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#intellettuali
gregor-samsung · 4 days
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Il sol dell'avvenire (Nanni Moretti, 2023)
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aitan · 3 months
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"La memoria è un progetto per il futuro, non è volgersi nostalgicamente al passato. Il passato si onora solo se edifichiamo un futuro fondato su quei principi calpestati e denigrati per i quali innocenti sono caduti e uomini giusti hanno combattuto e sono morti. Purtroppo in questa nostra Europa ci sono segnali di pesanti regressioni [...]. Un'Europa pavida, vile che tace, che accetta tutto. [...] L'antifascismo si pensa, si pratica, lo si esercita avendo memoria e opponendosi a ogni forma di sopruso. Primo Levi ci ha lasciato un'eredità definitiva sulla questione: ciò che è stato può avvenire di nuovo perché appartiene al lato oscuro dell'umanità. [...] Dobbiamo combattere con tutte le nostre forze, la logica del privilegio, del sopruso, della disuguaglianza e la più grande pestilenza che può ammorbare una società: l'indifferenza.
Sono parole di Moni Ovadia. Risalgono al 2016.
Una delle funzioni degli intellettuali è subodorare la puzza di gas, di fogna, di bruciato o di sterco prima ancora che si diffonda lentamente nell'aria; tanto lentamente che finiamo per abituarcene. E tutto ci sembrerà NORMALE.
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rideretremando · 9 months
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"Nell’ampio campo intellettuale di coloro le cui idee non mi convincono, Michela Murgia era evidentemente l’unica in grado di argomentare un pensiero. E quindi, inevitabilmente, circondata di emule goffe, di ancelle volenterose, di allieve che ripetono a memoria la poesia di Natale ma cui manca il guizzo."
Guia Soncini
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Provo disgusto per gli intellettuali da versione ufficiale dei fatti, e ancor di più per gli intellettuali da rivoluzione occasionale, da rifiuto dei dogmi in nome di una giustizia indotta, esaminata e approvata; i rivoluzionari di una rivoluzione parlata nei salotti televisivi, gli anticonformisti conformi a un conformismo confermato nella sua antitesi inoffensiva e pantofolata; mi danno il vomito gli opinionisti a gettone, gli influencer da marchio di fabbrica, gli affabulatori senza contenuti. Tutti insignificanti e parassitari file di sistema innervati per la propagazione capillare dei software ideologici della memora centrale; odio coloro che credono e anche coloro che non credono e in entrambi i casi non sono sfiorati dal dubbio; disprezzo la mancanza di idee e la mancanza di libertà, assopirsi nella convinzione che non esista una alternativa, uno schema di vita diverso, una forma elevata d’esistenza liberata dai dettami delle consuetudini sociali e delle regole politiche, dalle ambizioni sterili e fini a se stesse e dalla indispensabile e corrosiva esigenza di un guadagno sempre maggiore; addormentarsi nella volontaria inconsapevolezza che la maggior parte dei soldi che faticosamente cerchiamo di ottenere, vengono spesi solo per produrre altri soldi, e poi ancora e ancora, in una vacua sequenza dissennata di giorni senza valore e senza significato, calpestando chiunque ci attraversi il cammino. Forse c'è più dignità a scatenare una guerra, a combattere, a uccidere, a delinquere, che a proclamare la pace sulla acquiescete serenità dei propri privilegi economici; vogliamo la pace nel mondo, purché resti cristallizzata in una utopia irrealizzabile e che non ci venga tolta neanche una briciola dal nostro sovrabbondante piatto di benefici esistenziali.
Ma disprezzo più di tutto me stesso e la mia vita; la mia ignavia, il mio girare la testa a margine della marea crescente di letame che opprime l'umanità; la mia pigrizia mentale che mi induce a smettere di combattere, la mia insopportabile tolleranza dei soprusi e di ogni abominio che infesta la storia; l'illusione di essere liberi dentro se stessi mentre fuori ci si stringe la catena ai polsi. Odio la mia insignificante presenza, colpevole e complice di questo disagio senza evoluzione. Perché la consapevolezza rende ancora più complici.
Ma almeno, se la verità rende liberi. nella mia infingarda miseria biologica, nel fondo buio della mia prigione gretta e senza luce, respirerò un fugace alito di libertà.
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intotheclash · 2 years
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Non ho mai capito molto bene cosa sia un intellettuale. E’ qualcuno che pensa? Tutti pensano, anche se è necessario fare uno sforzo. E’ qualcuno che ha idee nuove, che vive di ciò che pensa? La perfetta descrizione di un truffatore professionale, anche. Qualcuno che legge molto? Leggere molto, dipendendo dal tipo di libro, può sostituire il pensiero. Certi libri fanno la stessa cosa che il respiratore artificiale fa con il polmone, lo riempie di aria affinchè pensi che stia funzionando. Un erudito non è necessariamente un intellettuale. La cultura non è intelligenza, intelligenza non è cultura e agilità mentale può essere appena un dono, come muovere gli orecchi. Se ti classifichi come intellettuale e qualcuno ti dice “Provamelo”, cos’è che farai? Usare gli occhiali non è un argomento, esiste anche la miopia stupida e l’astigmatismo senza nessuna redenzione culturale. Hai delle tesi pubblicate? Le tesi sono come gli assegni, caro mio, com’è che so che hanno fondamento? Non serve nemmeno dirmi una cosa intelligente, potrebbe essere una decorazione. E spontaneità non è prova di potere intellettuale, può essere solo un riflesso elettrico. Hai una reputazione da intellettuale? Tra chi, altri intellettuali? Voglio vedere le loro caratteristiche. Possono essere false. Abbiamo bisogno di prove. DNA. Impronte digitali. Dicono che il pollice dell’intellettuale non lascia impronte, lasci ragionamenti. Sarà? Gramsci scrisse che tutti siamo intellettuali ma pochi hanno la funzione di un intellettuale in una società. Così ciò che definisce l’intellettuale come categoria è la sua funzione sociale. Qual è la funzione sociale dell’intellettuale gramsciano? Lo stesso Gramsci (citato da Edward Said nel suo ultimo libro, “Le Rappresentazioni dell’Intellettuale”) non aiuta. Afferma che ci sono due tipi di intellettuale – iiihh – : lo statico e l’organico. Quello che mantiene la sua funzione tradizionale  di tramandatore di canoni da una generazione all’altra e quello che si lascia coinvolgere dalle lotte della sua generazione e vuol esserne conseguente. Ma l’intellettuale organico deva anche rispettare una tradizione: quella di, secondo Said, “Alzare pubblicamente questioni imbarazzanti, confrontare l’ortodossia e il dogma invece di produrlo, non essere facilmente cooptato nè fare accordi con il PFL”. Scusa, quest’ultima parte non è di Said, è solo sottointesa. Éfe Agá sarebbe un  intellettuale organico esemplare nella concezione di Gramsci se integrasse tutti i requisiti di Said. Siamo il nostro comportamento, ma non i nostri titoli. Ma ciò che mi preoccupa è che per la prima volta nella nostra storia saremo governati da un sociologo. Capisci? Invece di essere controllato dalla gente, sarà lui a studiarci. Éfe Agá non starà facendo un governo, ma una ricerca. E’ possibile addirittura che riesca. Almeno ci sforzeremo tutti di non uscir male nella sua tesi. Io, il giorno dell’insediamento, andrò di fronte la televisione pulito e con la cravatta.
Luis Fernando Verissimo - Intellettuali
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superfuji · 2 years
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Putin e l’aggressione, le contorsioni intellettuali dei “realisti” e “complessisti” italici
SALVATORE BRAGANTINI
La guerra in Ucraina ci fa riscoprire la logica della forza militare, fin qui celata a noi europei dall'ombrello della Nato. Sul Donbass piovono le bombe, ma ogni giorno i “realisti” spiegano sussiegosi ai semplicisti, per i quali la Russia sta aggredendo Kyiv, che la realtà è più complessa. Putin non aveva scelta, dicono, l'avevano messo all'angolo; era logico che reagisse.
Non importa che egli abbia fino all'ultimo negato l'intenzione di invadere, né che molti di quanti affermano che egli non aveva scelta, a metà febbraio sostenessero che l'invasione era una montatura della Cia.
Salvo poi, a invasione avvenuta affermare, con carpiato virtuosismo, che era la logica conseguenza delle malefatte occidentali. Per i realisti conta solo la forza militare; l'aggressione era inevitabile, dicono perché, una volta annessasi la Crimea, Mosca doveva poter accedere alla base navale di Sebastopoli via terra, e non solo tramite il ponte sul mare di Azov.
I realisti soffrono di una singolare forma di strabismo, vedono tutto nella prospettiva dei rapporti di forza se parlano delle azioni del governo russo, ma scordano tale prospettiva se si tratta di valutare i comportamenti dell'Ucraina, della Ue o della Nato.
Per prevenire il rischio di essere attaccato, Putin ha attaccato lui, in base al principio noto a Roma come “Chi mena per primo mena dù vorte”.
I realisti riterranno magari che la mossa sia stata dettata dal timore che il tempo per la Russia stesse scadendo; nonostante le migliaia di testate nucleari rischiava di sprofondare fra le potenze regionali minori, ma invadendo l'Ucraina ha costretto tutti a subire la sua forza e messo in ginocchio per i consumi energetici l'Europa. Inabile a usare la propria forza negoziale di acquirente quasi unico, questa sottostà a una Russia ancor più debole dell'Europa, sola acquirente del suo gas.
Putin, dicono, non poteva che attaccare; la vicinanza alla Russia delle basi Nato, al di là del loro armamento, gli puntava un coltello alla gola. Chi accetta tale “realistico” argomento non può però criticare la realistica richiesta di Svezia e Finlandia di aderire - non già di essere “annesse” - alla Nato.
L'una e l'altra ne avrebbero fatto volentieri a meno, e all'inizio della guerra la premier svedese disse che l'adesione non era opportuna. Se i due Paesi han fatto il passo è perché ce li ha tirati per i capelli Putin stesso. I missili russi, capaci di raggiungere Helsinki o Stoccolma in un minuto possono portare lo stesso letale carico dei missili Nato su Mosca o San Pietroburgo.
I due Paesi scandinavi vogliono coprirsi dal rischio di subire il trattamento ucraino da parte di una Russia priva ormai di freni inibitori, convinta che le sue atomiche le permettano tutto, o quasi.
Chi prende i cocci
Come è stato detto, Putin ha commesso oltre ad un crimine, anche un errore, clamoroso. Ha rivitalizzato la Nato in morte cerebrale (Macron dixit), e alfine posto la base concreta di una vera politica estera e di difesa nella Ue; la guerra ucraina li imporrà a tutti.
Non funzionerà la proposta di Boris Johnson, premier in caduta verticale, a Polonia e baltici ex Urss, di un patto contro Mosca. Esso intende anche bloccare i progressi della Ue su tale strada, ma a Washington non c'è più l'amico Trump.
Putin si gode, è vero, lo spettacolo d'un Occidente che mostra crescenti crepe sul come reagire all'aggressione, ma siede per questo sulle rovine fumanti della reputazione e dell'economia russe.
Ora incassa tanto, pur se molti incassi sono sterilizzati dalle sanzioni, ma Mosca la pagherà cara. Il ricatto energetico distrugge un capolavoro d'equilibrismo: la Russia non potrà più essere, come è a lungo stata, insieme, affidabile partner commerciale e duro avversario politico.
Per molti realisti, l'accusa alla Russia non quadra con l'ampia complicità occidentale con l'aggressione, altrettanto immotivata, all'Iraq nel 2003 degli Usa di George W. Bush. Chi la fa scorda le imponenti manifestazioni per la pace di allora, e le numerose manifestazioni di dissenso politico verso quell'aggressione, i cui effetti ancora tormentano l'Iraq.
Quando essi apparvero evidenti, Colin Powell, segretario di Stato usa che pur aveva avallato la balla delle armi chimiche di Saddam Hussein per spianare la strada alla guerra, disse a Bush: You break it, you own it. Se davvero Mosca s'annetterà il Donbass, ricco di materie prime ma distrutto dalle sue bombe, scoprirà il senso di questa nota verità. I cocci saranno suoi, pagando s'intende.
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magauda · 24 days
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Nonostante qualche difficoltà, comunque, diversi comunisti italiani mostrarono di apprezzare la Société européenne de culture
Particolarmente interessanti si rivelano poi due lettere del dicembre 1949. Nella prima, il filosofo francese [Henri Lefebvre (1901-1991)] sosteneva di avere incontrato Maurice Thorez, segretario del PCF, e di avere ottenuto da parte sua una prima accettazione alla partecipazione comunista alla Société européenne de culture (SEC), benché il politico avesse indirizzato Lefebvre a Laurent Casanova,…
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condamina · 24 days
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Nonostante qualche difficoltà, comunque, diversi comunisti italiani mostrarono di apprezzare la Société européenne de culture
Particolarmente interessanti si rivelano poi due lettere del dicembre 1949. Nella prima, il filosofo francese [Henri Lefebvre (1901-1991)] sosteneva di avere incontrato Maurice Thorez, segretario del PCF, e di avere ottenuto da parte sua una prima accettazione alla partecipazione comunista alla Société européenne de culture (SEC), benché il politico avesse indirizzato Lefebvre a Laurent Casanova,…
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collasgarba · 24 days
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Nonostante qualche difficoltà, comunque, diversi comunisti italiani mostrarono di apprezzare la Société européenne de culture
Particolarmente interessanti si rivelano poi due lettere del dicembre 1949. Nella prima, il filosofo francese [Henri Lefebvre (1901-1991)] sosteneva di avere incontrato Maurice Thorez, segretario del PCF, e di avere ottenuto da parte sua una prima accettazione alla partecipazione comunista alla Société européenne de culture (SEC), benché il politico avesse indirizzato Lefebvre a Laurent Casanova,…
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adrianomaini · 24 days
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Nonostante qualche difficoltà, comunque, diversi comunisti italiani mostrarono di apprezzare la Société européenne de culture
Particolarmente interessanti si rivelano poi due lettere del dicembre 1949. Nella prima, il filosofo francese [Henri Lefebvre (1901-1991)] sosteneva di avere incontrato Maurice Thorez, segretario del PCF, e di avere ottenuto da parte sua una prima accettazione alla partecipazione comunista alla Société européenne de culture (SEC), benché il politico avesse indirizzato Lefebvre a Laurent Casanova,…
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bagnabraghe · 24 days
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Nonostante qualche difficoltà, comunque, diversi comunisti italiani mostrarono di apprezzare la Société européenne de culture
Particolarmente interessanti si rivelano poi due lettere del dicembre 1949. Nella prima, il filosofo francese [Henri Lefebvre (1901-1991)] sosteneva di avere incontrato Maurice Thorez, segretario del PCF, e di avere ottenuto da parte sua una prima accettazione alla partecipazione comunista alla Société européenne de culture (SEC), benché il politico avesse indirizzato Lefebvre a Laurent Casanova,…
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gregor-samsung · 5 months
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" Per tutta la vita fino al 1914 Kozyr' era stato maestro di villaggio. Nel '14 era andato alla guerra in un reggimento di dragoni e verso il 1917 era stato fatto ufficiale. L'alba del 14 dicembre '18 lo trovò colonnello dell'armata di Petljura, e nessuno al mondo (lui meno degli altri) avrebbe saputo dire come ciò fosse accaduto. Era accaduto perché la guerra per lui era una vocazione, mentre la professione di maestro era stata soltanto un lungo e grosso errore. Del resto, così capita molto spesso nella nostra vita. Per una ventina d'anni, uno si occupa di qualche cosa, per esempio, di diritto romano, e il ventunesimo anno, ad un tratto, si accorge che il diritto romano non c'entra, che egli non lo capisce e non lo ama neppure, perché è un bravo floricultore e arde d'amore per i fiori. Ciò dipende, bisogna supporre, dall'imperfezione del nostro ordinamento sociale, per cui gli uomini il più delle volte trovano il proprio posto soltanto verso la fine della vita. Kozyr' lo aveva trovato verso i quarantacinque anni. E fino a quel tempo era stato un cattivo maestro, crudele e noioso.
- Dite ai ragazzi che escano fuori e montino a cavallo, - disse Kozyr', e si strinse sulla pancia la cinta che scricchiolò. Fumigavano le bianche case del villaggio di Popeljucha, e le quattrocento sciabole di Kozyr' uscirono in ordine di battaglia. Nelle file della colonna ondeggiava il fumo delle machorka e il massiccio stallone baio di Kozyr' si moveva nervosamente sotto il suo cavaliere. Le slitte della salmeria cigolavano e si snodavano per mezzo chilometro dietro il reggimento. Il reggimento dondolava sulle selle, e subito dopo Popeljucha alla testa della colonna sventolò sull'asta la bandiera a due colori: una striscia azzurra e una striscia gialla. Kozyr' non poteva sopportare il té, e a qualunque altra cosa la mattina preferiva un sorso di vodka. Amava la vodka imperiale. Per quattro anni non ce n'era stata, ma sotto l'etmano essa era ricomparsa in tutta l'Ucraina. Dalla borraccia grigia la vodka passò come una fiamma allegra nelle vene di Kozyr' e passò anche nelle file dei soldati dalle fiaschette prese nel deposito di Belaja Cerkov'. "
Michail Bulgakov, La guardia bianca, traduzione di Ettore Lo Gatto, Einaudi, 1967; p. 116.
Nota: la prima pubblicazione incompleta di Belaja gvardija [Белая гвардия] avvenne a puntate sulla rivista letteraria sovietica Rossija nel 1925 e l'opera teatrale ricavata dall'autore sulla base delle prime due parti riscosse subito un enorme successo (si dice che lo stesso Stalin vi assistette almeno una ventina di volte). Nel 1927 l'opera completa fu stampata a Parigi mentre una edizione censurata venne diffusa in Urss solo 1966. Come molte opere sgradite al regime La guardia bianca fu conosciuta nella sua interezza dai cittadini sovietici solo nel 1989.
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Spartaco contro le chiacchiere disumane
Spartaco contro le chiacchiere disumane
Anna Lombroso per il Simplicissimus E non venite a dire che sono tutti uguali.  Anche il fronte progressista, pur nella ricerca di unità di pensiero e intenti, fa le sue differenze. Per esempio da giorni campeggia sui social una foto della Gelmini che ricorda che questa esponente della futura grosse koalition che aiuterà il vitellone Calenda a costruire un grande partito liberale riformista e…
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circes-grotto · 3 months
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Anche 💃🏻la più bella💃🏻rosa💃🏻 diventa 💃🏻 appassita💃🏻
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klimt7 · 17 days
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Crepet e la felicità: “Il cappero è una metafora della vita, non importa se cresce da un’altra parte, conta la passione con cui lo pianti. Conta la libertà” - la Repubblica
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deathshallbenomore · 1 year
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{per pochə} ma si dice [sebbene] non bisogna, o non bisogni?
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