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#fuorusciti
magauda · 2 months
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Il Partito chiedeva a tutti i comunisti che potevano venire in Italia “regolarmente” di riportare notizie di prima mano
Nel 1923 decisero [Primetta Cipolli e Oreste Marrucci] di sposarsi e nel 1924 di emigrare in Francia: avevano ben poche speranze di andare avanti se fossero rimasti in Italia. E la loro non fu certo una scelta “particolare”, visto che, all’inizio degli anni Trenta, gli italiani in Francia saranno più di ottocentomila.Infatti, come scrive Leonardo Rapone nell’articolo “Emigrazione italiana e…
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condamina · 2 months
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Il Partito chiedeva a tutti i comunisti che potevano venire in Italia “regolarmente” di riportare notizie di prima mano
Nel 1923 decisero [Primetta Cipolli e Oreste Marrucci] di sposarsi e nel 1924 di emigrare in Francia: avevano ben poche speranze di andare avanti se fossero rimasti in Italia. E la loro non fu certo una scelta “particolare”, visto che, all’inizio degli anni Trenta, gli italiani in Francia saranno più di ottocentomila.Infatti, come scrive Leonardo Rapone nell’articolo “Emigrazione italiana e…
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collasgarba · 2 months
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Il Partito chiedeva a tutti i comunisti che potevano venire in Italia “regolarmente” di riportare notizie di prima mano
Nel 1923 decisero [Primetta Cipolli e Oreste Marrucci] di sposarsi e nel 1924 di emigrare in Francia: avevano ben poche speranze di andare avanti se fossero rimasti in Italia. E la loro non fu certo una scelta “particolare”, visto che, all’inizio degli anni Trenta, gli italiani in Francia saranno più di ottocentomila.Infatti, come scrive Leonardo Rapone nell’articolo “Emigrazione italiana e…
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adrianomaini · 2 months
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Il Partito chiedeva a tutti i comunisti che potevano venire in Italia “regolarmente” di riportare notizie di prima mano
Nel 1923 decisero [Primetta Cipolli e Oreste Marrucci] di sposarsi e nel 1924 di emigrare in Francia: avevano ben poche speranze di andare avanti se fossero rimasti in Italia. E la loro non fu certo una scelta “particolare”, visto che, all’inizio degli anni Trenta, gli italiani in Francia saranno più di ottocentomila.Infatti, come scrive Leonardo Rapone nell’articolo “Emigrazione italiana e…
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bagnabraghe · 2 months
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Il Partito chiedeva a tutti i comunisti che potevano venire in Italia “regolarmente” di riportare notizie di prima mano
Nel 1923 decisero [Primetta Cipolli e Oreste Marrucci] di sposarsi e nel 1924 di emigrare in Francia: avevano ben poche speranze di andare avanti se fossero rimasti in Italia. E la loro non fu certo una scelta “particolare”, visto che, all’inizio degli anni Trenta, gli italiani in Francia saranno più di ottocentomila.Infatti, come scrive Leonardo Rapone nell’articolo “Emigrazione italiana e…
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jacopocioni · 1 year
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Famiglia Aldobrandini
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Aldobrandini antica nobile famiglia fiorentina, trapiantata a Roma nel XVI secolo. In seguito, si chiamarono del Papa, quando Ippolito Aldobrandini da Fano, del ramo proveniente dalle Marche (dove suo padre Silvestro si trovava esiliato con sua moglie, per i suoi sentimenti antimedicei), venne eletto Pontefice nel 1592, con il nome di Clemente VIII. Nel medio Evo, questa famiglia si divise in tre rami: i Bellincioni furono molte volte eletti alle Magistrature della Repubblica Fiorentina. A Firenze ebbe notorietà con Aldobrandino (1388 - 1453, Magistrato dei Priori (1417), fu dei sedici Gonfalonieri di Compagnia dal 1422 al 1453 (Gonfaloniere di Compagnia porta bandiera della Milizia Urbana), dei Dodici Buonomini nel: 1429 – 1436 – 1436 – 1446, commissario a Montepulciano nel 1428, Gonfaloniere di Giustizia della Repubblica Fiorentina nel 1434. Ramo Aldobrandini di Lippo (forse derivati dai Bellincioni); gli Aldobrandini di Madonna dal quale discese Ippolito poi Papa Clemente VIII.  La famiglia attiva in Firenze si arricchì con il commercio. Il mercante Benci Aldobrandini sposò Giovanna “Bugiazza” nata Altoviti, chiamata così per la sua bontà e la dedizione a fare carità (in queste opere pie si unì anche il marito), si guadagnò l’appellativo di “Madonna”. La coppia da sposati, visse nelle case della famiglia in campo Corbolini (l’attuale piazza Madonna degli Aldobrandini), chiamata familiarmente dai fiorentini “Piazza Madonna”.  I due coniugi unirono le loro abitazioni e proprietà. Successivamente ampliate dai loro discendenti fino ad erigere nel XVIII secolo il Palazzo Aldobradini del Papa, ancora oggi esistente. Partigiano dei Medici, fu fra coloro che richiamarono dall’esilio Cosimo, mandatovi da Rinaldo degli Albizzi. Giovanni figlio di Aldobrandino (1422- 1481) tenne la carica di Gonfaloniere della Repubblica nel 1476, distaccatosi dall’appoggiare i Medici, fu costretto a ritirarsi dalla vita politica cittadina. Nel 1480 venne inviato come capitano alla città di Sarzana dove vi trovò la morte. Salvestro (1499 – 1558), studiò legge a Pisa, avversario dei Medici, fu fra coloro che cacciarono Ippolito e Alessandro nel 1527, dando vita all’ultima Repubblica. In quel periodo ricopri la carica di primo Cancelliere alle Riformagioni. Con la caduta della Repubblica e il ritorno dei Medici, nella persona di Alessandro primo Duca, venne arrestato e esiliato a Faenza, da lì nel 1533 venne trasferito a Bibbona, da dove riuscì a fuggire trasferendosi in un primo tempo a Rome in seguito a Napoli.
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Papa Clemente VIII Ippolito Aldobrandini A Napoli nel 1536, si trovava Carlo V, ospite del Viceré Don Pedro di Toledo. Si unì ad altri fuorusciti fiorentini nell’ambasceria presso l’Imperatore, per perorare le sorti della loro patria. Ma l’intento dei fiorentini non ottenne il risultato sperato, e furono costretti ancora all’esilio. Salvestro passò a Fano, Bologna, e Ferrara. In seguito, Alessandro Farnese Paolo III lo chiamò a Roma, dove in seguito fu nominato avvocato concistoriale. Ippolito suo figlio venne creato cardinale. Con l’aiuto del Farnese poté dedicarsi agli studi universitari presso le città di Padova, Perugia e Bologna. Pio V dimostrò benevolenza verso la famiglia Aldobrandini, li prese sotto la sua ala protettrice. Ippolito ebbe i titoli di: Prefetto di Castel S. Angelo, avvocato concistoriale, uditore del Camerlengo, nel 1569 uditore di Rota al posto del fratello Giovanni nominato vescovo di Imola e poi Cardinale. La nipote del cardinale Ippolito, Olimpia nata a Roma nel 1567 unica erede dei beni dei genitori Pietro Aldobrandini e Flaminia Ferracci, inquanto suo fratello Pietro venne creato cardinale dallo zio Papa Clemente VIII. Nel 1587 sposò Giovanni Francesco Aldobrandini principe di Meldola e Sarsina. Da questo matrimonio nacquero otto figli: Silvestro diventato cardinale, Margherita sposò Ranuccio Farnese IV duca di Parma e Piacenza, Elena sposò Antonio Carafa della Stadera, Giorgio principe di Meldola e Sarsina (titoli ereditati dal padre), Caterina Lesa sposò Marino Caracciolo, Ippolito cardinale, Pietro duca di Carpineto, Maria sposò Giovanni Paolo Sforza. Poi nel 1467 Olimpia sposò Camillo Pamphili. Con l’estinzione dei Pamphili beni di Margherita, passarono definitivamente ai Borghese. Con l’elezione di Ippolito a Papa, gli Aldobrandini si trasferirono definitivamente a Roma, con il dichiarato nepotismo del Pontefice, ne beneficiarono con vari titoli ecclesiastici. Per riconoscenza aggiunsero al cognome l’appellativo del Papa.
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Alberto Chiarugi Read the full article
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gaiaitaliacom · 3 years
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A Casalgrande frazioncine, cinemini e mercatini: o della rivoluzione politico-culturale che non c'è
A Casalgrande frazioncine, cinemini e mercatini: o della rivoluzione politico-culturale che non c’è
di Redazione, #cultura Nel territorio del comune della rivoluzione culturale che non c’è, perché non siamo mica in Cina siamo solo fuorusciti dal PD e siamo superdifferenti, abbiamo assistito all’innovazione di una serata all’insegna dello gnocco fritto, di alcuni chioschi dai cieli bianchi e bianchi teli, molte luci, una piazza praticamente deserta, un assessore sorridente e alcuni cassonetti…
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giancarlonicoli · 3 years
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23 feb 2021 08:14 LUCA ATTANASIO E VITTORIO IACOVACCI UCCISI DAL FUOCO AMICO? IL CONVOGLIO IN CUI VIAGGIAVANO SI FERMA A CAUSA DELLE PIETRE AMMASSATE IN STRADA. DALLA BOSCAGLIA  SPUNTANO SEI-SETTE UOMINI CON ARMI LEGGERE: L'AUTISTA MUSTAFA MILAMBO VIENE UCCISO SUBITO. ATTANASIO E IACOVACCI VENGONO FATTI SCENDERE: SONO LORO L'OBIETTIVO - POI COMPAIONO DAL NULLA I SOLDATI E I RANGER DEL GOVERNO DEL CONGO: INIZIA UNA SPARATORIA E NON SI SA CHI AMMAZZA CHI - NESSUNO PORTAVA L'AURICOLARE DI SICUREZZA NE' UN GIUBBOTTO ANTIPROIETTILI, NON C'ERANO PONTI RADIO D'ALLERTA PERCHE' I CONGOLESI E L'ONU AVEVANO GARANTITO CHE LA STRADA ERA SICURA - COSA CERCAVANO I TERRORISTI?
Francesco Battistini per il "Corriere della Sera"
Ore 10,15, villaggio di Kibumba, tre chilometri da Goma. Nella savana più pericolosa del più pericoloso Paese africano, avanzano due jeep bianche. Davanti c' è una missione del World Food Programme, dietro c' è l' ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio: l'accompagna un funzionario italiano del Wfp, Rocco Leone, e lo scorta un carabiniere, Vittorio Iacovacci. Due autisti, due bodyguard congolesi, sette persone in tutto: un piccolo e discreto convoglio, solo i distintivi Onu sulle portiere. È una missione informale, l'addetto consolare Alfredo Russo doveva parteciparvi ma all' ultimo è rimasto a casa.
L'ambasciatore ha passato la domenica da un amico saveriano, padre Franco Bordignon, e ora in sneaker e occhiali scuri va a Rutshuru per visitare una scuola che deve ricevere aiuti alimentari. Nessuno porta l'auricolare di sicurezza, non ci sono ponti radio d'allerta, la strada è considerata «pulita» e relativamente sicura. L'agguato è rapido. Simile a tanti da queste parti: un mucchio di pietre nel mezzo della strada Rn4, le macchine costrette a rallentare, a frenare. Dalla boscaglia spuntano sei, forse sette uomini con armi leggere. All' inizio è una raffica d' avvertimento, verso l' alto.
Un'altra mira subito alla macchina del diplomatico e uccide l'autista, Mustafa Milambo.
L'ambasciatore Attanasio, Rocco Leone e il carabiniere Iacovacci vengono fatti scendere: sono loro l'obbiettivo, i bianchi. I banditi danno ordini in swahili ai tre italiani - «fate presto, camminate veloci!» -, ma parlano fra loro in kinyarwanda: è una lingua ruandese comune tanto tra i fuorusciti hutu delle Fdlr, le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda, quanto fra jihadisti ugandesi Adf che vantano legami con l'Isis e imperversano in questi confini del Congo. Di chiunque si tratti, è un tentativo di rapimento: si intavola una trattativa ma inutilmente. L'ambasciatore e il carabiniere, già feriti, vengono fatti camminare per qualche decina di metri.
Poi la sorpresa, almeno secondo la versione ufficiale di Kinshasa: compaiono dal nulla i soldati e i ranger governativi, richiamati dai colpi dei banditi, e c' è una sparatoria.
Non si sa bene chi ammazza chi. Il carabiniere Iacovacci, 30 anni, latinese di Sonnino, muore subito. L' ambasciatore Attanasio, 43 anni, brianzolo di Limbiate, moglie e tre bambine, è colpito all' addome e perde molto sangue. Lo caricano su un pick-up, la bodyguard di Leone gli tiene la testa: quando arriva all' ospedale di Goma, una ventina di chilometri di strada, non c' è più nulla da fare.
Rocco Leone finisce ricoverato, sotto choc, ma senza ferite. Non è chiaro che ne sia degli altri del convoglio: secondo alcune fonti sarebbero stati rapiti. È ancora meno chiaro che cosa cercassero i killer. Soldi? Un'azione terroristica? O magari un' arma di ricatto sugli investimenti energetici, anche italiani, nel Nord Kivu? L' ambasciatore Attanasio non aveva un' auto blindata. Non aveva una vera scorta.
Non indossava un giubbotto antiproiettile. Non c' erano bandierine italiane che ne identificassero la presenza. I congolesi e l' Onu gli avevano garantito che quella strada era tranquilla. E allo stesso tempo il governatore della regione, Carly Nzanzu Kasivita, ora dice di sentirsi «sorpreso» dalla missione e di non esserne stato informato in anticipo.
Troppe cose non tornano. E chi e perché abbia ucciso l' ambasciatore - questo è chiaro dal primo istante -, non è solo materia d' indagine per la polizia congolese. I Ros sono già in volo per il Congo, la Procura di Roma ha aperto il fascicolo di rito.
La Farnesina chiede un report dettagliato al Wfp e un' inchiesta Onu per chiarire su quali basi, la Rn4 fosse ritenuta sicura. Le domande sono da rivolgere alla già fin troppo criticata missione Monusco, qui dal 1999, oggi una delle più grandi e organizzate del mondo, un miliardo di dollari di budget, un' inefficacia assoluta coi suoi 16mila caschi blu: è stata l' Onu, attraverso il Wfp, a comunicare all' ambasciata italiana che non serviva una scorta armata.
E questo nonostante in quell' area, chiamata «le Tre Antenne», tre anni fa siano stati rapiti due turisti inglesi. E nel parco Virunga, solo negli ultimi anni, siano stati uccisi duecento ranger. E sulla famosa strada 2 che attraversa il paradiso dei gorilla di montagna sia frequente che spariscano preti, contadini, volontari in cambio di riscatti da mezzo milione di dollari. Un aereo militare riporterà a casa le salme dei due italiani. Come accadde per gli aviatori di Kindu, sessant' anni fa.
Come fu nel 1995 per sei volontari di Lecco, massacrati allo stesso modo e nello stesso posto: una banda li sorprese a Rutshuru, proprio il villaggio che Attanasio cercava di raggiungere, e dopo ucciso l' autista sparò sugli altri. Morirono anche due bambini, quella volta. Proprio lì, proprio in quel modo. Ma quasi tutti se li sono dimenticati.
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umbriasud · 4 years
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Terni, fuoco a pallettoni tra M5S e i “ribaltonisti” Cozza e Braghiroli
Terni, fuoco a pallettoni tra M5S e i “ribaltonisti” Cozza e Braghiroli
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Non è certo una polemica in punta di fioretto o di penna, ma semmai in punta di vanga, quella tra il Movimento 5 Stelle e i due fuorusciti 
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marcoleopa · 7 years
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"Il ventennio fascista non fu, come oggi qualche sciagurato immemore figura di credere, un ventennio di ordine e di grandezza nazionale: fu un ventennio di sconcio illegalismo, di umiliazione, di corrosione morale, di soffocazione quotidiana, di sorda e sotterranea disgregazione morale. Non si combatteva più sulle piazze, dove gli squadristi avevano ormai bruciato ogni simbolo di libertà, ma si resisteva in segreto, nelle tipografie clandestine dalle quali fino dal 1925 cominciarono a uscire i primi foglietti alla macchia, nelle guardine della polizia, nell'aula del Tribunale speciale, nelle prigioni, tra i confinati, tra i reclusi, tra i fuorusciti. E ogni tanto in quella lotta sorda c'era un caduto, il cui nome risuonava in quella silenziosa oppressione come una voce fraterna, che nel dire addio rincuorava i superstiti a continuare: Matteotti, Amendola, don Minzoni, Gobetti, Roselli, Gramsci, Trentin. Venti anni di resistenza sorda: ma era resistenza anche quella: e forse la più difficile, la più dura e la più sconsolata.“ Piero Calamandrei
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condamina · 2 years
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Spie e provocatori tra gli antifascisti esuli in Francia
Spie e provocatori tra gli antifascisti esuli in Francia
Il più frequentemente citato nelle storie dell’antifascismo tra i libelli denigratori dei fuorusciti prodotti in periodo fascista dai propagandisti di regime, è il volumetto di Pietro Maria Bardi 15 giorni a Parigi tra i fuorusciti, pubblicato nel 1932, anno X dell’era fascista <76. Eppure trattasi, al di là di ogni considerazione politico-ideologica, di una alquanto modesta, sia per quanto…
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samdelpapa · 5 years
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Libertaria senza compromessi Così era la rivoluzionaria venuta dall’Ucraina che, in nome dei suoi principi, finì per mettersi al servizio dei despoti. Dal 1880 al 1965 una vita straordinaria. Una biografia ce la narra
Destino tragico e paradossale quello di Angelica Balabanov, la rivoluzionaria ucraina figlia di un ricco proprietario terriero ebreo, fuggita da Cernigov giovanissima alla ricerca di sé, e divenuta un’icona del socialismo rivoluzionario europeo a cavallo dei due secoli. Una vicenda che Amedeo La Mattina, giornalista de la Stampa ci racconta con rigore e minuzia esemplari nel suo Mai sono stata tranquilla. La vita di Angelica Balabanoff. La donna che ruppe con Mussolini e Lenin (Einaudi, pp. 314, euro 20). E il senso amaro di quel destino sta proprio in questo: aver creduto nei despoti nel segno di un’utopia libertaria e senza compromessi. Per poi restarne delusa e tradita, fino a consegnare quella sua utopia a ciò che da giovane massimamente detestava: il riformismo ministeriale (quello di Saragat). Maledicendo inerme e dimenticata quell’epilogo finale, pur senza nulla rinnegare delle sue scelte (a parte l’invocazione struggente in punto di morte alla madre dalla quale s’era strappata per vivere la sua vita).
DALL’OTTOBRE A SARAGAT
E però tra la sua nascita in Ucraina attorno al 1880 e la sua morte solitaria a Roma nel 1965 si consuma una vicenda straordinaria. Quella che ci racconta con finezza La Mattina. E dentro ci sono il socialismo nascente in Europa, le origini del fascismo, l’Ottobre 1917, e poi il fascismo la guerra, l’antifascismo. E un corteo di donne eccezionali che furono amiche di Angelica. L’anarchica Emma Goldmann, Rosa Luxemburg, Anna Kulisciov, Clara Zetkin. Fascino non secondario di queste pagine, filo d’Arianna tra le tragedie di un secolo.
Tra i pregi più importanti del libro ve ne è uno speciale: la capacità di illuminare il rapporto di Angelica coi despoti. E di raccontare la loro mente. Prima di tutto quella di Mussolini, che Angelica letteralmente tiene a battesimo a Zurigo attorno al 1902, tra emigrati e fuorusciti sovversivi d’Europa. A lei che già conosce i grandi del socialismo Turati, Labriola, Kautski Benito si presenta come un derelitto che si autocompiange. Spiantato senza arte né parte, rabbioso e disperato. Angelica non solo lo educa alla filosofia e al socialismo, ma lo persuade di valere qualcosa. E se ne innamora, divenendone presumibilmente l’amante. Potenziandone l’ego ferito. Vellicandone la mania di grandezza frustrata. Mussolini stesso lo riconoscerà parlandone da «Duce» con Yvonne De Begnac: «Senza la Balabanov sarei rimasto un piccolo fuzionario, un rivoluzionario della domenica». Angelica spinge via via Benito al successo. Alla vittoria massimalista nel congresso socialista di Reggio Emilia del 1912. E l’anno prima a un ruolo di primo piano contro la guerra in Libia. Fino alla direzione de l’Avanti! Ma nell’ottobre 1914 si consuma il tradimento: Mussolini passa alla «neutralità attiva» sulla guerra, e subito dopo all’interventismo. In più, nella vita di Benito, già sposato con Rachele, compare un’altra donna decisiva: Margherita Sarfatti. Altoborghese ebrea e «modernista»: sarà lei, a sua volta ripudiata dal Duce antisemita, a forgiare il Mussolini «novecentista» in arte, a fargli amare i futuristi e poi il «ritorno all’ordine» estetico. Sicché il risentito Benito può convertire l’irruenza plebea nel rivoluzionarismo conservatore e populista. Nel fascismo. Strana mescolanza di sovversivismo dall’alto e dal basso, per opera di un uomo marginale che ha di mira il potere, nella crisi dell’Italia liberale. Mussolini sommerso e salvato, fatto uomo e despota dalle donne. Potrebbe essere (anche) questa una delle chiavi del libro di Mattina sulla Balabanov, fonte più vera di tante altre sulla vera indole del Duce di Predappio: il trasformismo d’assalto e il mimetismo psicologico da zelig sovversivo.
IL RUSSOCENTRISMO
Quanto a Lenin, la vicenda è diversa. Angelica lo ammira e ne diffida: è probo, ascetico e tranquillamente feroce. Aderisce da socialista alla sue tesi comuniste, ma se ne dissocia nel 1921. Quando vede che quello bolscevico è un dispotismo russo-centrico, cinico e anche terroristico. Ostile ad ogni umanitarismo etico. Nondimeno Angelica resterà marxista e socialista, intransigente oltremisura (si oppone a Nenni e all’unità coi comunisti italiani). Assediata da spie di Mussolini (che ancora la temeva) emigra in America, e lì diviene testimone del socialismo libertario antiriformista. Al ritorno in Italia uscirà dal Psi per andare nel Psdi, da sinistra! Ennesima delusione e grande lezione «impolitica». Ma soprattutto grande testimonianza sulla scuola e la psicologia dei dittatori.
Una che capisce di politica e geopolitica ed eravamo nel primo dopoguerra
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territoridel900 · 7 years
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Carlo Lorenzini (Collodi) – Empoli – 2/4
Carlo Lorenzini (Collodi) – Empoli – 2/4
Empoli – La piazza – Immagine tratta da “Firenze e la Toscana” di Eugenio Müntz, Fratelli Treves Editori, 1899 […] Fu in Empoli che ebbe luogo la famosa Dieta, dove i fuorusciti Ghibellini, reduci dalla battaglia di Mont’Aperti, avevano risoluto di distruggere la città di Firenze, per quindi fondarne una nuova in Empoli stesso. Questo congresso, dove lo spirito di parte era stato capace di…
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realnews20 · 7 years
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I Democratici e progressisti nascono in Parlamento: 37 alla Camera e 14 al Senato, capigruppo Laforgia e Guerra – Il Fatto Quotidiano Il gruppo dei fuorusciti dal Pd prende forma in Parlamento. Oggi si sono riuniti per la prima volta alla Camera i deputati di “Articolo 1-Movimento democratico e progressista” – questo lo sterminato nome in forma integrale.
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