima vi racconto la storia, facciamo così.
Avevamo lasciato Peter Parker in una situazione spinosa: Mysterio, prima di morire durante lo scontro con Spider-Man, aveva preparato un piano devastante ovvero rivelare l'identità dell'eroe a tutto il mondo. A causa di questo "dispettuccio", la vita di Pete e di chi gli sta affianco va a gambe all'aria e lui, disperato, decide di rivolgersi al Dottor Strange per far cancellare la sua identità segreta dalla mente di tutti. Peccato che il giovane Parker non sappia un tubo dell'argomento e finisca per far incasinare l'incantesimo, non cancellando la sua identità segreta ma attirando visitatori poco pacifici da altri universi, tutti con un conto in sospeso nei confronti dell'amichevole arrampicamuri. Gente del calibro del Dottor Octopus, Electro, Lizard, Sandman e lui, Mr. nemesi in persona, Goblin! Riuscirà Peter, con l'aiuto di MJ e Ned (e non molto da Strange), a contrastare questi sinistri avversari?
Bene, ora sono pronto a scatenarmi: questo film mi fa incavolare, molto, e per tanti motivi! Partiamo dall'inizio: la rivelazione dell'identità segreta di Spidey è una bomba enorme, una questione molto importante. Quanto tempo le viene dedicato? Mezz'ora. MEZZ'ORA SU DUE ORE E PASSA DI FILM!!! Tutto gestito quasi come uno di quei montaggi con la musica sotto nei film sportivi, quelli in cui ci si prepara al match. E come si conclude? Con l'apparizione di Matt Murdock interpretato da Charlie Cox direttamente da Daredevil di Netfl -ehm, non più-, solo per dirci che le accuse di omicidio contro Peter/Spidey sono cadute. Fine del problema, fine di Daredevil. Tanto non fregava a nessuno che l'indentità dell'eroe fosse di pubblico dominio, noi (=spettatori) siamo qui per vedere le cose fighissime che ci avete mostrato nel trailer!
Da quel momento, il film diventa "Fan Service: the movie" ovvero un ripescaggio di facce, situazioni e citazioni atte a smuovere la nostalgia dell'osservatore dei bei vecchi tempi dello Spider-Man di Sam Raimi, qui rappresentato da Alfred Molina, la voce di Thomas Hayden Church, il sempre gigione J.K. Simmons e Willem Defoe (di cui voglio tessere le lodi visto che il suo Goblin è anche più cattivo e malato del passato), o del più recente Amazing nelle persone di Jamie Foxx e la voce di Rhys Ifans. Il culmine si raggiunge con l'arrivo dei titolari dei precedenti film ovvero Tobey Maguire e Andrew Garfield, pronti ad unirsi alla sarabanda per salvare Tom Holland ed il multiverso MCU!
"Fan Service: the movie" ha una trama semplice (cattura i cattivi), un po' stiracchiata e pigra (cura i cattivi così che possano diventare brave persone con buona pace del disatro che potrebbe significare per i loro universi ma tanto che c'è frega? Viva il fan service!) ma che ha uno scopo forte. Il suo scopo è chiudere conti in sospeso di ben 3 saghe diverse: far pace con tutti i cattivi dei film precedenti, farvi sapere che Peter/Tobey se la passa bene dopo il finale mogio del terzo film, redimere Peter/Andrew dai due Amazing poco brillanti e dalla morte di Gwen e permettere a Peter/Tom di maturare ed affrancarsi dall'immagine di ragazzino supereroe, spalla di Iron Man. Come si fa a fare questo salto di qualità? Semplice: facendolo confrontare con gli altri Spidey e uccidendo zia May che diventa lo zio Ben della situazione insegnando il concetto "grandi poteri = grandi responsabilità". Ecco, forse questa è l'unica cosa buona del film, il voler portare Peter a divetare qualcosa di veramente più simile al personaggio del fumetto togliendogli tutti i piccoli vantaggi guadagnati nel MCU come costumi hi-tech made in Stark, scatole di costruzione made in Stark... Il fatto di doversi cucire il costume da solo in un appartamento squallidino è totalmente Peter Parker del fumetto. Da quello che è stato detto, questo film chiude la trilogia delle origini dello Spidey/Tom Holland. Quanti film vogliono fare, diamine? Inoltre la cosa mi preoccupa lievemente visto che Spidey è in comproprietà, diviso tra i Marvel Studios dei filmoni, degli Avengers, dello stile ben definito e Sony Pictures dei film un po' balordi, di Venom e Morbius, dello Spider-Man Cinematic Universe fatto solo di tutti i comprimari e villain a caso...
Insomma, No Way Home/Fan Service è un film che ha tanti difetti che prova a coprire con gli ospiti e la nostalgia, come una torta cotta male e farcita a caso che copri con una glassa lucida e brillante. Eppure è un film con un cast che lavora in modo assolutamente perfetto, dal trio Holland/Zendaya/Batalon, Maguire e Garfield (Andrew ci ha dato dentro per dare il giusto riscatto al suo Peter, visibile soprattutto nella scena del salvataggio di MJ), tutti lavorano alla grandissima. Forse l'averlo visto a casa e non al cinema, già conoscendo tutti i colpi di scena, potrebbe aver tolto l'hype che si sente sul grande schermo della sala, portandomi ad un approccio più critico.
Oppure, semplicemente, No Way Home è un film che vuole fare il colossal stile Endgame ma in piccolo, mancando il bersaglio.
0 notes
itisanage · 10 months
Text
Tumblr media
Le prime due pagine culturali di “Avvenire” di oggi sono dedicate alla figura di Oppenheimer. L'occasione contingente è il film di Nolan, ma sullo sfondo, che dovrebbe diventare finalmente un primo piano, è la guerra tra la Nato e la Russia. È su questo che dovrebbero precipitare le considerazioni degli intervenuti. In ogni caso un inizio di riflessione.
Tra gli articoli pubblicati la mia recensione al libro da cui è tratto il film di Nolan.
P.S. Circolerà, ne sono sicuro, una versione edulcorata del dilemma atomico, nella forma rassicurante, ma moralmente infausta e insostenibile, che in fondo il proliferare degli armamenti nucleari ha garantito la pace durante il confronto USA vs URSS. Non è così. La sopravvivenza dell'umanità la si deve nonostante non grazie alla Bomba.
1 note · View note
atomheartmagazine · 1 year
Text
Nuovo post su Atom Heart Magazine
Nuovo post pubblicato su https://www.atomheartmagazine.com/nanni-moretti-guardian/
Nanni Moretti - Il Guardian stronca "Il sol dell'avvenire": orribile, noioso, autocelebrativo
“Il sol dell’avvenire” di Nanni Moretti è stato stroncato dal Guardian: “Orribile, confuso, mediocre e metatestuale”.
Il critico cinematografico del Guardian, Peter Bradshow, che ha dimostrato un grande amore per Nanni Moretti in passato, esprime la sua delusione riguardo al film “Il sol dell’avvenire”. Bradshow lo definisce “sconcertantemente orribile: confuso, mediocre e metatestuale“. Secondo lui, il film rappresenta una completa perdita di tempo, risultando pesante, noioso e privo di commedia, pathos e dramma.
“La stanza del figlio è il più bel film che abbia mai vinto la Palma d’oro a Cannes. E più recentemente la sua commedia cinefila Mia Madre è stata straordinaria”, questa la premessa. Poi affonda sul nuovo film di Nanni Moretti: “Sconcertantemente orribile: confuso, mediocre e metatestuale. Una completa perdita di tempo, stridente e svogliata allo stesso tempo. Tutto è pesante e noioso: la non commedia, il surrogato del pathos, l’anti-dramma“.
La trama del film ruota attorno a Giovanni, un regista con un matrimonio fallito, che sta cercando di realizzare il suo progetto passionale riguardante il partito comunista italiano e la resistenza contro l’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956. Bradshow critica il film anche per l’eccessivo uso di elementi superficiali che ricordano lo stile di Fellini. La scena in cui Moretti si lamenta di Netflix perché “il suo film non ha abbastanza momenti WTF è in realtà un lungo momento WTF, per le ragioni sbagliate”.
Secondo il Guardian, Moretti cerca di ottenere un sostegno sentimentale immeritato attraverso l’inclusione di canzoni italiane classiche e di una stravagante comparsa dell’architetto Renzo Piano, in un tentativo di emulare lo stile di Woody Allen o Marshall McLuhan. Inoltre, l’autore della recensione critica anche la sfilata finale di cameo di leggende del cinema, che rende il film solo blandamente autocelebrativo. Bradshow conclude dicendo che è meglio dimenticare questo film e guardare al futuro sperando in un lavoro migliore da parte di Moretti.
0 notes
universalmovies · 2 years
Text
Diabolik - Ginko all'attacco!: il nostro commento all'episodio 2 con Giacomo Gianniotti e Miriam Leone
Diabolik - Ginko all'attacco! La Recensione del secondo atteso capitolo, da oggi al cinema #Diabolik #GinkoAllAttacco #AlCinema
Arriva oggi in sala Diabolik – Ginko all’attacco!, film diretto dai Manetti bros con Giacomo Giannotti nei panni dell’algido Re del Terrore. Non si tratta di sequel, ma di un episodio a se, ispirato al fumetto numero 16 scritto dalle sorelle Giussani, ma con alcune novità per l’adattamento cinematografico. Diabolik – Ginko all’attacco!: sinossi Un piano apparentemente perfetto per Diabolik ed…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
rideretremando · 2 years
Text
IL COLLEZIONISTA DI CARTE - Spietati - Recensioni e Novità sui Film
Recensione pazzesca per un film che ora rivaluto ampiamente (adesso mi sembra simile a Gran Torino).
3 notes · View notes
finestradifronte · 3 years
Text
Whatsapp è prevedibile.
Marito : non credo abbia il mio profilo. Non pervenuto.
Telefonata : cosa mangiamo stasera?
Figlia n 2 :
1 messaggio: torno fra 3 giorni. Forse.(mi viene da piangere)
2 messaggi: link di Amazon. Poi ti do i soldi.
(seh)
3 messaggi a distanza di 1 minuto circa : 3 foto dal camerino di Zara. Quale?
(non mi risulta abbia mai poi comprato nulla di quello che le ho consigliato)
4 messaggi o più a mitraglia: bega o beghissima
(xanax)
Telefonata : mi vieni a prendere a...
(distanza minima 100 km)
Figlia n 1
8 messaggi consecutivi: recensione film o serie televisiva o mostra ecc
(mi siedo e elaboro un piano di rientro per farmi restituire i soldi della laurea al DAMS )
16 messaggi consecutivi :recensione festival cinematografici. Da cannes a Locarno ce n'è per tutti
(cerco di resistere alla tentazione di stracciarle il certificato di Laurea)
20 messaggi consecutivi più 10 audio: pippone socio politico
(penso di cambiare la serratura e lasciarla definitivamente a Xm o vague o Labas o dove non mi frega)
Telefonata:vieni a prendermi in caserma.
(2 xanax)
19 notes · View notes
ultimaluna · 3 years
Text
comunque se fossi un'influencer avrei la rubrica della musica con una canzone al giorno dopo i pasti e passa la paura, quella dei libri, leggerei un libro a settimana e farei la recensione anche se a nessuno fregherebbe un cazzo, lo stesso per i film, poi rubrica speciale per le serie tv, le commenteremo tutte insieme con la menzione speciale per how i met your mother, poi rubrica per la cucina in cui cucinerei dolci brutti, biscotti e sughi per la pasta perché solo questo so fare e parleremo di politica tanto in italy non ci annoiamo mai, per i trucchi mi dispiace ma vi lascio alle altre influencer ma i consigli per i capelli lucenti e non crespi arriveranno, insomma se fallisco nel piano A questo è il piano B, grazie mille mi ricorderò di voi che mi seguivate quando ancora non ero nessuno
20 notes · View notes
kon-igi · 4 years
Text
DODICI UOMINI ARRABBIATI
Questo post - chiamarla recensione sarebbe ingeneroso verso chi lo fa in modo serio - lo dedico a @lamagabaol​, che apprezzo tantissimo per tantissimi motivi e che mi ha fatto tornare la voglia del cinema di un certo tipo, quello in cui il regista ti dà una sberla e poi ti urla ‘Hai capito ora cosa intendo?!’
Il film in questione è quello del titolo - Twelve Angry Men - che qua in Italia noi conosciamo con il nome di La parola ai Giurati.
Premetto con stolida candidezza che io sono un critico cinefilo che s’è svegliato l’altro ieri e si sta lavando la faccia da due giorni, per cui accettate questo mio lungo delirio scritto come semplice preambolo alla considerazione finale, benché ci stia mettendo un po’ di orgoglio e di presunzione a scriverne il meglio possibile.
Twelve Angry Men è una pellicola del 1957 (tenetelo a mente!) ed è la prima prova come regista di Sidney Lumet. Il soggetto è abbastanza semplice: in un processo per omicidio perpetrato da un figlio ai danni del padre, i classici dodici giurati devono decidere se considerarlo colpevole e farlo condannare a morte oppure innocente, con un verdetto in ogni caso unanime pena il rifacimento del processo.
(piccola parentesi di colore che scatenerà le ire di tutti i giurisprudenti per l’imprecisione: in Italia e in tutti i paesi in cui vige il Diritto Romano non esiste la Giuria che decide la tua colpevolezza o la tua innocenza, come peraltro non puoi difenderti da solo come avvocato di te stesso o pagare la cauzione per non finire in galera. Dico così per dire, visto che io l’ho scoperto il mese scorso)
Tranne i primi minuti e la scena finale, la storia si svolge interamente nella famosa One-Room Location tanto cara a Hitchcock (Nodo alla Gola, la Finestra sul Cortile) cioè un unico luogo, in questo caso la stanza dove si riuniscono i giurati per discutere il verdetto.
(io ho un kink furioso per le Locked in a Room Situation e come master di giochi di ruolo credo di aver ammorbato i miei giocatori con perlomeno diciassette versioni differenti di Dieci Piccoli Indiani e Assassinio sull’Orient Express)
Dicevo - e giuro che non aprirò più parentesi - le prime scene sono un antitetico preludio alla claustrofobicità crescente del resto della pellicola, con piani lunghi sulle colonne del tribunale che sovrastano lo spettatore e una hall troppo spaziosa e sconfinata, dove le persone che si muovono veloci sembrano marionette intrappolate dalle sbarre di una ringhiera che improvvisamente chiudono in modo minaccioso la visuale del primo piano. 
Il giudice conclude la presentazione dei fatti processuali, invita i giurati a ritirarsi per decidere e poi dissolvenza su pochi secondi del volto del giovane imputato.
Tumblr media
Credo dal mio profondo del cuore che Lombroso fosse un testa di cazzo ma è indubbio che in questi pochi secondi il regista voglia presentarci quello che negli anni ‘50 fosse lo stereotipo dello scugnizzo malavitoso. Non ho trovato traccia del nome dell’attore ma gli avrei dato l’Oscar per la migliore attonita disperazione.
Il resto del film - e rimarrò sul vago perché ESIGO che voi lo guardiate - diventa un iconico scontro di ragione e cuore tra gli undici giurati colpevolisti e un Henry Fonda non apertamente innocentista ma sicuramente colto dal giuridico ragionevole dubbio, che con lacerante incertezza lentamente insinua questo suo sentimento in ciascuno dei giurati.
Molti citano questo film come didascalico esempio del potere sociale del convincimento e della manipolazione (di certo, alla fine del film qualcuno di voi potrebbe rimanere col dubbio sul verdetto di non colpevolezza) ma io trovo stupefacente ed emozionante come ognuna delle undici persone in quella stanza chiusa rappresenti - e alla fine essa stessa comprenda e abbandoni - un tipo di rabbia che viene declinata in una gamma di sentimenti variabilissimo tra loro: la rabbia della fragilità senile, la rabbia della ghettizzazione, la rabbia del razzismo, la rabbia dell’inconsistenza caratteriale, la rabbia della semplicità esistenziale, la rabbia del sarcastico disamore verso il mondo, la rabbia del mancato controllo, la rabbia dell’inutilità, la rabbia della gretta bigotteria e infine l’ultima furiosa rabbia, quella la cui comprensione mi ha fatto versare non poche lacrime, la rabbia del padre abbandonato che voleva punire l’imputato per punire il proprio figlio scappato di casa.
Ed Henry Fonda, il dodicesimo giurato, con il suo guardare continuamente fuori dalla finestra in silenzio non è un personaggio reale... è l’impersonificazione del seme del dubbio che ognuno di noi troppo spesso scorda di avere piantato in fondo a quel vivaio di rabbia quotidiana coltivata a insoddisfazione che ci portiamo dentro al cuore.
Perché ognuno di noi avrebbe potuto far condannare quel ragazzo per punire qualcosa o qualcuno che ci aveva ferito, senza capire che alla fine stavamo giudicando colpevoli solo noi stessi. 
Un film di 63 anni fa ci racconta in maniera lancinante e spietata COME OGNI GIORNO SIAMO SOLITI SCAGLIARCI RABBIOSI CONTRO CHI NON RISPETTA IL NOSTRO IDEALE DI RAGIONE così perdendo ogni capacità di coniugare sentimento e ragionamento nei confronti di tutti quelli che non rientrano nel nostro rigido e comodo paradigma di vita.
Io mi sono sentito accusato e condannato ma forse parte della pena l’ho già scontata.
Vi invito nuovamente, perciò, a procurarvi questo piccolo capolavoro e a (ri?)guardarvelo con sensibile calma, così magari in seguito ne potremo riparlare assieme.
Buona visione.  
55 notes · View notes
piecesofcris · 4 years
Text
La Storia Infinita - Michael Ende
Non ci si vede da un po’, eh? Be’, il periodo fra Maggio e Giugno è stato un po’ particolare, ma decisamente edulcorato dalla lettura de “La Storia Infinita” di Ende, libro letto (per metà) da bambino e di cui non conservavo ricordi, prepotentemente sostiuiti da quelli della visione del film.
Il libro mi ha stupito. Potrei chiudere qui in maniera molto semplificatrice, ma cercherò di spiegarne il motivo. Famoso per la scrittura eterocromatica (in rosso e in verde) per rappresentare i due piani spazio-temporali della storia (il mondo degli uomini e quelo della fantasia), il libro cerca, fin da subito, di sfumare i confini dei due mondi, portandoci a domandare sempre più spesso quanto l’uno influenzi l’altro e viceversa. Questo continuo rimando strizza l’occhio, inevitabilmente, al lettore, che sarà portato ad immedesimarsi con il protagonista e percepire con ancor più vividezza la “realtà” di quel mondo chiamato Fantàsia, o, addirittura, a figurarsi come un terzo piano, lasciando sepre la sensazione inquietante ma favolistica di trovarsi nel racconto di un altro, e un altro, e un altro. Ed è proprio quello dell’infinito uno dei temi cardine del romanzo: infinita è la Storia, ciclicamente scritta, distrutta e risritta, dove tutto ciò che esiste è sempre esistito, fin dal momento della sua creazione e dove non esistono confini geografici definiti. Questa idea dell’infinito è unita a quella della ciclicità, ossia che ogni cosa deve passare per un processo di decadenza e rinascita, ma tutto esiste e assume un senso proprio dalla morte, dal nulla, che non è mai qualcosa di definitivo (e qui i rimandi a Nietzsche, al suo Eterno ritorno peraltro citato nel libro e alla creazione di nuovi valori si sprecano). Questi due temi intrecciati formano, letteralmente, Auryn, il simbolo della Storia Infinita (scelto non a caso da me per questo blog): due serpenti che si mordono la coda (un Uroboro) e dietro cui sta scritto “Fa ciò che vuoi”, un invito a lasciarsi guidare dalla scia dei desideri e delle fantasie per perdersi e ritrovarsi, come il protagonista nel corso della vicenda.
In effetti La Storia Infinita non è che un romanzo di formazione, e il messaggio, quello di passare dalla fantasia, dalla scia dei propri desideri, per ritrovare se stessi in tutta la durezza del realismo della vita, con le sue gioie e i suoi dispiaceri, ma soprattutto con le sue difficoltà mai insormontabili, è uno dei più forti che abbia mai letto. Così le Acque della Vita, necssarie per epurarsi e tornare nel mondo degli umani, saranno le lacrime del padre dopo il ritrovamento del protagonista, in un rimando continuo e metaforico fra finzione e realtà che ci mostra quanto il mondo della fantasia non sia che un contenitore di simboli e archetipi creato nel corso dei secoli dagli uomini.
Che dire poi della narrazione di Ende? Semplice, pulita, mai noiosa. Una lettura veramente gradevole, pur nella sua profondità di temi. Certe descrizioni sono talmente delicate da toccare il cuore,e  in questo caso la traduzione è davvero ottima. Consiglio, chiaramente, il libro a tutti, soprattutto a quei giovani-adulti che, gettatisi nella crudezza della realtà, vogliano provare a reinterpretarla come bambini.
 I simboli e le metafore non possono certo essere racchiuse in una recensione, ma ne avrei da parlare per molto. Se qualcuno l’ha letto e vuole condiviere le sue idee a riguardo, sarò felice di aprire un dialogo!
6 notes · View notes
pandaemonika · 4 years
Text
Momo watching: Il buco
Ho terminato la visione poche ore fa e ho assolutamente bisogno di parlarne. Premetto che mi sono imbattuta in questo film per caso, grazie ad un video YouTube di Synergo che ne parlava sia bene che male a dire il vero. Quello che mi ha incuriosito di più è l'atmosfera claustrofobica in stile The Cube e il fatto che la situazione di partenza sia degna di un episodio di Black Mirror. Adoro gli universi distopici e gli spunti che offrono per approfondire le interazioni tra personaggi. Mi affascinano tutte le riflessioni che scaturiscono sulla natura umana, sull'etica, la morale, sul modo in cui è strutturata la società ecc... quindi non potevo farmelo scappare. In casi come questo, è irrilevante per me incappare in una recensione positiva o negativa, il film va visto comunque. Avviso subito che da qui in poi partono gli spoiler. 
In pratica, c'è una struttura verticale organizzata in centinaia di piani. Ogni piano è composto da una stanza con un buco al centro, che permette di guardare nelle stanze precedenti o successive. In ogni stanza ci sono due persone che devono convivere per un mese, al termine del quale verranno spostate in un altro piano sorteggiato casualmente. Ogni giorno c'è una piattaforma con sopra del cibo, che passa di stanza in stanza attraverso il buco, a partire dai piani più alti fino ad arrivare in fondo, e si ferma solo per pochi minuti per permettere a tutti di mangiare. Ovviamente il cibo, con il procedere della piattaforma verso il basso, scarseggia sempre di più fino a sparire completamente. Viene da sé che, mentre le persone che si trovano ai piani alti riescono a sopravvivere in condizioni accettabili, chi si trova vicino al fondo finisce per impazzire, dando sfogo ai peggiori istinti animali. Adoro il significato che c'è dietro: la critica alla società, la contrapposizione tra una visione cinica del mondo (come quella del vecchio) e il tentativo del protagonista di rovesciare il sistema. Forse il finale, a livello di sceneggiatura è un po' traballante. Faccio fatica a credere che la bambina possa sopravvivere spostandosi su una piattaforma che si muove a quella velocità... lo stesso impatto con l'aria è troppo forte. Mi domando anche chi fosse all’inizio il suo compagno di cella, che fine abbia fatto e per quale motivo nessun adulto abbia mai provato a sfruttare la piattaforma per risalire prima di allora. Sarei anche curiosa di sapere come sia potuta entrare la bimba all’interno della struttura, dal momento che viene detto più volte che i minori di 16 anni non sono ammessi. Mi rendo conto però che il punto non è questo. Credo che lo scopo del film fosse quello di mostrare la tendenza dell’uomo a scegliere la via più breve, all’interno di un sistema corrotto e distorto. Seguire le regole del gioco e conformarsi è il modo più semplice per uscirne vivi, cedere all’egoismo e abbandonarsi ai propri istinti selvaggi è il modo migliore per assicurarsi il successo. Quella del protagonista, che tenta di risvegliare nel prossimo un po' di senso civico, di collettività e collaborazione, è sicuramente la via più rischiosa. Quindi, anche se non sappiamo esattamente chi sia a capo del sistema, chi lo abbia costruito, come possa essere giustificato a livello legale ecc, non importa perché il focus viene posto sulle interazioni dei personaggi e ciò che viene messo in discussione è la loro capacità di restare umani. E, in quest’ottica, considero la scena finale di una potenza incredibile. L’idea che una bambina indifesa arrivi in cima, come testimonianza del fatto che, anche nelle peggiori condizioni di cattività, l’uomo sia riuscito a mantenere intatta la propria dignità di essere umano, senza tramutarsi completamente in bestia, lo trovo un grande messaggio di speranza.
Scusate il papiro enorme, ma l’argomento è troppo serio per affrontarlo in maniera sintetica XD Qua ci andrebbero pagine e pagine di riflessioni filosofiche, antropologiche e sociologiche, ma mi fermo qua per il bene mio e di chiunque abbia letto questo walltext infinito.
10 notes · View notes