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#elio bartolini
marcogiovenale · 8 days
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raccolte finaliste della ix edizione del premio di poesia elio pagliarani
NONA EDIZIONE DEL PREMIO NAZIONALE ELIO PAGLIARANI – 2024 Cerimonia di premiazione al Palazzo delle Esposizioni di Roma il 25 maggio 2024, ore 17 (ingresso dalla scalinata di Via Milano n.9A) Il Premio Nazionale Elio Pagliarani, giunto alla sua nona edizione, è lieto di comunicare l’elenco delle raccolte finaliste della nona edizione 2024. Il Premio alla carriera è stato attribuito, su proposta…
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byneddiedingo · 1 year
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Alain Delon and Monica Vitti in L'Eclisse (Michelangelo Antonioni, 1962)
Cast: Alain Delon, Monica Vitti, Francisco Rabal, Lilla Brignone, Rossana Rory, Mirella Ricciardi, Louis Seignier. Screenplay: MIchelangelo Antonioni, Tonino Guerra, Elio Bartolini, Ottiero Ottieri. Cinematography: Gianni Di Venanzo. Production design: Piero Poletto. Film editing: Eraldo Da Roma. Music: Giovanni Fusco. 
"Some like it cold. Michelangelo Antonioni on alienation, this time with Alain Delon and, of course, Monica Vitti. Even she looks as if she has given up in this one."  -- Pauline Kael, 5001 Nights at the Movies
I'm still an admirer of Pauline Kael's film criticism, but it has dated. She did a great service in her heyday, the 1970s, by cutting through the thickets of snobbery to advance the careers of American filmmakers like Robert Altman and Sam Peckinpah. But that often meant attacking "art house" filmmakers like Antonioni and Alain Resnais, poking at their supposed intellectual pretensions. Although I was never a "Paulette," I think I qualified at least as a Kaelite: one who took her point of view as definitive. For a long time, I scoffed at films by Antonioni, Resnais, and others like Ingmar Bergman who got glowing notices from the high-toned critics but zingers from Kael. The bad thing is that I missed, or misinterpreted, a lot of great movies. And L'Eclisse is a great movie, one that, to be sure, Kael could dismiss as "cold" and mock for its director's use of Monica Vitti as a vehicle for his views on "alienation." I will grant that Vitti's limited expressive range can be something of a hindrance to full appreciation of the film. But it would have been a very different movie if a more vivid actress like Jeanne Moreau or Anna Karina had played the role of Vittoria. Vitti's marmoreal beauty is very much the point of the film: She is irresistibly attractive and at the same time frozen. Alain Delon's lively Piero begins to become blocked and awkward in his attempts to rouse her passion. In the opening scene, in which Vittoria tells Riccardo (Francisco Rabal) that she's leaving him, the two behave in an almost robotic, mechanical way, unable to release anything that feels like a natural human emotion at the event. We see later that Vittoria is able to let herself go, but only when sex is not in the offing and when she is playing someone other than herself: i.e., when she blacks up and pretends to be an African dancer. But Marta (Mirella Ricciardi) puts a stop to this by saying "That's enough. Let's stop playing Negroes." Marta, a colonial racist who calls Black people "monkeys," evokes the repressive side of European civilization, but L'Eclisse transcends any pat statements about "alienation" through its director's artistry, through the way in which Antonioni plays on contrasts throughout. We move from the slow, paralyzed male-female relationships to the frenzy of the stock exchange scenes, from Vittoria's rejection of Piero's advances to scenes in which they are being silly and having fun. Nothing is stable in the film, no emotion or relationship is permanent. And the concluding montage of life going on around the construction site where Vittoria and Piero have seemingly failed to make their appointment is one of the most eloquent wordless sequences imaginable.
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djtubet · 2 months
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Oggi Dj Tubet dlle 13.42 su Rai Radio 1 FVG
Il rapper friulano sarà oggi ospite della trasmissione 𝐶𝑜𝑛𝑡𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑡𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑖  su Rai Radio 1 e su RaiPlay Sound.
Poesie per una piccola storia del Friuli
Terza puntata: friulani in terra italiana
Carlotta Del Bianco e Dj Tubet interpretano le opere di Pier Paolo Pasolini, Elio Bartolini, Amedeo Giacomini fino a Novella Cantarutti.
𝐶𝑜𝑛𝑡𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑡𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑖, il Sabato alle 13.42 su Rai Radio 1 FVG e su RaiPlay Sound.
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cinemafrombehind · 6 years
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L'Avventura, 1960
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undiaungato · 6 years
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L’eclisse (1962) · Michelangelo Antonioni
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gltsmoking · 5 years
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Monica Vitti in L'Avventura (1960) -
Directed by Michelangelo Antonioni                                    
Writing Credits                                                        
Michelangelo Antonioni (story)                         Michelangelo Antonioni, Elio Bartolini, Tonino Guerra (screenplay)
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pangeanews · 5 years
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“Io voglio ogni cosa”: Monica Vitti nella poesia di Anne Carson
Tra i nomi circolati in bocca come un chewing gum come papabili Nobel per la letteratura, da anni, c’è quello della poetessa canadese Anne Carson. Classe 1950, classicista – ha tradotto l’Agamennone di Eschilo, e poi Sofocle e Euripide – è da anni, appunto – dal 1998, almeno, l’anno in cui pubblica con Knopf il poema Autobiography of Red – tra i poeti più riconosciuti del mondo anglofono. La lista dei premi ottenuti – dal Guggenheim al MacArthur Fellowship, dal T.S. Eliot Prize al Griffin Poetry Prize – fatica a stare nel contegno di un articolo; Harold Bloom l’ha incapsulata da tempo nel suo personale e transnazionale canone contemporaneo. In un tomo assai sfizioso, Poets and Poems (2005), il titanico critico recentemente scomparso inserisce la Carson, commentando alcuni suoi testi, nella sfilza dei poeti prediletti, da Petrarca a Blake, da Shakespeare a John Ashbery. La raccolta, dai chiari intenti canonizzanti, chiude su Geoffrey Hill, Mark Strand, Seamus Heaney e Anne Carson, di gran lunga la più giovane del corteo. In Italia, tuttavia, sostanzialmente, la Carson è una sconosciuta: nel 2000 Bompiani pubblica il suo capolavoro, Autobiografia del Rosso, nella traduzione d’autore di Sergio Claudio Perroni – ma il libro è “attualmente non disponibile”, quindi, ripubblicatelo gente! – mentre dieci anni dopo Donzelli stampa Antropologia dell’acqua, con stuolo di traduttrici, Antonella Anedda, Elisa Biagini, Emmanuela Tandello. Tutto qui. Cerco di stimolare la traduzione proponendo due poemetti, Kant’s Question about Monica Vitti e Ode to the Sublime by Monica Vitti, pubblicati in origine sulla “London Review of Books” e poi confluiti in Decreation (2005). Sostanzialmente, i poemetti sono, in superficie, un’ode a Michelangelo Antonioni e a due film in particolare, L’eclisse (1962; con Alain Delon, scritto da Antonioni con Tonino Guerra, Elio Bartolini e Ottiero Ottieri) e Deserto rosso (1964; con Richard Harris, scritto insieme a Tonino Guerra). In entrambi i film, la figura centrale è Monica Vitti, che assurge, nell’immaginario poetico della Carson alla ‘Cosa in Sé’, elemento filosofico e turbato, solido platonico e concetto kantiano, elegia della contraddizione, elogio della mente sfibrata. In una nota al testo, come chiarimento a un lettore, nel 2002, la Carson spiegò la sua Ode in questi termini: “Nella poesia, Monica Vitti ci offre un resoconto del film Deserto rosso di Antonioni, in cui recita come una incarnazione del ‘sublime’. Mi pare chiaro che per preparare il suo ruolo la Vitti abbia letto Edmund Burke, che descrive il sublime come ‘composto dalla coincidenza di dolore, piacere, grazia, deformità, ciascuno legato all’altro, a tal punto che la mente è incapace a definire se esso sia dolore o piacere o terrore’. Probabilmente, la Vitti ha esaminato anche la discussione di Kant intorno alla ‘cosa in sé’, che esiste soltanto nelle nostre menti, e che vibra tra lussuria e frustrazione, ‘mentre l’immaginazione si protende verso di essa e torna indietro’”. Domandarsi perché la poesia della Carson non ‘penetri’ nel terreno ignifugo e poderosamente grigio dell’editoria italiana è semplice. Da noi, per deformità d’intenti, funziona la poesia di facile presa emotiva, schietta, scarna, spesso elementare, che pone in versi i facili elementi del quotidiano. All’opposto, convince, invece, una poesia di maniera, del tutto mentale – ma priva di pensiero –, ironica, che dà sfizio all’intellettuale. Proprio della poesia anglofona – da Shakespeare in poi – invece – vado per spanne e semplificazioni in questo contesto – è un discorso ampio, che lega il dato ‘profano’, basso, ‘pop’, all’acuto filosofico, allo scatto del pensiero. Ecco, è una poesia che pensa – penso, per dire, a Charles Wright, a Susan Stewart a Jan Zwicky – quella della Carson. Insomma, ecco i testi, che testimoniano l’abbagliante irrequietezza della poesia contemporanea. (d.b.)
**
La domanda di Kant intorno a Monica Vitti
  Era nascosto in lei e dava piacere a Kant. L’Eclisse comincia con il vento che soffia tra i capelli di Monica Vitti. Lei è in una stanza.
  Kant sperimentò un piacere in parte negativo. Da dove arriva quel vento?  
Kant provò piacere in quella che chiamava Cosa in Sé. Lei vaga per la stanza con gli occhi bassi, osservata con intensità da un uomo sulla poltrona.  
La Cosa in Sé è inattingibile, insormontabile. Lei tenta di uscire dalla stanza.  
La Cosa in Sé non può essere rappresentata. Le tende sono decorate, la stanza è piena di oggetti, le lampade stanno bruciando, qui e là, chi sa che ora può essere, in che notte siamo? I suoi capelli si muovono lentamente.  
Tuttavia proprio per il fatto di non poter essere rappresentata, la Cosa in Sé può essere inscritta tra i fenomeni. Solleva un pezzo di carta, lo poggia.  
Kant nota un fruscio tra le barriere sensibili. La sua inquietudine la trascina, esonda, va.
  Un ventilatore è sul tavolo accanto all’uomo in poltrona. Kant si sentì fragile come un’onda.
  Ora può andarsene. La superficie del film si placa. Kant lasciò che la sua anima si espandesse.  
Si vergogna un po’, ma è felice di camminare. Felice di affrontare un’alba ancora più difficile.
*
Ode al Sublime di Monica Vitti
Io voglio ogni cosa. Ogni cosa è nudo pensiero che ferisce.
Una sirena nella nebbia che fischia ci fa supporre che la nebbia sia ogni cosa. Uova di quaglia mangiate sulle mani nella nebbia rendono ogni cosa afrodisiaca.
Mio marito scrolla le spalle quando lo dico, mio marito scrolla le spalle per ogni cosa. I laghi dove la sua azienda ha avvelenato ogni cosa sono bellissimi come un Bruegel.
Conservo il mio negozio perché così posso vendere ogni cosa, anche se è vuoto tengo la luce accesa. Ogni cosa può rovesciarsi.
Lo sai che nello spazio più profondo del mare ogni cosa diventa trasparente?, chiede Corrado, l’amico di mio marito e io dico Lo sai quanto ho paura?
Ogni cosa vuole attenzione, il mio collo non è rilassato neanche quando bacio Corrado. Kant dice che ‘ogni cosa’ esiste solo nella nostra mente, condotta da un moto di piacere e
dolore che si getta avanti e indietro quando sono sul letto di Corrado e lotto contro ogni cosa con Corrado che guarda dall’altra parte della stanza e poi viene a letto
e mi monta e questo non fa differenza eccetto il fatto che ora devo combattere contro ogni cosa attraverso Corrado, che ho reso ‘imperterrito’ (così Kant) sul suo letto gelido nel clangore di mezzanotte.
Cosa prenderai?, chiedo a Corrado che parte per la Patagonia e quando dice 2 o 3 valige dico che se dovessi partire porterei con me ogni cosa che vedo.
A questo Corrado non risponde se non che pensa il contrario di ogni cosa che dico. Non è giusto quello che vorrebbe dire mio marito, lo dice su ogni cosa –
soprattutto da quando sono uscita dalla clinica, una clinica per persone che vogliono ogni cosa, ogni cosa che vedo ogni cosa che assaggio ogni cosa che tocco ogni giorno anche i posacenere e
nella clinica domandavo soltanto una cosa Cosa devo farne dei miei occhi?
Anne Carson
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mayolfederico · 4 years
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ventidue aprile
Richard Diebenkorn, Cityscape# 1, 1963
  Una fantasia
Ti dirò una cosa: ogni giorno la gente muore. E questo è solo l’inizio. Ogni giorno, nelle case funebri, nascono nuove vedove, nuovi orfani. Si siedono con le mani conserte, cercando di decidere sulla loro nuova vita.
Poi vanno al cimitero, per alcune di loro è la prima volta. Hanno paura di piangere, a volte di non piangere.…
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spazioliberoblog · 5 years
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di CLAUDIO GALIANI ♦
LA SQUADRA DI MARONCELLI
La banda Maroncelli si costituisce subito dopo l’8 settembre. All’inizio si compone di circa venticinque elementi. In breve tempo, con la propaganda e con l’immissione di sottufficiali e militari sbandati, si allarga notevolmente.
Questo è l’elenco dei partigiani combattenti, riconosciuto dalla Commissione regionale del Lazio il 13 gennaio 1949, con i gradi partigiani e la loro corrispondenza alla gerarchia militare.
Oltre ai settantaquattro partigiani combattenti, di cui tre feriti e quattordici morti, sono stati riconosciuti 189 patrioti, a dimostrazione di un’estesa fascia di sostenitori.
Nucleo iniziale dell’8 settembre 1943
Maroncelli Ezio                     Comandante                           Capitano
Morra Antonio                       Commissario                                “
Foschi Antonio                       Comandante                           Tenente
Antonini Secondiano             Commissario                                “
Conti Riccardo                         Comandante                                  “                                                  
Volpi Eldo                                  Commissario                                 “   
Pistolesi Vidio                                    “                                              “
Mori Libero                                        “                                              “
Foschi Alessandro                  Vice Comandante                           “
Del Duca Giulio                     Vice Commissario                            “
Morra Giuseppe                     Ispettore Organizzativo                “               
Pagani Anna                           Comandante                           S.Tenente
Zamparini Orzio                                 “                                        “      ferito il 6 giugno a Veiano
Pierucci Enrico                                   “                                        “
Catalani Fiore                                     “                                        “
Mazzella ?                              Commissario                               “
De Paolis Mario                     V. Comandante                           “
Salerni Giulio                         V. Commissario                           “
Olivieri Ermanno                  Intendente                                   “
De Santis Agostino               Ispettore                                        “
Scotti Remo                           Capo di S. M.                                “
Niedda Pietro                                     “                                       “
Abbadini Aldo                       Com.te di Squadra                 Maresciallo    
Foschi Amerigo                                 “                                        “     
Comite Franco                       Sergente Maggiore                 ferito il 7 giugno ad Allumiere
Inseriti il 24 settembre
Minio Alfonso                        Comandante                           S. Tenente
Conte Raffaele                                   “                                       “
Giordani Paolo                       Capo  di S.M.                            “
Terribili Eritreo                     Commissario                           ”
Pierotti Italo                                       “                                     “
Salerni Settimio                     Ispettore Organizzativo        “
Piroli Nemesio                       V. Comandante                       “
Galli Antonio                         V. Commissario                       “
Ravaioli Domenico                Capo di S.M.                            “
Mattera Francesco                  Com.te di Squadra                 Maresciallo
Vittori Vincenzo                                “                                     ”   
Laurindi Alberto                                “                                    “    ferito il 29 ottobre a Bieda
Angelini Mario                                  “                                     “
Bianchi Gervasio                               “                                    “
Galletti Gualtiero                               “                                    “
Rinallo Diego                         Com.te di Nucleo                   Sergente
Scotti Paolo                                        “                                      “
Gaudenzi Guerrino                           “                                      “  
Panico Angelo                                    “                                      “
Peris Domenico                                 “                                      “  
Busnengo Arrigo                               “                                      “
Inseriti nelle settimane successive
 Morra Alfonso                       Comandante                           S. Tenente
Faccenda Francesco               Commissario                            “
Lucidi Roberto                       Com.te di Squadra                 Maresciallo
Stefanini Ottorino                              “                                        “
De Somma Gino                                 “                                         “
Struelli Gottardo                                “                                         “
Morra Domenico                                “                                        “
Giudice Agostino                               “                                         “
Amanti Marcello                                “                                        “
Piendibene Renato                 Comandante di nucleo            Sergente
Vegro Alberto                                    “                                          “
Maroncelli Altero                              “                                         “
Rocchi Antonio                                  “                                         “
Bartolini Elio                                      “                                        “
 Caduti civili
Consolati Romeo                   La Bianca, 6 ottobre 1943
Caciornia Angelo                   Casalone,  17 novembre  1943
Gabrielli Luigi                                   “
Belfiore Carlo                                    “
Santi Emiliano                                   “
Speroni Dino                          Aurelia, 11 febbraio 1944
Fanelli Felice                                     “
Caduti militari
Russo Luigi
Nobili Mariano
Nobili Orsio
Piras Antonio            
Caddu Antonio
Casamassima Franco
Lai Francesco
 L’identikit
Ezio Maroncelli, muratore di 33 anni, è il Comandante militare. Rilasciato il 16 agosto da Regina Coeli, dove è recluso da aprile, promuove con altri l’ organizzazione della banda. E’ interessante la testimonianza che più tardi renderà sul valore formativo che per lui ha avuto l’esperienza del carcere, dove ha potuto stringere contatti importanti. In particolare, con Filiberto Sbardella, uno dei capi di “Bandiera Rossa”, formazione comunista molto attiva a Roma e ben radicata in alcuni Comuni, come Viterbo,Tarquinia e Tuscania.
In polemica con il PCI, “Bandiera Rossa” resta ostile al Governo Badoglio e rifiuta l’ingresso nel C.L.N.
Ezio Maroncelli
  Antonio Morra è il Commissario politico. Su di lui c’è poco da scoprire. Iscritto sin dalla fondazione al Partito comunista, in prima fila in tutte le azioni degli Arditi del popolo, sorvegliato speciale, confinato tre volte, agitatore permanente, garantisce anche i contatti con i militanti tolfetani, dove ha formato dal 1937 una cellula comunista.
Un ruolo di primo piano hanno Giulio Del Duca, impiegato ragioniere, e i fratelli Foschi, Antonio, Alessandro, Amerigo, commercianti.
Alessandro è anche membro del C.L.N. che si è formato il 10 settembre, riunito in un bosco di castagni, dove rappresenta la componente comunista con Antonio Morra e  Persilio Persi.
I socialisti sono rappresentati nel C.L.N. da Vincenzo Benedetti e Domenico Pierucci, i democristiani da Gatta Cheren, Ortensio Pierantozzi e Agostino Mendola, il Partito d’Azione da Giocondo De Dominicis e Pietro Amorosi.
Settimio Salerni appartiene, con i fratelli Benedetto, Menotti e Augusto, ad una famiglia leggendaria del sovversivismo anarchico cittadino. Il padre Adamo e lo zio Settimio sono stati tra i più accesi partecipanti alla lotta dei portuali del 1897, arrestati e processati, ma assolti, per l’accusa di minacce verso un caporale.
Agitatore antimilitarista,  tra i fondatori dell’ Arditismo locale, spirito combattente impegnato in tutti i conflitti contro le squadre fasciste, Settimio ha scontato tre anni a Lipari.
Con lui è il nipote Giulio, figlio di Menotti. Militare alla Maddalena, rientrato in continente e recluso per un breve periodo al Forte Boccea,  appena liberato si trasferisce ad Allumiere per unirsi alla banda.
Italo Pierotti, portuale, è anche lui tra gli ammoniti della polizia, sotto controllo dal 1930 al 1932, noto alla polizia per la frequentazione di altri sovversivi, come Morra e Pucci.
Il padre, Pietro, è stato nel 1895 tra i fondatori  del circolo socialista Karl Marx, ha guidato nel 1897 le lotte dei portuali nel corso delle quali è stato arrestato insieme a Giuseppe Alocci, è stato tra i fondatori della Cooperativa tra i lavoratori del porto.
Secondiano Antonini, nato a Priverno, muratore, è legato strettamente ad Antonio Morra. Rilasciato dal carcere insieme a Ezio Maroncelli, gli resta a fianco nella costituzione della banda.
Antonio Galli, comunista, è controllato dalla polizia sin dal 1931, perché tenta di organizzare l’eversione tra gruppi di giovani, senza apparenti successi. Ha in progetto di espatriare con Edmondo Marcucci e Gottardo Struelli. I suoi movimenti vengono seguiti costantemente fino al 1942.
Gottardo Struelli, amico di Antonio Morra, è uno dei sovversivi che hanno frequentato la famigerata osteria di via Trieste 43, vigilato speciale fin dal 1931.
Tra i patrioti vicini a Morra, di Tolfa, troviamo Gino Chiavoni, anche lui spedito al confine, Domenico Fronti e Augusto Ruina, impegnati nella nascita della cellula comunista di Tolfa alla fine degli anni 30.
Nemesio Piroli, di Allumiere, è un maturo militante, sorvegliato dal 1931. Tra i patrioti c’è il figlio Ennio, giovane universitario.
Nella lotta, cinquantenni come Antonio Morra e Nemesio  Piroli militano a fianco di giovani come Marcello Amanti, diciassettenne.     
Alcuni, come Renato Piendibene,  Domenico Peris, Giulio Salerni, Ottorino Stefanini o Ennio Piroli non hanno compiuto i venti anni o li hanno superati da poco.
Carlo Belfiore, ucciso nel corso di in un rastrellamento, ne aveva 12.
Renato Piendibene è fuggito da La Spezia, dove era marinaio. Antifascista, oltre che per tradizione di famiglia, ”per amore del Jazz”. E’ stato arrestato dai tedeschi dopo l’8 settembre, è riuscito a fuggire travestito da prete e, raggiunta avventurosamente Allumiere, si è aggregato alla banda.
Domenico Peris,  figlio di un portuale antifascista che ha partecipato alla fondazione della Cooperativa, si è allontanato dopo l’8 settembre da Roma, dove prestava servizio nel reparto  dei carabinieri a cavallo, e si è unito ai partigiani di Allumiere.
Giovani sono, naturalmente, i militari aggregati, compresi i morti nello scontro a fuoco di Monte Cucco.
Abbiamo sottolineato alcuni casi, ma tutti i membri della banda, partendo dalla A di Angelini, passando per Riccardo Conti e gli Scotti, fino alla V di Vincenzo Vittori e Eldo Volpi, sono convinti militanti antifascisti.
La base sociale é sostanzialmente popolare, ma variegata: molti gli operai e i portuali, qualche artigiano e alcuni, come i Foschi, commercianti.
Gli anarchici
In entrambe le formazioni partigiane militano molti anarchici. Non è un fatto consueto.
Gli anarchici preferiscono, dove possono, formare loro proprie organizzazioni o associarsi ad altre meno ostiche al loro credo “libertario”, come “ Bandiera Rossa” o “Giustizia e Libertà”.
La loro confluenza ad Allumiere e a Bieda non si spiega col fatto banale che convivono come sfollati. Le ragioni di questa  collaborazione sono forti e antiche.
Richiamano le lotte del movimento degli Arditi, una consuetudine cospirativa che si protrae lungo il ventennio, per alcuni l’ esperienza comune del confino.
Per qualche categoria, come i portuali, opera la solidarietà maturata sul posto di lavoro.
Tutti condividono  in fondo una cultura della ribellione, che in alcuni casi ha reso naturale lo spostamento da un’organizzazione all’altra.
Non va sottovalutato lo spirito cameratesco temprato nelle osterie cittadine, divenute  punto di ritrovo degli inquieti sovversivi, che ad ogni stormir di fronda si riaccendono e sognano il riscatto, brindando al sole dell’avvenire.
L’ora del riscatto sembra essere giunta e non si può assolutamente lasciarla sfuggire.
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Le donne
All’interno di un universo quasi interamente maschile, nelle due bande operano alcune donne.
Quattro, patriote, nella banda Barbaranelli: di Bieda sono le sorelle De Santis, Maria e Caterina, e Gnocchi Antonia, di S. Giovenale Canaletti Francesca.
Quattro sono anche le donne impegnate nella banda Maroncelli.
Una, Anna Pagani, 46 anni, è partigiana combattente, le altre, la diciassettenne Adriana Randazzo, Alba Volpi e Adele Cima, sono patriote.
Adele è la degna componente di una famiglia impegnata da decenni. Salvatore Cima è stato segretario della Sezione PCI di Civitavecchia fino al 1925 e ha subìto una condanna al confino, mentre i due fratelli Aurelio e Aristodemo per il loro atteggiamento sono stati sottoposti al controllo costante della polizia.
Anna viene invece citata in una testimonianza, riportata da Ferdinando Bianchi nella  sua “Storia dei Tolfetani” , resa da  uno degli arrestati del 7 aprile: “ Non ci fucilarono perchè una donna di Allumiere, Anna Pagani, aveva fatto in tempo a nascondere tutte le armi destinate alla banda, i libri di Lenin e altri volantini partigiani. Se li avessero trovati non ci saremmo salvati.”
La citazione sottolinea  il ruolo attivo di queste donne e  la loro vigile concretezza.
In pochi giorni la banda ha raggiunto una dimensione complessa.
“ Alla fine di settembre, avendo la banda partigiana raggiunto un numero di componenti facilmente individuabili, è stato necessario stabilire vari accampamenti e creare un’organizzazione per l’approvvigionamento dei viveri e delle armi come pure all’equipaggiamento dei vari nuclei dislocati nei boschi della zona”.
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L’altra metà della Resistenza: Targa commemorativa in ricordo del contributo femminile alla Resistenza; Ancora fischia il vento; Olema Righi;  Partigiana Juna.
  CLAUDIO GALIANI
… continua (il prossimo capitolo (IV) venerdì 19 luglio 2019)
ANATOMIA DI DUE BANDE (III) di CLAUDIO GALIANI ♦ LA SQUADRA DI MARONCELLI La banda Maroncelli si costituisce subito dopo l’8 settembre.
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designbooksmilano · 5 years
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Il design non è una cosa seria
Memorie di una ragazza radicale
Cristina Morozzi
Rizzoli, Milano 2017, 194 pagine, ISBN 9788891814494
euro 19,90
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Questo volume è un intenso racconto di vita, con l'infanzia fiorentina in una famiglia fuori dal comune, culla ideale per il suo sguardo curioso, in bilico fra arte, filosofia, moda e invariabilmente attirato dall'inedito e dal sorprendente. Un racconto personale che coincide con la sorprendente avventura del design italiano, che non è ancora finita.
Anche il sottotitolo – Memorie di una ragazza radicale – è importante: perché Cristina Morozzi è cresciuta nella Firenze della metà del secolo scorso, al fianco di Massimo Morozzi, membro di Archizoom Associati (Firenze 1966, con Andrea Branzi, Gilberto Corretti, Paolo Deganello in seguito raggiunti nel 1969 da Lucia Morozzi – sorella del marito – e il suo sposo Dario Bartolini) e poi protagonista di rilievo, in altre e diverse vesti, del mondo del progetto con cui ha condiviso una vita fatta di complicità intellettuale vera e partecipata, sorprese, avventure e si, appunto di design. Il tempo nelle sue righe non è mai preciso se non scadenzato da date indimenticabili quali quelle della nascita dei suoi quattro figli. Il resto è solo memoria, come dice lei, più o meno limpida allacciata a esperienze e circostanze particolari che l’hanno colpita per più motivi. Le piace dirci della casualità degli accadimenti. Racconta del caso che le fece incontrare Alessandro Mendini in un bar all’angolo tra via Monte di Pietà e via dell’Orso nel centro di Milano (era il 1977) dopo che il marito si traferisce in città con Andrea Branzi per lavorare al Centro Design Montefibre della Montedison, chiamati entrambi da Elio Fiorucci, amico impareggiabile per cui spende tenere parole. Quel caffè la catapulterà in una carriera fatta di scrittura.
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persinsala · 5 years
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Kilowatt Festival 2019
Sansepolcro torna al centro della scena teatrale contemporanea con il Festival diretto da Luca Ricci e Lucia Franchi
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byneddiedingo · 1 year
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Gabriele Ferzetti and Monica Vitti in L'Avventura (Michelangelo Antonioni, 1960)
Cast: Monica Vitti, Gabriele Ferzetti, Lea Massari, Dominique Blachar, Renzo Ricci, James Addams, Dorothy De Poliolo, Lelio Lutazzi, Giovanni Petrucci, Esmeralda Ruspoli. Screenplay: Michelangelo Antonioni, Elio Bartolini, Tonino Guerra. Cinematography: Aldo Scavarda. Production design: Piero Poletto. Film editing: Eraldo Da Roma. Music: Giovanni Fusco. 
The ironic title -- an "adventure" in which nothing adventurous occurs -- is enough to establish L'Avventura as one of the most subversive films ever made. It subverts narrative by never resolving its initial mystery, the disappearance of Anna (Lea Massari). And as a film about sex, it is notably anti-erotic. Antonioni's (and his cinematographer Aldo Scavarda's) camera is in love with Monica Vitti's Claudia, exploring her unconventional beauty in extended closeups. It is the "male gaze" -- the objectifying, depersonalizing view of women -- at its utmost. But then Antonioni subverts the male gaze by two scenes in which it is exposed in full and repellent play: The first is when the would-be celebrity Gloria Perkins (Dorothy De Poliolo) causes a near-riot in the streets of Messina. The second, more bitter scene comes when Claudia, having left Sandro (Gabriele Ferzetti) to fetch Anna from the hotel in Noto where she thinks she may be staying, begins to be surrounded by more and more men, like a pack of feral dogs, casting eager, exploring stares at her. The sex in L'Avventura is troubled, like that between Anna and Sandro that earlier had left Claudia standing alone and idle in another street. Or the relationship of Claudia and Sandro that develops after Anna's disappearance, leaving neither of them particularly eager to find her. In the end, Sandro proves incapable of remaining faithful to Claudia: He's all too ready to ease his boredom with, of all people, Gloria Perkins, who returns to prowl the hotel in Taormina in search of paying customers. Before their liaison, Sandro is eyed by a woman who stands in front of a painting of Roman Charity, in which a woman breastfeeds an elderly man, a scene that blurs the distinction between charity and lust. After Claudia discovers Sandro and Gloria in flagrante, she flees the hotel in tears, followed by Sandro, and the film concludes with a scene in which her gestures, stroking his hair as he weeps, demonstrate her own form of charity -- or is it lust? L'Avventura presents us with a world in which the conventional and expected word and action never take place. It was fashionable at the time the film was released to say that it was a depiction of alienation and ennui. But films about alienation and ennui invariably wind up alienating and boring, as many of the subsequent films made under its influence (including some of Antonioni's own) tediously demonstrated. L'Avventura didn't point out a viable direction for other movies, but it remains, like many great films, sui generis.  
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tmnotizie · 5 years
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SAN BENEDETTO – A pochi giorni dall’apertura ufficiale del “San Benedetto Film Fest” fervono i preparativi per la realizzazione dell’evento che, quest’anno, lo ricordiamo, ha avuto un record eccezionale di opere filmiche in concorso. Dopo l’innovazione che ha investito il direttivo alla guida della prestigiosa kermesse e che ha portato a caratterizzarla con un nuovo approccio e con prerogative altamente qualitative, si avvicina l’appuntamento con i finalisti dell’edizione 2019, patrocinata dal Comune di San Benedetto del Tronto.
L’autorevole riconoscimento si terrà da lunedì prossimo 15 al 20 luglio nella storica location della Palazzina Azzurra, che si vestirà del mood caratterizzante il Festival con una cura speciale e ricercata degli allestimenti, coordinata dal prezioso contributo dell’architetto Fabio Varese.
“Porteremo il cinema internazionale a San Benedetto del Tronto – sono le parole del direttore artistico Marco Trionfante– la città merita un Festival di altissimo livello che possa rappresentarla nel mondo. E’ stato svolto un grande lavoro di selezione su 130 prodotti audiovisivi, grazie ad una giuria altamente qualificata. In queste ore in molti paesi del mondo stanno condividendo il San Benedetto Film Fest. Con le produzione estere riusciamo a veicolare ovunque il nome della nostra città”.
Sulla stella linea, le dichiarazioni del presidente Cosimo Guadalupi che non nasconde grande soddisfazione per il trend in ascesa che la rassegna cinematografica sta mostrando, sottolineando quanta sinergia di intenti e grande impegno siano stati profusi in questa nuova edizione. “Stiamo pensando anche ad una sessione invernale del premio” è l’anticipazione.
Un team esperto, alle spalle del festival, ha fornito un significativo valore aggiunto alla kermesse, supportato dalla consulenza legale dell’avvocato Luigi De Scrilli, dall’Account Manager Giovanni Leanza, dal Public Relations Manager Benedetto Marinangeli insieme alla “TM Comunication” con Cristian Mecozzi che ha curato la parte grafica, il web master Antonio Fares e la collaborazione di Luciano Vesperini, Luca Capriotti e Filiberto Balena.
La Giuria tecnica selezionata e composta da una variegata e competente rappresentanza del panorama artistico, cinematografico e culturale del territorio nazionale ha valutato ben 130 prodotti audiovisivi, suddivisi tra cortometraggi e lungometraggi provenienti da ogni parte del mondo e rappresentanti di una miriade di micro e macrocosmi culturali e identitari, al fine di individuare percorsi e linguaggi comunicativi diversificati e inclusivi.
“Un lavoro –spiegano i coordinatori artistici Olga Merli e Alfredo Amabili– che ha prodotto momenti di profonda riflessione sul cinema come veicolo di diffusione dell’arte e di integrazione di codici antropici, sociologici ed artistici a livello internazionale. Nei prodotti presentati sono stati trattati diversi temi  a partire dall’ accoglienza per passare all’ inclusività fino ad arrivare alla cultura del mondo.
Si tratta di lavori estremamente interessanti che vantano anche la partecipazione di attori del calibro di Catherine Deneuve, Christopher Lambert, Maria Grazia Cucinotta. Il San Benedetto Film Fest, si riconferma, quindi una grande opportunità per la città e per il territorio in generale che potrà vantare un appuntamento imperdibile dal punto di vista artistico, sociale e culturale, che porterà la regione ad essere, di nuovo e con successo, sotto i riflettori nazionali ed internazionali”.
“Una iniziativa meravigliosa –è l’assessore Antonella Baiocchi che parla- che porta grazie a questo gruppo il nome di San Benedetto oltralpe. Inoltre alla conoscenza del pubblico sono presentati temi importanti che vanno oltre lo standard classico dei film. Con questo festival date voce alle persone che hanno cose da dire ed in una società che dà spazio solo ai numeri voi mettete in mostra le alternative. Una mentalità che dovrebbe essere una costante ed invece rappresenta un’eccezione”.
“Un festival –chiude la serie degli interventi la consigliera comunale Brunilde Crescenzi– che rappresenta un evento di grande qualità, una ricerca del particolare su temi di grande importanza. In questo modo si fa conoscere San Benedetto non solo per le sue bellezze naturali ma anche a livello culturale perché sviluppa la coscienza critica dei cittadini. Mi auguro che siano serate di grande successo”.
Dopo attenta e approfondita valutazione e analisi dei prodotti audiovisivi pervenuti, la Giuria ha decretato i nomi dei finalisti di respiro internazionale, le cui opere verranno proiettate nelle serate adibite all’evento, con doppia proiezione serale, con un cortometraggio seguito da un lungometraggio fino alla serata finale del 20 luglio con le autorevoli premiazioni dei cast tecnici ed artistici e la presenza delle autorità e dei giurati.
Da segnalare, inoltre, in questa edizione presentata da Carla Civardi, l’attivazione di nuovi premi, con il caratteristico e innovativo Premio “Sybila” – Miti e Leggende da tutto il mondo, dei premi alla “Miglior Regia”, “Miglior Sceneggiatura”, “Miglior DoP” e il Premio “Cine – Inchiesta” oltre a tutti gli altri già calendarizzati.
Questa la programmazione delle serate dal 15 al 20 luglio:
Lunedì 15 luglio 2019
“Per sempre”
Regia di Alessio di Cosimo
“The Forest”
Regia di Viktor Gasic
Martedì 16 Luglio 2019
“La fuga”
Regia di Nicola Zapparoli
“Il sole sulla pelle”
Regia di Massimo Bondielli
Mercoledì 17 Luglio
“Florindo e Carlotta”
Regia di Rossella Bergo
“Fuori Centro”
Regia di Sandro Fabiani
Giovedì 18 Luglio
“Beauty”
Regia di Nicola Abbatangelo
“The strategy of the Pekingese”
Regia di Elio Quiroga
Venerdì 19 Luglio 2019
“Rise of a Star”
Regia di James Bort
“La voce del Lupo”
Regia di Alberto Gelpi
Sabato 20 luglio
Premiazioni
Questa la giuria del San Benedetto Film Fest
Alfredo Amabili (Attore e regista)
Massimiliano Bartolini (Videomaker)
Marco Trionfante (Regista e attore)
Andrea Giancarli (Regista)
Andrea Borgomaneri (Regista)
Giuseppe Di Caro (Fotografo)
Olga Merli (Sceneggiatrice Cine-Televisiva)
Giovanni Leanza (Direttore di Produzione)
Fabio Varese (Cinefilo)
Micaela Marchetti (Produzioni TV)
Alessandra De Flaviis (Cinefila)
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undiaungato · 7 years
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L’eclisse (1962) · Michelangelo Antonioni
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anmicastellabate · 6 years
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Sommergibile Malachite classe 600 – serie PERLA
Impostato il 31 agosto 1935 nei Cantieri del Muggiano di La Spezia varato il 15 luglio 1936 consegnato il 6 novembre 1936 Il 10 giugno 940 e’ dislocato a Taranto (47° sq.IV gruppo)
CARATTERISTICHE
Anno di costruzione: 1936 Cantiere: Odero Terni Orlando – La Spezia (Italia) Nazionalità: italiana Dislocamento in superficie/immersione: 695t/855t Lunghezza: 60,18 metri Larghezza: 6,45 metri Immersione: 4,70 metri Propulsione in superficie: 2 motori diesel (Tosi) Propulsione in immersione: 2 motori elettrici (Marelli) Cavalli superficie: 1.400 Cavalli immersione: 800 Eliche: 2 Velocità in superficie: 14 nodi Velocità in immersione: 7,5 nodi Armamento in superficie: 1-100/47 2-13,2 Armamento in immersione: 6 tubi lanciasiluri da 533mm Autonomia in emersione: 5200 miglia a 8 nodi Autonomia in immersione: 74 miglia a 4 nodi
LE OPERAZIONI EFFETTUATE
Effettua 36 uscite operative: 22 missioni offensive e/o esplorative in Mediterraneo, 1 missione trasporto mezzi d’assalto, 13 uscite per esercitazione o trasferimento, percorse miglia 29085.
Dal 20 al 27/6/1940 – Agguato a N. di Maiorca. Al rientro da questa missione entra in arsenale per turno di lavori. Durante la sosta avviene lo scambio di consegne fra il C.C. D’Elia che assume il comando del “Giuliani” e il T.V. Enzo Zanni.
Agguato a NE di Derna. Il 15/12, durante la navigazione per portarsi in zona, subisce l’attacco di un aereo che riesce a neutralizzare con le armi di bordo. La notte sul 27/1/1941 – Ricerca idroponica nello stretto di Messina.
Dal 15 al 22/3/1941 Agguato nel canale di Cerigotto. La notte sul 19 avvista un incrociatore scortato da CCtt. Alle ore 01.19, lancia due siluri che non colpiscono. Non puo’ proseguire nell’azione perche’ sottoposto a violenta caccia a.s. deve disimpegnarsi in immersione.
Dal 10 al 18/4/1941 Agguato a N del golfo di Sollum. La sera del 14, alle ore 23.37, avvista un grosso convoglio che non puo’ attaccare per la pronta reazione a.s. della scorta che gli impedisce di portarsi a distanza di lancio.
Dal 3 al 14/7/41 Agguato a N di Ras Azzaz. Alle ore 20.00 del 3 avvista un grosso incrociatore contro il quale lancia subito un siluro. Udito lo scoppio dell’arma, si disimpegna in immersione.
Dal 25/9 al 5/10/1941 – Agguato al largo di Ras Aamer. Dal 20 al 27/1/1942 – Agguato al largo di Ras Aamer. Dall’11 al 23/2/1942 – Agguato lungo le coste della Cirenaica. Dall’8 al 21/4/1942 – Agguato lungo le coste della Cirenaica. Dall’1 al 9/6/1942 – Pattuglia a NW di Algeri. Dal 15 al 18/6/1942 – Agguato a NW di Algeri. Dal 22 al 24/6/1942 – Agguato a N di Capo Blanc
PROGETTO “R.S. MALACHITE”
Mentre dal 16 al 17/7/1942 – Pattuglia lungo le coste tunisine. Rientra in anticipo per avaria e va in arsenale per le riparazioni e un turno di riposo all’equipaggio. Durante la sosta e in attesa della missione successiva avviene lo scambio di consegna fra il T.V. Zanni e il T.V. Alpinolo Cinti. Dal 20 al 26/11/1942 – Agguato lungo le coste algerine. Il 24, durante un’incursione nella rada di Philippeville, alle ore 04.11, lancia due siluri contro tre piroscafi che procedono scortati. Rientra a Cagliari dove rimane dislocato temporaneamente. Dal 16 al 24/12/1942 – Pattuglia fra La Galite e Cap de Fer. Dal 4 al 5/1/1943 – Agguato nelle acque di La Galite.
Poi dal 21 al 22/1/1943 – Pattuglia fra Capo Carbon e Bougaroni. Il 22 alle ore 04.55 avvista un convoglio diretto verso Bona. Alle ore 05.18 lancia una salva di quattro siluri. Costretto a disimpegnarsi dalla pronta e violenta reazione della scorta, mentre si immerge avverte distintamente due esplosioni.
Il 6 febbraio effettuato lo sbarco degli uomini a 9 mg da Capo Matifu, attende invano fino alle 06.30 del 7 il loro rientro. Dirige quindi per il ritorno alla sua base di Cagliari. E’ già’ in vista della Costa italiana quando viene silurato.
AFFONDAMENTO
Il 9 febbraio 1943 alle ore 11.00 circa al largo di Capo Spartivento, silurato dal Sommergibile olandese “Dolfijn”. Evita con una rapida manovra tre siluri, il quarto lo colpisce al centro sulla sinistra provocandone l’affondamento in un minuto. Sopravvivono: il comandante , 3 ufficiali, 9 sottufficiali, sottocapi e comuni.
Affondano col battello:
Ufficiali di macchina: S.T.V. (GN) Giovanni Rubino; 34 sottufficiali, sottocapi e comuni:
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C° 2a cl. Francesco Di Corato
C° 3a cl. Giuseppe Serini
2°c. Corrado Cadaleta
2°c. Giuseppe Cesarini
2°c. Mario Fossati
2°c. Giuseppe Rossi
Sgt. Ruggero Casola
Sgt. Aldo Cesca
Sgt. Ettore Etro
Sc. Ernesto Ariani
Sc. Sesto Andreolini
Sc. Dino Buglioli
sc. Bruno Carotenuto
Sc. Vittorio Colombo
Sc. Mario Giberto
Sc. Nello Giovanetti
Sc. Angelo Lamonea
[/ezcol_1half] [ezcol_1half_end]
Sc. Esilio Lazzari
Sc. Mario Loi
Sc. Renato Negrin
Sc. Ermelindo Orlando
Sc. Carmine Passaro
Sc. Pasquale Picca
Sc Ottavio Sciarpella
Com. Dante Baldassarre
Com. Ermanno Bani
Com. Otello Casadei
Com. Alterio Cozzolino
Com. Elios Durazzi
Com. Sebastiano Faoro
Com. Raffaele Franzoni
Com. Vincenzo Piscopo
Com. Mario Piuri
Com. Bruno Raviola.
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Identico alla serie Sirena, della quale altro non e’ che una ripetizione, avevano lo scafo tipo Bernardis con doppi fondi centrali molto resistenti e controcarene esterne, con una profondità di collaudo di 80 metri. Ebbero motori più potenti, una maggiore dotazione maggiore di combustibile ed un nuovo impianto di condizionamento. Esteriormente mostravano solo la falsatorre un po’ più grande nella parte superiore ed un radiogoniometro manovrabile dall’interno dello scafo.
La serie era costituita da: Perla, Gemma, Berillo, Diaspro, Turchese, Corallo, Ambra, Onice, Iride e Malachite.
Solo il Diaspro, Turchese e Onice sopravvissero alla guerra.
Nel corso del mese di Gennaio 1943, al sommergibile Malachite (al suo attivo 22 missioni esplorative offensive, 14 di trasferimento, percorse 29085 miglia) agli ordini del T.V. Alpinolo CINTI, fu affidata una missione in Algeria. A bordo una squadra di incursori del battaglione San Marco agli ordini del Sottotenente Bartolini, con obiettivo la distruzione di un ponte ferroviario a El Kjeur. Una volta sbarcato il commando nelle vicinanze della costa Algerina, il Regio Smg Malachite rimase in silenzio totale in attesa del segnale convenuto per il recupero degli uomini.
L’equipaggio intese chiaramente la violenta esplosione, e dopo pochi minuti fu avvistato il segnale. Mentre si avvicinava al luogo convenuto, sulla spiaggia si scateno una battaglia con una serie di spari ed esplosioni. Rimasto in attesa ben oltre il tempo stabilito, con il pericolo imminente di essere scoperto dalle forze navali ed aeree nemiche, il T.V. Alpinolo CINTI ordinò l’immediata partenza. Fu intercettato per ben due volte sulla via del ritorno, ma il suo Comandante si svincolo’ e riuscì a scappare.
L’affondamento
Il 9 febbraio del 1943 nei pressi della costa sud della Sardegna, risali in superficie iniziando i preparativi per l’arrivo in porto. A 3 miglia a sud di Capo Spartivento, il sottomarino olandese Dolfjn, non si sa come, era in agguato in quelle acque e quando scorse dal periscopio due imbarcazioni che erano più o meno a due miglia da lui, capì subito che uno era un sommergibile che rientrava da una missione e decise di attaccarlo. Lanciò 4 siluri dai tubi di lancio di prora ad intervalli di 5, 8 secondi l’uno dall’altro.Due siluri furono abilmente evitati dal Com.te CINTI ma il terzo siluro esplose sul fianco del Malachite dopo circa due minuti. Il “gigante” iniziò ad affondare di poppa e qualche minuto dopo, prima di sparire negli abissi marini, si alzò verticalmente con la prua e la torretta fuori dall’acqua, qualche istante e scomparì sott’acqua. Subito giunsero sul luogo alcune imbarcazioni per soccorrere i 13 naufraghi, tra di essi il comandante CINTI. Perirono 35 membri dell’equipaggio in quelle gelide acque. Nessuno vide ne si accorse del Dolfjn che silenziosamente si allontanò dalla zona.
Tra i marinai imbarcati sul Malachite anche il nostro cittadino Carmine Passaro
Il Sottocapo Carmine Passaro
Articoli di giornale
TESTIMONIANZE
IL SOMMERGIBILE MALACHITE (BOLLETTINO DI GUERRA 914) – RACCONTATO DALL’EX SOTTOCAPO PASQUALE PELILLO .
La notte del 23 Novembre 1942, notte così pulita e fosforescente che sembrava fatta apposta per mettere in maggiore rilievo il sommergibile in emersione, nonostante la luna. Il Comandante Cinti, ci portò tanto vicino all’imboccatura della Baia di Philippeville, dove si vedevano chiaramente le onde frangersi contro le banchine del porto, le case della città biancheggiare come fossero di gesso, gli alberi del lungomare agitati dal vento, Philipeville senza un lume alle finestre senza una lampada per le vie, in uno scuramento di guerra perfetto.
A questo punto il Comandante Cinti sotto quel plenilunio che illuminava a giorno il mare, vide una motosilurante nemica avventarsi alla distanza di tre o quattro miglia, verso il sommergibile e ordinò immediatamente la rapida immersione. Fu soltanto più tardi, quando gli idrofoni, esplorando bene bene il mare diedero la certezza della zona libera, che effettuammo l’emersione e senza indugio il Comandante ci spinse sotto la costa; adesso la nuvolaggine, mettendo ogni tanto uno schermo allo sfacciato chiarore della luna aiutava il nostro compito. Quando però il riflettore della luna si riaccendeva, tutto tornava improvvisamente terso ed allucinante.
Ci allontanammo dalla Baia di Philipeville, non c’erano navi nemiche ma non era detto che non ce ne fossero nei dintorni, infatti fu proprio ad una decina di miglia dalla costa al largo di Capo de Fer, in una zona dove il nemico doveva sentirsi abbastanza sicuro che avvistammo una formazione composta da quattro piroscafi e tre cacciatorpediniere di scorta. Il Comandante Cinti capì subito che una delle quattro navi era una petroliera. Il sommergibile aveva la luna alle spalle e appariva sullo sfondo del cielo, tanto che la petroliera ci avvistò e cominciò a spararci contro con il cannone. Il Comandante Cinti ordinò subito il lancio di due siluri verso il piroscafo di testa e sentimmo un fortissimo scoppio con accompagnamento di vampe di fuoco.
Ormai il piroscafo era perduto, si arrestò di colpo come fecero le altre navi che gli si affollarono intorno, proprio come si fa con un infortunato sulla pubblica via. I cacciatorpediniere in circostanze simili non possono usare le bombe di profondità come è comprensibile in caso di naufraghi in mare. Mentre tutto questo accadeva altri due siluri erano partiti contro la petroliera che illuminata dai razzi dei cacciatorpediniere continuava a spararci cannonate sino a quando non è esplosa inabissandosi. Era arrivato il momento di effettuare l’immersione e per tutto il giorno seguente restammo fermi sul fondo ad ascoltare il gran “passeggiare” di navi sopra la torretta, un ansimare di turbine, un avvicinarsi ed allontanarsi di motori. Ci allontanammo dalla zona e con l’ultima emersione navigammo diretti alla nostra base di Cagliari.
Pasquale Pelillo
TESTIMONIANZE
L’ULTIMA MISSIONE DEL “SMG MALACHITE”, RACCONTATA DALL’ALLORA “SOTTOCAPO PASQUALE PELILLO ”
Imbarcato sul sommergibile Malachite in qualità di S.C.MN, fui assegnato al motore di sinistra mentre a quello di destra c’era il mio collega Mario Loi. Entrambi avevamo già partecipato a diverse missioni sul Malachite, tranne per l’ultima in quanto il Comandante Alpinolo CINTI, dovendo imbarcare una squadra più numerosa di Incursori con l’obiettivo di distruggere un ponte ferroviario a EI Kjeru in Algeria, ordinò al S.C.RT Pappalardo ed al sottoscritto di rimanere a terra. Il smg.Malachite con a bordo il commando dei guastatori partì e navigando si avvicinò alla costa Algerina dove sbarcò il commando e rimase in assoluto silenzio in attesa del segnale convenuto per il recupero degli incursori, come era già accaduto altre volte nei pressi dell’isola La Galite. Dopo una forte esplosione e violenta battaglia con una serie di spari ed scoppi sulla spiaggia, scaduto il tempo e con il pericolo di essere scoperti dalle forze navali nemiche, il Comandante Alpinolo Cinti ordinò la partenza immediata.
Il giorno 9 Febbraio alle ore 11,00 nei pressi della costa sud della Sardegna, il smg. Malachite navigava in superfice e si preparava per il rientro in porto. Nei paraggi c’era in agguato, a quota periscopica, il smg. Olandese Dolfin che lanciò 4 siluri. Il Comandante CINTI, con abile manovra, riuscì a schivarne 3 mentre il quarto esplose sul fianco del Malachite che iniziò ad affondare di poppa. Dei 48 marinai dell’equipaggio, 13 si salvarono tra cui il Comandante e furono recuperati da imbarcazioni che giunsero subito sul luogo.
lo e Pappalardo, con ansia, li aspettammo e quando giunsero li abbracciai tutti. lo cercavo il mio amico fraterno S.C, Mario Loi, ma lui non era tra loro. A me motorista sarebbe accaduta la sua stessa fine.
Abbracciai il mio Comandante e quella era la prima volta! Era un ufficiale severo e molto serio, infatti quando quasi tutti soffrivamo il maledetto mal di mare lui rimaneva impassibile, solo al mio abbraccio colsi nel suo sguardo quello che nascondeva nell’animo.
Pasquale Pelillo
TESTIMONIANZE
SMG MALACHITE: “GLI ULTIMI ISTANTI”. TRATTO DAL RESOCONTO DEL COMANDANTE DEL “SMG DOLFIN” DI NAZIONALITÀ OLANDESE.
Eravamo in agguato presso la costa Sarda e più precisamente nei pressi del capo Spartivento, ci trovavamo in immersione perché vi erano alcuni motopescherecci intenti alla pesca, quando dagli idrofoni sentimmo il suono di tre eliche, ma poiché erano visibili dal periscopio solo due imbarcazioni, deducemmo che la terza doveva trattarsi di un sommergibile in immersione ed aspettammo. Alle ore 10,48 il sommergibile Italiano emerse a sole due miglia dalla nostra posizione ma era ancora troppo distante e inoltre manteneva una rotta non ottimale per il lancio, quando alle 10,57 cambiò direzione e puntò ignaro del suo destino verso di noi. Dopo solo due minuti e precisamente alle 10,59 diedi ordine di lanciare tutti e quattro i siluri di prua alla distanza di circa 5 /8 secondi uno dall’altro a ventaglio, per avere più possibilità di successo. Dei quattro siluri probabilmente il terzo dopo due minuti di corsa colpì il nemico a poppavia della torretta; a nulla valsero le manovre del sommergibile avversario per evitare i nostri siluri. Dal periscopio vidi tutta la scena, il sommergibile Italiano iniziò ad affondare di poppa e quando questa fu quasi tutta sommersa si impennò con la prua e la torretta tutta fuori dall’acqua ed un istante dopo scomparve portando con se quasi tutto l’equipaggio. A questo punto diedi ordine di allontanarci dalla zona in quanto vidi delle imbarcazioni avvicinarsi per dare soccorso ai superstiti, nessuno si accorse della nostra presenza.
(Lt. Cdr H.M.L.F.E. Van Oostrom Soede)
Video Explorer Team
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I marinai di Castellabate: Il Sommergibile Malachite Carmine Passaro Sommergibile Malachite classe 600 - serie PERLA Impostato il 31 agosto 1935 nei Cantieri del Muggiano di La Spezia varato il 15 luglio 1936 consegnato il 6 novembre 1936 Il 10 giugno 940 e' dislocato a Taranto (47° sq.IV gruppo)
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thrauma · 6 years
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Claudio Bartolini - Il Cinema Giallo Thriller Italiano https://goo.gl/L9J2Hs Frutto di anni di ricerca, catalogazione e scrittura, questo volume costituisce la prima mappatura completa della produzione giallo-thriller italiana dal 1963 - anno di distribuzione del capostipite La ragazza che sapeva troppo di Mario Bava - al 2017. Insieme è però anche un'approfondita analisi verticale - a carattere produttivo, storiografico, stilistico e aneddotico - di ognuno degli oltre 400 titoli che compongono il catalogo del genere. Dai capisaldi firmati Dario Argento, Mario Bava, Lucio Fulci, Sergio Martino o Umberto Lenzi alle affermazioni autoriali di Michelangelo Antonioni, Elio Petri, Luigi Comencini o Tinto Brass, dalle incursioni eccentriche di Francesco Barilli, Pupi Avati, Nelo Risi o Luigi Bazzoni alle varianti di filoni come il thriller d'alta moda, il rape & revenge, il boat thriller o il torture movie; dagli anni '60 del sexy giallo ai cangianti '70 delle sperimentazioni pop, dai patinati '80 ai mercati straight-to-video dei '90, fino all'attualità di un cinema che ancora sopravvive grazie soprattutto alle produzioni indipendenti, nulla è stato tralasciato. Introducendo il lettore al genere mediante un saggio che ne ripercorre e sintetizza filoni, evoluzione e archetipi, il libro lo invita in seguito all'approfondimento con le singole schede organiche dei film, offrendo l'opportunità di una lettura orizzontale o di una consultazione sporadica, ponendosi come poderoso saggio e, allo stesso tempo, come guida alla visione di un singolo titolo. Poiché l'inventario di una simile mole di pellicole ha obbligato l'elaborazione di un rigido criterio di inclusione - che definisse il genere e i suoi confini -, in coda all'opera l'autore propone un apparato comprendente gli oltre 300 esclusi, motivando le proprie scelte in base a griglie di carattere storico o contenutistico. La presente CinEnciclopedia rappresenta, a oggi, il lavoro più completo, organico ed esaustivo su un genere che, in Italia come nel resto del mondo, si è imposto come fenomeno di culto. Prefazione di Davide Pulici. #thrauma #viareggio #libro #claudiobartolin #trilleritaliano #leggo #cinema #cinemaitali (presso Movieshop Thrauma.it)
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