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#edoardo pesce
sewerfight · 7 months
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Fargo (S4E7) / Dogman (2018)
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cinevisto32 · 2 years
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Si Dios quiere (2005)
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nickmikeoneshot · 2 years
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And if you want another kind of love / I'll wear a mask for you
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cultfaction · 2 years
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The Guest Room will be reading for your booking on October 25th!
The Guest Room will be reading for your booking on October 25th!
Red Water Entertainment has announced the North American VOD debut of Stefano Lodovichi’s The Guest Room (La Stanza). The Italian psychological thriller will be available on a number of digital and cable platforms, including iTunes, Amazon, Google Play, iNDemand and DISH, starting October 25th 2022. The Guest Room (La Stanza) is the latest feature from Lodovichi, following his debut Aquadro and…
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garadinervi · 2 years
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Elio Pagliarani, Oggetti e argomenti per una disperazione (ad Alfredo Giuliani) (1961) ['Lezione di Fisica', «Poesia novissima» 5 / «il quadrato» 12, All'insegna del pesce d'oro, Milano, 1964; 'Lezione di Fisica e Fecaloro', Feltrinelli, Milano, 1968]; in Poesia italiana del Novecento, (1969), Edited by Edoardo Sanguineti, Vol. II, «Einaudi Tascabili. Letteratura» 137**, Einaudi, Torino, 1997, pp. 1100-1103
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El Paraiso - Recensione del film premiato a Venezia 80
#Venezia80 Julio Cesar (Edoardo Pesce) ha quasi quarant’anni e vive ancora con sua madre, una donna colombiana dalla personalità trascinante. I due condividono tutto: una casetta sul fiume piena di ricordi, i pochi soldi guadagnati lavorando per uno spacciatore della zona, la passione per le serate di salsa e merengue. Un’esistenza ai margini vissuta con amore, al tempo stesso simbiotica e…
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aitan · 1 year
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[...] Per la prossima sessione di karaoke del duo Salvini/Meloni mi permetto di suggerire [...] qualche altro brano.
Tipo:
– Nella mia ora di libertà (sempre di De Andrè). Quella che fa:
Certo bisogna farne di strada
Da una ginnastica d’obbedienza
Fino ad un gesto molto più umano
Che ti dia il senso della violenza
Però bisogna farne altrettanta
Per diventare così coglioni
Da non riuscire più a capire
Che non ci sono poteri buoni
Da non riuscire più a capire
Che non ci sono poteri buoni
– La locomotiva (di Guccini). Simpatico sentirli intonare:
Ma un’ altra grande forza spiegava allora le sue ali,
Parole che dicevano “gli uomini son tutti uguali”
E contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via
La bomba proletaria e illuminava l’ aria
La fiaccola dell’ anarchia,
La fiaccola dell’ anarchia,
La fiaccola dell’ anarchia…
– Meno male che adesso non c’è Nerone di Edoardo Bennato. Perfettamente in tema.
Meno male che adesso non c’è Nerone no no
Meno male che adesso non c’è Nerone
Ed alle feste che organizzava
C’era il bel mondo ed anche lui suonava
Gli altri all’aperto senza protestare
Se no aumentava le tasse da pagare
Meno male che adesso non c’è Nerone, no no no
Meno male che adesso non c’è Nerone
Però in fondo ci sapeva fare
E per distrarli dalle cose serie
Ogni domenica li mandava in ferie
Tutti allo stadio a farli divertire
– E per concludere, un brano meno popolare ma straordinariamente attuale di Fausto Amodei.
Si chiama Se non li conoscete.
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P.s. Poi mi sorge dentro il dubbio di star facendo il loro gioco, di esser stato di nuovo adescato come un pesce all’amo. “Parlatene bene o parlatene male non importa, purché se ne parli”. Frase attribuita a Mussolini che segue da vicino il solito Oscar Wilde, che fece dire a Dorian Gray: “There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about“.
Ma non deve essere neanche questo. La premiata ditta in questo momento non credo sia in cerca di visibilità (almeno a livello nazionale).
C’è qualcosa che mi sfugge. Forse sono solo indifferenti, o coglioni che fanno vedere che si divertono mentre altrove si muore come da sempre si muore.
Ho visto un re
Sa l’ha vist cus’e’?
Ha visto un re!
Ah beh, sì beh
Un re che piangeva seduto sulla sella
Piangeva tante lacrime
Ma tante che
Bagnava anche il cavallo
Povero re
E povero anche il cavallo
Sì beh, ah beh, sì beh, ah beh
Povero re, e povero anche l’annegato. Questa (se non la conoscete) era di Dario Fo e Paolo Ciarchi e la cantava Jannacci.
Canzoni d’altri tempi. Indubbiamente, canzoni d’altri tempi.
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perfettamentechic · 3 months
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26 febbraio … ricordiamo …
26 febbraio … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2022: Claudio Carafoli, attore teatrale e regista teatrale italiano. La sua carriera ha attraversato sia il teatro che il cinema. Ha scritto e diretto diverse produzioni, collaborando spesso con il Teatro Eliseo di Roma. Alcuni suoi cortometraggi hanno segnato l’esordio di talenti come Valerio Mastandrea ed Edoardo Pesce. (n. 1941) 2020: Michael Medwin, attore e produttore cinematografico…
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paoloferrario · 5 months
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DENTI DA SQUALO, Regia: Davide Gentile; CON Tiziano Menichelli, Stefano Rosci, Virginia Raffaele, Claudio Santamaria, Edoardo Pesce, 2023
Regia: Davide Gentile Attori: Tiziano Menichelli, Stefano Rosci, Virginia Raffaele, Claudio Santamaria, Edoardo Pesce https://www.cinematografo.it/film/denti-da-squalo-emupejng
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cinquecolonnemagazine · 5 months
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I capolavori del cinema italiano da scoprire e rivedere
Lo streaming e la televisione, che ci offrono una vasta gamma di opzioni cinematografiche a portata di clic, ci danno l'opportunità di scoprire e apprezzare tanti capolavori del cinema italiano degli ultimi anni. Con le festività natalizie e qualche giorno libero in più, è il momento ideale per dedicarsi alla visione di quei film che, nel trambusto quotidiano, spesso finiamo per trascurare. I capolavori del cinema italiano da scoprire e riscoprire Dunque non resta che mettersi comodi sul divano telecomando alla mano. Non dimenticate la copertina e una tisana calda rilassante (o digestiva, considerato il momento). Se l'offerta è troppo ampia e avete l'imbarazzo della scelta vi diamo noi qualche suggerimento. Dogman (2018) di Matteo Garrone. In uno dei tratti più abbandonati del litorale domitio, si snoda la storia del perverso rapporto tra un carnefice e la sua vittima. Vittima che finirà per ribellarsi facendo emergere il lato più animalesco di sé. La cruda pellicola, liberamente ispirata a un fatto di cronaca quale l'omicidio del Canaro, offre le brillanti interpretazioni di Marcello Fonte e Edoardo Pesce. Chiamami con il tuo nome (2017) di Luca Guadagnino. Adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di André Aciman, il film racconta con delicatezza, la struggente storia d'amore tra Elio e Oliver nata in una lenta e assonnata estate. La narrazione è sempre più intensa a mano a mano che ci si avvicina al finale. Il traditore (2019) di Marco Bellocchio. Regista che si è più volte confrontato con le pagine più oscure della storia italiana del secondo Novecento, Bellocchio ci propone un ritratto del mafioso Tommaso Buscetta. In questa pellicola ci restituisce una ricostruzione della sua vita dai tempi d'oro fino alla collaborazione con il magistrato Giovanni Falcone. Anche questo film si distingue, tra l'altro, per una grande prova attoriale di Pierfrancesco Favino. Il giovane favoloso (2014) di Mario Martone. Cambiamo decisamente genere ed epoca con il film di Martone sulla vita di Giacomo Leopardi. Uno strepitoso Elio Germano incarna lo scrittore e poeta con tutto il suo travaglio fisico ed esistenziale. Un animo sensibile in aperto contrasto con la fragilità del suo corpo e la superficialità del mondo che lo circonda. Smetto quando voglio (2014) di Sydney Sibilia. Sono alquanto amare le risate che questa pellicola ci ispira. Le avventure della sgangherata banda di ricercatori dell'Università della Sapienza di Roma mette in luce tutta la precarietà del mondo della ricerca in Italia. Narra, a suon di battute, il triste destino di tanti giovani italiani i cui sogni, dopo tanti anni di studio, si infrangono di fronte alla triste realtà. Il film inaugura una trilogia tutta da ridere. Perfetti sconosciuti (2016) di Paolo Genovese. Metti una sera a cena tra amici in cui si decide di condividere i messaggi che arrivano al proprio cellulare. Da quel momento si scoprono retroscena e segreti che nessuno avrebbe mai sospettato. Nessuno si salverà. La pellicola cult di Genovese mette in luce un altro aspetto dei nostri tempi: l'esistenza di tre sfere, la pubblica, la privata e la segreta. Read the full article
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theladyorlando · 7 months
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A Perfect Day
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Insegnare non è scendere in miniera. O forse sì? La prima cosa che ho pensato mettendo piede in quella scuola è stata che sarei diventata presto sorda, e già mentre lo pensavo non avevo più voce. La seconda, che quello non è un lavoro per tutti, probabilmente non il mio -e me lo dicevo perché non lo volevo, ci ero capitata per caso e mi ci toccava ballare. Invece ora che vorrei farlo mio, vorrei proprio che fosse il lavoro che fa per me, io lo sento resistermi. Anzi, lo sento che mi sovrasta, che mi schiaccia, mi assorda: avverto tutto il suo stridore nelle orecchie, la violenza di un'ora passata a minacciare note sui diari di bambini che si ostinano a non volermelo dare, il diario, e che avrebbero bisogno, dal primo all'ultimo, di un sostegno: e invece... invece questa è l'ora di inglese, signori, per chi non vuole farla e pure per chi vuole. Mi ascolto, a un certo punto di quell'ora interminabile (quante volte mi sono detta che l'orologio si doveva essere rotto), sento me stessa, come se fosse un'altra persona che parla, mi sento pronunciare ad alta voce la frase inaccettabile "no va beh, io così non ce la faccio". Davanti a bambini dell'età di Agnese, una resa vergognosa. E io invece voglio farcela, io voglio riuscirci, e torno a casa arrabbiata delle mie stesse urla, della mia mancanza di tenerezza: torno a casa senza voce. Però ci provo ancora, ogni mattina arrivo e mi parcheggio sotto quella madonna e rido sotto ai baffi dei miei pensieri, rido quando vedo qualche mio alunno che entra, alla spicciolata, dal cancello e mi chiedo chi mai sarà quello lì, dei centoventi che mi spettano, ché in giacca a vento non lo riconosco mica: rido quando entrando dalla porta mi assalgono le bambine piene di abbracci, tutti per me. Rido perché loro mi hanno già perdonata. Poi torno a casa e piango di pura stanchezza e di rabbia, perché uno di quei centoventi che mi spettano mi ha lanciato il diario sulla cattedra, un altro mi ha urlato come al mercato del pesce, e io invece di stare lì in mezzo al mercato vorrei soltanto mettermi in un angolo. Invece di piangere per causa loro, io vorrei andare in fondo a tutta la mia stanchezza fisica, alla mia voce che manca, alle mie corse da una classe all'altra, e trovare, finalmente, il mio dolore: io vorrei piangere mio padre, ogni tanto, vorrei il tempo di piangerlo. Ė un piacere che mi spetta, dopotutto, un mio privilegio. Mi arrabbio ancora di più perché sento che quello mi viene sottratto giornalmente dai registri, dai diari, dalle mense e dalle ricreazioni. Poi però mi ricompongo: infatti so benissimo che in realtà è stato mio padre a lanciarmi in mezzo alla vita mandandomi i suoi piccoli sicari, ovvero i miei piccoli carnefici: è lui che deve avermi messa sulla strada di quella scuola fondata da una suora del suo paese, lo stesso paese dove lui adesso è tornato; quella scuola dove suo zio, il professore di latino al seminario, era ospite quando veniva a Roma, ospite proprio delle stesse piccole suore che mi pagano lo stipendio per qualche mese. Quella stessa scuola che sono andata a vedere esattamente un anno fa per mandarci, magari, Agnese: e sentendo parlare le docenti di inglese mi chiedevo cosa mai mancasse a me per insegnare a centoventi. Allora eccomi, presente: vediamo un po'cosa mi manca. Io sono sicura che lui ride mentre io sono in classe, ride di gusto e ride d'amore, e sono sicura che quelle urla da mercato del pesce che mi lanciano Edoardo e Pietro e Francesco e Lucio e Lorenzo sono lui. Ma è difficile, è un lavoro totalmente fisico e io a volte vorrei solo mettermi in un angolo, da sola, a tenere aperte le mie ferite, belle aperte.
Poi è successo: in mezzo alla confusione dei miei giorni di fatica è arrivato il giorno perfetto, e mi ha colta di sorpresa. Senza nessuna aspettativa per via della grande stanchezza che ho in corpo sono andata a teatro con Cristina: a maggio lei mi aveva regalato un biglietto per Cats e io, guardandolo tra le mie mani, riuscivo solo a chiedergli dove sarebbe stato mio padre allora, in quel giorno di ottobre, il giorno dello spettacolo: la linea del tempo. Inoltre io sono piena di pregiudizi nei confronti dei teatranti, devo ammetterlo. E così, piena di pregiudizi e povera di aspettative, sono andata a teatro domenica che neanche sapevo a quale teatro andavo, e mio padre ormai non c'era più. Quando abbiamo superato via Merulana e ho capito che non era il Brancaccio la nostra meta, mi sono come svegliata improvvisamente: stavamo andando oltre San Giovanni, stavamo entrando proprio nel cuore di Roma, io e la mia piu cara amica, e la città bellissima era lì, sotto agli occhi, fuori dai finestrini, così tanta da vedere che direi proprio che era tutta, ma proprio tutta. E lo sentivo bene, lei mi stava completamente lavando via qualunque pregiudizio. Ci sono arrivata così in via Sistina, pronta per il teatro: e subito mi sono arresa alla sua bellezza. Aveva qualcosa, quella musica. Qualcosa che mi ha costretta a ridere di gusto tutto il tempo: mi ha costretta ad applaudire; mi ha fatto venire come una voglia incontenibile di ballare sul momento, davanti a tutti, e poi l'urgenza di riempire quanto prima tutte le mie mancate aspettative, di colmarle di informazioni di date di nomi; e soprattutto mi ha fatto venir voglia di tornarci, con Agnese, e domani infatti ci torno. Ma il giorno perfetto non era tutto dentro al teatro: era fuori, sulla via che abbiamo preso per arrivarci, a teatro. Via Sistina se ne sta come appesa sopra Roma, e tu Roma non la vedi da lì. Ma sai che c'è, sai che sei sopra piazza di Spagna, appeso: stai letteralmente per caderci dentro, tutto il tempo. Io ci penso spesso, i sabati pomeriggio in cui non riesco a liberarmi da casa mia, dalla spesa che c'è da fare, dal riposo che bisogna concedersi, o da un semplice raffreddore di bambina: io penso spesso che il centro è lì, tutto il tempo, con il sole e con la pioggia, tanto la domenica quanto il mercoledì, al tramonto e anche all'alba, che tu sia vivo o che tu non ci sia arrivato al giorno dello spettacolo, quello sta lì: una vittoria inaudita sulla linea del tempo. Eppure a me non dà fastidio la sua sfacciataggine: io piuttosto sento che mi aspetta, anzi mi chiama, e quando finalmente sono al suo cospetto, mi abbraccia: siamo soli, io e lui, in mezzo alla gente. E lì sopra via Sistina, è come giocare a nascondino con lui: tu ora vai a teatro, ma io dopo ti prendo. Sapere, tutto il tempo dentro quella platea, che fuori mi aspetta la scalinata di piazza di Spagna, la casa di Keats, la barcaccia e i caldarrostari sempre fuori stagione, i negozi impossibili di Via Condotti e in fondo Via del Corso, e poi ancora più giù tutta, tutta la città con tutte le sue chiese; sapere di poterla prendere poi, pur senza poterla vedere adesso, è come concedermi un piacere proibito: un piacere solo mio. E poi alla fine salire fino a Trinità dei Monti e cercare di tenerla dentro gli occhi, tutta, come se fosse un bel mare trasparente nel quale stai per tuffarti, invitante. E ti accorgi a un certo punto di non essere sola, ché vicino a te c'è la tua amica, e mai avresti pensato di averla con te in quell'abbraccio, ci siete capitate per caso: oppure è il centro che vi ha prese? vi ha fatto tana? Su quella soglia, in bilico sopra al trampolino, ti senti come dentro a un sogno, la città che desideri è ai tuoi piedi e tu puoi averla tutta, puoi cominciare ad assaggiarla da dove ti pare: ha come un potenziale infinito. Quello allora non è più il giorno perfetto, no: quello è diventato improvvisamente il dominio del sogno, e tu lo abiti, per una sera, con la tua amica più cara. Cos'altro si può chiedere a un giorno perché quello sia perfetto?
E invece Cats aveva ancora una sorpresa in serbo per me, ben oltre la fine dello spettacolo e le immersioni al tramonto per le strade di Roma: Cats lo ha scritto da T.S. Eliot. Questo l'ho scoperto tornando in macchina più tardi, mentre Cristina mi riportava a casa e io cercavo di colmare le mie mancate aspettative con date e nomi sul telefono. T.S.Eliot: ho dovuto cliccare su quel nome scritto in blu su Wikipedia perché non riuscivo a credere che fosse proprio lui, T.S. Eliot: il poeta. Ma è mai possibile? Io ero stata tutta la sera in compagnia di un poeta, vorrei proprio dire di un mio poeta, e neanche lo sapevo. Forse nessuno degli spettatori lo sapeva, che non eravamo soli, lì dentro. E avrei forse dovuto immaginarlo già quando arrivando in macchina abbiamo incrociato Via Veneto, i suoi caffè eleganti e dimenticati, e ho pensato: ecco i caffè di Cardarelli in paltò, il poeta. Una premonizione? E così allora va a finire che il giorno perfetto è un giorno trascorso insieme ai poeti, e io neanche lo sapevo. Infatti quella musica aveva qualcosa, non mi ero sbagliata: era il dominio della poesia, il dominio del sogno, dentro e fuori dal teatro, dall'inizio alla fine della giornata, proprio fino al cancello di casa mia.
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pancrippi · 8 months
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Era il 18 marzo 1961 ed il fantomatico panettiere Giovanni Zorzon,  esponeva a Padova “forme commestibili” in una mostra che durava un giorno, per esigenze di conservazione.
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Oltre alla biografia dell’immaginario autore, il biglietto d’invito riportava, rigorosamente in lettere minuscole, la descrizione delle sue creazioni:
“le opere commestibili create dal panettiere giovanni zorzon non sono firmate. l’individuo comune accetta queste opere e le assimila senza porsi nessun problema al di fuori di quello del suo istinto. talvolta ne critica la sostanza, mai la forma. eppure la loro forma e la loro sostanza nascono dalla funzionalità intrinseca che ne limita e l’una e l’altra. queste opere possono essere considerate artistiche: la loro concretizzazione non è determinata dall’idea estetizzante del bello, nasce da una intrinseca necessità di un perfezionamento qualitativo; né è determinata dall’idea del buono perché queste opere sono di una essenzialità che le rende universali. non esprimono nessun personalistico mondo interiore, assolvono una funzione sociale.”
A Padova il 18 marzo nel nuovo Centro Culturale S.Gaetano si rievocherà quella che è passata alla storia dell’arte contemporanea come La mostra del pane, allestita dall’immaginario panettiere Giovanni Zorzon, realizzata dal Gruppo N nella sede di via S.Pietro il 18 marzo 1961. La mostra del pane del 1961 apparve come un evento ironico e ludico, riconducibile ad una serie di episodi deliberatamente pungenti con i quali il collettivo padovano si distinse rapidamente all’interno della scena artistica nazionale.
Precede infatti la Mostra del Pane la rassegna A porte chiuse del 1960, evento altrettanto provocatorio a cui nessuno è invitato a partecipare.
Una sorta di mostra al contrario, nella quale la negazione dell’opera d’arte è da intendersi, essa stessa, come momento del fare artistico: un’azione qualificabile come pre-concettuale, la cui carica simbolica assume pari forza estetica dell’opera in quanto tale.
Apparentemente più scanzonata, la successiva Mostra del Pane, preannunciata nei giornali locali come esposizione di forme commestibili, non firmate, e visitabile un giorno soltanto per imprescindibili esigenze di conservazione, polemizza, di fondo, contro una concezione romantica dell’opera d’arte, erroneamente intesa come prodotto esclusivo del genio creatore.
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Dei membri appartenenti al collettivo iniziale, tra i quali vengono ricordati Tino Bertoldo, Alberto Biasi, Tolo Custoza, Sara Ivanoff, Bruno Limena, Manfredo Massironi, Milla Muffato, Gianfilippo Pecchini e Gaetano Pesce, proseguono il percorso i soli Biasi e Massironi e ad essi si aggiungono, in momenti di poco successivi, Edoardo Landi, Tonino Costa ed Ennio Chiggio.
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Gli artisti del Gruppo N (Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi, Manfredo Massironi) furono indiscussi protagonisti dell'€™Arte Programmata e Cinetica, ma il loro esordio come gruppo fu in stile neo-dada. L"€™11 dicembre 1960 lo studio enne venne inaugurato con la "€œMostra chiusa. Nessuno è invitato a intervenire"€: le persone che arrivarono per visitarla trovarono la porta sbarrata. Per la successiva "€œMostra del pane"€ si unì ai cinque componenti anche Gaetano Pesce che, a quel tempo, assieme alla sua compagna Milena Vettore, frequentava lo studio di via S.Pietro. Nelle due mostre d"€™esordio del gruppo padovano prevalse una volontà  di provocazione radicale, che intendeva mettere in discussione l"€™opera d"€™arte e la figura dell'€™artista, consacrati all'€™ideale del bello, ad un consumo elitario e al destino di merce. Per la "Mostra del Pane" immaginarono che l"€™artista espositore fosse Giovanni Zorzon, un fantomatico panettiere che, in una sede deputata alla ricerca artistica, presentava il pane di sua normale produzione come fosse opera d"€™arte, ovviamente in mostra per un solo giorno per esigenze di conservazione. L"€™arte "€œordinaria"€ del pane comune, usata allora per contestare il mito dell'€™opera d"€™arte e il protagonismo dell'€™artista, diventa oggi pretesto per riflettere sull"€™arte contemporanea, sulle nuove povertà  e per assaggiare il "€œPan di Padova"€ un pane semplice prodotto dal Gruppo Provinciale panificatori dell'Ascom di Padova, vero eredei dell'€™immaginario Giovanni Zorzon.
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Corriere della Sera il 18 giugno 1961 dal titolo "€œArte e salame"€, ALBERTO BIASI 1937
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ALTRO POSTUMO Prendendo come spunto il pane, ciò che di più umile si trova sulla tavola, il progetto ideato da Crippa e Zanchetta intende rievocare anche la celebre Mostra contro il culto della personalità e contro il mito della creazione artistica (meglio conosciuta come la "Mostra del pane") che il Gruppo N organizzò nel 1961, accompagnando il re-enactment con documenti e fotografie d'archivio che sottolineano i nessi tra passato e presente, tra arte e design. L'ispiratore della "Mostra del pane" fu Bruno Munari che ne parlò al gruppo patavino durante una discussione intrattenuta al ristorante dei fratelli Pero. Nelle sale espositive dello Studio Enne di Padova vennero poi esposte delle forme prestinaie, a suggellare il concetto secondo cui non è importante l'estetica degli oggetti, bensì i processi che li precedono. Gaetano Pesce e Milena Vettore contribuirono quindi al reperimento e all'allestimento delle "opere" che erano destinate al consumo anziché alla contemplazione.
La Mostra del pane riscosse un ampio successo mediatico, tant'è che venne recensita sulle pagine del Corriere della Sera e in particolar modo sul Gazzettino di Padova, dove il Gruppo N venne definito come «un simpaticissimo gruppo di giovani anticonformisti che non esitano a gabellare la buona fede del pubblico, né a prendere garbatamente in giro gli ingenui. Per sabato era annunciata una mostra di "forme commestibili" create dal panettiere Giovanni Zorzon, "opere non firmate". La mostra rimaneva aperta solo in tal giorno per "esigenze di conservazione"». https://www.comune.lissone.mb.it/MAC-12-1-Invito-a-Cena
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Pesce, figlio 'edipico' a passo di merengue
Un punto d’appoggio dove ‘liberare il proprio ‘carico’ in una casetta sul litorale romano per i ‘muli’ (le persone reclutate dai trafficanti per ingerire ovuli di droga, ndr), provenienti dalla Colombia. E’ quello che offrono il quasi 40 enne Julio Cesar (Edoardo Pesce) e la madre colombiana, tanto carismatica quanto passionale e incontrollabile (Margarita Rosa De Francisco Baquero), protagonisti…
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lemagcinema · 9 months
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El Paraiso d’Enrico Maria Artale
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Un film de Enrico Maria Artale Avec: Edoardo Pesce, Margarita Rosa de Francisco, María del Rosario, Gabriel MontesiPablo’s life is ruled by drugs and by the intense and oppressive relationship he has with his mother, a former cocaine mule who escaped from Colombia and with whom he shares a small house in the outskirts of Rome. After her death, following her relapse into drug addiction caused by his emotional involvement with a young Colombian girl mixed up in the smuggling ring, Pablo’s guilt pushes him to try and bring her ashes back to Colombia. When the embassy denies his request on the basis of the fake identity and passport of his mother, the protagonist will be forced to tackle the journey by ingesting ovules containing ashes instead of drugs and he will find himself in his home country for the first time, desperately looking for redemption and his mother’s house on the Madgalena river.
Retrouvez l'article complet ici https://lemagcinema.fr/festivals/internationalfestival/venise/venise2023/el-paraiso-denrico-maria-artale/
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personal-reporter · 11 months
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Festival del cinema di Taormina 2023
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La 69ª edizione del Taormina Film Festival, che si terrà dal 23 giugno al 1  luglio 2023 in Sicilia, sarà una grande kermesse all'insegna del meglio del cinema internazionale. Il sipario si alzerà sull'attesissimo ultimo capitolo della saga di Indiana Jones, Il Quadrante del Destino, diretto da James Mangold e in uscita in sala il 28 giugno e gli interpreti, da Harrison Ford a Phoebe Waller-Bridge, da Antonio Banderas a John Rhys-Davies e Mads Mikkelsen, saranno presenti alla proiezione. Sono due le prime assolute, I giorni peggiori, diretto da Edoardo Leo e Massimiliano Bruno, con Edoardo Leo, Massimiliano Bruno, Anna Foglietta, Renato Carpentieri, Fabrizio Bentivoglio, Giuseppe Battiston, Neri Marcorè, Anna Ferzetti, Ricky Memphis, Claudia Pandolfi, Rocco Papaleo, Giovanni Storti, Massimo Wertmüller, Marco Bonini, Sara Baccarini e Liliana Fiorelli e Lo Sposo Indeciso, regia di Giorgio Amato, con Gianmarco Tognazzi, Ilenia Pastorelli, Stefano Pesce, Francesco Pannofino, Morena Gentile, Giulia Gualano, Mimmo Ruggiero, Jenny De Nucci, Lucia Guzzardi, Martin Loberto, Pietro Romano, Gilles Rocca, Ornella Muti, Claudia Gerini e Giorgio Colangeli. Una prima visione è  anche per il documentario I Am Everything diretto da Lisa Cortes, sulla vita e la carriera del leggendario cantante e pianista Little Richard,  e per i film A Thousand and One, diretto da A.V. Rockwell con Teyana Taylor e Jeanne du Barry, diretto da Maïwenn e interpretato da Johnny Depp. La settimana del festival parte il 23 giugno con il Galà Pavarotti Forever al Teatro Antico di Taormina, a favore della Fondazione Luciano Pavarotti, dove verranno presentati spezzoni di concerti e documentari degli anni passati, con ospiti speciali e star del mondo dell'opera e della musica pop. Oltre alla celebrazione dei 90 anni della Warner Bros con una selezione di venticinque dei più grandi film del catalogo degli ultimi novant'anni e un documentario sulla storia dello studio, il programma vede due retrospettive, una sulla carriera del regista John Landis, con film selezionati dallo regista e diretti da amici e colleghi e la seconda è dedicata all'attore americano Willem Dafoe e al regista Abel Ferrara per celebrare la loro collaborazione e amicizia di lunga data, con film come New Rose Hotel (1998), Go Go Tales (2007) e i più recenti Pasolini (2014), Siberia (2020) e Sportin' Life (2020). Infine il prestigioso premio cinematografico Nastri d'Argento, pietra miliare del Taormina Film Festival, torna quest'anno nella città siciliana con una serata che prevede la proiezione del film di Roberto Andò La stranezza, interpretato da Toni Servillo, Valentino Picone e Salvatore Ficarra. Read the full article
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lamilanomagazine · 11 months
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In uscita oggi in digitale la colonna sonora originale di Denti da Squalo
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In uscita oggi in digitale la colonna sonora originale di Denti da Squalo. Da oggi venerdì 9 giugno sarà disponibile in digitale la colonna sonora originale, a firma di MICHELE BRAGA e GABRIELE MAINETTI, di “DENTI DA SQUALO” (edita da Edizioni Curci), il lungometraggio d’esordio di Davide Gentile, che arriva nelle sale italiane da giovedì 8 giugno con Lucky Red. Per la composizione delle musiche di questo film, Michele Braga e Gabriele Mainetti sono partiti dalla scrittura di semplici melodie per pochi strumenti, come il corno francese, la chitarra dobro o il pianoforte a muro, per simboleggiare l’innocenza del giovane protagonista. In una fase successiva i temi che compongono la colonna sonora originale di “Denti da squalo” sono stati inseriti in un contesto di sonorità elettroniche indefinite e più complesse, come la realtà nella quale il giovane Walter, protagonista del film, si muove alla ricerca di una sua identità. «Trovare il giusto tono in un film così delicato era complicato – dichiara il regista Davide Gentile – Dopo vari confronti e prove, con Michele Braga e Gabriele Mainetti abbiamo individuato le sonorità e gli strumenti migliori, corno e pianoforte su tutti, realizzando una colonna sonora poetica, incisiva e memorabile». Le musiche originali, registrate presso il Forum Studio di Roma e mixate da Piernicola Di Muro presso il Wider Studio Music di Roma, vedono gli stessi Braga e Mainetti al pianoforte e ai sintetizzatori, Luigi Ginesti al corno francese e Fabrizio Guarino alle chitarre. Hanno inoltre collaborato al progetto l’ingegnere del suono Fabio Patrignani e l’ingegnere assistente Davide Dell’Amore. Da un’idea di Vlerio Cilio e Gianluca Leoncini, “Denti da squalo” di Davide Gentile è prodotto da Goon Films, Lucky Red, Ideacinema con Rai Cinema, in collaborazione con Prime Video. Nel film Tiziano Menichelli, Stefano Rosci, Virginia Raffaele, con la partecipazione straordinaria di Edoardo Pesce e con Claudio Santamaria. Ambientato in estate, “Denti da squalo” racconta la storia di Walter (interpretato da Tiziano Menichelli), un ragazzo di 13 anni, cresciuto troppo in fretta a seguito della morte improvvisa del padre. Nel suo vagare apparentemente senza meta per il litorale romano, un luogo affascinante e misterioso cattura la sua attenzione: una villa abbandonata con una gigantesca e torbida piscina, in cui vive lo squalo, il simbolo per eccellenza di forza e paura incontrollabili.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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