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#lucrezia giovane
dailyborgia · 11 months
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Simonetta Stefanelli as Lucrezia Borgia LUCREZIA GIOVANE (1974)
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Simonetta Stefanelli as Lucrezia Borgia in 'Young Lucrezia' (1974)
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earlgodwin · 23 days
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"You've no need to worry. [Our children] are strong...smart...All qualities they have taken from us." — Rodrigo Borgia to Vanozza Cattaneo (Lucrezia Giovane, 1974)
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ultravioletness · 2 months
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Rings in 16th century paintings
Raffaello Sanzio, Ritratti di Agnolo Doni e Maddalena Strozzi (c. 1504-1506)
Tiziano Vecellio, Ritratto di Eleonora Gonzaga della Rovere (c. 1537)
Agnolo Bronzino, Ritratto di giovane donna con libro (c. 1545)
Agnolo Bronzino, Ritratto di Lucrezia Panciatichi (c. 1541)
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A lock of the hair of Lucrezia Borgia in the Ambrosian Library in Milan, Italy
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«Pinacoteca Ambrosiana, Milano.
In una piccola teca è conservato un tesoro.
Un garbuglio di sottili fili gialli che formano un intreccio ad anello verso l’estremità. Niente di che all'apparenza, forse solo una reliquia; e invece se vai a fondo scopri che dietro c'è un mondo. Una storia d'amore bellissima quanto proibita, tra un dotto umanista e una ragazza tormentata. Per viverla bisogna spostarci un po' più ad est, e tornare indietro nel tempo, tanti e tanti anni fa.
Ferrara 1502. Quel giorno, alla corte ducale, erano attesi giovani poeti e letterati.
Per il ragazzo era un'occasione d'oro. Poteva finalmente mettersi in mostra e farsi notare dalla duchessa. Se tutto fosse andato come sperava, avrebbe avuto anche l'occasione di entrare nella sua cerchia ristretta di letterati. Lei amava gli artisti, e ovviamente far parte del suo "circolo" era garanzia di fama e ricchezza. Così giunse il suo momento. Il ragazzo entrò in sala e la vide. Conosceva la duchessa solo per sentito dire, e che fosse molto bella lo sapeva già, gliel'avevano ripetuto un milione di volte. Quello che lo sbalordì e lo lasciò senza parole fu che fosse così bella. Il poeta ci mise un po' di tempo a presentarsi, letteralmente folgorato dal bagliore della giovane duchessa. I suoi capelli biondi splendevano, illuminati dai raggi del sole che filtravano dalle grandi vetrate del palazzo. Già quei capelli, come si può dimenticarli? Non ci riuscì, e continuò a pensare a lei anche le ore successive all'incontro. Anche i giorni dopo. Anche le settimane dopo.
La duchessa era il suo pensiero fisso. Si invaghì così tanto da giungere a cambiare la struttura della sua prima opera che stava per uscire in quel periodo. La modificò sulla base di quel suo nuovo invaghimento. Un uomo che apriva il suo cuore verso l'amore più sincero e appassionato. E quando l'opera, chiamata "Gli Asolani", uscì, il poeta ne regalò subito una copia alla duchessa, che rimase positivamente colpita. Cominciarono a frequentarsi sempre più spesso, i due innamorati clandestini, e intrapresero una relazione platonica ma appassionata.
Poi però arrivò la peste e il poeta fu costretto a scappare dalla città. Lei rimase. Non poteva la duchessa abbandonare il suo popolo decimato. E tanto platonicamente quanto si erano frequentati di persona, così iniziarono un rapporto epistolare a distanza fatto di bellissime lettere d'amore. Lui però aveva ancora quel pensiero fisso: i capelli di lei, e glielo scrisse. Alla fine lei non mancò di compiere un gesto fortemente simbolico: si tagliò una ciocca dei suoi amati capelli e la inviò insieme a una lettera. Quando lui la ricevette, la tenne stretta a se, e la volle conservare per sempre all'interno di uno scrigno, che ormai era il più prezioso di tutti i tesori che possedeva. Quello che conteneva le lettere d'amore della duchessa.
I due non si rividero mai più ma continuarono a scriversi ancora per sedici anni. Poi lei morì giovanissima e lui divenne Cardinale. Uomo di chiesa e personaggio di spicco dell'Umanesimo italiano, famoso ancora oggi con il nome di Pietro Bembo.
Come quella ciocca di capelli sia giunta a Milano, non lo sa nessuno. Ma forse un motivo c'è.
Se la guardi all’interno della piccola teca, noti che è ancora perfettamente conservata, liscia e fresca come se fosse stata appena recisa.
Ecco, pare che in alcune notti, se osservi bene attraverso le finestre della Pinacoteca Ambrosiana, scorgi un bagliore. Una luce intensa che proviene dalla stanza dove è conservata la bionda treccia. Dicono che sia proprio la duchessa, che arriva e legge le lettere del suo amato Pietro Bembo, non prima di aver pettinato la propria ciocca di capelli.
Poi se ne va, svanisce in un educato silenzio, ma felice perché si è sentita amata. Lei, la discussa e tormentata duchessa di Ferrara, Lucrezia Borgia»
Roberto Colombo
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Daniel van den Dyck (Attr.) - Portrait of Antonio Canal - 1647
oil on canvas, height: 113 cm (44.4 in) Edit this at Wikidata; width: 98.4 cm (38.7 in)
Birmingham Museums Trust, UK
Daniel van den Dyck, known in Italy as Daniel Vandich (baptized on 3 December 1614, Antwerp – 1663, Mantua) was a Flemish painter, printmaker, architect and engineer. After training in Antwerp he left for Italy where he first worked in Venice and later became a court painter in Mantua. He was a versatile artist who created mythological and religious scenes, as well as portraits and flower-pieces.
Very little is known about the early life of Daniel van den Dyck. He was born in Antwerp as the son of Jan van den Dyck and Cornelia Kerstboom. He was baptized in Antwerp Cathedral on 3 December 1614. He was registered as a pupil of Peter Verhaeght in the Antwerp Guild of Saint Luke in the guild year 1631-1632. He was registered as a master of the Antwerp Guild of Saint Luke in the guild year 1633-1634. It is assumed that shortly after becoming a master he left Antwerp as he was not involved in any of the large commissions on which Antwerp painters worked in the middle of the 1630s such as the decorations for the Joyous Entry into Antwerp of the new governor of the Habsburg Netherlands Cardinal-Infante Ferdinand and the decorations for the hunting pavilion Torre de la Parada of the Spanish king Philip IV near Madrid.
The artist passed first through Bergamo where he created a few signed and dated portraits. He was in Venice likely from 1634 onwards. Here he married Lucrezia Renieri, the eldest daughter of Nicolas Régnier, a Flemish painter active in Venice who was herself a painter. The couple had three sons. His father-in-law had been active in Venice since 1626 not only as a painter but also as an art dealer and art collector. Clorinda, the younger sister of van den Dyck's wife was married to the prominent Italian painter Pietro della Vecchia (1605-1678). These family ties meant that van den Dyck could rely on a network of Flemish and Italian artists in Venice. This allowed him to gain many commissions for religious paintings in churches as well as for portraits. He painted wall decorations in the Palazzo Pesaro in Preganziol together with his brother-in-law della Vecchia and their respective spouses.
Evidence of the esteem in which he was held in his time is the fact that one of his works - a portrait - was included in the early biographer Carlo Ridolfi's book on Venetian painters of 1648 entitled Le maraviglie dell'Arte ovvero, Le vite degli Illustri Pittori Veneti and dello Stato. He was also praised by Marco Boschini in his La carta del navegar pitoresco of 1660, a panygeric poem about Venetian painting. Boschini dedicated two pages to van den Dyck and represented the artist in a print as Jupiter embellishing Virtue with a royal mantle.
Giovan Francesco Loredano, one of the founders of the Accademia degli Incogniti, a learned society of freethinking intellectuals established in 1630 in Venice, often ordered the illustrations for his multiple writings from van den Dyck, Pietro della Vecchia and Francesco Ruschi.[3] One of these prints was a portrait of Loredano which he made for Loredano's Opere (Collected works).
From late 1657 van den Dyck was living with his family in Mantua. On 2 April of the next year he was named by duke Carlo II Gonzaga as his official court painter, architect, surveyor of his building program and engineer for stage designs for the theatre. He also was made the superintendent of the duke's gallery and tasked with reconstituting the ducal art collection which had become dispersed during the previous two dukes' reign. Possibly his appointment was made on the recommendation of his father-in-law who had provided services to the duke on various occasions. As the prefetto delle fabbriche (surveyor of works) van den Dyck had to move between the various construction sites such as Maderno, Marmirolo, Mantua and Venice, to check the transportation of the many marble statues, inspect the progress and quality of the various construction works undertaken at the ducal palace as well as the suburban residences, ordered supplies and tools, organized the daily assignments of the workers and made sure the duke was informed timely through frequent correspondence. The constant and exhausting travel in this role did not allow van den Dyck to work as a painter, the premier reason for his appointment to the court. This may explain why van den Dyck operated a large workshop with assistants. These assistants would produce his works which he would then 'touch up'.
The date of his death is not known with certainty. It is placed shortly after he drew up his will on 27 June 1662. On 4 April 1663 the duke of Mantua appointed another Flemish painter called Frans Geffels as his new court painter. Van den Dyck's son may have become a painter as his grandfather Nicolas Régnier bequeathed onto him all his prints, drawings and reliefs to study.
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susieporta · 9 months
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Una ciocca di capelli biondi racchiusi in una teca, una reliquia ? No una storia d’amore❤️
Una storia, una storia d’amore tanto bella quanto proibita, tra un dotto umanista e una ragazza potente e tormentata.
Siamo a Ferrara nel 1502.
Siamo nella corte del duca Alfonso d’Este, straordinario mecenate delle arti e della cultura, che, come di consueto, attendeva l’arrivo di numerosi giovani poeti e letterati di talento da accogliere nella sua corte.
E fu proprio lì, fra tanta poesia e magnificenza, che due giovani si videro per la prima volta.
Il giovane poeta conosceva la duchessa solo per sentito dire e gli era stato riferito più volte del fascino che esercitava, eppure non appena la vide, rimase folgorato dalla sua bellezza.
I suoi lunghi e lucenti capelli biondi, illuminati dai raggi del sole, riflettevano la luce che entrava dalle grandi vetrate del palazzo, donandole un’aurea quasi celestiale.
Come poter dimenticare una visione così?
Con la scusa della dedica di un’opera iniziò una relazione platonica come poche e molto appassionata che li legò per anni.
La storia da platonica diventò epistolare a causa della peste che li separò.
Intense lettere d’amore, le quali, ancora oggi, vengono considerate come le più belle mai raccolte.
Insieme a una di esse, la giovane duchessa, inviò anche una ciocca dei suoi adorati capelli, gli stessi capelli che lui amava accarezzare nei loro incontri furtivi e che ora, quasi come una promessa d’amore che supera il tempo e soprattutto la distanza, può continuare ad accarezzare per sentirla vicina in attesa del loro prossimo abbraccio.
Il destino avverso non li fece più incontrare.
La duchessa, chiamata Lucrezia Borgia, nonché figlia illegittima del Papa Alessandro VI, morì giovanissima, lasciando però dietro di sé una fama che la rese immortale e che la farà ricordare sempre come una donna di potere leggendaria e controversa.
Lui, invece, dopo la morte di lei, divenne Cardinale, delineandosi in pochissimo tempo non solo come personaggio di spicco dell’umanesimo italiano, ma anche come grande uomo di Chiesa, noto con il nome di Pietro Bembo.
La bellezza e il fascino di questa reliquia, forse, stanno proprio nel suo mistero che l’ha resa un grande tesoro ancora incredibilmente intatto nonostante il tempo, come intatto, fino alla fine, è stato il grande amore che ha vissuto.
È conservata alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, la ciocca di capelli all’interno di una piccola teca adornata da cristalli, perle, rubini e smeraldi.
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piusolbiate · 10 months
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Festival del Libro
Il Sistema Bibliotecario Busto Arsizio – Valle Olona organizza il Festival del Libro, giunto alla quinta edizione. La Biblioteca Comunale di Solbiate Olona ospiterà Maria Pia Veladiano presso il Giardino degli Artisti del Centro Anziani, Piazza Gabardi 1, venerdì 7 luglio 2023 alle 20.30.
La scrittrice presenterà il suo ultimo libro “Quel che ci tiene vivi” dialogando con Lucrezia Tavella.
"Aiutare le famiglie che non funzionano: questo è l’obiettivo del giovane protagonista, un avvocatocon un passato doloroso, difficile da dimenticare ma anche da ricordare.E, in qualche modo, quello è lo scopo anche di sua moglie Bianca, la psicoanalista a cui si è rivolto all’inizio della carriera proprio per rimettere insieme i pezzi della sua infanzia.Non sembravano compatibili – lei credente, esile, vegetariana e raffinata, lui materialista e disilluso, sovrappeso, cresciuto solo e in povertà – eppure al posto di un’analisi è nato un amore.Forse perché parlano la stessa lingua, quella che condivide soltanto chi è sopravvissuto a un trauma incancellabile, ma che ha anche il coraggio di resistere e andare avanti.Forse perché entrambi hanno bisogno di provare ad aggiustare il mondo.È questo che spinge l’avvocato a entrare e uscire dai tribunali con furiosa determinazione, per dare una possibilità alle persone che, come era accaduto a lui, «non vengono viste».Una sera d’inverno incontra un bambino solo, infreddolito, che parla con curiosa saggezza.Un bambino che sparisce e sembra non ricomparire più. Un bambino che gli ricorda sé stesso.E quando scopre chi è, la sua missione diventa un’ossessione: dovrà riuscire a salvarlo".
Quel che ci tiene vivi di Mariapia Veladiano, Guanda, 2023
https://www.guanda.it/libri/mariapia-veladiano-quel-che-ci-tiene-vivi-9788823532649/
https://www.mariapiaveladiano.it/
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odioilvento · 1 year
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Questa storia mi piace sempre. Una bella storia d'amore, di proibito ma certo, di distanza riempita di lettere. L'amore della vita, oltre ogni condizione.
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Pinacoteca Ambrosiana, Milano.
In una piccola teca è conservato un tesoro.
Un garbuglio di sottili fili gialli che formano un intreccio ad anello verso l’estremità. Niente di che all’apparenza, forse solo una reliquia; e invece se vai a fondo scopri che dietro c’è un mondo. Una storia d’amore bellissima quanto proibita, tra un dotto umanista e una ragazza tormentata. Per viverla bisogna spostarci un po’ più ad est, e tornare indietro nel tempo, tanti e tanti anni fa.
Ferrara 1502. Quel giorno, alla corte ducale, erano attesi giovani poeti e letterati.
Per il ragazzo era un’occasione d’oro. Poteva finalmente mettersi in mostra e farsi notare dalla duchessa. Se tutto fosse andato come sperava, avrebbe avuto anche l’occasione di entrare nella sua cerchia ristretta di letterati. Lei amava gli artisti, e ovviamente far parte del suo “circolo” era garanzia di fama e ricchezza. Così giunse il suo momento. Il ragazzo entrò in sala e la vide. Conosceva la duchessa solo per sentito dire, e che fosse molto bella lo sapeva già, gliel’avevano ripetuto un milione di volte. Quello che lo sbalordì e lo lasciò senza parole fu che fosse così bella. Il poeta ci mise un po’ di tempo a presentarsi, letteralmente folgorato dal bagliore della giovane duchessa. I suoi capelli biondi splendevano, illuminati dai raggi del sole che filtravano dalle grandi vetrate del palazzo. Già quei capelli, come si può dimenticarli? Non ci riuscì, e continuò a pensare a lei anche le ore successive all’incontro. Anche i giorni dopo. Anche le settimane dopo.
La duchessa era il suo pensiero fisso. Si invaghì così tanto da giungere a cambiare la struttura della sua prima opera che stava per uscire in quel periodo. La modificò sulla base di quel suo nuovo invaghimento. Un uomo che apriva il suo cuore verso l’amore più sincero e appassionato. E quando l’opera, chiamata “gli Asolani”, uscì, il poeta ne regalò subito una copia alla duchessa, che rimase positivamente colpita. Cominciarono a frequentarsi sempre più spesso, i due innamorati clandestini, e intrapresero una relazione platonica ma appassionata.
Poi però arrivò la peste e il poeta fu costretto a scappare dalla città. Lei rimase. Non poteva la duchessa abbandonare il suo popolo decimato. E tanto platonicamente quanto si erano frequentati di persona, così iniziarono un rapporto epistolare a distanza fatto di bellissime lettere d’amore. Lui però aveva ancora quel pensiero fisso: i capelli di lei, e glielo scrisse. Alla fine lei non mancò di compiere un gesto fortemente simbolico: si tagliò una ciocca dei suoi amati capelli e la inviò insieme a una lettera. Quando lui la ricevette, la tenne stretta a se, e la volle conservare per sempre all’interno di uno scrigno, che ormai era il più prezioso di tutti i tesori che possedeva. Quello che conteneva le lettere d’amore della duchessa.
I due non si rividero mai più ma continuarono a scriversi ancora per sedici anni. Poi lei morì giovanissima e lui divenne Cardinale. Uomo di chiesa e personaggio di spicco dell’umanesimo italiano, famoso ancora oggi con il nome di Pietro Bembo.
Come quella ciocca di capelli sia giunta a Milano, non lo sa nessuno. Ma forse un motivo c’è.
Se la guardi all’interno della piccola teca, noti che è ancora perfettamente conservata, liscia e fresca come se fosse stata appena recisa.
Ecco, pare che in alcune notti, se osservi bene attraverso le finestre della Pinacoteca Ambrosiana, scorgi un bagliore. Una luce intensa che proviene dalla stanza dove è conservata la bionda treccia. Dicono che sia proprio la duchessa, che arriva e legge le lettere del suo amato Pietro Bembo, non prima di aver pettinato la propria ciocca di capelli.
Poi se ne va, svanisce in un educato silenzio, ma felice perché si è sentita amata. Lei, la discussa e tormentata duchessa di Ferrara, Lucrezia Borgia.
Roberto Colombo
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jacopocioni · 8 days
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Celebrazione Solenne alla Chiesa di San Giorgio alla Costa
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Martedì 23 aprile alle 18.00, nel giorno di San Giorgio, avverrà una celebrazione presso la chiesa di San Giorgio alla Costa; un'apertura straordinaria per onorare il santo dato che il martedì la chiesa è normalmente chiusa. Un'occasione ghiotta per chi non ha mai visto questa antichissima chiesa poterla vedere durante la celebrazione del Santo che le attribuisce il nome. Risalente all'anno 1000 è stata interamente restaurata. La chiesa si trova nel quartiere di Oltrarno lungo Costa a San Giorgio, strada che dal Ponte vecchio arriva al Forte Belvedere.
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Dal blog museionline: " Anticamente esistevano in questo luogo tre piccole chiese di cui una intitolata san Giorgio martire, una a san Sigismondo e una terza a san Mamiliano. La chiesa di San Giorgio era anteriore all'anno mille ed era una delle principali priorie della Firenze medievale, e qui il giovane Giotto eseguì la tavola d'altare con la Madonna col Bambino in trono e due Angeli, oggi al Museo diocesano di Santo Stefano al Ponte. Ben presto fu aggiunto un convento, il quale fu ampliato e completamente rinnovato nel corso del XV secolo. Appartenuto ai Canonici di Sant'Andrea a Mosciano, ai Domenicani ed ai Silvestrini, nel 1520 per volere di Lucrezia de' Medici, figlia di Lorenzo il Magnifico, venne edificato un nuovo convento dedicato allo Spirito Santo e concesso alle monache vallombrosane. Nel 1705-1708 la chiesa venne rinnovata dall'architetto Giovan Battista Foggini e l'interno (costituito da un'unica navata introdotta da un ampio endonartece sormontato dal coro delle monache) fu decorato da opere in stile rococò di Alessandro Gherardini (San Giorgio in gloria nella volta) e Antonio Domenico Gabbiani (Discesa dello Spirito Santo nell'ovale dell'altar maggiore). Gli stucchi sono di Giovan Battista Ciceri, le grate di Jacopo Pini, il tutto su disegno del Foggini. Tra le altre tele San Benedetto che resuscita un fanciullo di Tommaso Redi (1705 circa)." Ringraziamo Adriana Bartolini per la segnalazione. Read the full article
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Flaminia
FLAMINIA, il primo film di e con Michela Giraud, arriva al cinema dall’11 aprile distribuito da Vision Distribution. Nel cast: Michela Giraud, Rita Abela, Antonello Fassari, Nina Soldano, Edoardo Purgatori, Catherine Bertoni de Laet, Ludovica Bizzaglia, Francesca Valtorta, Fabrizio Colica e con Lucrezia Lante Della Rovere. https://www.youtube.com/watch?v=nh7nWsCYPwU Flaminia, il film di Michela Giraud Sceneggiato dalla stessa Giraud con Francesco Marioni, Greta Scicchitano e Marco Vicari, la stand up comedian ne è anche protagonista nei panni della giovane donna piena di ambizioni e prossima al matrimonio che dà il titolo al film. Per la sua opera prima Giraud sceglie un tono spensierato e sagace per raccontare una storia che affronta temi importanti e delicati, rivelando un altro lato della sua sensibilità di artista. Prendendo spunto dalle difficoltà e dalle ipocrisie che si celano dietro le porte delle case borghesi Michela Giraud ci racconta una storia divertente e toccante e se qualcuno vi dirà che è una storia vera, non credetegli. Il film è una produzione Eagle Original Content e Pepito Produzioni in collaborazione con Vision Distribution e con Prime Video. Sinossi Flaminia De Angelis è tutto quello che una ragazza di Roma Nord dev’essere: sorridente, ossessionata dalla forma fisica e soprattutto ricca o meglio arricchita. Sotto la pressione di sua madre Francesca, sta per sposare Alberto, il figlio di un importante diplomatico regalando all’intera famiglia la tanto agognata scalata sociale. Tutto è pronto per il grande evento quando nella vita patinata di Flaminia piomba Ludovica, la sua sorellastra, un uragano di complessità dal cuore ingestibile. Trentenne nello spettro autistico, Ludovica irrompe nella vita di Flaminia con la forza di un terremoto, mettendo a nudo tutte le ipocrisie con cui Flaminia crede di convivere benissimo. Proprio quando la convivenza delle sorelle fa riaffiorare il sentimento di un rapporto dimenticato, un evento inaspettato mette di nuovo a repentaglio tutto. Read the full article
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eziovarrassi · 2 months
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Ciclismo: la molisana Noemi Lucrezia Eremita 3^ miglior giovane e 4^ tra le italiane - K2 Women Team - Il bilancio del Ponente in rosa - Termoli Wild
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earlgodwin · 7 days
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"For the good of those who see in us, the defense of our beloved people, whom we love above all else and whose love we reciprocate, requires us to use our children as instruments and bargaining tools to obtain the necessary ends." — Rodrigo Borgia (Lucrezia Giovane, directed by Luciano Ercoli)
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staipa · 3 months
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/giornata-internazionale-delle-donne-e-delle-ragazze-nella-scienza/?feed_id=1313&_unique_id=65c880ce9a9b6 %TITLE% La Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza si celebra l'11 febbraio di ogni anno per riconoscere il ruolo fondamentale delle donne nella scienza in un mondo in cui è sempre stato difficile per loro potersi esprimere. Basti pensare che la prima donna a cui sia stato permesso di laurearsi è stata Elena Lucrezia Cornaro Piscopia nel 1678, laureata in Filosofia perché Teologia in cui voleva laurearsi non era considerato adatto a una donna. L'università di Bologna esisteva già da più di seicento anni, dal 1088. Poi goccia a goccia pian piano ne sono seguite altre 1678. Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, Prima laureata in Filosofia1732: Laura Bassi Verati, Prima laureata in Storia naturale e medicina1751: Cristina Roccati, Prima laureata in filosofia e fisica1877: Ernestina Paper, Prima laureata in medicina1891: Fabri Cornelia, Prima laureata in Scienza Matematiche Secondo il ‘Rapporto tematico di genere’ realizzato dal Consorzio interuniversitario AlmaLaurea (https://short.staipa.it/x6eat), ad oggi le donne costituiscono quasi il 60% dei laureati in Italia, e registrano performance migliori sia in termini di regolarità negli studi sia di voto di laurea (concludono gli studi in corso il 60,2% delle donne, rispetto al 55,7% degli uomini; il voto medio di laurea è, rispettivamente, pari a 103,9 e 102,1/110). Eppure, gli uomini sono più valorizzati sul mercato del lavoro, guadagnano il 20% in più e occupano professioni di più alto livello. Quanti di noi immaginando una persona di scienza la immaginano donna? E quanti una persona che lavora in casa per la famiglia la immaginano uomo? Si tratta di uno dei tanti stereotipi di genere che ci portiamo avanti dai secoli in cui alle donne non era neppure permesso studiare ma poi ci scandalizziamo di popolazioni che consideriamo arretrate dove viene impedito alle donne di realizzarsi. Per questo è importante ricordare a tutte le donne, ma soprattutto a tutte le ragazzine e le bambine che possono essere ciò che vogliono che non è impossibile diventare come Fabiola Gianotti che direttrice del CERN fino al 2025, l'astronauta Samantha Cristoforetti, Elena Cattaneo la più giovane senatrice a vita della storia della Repubblica italiana e una tra i maggiori esperti per gli studi nel campo delle cellule staminali, Lucia Votano dal 2009 al 2012 direttrice del Laboratorio nazionale del Gran Sasso, Anna Grassellino, fisica dei materiali e ricercatrice nel campo della superconduttività, che dal 2020 dirige il centro Sqms (Superconducting quantum materials and systems) al Fermilab di Chicago, Ilaria Capua virologa che dirige dal 2016 il centro di eccellenza One Health dell’Università della Florida. Leggete e fate leggere alle ragazze libri come "Sei donne che hanno cambiato il mondo" di Gabriella Greison (https://short.staipa.it/6kjtt) o la serie di "Storie della buona notte per bambini ribelli" (https://short.staipa.it/avveu). Sono sicuro che loro, e il mondo un giorno ringrazieranno. https://www.staipa.it/blog/sei-donne-che-hanno-cambiato-il-mondo/
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sonounacattivapersona · 3 months
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«Pinacoteca Ambrosiana, Milano.
In una piccola teca è conservato un tesoro.
Un garbuglio di sottili fili gialli che formano un intreccio ad anello verso l’estremità. Niente di che all'apparenza, forse solo una reliquia; e invece se vai a fondo scopri che dietro c'è un mondo. Una storia d'amore bellissima quanto proibita, tra un dotto umanista e una ragazza tormentata. Per viverla bisogna spostarci un po' più ad est, e tornare indietro nel tempo, tanti e tanti anni fa.
Ferrara 1502. Quel giorno, alla corte ducale, erano attesi giovani poeti e letterati.
Per il ragazzo era un'occasione d'oro. Poteva finalmente mettersi in mostra e farsi notare dalla duchessa. Se tutto fosse andato come sperava, avrebbe avuto anche l'occasione di entrare nella sua cerchia ristretta di letterati. Lei amava gli artisti, e ovviamente far parte del suo "circolo" era garanzia di fama e ricchezza. Così giunse il suo momento. Il ragazzo entrò in sala e la vide. Conosceva la duchessa solo per sentito dire, e che fosse molto bella lo sapeva già, gliel'avevano ripetuto un milione di volte. Quello che lo sbalordì e lo lasciò senza parole fu che fosse così bella. Il poeta ci mise un po' di tempo a presentarsi, letteralmente folgorato dal bagliore della giovane duchessa. I suoi capelli biondi splendevano, illuminati dai raggi del sole che filtravano dalle grandi vetrate del palazzo. Già quei capelli, come si può dimenticarli? Non ci riuscì, e continuò a pensare a lei anche le ore successive all'incontro. Anche i giorni dopo. Anche le settimane dopo.
La duchessa era il suo pensiero fisso. Si invaghì così tanto da giungere a cambiare la struttura della sua prima opera che stava per uscire in quel periodo. La modificò sulla base di quel suo nuovo invaghimento. Un uomo che apriva il suo cuore verso l'amore più sincero e appassionato. E quando l'opera, chiamata "Gli Asolani", uscì, il poeta ne regalò subito una copia alla duchessa, che rimase positivamente colpita. Cominciarono a frequentarsi sempre più spesso, i due innamorati clandestini, e intrapresero una relazione platonica ma appassionata.
Poi però arrivò la peste e il poeta fu costretto a scappare dalla città. Lei rimase. Non poteva la duchessa abbandonare il suo popolo decimato. E tanto platonicamente quanto si erano frequentati di persona, così iniziarono un rapporto epistolare a distanza fatto di bellissime lettere d'amore. Lui però aveva ancora quel pensiero fisso: i capelli di lei, e glielo scrisse. Alla fine lei non mancò di compiere un gesto fortemente simbolico: si tagliò una ciocca dei suoi amati capelli e la inviò insieme a una lettera. Quando lui la ricevette, la tenne stretta a se, e la volle conservare per sempre all'interno di uno scrigno, che ormai era il più prezioso di tutti i tesori che possedeva. Quello che conteneva le lettere d'amore della duchessa.
I due non si rividero mai più ma continuarono a scriversi ancora per sedici anni. Poi lei morì giovanissima e lui divenne Cardinale. Uomo di chiesa e personaggio di spicco dell'Umanesimo italiano, famoso ancora oggi con il nome di Pietro Bembo.
Come quella ciocca di capelli sia giunta a Milano, non lo sa nessuno. Ma forse un motivo c'è.
Se la guardi all’interno della piccola teca, noti che è ancora perfettamente conservata, liscia e fresca come se fosse stata appena recisa.
Ecco, pare che in alcune notti, se osservi bene attraverso le finestre della Pinacoteca Ambrosiana, scorgi un bagliore. Una luce intensa che proviene dalla stanza dove è conservata la bionda treccia. Dicono che sia proprio la duchessa, che arriva e legge le lettere del suo amato Pietro Bembo, non prima di aver pettinato la propria ciocca di capelli.
Poi se ne va, svanisce in un educato silenzio, ma felice perché si è sentita amata. Lei, la discussa e tormentata duchessa di Ferrara, Lucrezia Borgia»
(Roberto Colombo, Alberto Angela UnOfficial Page Fan Italia)
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agrpress-blog · 5 months
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Quella strana morte in via Santa Dorotea (un cold case datato 6 aprile 1520), l'interessante libro di Gìa Fort Shoping.   Jey e Heleonor partono alla volta della verità. La giovane, durante un intervento conservativo presso la Galleria d’Arte Antica di Roma, scopre sotto la Fornarina di Raffaello Sanzio alcuni tratti che aveva già visto presso il British Museum di Londra. Eppure la data riportata era del 1756, ovverosia duecentosedici anni dopo la morte di Raffaello. Il testo, per quanto ben si agganci al “cold case” - ovverosia quei casi rimasti irrisolti -, tende le braccia a fenomeni paranormali, regressioni ipnotiche e reincarnazioni. Sarà proprio la mente di Heleonor a cedere per prima, lasciandosi cullare da insistenti sensazioni di avvenimenti passati. I personaggi di Shoping sono ben caratterizzati. Jey è un giornalista e scrittore attaccato più alla bottiglia di rum più che non alla sua professionalità; tuttavia è sempre alla ricerca di buone notizie. Lei è certamente più risoluta, appassionata al suo lavoro presso la galleria d’arte. Fra i due esiste una forte passionalità, la stessa che intreccia, sia pur in ere differenti, la vita di Raffaello e Margherita, e Rafele e Lucrezia. Passioni, quelle raccontate da Shoping, che regalano una Trastevere vecchia, fino ad arrivare ai giorni nostri. Ogni storia ben si amalgama con la trama principale del testo, aggiungendo particolari ad un libro che ha già dell’incredibile. Le ambientazioni ben si avvicendano. Se in un primo momento, infatti, il lettore/lettrice si imbatte nella caotica Londra, successivamente prenderà un bel respiro, rilassandosi nelle campagne scozzesi. Il verde si fonde con il cemento, raccontando gli usi, i costumi, le fragranze, e perfino le tecniche pittoriche, in una miscellanea in grado di incantare ogni tipo di lettore/lettrice. Lo stile di Shoping è scorrevole - sia pur fortemente ricercato -, spronando i suoi lettori ad un approfondimento culturale. Di grande impatto è l’incontro fra la realtà vissuta dai protagonisti con il mondo esoterico, in cui la regressione ipnotica e la metempsicosi accompagnano il lettore/lettrice in uno stadio parallelo. Sarà quest’ultimo/ultima infatti, protagonista attivo/attiva delle vicende, in una narrazione ad alta tensione, libero/libera da ogni pregiudizio. I capitoli sono ben articolati, presentandosi nella loro forma chiara. Ai numeri arabi viene affidata la storia di Jey ed Heleonor. Ai numeri romani, invece, si connetteranno squarci di vita vissuti come reali attraverso l’ipno-regressione. Il testo in corsivo, invece, si occuperà del percorso della medium per condurre Jey nel recupero dei frammenti di una vita passata. Punto forte dell’autore, è senz’altro la sua capacità di adattare alla luce della modernità, i complessi avvenimenti storici ormai tramontati. Un mix di forte attrattiva in grado di di accompagnare il lettore/lettrice in un percorso in cui è molto facile imbattersi in domande filosofiche: potremmo realmente essere la reincarnazione di qualcuno? Quesiti che trovano risposte verso la fine, quando, alla fine di tutto, arriveranno importanti rivelazioni sulla morte del grande pittore italiano. Quella strana morte in via Santa Dorotea di Gìa Fort Shoping, pubblicato da StreetLib - pp. 468; genere: thriller/giallo - è disponibile in libreria e online da maggio 2020.
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