Tumgik
#ormai è nel nostro dna
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non sto guardando ma già so che facciamo pena
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daredevil696 · 3 months
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Non è la prima volta che affronto un periodo "difficile" anzi sembra essere diventato routine nella mia vita ormai così tanto abituale da essere quasi spaventato quando non ci sto dentro a volte lo si ricerca ma questa volta è differente mi sento oscillare tra momenti di puro sconforto a attimi di totale estasi mi sento come se questa volta non dipendesse da qualcuno ma solamente da me stesso eppure al contempo non ho alcun motivo per trovare difetti nella mia persona ho acquisito ormai da tempo un certo grado di confidenza con la mia persona finalmente oserei dire sono fiero di quello che sto costruendo e di ciò che con il tempo sto mirando a diventare vedo alcuni dei miei obbiettivi realizzati e mi compiaccio di ciò ciò nonostante sto sviluppando un apatia abissale nei confronti del mondo circostante perdendo inevitabilmente di interesse in tutto non avendo più alcun tipo di stimolo che mi esorti a spingere di più a dare costantemente il mio 100% e sono alla costante ricerca di fuga per il momento sfrutto ogni tanto la scrittura ma molto di più il rintanarmi nel sonno ed è disturbante poiché so che ogni volta che il dormire diventa un porto sicuro sto vivendo un periodo di depressione eppure vorrei capire dov'è il problema perché a mente lucida io non ne vedo o al massimo ne vedo uno soltanto il bisogno dopo ormai troppo tempo di avere qualcuno che nutra sentimenti sinceri nei miei confronti qualcuno a cui importi davvero di me a queste parole spesso mi viene risposto ma tu hai le persone intorno a te che veramente ci tengono o ancora l'amore lo devi trovare in te stesso......beh miei cari dire ciò non vuol dire affatto che non sappia che ho attorno persone che tengono a me non vuol dire che io non le valorizzi o non vuol dire che io non ami me stesso ma quello di cui parlo io è un altro tipo di sentimento e dato che l'essere umano per natura nasce con il bisogno di rapportarsi con altri è scritto nel nostro DNA e io da veramente non mi ricordo manco più quanto non ho di fronte qualcuno che veramente sia lì per me eppure nonostante tutto non credo che questo sia così rilevante da portarmi a uno stato del genere ho bisogno di ritrovarmi mi sento smarrito ho bisogno di una scintilla che si accenda di nuovo ho bisogno di poter condividere le mie fragilità con qualcuno ho bisogno di colmare delle lacune prima che esse mi risucchino al loro interno
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arcobalengo · 10 months
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Uno dei paradigmi della paleoantropologia è quello di "rivoluzione cognitiva". Secondo questa tesi in un periodo approssimativo (molto) di 50.000 - 40.000 anni fa, l'Homo Sapiens mostrò segni di cambiamento cognitivo, simbolico. Inutile dirlo, si da per scontato che questa rivoluzione sarebbe avvenuta in Europa, il continente delle rivoluzioni per eccellenza (almeno fino ad ora) e soprattutto il più scavato e quello su cui abbiamo fondato la nostra idea di "preistoria".
Intanto il paradigma policentrico sembra prendere piede. Poco seguito in Europa (molto frainteso), sta accumulando alcune vittorie. L'idea di fondo è che la popolazione Sapiens (la II ondata uscita dall'Africa) si mescolò con le popolazioni che trovò nei vari continenti (Europa con Neanderthal, Asia con Denisova). Questa mescolanza è certa grazie ai dati genetici.
Dobbiamo anche interrogarci se quella fu la II uscita dall'Africa e non la III (la I ufficiale fu quella di Erectus), perché sappiamo dell'Homo Floresiensis con caratteristiche che ricordano gli Austrolopiteci e sembrano riecheggiare alcuni ritrovamenti (ben più antichi) in Georgia e Cina, siamo davanti all'ennesimo terremoto?
Quel che è certo è che fino ad oggi su questa rivoluzione cognitiva brancoliamo nel buio. Alcuni sostengono che forse fu dovuta a cambiamenti nel cervello (non visibili nel cranio) avvenuti nelle popolazioni europee o forse africane, ma questo vorrebbe dire un qualche gradualismo.
C'è poi la questione della grandezza del cervello, ormai smentita come canone di misurazione dell'intelligenza (Neanderthal aveva un cervello più grosso del nostro; Naledi probabilmente seppelliva i morti; Floresiensis con un cervello molto piccolo controllava il fuoco e lavorava la pietra). Le ricerche più avanzate sui Neanderthal coinvolgono la struttura e soprattutto la vascolarizzazione del cervello. Sappiamo che i Neanderthal avevano gli stessi geni utili nella produzione del linguaggio (la cui attività è stata riscontrata anche in altre specie).
Fino a qualche decennio fa, pensavamo l'evoluzione umana come una linea retta: Habilis, Erectus, Sapiens; ai Neanderthal spettava la palma d'oro di grossi gorilloni che vivevano al freddo, un vicolo evolutivo. Oggi abbiamo scoperto che siamo coesistiti per migliaia di anni con almeno altre quattro specie di Homo; che alcune di queste avevano comportamenti complessi pur avendo un cervello grande quanto un'arancia; che parti non trascurabili del DNA moderno sono state apportate dal mescolamento Sapiens-Neanderthal-Denisova; ancora oggi ci chiediamo come fece Homo Floresiensis ad arrivare su Flores (possedeva zattere? Canoe? Quella sarebbe una rivoluzione cognitiva! Ma per noi!).
Abbiamo pensato come nostro (di Sapiens) Eden evolutivo l'Africa Orientale (dall'Etiopia al Sud Africa), ma nel 2017 abbiamo appreso del sito di Jebel Irhoud in Marocco dove sarebbe il più antico Sapiens (circa 315.000 anni fa, un po' lontani dall'Africa orientale; non confermato Sapiens per mancati dati genetici).
Tra le altre domande che mi sorgono c'è poi quanto poco si sia scavato in giro per il mondo e anche in Italia. Tra Ceprano e Isernia abbiamo rinvenuto resti preistorici e condanniamo la cosa a una secondarietà rispetto ai nostri gioielli archeologici: Magna Grecia, Roma, Etruria. Tutte cose stupende, ma che non devono entrare in competizione con nuraghi e Preistoria, specie perché per una regione come il Molise un grande polo di attrazione turistica sulla Preistoria sarebbe una manna dal cielo.
Domande e opportunità perse, un po' il binomio dei nostri tempi.
Inoltrato da Gabriele Germani, Giuseppe Masala
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lamilanomagazine · 1 year
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Pesaro: Città Creativa Unesco della Musica ISAC-2023
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Pesaro: Città Creativa Unesco della Musica ISAC-2023. Da mercoledì 7 a venerdì 9 giugno, Pesaro Città Creativa Unesco della Musica accoglie ISAC-2023 - International Sonosfera® Ambisonics Competition “Eugenio Giordani” -, la prima edizione del concorso internazionale di composizione elettroacustica tridimensionale per lo spazio tecnologico Sonosfera® ideato da David Monacchi. Il M° Eugenio Giordani – docente del Conservatorio Rossini scomparso nel 2020 cui è dedicato il progetto - è colui che ha diretto per 40 anni la storica Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio Rossini. ISAC-2023 è promosso dal Comune di Pesaro/Assessorato alla Bellezza, prodotto dall’organizzazione no-profit Fragments of Extinction in collaborazione con la Fondazione Pescheria - Centro Arti Visive e il Conservatorio Rossini, e rientra ufficialmente negli eventi verso Pesaro Capitale Italiana della Cultura 2024.  Alla conferenza stampa erano presenti: Daniele Vimini, vicesindaco e assessore alla Bellezza del Comune di Pesaro, David Monacchi professore del Conservatorio Rossini ideatore di ISAC-2023, il M° Fabio Masini direttore del Conservatorio Rossini, Natasha Barrett presidente della Giuria Internazionale ISAC-2023.  E’ un premio a cui teniamo molto – così ha esordito Daniele Vimini -, un’iniziativa che testimonia il legame forte tra il Comune e il Conservatorio e ha alle spalle il lunghissimo lavoro che ha portato alla realizzazione della Sonosfera® e ancor prima alla Sala Ambisonica del Conservatorio, dunque una storia cinquantennale che porta con sé i nomi di Eugenio Giordani e David Monacchi. Ci è sembrato naturale mettere a punto un momento in cui il mondo potesse lavorare sulla composizione di musica elettronica per la Sonosfera®, un luogo speciale nato anche per una dimensione di produzione musicale ad hoc. E fondamentale è la componente internazionale: proprio per questo il bando è stato diffuso con forza anche in tutte le città creative Unesco della Musica, rete di cui Pesaro fa parte. Terzo elemento che fornisce le coordinate di ISAC-2023 è il fatto che le composizioni elaborate per il concorso entrano a far parte della library della Sonosfera® dotandola dunque di nuovi contenuti unici, potenziali nuovi programmi da offrire al pubblico. Il premio sarà biennale ma sicuramente tornerà anche nel 2024 nell’anno da Capitale per consolidare processi ormai parte del dna di Pesaro2024.  Il M° Fabio Masini ha inquadrato la figura del M° Giordani: oggi è il momento in cui vediamo i frutti di 40 anni di semina del suo lavoro così importante. Tutti gli attuali docenti di musica elettronica del Conservatorio sono stati studenti di Giordani, figura che è stato capace di pensare ad una musica ‘nuova’ come quella elettronica, ma con grandi radici classiche. Grazie a questo il nostro Conservatorio è diventato un punto di riferimento a livello nazionale e oltre. La musica elettronica al Conservatorio di Pesaro ha già festeggiato i 50 anni e 40 sono stati sotto l’egida di Giordani. Il concorso rappresenta il modo per dare riconoscimento ufficiale al lavoro di Giordani, per cui ringrazio David Monacchi per la sua determinazione nel portare avanti questo progetto.   Continua David Monacchi: il concorso parte da un’idea di Eugenio Giordani che nasceva dalla volontà di mettere in moto un concorso internazionale per giovani di composizione musicale elettroacustica per la Sonosfera®. Alla base, l’intuizione che Pesaro di fatto è una delle poche città al mondo ad avere ben due spazi per l’ascolto tridimensionale del suono: lo S.P.A.C.E. – grazie a cui egli anni ’70 per parlare di musica elettronica si veniva a Pesaro al Conservatorio - e poi l’evoluzione con la Sonosfera® che è un vero e proprio spazio pubblico della città. E queste due strutture rendono possibile implementare un pensiero compositivo elettroacustico tridimensionale e fruire di questa innovazione linguistica. Da qui l’idea di lanciare un concorso del genere, di livello internazionale, diffuso quindi nei principali network mondiali e che coinvolge tutte le persone con cui Eugenio ha lavorato consentendo dunque di mantenerne le istanze progettuali, con una forte aderenza al suo pensiero.  Natasha Barrett ha sottolineato come nel mondo mancano luoghi dove comporre questo genere di musica e dove fruirne ed è emozionante che qui a Pesaro esistano due di queste strutture con una straordinaria funzionalità. ISAC-2023 è stato anche per me è stato il modo per scoprire cosa sta accadendo nel mondo nella creazione musicale di frontiera. E’ un grande onore essere qui.  Lanciato in anteprima nell’ottobre 2022, il concorso ISAC-2023 ha generato di fatto una "rassegna di concerti acusmatici 3D in Sonosfera®", un’iniziativa davvero unica. Dal greco akusmatikoi, ‘acusmatico’ indica l’ascolto del suono svincolato dalle proprie cause fisiche, come lo era la voce di Pitagora che parlava ai suoi discepoli senza essere visto. La musica - di matrice concreta, elettronica o digitale - non include esecutori dal vivo e viene ascoltata senza le sorgenti del suono manifeste. La creazione sonora che il compositore attua è fortemente ancorata alle relazioni interne tra i suoni in un sistema timbrico complesso, che il pubblico ascolta ad occhi chiusi potendo entrare, attraverso le qualità tridimensionali dello spazio Sonosfera®, in un vero e proprio paesaggio sonoro dell’immaginazione. “Cinema per l’orecchio”, lo si potrebbe definire, perché la realtà virtuale interamente creata dal suono all’interno della sfera genera una esperienza sensoriale e cognitiva molto potente.  Il primo appuntamento di quello che è un festival di concerti di frontiera nella musica di ricerca, è per mercoledì 7 giugno alle 14.30 presso il LEMS del Conservatorio Rossini con la Masterclass I di Natasha Barrett, maestro indiscusso della composizione elettroacustica nello spazio tridimensionale e presidente della Giuria Internazionale ISAC-2023. Giovedì 8 dopo la Masterclass II della Barrett, alle 18 in Sonosfera® - con replica alle 21 – il concerto di Natasha Barrett, seguito alle 19 dall’esecuzione delle composizioni più significative prodotte nel decennio 2013-2023 nel Corso di Laurea in Musica Elettronica presso lo S.P.A.C.E. (il primo laboratorio sferico per il suono 3D in Italia). Venerdì 9 alle 18 nella sala del Consiglio Comunale la cerimonia di Awards ISAC-2023 e alle 19 in Sonosfera® il concerto dei 5 premiati del concorso per cui sono previste 3 repliche alle 20, 21 e 22. Alle 16 e alle 20 potranno anche essere ascoltate le restanti 5 composizioni arrivate in short-list. Ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria (0721 387541).  Negli ultimi anni, al salto in avanti dei software di manipolazione delle componenti spaziali del suono non ha fatto seguito la costruzione di luoghi appositi per l’ascolto pubblico tridimensionale. Pesaro Capitale Italiana della Cultura 2024 possiede ben due di questi spazi: lo S.P.A.C.E. (Soundscape Projection Ambisonics Control Engine) al Conservatorio Rossini e Sonosfera® il teatro per l’ascolto profondo di ecosistemi e musica a Palazzo Mosca. Per le sue caratteristiche architettoniche ed elettroacustiche, Sonosfera® è di fatto uno strumento perfetto per l’innovazione linguistica musicale: qui lo spazio – al pari dell’altezza e della durata dei suoni – può diventare un parametro compositivo senza limitazioni di direzione, dimensione, distanza e prospettiva dei suoni, estendendo la musica nell’intero dominio sferico intorno agli ascoltatori tramite 45 altoparlanti attivi; il risultato è una realtà virtuale condivisa, ben diversa dalla ‘solitudine’ generata dai visori VR dove il suono in cuffia non realizza quasi mai un risultato sensoriale soddisfacente. In perfetta sintonia con i valori di Pesaro2024, ISAC-2023 vuole richiamare l’attenzione internazionale e orientare la creatività su queste nuove possibilità del pensiero compositivo e della sua fruizione, distaccandosi dagli approcci commerciali sul suono effettistico 3D dei dispositivi di consumo. L’obiettivo è di dare corpo agli approcci di innovazione artistica, culturale e scientifica, propri della musica di ricerca di ambito accademico, con radici nella storia della musica ‘colta’ praticata da gruppi di ricerca nelle Università e Conservatori di tutto il mondo.   Alla call del concorso ha risposto un numero inaspettato di ben 77 candidati (per un totale di circa 100 composizioni) da 26 paesi del mondo, selezionati per l’alta qualità artistica e tecnica necessaria per “mettere in risonanza” uno spazio complesso e tecnologicamente unico al mondo come Sonosfera®. Due le giurie: la prima nazionale composta da docenti di Conservatori italiani, tutti ex-allievi della storica Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio Rossini, la seconda internazionale con le prestigiose collaborazioni dell’Università di Stanford, Vancouver e Oslo. Ai 3 vincitori andranno rispettivamente 2.500 euro per il primo premio, 1.000 per il secondo e 500 per il terzo classificato.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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olitaly · 1 year
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seoul-italybts · 1 year
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[✎ TESTO ♫ ITA] Indigo - RM⠸ 03 ❛All Day (with Tablo)❜⠸ 02.12.22
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[✎ TESTO ♫ ITA] RM 📎INDIGO
💙 03 ❛ All Day (con Tablo) ❜
• Tutto il Giorno • 💙
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Prodotta da: Pdogg
Scritta da: RM, Pdogg, Tablo
Okay!
Le pubblicità sono tutte uguali di questi tempi
Ti dicono di goderti la vita come ti pare
Ti mostrano tutte queste persone fighe che ballano in abiti alla moda
Quando in realtà, là fuori, ci sono molti più ballerini sgraziati
D'abitudine, dicono sempre "Chi se ne frega"
Ma, sai, in realtà sono quellə cui frega di più
Sul serio, il corpo è niente, il vero problema è la mente
Sì, certo, perché io non conosco me stesso, uh?
Le I.A. se ne andassero al diavolo, fanculo all'algoritmo
Ho bisogno di perdermi in contemplazione, fanculo al ritmo
Il mio ritmo biologico non mi lascia tempo per riflettere
Quando potrò scrivere le mie poesie?
Sono talmente preso a cercare di sopravvivere, che ho dimenticato cosa sia sognare
Se anche tu stai cercando qualcosa di sepolto, in un certo senso anche tu sei una star
Tesoro, eccotene un assaggio, come me
Okay, okay
Scavo tutto il giorno
Okay, okay
Sto cercando il vero me stesso
Okay, okay
Canto tutto il giorno
Okay, okay (e andiamooo)
Tutto il giorno
Tutto il giorno
Tutto il giorno
Tutto il giorno
Cos'è 'sta atmosfera?
Cosa ci facciamo qui?
Sempre costretti a restare immobili
Tutti neutrali
Ci vogliono spaventati
Come osi dire la tua?
Ripiega (su ciò che hai detto / ritratta), come un origami
Ti tengono per le palle sfruttando la tua situazione socioeconomica
È la pura verità
Ogni tua unicità calpestata da comitati di esperti
L'impatto individuale si è ormai raffreddato
Riaccendi il fuoco, la tua vita è un big match*
[* possibile rif. a 'Big Match', film sud-coreano del 2014 in cui diverse persone comuni vengono poste in situazioni pericolose e spinose, mentre alcune figure abbienti scommettono sulla loro sopravvivenza, n.d.t.]
Brucia tutto, di cosa hai paura?
Alza il culo, inizia a scaldarti
Dobbiamo ribellarci, quando ci dicono "In riga!"
Abbiamo dinamite* (Dynamite) nel nostro DNA* [*rif. ai BTS]
Starò bene, farò così
Terrò gli occhi ben aperti ed avrò buona cura di me
Hater, presto, chiudete gli occhi
Se non volete vedere la mia vita
Si dice sia difficile tenere gli occhi aperti quando si contempla un sogno
Mi segui?
Okay, okay
Lotto tutto il giorno
Okay, okay
Fuori dai piedi
Okay, okay
Vivo come voglio io
Okay, okay (e andiamooo)
Tutto il giorno
Tutto il giorno
Tutto il giorno
Tutto il giorno
Vivi la tua vita
Quando ti sembra che il mondo crudele rida di te, oh
Qualsiasi cosa dicano, noi voliamo alto
[*rif. a 'Fly' degli Epik High: "Giornata pesante, vero? Anche oggi il mondo crudele ride di te ... Vola, piccolə miə, qualsiasi cosa dicano, vola, vola, mani sempre più in alto, qualsiasi cosa dicano, vai, vai, vai"]
Devi crederci
Devi vivere
Devi crederci
Devi sognare
Devi crederci
Devi provarlo
Noi lo sappiamo e voliamo tutto il giorno
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS | eng : © doolsetbangtan ; © BTS_Trans⠸
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scienza-magia · 2 years
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Etica a genetica un binomio forse impossibile
I primi dieci anni di CRISPR.Il sistema per modificare pezzi di DNA con estrema precisione ha rivoluzionato la ricerca e ha aperto molte questioni etiche ancora da risolvere Alla fine di giugno del 2012, sulla rivista scientifica Science fu pubblicata una ricerca che non attirò da subito particolari attenzioni, ma che in seguito si sarebbe rivelata centrale per una delle più grandi rivoluzioni della scienza moderna: la possibilità di modificare velocemente, con precisione e a basso costo il DNA per trattare problemi di salute finora incurabili, creare piante resistenti a un clima sempre più caldo e prevenire le malattie genetiche. Lo studio era soprattutto il frutto del lavoro di due scienziate, Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna, che circa otto anni dopo sarebbero state premiate con il Nobel per la Chimica per CRISPR/Cas9, il loro sistema per modificare pezzi del materiale genetico. A distanza di dieci anni dalla pubblicazione di quella prima ricerca, CRISPR è diventato una delle più importanti innovazioni della biologia. Viene impiegato quotidianamente in centinaia di laboratori in giro per il mondo per capire quale sia il ruolo di particolari geni, l’unità ereditaria fondamentale degli esseri viventi.
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I geni sono costituiti da sequenze di DNA e contengono le istruzioni per produrre specifiche proteine, che portano poi all’espressione di particolari caratteristiche fisiche (tratti) come il colore degli occhi o dei capelli, oppure particolari funzioni delle cellule. Il loro studio è fondamentale per capire che cosa può andare storto nel nostro organismo, causando disfunzioni e malattie. CRISPR rende inoltre possibile la modifica di porzioni del materiale genetico, in modo da attivare o disattivare alcuni geni. A dirla tutta, Charpentier e Doudna dieci anni fa non inventarono qualcosa di nuovo, ma trovarono il modo di sfruttare un meccanismo presente in alcuni batteri e che era stato notato dai microbiologi a partire dagli anni Ottanta. All’epoca, erano state scoperte alcune porzioni di DNA fatte diversamente da quanto ci si sarebbe aspettati, e per un buon motivo. Batteri vs virus Tendiamo a pensare che batteri e virus siano un pericolo per noi e gli altri animali, ma in realtà questi patogeni sono in guerra tra loro praticamente da quando esistono. I batteriofagi (o fagi), per esempio, sono un particolare tipo di virus che va a caccia dei batteri. Lo fanno sistematicamente, tanto che si stima che da soli causino giornalmente la morte del 40 per cento circa dei miliardi di miliardi di batteri che vivono a mollo negli oceani. La lotta è strenua e i batteri riescono a non estinguersi grazie alla rapidità con cui si moltiplicano, formando miliardi di nuovi esemplari ogni giorno e utilizzando alcune particolari difese. Quando i fagi entrano in contatto con i batteri, iniettano al loro interno il proprio materiale genetico, trasformando i batteri in piccole fabbriche che produrranno nuove copie dei virus che a loro volta infetteranno altri batteri. È il principio base di funzionamento di numerosi virus, come abbiamo ormai imparato in oltre due anni di pandemia. A differenze del nostro organismo, i batteri hanno sistemi di difesa meno elaborati e spesso falliscono nel resistere all’invasore virale.
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Batteriofagi all’attacco di alcuni batteri di E. coli, le strutture più grandi (Wikimedia) Ci possono però essere alcune circostanze in cui i batteri riescono a respingere l’attacco da parte dei batteriofagi, con una soluzione semplice e al tempo stesso raffinata. I batteri trasferiscono parte del materiale genetico del virus nel loro codice genetico, creando una sorta di catalogo che viene appunto chiamato CRISPR, da clustered regularly interspaced short palindromic repeats (brevi ripetizioni palindrome raggruppate e separate a intervalli regolati). Se il batterio entra nuovamente in contatto con un virus, produce una copia del materiale genetico che aveva archiviato e la passa a una proteina che si chiama Cas9. Lavorando come un’archivista, questa si mette al lavoro e cerca nel batterio pezzi di DNA e li confronta con quelli in archivio, per capire se stia avvenendo un attacco da parte di un virus. Nel caso in cui rilevi una corrispondenza, taglia la sequenza genetica appartenente al virus, rendendola in questo modo innocua. Non essendoci più istruzioni complete, il batterio non può diventare la fabbrica di nuovi virus e non rischia di fare una brutta fine. CRISPR/Cas9 Cas9 è una proteina molto accurata nel tagliare pezzi di DNA, come ebbero modo di sperimentare Charpentier e Doudna nei loro laboratori e analizzando le ricerche svolte in precedenza. Si chiesero quindi se potessero sfruttare Cas9 per trasformarla in una specie di sarta del materiale genetico, per modificarlo tagliandone e copiandone pezzi, cucendoli se necessario altro lungo la doppia elica del DNA. Riuscirci non fu semplice, ma quando infine nel 2012 realizzarono il primo sistema di “forbici genetiche”, quelle descritte nel loro studio, capirono di avere realizzato qualcosa dalle enormi potenzialità e che avrebbe poi portato allo sviluppo di altre soluzioni simili (noi ci concentreremo soprattutto su Cas9). Le forbici di CRISPR/Cas9 partono da una sequenza genetica (RNA guida) preparata in laboratorio che corrisponde a quella del DNA dove si deve effettuare il taglio nella cellula. La proteina Cas9 si attiva e realizza il taglio: in mancanza di altre istruzioni, la cellula ripara il proprio DNA perdendo un pezzo del codice genetico, in molti casi rendendo inutilizzabile proprio il gene che il gruppo di ricerca voleva disattivare. Questo sistema permette inoltre di inserire del nuovo DNA nella fase di riparazione, nel caso in cui si voglia invece modificare il funzionamento della cellula.
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Malattie genetiche e piante CRISPR ha rivoluzionato il modo di fare editing perché in precedenza modificare i geni era estremamente difficile, richiedeva molto tempo e spesso portava a risultati poco affidabili. In dieci anni il nuovo sistema si è mostrato affidabile, per quanto ancora perfettibile, ed è diventato diffuso in numerosi ambiti della ricerca e con prime applicazioni pratiche in ambito sanitario. Uno degli ambiti più promettenti per CRISPR si è dimostrato essere lo sviluppo di nuove terapie contro le malattie ereditarie. Alcune settimane fa, per esempio, sono stati presentati i primi risultati di un test clinico condotto su 75 volontari affetti da anemia mediterranea o da anemia falciforme, due malattie ereditarie del sangue che riducono la capacità del sangue di trasportare ossigeno tramite l’emoglobina. Gli autori dello studio hanno sfruttato il fatto che gli esseri umani possiedono diversi geni che regolano l’emoglobina. Uno di questi è legato all’emoglobina fetale, che come suggerisce il nome è attiva solamente nei feti e si disattiva poi a qualche mese dalla nascita. Dal midollo osseo dei volontari sono state quindi prelevate cellule non ancora specializzate, poi con CRISPR è stato escluso il gene responsabile della disattivazione del meccanismo dell’emoglobina fetale. Le cellule modificate sono state poi trasfuse nuovamente nei volontari, che hanno così iniziato a produrre l’emoglobina necessaria al sangue per trasportare l’ossigeno. Su 44 volontari con anemia mediterranea, dopo il trattamento 42 non hanno più avuto bisogno di sottoporsi periodicamente alle trasfusioni di sangue, come devono fare solitamente le persone con questa malattia. I risultati sono stati promettenti anche per i malati di anemia falciforme e per questo le due aziende coinvolte nello sviluppo del sistema, CRISPR Therapeutics e Vertex chiederanno presto alle autorità sanitarie statunitensi un’autorizzazione per il loro trattamento. CRISPR Therapeutics è stata cofondata da Charpentier e ha vari progetti di ricerca in corso. Anche Doudna ha cofondato una propria azienda, Caribou Biosciences, impiegata in altre sperimentazioni nel settore sempre basate sull’editing con CRISPR. Altre importanti aree di sperimentazione e applicazione sono legate alla ricerca contro il cancro. Già nei primi anni dopo la pubblicazione dello studio, numerosi gruppi di ricerca avevano iniziato a utilizzare CRISPR per capire meglio il ruolo di alcuni geni e disattivarli, osservandone le conseguenze in laboratorio. In questo modo è stato per esempio possibile scoprire un gene con un ruolo centrale nella crescita di alcuni tipi di tumore, portando poi allo sviluppo di un farmaco per inibire la sua attività in modo da fermare la diffusione delle cellule cancerose nell’organismo. In altri ambiti, per esempio quello agricolo, CRISPR può essere utilizzato per produrre piante più resistenti e per migliorare la resa dei raccolti. In questi anni sono state per esempio sperimentate soluzioni per rendere la soia e i cereali più resistenti alla siccità, facendo in modo che abbiano bisogno di meno acqua per crescere.
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Sperimentazioni sulle piante utilizzando CRISPR/Cas9, presso l’Istituto Leibniz per la genetica delle piante e la ricerca sulle piantagioni a Gatersleben, Germania (Sean Gallup/Getty Images) Altre sperimentazioni hanno riguardato soluzioni per rendere le piante più resistenti ai parassiti o ancora in grado di crescere in condizioni ambientali non ottimali, in modo da dover ricorrere con minore frequenza agli antiparassitari e ai fertilizzanti. Piante di questo tipo non solo potrebbero contribuire a ridurre i rischi che si verifichino crisi alimentari, a livello locale o globale come quella degli ultimi mesi, ma anche di migliorare la resa dei campi in termini energetici, dovendo produrre meno prodotti chimici per favorire la crescita nei campi. Etica, costi e opportunità Risultati simili erano già stati ottenuti prima dell’introduzione di CRISPR, ma con tecniche più costose e minori opportunità per i centri di ricerca più piccoli di condurre sperimentazioni rilevanti. Come era già emerso all’epoca, la possibilità di creare piante geneticamente modificate porta con sé numerose complicazioni, legate sia alla percezione della loro sicurezza da parte della popolazione, sia per le opportunità commerciali che spingono le grandi multinazionali a brevettare le loro sementi OGM, rendendole talvolta meno accessibili, soprattutto per i paesi più poveri. L’impiego di CRISPR, come di altre tecniche di editing del genoma, pone poi vari temi etici, considerate le ampie possibilità nell’alterazione degli embrioni umani. Se ne discusse molto nel 2018, quando il ricercatore cinese He Jiankui, annunciò la nascita di una coppia di gemelle modificate geneticamente, cui si aggiunse un altro bambino pochi mesi dopo. He aveva modificato un embrione umano con l’obiettivo di ottenere una resistenza all’HIV, il virus che può portare all’AIDS. La notizia fu ampiamente commentata e criticata nella comunità scientifica, e non solo, per le numerose implicazioni che avrebbe potuto avere e per la salute dei neonati coinvolti. Nel 2019 un tribunale cinese condannò a tre anni di carcere He per pratiche mediche illecite, mentre non si sono più avute notizie chiare sullo stato di salute dei tre bambini. He rimane a oggi l’unico caso noto di un ricercatore che si sia spinto così avanti, ma CRISPR pone molte domande sulle potenzialità per intervenire sugli embrioni e modificarne il corredo genetico. A fini terapeutici è una grandissima opportunità, ma potrebbe avere altri esiti difficili da governare. Ci si chiede per esempio fino a dove si potrebbero un giorno spingere i futuri genitori di un bambino nel richiedere modifiche: un conto sarebbe escludere il rischio di una malattia genetica invalidante, un altro scegliere altri tratti come il colore degli occhi o dei capelli. Con le tecniche attualmente disponibili, siamo ancora lontani da questa eventualità, ma i progressi degli ultimi anni non fanno escludere che un giorno nemmeno troppo lontano le possibilità di avere ampia scelta sulle modifiche per gli embrioni. È un problema su cui si stanno interrogando esperti, comitati etici e i governi, con un confronto estremamente delicato i cui esiti condizioneranno buona parte della ricerca medica, e più in generale delle discipline biologiche, dei prossimi decenni. Un approccio eccessivamente rigido potrebbe far perdere importanti opportunità per migliorare la salute di milioni di persone, bloccando importanti progressi nel settore, sostiene chi è più restio a introdurre nuove leggi e regolamenti. Al contrario, chi vorrebbe regolamentare più rigidamente l’editing del genoma sostiene che sia l’unico modo per evitare storture o il rischio che alcune soluzioni siano accessibili solo ai più ricchi, che potrebbero permettersi pratiche mediche brevettate e molto costose. La modifica degli embrioni a livello del DNA continua comunque a essere un’attività difficile: CRISPR ha reso più accessibili alcune tecniche per farlo, ma sono emersi altri ostacoli legati a come si riorganizza il materiale genetico nelle cellule nel caso di particolari modifiche. Il sistema esiste del resto da appena dieci anni ed è considerato un importante punto di partenza, verso una meta ancora distante, ma che appare meno irraggiungibile di un tempo. Read the full article
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superfuji · 3 years
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Quale Occidente
di Marco Damilano
Gli Usa lasciano l’Afghanistan, la Francia è nel pantano del Sahel, la Germania affronta il dopo Merkel, l’Europa è nel vuoto di leadership. E anche per l’Italia si apre la stagione della grande incertezza
C’è chi racconta che in questi giorni sia profondamente turbato, perché per Mario Draghi l’Atlante occidentale è da sempre l’orizzonte in cui muoversi, il suo dna, il suo romanzo di formazione. È stato difficile trattenere lo sconforto quando il 24 agosto è arrivata la doppia notizia dell’incontro a Kabul del capo della Cia William Burns con il leader dei talebani Abdul Ghani Baradar e l’annuncio che sarebbe stato chiuso per gli afghani l’aeroporto della capitale e la possibilità di lasciare il Paese proprio mentre si svolgeva il vertice straordinario del G7 sull’Afghanistan, e la conferenza stampa dei talebani che annunciavano la chiusura dell’aeroporto della capitale per gli afghani.
In collegamento con Joe Biden e con gli altri leader, Draghi aveva appena annunciato una doppia iniziativa del governo italiano: la destinazione sull’emergenza umanitaria dei 120 milioni di euro previsti per la missione militare in Afghanistan e l’apertura a Russia e Cina, e Turchia e Arabia Saudita, nel prossimo G20 di metà settembre presieduto dall’Italia. Ma il risultato è stato un nulla di fatto. Niente smuove l’amministrazione Biden dalla scelta di abbandonare l’Afghanistan entro il 31 agosto, come vogliono i talebani, una decisione che chiuderà i confini dell’Afghanistan al mondo. La fine di un ciclo durato venti anni. Una doppia catastrofe, politica e culturale, ne parla Renzo Guolo.
Il 31/8 è la data del nostro destino, come fu nel 2001 l’11/9. È la fine dell’estate segnata dalla riconquista jihadista dell’Afghanistan. È il giorno del tutti a casa, l’ultimatum per l’evacuazione concordato tra Washington e i talebani. È il simbolo della «insonnia di massa di questo tempo inaudito», come scrive Don DeLillo nel suo ultimo libro (“Il silenzio”, Einaudi 2021), dopo aver raccontato l’uomo che cade, simbolo dell’attentato delle Twin Towers a New York e oggi, anche, dei voli che fuggono da Kabul con i disperati aggrappati alle ruote degli aerei che precipitano nel vuoto. L’insonnia di massa si accompagna al sonnambulismo delle classi dirigenti, tipico delle età di transizione come quella della prima guerra mondiale nel 1914 raccontata dallo storico Christopher Clark.
Per l’Europa tutto avviene nel momento più pericoloso, del vuoto di leadership. L’Inghilterra di Boris Johnson aveva chiesto agli Stati Uniti di prolungare la permanenza nel Paese asiatico, ma non è stata neppure presa in considerazione, mai è stata più visibile la distanza tra i governi dei due Paesi. La Francia di Emmanuel Macron è già attraversata dalla campagna elettorale per il voto presidenziale del 2022 e prepara un secondo caso Afghanistan, nel cuore dell’Africa, come ha scritto Domenico Quirico (La Stampa, 20 agosto) e come ripete da tempo in solitudine Romano Prodi, che fu mediatore Onu nella regione: il Sahel, dove si incrociano le ondate migratorie, i nuovi califfati, le guerre delle milizie locali, in cui le truppe francesi faticano a reggere la pressione e invocano l’aiuto europeo, sempre comodo nel momento di socializzare le perdite.
E c’è la Germania arrivata ormai alla vigilia del voto del 26 settembre in una situazione di massima instabilità. I sondaggi per la prima volta danno in testa addirittura la Spd del vice-cancelliere Olaf Scholz, guarda chi si rivede, la cara vecchia socialdemocrazia, quello del 24 agosto è stato l’ultimo vertice G7 di Angela Merkel, affrontato con il consueto professionismo politico. E nessuno a questo punto può escludere la formazione di un governo rosso-rosso-verde, con la Linke in maggioranza e i democristiani all’opposizione, che segnerebbe una svolta epocale. Ma questa è l’età dell’emergenza e dell’incertezza, anche sul fronte della lotta alla pandemia. Dai Paesi che hanno cominciato in anticipo le campagne di vaccinazione, Israele e Inghilterra, arrivano notizie poco rassicuranti sulla ripresa dei contagi e dei decessi. Se l’onda dovesse ripetersi nell’Europa continentale il dibattito cambierebbe verso anche sull’uso del green pass e sull’obbligo del vaccino.
Nell’età dell’incertezza il 31/8 per il governo Draghi doveva essere la data della ripartenza. L’anticipo della riapertura delle scuole e il ritorno alla normalità della produzione, con qualche sgradita novità (l’Inps non pagherà più il periodo di quarantena). E un percorso di fine legislatura che si fa più stretto, in vista delle elezioni per il nuovo presidente della Repubblica di inizio 2022. Per la politica italiana è l’incognita, l’enigma cui sono appesi tutti gli scenari. La scadenza interessa Draghi, 74 anni il 3 settembre, ma in gioco non ci sono soltanto le preferenze del premier. Finora la sua disponibilità a guidare il Paese in mezzo all’emergenza sanitaria e economica è stata ottenuta senza richieste, garanzie, assicurazioni. Mario Monti nel 2011 fu nominato senatore a vita da Giorgio Napolitano qualche giorno prima di essere incaricato di formare il governo. Nel caso di Draghi la chiamata di Sergio Mattarella è arrivata in apparenza all’improvviso e senza precludere nessun passaggio successivo, da Palazzo Chigi al Quirinale, ma anche senza prefissarlo. Tutto è aperto.
All’inizio del 2021, in piena pandemia, soltanto due governi occidentali hanno cambiato governo. Gli Stati Uniti con Biden e il ritorno dei democratici alla Casa Bianca, dopo i quattro anni di Donald Trump, nel clima drammatico dell’assalto al Congresso di Washington il 6 gennaio. E l’Italia, con il cambio a Palazzo Chigi tra Giuseppe Conte e Draghi, alla guida del governissimo di unità nazionale. Non c’è un rapporto diretto tra i due eventi, come immaginano i cercatori di complotti di casa nostra, ma è impensabile non cogliere il nesso tra il Paese motore dell’Occidente che provava a chiudere la stagione del populismo e l’Italia, il Paese europeo più attraversato dalle tempeste sovraniste, che tentava di includere in una nuova maggioranza le forze che negli ultimi anni si erano imposte con un messaggio anti-establishment, la Lega e il Movimento 5 Stelle.
Il ritorno sulla scena mondiale degli Stati Uniti del democratico Biden è stato il contesto internazionale in cui si è mossa finora anche l’operazione italiana del governo di unità nazionale. Il multilateralismo celebrato a giugno nel vertice in Cornovaglia è stato il terreno più favorevole per un leader globale come Draghi. Se quel contesto viene meno, come sta avvenendo in questi giorni di tragedia afghana, anche il governo italiano si troverà a muoversi nel vuoto. Che è un’opportunità per chi vuole rivendicare una leadership, in politica i vuoti si riempiono, gli spazi si conquistano, ma anche una maledizione, perché il vuoto di direzione risospinge ciascun governo nel recinto delle sue contraddizioni nazionali. Di fronte alla crisi afghana e all’arrivo dei rifugiati l’Unione europea rappresentata in modo scellerato in questo semestre dal presidente di turno, il premier della Slovenia Janez Janša, è tornata a dividersi, come nelle prime settimane della pandemia e del lockdown nel 2020. Nei prossimi mesi, senza la leadership forte dei Paesi più grandi, la Francia, la Germania, la Spagna e l’Italia, in un quadro inedito di in-fedeltà atlantica del Paese egemone, gli Stati Uniti, ogni Paese tornerà solo, fermo e immobile.
Il governo Draghi non è il governo dei migliori, alcuni ministri, tecnici e politici, si stanno rivelando inadeguati al compito, il premier è chiamato a fare gli straordinari. Appena si nuota fuori dal mare dell’emergenza sanitaria e economica escono allo scoperto le diverse visioni del mondo che una classe dirigente nel complesso moderata e ragionevole (più Giorgetti che Salvini nella Lega, per esempio) prova a tenere a bada, come si è visto anche nel civile confronto tra i segretari di partito al meeting di Comunione e liberazione di Rimini. Salvo poi ritrovarsi con situazioni imbarazzanti, come quella del sottosegretario leghista-mussoliniano Claudio Durigon o la nomina del direttore dell’Archivio centrale dello Stato Andrea de Pasquale da parte del ministro Dario Franceschini, contestata dall’associazione dei parenti delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980, da storici, intellettuali e da un pezzo dei partiti della maggioranza. Affidare l’attuazione della direttiva Draghi sulle carte della P2 e di Gladio a un dirigente che ha esaltato le virtù democratiche del fascista Pino Rauti può forse servire a mantenere in vita le ambizioni quirinalesche ma offende la ricerca di verità e giustizia sugli anni bui della Repubblica.
Senza un orizzonte l’Occidente si rinsecchisce, collassa, senza una speranza di futuro l’Atlante occidentale si chiude. E senza un rialzo dal sonno, senza un soprassalto dall’insonnia di massa, il governo Draghi si ritrova a navigare a vista in un mare difficile. Ma il risveglio non spetta a un solo leader, tocca a una classe politica che si impaluda nelle guerricciole a parole sui social e non riesce a trovare un linguaggio per rivedere le proprie categorie di interpretazione della realtà e il messaggio da dare al Paese. Il 31/8 è uno spartiacque, l’opposto della fuga dalle responsabilità cui stiamo assistendo a Kabul.
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morganamcguire · 3 years
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Capitolo Primo - Non è facile essere una Stark
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Sembra tutto più facile quando sei la figlia di un genio che ha salvato il mondo, ed è questo quello che pensano tutti.
La verità?
La verità è ben diversa, perché in realtà è tutto molto più difficile quando sei la figlia di un uomo irraggiungibile ma non per la sua intelligenza... no, io non parlo di quella, io parlo della forza del suo cuore, della grandezza delle sue azioni e del peso enorme del suo sacrificio.
Quando sei figlia di un uomo così, ogni cosa che fai è più difficile perché sai che non sarai mai in grado di eguagliarlo e lui è l'unica cosa che ti manca di più al mondo e con la quale sai saresti più forte, migliore forse. Ma l'unica cosa che so per certo è sono la figlia di un uomo che ha ribaltato il suo destino e la sua esistenza e dunque il minimo che io possa, anzi no, che io possa accettare da me stessa è di tentare ogni giorno di essere la mia miglior versione e se un giorno dovessi rendermi conto di valere un grammo dell'uomo che era mio Padre, allora... allora potrò dire di aver fatto il mio lavoro.
Ma nel mondo in cui vivo io, in un mondo che vive grazie agli Stark, per tutto quello che vi ho appena detto non vi è spazio, in questo mondo posso solo essere l'erede dell'impero che mio nonno e mio padre insieme a mia madre, hanno costruito e che gli Avengers hanno protetto e salvato e in questo mondo credetemi, non c'è spazio per le riflessioni a cuore aperto, puoi solo agire, agire con decisione e senza la minima esitazione, come se tu fossi quel Dio che credevano di aver perso quel giorno in cui Thanos è tornato per distruggerci una seconda volta.
Quindi dunque eccomi qui, su quella poltrona logora cimelio di famiglia sopravvissuto alla guerra con una vista mozzafiato su Malibù da far invidia... ed è da qui che inizia la mia storia, almeno quella che voglio raccontarvi, perché ormai dovreste saperlo, noi Stark non amiamo molto parlare di quello che sentiamo dentro.
"Signorina Stark, sta bene?"
La segretaria le posò una mano sulla spalla, Morgan fissava quei fogli da firmare da troppo tempo, con un colpetto di tosse annuì, certo che stava bene, lei stava sempre bene, eppure quella firma... riaprire dopo tutto quel tempo la sezione bellica delle industrie chiuse da suo padre più di trent'anni prima... era davvero la cosa giusta?
"Certo che lo è, stupida idiota. La gente ha bisogno di sicurezza, noi siamo la sicurezza."
Morgan si ritrovò a borbottare a bassa voce mentre prendeva la penna sulla scrivania, lasciando perplessa la segretaria, che si chinò su di lei.
"Signorina Stark?"
Morgan firmò i fogli velocemente, scarabocchi svolazzanti appena leggibili e li rifilò alla biondina.
"Sto bene, sto bene come sempre... dica a mia madre che pranzo con lei e a al signor Parker che vedrò i suoi progetti nel pomeriggio e che mi deve una rivincita a poker e per favore, invii per me tutte le lettere di ringraziamento che ho già firmato questa mattina, per la nomina... non è bene far attendere per queste cose, questa gente si aspetta sempre tante attenzioni e anche subito."
"Gli impegni di domani?"
"Confermi l'ospedale, la visita al sindaco a NY e l'inaugurazione della biblioteca Mrs Potts, mia madre ci tiene, tutto il resto... incarichi lei qualche membro del nostro consiglio di presenziare e dia loro degli extra e si occupi dei loro spostamenti e ovviamente... - sorrise alzandosi dalla poltrona – li ringrazi profondamente da parte mia e dica loro di portare i miei saluti e ringraziamenti per qualunque cosa abbiano deciso di invitarci o dedicarci o in cui siamo stati coinvolti."
La segretaria scrisse tutto velocemente sul taccuino senza alzare mai gli occhi dal foglio mentre Morgan si dirigeva alla finestra.
"Serv..."
"Il mio caffè, da portare in laboratorio non appena pronto, prenda lei le mie chiamate e mi interrompa solo se è urgente."
La segretaria non fiatò, cercò di avvicinarsi per porgerle il camice ma con un gesto della mano Morgan la fermò, poteva fare da sola e da sola digitò il codice d'ingresso dando cenno alla donna di andarsene senza salutarla realmente, la porta si chiuse ermeticamente dietro di sé e il silenzio insieme alla vista sulla città e sul mare furono le uniche cose ad attorniarla.
Grata per quell'improvviso silenzio si avvicinò al banco di lavoro, aveva trovato dei campioni che suo padre aveva tenuto da parte, campioni di tessuto e dna degli avengers e da quelli era partita creando la novità che gli Stark avevano introdotto in questa nuova era: dei sieri capaci di guarire dalle malattie più gravi e curare i traumi più severi, salvando così parecchie vite che altrimenti sarebbero andate perse. Morgan aveva regalato così la possibilità a molti genitori di veder crescere i propri figli e ai figli di non essere orfani come lo era stata lei. Ora stava lavorando sui tessuti di Wanda Maximoff, Scarlett Witch, voleva comprendere come la pietra della Mente aveva operato su di lei, risvegliandone i poteri e rendendola la strega che negli anni era diventata.      Per lei era questo il futuro, cercare di capire come un umano potesse essere potenziato a partire dalle sue stesse cellule, suo padre aveva creato un'armatura, lei voleva che l'uomo del domani non avesse bisogno di nessuna armatura se non il suo stesso corpo.                                                      
Per questo aveva un dottorato in biochimica e uno in ingegneria genetica e due lauree in medicina e se quello studio fosse andato in porto forse, avrebbe potuto aprire la strada ad un terzo dottorato o chissà fare altro, quel che realmente contava è che i progressi in campo medico per le cure e le strumentazioni da una decina d'anni portavano il nome degli Stark e il suo.
E allora perché riaprire il mercato della morte dopo tutta la speranza e la vita?
"Perché gli avengers non ci sono più, non ci sono più eroi per un mondo in cui ognuno si è adagiato sugli allori senza rendersi conto che non sono allori ma cadaveri e il sangue di chi è venuto prima di noi." Ripeté a se stessa con un sospiro, quasi che sentirlo ad alta voce potesse in qualche modo alleggerire la sua coscienza.                                                                                                            
E la lista era lunga, l'Hydra, poi tutti i nemici di suo padre, gli alieni, quel maledetto di Thanos... ognuno di loro aveva tentato di togliere la serenità a questa gente, la sua gente e ora quella stessa gente preparava una guerra, l'ennesima, tra Nazioni.                                                                          Ci sarebbe stata una terza guerra mondiale? Lei sarebbe stata lo Stark della nuova bomba atomica?Non lo sapeva, sapeva soltanto che non poteva lasciare il suo paese indifeso, ma allo stesso tempo avrebbe scongiurato ad ogni costo la possibilità di una guerra mondiale, a qualunque costo.
Passarono delle ore, tra provette e formule matematiche poteva anche perderci giorni e sonno senza esser stanca, mai... ma c'era qualcuno le ricordava sempre che era l'ora di fermarsi. Due colpi al vetro, come sempre.                                                                                                                
"James."                                                                                                                James Bucky Barnes entrò grazie al cartellino d'accesso, ne esistevano pochi in giro e tutti per la famiglia o per Happy, la sicurezza prima di tutto.                                                                       
"Il pranzo con tua madre."                                                                                                                                          
"E' già ora?"                                                                                                                                                                        
"Ci aspetta in auto."                                                                                                                                                    
"Ci?"                                                                                                                                                                                    
"Ha invitato anche me e mi ha chiesto di venirti a prendere."                                                            
Morgan lo guardò dritto negli occhi blu, era rimasto uguale... aveva 136 anni ed era rimasto uguale, quel dannato siero dell'Hydra funzionava perfettamente se alimentato a dovere e negli anni, grazie all'ingegneria del Wakanda quel siero era riuscito a mantenere giovane il soldato d'inverno, lei stessa se ne era occupata ed era stato in quell'occasione che si erano incontrati e poi per un gioco del destino, innamorati.Istintivamente strinse la mano in cui portava l'anello di fidanzamento.                                                                                                                                                                
"Non penso voglia farci fretta sulle nozze, sta serena. Penso voglia parlarci del suo futuro."      
"Non ha abbandonato l'idea eh..."                                                                                                                      
"Vuoi biasimarla? E' tutto nelle tue mani adesso, il suo tempo... e poi c'è il ragazzino ragno, Mor... suvvia, siete voi le Stark Industries, ora. Dopo tuo padre, dopo tutto lei..."                    
Morgan strinse la mano destra di Bucky, il braccio in vibranio, lui ricambiò la stretta sorridendole.                                                                                                                                                                    
"Hai ragione, come sempre."                                                                                                                                  
Rubò un bacio frettoloso e sfilò via il camice ma non prima di aver salvato, sistemato e spento ogni cosa, il suo lavoro, anzi il suo progetto era solo in pausa.                                                                    
"A cosa stai lavorando?"                                                                                                                                                
"A qualcosa di diverso dal solito, sto studiando Wanda e come la pietra della Mente sia riuscita a darle dei poteri o a risvegliarli, lei è in grado di influenzare le menti, l'Hydra era riuscita a controllare la tua e quella di tanti altri e riportarti indietro non è stato semplice, se Wanda riuscisse a fornirmi una soluzione per aiutare altri come te..."                                                            
Bucky si irrigidì lasciandola passare per prima, lei lo guardò sapeva quanto era complicato affrontare anzi anche solo sentire quella storia.                                                                                                    
"E pensi sarebbe utile?"                                                                                                                                            
"Ogni cosa usata con l'idea di aiutare, proteggere e salvare può essere utile."
La porta si chiuse dietro di loro e quell'ultima frase pur avendola pronunciata lei stessa le risuonò estranea per la prima volta, era sempre stata la sua massima preferita, il motto che aveva guidato la sua vita: un'idea giunta un pomeriggio nell'aula di scienze all'inizio del liceo e che aveva preso voce durante il discorso del diploma tra applausi e gente commossa.  Nonostante fossero passati degli anni, la gente continuava a condividere sui social il video del suo discorso, a scrivere ovunque quella frase a lasciarsi ispirare, e in qualche modo ad alleggerire la coscienza quando qualcosa non iniziava nel migliore dei modi, perché lo sapeva lei e lo sapevano tutti, il fine non sempre giustifica i mezzi, ma quanto meno quella frase, quell'idea permetteva a molti, lei compresa di alzarsi la mattina e potersi guardare allo specchio con serenità.                                                                                                                                                                            
"Hai notizie di Strange?"                                                                                                                                                
La mano di Morgan tentennò appena nel premere il pulsante dell'ascensore per chiamarlo, la sua mano tentennò ma non la sua voce che uscì pulita e sicura.                                                            
"Non recenti, perché?"                                                                                                                                          
"Perché pensavo di andare a trovarlo uno di questi pomeriggi... dopo tutto buona parte dei miei studi sono riusciti grazie a lui."                                                                                                                                  
"E' stato un buon mentore."                                                                                                                                      
"Lo sarà per sempre, James. Avrò sempre bisogno di lui perché..."                                                        
"...non vi è mente che conosca tutto, chi dice di conoscere ogni cosa è solo uno sbruffone che ha già segnato la sua condanna nel ridicolo di una folla che lo deriderà nel giorno in cui penserà di ricevere la gloria che merita. – le sorrise – Bisogna esser umili e aperti ad ogni tipo di conoscenza, solo così si è davvero dei geni."                                                                            
"Impressionante. Ti stai preparando a scrivere la mia biografia sergente Barnes?"                                
"Mi sto preparando a vivere una vita intera con te."                                                                                              
L'ascensore arrivò in quell'istante, la musichetta sancì l'apertura delle porte in cristallo e accompagnò il sospiro di Morgan, che socchiuse gli occhi, lo sguardo di Bucky se lo sentiva addosso. Non era il tipo da rimandare certe cose.                                                                                    
"Quindi hai deciso."                                                                                                                                                              
"Ho smesso di prendere il siero una settimana fa. E prima che tu lo dica, sono già monitorato a dovere dal tuo staff, non serve che mi rivolti come un calzino come ti piace tanto fare."                
"Lo faccio per il tuo bene, Buck."                                                                                                                      
Stizzita premette il codice per far sì che l'ascensore salisse al piano indicato, non lo stava guardando e aveva tenuto volutamente il tono basso, ma questo non lo fermò dall'attrarla a sé e stringerla cingendole la vita con entrambe le braccia.                                                                              
"Stare con te mi fa bene, Mor. Non mi serve altro. Solo..."                                                                        
"Una vita da umano, lo so. Sono anni che me lo dici e sono anni che..."                                            
"Che hai paura."                                                                                                                                                          
"Non dovrei? Non sappiamo come reagirà il tuo corpo alla mancanza del siero, hai centotrentasei anni, non trenta come il tuo aspetto suggerisce, Buck. Che cosa dovrei fare se per disgrazia qualcosa andasse storto e l'invecchiamento delle tue cellule fosse irreversibile?"
"Nulla. Lasceresti alla natura il suo spazio finalmente."
I numeri scorrevano lentamente, forse troppo per i gusti della Stark, che respirò più lentamente.
"Non esiste."
"Sì invece."
Fu quello il momento in cui ne incrociò lo sguardo azzurro, ostinato come il proprio ma mai freddo, erano considerati come due delle persone più distaccate e riservate nel loro ambiente, non aveva preso, l'atteggiamento istrionico di Tony,  aveva ereditato il suo carisma, il suo charme certo, ma i riflettori Morgan Stark li odiava. Per troppi motivi.
L'unica persona con cui non era mai fredda era quel soldato che la stringeva tra le braccia, l'unico ad esser riuscito a buttar giù il muro che s'era costruita negli anni dopo la morte del padre.
"Non succederà oggi, Morgan. E nemmeno domani, tu stessa l'hai detto: ho così tanto siero in corpo che ci vorranno anni per consumarlo tutto... avrò quello che mi è sempre stato negato: una vita normale. E non sono irragionevole, tuo padre e anche Steve hanno desiderato e ottenuto quello che voglio anche io."
"Sono morti, Buck."
"Com'è giusto che accada ad ogni essere umano su questa terra. E prima che tu dica qualunque cosa, vorrei solo ricordarti quello che mi hai detto sulla soglia della capsula d'ibernazione in Wakanda: Possono avertii tolto per anni il controllo della tua mente e averti fatto fare delle cose orribili, ma su una cosa non hanno e non avranno mai potere, sei tu che deciderai il tuo finale perché è nelle tue mani, Sergente Barnes: puoi scegliere il finale oppure puoi scappare in un sonno di ghiaccio eterno e lasciare che loro vincano."
"Non hanno mai vinto, sergente."
"E' vero, ma fino a quel giorno non lo sapevo... ma ora non soltanto lo so, Morgan... posso provarlo. Posso sentire sulla mia stessa pelle che nessun elettroshock è stato così forte da avermi strappato anche l'ultimo frammento d'anima, perché è ancora mia e io sono ancora vivo. Padrone."
"Dannazione..."
Morgan rise, rise appoggiando la fronte contro la sua spalla.
"Vorrei tanto che tu non avessi ragione, sergente. Ma devo riconoscere che ce l'hai e che devo abitarmi all'idea che possa accadere, che possa perderti. Ti ho strappato a quella dannata Capsula e al controllo mentale dell'Hydra affinché giungessi a questo punto e ora che ci sei... - la voce venne meno per qualche secondo, ma nonostante questo sorrise – devo lasciarti fare, perché le cose devono seguire il loro corso, anche quando non ci piacciono."
Bucky non potè fare a meno di sorriderle e baciarla sulla fronte respirandone il suo profumo.
"Ti ho odiata in quei mesi, ti trovavo arrogante come tuo padre e non comprendevo come Steve potesse anche solo essere così legato a voi Stark. Eppure più passavo del tempo con te, più non potevo far a meno di ammirare la tua forza, la tua determinazione, la fierezza con cui portavi le tue ferite e quel cognome, una corona troppo pesante e grande per la tua testolina delicata."
Morgan sorrise accarezzandone lo sguardo, i numeri sul display scorrevano normalmente, adesso e lei respirava di nuovo in maniera regolare.
"Secondo mia madre è questo il fascino di noi Stark: ci facciamo odiare e nell'odio vi insegniamo ad amarci, perché non ti aspetti affatto che una creatura così spregevole in apparenza sia così capace di sentimenti puri e veri. Papà mi raccontava sempre che era il lupo il vero buono in cappuccetto rosso."
Bucky non potè far a meno che strabuzzare gli occhi chiari a quell'affermazione.
"Che razza di favole ti raccontava da piccola, quel matto?"
"Quelle che si raccontano a tutti i bambini, sergente, ma con la verità che nessuno vuole sentire: Cenerentola era una sfaticata che ha avuto bisogno di un dannato ballo per uscire fuori da una situazione orribile, Biancaneve non aveva forza d'animo ed è per questo che ha mangiato la mela e i nani l'hanno salvata, se ne avesse avuto credi che la strega sarebbe riuscita a fregarla? Nossignore. E la bella addormentata nel bosco... buon Dio. Vivi tra pizzi e merletti e ti convinci a toccare un lurido fuso? Ragazza mia, hai stuoli di servitori che lo fanno per te, se sei nata ricca dovresti restare in camera tua a pettinarti le chiome e lasciar ai plebei il lavoro e invece no, tocchiamo il fuso, addormentiamo tutto il reame per cent'anni. La curiosità bisogna dosarla non abusarne."
"E della sirenetta non ha mai detto nulla?"
"No."
Bucky rise. "Perché?"
"Perché a parer suo, rischiava di rendermi indisciplinata e lui si sentiva troppo Sebastian per fare la parte di Tritone. In realtà penso temesse un po' la figura di Eric."
"Del principe?"
"Le porta via la figlia quell'umano. L'amore per lui la porta lontana da Atlantica e Ariel era la figlia prediletta. La più amata e la più attesa. Non dev'esser stato facile per Tritone."
"Non lo è mai per nessun genitore."
"Potrebbe non esserlo nemmeno per te un giorno."
"Oh non capiterà."
"E perché?"
"Perché gli incidenti capitano e forse mia figlia sarà solo fortunata a non finirci mai di mezzo."
Non diede il tempo a Morgan di replicare la precedette con una risata fuori dall'ascensore tenendola per la mano, istintivamente portò la mano al ventre, forse stava davvero rischiando troppo.
Il pranzo in compagnia di Pepper fu come al solito piacevole e leggero, verso la metà li raggiunse Peter trafelato e pieno di progetti da visionare nel pomeriggio, si ostinava ad averli ancora cartacei per poterli passare poi sul suo server personale, c'era gente alle Stark industries che non era proprio felice della politica di Mr Parker, ma nessuno osava mettere in discussione le decisioni sue o di Morgan, le industrie Stark vivevano grazie a loro due e sempre grazie a loro due molta gente aveva un lavoro e l'America poteva dormire sogni tranquilli.
"Mi hanno detto che hai firmato."
Morgan posò il bicchiere d'acqua tonica, Pepper l'osservò a lungo e in silenzio, non aveva commentato circa la scelta di non prendere il solito vino ma quel silenzio strappò alla vedova Stark una lunga occhiata silenziosa.
"Sì Peter, era la cosa più giusta da fare. Ma è solo una misura cautelativa."
"Non c'è nulla di cautelativo in delle armi, sorellina."
Morgan non potè fare a meno di sorridergli, non riusciva a fare diversamente quando la chiamava in quel modo, dopo la morte di Tony avevano legato, diventando inseparabili, in lui, lei aveva trovato quel che le mancava del padre e lui in lei, aveva trovato  una seconda famiglia, quella che non aveva mai avuto e che Tony Stark era riuscito a dargli negli anni.
"Meglio essere temuti che amati... è troppo chiedere entrambe le cose, fratellone? Io dico di no. Nessuno userà le nostre armi in maniera impropria, il tuo... come devo chiamarlo? Zio..? E' a capo di tutto e nulla sfugge all'occhio del nostro Happy... non è vero mamma?"
"No è vero tesoro, però rifletterci ancora un po' credo sarebbe stato saggio."
"Saggio... dobbiamo erigere una nuova stele commemorativa come quella per le torri gemelle per dire poi che sarebbe stato più saggio cautelarci prima? Devo lasciare che l'America pianga i suoi figli affinché la mia coscienza si senta saggia, Mamma?"
"Oh via non siamo ancora a quel livello, Maguna."
Maguna.
Le labbra di Morgan ebbero un fremito, per un secondo la vista s'offuscò e lei aveva di nuovo cinque anni e si nascondeva dentro la sua tenda con il casco della Mark88 blu, l'armatura di Pepper durante lo scontro finale con Thanos. Rivide il volto di suo padre, rilassato e il sorriso divertito mentre fingeva di avere paura delle sue minacce.
Raccolse il bicchiere d'acqua tonica e ne bevve un sorso annuendo con calma.
"Hai ragione, ma basta un soffio per esserci e non c'è più nessun Iron Man a sacrificarsi per salvare il culo di tutti. – posò il tovagliolo sul tavolo e si alzò. - Non più ormai. Per questo ho firmato: perché nessuno debba sacrificarsi più, non ci sarà più una bambina orfana e una vedova stoica a guidare un colosso mondiale mentre sua figlia cresce e ne prende le redini affinché tutto non finisca. E quando dico che non ci sarà nessun uso improprio di quelle fottute armi, mammina... puoi giurarci che sarà così. Nessuno si trastulla con i miei giocattoli senza il mio permesso, sono io la Stark ora."
Mentre parlava le teneva gli occhi azzurri incollati addosso, famelici e predatori, l'aveva ereditato dal Padre e nemmeno lo sapeva.
"In questo momento lo sei più che mai, in effetti. Hai il suo sguardo."
"Oh. Dovrei commuovermi, Mamma? Sentirmi orgogliosa? O che ne so metterti una mano sulla spalla e con gli occhi umidi dirti che sì manca anche a me ogni giorno? - e prima che Peter o Bucky potessero solo pensare di trattenerla indietreggiò abbandonando la seduta – Cos'è che vuoi da me?"
Pepper per la prima volta vide sua figlia sotto una luce diversa, rendendosi conto di non conoscerla davvero o per lo meno di non conoscere ogni sua sfumatura come credeva e anche in questo era così simile a Tony: una creatura del tutto imprevedibile capace di tirar fuori qualcosa di realmente impensabile.
"No tesoro, non ho mai voluto questo né da te né da tuo padre. Ma ho l'ardire di sperare che cosi come tu sia una Stark ti ricordi d'esser anche una Miss Potts."
Le due donne si guardarono in silenzio, ma fu Morgan a chinare il capo in segno d'assenso.
"Ho un impegno, sarà meglio che vada... ti riaccompagnano Peter e James. Prometto d'esser di ritorno per dopo cena al massimo, niente lavoro a casa ma dovremmo giocare a Risiko sta sera, è da troppo che non lo facciamo."
Non attese oltre, non li lasciò replicare richiamando l'auto con due tocchi sul proprio orologio da polso, i nuovi giocattoli degli Stark.
Baciò sua madre e Peter sulla guancia e Bucky sulle labbra, osservandolo negli occhi per un momento in più e poi si allontanò, abbandonando il ristorante per saltare sull'auto verso la sua nuova destinazione
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ildapa · 4 years
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La nostra classe dirigente - wittgenstein.it
La povertà progettuale del tanto annunciato annuncio sulla “Fase 2” è stata percepita con grande unanimità da quasi tutti, domenica sera. Non perché ci si aspettassero “maggiori aperture” o sventatezze pericolose sulle misure di isolamento – questa è l’obiezione degli sciocchi – ma perché da alcune settimane è ormai chiaro a tutti che la priorità non sono i parrucchieri o la corsa fino al parco, ma una più efficace e promettente gestione della crisi sanitaria e della diffusione del contagio, e che solo una progettazione e attuazione di questa possa eventualmente permettere un “ritorno a qualche normalità” sul piano sociale ed economico. Invece il governo continua a saltare quel passaggio e poi inevitabilmente si trova a dover fare piccoli e prudentissimi spostamenti di regolette, circondati da grandi chiacchiere sull’orgoglio del paese e le necessità di cambiamento delle cose, cambiamento che è il primo a non saper articolare.
Nelle prime settimane della crisi, quando alle classi dirigenti responsabili e al loro spaesamento era concesso un legittimo beneficio del tempo, le inadeguatezze più grosse e spettacolari su cui si erano concentrati il fastidio e la delusione di molti erano state quelle dei giornali e dei media dell’informazione. Ai quali era successa una cosa semplice e inevitabile: l’impossibilità di accantonare una radicata cultura della trascuratezza, del sensazionalismo, dell’allarmismo, della scarsa verifica, in una situazione di emergenza drammatica in cui questa cultura può avere conseguenze ancora più gravi del solito. Non smetti di fare le cose male solo perché ora è molto più pericoloso: potresti se fosse una scelta consapevole, e bastasse spostare un interruttore. Ma se quella è appunto una cultura, un modo di fare quotidiano, un approccio tramandato e perpetuato ogni giorno (con le eccezioni, certo, ci mancherebbe), “un DNA”, non te ne liberi con un’improvvisa miracolosa illuminazione di responsabilità. Quello era stato – ed è tuttora – il problema di una parte dell’informazione italiana sul coronavirus: ovvero il problema di sempre di una parte dell’informazione italiana, su tutto. È un problema che viene da lontano, che molti lettori si erano abituati a ignorare, e ora che da cattive informazioni vengono travolte le ansie, le paure, le vite di tutti, improvvisamente diventa palese e grave. Ma potevamo aspettarci qualcosa di diverso?
Non ho cambiato argomento: torno a quello iniziale, per similitudine. Da questa classe politica – e ci metto governo e opposizioni – potevamo aspettarci qualcosa di meglio di questo barcamenarsi, di questo navigare a vista, di questo pavido affanno del Presidente del Consiglio a spendere parole accorate sull’orgoglio del paese? Di questo progetto tanta pazienza? Oggi sul Corriere della Sera Paolo Giordano si meraviglia di una cosa che avevamo commentato anche qui.
Perché la sofferenza di molti non si trasformi in frustrazione e poi in rabbia indiscriminata, ci serve una novità nel nostro dibattito pubblico: un’assunzione di responsabilità individuale e spontanea da parte degli attori principali di questa crisi, prima che torniamo là fuori. Non di colpa: di responsabilità, laddove le responsabilità comprendono le sottovalutazioni, gli errori, le disorganizzazioni, i ritardi, le leggerezze. L’opinione pubblica sarebbe molto più comprensiva di quanto non si creda. C’è uno spazio inedito di compassione nei confronti del potere, perché tutti riconosciamo l’eccezionalità delle circostanze. Ma non durerà a lungo. L’unico segnale che ho captato finora è un «mi dispiace» del sindaco Gori. Non è molto, ma è un inizio. Un apripista.
La distinzione tra colpa e responsabilità è importante: serve qualcuno che si prenda le responsabilità, e c’è una gran domanda per quel qualcuno. Salvo Conte – gli va riconosciuto – che si espone di continuo senza avere mai niente da dire, e rifugiandosi in retoriche e metri di distanza (o nel calcio, persino, ieri: “i nostri beniamini”), non c’è nessun responsabile che si mostri all’altezza della responsabilità. I tecnici, a cui Conte si riferisce continuamente per buttare la palla in tribuna, o tacciono, o non sono ascoltati o non hanno poteri di iniziativa. Le ministre della Scuola e dell’Innovazione – settori di delicatezza prioritaria in queste settimane – si sono già abbondantemente dimostrate completamente inadeguate nelle scelte, ma anche nelle qualità umane di leadership e iniziativa che servirebbero. Sparite sullo sfondo, emergono solo per annunci insignificanti, promesse disattese e baggianate retoriche. Il ministro della Salute – parliamo del ministro-della-Salute durante un’emergenza sanitaria – è sullo sfondo dello sfondo, come se la cosa non riguardasse lui, invece di approfittare dell’occasione che la Storia gli avrebbe dato per dare un senso alla sua carriera politica, che in ultima analisi è una missione di servizio alla comunità. Le “task force” sono oggetto di meritato dileggio per la loro inutilità nei fatti. Dal celebrato Vittorio Colao il governo non risulta più avere raccolto niente di concreto, dopo le celebrazioni. Il PD è scomparso: confermando la strategia dell’opossum che finora mostra di pagare nei sondaggi (il suo leader una cosa aveva fatto di sua iniziativa a inizio epidemia, e guarda come l’ha pagata). L’ex leader del M5S (partito che non ha più nemmeno un leader, ma un ex leader) non aveva nemmeno capito come funziona la app essenziale di cui si parla da settimane. I leader delle opposizioni fanno i loro piccoli e meschini interessi di logoramento e propaganda, pretendendo di essere ascoltati senza però essere in grado di dire niente: i maggiori rappresentanti della frase del decennio.
E potevamo aspettarci qualcosa di diverso? Come notano in questi giorni i commentatori in tutto il mondo, le classi dirigenti prodotte dal populismo e dall’indifferenza alle qualità umane e alle competenze stanno mostrando il loro mediocre valore e la loro inutilità nel momento del bisogno. E quelle prodotte da pigre e codarde reazioni progressiste al populismo, prive di progetti e ambizioni, mostrano al massimo qualche buona intenzione in più, e la stessa inettitudine. Non potevamo aspettarci niente di diverso. I nodi, il pettine. La crisi non rende “migliori” sul piano delle capacità, della responsabilità, del coraggio, dell’intelligenza, della competenza: al massimo a momenti rende un po’ più buoni – alcuni – e quindi anche più indulgenti con le inadeguatezze altrui in tempi drammatici. Non è colpa loro, oggi: ma lo è stata ieri, loro e nostra, e ora ci teniamo questo, altro che Churchill. Non possiamo fare altrimenti, adesso, e collaboriamo con questo: ma c’è sempre un futuro e magari ricordiamocelo, che persone servono – e che persone non servono – a guidare un paese.
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alchimilla · 4 years
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• Covid-19 • Le cure, i vaccini e altre orribili conseguenze della malattia
La vita ai tempi della pandemia / Mondo, Zona Rossa / giorno 100 / Europa - Fase 3, fine del Lockdown e riapertura dei confini
Sempre più spesso penso che se gli scienziati pazzi e bramosi di gloria, che si sentono Dio, avessero lasciato dov’erano i pipistrelli nelle loro grotte, lontane dalla civiltà, inaccessibili e buie, senza andare a sgrappolarli come uva nei vigneti, noi oggi non saremmo in questo gigantesco guaio mondiale di proporzioni bibliche, non avremmo virus come Covid o come altri coronavirus dei pipistrelli, poi manipolati in laboratorio, con la scusa di studiare e cercare fantomatiche cure, quando invece si vogliono creare solo costose armi biologiche.
Non avremmo nessun virus dei pipistrelli, se li avessero lasciati dov’erano, perché i pipistrelli stanno nelle loro grotte a farsi i cazzi loro, e si tengono ben lontani dalla civiltà umana.
E fanno molto bene.
Tutto il mondo è impegnato a cercare cure e vaccini per il Covid, che forse non si troveranno mai, perché, come ha recentemente denunciato (anche) l’ex capo dei servizi segreti inglesi (e prima di lui lo hanno fatto molti altri agenti dei servizi e anche lo stesso Luc Montagnier), Sir Richard Dearlove (MI6), in un'intervista al Telegraph, esiste una ricerca norvegese-britannica, in cui si parla di un incidente di laboratorio (ovviamente a Wuhan) che avrebbe poi portato allo scoppio della pandemia.
La ricerca in questione non è ancora stata pubblicata, ma lo studio mostrerebbe delle prove che attestano che la sequenza genetica del virus non viene da un pipistrello, come (falsamente) sostenuto fino ad ora dal regime di Pechino, ma dal laboratorio di Wuhan, dove gli scienziati cinesi avrebbero compiuto esperimenti sui pipistrelli, inserendo manualmente, all'interno del DNA estrapolato del coronavirus dei pipistrelli, delle "sezioni" di altri virus (tra cui l’HIV, come ha già affermato anche il premio Nobel Montagnier, scopritore, tra l’altro, proprio del virus dell’HIV), e dunque Dearlove (come già anche Montagnier prima di lui) afferma che i vaccini che si stanno sperimentando in tutto il mondo, sarebbero inutili, visto che si basano su studi fraintesi.
E in sostanza, il virus si esaurirà da solo.
Cosa che effettivamente sta già avvenendo, come dimostra la recente scoperta bresciana di una variante di Covid indebolita, molto meno aggressiva e non più letale.
E a proposito di questa scoperta, in via di pubblicazione, il numero 1 dei virologi italiani, Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), e scopritore, con il suo team, agli Spedali Civili di Brescia, di questa variante più “buona” di Covid, ha annunciato, il 3 giugno all’Adnkronos che, “la variante 'buona' del nuovo coronavirus isolata a Brescia, non è solo "estremamente meno aggressiva", ma è anche "geneticamente molto diversa". Il suo Rna, infatti, presenta "mutazioni significative" rispetto a quello dei virus Sars-CoV-2 sequenziati nei mesi più 'caldi' dell'epidemia di Covid-19 (febbraio-aprile 2020).
Caruso e il suo team, hanno dunque finalmente ottenuto una “sequenza completa e fortemente attendibile" della variante indebolita di Covid, e questo è importante perché, continua Caruso, “potrà aprire la strada alla messa a punto di possibili vaccini attenuati contro Covid-19".
“Nel mondo sono almeno 7.000 le varianti di Covid ormai note e "chiunque sappia di virologia - puntualizza l'esperto - sa bene che i coronavirus hanno un'alta potenzialità di mutazione, perché fanno della mutazione un punto di forza per replicare e propagarsi".
E a spiegarci (bene) perché i virus, a un certo punto, si indeboliscono fino poi a scomparire, è anche Pietro Buffa, biologo molecolare, che ci mostra come, da un lato, la replicazione dei virus (Covid compreso)all’interno delle cellule subisca degli “errori di copiatura”, continuando a replicarsi, e questi errori portano ad indebolimento dei virus stessi, e come, dall’altro, il nostro stesso sistema immunitario sia capace di infliggere modifiche al codice genetico di Covid, attraverso un meccanismo noto come “RNA Editing”, che consiste in una sorta di “hackeraggio”che le nostre cellule mettono in atto quando vengono infettate, andando ad attaccare, convertendoli, 2 dei 4 componenti dell’RNA virale: le Adenine e le Citosine del virus vengono infatti convertite dal nostro sistema immunitario (nello specifico da due sistemi enzimatici, ADAR e APOBEC) in Inosine e Uracili, causando di fatto alterazioni genetiche che il virus accumula, e che poi, nella replicazione continua, lo indeboliscono ulteriormente.
Ma la versione letale di Covid, quella targata febbraio-aprile 2020, continua a mietere vittime, e non solo fra coloro che si trovano da 2 o 3 mesi intubati nelle terapie intensive (che continuano a svuotarsi sempre più, qui in Italia, e, in generale, nel resto d’Europa), ma anche fra alcune persone che sono sopravvissute e guarite da Covid. Persone di tutte le età, senza patologie pregresse.
Covid, oltre a provocare nel 30% dei pazienti guariti, danni polmonari permanenti, riducendo significativamente le capacità respiratorie, provoca anche (dato agghiacciante diffuso di recente e molto, molto sottovoce) microcoaguli di sangue (microtrombosi) che si formano, a centinaia (sono talmente numerosi questi piccolissimi coaguli, da intasare anche le macchine per la dialisi nei pazienti Covid in cui è insorta insufficienza renale) nella circolazione sanguigna delle persone guarite, creando serissimi problemi, anche mortali, se i coaguli arrivano agli organi vitali.
È di pochi giorni fa la testimonianza di un’infermiera trentenne del milanese che, guarita da Covid e avendolo fatto con sintomi leggeri, pensava di essere scampata al pericolo, invece, dopo essere guarita, a 10 giorni dal tampone negativo, si è ritrovata con uno strano dolore alla gamba. Diagnosi: trombosi venosa profonda provocata da Covid-19 e adesso, ogni giorno, deve convivere con terapie anticoagulanti, esami, controlli, e la costante paura di ciò che può capitarle, dato che il suo sangue, dopo Covid, coagula come quello di una persona anziana allettata.
Semplicemente agghiacciante quest’altra conseguenza che lascia Covid, oltre ai danni polmonari.
Già diverse persone nel mondo, guarite dal virus, sono poi morte in seguito alle complicanze che Covid ha lasciato nei loro corpi.
Ma perché Covid causa queste trombosi? Un recente studio italiano, ha individuato il meccanismo killer:
“Covid-19 determina una grande propensione a sviluppare trombosi venose e arteriose, anche mortali, in una percentuale di pazienti che arriva fino al 50% - afferma Carlo Gambacorti-Passerini, professore di Ematologia e direttore della Clinica Ematologica dell’Università, presso l’Ospedale San Gerardo di Monza -. Rimaneva però ignoto cosa causasse questo fenomeno”.
“Il virus altera le cellule endoteliali (altera il marcatore sFlt1) che sono quelle che tappezzano la superficie interna dei vasi, e che hanno il compito di evitare l’innesco della coagulazione. E la conseguenza più importante di questa alterazione, è che viene chiamata in causa la molecola che Covid utilizza per entrare nelle cellule, nota come ACE2. Il fatto che ACE2 venga soppressa dopo l’entrata del virus causa questo aumento di sFlt1 e, quindi, suggerisce che Covid-19 infetti direttamente le cellule endoteliali, almeno nei pazienti che sviluppano complicanze trombotiche”.
Ecco perché, tra i farmaci usati contro Covid, è fondamentale l’uso dell’eparina, che serve appunto a sciogliere questi coaguli, rendendo il sangue molto fluido.
Altro farmaco che si è rivelato fondamentale (nonostante lo scetticismo di alcuni medici e scienziati) nel trattamento precoce di Covid, e anche a scopo preventivo (ad uso del personale sanitario, continuamente a contatto con il virus) è l’idrossiclorochina (commercializzata col nome di Plaquenil), un farmaco antimalarico, la cui molecola alla base, somministrata sia prima che dopo l'infezione, farebbe da scudo contro il Covid, in alcuni studi di laboratorio, impedendo la replicazione all’interno delle cellule umane.
È importante che l’idrossiclorochina venga somministrata entro 48h dall’insorgere dei sintomi di Covid: solo in questo modo, è stato dimostrato in più di uno studio su diversi pazienti (con dosaggio di idrossiclorochina a 400 mg x 2 il primo giorno e 200 mg x 2 per 5 giorni, e nel 40% dei casi con aggiunta anche di antibiotici, come Azitromicina. Il miglioramento clinico al primo contatto, dopo circa 7 giorni, riguardava ben l’80% dei pazienti”, questo il risultato dello studio condotto all’Ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno), che i malati si sfebbrano nel giro di 2-4 giorni senza che insorga, o prima che si aggravi irreversibilmente, la polmonite interstiziale bilaterale che porta poi i pazienti in terapia intensiva.
Ed è stata proprio la somministrazione precoce dell’idrossiclorochina, come terapia domiciliare, ad evitare che i malati andassero in carenza di ossigeno, e continuassero a morire da soli a casa o arrivassero già in fin di vita in pronto soccorso (come purtroppo accaduto nei mesi di febbraio e marzo 2020).
E dunque, alla luce di questo, non aveva tutti i torti neppure Trump, a prendersi l’idrossiclorochina come profilassi anti-Covid.
Certo, va fatta molta attenzione se si hanno problemi cardiaci, con la clorochina, ma in situazioni di emergenza come quelle che il mondo sta vivendo, si deve sceglie il male minore, che è, appunto, la clorochina e non certo Covid.
Per le persone che invece sono state colpite dal virus in modo grave, e si trovano a un passo dalla terapia intensiva, o sono già intubate, si usano trasfusioni con plasma iperimmune: è il sangue di persone già guarite da Covid, che hanno sviluppato un altissimo numero di anticorpi (viene usato solo il plasma che contiene un elevatissimo numero di anticorpi, se gli anticorpi sono pochi, non può essere utilizzato, perché non sortirebbe gli effetti desiderati): si tratta di un rimedio antichissimo, che esiste dalla notte dei tempi, e che ha salvato e salva moltissime vite. Sono numerosissime, infatti, le testimonianze di malati Covid molto gravi, che si sono ripresi nel giro di pochi giorni e poi guariti, dopo le trasfusioni con sangue iperimmune.
E fin qui sono gran belle notizie.
Ma allora perché l’OMS e compari affini volevano sospendere le cure con l’idrossiclorochina e con il sangue imperimmune, per continuare invece quelle con i farmaci sperimentali antivirali contro l’HIV e l’ebola?
Semplice, perché una confezione di idrossiclorochina (Plaquenil) costa 10€ e il plasma iperimmune non costa nulla.
Mentre una fiala, ripeto, una singola fiala di antivirale contro ebola, costa 1000€.
Comprendete chi tira i fili dietro all’OMS, all’ISS et similia? Le lobby farmaceutiche, ovviamente.
E riguardo agli antivirali contro l’HIV (Lopinavir e Ritonavir) ed ebola (Remdesivir), usati in modo “compassionevole” e sperimentale su Covid-19, sì, funzionano anche loro, se non ammazzano il paziente prima del virus, per via dei pesantissimi effetti collaterali, soprattutto sul fegato.
Vi ricordate le impressionanti foto (di febbraio 2020) dei due medici cinesi, malati di Covid, e curati con chissà quanti e quali mostruosi mix di antivirali che gli hanno danneggiato il fegato a tal punto che, al risveglio dall’intubazione, la loro pelle era diventata nera? Si, nera, come se fossero nati di colore.
Questi due medici, colleghi del medico eroe Li Wenliang (a proposito, il 12 giugno 2020, a Wuhan, è nato il suo secondo figlio), si chiamano Yi Fan (cardiologo) e Hu Weifeng (urologo).
Hu Weifeng è morto, dopo quattro mesi (a giugno), a causa delle conseguenze lasciate da Covid e dalle pesantissime cure antivirali che gli hanno distrutto il fegato.
La pelle di Yi Fan, invece, sembra stia tornando bianca, è riuscito a guarire ed è stato dimesso dall’ospedale.
E veniamo ora ai vaccini anti-Covid.
È stato stipulato un accordo mondiale tra tutte le nazioni per la ricerca di un vaccino.
Molti vaccini non hanno superato i test della sperimentazione animale. Altri sono invece già passati alla sperimentazione su volontari umani. E tra questi, c’è n’è uno che sembra più promettente di altri.
È il vaccino di AstraZeneca, frutto di una collaborazione anglo-italiana, tra l’Università di Oxford e l’italiana IRBM.
Le prime fasi della sperimentazione sono andate bene, ma ora si è entrati nell’ultima fase, quella in cui si sta testando il vaccino su migliaia di volontari, per verificare che effettivamente protegga dal contagio da Coronavirus Sars-CoV-2.
I test si concluderanno a settembre, e se saranno positivi, verranno prodotte decine di milioni di dosi entro la fine del 2020 e, nei primi mesi del 2021, arriveranno il resto delle dosi.
Questa sarebbe l’unica possibilità di salvezza del mondo dal virus, oltre al fatto che si esaurisca da solo.
Il vaccino funzionerà? Guarderò a questo proposito nella mia pietra, e vi sarò sapere.
Com’è noto, statistiche e modelli matematici che predicevano l’andamento della pandemia, del picco e dei contagi post riaperture, hanno fallito miseramente.
Perché la scienza ha gli stessi limiti dell’uomo, il paranormale non è soggetto ai limiti e agli errori umani.
Restando sempre in Inghilterra, è di pochi giorni fa l’agghiacciante notizia di 700 persone trovate morte da sole a casa, per Covid. Persone morte in totale solitudine, soffocate dal virus tra le mura di casa, tra grandi sofferenze e paura, e di cui si sono accorti, solo molto tempo dopo, parenti o amici o medici di base che non avevano più notizie dei loro assistiti o dei loro cari da giorni.
Lo stesso che sarà avvenuto anche qui da noi e in ogni parte del mondo.
È uno dei mille orrori di questo virus letale che, secondo un paio di studi recenti, sembrerebbe essere meno aggressivo verso le persone con gruppo sanguigno Rh 0, rispetto a quelle con gruppo A: chi ha il gruppo 0, infatti, verrebbe meno facilmente contagiato dal virus e, se contagiato, svilupperebbe meno complicanze gravi e meno possibilità di finire in terapia intensiva rispetto a chi ha il gruppo A.
Sarà davvero così? Non lo so, ma per la cronaca, io ho il gruppo 0 positivo....
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Memorie di un italiano
Noto, con leggero disappunto ma non sorpresa, che l'italica parte di Tumblr ha deciso di ricordare al mondo della sua presenza attraverso un assiduo e tedioso blogging sul festival di Sanremo circa l’emergenza “coronavirus” che ha colpito la nostra penisola.
Non spenderò fiumi di parole su cosa sia il coronavirus o di come affrontarlo e le misure igenico-sanitarie da seguire, sia perché la cosa non rientra tra le mie competenze, studiando prettamente diritto e non virologia o patologia in generale, sia perché fonti ben più autorevoli provano a far luce sull’intera questione; ma tranquilli se siete indolenti almeno la metà di quanto lo sia io qualche anima pia su Tumblr, insieme a tutta la melma che è stata pubblicata, ha deciso di portare un po’ di sana informazione, con fonti e consigli utili su come affrontare la faccenda nel più liscio e sicuro dei modi possibili. 
Ma non è di questo che stiamo parlando; sarebbe troppo facile, troppo poco Tumblr, no signori, ci dobbiamo complicare la vita.
Tumblr, luogo dove ognuno ha diritto di esprimere liberamente la propria opinione e citando un tale Umberto possiamo agevolmente riassumere la situazione: “Internet? Ha dato diritto di parola agli imbecilli: prima parlavano solo al bar e subito venivano messi a tacere”.
Con ciò non voglio ovviamente fare di tutta l’erba un fascio, ne’ pretendo che questo sito diventi una testata giornalistica scientifica o il sito ufficiale della Gazzetta; quindi tranquilli miei amati connazionali, tornate a fare i vostri divertentissimi memini e su, non fate i permalosoni, siamo tutti amici, si odia Salvini insieme, ci mangiamo una pizza e poi cantiamo insieme l’inno mentre guardiamo gli highlights del mondiale del 2006.
O forse no.
Tra la miriade di post che sono stati scritti sul coronavirus ammetto di aver letto alcune opinioni particolarmente... croccanti. Ed è proprio di queste che voglio parlare. 
Ma andiamo per ordine.
L’esodo dei nordici e fuorisede verso il meridione.
-Si tratta del fenomeno di “migrazione temporanea” interna avvenuta subito dopo i primi casi del coronavirus; numerose persone del nord, soprattutto Lombardia, Emilia e Veneto hanno deciso di rifugiarsi nel meridione per provare a scampare al contagio, scatenando l’ira dei residenti che ha portato a numerosi casi di razzismo e isteria di massa.-
Non solo su Tumblr ho letto che qualcuno dava ragione ai numerosi meridionali razzisti quasi a volerli giustificare -ma su questo tra poco ci ritorniamo-, no siamo scesi ancora più in basso con quello che potremmo riassumere in maniera efficace nella frase “Gnegne hai voluto lavorare? Ora non scendi più gnegne” .
1- In difesa degli ex-meridionali
Signori. Signori. Siete rimasti al sud per studiare? Bene. Siete rimasti al sud perché avete trovato lavoro? Ottimo. Siete rimasti al sud perché mamma e papà vi mantengono a 30 anni? Beati voi. Ma prendersela con gli ex-meridionali trasferiti ormai da anni al nord impedendogli di tornare con la faziosa scusa del “avete deciso la nebbia quindi niente più mare” la trovo di una bassezza disarmante; che vi piaccia o no molti purtroppo sono dovuti andar via anche di controvoglia lontani da ‘o sole per lavorare o studiare. Le persone istintivamente si spostano dove trovano una qualità di vita superiore e più opportunità lavorative, inutile prenderla sul personale. 
(N.B. ovviamente non tutti possono cercare qualità di vita più elevata al nord; capisco quindi che stare al sud non è per tutti una scelta ma può essere anche un obbligo. Ciò non è un’accusa quindi, ma una semplice constatazione, non vi sentite presi di mira per questo.)
Anche se esistono meridionali che disprezzano le loro origini non è una scusa per disprezzare in toto quelli che potrebbero essere tranquillamente vostri ex-concittadini, amici o parenti, che improvvisamente si sentono trattati come appestati.
2- In difesa dei nordici 
Ma passiamo al vero nemico; qualcuno online urla al karma, alla ruota che gira per tutti, combattendo i mostri verdi a furia di ordinanze incostituzionali, inviti a farsi le vacanzine dall’altra parte del globo e minacce ed insulti.
Vendetta contro il padano! Finalmente il divario nord e sud è stato colmato, con un colpo di scena degno di un film di Antonio Albanese. Non vi starò neanche a spiegare come la cosa sia ridicola, triste e pietosa, anzi sì siamo su Tumblr, niente è dato per scontato. Ovviamente in passato ci sono state discriminazioni nei confronti dei meridionali da parte di persone del nord, ma non è una scusa per lasciarci andare ai nostri istinti primordiali, ferite che evidentemente non sono mai state cicatrizzate e rivelano lotte intestine nate insieme all’unità d’Italia. 
Ma tanto siamo ancora all’inizio, no? Non si può che peggiorare.
Ovviamente le persone del nord hanno sbagliato a fuggire, mi sembra pleonastico dirlo, ma non meritavano il trattamento ricevuto. Le persone del sud hanno ragione ad essere spaventate, ma non bisogna giustificare atti di razzismo con la paura; è per la stessa paura che le persone del nord sono fuggite al sud. 
La paura non è una scusa a compiere atti da matrice irrazionale. Con la matrice della paura possiamo giustificare da cose meno gravi come “l’assalto ai supermercati” ai vari casi gravi di razzismo e violenza nei confronti della comunità asiatica in Italia. La paura nasce dall’ignoranza; aver paura è sicuramente lecito, ma giustificare ogni cosa con “eh, è la paura” no. 
Inoltre la denuncia di certi casi è il primo passo per combatterli, l’indifferenza non ha mai portato a nulla di buono. Fare i memini sì ma parlare delle conseguenze di questa situazione no? 
Questa situazione non fa altro che dimostrare quanto dannatamente fragile sia il nostro paese, ognuno non fa altro che guardare al proprio piccolo orto incolpandoci a destra e manca non pensando alle conseguenze naturali che avverranno presto; il nostro paese è bloccato, al livello internazionale stiamo venendo isolati e ghettizzati, la nostra economia ne risentirà con l’imminente calo del turismo del bel paese. 
E in tutto questa confusione chi ne paga di più sono sempre gli ultimi: anziani, malati, persone che non sanno a chi lasciare i figli mentre sono a lavoro, famiglie completamente isolate e piccoli imprenditori con le attività allo sfacelo.
Note finali:
Se mi volete linciare per questo post mettetevi in fila, nel mio istinto da giurista i dibattiti mi esaltano, le polemiche sono nel mio DNA, i vostri inulti sono la mia forza.
Pace, amore e amuchina per tutti.
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ggo68 · 4 years
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ANALISI E SOLUZIONE
I nodi vengono sempre al pettine. La peggior classe politica di sempre, da destra a sinistra, è il frutto di settant'anni di scelte fatte sempre per premiare l'appartenenza invece della competenza. A tutti i livelli e in tutti i settori. Pochi Paesi al mondo hanno un sistema immobile di caste come il nostro (notai figli di notai, avvocati figli di avvocati, farmacisti, giornalisti come se il talento e le capacità passassero più con la genealogia che dalla volontà individuale, dalla formazione e dai risultati), pochi Paesi al mondo una scala sociale ingrippata nell'immobilità pressoché totale. Paghiamo lauree inutili in università gestite da famiglie, amici e amici degli amici, una spasmodica ricerca del posto fisso assicurata solo o quasi dal favore politico di turno e colore a scelta, un favore che poi va, e viene, ricambiato nella cabina elettorale, l'ipocrisia di un cattolicesimo di facciata, una religione che ha creato il sacramento della "confessione" come via d'uscita per qualsiasi cosa. Paghiamo una burocrazia bizantina, gonfiata ad arte nel corso degli anni e ossessionata da una passione incontrollata per carte, bolli, circolari, autorizzazioni. Una proliferazione legislativa abnorme che alla fine ha creato un tale ginepraio dove una cosa è spesso in contraddizione con un'altra per la gioia, forse, solo degli avvocati (la categoria più rappresentata in Parlamento dal dopoguerra a oggi a prescindere dal colore politico). E paghiamo infine una quarantennale valorizzazione dell'ignoranza elevata a virtù, dell'urlo rispetto al ragionamento, sdoganata consapevolmente prima da una certa televisione e poi, all'inseguimento del consenso di massa, da giornali, libri e via dicendo. Un tale sistema non è emendabile ormai perché diventato parte del nostro dna, struttura portante di una società familistica che fa della raccomandazione, della spinta, della conoscenza e del favore gli elementi del contratto tra cittadino e Stato. Dove il cittadino individua nello Stato il suo peggior nemico e lo Stato, nel cittadino, il suo suddito sempre pronto a fregarlo. Questa Italia di oggi non mi sento più di difenderla! sai cosa possiamo fare?Prendiamo il massimo possibile dei soldi (europei e non) e li spendiamo velocemente tutti per rendere ancor più bella l’Italia (musei, turismo, strade e treni) ... e poi quando vengono a chiederceli indietro noi non glieli diamo perché non li abbiamo!!!! Li avremo spesi proprio tutti. Allora arriverà la troica o gli asburgici che siano e faranno loro il lavoro sporco (necessario) e rivoluzionario di tagliare spese inutili, assistenzialismo, burocrazia in eccesso; sarà una rinascita, come una pianta da frutto rinvigorita dalla potatura, liberata dall’edera nell’angolo più bello e soleggiato del campo che ha solo cambiato proprietario: non credo che quelle mele cambieranno sapore. Saremo italiani a prescindere dalla bandiera: è una questione culturale che non la cambia nessuno. Un Italia politica c’è da pochi anni (160) , ma gli italiani ci sono da 2000 anni. Così ... una analisi, una soluzione
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cartofolo · 5 years
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Odiatori, nella vita come nella Rete. L’ondata di cattivismo che sta infestando il dibattito pubblico rischia di sovvertire millenni di etica, con i samaritani del 2000 disprezzati, accusati di salvare vite e occuparsi dei fragili, come fosse una colpa anziché ciò che ci fa uomini. Rigurgiti odierni di “aporofobia” (disgusto verso i poveri), fenomeno mai visto prima... Ho finito le guance. Ho già porto anche l’altra, non ne ho più; ormai è uno stato di isteria, una malattia effettiva e affettiva. Rabbia e paura ci hanno drogato, ci hanno alterato quasi chimicamente, fino alla patologia. L’odio nasce da un cortocircuito, avvenuto per poter scaricare una rabbia che è stata preparata accuratamente. Credevamo di avere gli anticorpi contro tutto questo, che gli errori del passato ci avessero resi irrimediabilmente migliori. Invece assistiamo al trionfo della ci/viltà, l’anonimato è la forza con cui si esprime oggi chi odia: ti insulto tanto io non so chi sei e tu non sai chi sono io. È la ci/viltà dei social, dei media, la viltà da dietro un vetro. Come ha scritto Zamagni su Avvenire, il potere ha paura dei solidali, colpevoli di trovare soluzioni che toglierebbero il dominio alla nuova economia. Allora avalla questo delirio di impotenza, questa fame di diffamare... Mi dai l’inimicizia su Facebook? Così ci si assuefà a tutto e può anche accadere, a Manduria per esempio, che un anziano debole sia seviziato per mesi da baby bulli, fino alla morte, nel silenzio osceno di tutti. L’anonimo è vile perché è forte della debolezza altrui, macchia la tela bianca e sa che la tela non potrà rispondere. La povertà è invisibilità, se la si vede la nascondiamo, inchiodiamo i ferri sulle panchine per non far sedere i mendicanti, per non farli ri/posare. I Comuni dicono ci pensi lo Stato, ma lo Stato è confusionale e allora chi ci pensa è il terzo settore, il volontariato, quello odiato, che però è all’elemosina, perché il potere non si può permettere un’economia sociale... E allora tocca per esempio all’Elemosiniere ridare non solo quella luce (una vera Illuminazione) che non nasconde più nel buio il bisogno, il disagio e la vita, ridando altra energia a quelli a cui l’abbiamo tolta da troppo tempo e che dobbiamo difendere con ogni costo a tutti i costi per non continuare a vergognarci. Chi esprime tenerezza diventa quasi un nemico, mai nel passato la Croce Rossa o Medici senza Frontiere o la Caritas erano stati insultati in quanto umanitari... Ci vuole un cambio di frequenza che muova da dentro, da dove parte la tua idea di vergogna: quando parlo di diritti non regge più la sola Costituzione, manca una sana costituzione interiore. I partiti hanno creato questo momento storico, hanno acceso il fuoco perché potesse bruciare, perché si calpestasse il pane purché non andasse ai rom: quando arrivi a questo è già tardi, bisogna agire nelle scuole, raccontare lì il tema della paura che nasce da una mancanza d’amore, e raccontare il mistero degli Interni, il mistero della Giustizia, il mistero della Salute, il mistero dell’Istruzione. La libertà di parola quali condizionamenti può avere? Davvero ognuno può scrivere tutto? Ognuno può offendere? C’è una sproporzione umana che chiede una condizione di sovrumanità, altro che sovranismo! E poi perché vogliono depotenziare la storia a scuola? Questo è lavorare sull’annientamento della memoria, renderci poveri, sì, ma di idee, il potere è malato, teme gli spiriti liberi della solidarietà, perché dimostrano che la povertà può diventare ricchezza. In questo momento c’è un Dna del buio. Cosa possiamo fare, allora? Cambiare il linguaggio, gridare la tenerezza e la compassione, urlare nei teatri, sui libri, ovunque, contro questa cultura in vitro – il vetro della tivù e dei computer – che non la tocchi e non la annusi, che non ha sensi. Ma c’è una nuda verità che viene prima: essere o essere? Questo mi interessa. Attenzione, il volontariato verso i bisognosi esiste, anche a Bologna ne vedo tanto, ma oggi occorre indossare questa povertà, abitarla, sentirla con un settimo senso, ecco il cambio di frequenza che tocca a noi, non ci sta più solo la denuncia e la manifestazione. C’è un fare l’impossibile e un fare l’impassibile, io devo fare il mio volontariato quotidiano che è lo sguardo, il non avere paura d’avvicinarmi. Il mercato ci ha detto cosa dobbiamo avere per mantenere il nostro benessere e il suo benestare, senza cadere mai sotto la famosa soglia della povertà... Invece no, dobbiamo attraversarla avanti e indietro questa soglia, ognuno come può, lavorare sulla nostra santità, altra parola che fa tanta paura. Invertiamo la rotta, mettiamocela addosso questa santità, per combattere il morbo dell’aporofobia c’è bisogno di uno scatto, un moto a luogo, altrimenti poveri... noi. Di che cosa si accusa il povero? Mai visto nella storia un accanimento come oggi. Il povero... non ti ha fatto assolutamente nulla. Semplicemente ti accanisci contro questa condizione inerme e sai che non reagirà. E siamo pure arrabbiati perché stiamo male, a differenza di chi sta male: quello che vive sotto i ponti dà fastidio a noi. Penso ai cartoni animati , quelli dei clochard, con dentro degli uomini... Bisognerebbe aprire l’era del risarcimento per togliere l’in/fame nel mondo e restituire il maltolto, invece su questa gente si consuma la fame di fama che ci vede potenti sui social, dove li disprezziamo e così siamo forti. Pensare che social con una “e” in più diventa sociale, cioè terzo settore, pietà, condivisione. Invece il social è vedo e colpisco. I nativi digitali moriranno tra atroci divertimenti, dipendenti dalla Rete non conoscono la concezione tattile, olfattiva, umana dell’altro, è questo il sacrilegio che vedo. Io auspico il cambio di frequenza dal basso all’altro, e non lo lascio solo alle religioni, tutti noi abbiamo una parte divina che non ci è permesso esercitare: siamo stati lavorati sulla stanchezza, sottomessi a spauracchi con mezzi di distrazione di massa. Liberiamo i nostri figli dalla paura! Diciamogli che la persona disagiata è chi guarda, non chi è nel disagio. Che il cibo è spazzatura, ma per molti la spazzatura è il cibo. Liberiamoci dal conflitto di disinteresse. Il cambio dev’essere esistenziale, non di partito: portiamolo nelle scuole, è lì il vero Parlamento.
Alessandro Bergonzoni, 14 maggio 2019 - su Avvenire.it
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lamilanomagazine · 2 years
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Frosinone, successo all'incontro Internazionale sull'agave
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Frosinone, successo all'incontro Internazionale sull'agave. Accolta con grande interesse e favore la partecipazione della Città di Frosinone all’incontro internazionale Italia – Messico sul tema "L’agave (maguey) e la sua naturalizzazione in Europa", con l’assessore al centro storico Danilo Magliocchetti in collegamento su piattaforma virtuale. L’agave (la “radeca”), infatti, è uno dei simboli di una delle manifestazioni più sentite e partecipate del capoluogo, il Carnevale storico frusinate. "L’incontro internazionale ha rappresentato un ponte di conoscenza e di studio tra il Messico e l’Europa – ha dichiarato l’assessore Magliocchetti – oltre che una occasione di confronto sulle tante applicazioni dell’agave nei più svariati campi. Ho avuto il piacere di portare il saluto del Comune di Frosinone e del sindaco, Riccardo Mastrangeli: è stato un onore e un privilegio parlare di Frosinone e della radeca dinanzi a un tavolo di relatori così prestigioso, che ha apprezzato il legame tra la cultura identitaria e territoriale della città e l’agave nel corso del Carnevale, manifestazione dalle implicazioni non solo ludiche e goliardiche. Fortissima è, soprattutto, la sua valenza culturale e sociale che intendiamo valorizzare, in occasione del Carnevale, mediante incontri e dibattiti a tema sull’uso dell’agave". "La ‘radeca’, la foglia di agave brandita durante i festeggiamenti del Martedì grasso, non è semplicemente una pianta: per noi ciociari è anche e soprattutto un simbolo identitario, ormai inscritto nel DNA stesso della nostra comunità  - ha dichiarato il sindaco, Riccardo Mastrangeli – Dopo la partecipazione all’importante incontro internazionale, la ‘radeca’ e il nostro Carnevale storico, unico al mondo, hanno raggiunto un palcoscenico ancora più vasto. L’assessore Magliocchetti ha invitato i rappresentanti del Comune di Acquedolci a prendere parte alla prossima edizione del Carnevale, ricevendo in cambio un’adesione entusiastica alla proposta. Il dialogo instauratosi con i rappresentanti della città siciliana, nota per la coltivazione dell’agave, potrebbe costituire il preludio di un legame di gemellaggio. Anche i rappresentanti dell’ente parco dei Nebrodi, infine, sono stati invitati ai nostri festeggiamenti per il martedì grasso. Il nostro Carnevale storico, del resto, è una manifestazione antichissima e unica al mondo, in grado di unire felicemente folclore e goliardia e di affascinare i partecipanti quale rito di rinnovamento simbolico, vitale, gioioso, travolgente".... Read the full article
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paoloxl · 5 years
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Sono ormai diversi anni che i maggiori enti di ricerca scientifica hanno lanciato l'allarme per salvaguardare il nostro pianeta giunto ad un punto di non ritorno. Le devastazioni ambientali dovute alle scellerate politiche economiche dei paesi industrializzati, hanno radicalmente cambiato l'aspetto di intere nazioni, rendendo invivibili alcuni territori e danneggiandone gravemente altri. Tutto ciò fa capo ad un modello di sviluppo nocivo, che antepone gli interessi di banche e industrie alle reali esigenze delle comunità, sempre più schiacciate dai ricatti.
Non fa eccezione il nostro Paese, che sta provando sulla propria pelle l'insistenza cieca dei governi che si susseguono nel realizzare le cosiddette grandi opere, veri e propri esempi di sperpero di denaro pubblico, di saccheggio ambientale e corruzione. Se da una parte questo costituisce un business per le solite tasche, dall'altra si scontra prepotentemente con le infrastrutture già esistenti che cadono a pezzi; si contano le vittime dopo ogni terremoto o ondata di maltempo, noncuranti del fatto che le prime cause sono imputabili proprio alla cementificazione selvaggia e ad una gestione delle risorse a senso unico. Tutto questo deve cessare.
Negli ultimi anni in tutta Italia sono nati comitati e movimenti che affiancano quelli già esistenti sui territori regionali, che lottano a gran voce contro l'imposizione di opere dannose, come il TAV, il MUOS in Sicilia, il TAP nel Salento, le trivellazioni petrolifere nell'Adriatico, nello Ionio e in Basilicata e soprattutto l'ILVA di Taranto (ora Arcelor Mittal) con la quale vecchie e nuove forze politiche si sono costruite una falsa identità, tradendo le promesse fatte nelle solite campagne elettorali e riciclandosi a nuovi tutori ambientali.
La piattaforma che intendiamo presentare alle suddette realtà, non è un frutto improvvisato di valutazioni di pancia, ma una condivisione di saperi ed esperienze di chi in questo territorio ci ha sempre messo la faccia e spesso la propria libertà personale, rendendo la questione ILVA molto più di una battaglia ambientalista.
Abbiamo imparato a nostre spese che in questa città è in atto un vero e proprio genocidio; l'avvelenamento dei fumi e delle polveri determina la mutazione genetica del DNA che provoca malattie mortali fin dalla nascita, oltre ai danni collaterali causati dai metalli pesanti che si insinuano nei nostri corpi. Tutto questo per salvaguardare gli interessi di un'industria che adesso evidenzia i propri limiti bloccando ogni tipo di sviluppo alternativo. Difatti è importante evidenziare come i disastri prodotti dall'intero polo industriale non siano soltanto ambientali ma soprattutto economici e sociali. All'interno del dibattito rispetto alle alternative in contrasto al modello industriale, vi è l'esigenza di un polo universitario autonomo e indipendente da altre sedi, che possa davvero essere il motore di una riconversione culturale e politica del territorio tarantino. L'abbandono da parte delle istituzioni ha raggiunto il suo apice con i Wind days, giorni in cui i bambini e le bambine del quartiere Tamburi non possono frequentare regolarmente le lezioni, vedendosi privati del diritto allo studio oltre che del diritto alla vita.
Non vi può essere altro tipo di sviluppo se nei pensieri comuni esiste tutt'oggi la monocultura dell'acciaio, l'industria come unica fonte di lavoro: mai negli ultimi sessant'anni ci si è interrogati su cosa questa città necessiti davvero, lasciando che interi quartieri vivessero in funzione del sistema ILVA e della criminalità organizzata, sempre padrona dei territori quando c'è mancanza di alternative lavorative e di avamposti culturali. 
Assistiamo ancora alla contrapposizione salute\lavoro, un ricatto che penalizza gli operai tanto quanto le decine di migliaia di disoccupati che non sono riusciti ad investire nel proprio futuro in questa città martoriata. Crediamo che ci sia la necessità di studiare piani di bonifica come prima misura per arginare la dispersione dell'attuale forza lavoro e garantirne il proseguo nei prossimi anni.
Per fermare questa macchina mortale è necessario attuare una forma di welfare sostenibile che includa diritti universali, piani di lavoro alternativi, bonifiche dei territori avvelenati, costruzione di modelli sociali inclusivi e non esclusivi, riqualificazione dei quartieri abbandonati, sanità pubblica e gratuita per chi soffre di patologie legate all'inquinamento e tutela delle specificità del territorio, salvaguardando arte e cultura.
Per questo il 4 maggio scendiamo in piazza, e lo facciamo chiedendo il supporto di ogni realtà nazionale vicina al nostro dramma, per dimostrare che la questione ILVA non è relegata soltanto al territorio tarantino, ma rappresenta quel tipo di modello di sviluppo sbagliato, da combattere ad ogni costo. Non vogliamo assistere quel giorno a passerelle di chi è stato complice finora con questa devastazione, da partiti bipartisan a sindacati firmatari degli accordi con l'azienda.
E' stata dichiarata guerra alla nostra città; lo Stato ha esplicitamente deliberato che Taranto deve morire e lo ha fatto emanando dodici decreti Salva-Ilva, oltre a garantire l'immunità penale per i nuovi proprietari. Noi abbiamo capito da che parte stare e non vogliamo più assistere a questa lenta agonia.
"Arriva un momento in cui il funzionamento della macchina diventa cosi odioso, ti fa stare cosi male dentro, che non puoi più parteciparvi, neppure passivamente. Non resta che mettere i nostri corpi tra le ruote degli ingranaggi, sulle leve, sull'apparato, fermare tutto. E far capire a chi sta guidando la macchina, a quelli che ne sono i padroni, che finché non saremo liberi non potremo permettere alla macchina di funzionare." (Mario Savio)
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