“Per qualcuno sei un esempio, un errore, un ossimoro, un dono, un appetito, un rimpianto, una fantasia, un’utopia, una necessità, un’ucronia, un desiderio, un’invidia, una nostalgia.
Non te ne accorgi, ma ogni giorno sei un nomade inconsapevole, errante tra i pensieri della gente.”
La parola greca Χαρμολύπη (“charmolypi”). “felicità” e – “λύπη” -, “lutto”, “tristezza”, è intraducibile in italiano. E' la combinazione di due sentimenti tra loro opposti e molto spesso in contrasto, uno dei tanti ossimori che ci compongono.
Da tempo ormai mi è capitato di pensare ad una frase che mi disse un professore, dopo le lezioni. In realtà ero andato lì per chiedergli spiegazioni sulla lezione, che in realtà non ricordo nemmeno l'argomento e la domanda che gli avevo posto, non ricordo nemmeno il discorso che lo ha portato a dirmi quella frase.
"L'ossigeno ossida, consuma. E noi lo respiriamo, ci consumiamo ma allo stesso tempo ci serve per vivere".
Questa frase è stata nella mia mente per mesi e mesi. È un ossimoro, come può una cosa consumarci ma allo stesso tempo permetterci di vivere? Ho provato ad estendere il concetto anche nelle relazioni umane, come l'amore che ci consuma ma non riusciamo a stare senza. Come qualsiasi relazione, ogni persona prende un pezzo di noi e lo fa suo, ci consuma, ma allo stesso tempo ne abbiamo bisogno perché siamo animali sociali.
Avrei molto da dire su questo argomento, ma sinceramente oggi sono un po' stanco. Volevo comunque mettere per iscritto questo mio pensiero, fresco, di getto.
Uno sfogo diverso da solito di uno sfigato che rimugina sempre su tutto.
sono solo e incompreso, non riesco a rinascere in maniera completa, concreta, pura. Sono costantemente tormentato. Questo componimento ossimorico l’ho fatto con gusto perchè con il cuore. un caro saluto d’affetto a tutti.
la mia animella flebile e grave, è in continuo subbuglio, che, ordinato, scandisce i momenti della mia vita, che, disorganizzati, seguono una logica impeccabile.
il mio cuore morbido e pesante, sottile e grave, dolce e amaro mi comunica in silenzio con parole non dette. A volte si appesantisce troppo, limitandomi il respiro che, affannoso, si fa più dolce.
le mie emozioni a volte si fanno fosche, a volte chiare, a volte furiose, a volte serene, a volte tenere, a volte gravi. Per esempio, la mia furia ferina si imbatte sempre su argomenti alti, sottili o nobili, è caotica ed equilibrata, è autoritaria e concessiva; è nobile perchè segue la verità, è animale perchè furiosa.
il mio ordine mentale è tale perchè disordinato, la mia sicurezza è tale perchè insicura, la mia conoscenza è profonda perchè lacunosa, la mia integrità è tale perchè frammentaria, il mio amor proprio è presente quando non c’è.
La mia forza viene dalla bontà e la mia debolezza dalla cattiveria.
La mia morte avviene nella vita, la mia vita avverrà nella morte.
L'Amore è una manifestazione di gesti, di azioni positive costruttive; di tenerezza e comprensione; di presenza attiva che non sovrasta, che non soffoca; di parole sensate; di infinita empatia. Il vero Amore è fisico, non è romantico: vede le questioni dell'altro per quelle che sono realmente e si rivolge a persone reali, non a concetti immaginati, trascendentali.
Siamo amati davvero e amiamo realmente quando non sentiamo e non chiediamo di nasconderci e di celare qualcosa di noi stessi e degli altri. L'Amore è principio di Verità, contro ipocrisia e mistificazione; contro usi, costumi, consuetudini morali.
L'Amore permette di essere alle persone quello che sono davvero di buono, coltivando la socievolezza, l'apertura mentale, la 'trasgressione' della tolleranza su ciò che non ha mai leso alcuno.
Nessun tipo di amore sano chiede eterno incollamento, eterna fedeltà: chi ha maturato un'idea corretta dei sentimenti e dei rapporti, sa quando è il momento di cedere il passo, di non insistere, creando solo inutile sofferenza.
'Amore' e 'dolore' sono ossimori, non sinonimi: chi vive un rapporto con sacrificio e sofferenza, non sta realizzando alcun tipo di amore. Il dolore è solo dolore e non rende migliore alcuno. L'Amore non chiede a nessuno di provare dolore, di sopportare sacrifici - e non li infligge, non li indica come regola per amare. L'Amore Vero offre e cerca solo Piacere.
Quando amando non ci attendiamo alcun tipo di soddisfazione, di Piacere, di Felicità; nessun tipo di reciprocità, quello non è Amore ma volontariato, cioè la negazione della propria Dignità e di quella altrui.
E' Vero Amore quello che fa bene: che crea Piacere in se stessi e negli altri, nella piena Coscienza e Consensualità. Solo questo può dirsi Amore, poiché sano, sincero, senza alcuna forzatura.
Non voglio essere rete,non voglio trattenere.Preferisco essere riva...il luogo dove vale sempre la pena tornare.Perché non si può imbottigliare il mare, lo si può solo amare.
“Sei troppo sensibile”, dicono.
Come se fosse un difetto.
Sono andata a cercare l’origine della parola sensibilità: parola composta dal verbo “sentio” (sentire) e dal sostantivo “habilitas” (disposizione, attitudine).
La sensibilità è la capacità di sentire.
Ma la cosa bella è che per i latini questa era un’habilitas, un’abilità, una dote, un talento, un punto di forza, un qualcosa di positivo che si possiede, che si ha dentro (habilitas deriva a sua volta dal verbo habeo), quasi una consapevolezza di sé.
E per noi invece?
Da quando per noi la sensibilità ha smesso di essere un pregio ed è diventata una mancanza, una debolezza, un difetto?
Da quando ha smesso di essere un’habilitas ed è diventata invece l’esatto contrario, una sorta di “in-abilità” a stare al mondo?