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#interezza
klimt7 · 2 years
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" L'amore è il luogo della spontaneità.
Possiamo entrarvi soltanto da interi con tutto ciò che siamo, per poi scoprire, giorno per giorno, il valore dell'integrità che ci dona l'Altro. "
[ R. J. Sternberg ]
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amore-universaleorg · 2 years
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La paura al posto dell'amore
La paura al posto dell’amore
Il tuo riconoscimento che qualsiasi cosa sembri separati da Dio è solo paura, indipendentemente dalla forma che assume e a prescindere da come l’ego vuole che tu ne faccia esperienza, è quindi la minaccia fondamentale per l’ego. Il suo sogno di autonomia viene scosso alla sua base da questa consapevolezza. Perché sebbene tu possa incoraggiare una falsa idea di indipendenza, non accetteresti il…
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frammenti--di--cuore · 8 months
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per favore, iniziamo a premiare la gente che ci pensa, che ci tratta bene e con rispetto. un gesto gentile, alla pari di un gesto scorretto, non deve essere dato per scontato o sottovalutato, mai. se qualcuno è gentile con noi, notiamolo per favore, facciamo capire all'altro che l'abbiamo notato e che per noi quello che ha fatto conta, è importante. Non possiamo sempre e solo guardare un lato della medaglia e comportarci di conseguenza, non possiamo sempre e solo vedere le cose che non ci piacciono e farle pesare come fossero un macigno, anche quelle piccole. è così che si costruiscono le relazioni sane: guardando l'altro per quello che è nella sua interezza e non solo per quello che vogliamo vedere noi. Per favore, più gentilezza per le persone con noi gentili. Grazie.
zoe
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gregor-samsung · 9 days
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" Un giorno - era di maggio - che la Città [Kiev] si svegliò risplendente come una perla nel turchese, e il sole rotolò fuori per illuminare il regno dell'etmano, e i cittadini erano già in moto, come le formiche, per i loro affarucci, e gli assonnati commessi dei negozi cominciavano ad alzare fragorosamente le saracinesche, un rombo terribile e sinistro attraversò la Città. Era di timbro inaudito - né di cannone né di tuono, ma così forte, che parecchie finestre si aprirono da sé e tutti i vetri tremarono. Il rombo si ripete, attraversò di nuovo tutta la Città alta, si riversò a ondate nella Città bassa, a Podol, e, attraverso l'azzurro e magnifico Dnepr, si perde nei lontani spazi moscoviti. I cittadini si svegliarono e nelle strade cominciò lo scompiglio. Dilagò in un istante, perché dalla Città alta, Pečersk, arrivò di corsa, urlando e ululando, della gente insanguinata e dilaniata. E il rombo si ripeté una terza volta e così forte che nelle case di Pečersk cominciarono a cadere fragorosamente i vetri e il terreno tremò sotto i piedi. Molti videro allora delle donne correre con la sola camicia indosso, gridando con voci terribili. Ben presto si seppe da dove era venuto quel rombo. Era venuto da Lysaja Gora, fuori della Città, sul Dnepr, dove si trovavano depositi colossali di munizioni e di polvere. A Lysaja Gora era avvenuta un'esplosione. Per cinque giorni la Città visse aspettando terrorizzata da Lysaja Gora l'ondata dei gas asfissianti. Ma le esplosioni cessarono, i gas non si sparsero, la gente insanguinata scomparve, e la Città riacquistò il suo aspetto pacifico in ogni sua parte, ad eccezione del piccolo angolo di Pečersk dove erano crollate alcune case. Inutile dire che il comando tedesco ordinò una severa inchiesta, e inutile dire che la Città non seppe nulla sulle cause dell'esplosione. Correvano voci diverse. - L'esplosione è stata provocata dalle spie francesi. - No, è stata provocata dalle spie bolsceviche. Si finì col dimenticare l'esplosione. "
Michail Bulgakov, La guardia bianca, traduzione di Ettore Lo Gatto, Einaudi, 1967; pp. 59-60.
Nota: la prima pubblicazione incompleta di Belaja gvardija [Белая гвардия] avvenne a puntate sulla rivista letteraria sovietica Rossija nel 1925 e l'opera teatrale ricavata dall'autore sulla base delle prime due parti riscosse subito un enorme successo (si dice che lo stesso Stalin vi assistette almeno una ventina di volte). Nel 1927 l'opera completa fu stampata a Parigi mentre una edizione censurata venne diffusa in Urss solo 1966. Come molte opere sgradite al regime La guardia bianca fu conosciuta nella sua interezza dai cittadini sovietici solo nel 1989.
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der-papero · 7 months
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Stamattina, leggendo l'ennesimo reblog chiarificatore di @kon-igi, perché avevano provato a ribattere con un velato Argumentum ad consequentiam, ho pensato di essere davvero fortunato, perché le scienze che io adoro e di cui parlo ogni tanto qui non hanno nemici sui social, per il semplice fatto che nel mondo della Matematica le persone scelgono di non capire, e quindi ne ignorano l'esistenza nella sua interezza e a priori. Magari c'è qualcuno che si lancia in un "chi lo dice che 2+2=4???" però è un post che non fa manco 10 metri e si esaurisce da solo, per il semplice fatto che ci sono argomenti ben più piccanti sui quali rompere le palle (è andata per un po' quella cagata dove sfruttano la divisione per zero per dimostrare la contraddizione di una relazione, ma pure quella non ha mai avuto troppi proseliti, perché non riesce a spremere più di qualche like).
Mi sono sempre lamentato su come le persone violentino una materia come l'informatica, ma considerato i guai che puntualmente passano chi studia medicina, fisica applicata alla Terra (lo studio dei fenomeni naturali), l'astrofisica (i religiosi ci sguazzano qui), e tutte quelle scienze minacciate dai laureati a UniStrada, rivaluterò le mie considerazioni, accontentandomi di non trovarmi mai (spero) nella condizione di dovermi fare il sangue amaro.
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therefore-farewell · 8 months
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Ogni individuo è unico e merita di essere compreso nella sua interezza, senza giudizio o pregiudizi.
— I. D. Yalom
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fragilrs · 1 month
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“Anche adesso, mentre scrivo, la mia anima si strugge quando ridi, quando tremi, quando ti stringi a me, perché, come nessuna delle donne che mi hanno abbracciato, so che tu ti stringerai a me completamente, nella tua interezza, perché sei viva. Ho annotato dentro di me questo piccolo particolare che ha sempre attirato la mia attenzione. Perché le donne, capisci, mi hanno sempre abbracciato, all’inizio, solo con metà corpo, metà del loro corpo contro il mio corpo affamato.”
Che tu sia per me il coltello - David Grossman
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maurosempre · 7 months
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La bocca è la sede dell’amore inteso nella sua interezza e il bacio è il primo segno, ma già completo, del possesso. Una donna diventa la “tua” donna quando ti dà il primo bacio. Se invece lei ti nega la sua bocca ti nega tutta se stessa.
(Massimo Fini)
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rraskolnikovv · 11 days
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Avevo tentato disperatamente, con ogni singola forza, di conformarmi in qualcosa che già era stato scritto: una sfilza interminabile di identità sociali che io stessa ero la prima ad apprezzare e che notavo negli altri. Ero terrorizzata da cosa avrei potuto trovare se avessi scavato in profondità, eluso la patina scintillante che mi ero costruita intorno, per sfuggire a me stessa. Paura di non soddisfare le aspettative che tutti riponevano in me, paura di essere costretta per la vita a convivere internamente con un essere che detestavo.
Tutto, ma non la solitudine, non il sentirmi sola in mezzo a tutte quelle le persone.
Quello che mi ha portata a compiere quel gesto, il 17 di luglio, è stata appunto la possibilità concreta di abbracciare la solitudine nella sua interezza, perdendo il mio sostegno più grande negli ultimi tre mesi. Ed era stato troppo, troppo forte, troppo doloroso, troppo devastante anche solo il pensiero di ritrovarsi da sola, di fare schifo senza che nessuno le tendesse una mano.
In fin dei conti le cose sono andate come dovevano andare. A 19 anni si è troppo piccoli per dover affrontare queste tematiche, anzi, non basta una vita intera perché un individuo sia pronto a uno spettacolo del genere. Io non lo auguravo al mio peggior nemico, eppure ho tirato in mezzo due delle persone più care. Li ho obbligati a guardarmi, a vivere quel dolore di cui non erano direttamente responsabili né colpevoli. Quale essere tremendamente egoista potrebbe compiere una tale azione e accettare di poter avere un pubblico nell’atto autolesionista? Sono profondamente convinta che nell’autolesionismo ci sia una richiesta disperata di aiuto all’altro, una inattesa speranza che un giorno qualcuno possa accorgersene e tirarti fuori da quel casino che ti sta logorando, prima che sia troppo tardi. Chi vuole compiere l’atto estremo lascia indizi, dà possibilità a sé stesso e agli altri fino allo sfinimento completo. Io volevo essere notata, avevo bisogno di essere salvata. Mi sono ferita sulla guancia perché ero stanca di passare inosservata. Sono scappata di casa, ho pianto, ho fatto cose di cui non vado fiera solo perché qualcuno vedesse lo schifo di essere umano che ero diventata. Al tempo stesso pretendevo dagli altri l’amore che non riuscivo a darmi, amore che sembrava linfa vitale tanto io lo bramavo. Sono passati mesi da quelle giornate. Il tempo ha riparato? Non saprei dirlo. Questi episodi restano nel mio cervello come un tarlo e saltuariamente tornano a farmi visita. I rapporti non esistono più, questo era scritto e infatti è successo. Spero che un giorno il passato smetta di seguirmi.
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libriaco · 5 months
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🎄 Si dice presepio o presepe?
Risposta
La mira Madre in poveri panni il Figliol compose, e nell'umil presepio soavemente il pose; e l'adorò: beata! innanzi al Dio prostrata, che il puro sen le aprì. … Senza indugiar, cercarono l'albergo poveretto que' fortunati, e videro, siccome a lor fu detto, videro in panni avvolto, in un presepe accolto, vagire il Re del Ciel.
(A. Manzoni, Il Natale, vv. 64-70 e 92-98)
Se uno dei padri della lingua italiana come Alessandro Manzoni poteva usare nello stesso componimento e in un contesto assai simile sia presepio che presepe non possiamo dare altra risposta alla domanda dei nostri lettori che non sia: si possono usare entrambi i termini.
L'articolo dell'Accademia della Crusca a proposito del termine più 'corretto' da usare, si trova, nella sua informata interezza, QUI:
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susieporta · 4 months
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Quattro di Coppe.
"Il sentire la Vita è un dono prezioso".
Quante volte vi sarà capitato di trovarvi in mezzo ad un gruppo nutrito di persone ed accorgervi di sentirvi profondamente soli.
O magari in relazioni intime, con amici o compagni, in momenti di condivisione di attività piacevoli, avvolti dalla medesima svuotante sensazione di distacco l'uno dall'Altro.
O ancora, mentre c'è in atto una conversazione di chiarimento o di aiuto, essere interrotti dal suono di un messaggio o da una telefonata ed abbandonare compulsivamente tutto per rispondere.
E lasciare l'Altro lì, con la sensazione di non essere accolto, ascoltato, di non essere importante.
Le persone non si connettono.
"Fanno" le cose insieme. Ma poi giocano da soli.
E non si accorgono.
Non ne hanno la minima percezione.
Esiste per loro un piano di realtà limitato. Dove l'Altro non può entrare con il Cuore, ma solo con il Corpo. E dove esiste solo il loro bisogno, la loro vita, il loro appagamento.
L'Ombra dei nostri tempi.
La "distrazione di massa".
Non accorgersi.
Equivale a dire: non sono radicato nel Presente.
Sono una foglia al Vento. Non so dove sono, non so dove sono gli Altri, non sono concentrato su cosa creo o "non creo".
L'inconsapevolezza è una fuga dalla realtà.
E' una negazione del Dolore.
Quando diciamo: "Non me n'ero accorto che stavi male", "Non mi rendevo conto che mi stavi usando violenza", "Non pensavo di essere stato così distratto", stiamo semplicemente confermando la nostra "assenza dalla Vita e da noi stessi".
Stiamo negando la Verità.
E stiamo scappando dalle Emozioni.
E ci riempiamo di anestetici. Messaggini, telefonate, social, abusi di sostanze, cibo, rumore, materia, lavoro.
Tutto per non avere tempo, per non creare silenzio e ascolto.
Non ci fermiamo mai.
E se ci fermiamo, non riusciamo a placare l'ansia, quell'ansia che nasconde un disagio, un dolore, una paura.
E così il circolo vizioso continua, si moltiplica e si ingigantisce.
Le relazioni non funzionano, da anni oramai, perché siamo gravemente deficitari nella Connessione interiore e nel Radicamento.
E in questa disconnessione, al nostro passaggio, creiamo morti e feriti. E ci ammaliamo di disamore.
Molti agognano l'attenzione di un partner che si fonda insieme a loro. Per non sentire più quella mancanza o quel vuoto abissale.
Ma non si rendono conto che è proprio ciò che "non troveranno" nell'Altro. Perché l'Altro non è "il preposto a riempire vuoti".
Queste relazioni sfociano poi nella simbiosi, nella dipendenza, nella ribellione, nel distacco, nella violenza ed infine in una dolorosa rottura.
Interi, radicati e connessi.
Così potremmo aspirare a relazioni sane.
L'Altro non è un magazzino energetico, non è un surrogato di genitore, non è un bastone, non è un complice della disfunzione, non è un pupazzetto.
E' un individuo sacro e autonomo.
E se è vero che per anni ci siamo rifugiati nell'attesa del Salvatore e nella idealizzazione dei rapporti, ora abbiamo l'immensa opportunità di ritornare all'Essenza, di rompere con gli automatismi distruttivi e di depurare le future relazioni da queste rovinose eredità disfunzionali.
Febbraio chiede Radicamento.
Ci sosterrà nella Ri- connessione con noi stessi e con l'Altro.
Ci porterà a sentire il nostro Corpo nella sua interezza. Riaprirà le porte alla cura fisica e psichica. Ci farà camminare a piedi nudi sulla Terra. Ci accompagnerà nel nostro "bagno di realtà" finale.
Febbraio sarà il "grande connettore". Dal Prima al Dopo. Dal Passato al Futuro. Dall'Assenza alla Presenza.
Salutiamo Gennaio con gratitudine. Con il suo motto "Progresso e Coscienza" ci ha regalato delle perle di saggezza evolutive davvero straordinarie.
Oggi ci lascerà. Lo porteremo sempre nel Cuore. Ha rivelato immense Verità su noi stessi e su dove siamo diretti.
Addio Gennaio. E grazie!
E avanti con Febbraio... ne vedremo delle belle!!! Prepariamoci!
Mirtilla Esmeralda
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mtonino · 8 months
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Krzysztof Kieślowski parla di Film Bianco e del montaggio:
tutti e tre i film iniziano allo stesso modo, nei sotterranei della civiltà e della tecnologia.
Il primo film inizia sotto una macchina, il secondo inizia con un nastro trasportatore all'aeroporto, e il terzo, con la macchina da presa che scorre sulle linee elettriche.
Volevamo mostrare il fatto evidente che noi usiamo tutti i tipi di oggetti ogni giorno, senza nemmeno renderci conto quanto sono complicati e potenzialmente pericolosi questi oggetti.
Questo vale per tutti gli inizi.
Qui, il film parte con delle valigie sul nastro trasportatore.
Un po' prima. Qui. Da qui partono i titoli di testa, valigie su un nastro trasportatore.
Poi abbiamo un'inquadratura in cui mostriamo la gamba del protagonista.
Ciò che è importante in questa inquadratura è che il protagonista sta battendo i piedi.
Non sta camminando davvero. Ha fretta, va da qualche parte, ma la sua camminata è goffa, le scarpe che indossa, il suo cappotto poco attraente, il suo abbigliamento non è elegante (è un eufemismo)
tutto questo è molto importante per noi.
La cosa principale era collocare il protagonista in un ambiente appropriato, un luogo dove possiamo vedere che non si adatta.
Era veramente importante.
C'è una scena piuttosto lunga realizzata con inquadrature a figura intera per poter vedere il protagonista nella sua interezza, il suo aspetto, la sua goffaggine.
Non è alto.È perso. Si pulisce le mani sulla giacca. Sembra un pò spaventato dalle macchine.
Qui attraversa la strada con Marin Karmitz, che lavorava come comparsa. Si pulisce le mani. Ha paura delle macchine.
E allora abbiamo avuto l'idea, durante il montaggio, che il film non avrebbe dovuto iniziare così.
Così, durante il montaggio, abbiamo deciso di far entrare in scena il protagonista, nel modo più sintetico possibile, in tribunale per il divorzio.
Così, per portarlo lì in modo rapido e sintetico, ho pensato di usare le valigie più volte. Innanzitutto, un primo piano delle valigie…
Nella seconda inquadratura, qui, le valigie sul nastro trasportatore, la telecamera mette chiaramente a fuoco una delle valigie. La individua. La osserviamo.
Lì, abbiamo raggiunto il tribunale, e saltiamo una parte del percorso al passo successivo.
Ecco, è una piccola aggiunta. Mi hai chiesto come monto. Lo puoi vedere lì. Ho visto che questa inquadratura non era convincente.
Mancava qualche dettaglio, come un primo piano sulle gambe o altro che ci permettesse di effettuare la transizione sul primo piano del protagonista. Lì.
Questo primo piano non era bello, e anche questa panoramica non aveva un bell'aspetto. L'ho visto durante il montaggio.
In seguito, abbiamo girato in un'altra location, sui gradini di una chiesa a Parigi, la scena con i piccioni. Questo ci ha permesso di andare dai piccioni alla sua faccia.
Naturalmente, è ovvio, questo protagonista marchiato dal piccione, è una specie di archetipo. Se si marchia qualcuno, non importa con cosa lo si marchia, sai che quello diverrà importante nella storia.
Qui siamo sul primo piano. Vediamo chiaramente cosa è successo. Non è un documentario, perciò non è un vero piccione.
Michel, il nostro ragazzo degli effetti speciali, che stava proprio qui su una scala alta, ha premuto lo stantuffo di una siringa riempita con quelli che sembravano escrementi di piccione.
In un certo senso, questa particolare scena riassume perfettamente l'intero film. Il protagonista spaventa il piccione, il piccione vola via, e lui rimane là,
sorridendo dolcemente, guardando il piccione, finché il piccione non gli caca sulla spalla.
Allora, ovviamente, sente che il destino lo sta maltrattando. Stava osservando questo piccione con una tale gioia che si sente umiliato.
Il tema del film è l'umiliazione gli uomini non sono e non vogliono essere uguali. Il film è anche sull'uguaglianza.
Il protagonista non è allo stesso livello di tutti gli altri. Nella prima scena, gode di qualcosa che si alza nel cielo, che svolazza in maniera molto bella,
e questo oggetto di intenso piacere gli procura dolore. Viene immediatamente umiliato, non solo perché il piccione caca sulla sua spalla, ma perché il suo candore nei confronti della natura lo ha tradito.
Il piccione simboleggia la natura anche se la scena si svolge in città. Volevamo davvero che Zbigniew trasmettesse questo messaggio.
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gregor-samsung · 5 months
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" Per tutta la vita fino al 1914 Kozyr' era stato maestro di villaggio. Nel '14 era andato alla guerra in un reggimento di dragoni e verso il 1917 era stato fatto ufficiale. L'alba del 14 dicembre '18 lo trovò colonnello dell'armata di Petljura, e nessuno al mondo (lui meno degli altri) avrebbe saputo dire come ciò fosse accaduto. Era accaduto perché la guerra per lui era una vocazione, mentre la professione di maestro era stata soltanto un lungo e grosso errore. Del resto, così capita molto spesso nella nostra vita. Per una ventina d'anni, uno si occupa di qualche cosa, per esempio, di diritto romano, e il ventunesimo anno, ad un tratto, si accorge che il diritto romano non c'entra, che egli non lo capisce e non lo ama neppure, perché è un bravo floricultore e arde d'amore per i fiori. Ciò dipende, bisogna supporre, dall'imperfezione del nostro ordinamento sociale, per cui gli uomini il più delle volte trovano il proprio posto soltanto verso la fine della vita. Kozyr' lo aveva trovato verso i quarantacinque anni. E fino a quel tempo era stato un cattivo maestro, crudele e noioso.
- Dite ai ragazzi che escano fuori e montino a cavallo, - disse Kozyr', e si strinse sulla pancia la cinta che scricchiolò. Fumigavano le bianche case del villaggio di Popeljucha, e le quattrocento sciabole di Kozyr' uscirono in ordine di battaglia. Nelle file della colonna ondeggiava il fumo delle machorka e il massiccio stallone baio di Kozyr' si moveva nervosamente sotto il suo cavaliere. Le slitte della salmeria cigolavano e si snodavano per mezzo chilometro dietro il reggimento. Il reggimento dondolava sulle selle, e subito dopo Popeljucha alla testa della colonna sventolò sull'asta la bandiera a due colori: una striscia azzurra e una striscia gialla. Kozyr' non poteva sopportare il té, e a qualunque altra cosa la mattina preferiva un sorso di vodka. Amava la vodka imperiale. Per quattro anni non ce n'era stata, ma sotto l'etmano essa era ricomparsa in tutta l'Ucraina. Dalla borraccia grigia la vodka passò come una fiamma allegra nelle vene di Kozyr' e passò anche nelle file dei soldati dalle fiaschette prese nel deposito di Belaja Cerkov'. "
Michail Bulgakov, La guardia bianca, traduzione di Ettore Lo Gatto, Einaudi, 1967; p. 116.
Nota: la prima pubblicazione incompleta di Belaja gvardija [Белая гвардия] avvenne a puntate sulla rivista letteraria sovietica Rossija nel 1925 e l'opera teatrale ricavata dall'autore sulla base delle prime due parti riscosse subito un enorme successo (si dice che lo stesso Stalin vi assistette almeno una ventina di volte). Nel 1927 l'opera completa fu stampata a Parigi mentre una edizione censurata venne diffusa in Urss solo 1966. Come molte opere sgradite al regime La guardia bianca fu conosciuta nella sua interezza dai cittadini sovietici solo nel 1989.
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abr · 8 months
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(L)a medicina allopatica (le terapie classiche ufficiali, fondate sul principio ippocratico dei "contrari che curano i contrari", ndr) è in gran parte una presa per il culo, non c'è molto da salvare dopo la scoperta della penicillina se non la medicina d'urgenza e parte delle operazioni chirurgiche.
via https://twitter.com/MarcoDabizzi/status/1707964599704998319
MOLTO D'ACCORDO, e da molti anni, con questa affermazione nella sua interezza.
M'annoia in particolare la costante tendenza a assumere e far assumere farmaci/cure non strettamente necessari "per sicurezza" (aka ignoranza) e "prevenzione" (*).
Essendo "contrari" cioè agendo per sopprimere, tali farmaci/cure sono come le cd. "bombe intelligenti": provocano comunque danni collaterali.
(*) prevenire è sano e giusto ma é esagerando col concetto che s'è arrivati all'ossimoro "malattia asintomatica".
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‘900 - di Gianpiero Menniti 
ATTORE, DIVO, ‘SIMULACRA’
Quanto in una scena è finzione?  E quanto è sentimento? In un testo letterario nessuno dubita dei sentimenti dei personaggi: questi si animano nella coscienza del lettore, prendono vita, si manifestano nella loro interezza attraverso il simbolismo nascosto delle parole. In un testo cinematografico, nel quale le immagini hanno un ruolo fondante, gli attori fanno il loro ingresso nella coscienza dello spettatore e perdono la loro consistenza reale: diventano personaggi. Eppure, la loro carnalità permane, sullo sfondo, conferendo al loro apparire una traccia di ambiguità: il loro corpo non è più unico ma plurale, pronto a interpretare altri caratteri in nuovi scenari. Questa proprietà ne muta la fenomenologia. Così, come in un romanzo, l'attore perde una parte della sua esistenza reale per prendere vita esclusivamente sullo schermo, trasformandosi tuttavia in icona, in "simulacra" al modo degli antichi, i quali ritenevano le rappresentazioni plastiche delle divinità presenza effettiva, vera, tangibile. Per questa ragione, l’incontro reale con un divo o una diva del cinema, rimane un'esperienza che persino nella più cinica delle persone suscita emozioni complesse e insolite. Antropologia: disciplina delle regolarità.
-  Bartolomeo Ammannati (1511 - 1592): “Leda e il cigno”,  1535 - 1540, Museo nazionale del Bargello, Firenze
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blackrosesnymph · 7 months
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E comunque a me il corpo maschile piace in tutta la sua interezza, ergo se cerco intimità con un uomo ho voglia di tutto il suo corpo, per me non esisterà mai qualcosa come la "voglia di cazzo", se voglio un buon orgasmo stimolato da un organo umano uso le mie mani.
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