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#moglie italiana
malatosworld · 6 months
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Mia moglie va a fare shopping e mi manda un video... Per vederlo tutto chiedimi in privato 😋🐷
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achillecutalo · 1 year
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La moglie del calciatore italiano di serie A che viene spesso a trovarmi per fare rifornimento di bianca per lei e marito
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gregor-samsung · 2 years
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“ La moglie di Nikolaj Vasilevič, è presto detto, non era una donna, né un essere umano purchessia, neppure un essere comunque vivente, animale o pianta (secondo taluno, peraltro, insinuò); essa era semplicemente un fantoccio. Sí, un fantoccio; e ciò può ben spiegare la perplessità o, peggio, le indignazioni di alcuni biografi, anch'essi amici personali del Nostro. I quali si lagnano di non averla mai vista sebbene frequentassero abbastanza assiduamente la casa del suo grande marito; non soltanto, ma di non averne mai «neanche udito la voce». Dal che inferiscono non so che oscure e ignominiose, e nefande magari, complicazioni. Ma no, signori, tutto è sempre piú semplice di quanto non si creda: non ne udiste la voce semplicemente perché ella non poteva parlare. O piú esattamente, non lo poté in certe condizioni come vedremo, e in tutti i casi, tranno uno, da sola a solo con Nikolaj Vasilevič. Bando tuttavia alle inutili e facili confutazioni; e veniamo a una descrizione quant'è possibile esatta e completa dell'essere, od oggetto, in parola. La cosiddetta moglie di Gogol, dunque, si presentava come un comune fantoccio di spessa gomma, nudo in qualsiasi stagione, e di color carnicino o, secondo usa chiamarlo, color pelle. Ma poiché le pelli femminili non sono tutte dello stesso colore, preciserò che in generale si trattava qui di pelle alquanto chiara e levigata, quale quella di certe brune. Esso, o essa, era infatti, è ozioso aggiungerlo, di sesso femminile. Piuttosto, conviene dire subito che era altresí grandemente mutevole nei suoi attributi senza però giungere, com'è ovvio, a mutare addirittura di sesso. Pur poteva, certo, una volta mostrarsi magra, quasi sfornita di seno, stretta di fianchi, piú simile a un efebo che a una donna; un'altra prosperosa oltremodo o, per dir tutto, pingue. Mutava inoltre di frequente il colore dei capelli e degli altri peli del corpo, concordemente o non. E cosí anche poteva apparir modificata in altre minime particolarità, come posizioni dei nei, vivezza delle mucose, eccetera; persino in certa misura, nel colore stesso della pelle. Sicché da ultimo ci si potrebbe chiedere quale essa fosse in realtà, e se davvero se n'abbia a parlare come d'un personaggio unico; non è però prudente, lo vedremo, insistere su tal punto. La ragione di questi mutamenti stava, secondo i miei lettori avranno già capito, in nient'altro che nella volontà di Nikolaj Vasilevič. Il quale la gonfiava piú o meno, le cambiava parrucca e altri velli, la ungeva coi suoi unguenti e in varie maniere ritoccava, di modo da ottenere press'a poco il tipo di donna che gli si confaceva in quel giorno o in quel momento. Egli anzi si divertiva talvolta, seguendo in ciò la naturale inclinazione della sua fantasia, a cavarne forme grottesche e mostruose; perché è chiaro ché oltre un certo limite di capienza ella si deformava, e cosí pure appariva deforme se restava al di qua d'un certo volume. Ma presto Gogol si stancava di tali esperimenti, che giudicava «in fondo poco rispettosi» per la moglie, cui a suo modo (modo per noi imperscrutabile) voleva bene. Voleva bene, ma a quale appunto di codeste incarnazioni? si potrà domandare. Ahimè, ho già accennato che il seguito della presente relazione fornirà forse una risposta purchessia. Ahimè, come ho potuto testé affermare che era la volontà di Nikolaj Vasilevič a governare quella donna! In determinato senso, sí, ciò è vero, ma altrettanto certo è che presto ella divenne, nonché sua mancipia, sua tiranna. E qui si spalanca l'abisso, la gola del tartaro, se volete. “
Brano tratto dal racconto di Tommaso Landolfi La moglie di Gogol, pubblicato per la prima volta nella raccolta Ombre (Vallecchi, 1954).
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pornproducer · 1 year
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www.bacheca69.net
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aitan · 2 months
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CHARLES MINGUS E ORSON WELLES
CAPODANNO AL FIVE SPOT
Capodanno 1959, seduto in prima fila, proprio sotto il contrabbasso di Mingus c’era Orson Welles, quasi un alter ego del jazzista, per genialità, esuberanza, fierezza, complessità. E anche per le tante disavventure artistiche. Per Mingus era un idolo, lo seguiva dai tempi radiofonici di The war of worlds, adorava Quarto potere (dove in una scena c'era il suo amico d'infanzia Buddy Collette che suonava il sax in una festa sulla spiaggia), ammirava il suo modo di vestire, il suo impegno politico (sempre in prima linea per la difesa dei diritti civili, il suo Macbeth tutto nero è del 1936), la sua voce (“mi ricorda Coleman Hawkins. Potevi sentirla a un miglio di distanza”). E non era il solo jazzista a essere stato sedotto dalla voce radiofonica di Orson Welles, anche Miles Davis lo citava come un’influenza sul suo modo di suonare: “Fraseggio, tono, intonazione: tutte queste cose possono avere come modello un maestro della parola”.
Il 1959 sarà un anno d’oro del jazz per quantità, qualità, creatività. Al Five spot, piccolo, fumoso, maleodorante locale di Bowery, scelto come luogo di riferimento da artisti e intellettuali, l'anno comincia con un formidabile double bill: sono di scena, uno dopo l’altro, Sonny Rollins, alla testa di un trio con il bassista Henry Grimes e con il batterista Pete La Rocca, e Charles Mingus con il pianista Horace Parlan, il batterista Roy Haynes (che sostituisce il fedelissimo Dannie Richmond arrestato) e i sassofonisti Booker Ervin e John Handy. È la prima sera dell’anno, ma nel club di Bowery dei fratelli Joe e Iggy Termini è anche l’ultimo impegno di quel prestigioso, favoloso cartellone con Mingus molto irrequieto per tutta la scrittura. Aveva appena registrato la musica per il film di John Cassavetes Shadows, una colonna sonora bocciata nel rimontaggio finale (la stessa cosa sarebbe successa anni dopo con Todo modo di Petri), aveva ripreso i suoi musicisti brutalmente e una volta aveva minacciato violentemente i clienti di un tavolo che, durante il suo set, non smettevano di parlare. Oltretutto ogni sera tendeva ad allargare il suo set e Sonny si inferociva, talvolta rifiutandosi di suonare. Ma era un gran clima, entusiasmante e effervescente. Rollins era in un momento di transizione, alla vigilia di un ritiro clamoroso per rinnovare il linguaggio del suo sax tenore con il leggendario e solitario corso di aggiornamento stilistico sul ponte di Williamsburg: «In un posto tranquillissimo, un angolo morto che oggi sarebbe impossibile ritrovare con il traffico che c’è» il suo racconto, dove poteva esercitarsi liberamente.
Anche Welles, come Mingus, era reduce da una delusione cinematografica: la Universal gli aveva tolto di mano la post-produzione del nuovo film, L’infernale Quinlan, ne aveva tagliato una ventina di minuti e aveva fatto girare nuove scene, modificando il primo montaggio. Più o meno nello stesso periodo era finito in soffitta un documentario intitolato Viva Italia (Portrait of Gina) perché Gina Lollobrigida aveva messo un veto, non gradendo il suo ritratto di giovane attrice ambiziosa e la Abc tv lo aveva bocciato ritenendolo cosi poco ortodosso da non poter essere trasmesso. Era un film di mezz’ora scarsa sull’Italia, paese che Orson ha frequentato per 20 anni (la terza moglie è stata l’attrice italiana, Paola Mori). Dopo un lungo oblio (Orson aveva perduto l'unica copia esistente all'Hotel Ritz di Parigi) è stato riscoperto nel 1986, proiettato al festival di Venezia ma poi di nuovo bandito su intervento della Lollobrigida.
La presenza del regista di Quarto potere al Five spot non era casuale
Nel club di Bowery si poteva incontrare chiunque, da Jack Kerouac che leggeva le sue poesie, alla mitica baronessa Pannonica de Koenigswater scesa dalla sua Rolls Royce, a William de Kooning che voleva respirare la libertà del jazz, a Leonard Bernstein che si divertiva a curiosare nella notte, allo scrittore Norman Mailer con la sua passione per quella musica. Ma la musica da sempre è stata una grande passione di Welles. La mamma pianista gli aveva fatto prendere lezioni di piano e violino e Orson aveva anche mostrato un certo talento, tanto da essere considerato un ragazzo prodigio. In gioventù era stato un grande sostenitore del jazz di New Orleans, ma sicuramente ammirava Charles Mingus per la sua musica e la sua personalità, il suo impegno, il suo agire tellurico.
(Marco Molendini)
Non potevo non condividerlo.
Due miei ingombranti miti nella stessa foto, nello stesso locale, nello stesso articolo.
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generalevannacci · 5 months
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Un gioielliere viene rapinato da tre imbecilli che si improvvisano ladri (il che non li assolve né dall'essere ladri né dall'essere imbecilli), armati di armi giocattolo a cui hanno tolto il tappo rosso.
Durante la rapina minacciano di morte il gioielliere e la moglie, poi ottenuto il bottino fuggono ma siccome sono ladri improvvisati vengono raggiunti dal gioielliere armato con un'arma vera che è autorizzato a detenere solo ed esclusivamente nel suo negozio.
Il gioielliere spara e non per difesa ma per recuperare il maltolto e per vendicarsi delle minacce oltre che del furto.
Due restano morti e uno ferito. Ad uno dei morti a terra, il gioielliere sferra dei calci.
In tribunale il gioielliere viene riconosciuto colpevole per avere sparato non per difendersi e la cosa mi pare evidente.
Quando lo ha fatto non era in pericolo di vita lui e nemmeno la moglie o altri suoi cari o collaboratori.
O meglio, in pericolo erano solo i passanti che avrebbero potuto trovarsi sulla traiettoria dei proiettili.
Gli danno diciassette anni e non essendo un avvocato non mi spingo a dire che siano stati troppi o troppo pochi.
Potrei scrivere qui le mie impressioni in merito all'entità della condanna ma lascerebbero il tempo che trovano o potrei parlarne al bar Seventyfive e sarebbe tempo ancora più sprecato.
Il gioielliere è stato giudicato e condannato secondo la legge italiana che i giudici sono tenuti ad applicare, per giusta o ingiusta che sia. Punto.
Il gioielliere è stato condannato da giudici che hanno esaminato dei video girati al momento della rapina, sia all'interno della gioielleria che all'esterno, quindi non solo sulla base di testimonianze o dei sentito dire.
Il gioielliere si ritiene condannato ingiustamente e incolpa non solo i giudici del suo processo o le leggi ingiuste che lo hanno visto colpevole ma addirittura incolpa "alcune frange del CSM".
Oggi la notizia spopola nei social e tanta gente si schiera con il gioielliere che viene ritenuto da alcuni perfino un eroe.
E fin qui ci può stare. Quello che non ci sta è che come il gioielliere incolpa alcune frange del CSM, la gente sui social che lo acclama, se la prenda con giudici, governo, leggi, cazzi e sdazzi, insomma con tutto il sistema democratico che regge la Repubblica dal 1946.
Poi naturalmente arriva lui, il capitone e tutte le 💩💩💩 del suo partito di 💩.
Da sempre Salvini e tutte le 💩💩💩 leghiste stracciano le palle con la difesa sempre legittima, anche quando sparacchi in mezzo a una strada, rischiando di colpire non solo i ladri ma pure i passanti.
Vogliono più armi e meno storie se vengono usate a cazzo di cane, che siano i cacciatori nelle campagne altrui, piuttosto che i gioiellieri che subiscono una rapina e si mettono a sparare tra la gente per strada.
Quello che non ci sta è che un partito politico e in prima persona il suo segretario, continuino a fare politica, o meglio a fare propaganda politica in questo modo, sfruttando drammi come questo e fingendo di non essere al governo di questa "nazione al contrario" da decenni.
Quello che non ci sta è che la lega continui ad avere poco meno del 10% di voti, stando agli ultimi sondaggi e che tanti coglioni continuino a credere alle puttanate del capitone e della schiera dei suoi scherani.
Ma se così non fosse, l'Italia non sarebbe una nazione al contrario.
PS: una cosa mi scappa, non riesco proprio a tenerla. Oltre alla condanna il gioielliere, in base alla sentenza, deve risarcire le sue vittime con più di quattrocentomila euro. Mi pare una puttanata, sempre tenendo conto di non essere un avvocato: praticamente i rapinatori (magari non proprio loro ma le loro famiglie) hanno ottenuto un risarcimento superiore all'entità del tentato furto. Se si facevano sparare direttamente facevano prima. Ma siamo una nazione a rovescio, per cui giusto così...
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vintagebiker43 · 8 months
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La dedica di una via di Grosseto a Giorgio #Almirante autorizzata dalla Prefetta di Grosseto (che è anche la moglie del ministro Piantedosi) celebra un signore definito da Giorgia Meloni: «Politico e patriota d’altri tempi, stimato da amici e avversari. Amore per l’Italia onestà, coerenza e coraggio sono valori che ha trasmesso alla Destra italiana e che portiamo avanti ogni giorno. Un grande uomo che non dimenticheremo mai» . Come è ben noto, Almirante prima di essere a lungo segretario del Movimento Sociale Italiano (la cui fiamma mussoliniana arde ancora nello stemma di Fratelli d'Italia, e che ebbe come presidenti criminali di guerra come Junio Valerio Borghese e Rodolfo Graziani), era stato segretario di redazione della fascistissima «Difesa della razza» (sulla quale scrisse, tra l’altro, «che in fatto di razzismo e di antigiudaismo gli italiani non hanno avuto né avranno bisogno di andare a scuola da chicchessia» , rivendicando un ben triste primato), oltre che, da gerarca della Repubblica Sociale, «servo dei nazisti» e «fucilatore di partigiani»: ‘titoli’ la cui legittimità fu sancita da una sentenza passata in giudicato in un processo per diffamazione incautamente innescato da una querela dello stesso Almirante. E bisognerà ricordare che il pubblico ministero che per primo chiese il proscioglimento dei due giornalisti (Carlo Ricchini e Luciana Castellina) era Vittorio Occorsio, poi ucciso dai terroristi neofascisti di Ordine Nuovo .
Tomaso Montanari
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oriel-color-splash · 4 days
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— Моя жена забеременела от одного моего взгляда. Теперь я всегда ношу солнцезащитные очки, — гордо поведал туристам итальянский гид , а может и гангстер , кто их разберёт .
🔹🔹🔹
“My wife got pregnant just by looking at me.” Now I always wear sunglasses,” the Italian guide, or maybe a gangster, who knows, proudly told the tourists.
🔹🔹🔹
"Mia moglie è rimasta incinta solo guardandomi." Adesso indosso sempre gli occhiali da sole”, ha detto con orgoglio ai turisti la guida italiana, o forse un gangster, chissà.
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colonna-durruti · 10 months
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CHI È VERAMENTE FLAVIO BRIATORE?
L’Espresso se lo chiese in questo articolo del 2010 a firma Mauro Munafò. Briatore ha sempre negato tale ricostruzione, mentre gli autori del libro “Il signor Billionaire" hanno sempre confermato. Ognuno legga bene l’articolo, non poco inquietante, e faccia (civilmente) le sue valutazioni.
“Le vittorie in Formula 1, il matrimonio con la Gregoraci e i flirt con le top model, lo yatch da sogno e il Billionaire, la discoteca dei ricchi in Sardegna. Quando si parla di Flavio Briatore, sono queste le parole d'ordine della cronaca nazionale, gossippara e non. Eppure nel passato del manager di Cuneo ci sono zone d'ombra che stonano con la vita super-pubblica che conduce adesso.
Sono gli anni '70 e '80, passati tra Cuneo e Milano, in cui un giovane assicuratore inizia a costruire quello che poi sarà Mr Billionaire. E nella sua cerchia non mancano i personaggi discutibili, il gioco d'azzardo, le truffe, la latitanza all'estero e le morti sospette. Una scalata al successo partita dal basso e dalla provincia che non si legge però nella biografia ufficiale di Briatore, che a quegli anni dedica qualche riga generica e poco convincente.
A scavare nella vita del manager ci hanno pensato Andrea Sceresini, Maria Elena Scandaliato e Nicola Palma, tre giovani giornalisti autori di "Il signor Billionaire; ascesa, segreti, misteri e coincidenze", appena pubblicato da Aliberti Editore. I tre sono partiti da una serie di articoli di Gianni Barbacetto del '99 per approfondire i misteri del passato di Briatore. Un lavoro fatto alla vecchia maniera, cercando tutti i vecchi soci, i vecchi amici, le fidanzate e i conoscenti del rampante Flavio. E trovandosi spesso davanti un muro di omertà e di consigli a lasciar perdere questa storia, di non chiedere oltre perché ci sono verità "che fanno morti e feriti".
La storia di Briatore sembra il sogno americano, coniugato però alla realtà italiana. Figlio di maestri elementari, si diploma geometra, fa l'assicuratore e apre un ristorante (il Tribula) che chiuderà dopo poco per debiti. Ma la svolta arriva nei primi anni '70, quando lavora con Attilio Dutto, un costruttore locale che rileva la Paramatti Vernici. Nel frattempo Briatore si occupa per alcuni casinò (gestiti dalla malavita) di portare clienti ai tavoli, intascandosi una parte delle loro perdite. Al giro lo introduce Ilario Legnaro che con il boss catanese Gaetano Corallo (vicino al clan Santapaola) si occupa proprio di questo. Tra i clienti portati ai casinò da Briatore c'è proprio Dutto che perderà parecchie decine di milioni nelle sale di Nizza e della Costa Azzurra.
Nel 1979 Attilio Dutto salta in aria con la sua auto: un delitto che non ha mai trovato un responsabile. Dalle testimonianze raccolte nel libro si configura però la mano della mafia. Pare inoltre che lo stesso Dutto volesse "rovinare" Briatore per le truffe che gli aveva giocato. Di sicuro con Dutto scompare anche un capitale stimato in almeno 30 miliardi di lire, che non si sa dove vanno a finire.
Con la fine degli anni '70 e la morte di Dutto, Briatore si trasferisce nella nascente 'Milano da bere', dove conosce la sua prima moglie (fino a oggi tenuta quasi nascosta) e frequenta la gente che conta del capoluogo meneghino, non ultimo Bettino Craxi. Organizza feste e si mette in affari con il conte Achille Caproni, della cui moglie è nel frattempo amante. Con l'amico Emilio Fede, secondo gli autori del libro, organizzerebbe truffe ai tavoli verdi, finché la polizia non lo scopre e lui deve fuggire a St.Thomas, nelle isole Vergini, con moglie al seguito.
Latitante e costretto a rimanere fuori dall'Italia fino all'amnistia del 1990, Briatore si consola nella sua vita da sogno alle isole Vergini e apre e gestisce una rete di negozi per Benetton, un locale notturno e una gelateria. Da lì ci saranno la Formula 1, i mondiali con Schumacher e...mister Billionaire. Il "self made man" di Verzuolo in provincia di Cuneo ormai ce l'ha fatta: è diventato qualcuno, è famoso nel mondo, ricco e invidiato.
"E' il personaggio simbolo di un'intera classe dirigente", spiega Andrea Sceresini, uno degli autori. "La sua immagine pubblica non risente affatto del suo passato. Molte di queste storie sono state scritte anche dai giornali negli anni '70 e '80 e basta una ricerca in archivio per tirarle fuori. I media però si limitano a riportare quello che dice lui e la sua versione della storia".
Una versione che da copione prevede poche righe di biografia ufficiale e qualche risposta evasiva a chi gli chiede conto del passato. Una storia tutta italiana”.
(da "L'Espresso" dell''8 novembre 2010: https://bit.ly/2EE1y0t)
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diceriadelluntore · 1 year
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Mirabilie
Ieri la più grande agenzia pubblicitaria italiana (così si definiscono, ed è vero) ha comprato una pagina sul Corriere della Sera per "ringraziare" coloro i quali commentando la nuova campagna di Promozione Turistica dell'Italia, commissionata dall'ENIT e dal Ministero del Turismo, Open To Meraviglia, per ringraziarli: "Quando una campagna di promozione turistica rompe il muro dell’indifferenza e riesce a dar vita a un dibattito culturale così vivace come quello acceso in soli 5 giorni da Italia. Open to Meraviglia, rappresenta sempre qualcosa di positivo, (...) Grazie, perché non accadeva da anni che la notizia di una campagna istituzionale suscitasse una eco di tale portata (…) Grazie per le migliaia di visualizzazioni, commenti, meme e per le appassionate discussioni di questi ultimi giorni: ci hanno fatto sentire davvero la più grande agenzia italiana, con un immenso reparto creativo di persone al lavoro sullo stesso concetto".
Mi piace quest'idea che ha l'agenzia, che in questo mestiere davvero è un gigante (la Carmencita di Carosello per il caffè Lavazza, per dire è figlia del genio del fondatore Armando Testa) di cosa sia dibattito culturale: ridere tra lo sgomento e il faceto sul lifting alla Venere del Botticelli, della maglietta a righe per mangiare la pizza, sui posti scelti, sul costo della campagna, sul dominio internet non comprato, sulle immagini stock e così via. Era davvero questo l'obiettivo?
La risposta la dà indirettamente la stessa agenzia: L'obiettivo è quello di promuovere l'Italia all'estero, puntando su un target proveniente da 33 Paesi. Anche e soprattutto su mercati culturalmente molto diversi dal nostro, accendendo l'attenzione in modo facile, diretto e immediatamente riconoscibile su ciò che tradizionalmente contraddistingue l'Italia nel mondo. Parlare dell'Italia significa tener conto di tantissime sensibilità e sfumature. Un capitale culturale e umano così unico e prezioso che spinge tutti a lavorare, ed anche a dibattere, con una straordinaria passione.
Detto in termini un po' brutali, è lo stesso principio che spinse il Direttore degli Uffizi Schmidt a concedere una visita esclusiva e notturna alla più nota influencer italiana con famiglia, per poi poter dire che i weekend successivi la percentuale di visitatori sotto i 25 anni era aumentata del 30%. Una campagna così probabilmente è indirizzata a turisti come questi :
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che si fanno i selfie come se fossero ai Tropici, ma sono sui binari di Auschwitz. Non importa molto che, ed è cronaca, persino le città meravigliose scelte come panorama per i finti scatti della nostra venere in lifting davvero si lamentino dell'arrivo massiccio di turisti "mordi e fuggi", dello svuotamento dei centri storici, dell'imborghesimento di aree urbane senza possibilità di reali vantaggi per la comunità che la abitava, e così via.
E per restare un po' polemico, scommetto che i milioni che si sono lamentati dello stereotipo con cui ci presentiamo ai 33 Paesi esteri sono in molti casi quelli che sfottono per esempio i francesi perchè non hanno il bidet (che si chiama così dal francese, termine che vuol dire pony, installato da Christophe Des Rosiers, presso la residenza del Primo Ministro francese ad uso della moglie, Madame De Prie. Grazie alle memorie dell’allora Ministro degli Esteri – nonché amante di Madame De Prie – sappiamo che nel 1726 il gentiluomo fu ricevuto dalla signora, imbarazzatissimo, mentre era a cavallo di uno strano sgabellino a forma di violino intenta a rinfrescarsi).
Per il piacere di tutti gli altri contro gli stereotipi, con l'aiuto di chi vorrà, si possono segnalare delle meraviglie nascoste e poco conosciute del nostro Paese. Inizio io con un posto stupendo
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L'anfiteatro Romano di Santa Maria Capua a Vetere, in provincia di Caserta, il più grande del nostro Paese dopo il Colosseo. Tra l'altro vicino c'è Capua e il suo meraviglioso centro Storico Antico e a Sant'Angelo In Formis, una frazione di Santa Maria, vi è una favolosa Abbazia di Sant'Angelo, di epoca Longobardo-Normanna, con affreschi del X secolo.
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achillecutalo · 1 year
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Mia moglie Vincenza
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unwinthehart · 3 months
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La mossa geniale di qualsiasi trasmissione Rai che si è accaparrata Giovanna Civitillo come inviata perchè chi mai può osare dire di no alla moglie dell'imperatore assoluto della televisione italiana
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susieporta · 6 months
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E poi c'è Moulaye Niang che ha preferito la vita lenta di Murano. Perché se non hai il silenzio dentro e intorno a te non vivi. Dice: «A Murano ho ritrovato la vita lenta della mia Africa, i ritmi indolenti del villaggio. Non ci sono grattacieli, il cielo si lascia guardare. C’è acqua attorno alle botteghe, nessuna automobile. All’alba gli uccelli annunciano il risveglio, le campane delle chiese sostituiscono il canto del muezzin che ascoltavo da bambino. E poi c’è il vetro. Richiede un passo di lavorazione pacato, che è proprio degli artigiani della mia terra d’origine. Non puoi accelerarne il tempo di fusione, devi adeguarti, imparare ad aspettare».
Primo maestro vetraio africano riconosciuto dai maestri veneziani, Moulaye Niang si sente un artista. E a vedere le sue composizioni, perle di vetro create a lume, arrivano conferme. Cresce a Parigi, ma ogni estate da bambino la trascorre coi genitori, artigiani nel campo dei gioielli e dei tessuti, a Casamance, una regione nel sud del Senegal dove la natura, fra sentieri di sabbia rossa che dalle montagne scendono al mare, è incontaminata. La bellezza l’accompagna da sempre, della bellezza ne ha fatto un mestiere: «Amo il bello – confida –, anche spirituale: cerco di trattenere solo il positivo di ciò che ho attorno, al brutto non faccio caso. E così è il bello che cresce, il resto svapora».
Non è stata una passeggiata la vita di Moulaye. A Casamance lo chiamavano “il piccolo francese”. A Venezia il Muranero, prendendolo in giro. «L’ho preso come un complimento – confida –. Tanto che Muranero è diventato il nome della mia attività. Non ho mai cercato di essere accolto dai muranesi, piuttosto apprezzato. Fin dall’inizio ho voluto dare a Murano qualcosa, la mia arte, piuttosto che attendere qualcosa. Ho creduto che tutto il resto sarebbe potuto venire da sé. E di doni ne ho ricevuti. Un lavoro che amo in un luogo a misura d’uomo. La mia famiglia, una moglie italiana, due figlie. L’Africa era la foresta. Parigi la giungla. Murano il mio Eden».
Di Moulaye Niang ho scritto martedì su Corriere Buone Notizie con cui ho iniziato una collaborazione. Ci sono storie che non fanno rumore ma che meritano di essere raccontate. Quella di Moulaye Niang è una di queste.
Paolo Rodari
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alibnabitalib · 1 year
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Muhamed Pasha (30 maggio 1995) è un ufficiale intelligence presso US army Reserve di nazionalità statunitense di origini bosniache mentre in precedenza era un detective, attore, modello,agente intelligence BiH,agente speciale del FBI.
È attualmente single
Breve biografia
Muhamed Pasha nasce il 30 maggio 1995 a Sarajevo in Bosnia ed Erzegovina ed è un discedente del Grand vizier Ibrahim Pasha e del profeta islamico Muhammad tramite Hasan Ibn Ali, alcuni discendenti dei suoi antenati raggiungessero Bosnia ed Erzegovina quando ci fu la conquista Ottomana e la popolazione si convertì all'Islam nel 1580 rimanendo lì per secoli.
Muhamed studiò all'università di Sarajevo dal 2014 al 2015 su affari internazionali, storia dell'arte scienze politiche ed entro a far parte dell'intelligence bosniaca BiH nel 2016.
Nel 2022, si trasferisce a Roma in Italia per una missione di mantenere legami con i turchi e i palestinesi di nazionalità italiana.
Successivamente,dopo aver ottenuto amicizie, conoscenze e contatti dei turchi e palestinesi di nazionalità italiana completando la sua missione, Muhamed lascia Roma e fa ritorno a Sarajevo per ottenere una nuova missione.
In seguito Muhamed si trasferisce a New York per la missione di mantenere i legami con turchi,palestinesi e uiguri di nazionalità statunitense.
Successivamente, Muhamed lascia il suo lavoro presso BiH (intelligence bosniaca) e New York trasferendosi a Los Angeles in California dove inizia a lavorare come attore e modello, iniziò a lavorare per la serie televisiva Criminal minds per un ruolo interpretando un serial killer.
Successivamente, Muhamed concluse il suo lavoro come attore e modello e iniziò a lavorare come agente speciale per il FBI e qui fece conoscenza con Carl Foster.
Il 20 luglio, Muhamed lasciò Los Angeles e si trasferisce a New York essendo stato chiamato dal FBI di non svolgere più operazioni a Los Angeles ma a New York.
Il 14 agosto, Muhamed lasciò il FBI e iniziò a lavorare presso Port Charles Police Department diventando il nuovo collega di Chase Harrison e Texas Storm.
Il 20 agosto, inizia a indagare insieme ai suoi colleghi Chase Harrison e Texas Storm sulla scomparsa di Amy Logan e scoprire il responsabile.
L'1 settembre, Muhamed viene a sapere dall'agente del FBI,Carl Foster che sua moglie è stata strangolata senza trovare indizi sul suo assassino e iniziò a indagare su questo caso.
Il 3 settembre, Muhamed lascia il suo lavoro come detective e ritorna a lavorare come agente speciale del FBI.
Il 6 settembre, Muhamed insieme al suo collega Pascal Milka tramite una squadra speciale del FBI fece arrestare un membro di al-Qaeda, Naseem Bashar portandolo alla prigione di massima sicurezza ADX Florence e fece salvare Amy Logan riportandola a New York.
Il 29 ottobre, Muhamed ottiene la cittadinanza statunitense e inizia a lavorare come ufficiale intelligence per US Army Reserve essendo stato in precedenza anche un agente speciale del FBI e agente intelligence per il BiH bosniaco, nello stesso giorno si trasferisce nel campo militare di Guantanamo-bay per essere sicuro che i difensori KSM,Ammar al-Baluchi, Mustafa al-Hawsawi e Ramzi al-Shibh ricevono tutti un processo con la legge piuttosto che una pena capitale e fare in modo che Walid Bin Attash venga riprocessato per i suoi crimini perché il presidente James Sawyer l'ha rilasciato da Guantanamo-bay con un processo incompleto e senza prove mostrate pubblicamente ma anche trovare un modo per trascinare l'ex presidente Bush nei tribunali militari avendo commesso crimini di guerra, mentito pubblicamente e maltrattato i prigionieri di guerra rompendo gli accordi di Geneva.
Successivamente, Muhamed accettò la decisione del governo statunitense di perseguire i detenuti di alto valore rimanenti a Guantanamo-bay escludendo Walid Bin Attash che è in una prigione in Oman per la riabilitazione e rinunciare alla violenza e crimine.
L'1 dicembre, Muhamed lascia il suo lavoro presso US Army Reserve e Guantanamo-bay facendo ritorno a New York dove ritorna a lavorare come agente speciale del FBI.
Il 5 febbraio 2023, Muhamed fece ritorno a Guantanamo a Cuba nella prigione Guantanamo bay per sorvegliare i 5 detenuti di alto valore in particolare Walid Bin Attash oltre a dare a loro il vaccino COVID-19 e le medicine.
L'1 marzo, si trasferisce a Miami in Florida dove inizia a lavorare nuovamente come ufficiale intelligence presso US army Reserve.
Personalità:
I Gemelli sono proprio così come dicono tutti: mostrano una personalità a volte parecchio contraddittoria e mutevole, con un alone di mistero. L'uomo Gemelli è un essere intelligente: ha una mente rapida e agile. Molto osservatore, tende ad analizzare tutto ciò che lo circonda. Inoltre, non è raro sorprenderlo mentre sogna ad occhi aperti.
Informazioni
Data di nascita: 30 maggio 1995
Nazionalità: Bosniaco
Occupazione: Ufficiale intelligence presso US army Reserve
Luogo di nascita: Sarajevo, Bosnia
Luogo di residenza: Miami,Florida
Religione: Islam sunnita
Prestavolti:
-Dan Jeannotte
-Chez Rust
-Ken Bek
-KJ Apa
-Brenton Thwaites
-Mustafa Acilan
-Ugur Gunes
-Kade Wise
-Eren Elmali
-Eleazar Gomez
-Zayn Malik
-Abraham Hamadeh (pv attuale)
-Abraham Aiyash
-Abdelhakim Belhaj
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fashionbooksmilano · 22 days
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Italo Rota
Projects, works, visions 1997-2007
Skira, Milano 2008, 352 pagine, 27x22cm, ISBN 9788876246401
euro 25,00
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Un libro d'autore su un architetto dallo stile provocatorio, radicale e visionario.
Italo Rota è stato uno degli architetti italiani di maggior interesse sulla scena italiana ed europea degli ultimi anni. Dopo i fortunati esordi in Francia alla fine degli anni Ottanta con il progetto per l’ala Richelieu del Louvre e per gli spazi pubblici di Nantes, il ritorno in Italia negli anni Novanta sancisce una nuova fase progettuale e creativa ricchissima che va dagli allestimenti museali e per la Maison Cavalli (showroom caffè a Miami, Milano e Mosca, mostre e sfilate) ad una serie di nuovi edifici pubblici in Italia e India. Il suo stile provocatorio, radicale e visionario ne fanno un autore di riferimento obbligato per comprendere alcuni dei possibili sviluppi dell’architettura del prossimo futuro; insieme il suo rapporto disinibito con la storia, il progetto e la decorazione fanno dei suoi lavori una fonte di riflessione importante. Il volume si occupa soprattutto dell’attività degli ultimi quindici anni spaziando dagli allestimenti fino al disegno degli spazi pubblici da Rouen a Brescia, Verona e Palermo; una sezione è dedicata ad i nuovi spazi collettivi con le biblioteche per ragazzi di Anzola e Perugina, con la chiesa di Roma, il casinò di Lugano, un tempio induista a Bombay, il progetto per la riforma dell’Arengario a Milano. Testi e materiali di progetto sono montati nel volume a comporre un vero e proprio libro d’autore in cui progetto e pensiero sull’architettura si mescolano mirabilmente.
Io conoscevo molto bene Italo Rota che è stato un mio ottimo cliente e amico. L'ultima volta che l'ho visto era al mercato dei libri di Piazza Diaz il mese scorso con la moglie Margherita Palli
08/04/24
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