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#ho pianto tutta la notte
koufax73 · 2 years
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Safari: "Ho pianto tutta la notte" è il nuovo singolo
"ho pianto tutta la notte" è il nuovo singolo di Safari, in collaborazione con Dischi Uappissimi e distribuzione Artist First
ho pianto tutta la notte è il nuovo singolo di Safari, in collaborazione con Dischi Uappissimi e distribuzione Artist First.  Il singolo d’esordio del progetto Safari di Alessandro De Blasio e Daniele  Pertosa con la partecipazione di Leonardo Lamacchia nel testo, Fabrizio  Semerano (Inude, PloF, Gigante) alla batteria e Francesco Capoti (Orbita Dischi,  Lanificio35) alla supervisione…
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luluemarlene · 4 months
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Sta sera incontro l'uomo del deserto, chiamato così perché l'ho conosciuto quando era in missione in Afghanistan, bloccato là un anno, a causa del covid
È un soldato infatti , e sì ho un debole per le divise 😅 e non solo perché sono eccitanti ma perché volevo fare il soldato e per una serie di ragioni..
niente, sono un civile.
Comunque, torniamo a noi
Ci siamo scritti per anni e divenuti amanti per qualche mese, poi finita per mio volere
Nessuna mira godereccia mi ha pervasa per questa serata perché siamo rimasti buoni amici, o almeno così me la racconto
Il soldato ha fatto tutto il normale percorso per l'elaborazione del lutto/rottura/separazione :
negazione, rabbia, elaborazione , depressione e accettazione
Da manuale proprio!
Ricordo ogni singolo passaggio e se non fosse che capisco e conosco a memoria sto merdoso travaglio, credo che avrei organizzato una spedizione punitiva con tutti i peggiori ceffi che conosco, per fracassare ogni suo singolo ossicino.
E io qualcuno lo conosco eh!
Mi ha fatto paura in un paio di occasioni e infinita tenerezza in altre, ma ho avuto ragione ad attendere pazientemente : era solo chiacchiere e distintivo e adesso è nella fase in cui dice "... come ero scemo eh, mi redo conto di aver esagerato, ma sai la mente umana..." E attacca con dei soliloqui che ascolta solo lui, appunto, dove cita nomi di pensatori sepolti da anni.
Da Eraclito a Kant fino ad arrivare a Galimberti, che si starà toccando le palle visto che è vivo 😅
Ha una laurea in filosofia che mi fa venire il mal di testa..
Bla bla bla..
Comunque, nonostante tutto io voglio bene all'uomo del deserto, si era innamorato e mi aveva fatto sentire speciale o ricordato come ci si sente quando lo si è per qualcuno
Vabbè, provo a non divagare eh!!
E quindi, tutta sta manfrina?
Perché sta notte, tanto per cambiare non dormivo, e ho pensato, non al soldatino e a come sarà rivederlo dopo 2 anni,
ma a Lui
Lui, chi?
Lui Lui
l'Oreste, dal nome inventato più brutto del mondo, se pur nome mitologico, figlio di Clitennestra e Agamennone ( ma andrò a controllare, potrebbe essere una gran cazzata )
Ok, ok, adesso le divagazioni sono davvero insopportabili
Cazzo c'entra Lui? Eeeh c'entra! perché ho pensato/sognato che sarebbe stato fico scrivergli e chiedergli di vederci nel parcheggio sotto il suo ufficio, dove una delle tante volte gli ho succhiato il cazzo così poeticamente che quando ho alzato la testa dalle sue gambe ero Beatrice e lui Dante ❤️
Lo so, cazzata pure questa , infatti mai succhiato un cazzo poeticamente, anzi, i versi che gli piaceva farmi fare sembravano piu quelli dell'Idraulico Liquido dentro allo scarico intasato
Presente?
Altro che poesia!
Comunque! L'idea era quella di vederlo un po' prima dell'incontro , ma solo per fagli strofinare il cazzo in mezzo alle mie cosce, frugando tra il pelo, senza nemmeno entrare, solo sfregarlo, sul pube, sul clitoride, con il rischio di incendiare tutto e guardargli mettere la bocca a forma di piccola "o", come fa ogni volta che sta godendo ( magari è uno dei falsi ricordi che ho, ma chiessenefrega, è il mio sogno lucido, ci faccio un po' che cazzo mi pare )
Il membro turgido infilato lì al calduccio, con le mutandine leggermente abbassate e poi guardarlo godere ed esplodere sulla stoffa interna, e lasciare una bella macchia biancastra e appiccicaticcia
Madonna, mi bagno come una puttanella
Poi risistemo le mutande e dall'esterno schiaccio bene il tutto sul pelo nero
Piccoli movimento circolari per fare in modo che la sua essenza arrivi alla mia pelle e gli odori si mischino a creare la fragranza che mi accompagnerá tutta la sera.
Lui sarà con me, sentirò le mutandine bagnate, l'umido ad ogni movimento, e penserò
"perché nn mi sono fatta sborrare in culo che così mi colava tutto giù per le cosce ad ogni passo... " e cristodio, adesso vado a prendere vibrox e me lo pianto anche nelle orecchie perché con sti pensieri, all'uomo del deserto, gli tocca buttarmelo e non si può, che poi mi devo sorbire altri 2 anni di colpe e angoscia con Heidegger e compagnia bella!
Dai, vado.. Sarà una giornata faticosa
Cià.
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limoniacolazione · 11 months
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Cronaca dell’ultimo anno, del perché scomparire, del perché poi tornare TW: Depressione, suicidio, burn-out
Il 10 ottobre 2022 il mio medico ha scritto per la prima volta, nero su bianco, nella mia cartella clinica le parole “burn-out” e anche “disturbo depressivo maggiore” e ancora “fobia sociale selettiva”. La mattina del 10 ottobre 2022 ho avuto un episodio psicotico mentre aspettavo di uscire di casa per andare al lavoro e con la sensazione, come ogni sacrosanto giorno, di non volerci andare, di non poter forzare un passo fuori dalla porta senza piangere a dirotto. Prima di quella mattina, ho passato ogni giorno delle vacanze nell’estate 2022 ad avere un attacco di panico perché un secondo dopo l’altro mi avvicinavo immancabilmente al rientro al lavoro. Prima ancora dell’agosto 2022, avevo già ascoltato la parola “burn-out” appiccicarmisi addosso durante una seduta di psicoterapia: era il 2021, ma non ci ho fatto caso. Quando ho chiuso l’Atelier Pupini, quando ho smesso di cucire, quando ho smesso di leggere i tarocchi, quando non ho più sentito interesse per niente e nessuno, quando ho smesso di dormire la notte, quando ho pianto tutte le lacrime, quando ho iniziato ad avere paura di uscire di casa, quando tutte queste cose si sono accumulate come macigno sui polmoni, avrei dovuto forse accorgermi e prendermi una pausa, ma non ci ho fatto caso. Quando ad inizio del 2021 ho avuto una sciatica, l’unica della mia vita, che si è protratta per mesi, che mi ha imposto di camminare con due stampelle per tutta la primavera, che è stata studiata come un mistero da molteplici esperti del campo medico che non hanno saputo trovare una spiegazione, avrei dovuto ascoltare il richiamo del corpo che mi invitava a fermarmi, ma non ci ho fatto caso. 
Quando lavori nel sistema pubblico, aggiungici pure che sei una people pleaser del cazzo, che non hai mai imparato a dire no, che i limiti non sai manco come si scrive, quando lavori per dei bambini che sono in tutte le situazioni della scala sociale, che si sono trovati ad avere magari dei genitori di merda o che sono meno fortunati di tanti altri, non ci fai caso ai segnali che ti dicono di fermarti quando c’è ancora tempo. Non ci fai caso perché il senso di responsabilità è la tua forza motrice. Perché se non te ne occupi tu, chi lo farà? Così non ho frenato. Mi sono schiantata con la pazzia, la depressione, il burn-out, la fobia sociale in un mattino di ottobre 2022; ci siamo accartocciati e siamo diventati una cosa sola.
Alla dottoressa che ha scritto, nero su bianco, nella mia cartella clinica, le parole “burn-out” e anche “disturbo depressivo maggiore” e ancora “fobia sociale selettiva” ho detto “mi faccia un certificato per oggi che ho saltato il lavoro e domani ci ritorno” (che quando uno è di coccio). Lei, la dottoressa, ha riso. Mi ha detto “hai pensieri suicidi?” e io ho detto no, fissando però un quadro del lago d’Annecy e immaginandomi nel suo fondo più profondo, coperta da metri cubi d’acqua, cosa che anche oggi, a scriverla, mi fa sentire una leggerezza, una pace che non so meglio descrivere. Ho mentito. La verità è che non avrei potuto sopportare un ricovero in ospedale psichiatrico, che mi avrebbe annientata e per questo ho mentito. Per mesi ho avuto idee suicidarie passive e adesso che è quasi un anno che sono sotto antidepressivi, direi che sempre di meno. Va meglio.
Al lavoro non ci sono più tornata. Mi hanno messo in lunga malattia. Adesso il mio lavoro è curarmi e provare a riemergere meglio di prima.
Ho imparato che si può essere depressi e innamorati, aver voglia di morire e ridere allo stesso tempo, passare notti insonni e giorni a dormire, che corpo e testa lavorano insieme, anche quando ti sembra che vogliano farti la guerra. 
La strada è ancora lunga, ma non sono sola. Esco ancora poco, ma parlo agli amici (ogni tanto, anche se lo sforzo è grande) e parlo di quello che sto vivendo (pure se la fatica è titanica). L’amico G., di professione psichiatra, mi ha chiesto se sono seguita. Ho risposto che ho due psicologi (uno per l’EMDR, una clinica) e uno psichiatra e che il prossimo passo è invitarli tutti a fare una partita di strip poker per entrare ancora di più in intimità.
Lo psicologo dell’EMDR mi ha detto “concediti un errore, mostrati trasparente, non abbellire la vita, inciampa”. Così, in tutta fragilità, ho scritto questa cosa e glielo dirò alla prossima seduta. 
Guillaume mi ama, riamato. Ogni tanto, quando mi sente vagare per casa, nel mezzo della notte, si alza anche lui, prende due biscotti e facciamo insieme uno spuntino. 
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damore99-blog · 10 days
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Mi hai perso per sempre il giorno in cui hai dormito serenamente sapendo che ho pianto tutta la notte chiedendomi cosa ho fatto di sbagliato.
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donaruz · 10 months
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Ti ho pensato proprio ieri, quando ho scritto il mio post sull'Acca Laurentia e il possibile collegamento con la nostra Sacra Accabadora.
Ho pensato a quanti inorridiscono a sentirne parlare, come se fosse un'assassina legalizzata da una comunità di incivili, come spesso, ancora ci definiscono.
Pensavo a quanta Bellezza nelle tue parole, per raccontarla, e a quanto le parole hanno potere.
Parole che non si vogliono sentire.
Perché certe verità sono scomode, e la donna deve restare sempre un passo indietro.
Hai deciso di andare via e ritornare alle stelle, da cui sei arrivata, proprio nella notte di San Lorenzo.
Forse la tua 'Accabadora interiore, ti stava chiamando.
Perché ogni vera Donna Sarda, lo è.
Colei che capisce i Misteri della Vita e della Morte, perché è "bogadora" e "accabadora".
"Come sopra, sotto"
L'equilibrio è stato ristabilito
A me, mancherai. Tanto.
Grazie per tutta l'abbondanza e la dignità.
Buon ritorno, Michela💖🌟
"Parlare è un potere e dare potere alle donne è sempre stata una cosa problematica nei monoteismi. «L’unico femminismo che ci piace è quello silenzioso della Madonna, – scriveva nell’editoriale prenatalizio del 2020 il giornalista di un quotidiano sovranista improvvisatosi teologo, per poi proseguire – è una madre giovane, semplice, dolce, il cui pianto non diventa mai piagnisteo e che ci insegna l’importanza della riflessione interiore». Il silenzio è una virtú, ma solo se sono le donne a praticarlo. Agli uomini nessuno chiede di tacere le loro riflessioni interiori, anzi sono cosí sollecitati a condividerle che è lecito sospettare che prima di parlare parecchi di loro non abbiano riflettuto a sufficienza. Invece al sesso femminile è consigliato di fermarsi alla fase del pensiero afono, proprio come la Maria di Nazareth che, secondo una certa ermeneutica strumentale tradizionalista, ci venne raccontata come creatura talmente annichilita dalle conseguenze dell’unica volta che ha aperto bocca da non voler aggiungere piú una parola per tutta la vita, dalla mangiatoia di Betlemme alla croce del Golgota".
Tratto da "Stai zitta" di Michela Murgia
Sei nata tu forse da sola, Maria? Sei uscita con le tue forze dal ventre di tua madre? O non sei nata con l'aiuto di qualcuno, come tutti i vivi?
- Io ho sempre... - Maria accennò a replicare, ma Bonaria la fermò con un gesto imperioso della mano.
- Zitta, non sai cosa dici. Ti sei tagliata da sola il cordone? Non ti hanno forse lavata e allattata? Non sei nata e cresciuta due volte per grazia di altri, o sei così brava che hai fatto tutto da sola?
Richiamata alla sua dipendenza con quello che le parve un colpo basso assestato con cattiveria, Maria rinunciò a replicare, mentre la voce di Bonaria si abbassava fino a diventare una litania priva di qualunque enfasi.
- Altri hanno deciso per te allora, e altri decideranno quando servirà di farlo. Non c'è nessun vivo che arrivi al suo giorno senza aver avuto padri e madri a ogni angolo di strada, Maria, e tu dovresti saperlo più di tutti.
L'anziana sarta parlava con la sincerità con cui si fanno le confidenze agli sconosciuti sul treno, sapendo che non si dovrà sopportare mai più il peso dei loro occhi.
- Non mi si è mai aperto il ventre, - proseguì, - e Dio sa se lo avrei voluto, ma ho imparato da sola che ai figli bisogna dare lo schiaffo e la carezza, e il seno, e il vino della festa, e tutto quello che serve, quando gli serve. Anche io avevo la mia parte da fare, e l'ho fatta.
- E quale parte era?
- L'ultima. Io sono stata l'ultima madre che alcuni hanno visto.
Tratto da "Accabadora" di Michela Murgia
Maldalchimia.blogspot.com
Tiziana Fenu ©®
Figlie della Madre
*Un grande libro che non si dimentica *
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apropositodime · 9 months
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Unaecinquantanove
Mentre cerco di ritrovare il raspiro, scorro la home di fb, guardando le vite felici degli altri, le loro foto profilo, dove tutta la famiglia sorride davanti all'ultimo tramonto della loro vacanza estiva. Quella foto venuta così bene, da fare invidia al mondo, guardo quegli scatti con loro innamorati con gli occhi a cuore " un po' di noi"
" vent'anni di noi" "Semplicemente noi"
insomma tutte cose che non ho mai amato, nemmeno quando amavo.
Penso alla mia vita. Mezzo fallimento, non esagero credetemi.
Perché non hai resistito?
Perché non si può resistere a tutto.
Invece forse si, è pieno di gente che ancora resiste.
Perché avresti dovuto resistere?
Perché forse non saresti stata in questa situazione a volte tragica, da sola, con due enormi responsabilità.
Perché a quest'ora di notte pensi, sfracellandoti le palle, a queste cose?
Perché è così che arrivano i pensieri, di notte quando c'è qualcosa che non va.
Lo scrivo su Tumblr, una sorta di muro del pianto.
Dove puoi essere te stessa al mille per mille.
Dove puoi passare inosservata o osservata da qualcuno come te. Dove (a parte qualche fenomeno) non si ostenta, perlomeno non la felicità.
Nonostante io creda il lei, nonostante io creda nei suoi attimi che a volte colgo.
Intanto in respiro torna, le ore di sonno diminuiscono.
Cose così insomma.
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gregor-samsung · 6 months
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“ La Fratesi è bruna, giovane, tutta bella, e una tenerezza sempre vicina al pianto. Ha una voce femminile con una incrinatura di umile, di chi non può essere consolata benché ne abbia tanto bisogno; una volta sola l'ho vista ridere e pareva un miracolo di umana bellezza. Racconta che il marito di notte, mentre ella dormiva, la svegliava e le ordinava, cosí in camicia, di scendere senza far rumore in cucina. Quivi giunti egli la picchiava dopo averla fatta mettere in ginocchio, preferiva batterla nella testa e di piú ancora nelle tempie, qualche volta sveniva. Ho conosciuto il marito, che l'è venuta a trovare l'altra mattina; ha infatti un volto pallido di iroso degenerato. La svegliava la notte mentre essa dormiva serena, probabilmente sarà stato chino su di lei, prima di svegliarla, a guardarla e a pregustare. Tempo prima la picchiava nella stessa camera, ma siccome la madre del marito, la suocera, che dormiva vicino, era risvegliata e veniva a domandare che succedeva e poi rimproverava il figlio, allora, perché la vecchia non udisse, scendevano in cucina, che era al piano sottostante e, le porte chiuse, ogni rumore giungeva attutito. Del resto lei non si doveva lamentare. Poi il marito, dopo le percosse, usava di lei. La Fratesi è ora qui ricoverata per malinconia, ciò non toglie che tutto questo sia vero. Bella e pietosa non si lamenta, né rimprovera o inveisce contro il marito che cosí la usava. Solo gli occhi le si fanno piú grandi, nella bocca una leggerissima amarezza, che subito viene cancellata da un sorriso colmo di perdono, e sembra che sia sul punto di aggiungere che il marito forse aveva le sue ragioni. “
Mario Tobino, Le libere donne di Magliano, introduzione di Geno Pampaloni, A. Mondadori (collana Oscar n° 90), 1969²; pp. 74-75.
[1ª Edizione originale: Vallecchi, Firenze, 1953]
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conilsolenegliocchi · 5 months
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~ Primavera a Natale ~
Fiocchi di neve lenti fuori dalla finestra.
Mai una notte è stata tanto lunga.
Sola, stremata da un dolore assurdo, ho temuto che non sarei stata all'altezza. Non lo so dove ho trovato la forza di quell'ultima spinta.
Un minuto di silenzio mi ha tenuta sospesa tutta l'eternità. Poi la tua voce.
Sul mio petto, abbiamo pianto insieme.
Tu nascevi, io rinascevo, ed era primavera la Vigilia di Natale.
@conilsolenegliocchi 🐞
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7:25 ❣️
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poesiatriste · 6 months
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Al giorno d'oggi tutti esperti nel parlare dell'amore.🤔
Ma l'amore...l'amore non lo puoi spiegare in una sola forma. Non esiste solo un unica immagine che rispecchia l'amore. Voi come lo immaginate? con le farfalle nello stomaco, con sguardi intensi, baci appassionati, abbracci e contatti fisici. Beh si, anche ciò viene compreso, ma io, quando si parla d'amore, immagino quello vissuto nei film, scritto sui libri, quello che quando fai la scema ti sorride, perché già per esempio il solo suo sorriso ti fa accelerare il battito del cuore più di quanto possa farlo il contatto fisico, quello che ti fa il solletico fino a farti mancare il respiro e ridartelo accarezzandoti la guancia, quello che ti protegge, che ti ascolta mentre canti e urli ma anche quando piangi, come quella serata conclusa peggio del solito tu che mi chiamasti alle 2 di notte affogando nelle lacrime con il cuore a pezzi, ero distrutta, il tuo pianto l'ho sentito scorrere così vivido sui miei occhi, lo percepivo e volevo morire nel sentirti avvilita per l'ennesimo pezzo di merda, pensavo: 'Ma come fa ad essere così stupida da non rendersi nemmeno conto di quanto amore le sto dando in questo preciso momento? come fa a non rendersi conto che davanti ai suoi occhi c'è una persona che morirebbe per vederla felice sul serio, che glielo dimostra da anni, e spera che prima o poi possa capirlo, perché merita il meglio.' Volevo solamente stringerti la mano, farti appoggiare la testa sul mio petto e darti la tranquillità che avevi bisogno in quel momento, volevo solo tenerti tutta la notte tra le mie braccia, al sicuro, lontana dall'oscurità. Starti accanto per sempre. L'amore credo sia un po' questo dimostrare a piccoli gesti, che ti porta rispetto e ti accompagni nella tua vita, che te la faciliti non che te la complichi. Che non abbia paura di cadere. Quell'amore che ti guarda con orgoglio, con presenza costante, che ti ricordi ogni giorno quanto sei bella, che sia complice in amicizia, perché io credo che l'amore esiste anche in essa, non ho mai visto amore più grande come quello tra due semplici amiche che si rispettano a vicenda e ci sono sempre l'una per l'altra, e se ciò fa di me una persona innamorata allora permettimi di dirti che lo sono follemente, e ne sono fiera, amare te, è la cosa più bella e reale che potessi provare nella mia vita, anche se dolorosa, perché prima di scegliere il bello di te ho sempre tenuto il peggio, e per quanti aspetti tu abbia che mi fanno girare i coglioni, amo anche quelli, non cambierei nemmeno una virgola di te. Perché sei bella da morire così come sei. Questo è il vero amore non tutte le apparenze che vengono mostrate al di fuori.
Ricordati che se ami una rosa devi prima amare le spine 🥀❤
E io ti amo...
Sono state proprio le tue spine meravigliose,simili alle mie a trafiggermi il cuore.🌈
@occhicastanitristi-blog @cuoregelidoo-blog @delusa-da-tutti
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elenaferrariscrittrice · 10 months
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Nuovo racconto di fantasia
Ogni riferimento a persone reali o fatti accaduti veramente è puramente casuale Era un lunedì come tanti altri, quando ho avuto una delle solite discussioni con il mio compagno da due anni. Ma più pesante. Ho pianto tutta la notte. Il giorno successivo, l’incontro in videochiamata di rito con la mia personale assistente “RTP,” riabilitatrice tecnico psichiatrica, giovane, più di me, mora, che ha…
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thecatcherinthemind · 10 months
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Primo giorno di ciclo e non bastavano i dolori. La mia testa mi ha fatto ripensare alle nostre estati insieme e alla nostra vita e ho pianto disperata. Non è giusto che sia andata a finire così.
Stasera sono da sola a casa e non ho nessun con cui uscire, ma anche potendo non voglio fare sapere a nessuno come sto.
Sarò sola tutta la notte.
Continuo ad essere sola e infelice. Non ce la faccio più.
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missfogo · 1 year
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Ho deciso che la depressione me la diagnostico e me la curo da sola.
Sono ben 10 anni che sono depressa. Lo dico perché tutto questo tempo l’ho passato a piangere, a tagliarmi, ad abusare di relazioni e sostanze, a dare la colpa agli altri e a gettarmi via, come un rifiuto non compostabile. È logico che non posso più continuare così, o mi curo, o finirò per avvelenare chi mi sta attorno, e questo non posso farlo ora che sono circondata da brava gente che mi vuole bene.
In ospedale una notte ci sono arrivata ubriaca fradicia, con un tasso alcolemico nel sangue che si aggirava attorno ai 2.5, una volta appurato che fossi ancora in grado di esprimermi, mi hanno portato da uno psichiatra con il quale ho intavolato un discorso che non ricordo assolutamente, ma nel verbale di pronto soccorso egli mi ha definito “a tratti borderline”. Ho poi parlato con diversi psicologi i quali mi indirizzavano sempre da altri psichiatri, che proponendomi cure farmacologiche mi vedevano scappare a gambe levate.
Tutto questo tempo l’ho vissuto con diverse dipendenze, quella da nicotina, thc, alcol, cocaina, smartphone, sesso, affetto, autolesionismo. Mi sono liberata della maggior parte di esse da sola. Rendendomi conto che per me le più pericolose sono quelle che tutt’ora mi posseggono: quella affettiva e quella dal telefono. La parentesi sul mio bisogno di affetto non sento il bisogno di aprirla per ora, ma quella da smartphone è una cosa tutta nuova e spesso sottovalutata, perché è legale, così diffusa tra i giovani che passa completamente inosservata, tanto da far sembrare normale il fatto che un adolescente passi la maggior parte del tempo sui social, ma non lo è affatto. escludendo tutte le altre cose delle quali ero dipendente, mi sono rifugiata nella realtà dei social a tal punto da preferirla al mondo reale. Non volevo più fare nulla, se non stare attaccata allo schermo, scorrendo i per te su tik tok. Le persone che vedevo qui avevano rimpiazzato i miei rapporti umani quotidiani. Non mi importava avere interazioni reali, tanto un algoritmo poteva mostrarmi persone e storie molto più interessanti praticamente sempre ed ovunque. Stavo mandando a puttane tutto quanto.
Quindi, il primo passo per uscire dalla depressione è stato CANCELLARE I SOCIAL (Tumblr è un discorso a parte, lo uso come se fosse un diario). Pochi istanti successivi all’eliminazione di ogni account, il mio interesse verso il mondo esterno si è riacceso come una piccola scintilla.
Ma volete sapere quale altra cosa improbabile crea dipendenza in una situazione simile alla mia? Piangere.
Da bambina non ho mai pianto, me lo ricordano sempre i miei genitori, ma non hanno mai saputo il perché: in pratica all’asilo venni esclusa dagli altri bambini fin da subito, un giorno, dopo l’ennesima presa in giro, la rabbia che provavo mi fece tirare un morso fortissimo sulla guancia di una mia coetanea, dunque le educatrici mi misero in castigo ed io iniziai a piangere a dirotto, ma non per la punizione, bensì perché vedevo gli altri giocare insieme da lontano, ed io, ancora una volta, rimanevo fuori dalla loro collettività. La maestra mi guardò e disse schifata : “è inutile piangere”. Così la presi alla lettera. Nessuno ha più visto lacrime sul mio volto, fino ai 13 anni circa, quando in una notte di giugno iniziai a piangere per la rottura col mio primo ragazzo, ma finii col versare lacrime per ogni cosa che non andava nella mia vita.
Piangere dà l’illusione di essersi sfogati, una volta finito tutto ci sentiamo meglio, ed è proprio questa la sensazione che crea dipendenza, il dopo pianto diventa quel momento celestiale (l’unico) in cui ci sentiamo bene, ed è così che giustifichiamo il pianto, “perché ci fa stare meglio” ma in realtà ci indebolisce tantissimo.
Avete mai notato che se iniziate a piangere per un motivo, finite col farlo per ogni cosa negativa che vi passa per la testa? La tristezza attira altra tristezza.
Una lacrima tira l’altra e poi non riesci più a farne a meno.
Dunque, la seconda cosa da fare per uscire dalla depressione è SMETTERE DI PIANGERE.
La depressione è iniziata quando ho scoperto l’affettività al di fuori della mia famiglia. La mia prima relazione fu davvero tossica per me, riaccese inoltre quei bisogni che i miei genitori avevano spento crescendomi nel modo più freddo e scostante possibile, dunque potete immaginare cosa è successo dopo la fine, o forse no… ve lo spiego brevemente
Ho aperto questo blog, ho iniziato a fumare le sigarette, le canne, a bere, a tagliarmi e la mia depressione si è fatta strada fra tutto questo, portandomi a sapere cose sempre più orrende sulla mia infanzia e dirigendomi in strade ancora più buie dalle quali sono quasi fuori. Voglio trarre conclusioni che possano essere d’aiuto per altri. Voglio essere un buon esempio.
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frammenti-amorosi · 1 year
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è da più di un anno che non scrivo, nè per me, nè per gli altri. Non ne trovavo più il senso, il bisogno, lo scopo. Ciclicamente però l'esigenza di mettere le cose nero su bianco, di fare il punto della situazione, torna a farsi sentire in un modo insidioso, come un malessere che arriva in sordina e cerca di attirare l'attenzione su di sè. Indubbiamente è stato un anno ricco. Mi sono laureata, ho cambiato città, ho lavorato in quattro reparti completamente diversi, ho passato due mesi stupendi con neonati e famiglie, ho seguito un master e conosciuto persone bellissime provenienti un po' da tutta Italia, ho mantenuto la mia relazione a distanza, ho preso innumerevoli treni in smonto notte per stare vicini il più possibile, ho pianto tanto, ho abbracciato altrettanto, ho scoperto di avere un tumore e mi sono operata, sono andata sulle altalene di ogni parco in cui sono stata, mi sono impegnata nell'essere gentile con ogni persona nuova che ho conosciuto, ho dipinto per la prima volta, mi sono iscritta in palestra con la mia coinquilina, sono diventata più brava a parlare con i bimbi grandi, ho guidato quotidianamente in mezzo al traffico fiorentino e le sue stradine strette, ho trovato un bello spunto di ricerca per la tesi di master, ho imparato ad apprezzare molto di più il mio corpo, ho mangiato dolcetti di Halloween in un bar di Roma, ho visto tanti film al cinema, ho pagato la tari (notoriamente una cosa da grandi), ho raccolto come ogni anno la mia castagna portafortuna, ho litigato tante volte con la solitudine che provo spesso in questo posto, ho passeggiato mano nella mano commentando l'architettura e la bellezza di attici, palazzi e balconcini, ho preso una piantina grassa e l'ho chiamata Mafalda (per ora sta bene), ho amato in modo sincero. Questo elenco lunghissimo e incompleto per ricordarmi che ho fatto tante cose, ho vissuto momenti davvero felici e altri di un dolore che non so descrivere a parole, ma non mi sono fermata.
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apropositodime · 10 months
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Dieci anni
Esattamente dieci anni fa..
quella mattina mi ha svegliata un sogno che non dimenticherò mai.
C'era mia madre fuori "da quel letto", in piedi, vestita davanti agli armadi che sistemava,come a volte la vedevo quando andavo da lei, e io li che la guardavo incredula ma serena, lei stava bene. Nel sogno non si è mai voltata, ma non importa io percepivo tranquillità e anche quando mi sono svegliata non ero né allarmata né spaventata.
Io abitavo nella stessa palazzina dove vivevano i miei, al piano di sopra.
Mia madre si è ammalata alla fine del 2011 di Sla (quando pronuncio quella siglia, mi manca l'aria) degenerata alla velocità della luce.
Preparo me e i bambini.
Scendo da mio padre, mia madre è lì in quel letto, sembra abbia 200 anni.
Mio padre dice che non va bene, che
"oggi non ci siamo, è peggio degli altri giorni"
Mia madre è sempre stata in casa, con tutta l'attrezzatura,ha passato all'inizio dei periodi in una clinica per riabilitazione, quando ancora riusciva ad alimentarsi da sola, poi arrivata quella polmonite ab ingestis,e da lì il delirio. Che non sto manco a raccontare.
Ho portato i bambini dal padre, che allora aveva un bar a Milano. Così per distrarli un attimo, fanno colazione.
Intorno alle 11:30, mi chiama mia sorella, non capivo cosa dicesse, aveva la voce rotta dal pianto,confusa, diceva
"forse la mamma è morta", quel forse, perché lei sperava non fosse vero.
Ho preso i bambini e siamo tornati a casa.
Mia madre in quel sogno, mi aveva salutata.
L'unica volta che pianto per tutta la notte è stato quando gliel'hanno diagnosticata lei era ancora in piedi e autonoma al 100%,aveva avuto episodi di cadute strane e aveva cominciato a parlare un po' male ,si pensava ad ischemia...
ricordo la sua reazione, non reazione. Quel silenzio...
La sua vitalità, la sua energia di sempre, la sua leggerezza, i suoi sorrisi sempre e comunque ,non esistevano più.
Io lo so per certo, che si non avrebbe certo voluto morire, ma chi lo vuole. Ma so anche con certezza che la morte in quella situazione è stata la sua liberazione. Lo so davvero. La conoscevo bene mia madre.
Era intrappolata in un corpo inerme, la cosa più brutta che potesse accadere, data la sua famosa paura di rimanere senza respiro(anche la mia da sempre) , era quella appunto di rimanere attaccata ad un respiratore con ossigeno anche, questo non doveva accadere.
Io non ho sofferto la sua morte, e questa cosa ha stupito tanto davvero anche me. Forse perché vivere le malattie incurabili e le sofferenze così, è già una specie di morte.
(Questo non significa che io non abbia paura, io ho una fottuta paura di tutto ormai)
Quindi stamattina mi sono svegliata così, come dieci anni a questa parte.
È proprio vero che le persone che mancano a volte sono più presenti di qualsiasi presenza.
Ciao Ma,sono sicura che il mio saluto ti arriva anche oggi. ❤️
Mio padre, il migliore di sempre ❤️
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Un pensiero va alla famiglia di Giulia che dovrà vivere per sempre con questo dolore e non esiste pena peggiore, non esiste condanna peggiore, non esiste vita peggiore perché non sarà più vita la loro, ma sopravvivenza. Una madre non deve piangere una figlia, una madre non deve morire con suo figlio in grambo, una donna che sta per diventare madre non può morire, un figlio che sta per venire al mondo non deve mai morire. Questa notizia mi ha spezzato l'anima, ci ho messo del tempo per poter trovare le parole giuste per poter condividere la mia tristezza. Non cambieranno di certo le cose, ma l'indifferenza, quella non ci sarà mai, finché ci sarà una Giulia a morire, noi indifferenti non lo saremo mai.
A Giulia.
Tutta la sabbia
non coprirà mai questo dolore,
nemmeno tutto il mare
potrà bastare
per poter un giorno
dargli un nome.
È rabbia,
è silenzio,
è dolore,
è perché una madre
non cullerà suo figlio la notte
raccontandogli di un mondo migliore.
Perché nessuna Donna
dovrebbe morire per amore.
Il sole non asciugarà
le lacrime,
la speranza poi verrà
ma non fermerà il pianto.
Tra le onde,
i cieli sereni,
là dove il mare sarà calmo,
forse l��
vivranno per sempre
Giulia e il suo Thiago.
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Qualche tempo fa, ho avuto una relazione con una donna con cui uscivo, e ci piacevamo molto, dormivamo insieme e il giorno dopo ognuno per la propria parte.
Non c'era questo impegno e tutte quelle cose che la maggior parte delle relazioni hanno. Con lei era solo uscire, divertirsi, andare a letto e il giorno dopo ognuno per conto suo, ma sempre di comune accordo.
Una di quelle sere era più tranquilla, facevo battute e lei non sorrideva. Avevo i soldi per andare al motel, ma ho visto che non aveva alcun interesse per noi.
Così ho trovato l'idea di andare al karaoke. Mi ha guardato in modo strano, ma ha accettato.
Arrivati lì sono stato il primo a cantare (una vergogna), e dopo molte insistenze anche lei ha cantato (un'altra vergogna) e poi si è seduta accanto a me, ha riso e ha detto che le cose erano pazze: Che suo padre era fuori di testa, che le cose a casa sua non stavano bene, che voleva sparire.
Ricordo che abbiamo parlato tutta la notte, abbiamo riso, pianto e per la prima volta siamo stati intimi, senza nemmeno toglierci un indumento.
Siamo andati in altri posti, ma il motel non era più così interessante.
Così abbiamo cominciato a frequentare lo stesso letto. Abbiamo cominciato a dormire insieme tutti i giorni.
E sono già sette anni che mi manca sentire la sua voce in quel karaoke, perché da sette anni devo sentirla cantare nel bagno di casa mia, e mi piace anche.
Le persone non hanno idea, ma ciò che mantiene una relazione, ciò che fa smettere di essere estranei e diventare intimi non è quando fai sesso con questa persona, ma quando entrambi vi sedete a letto e cercate di risolvere tutto, così che quando il piacere finisce, l'amore continua.
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#adessoepersempre
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