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#e ora con tutti questi fatti davanti
phjlavtia · 8 months
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a girl can't even fuck up in peace anymore
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Tutti conoscete la storia di Romeo e Giulietta scritta da William Shakespeare.
Ma conoscete anche la storia di Diego Martinez Marcilla e Isabel Segura?
Vi ho riassunto i fatti in un racconto.
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L'abbraccio eterno
C'era una volta, nelle strette vie di Teruel, una storia d'amore così profonda da sfidare il tempo e le convenzioni. Diego Martinez Marcilla e Isabel Segura, due anime legate fin dall'infanzia, sperimentarono la magia dell'amore puro, nonostante le barriere sociali e le rivalità familiari che li separavano.
Le strade tortuose di Teruel sono state testimoni del loro affetto segreto, ma quando i due giovani sono cresciuti, le loro speranze di matrimonio si sono infrante a causa di fredde decisioni familiari. Il padre di Isabel, che temeva per il futuro della figlia, negò loro il diritto di sposarsi. Disperati, Diego e Isabel escogitarono un piano. Isabel si fece promettere dal padre di aspettare Diego per cinque anni, dopodiché si sarebbe sottomessa alla volontà paterna. Diego, nel frattempo, parte per cercare fortuna altrove, lontano da Teruel.
Con il cuore pieno di speranza e l'amore come bussola, Diego si mette in viaggio verso una terra sconosciuta, lasciando Isabel con la promessa di un ritorno. Nel silenzio di Teruel, tra le vecchie pietre e il sussurro del vento, Isabel mantiene viva la fiamma del suo amore e conta i giorni, le settimane e gli anni di attesa.
Ma il tempo è un padrone crudele e, con l'alternarsi delle stagioni, le speranze di Isabel si affievoliscono. Passarono cinque anni e quando Diego tornò a Teruel, l'agonia del destino si abbatté su di lei. Un giorno, un solo giorno, separava il suo ritorno dall'accordo che aveva preso con il padre di Isabel. Il passato si scontrò con il presente e le lacrime di Diego scavarono solchi di disperazione sul suo volto.
Nella penombra della sera, Diego bussò alla porta di Isabel, con il cuore gonfio di preoccupazione e di speranza. La porta si aprì scricchiolando, rivelando Isabel, che ora era la moglie di un altro uomo a cui il destino e la volontà di suo padre avevano teso una mano. Nel silenzio carico di emozioni, passato e presente si scontrarono in uno sguardo.
"Diego..." sussurrò Isabel, il suo nome un gemito sommesso tra le pareti che un tempo avevano conosciuto solo il suo amore.
Diego si inginocchiò ai piedi di Isabel e implorò un bacio d'addio, una carezza dell'ultimo amore che lo avrebbe portato via per sempre. Il cuore di Isabel era combattuto tra il suo dovere e il suo amore, tra il passato e il presente, tra Diego e i suoi voti.
Con un sospiro tremante, Isabel distolse lo sguardo da Diego e rifiutò quel bacio che sarebbe potuto durare per sempre. In preda a una profonda disperazione, Diego si accasciò davanti a Isabel, con l'anima lacerata dal crudele decreto dell'amore. In questo momento di dolore e disperazione, Diego morì tra le braccia di Isabel.
Al funerale di Diego, Isabel, tormentata dal rimorso, dal lutto e dal dolore, non riuscì a sopportare il peso del suo amore incompiuto. La sua anima si frantumò come un vaso di cristallo rovesciato, lasciando il suo corpo senza vita accasciato davanti alla tomba di Diego.
I cittadini di Teruel, che avevano assistito alla nascita e alla fine di un amore senza tempo e senza confini, sapevano che c'era un solo modo per unire per sempre questi spiriti tormentati. Così i due amanti furono sepolti insieme, le loro anime finalmente libere di amarsi oltre i confini del tempo e dello spazio, nell'eternità dell'amore.
- R. -
Link alla versione video:
https://youtu.be/S4fqh6WoQGw
Questo è l'antefatto della storia
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Amanti_di_Teruel
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dovesbeloved · 10 months
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Familiar, ancestral, monitoring spirits
Luca 11:26 Beato Dio Padre, Vengo umilmente davanti a Te nel nome di Tuo Figlio Gesù Cristo. Siedo nel propiziatorio nelle corti del cielo. Mi pento davanti a Te, Signore, per tutti i miei peccati oggi. Crea in me un cuore puro. Dichiaro anche di aver lasciato andare ogni mancanza di perdono che potrei aver nascosto da qualche parte nel mio cuore. Perdonami padre per essermi aggrappato a qualcosa. Signore, la tua parola dice che se considero l'iniquità nel mio cuore, non mi ascolterai. (Salmo 66:18) Inoltre, non voglio trattenere inconsapevolmente alcuna amarezza nel mio cuore. Indosso l'intera armatura di Dio e mi saturo del sangue di Gesù Cristo mentre inizio questa preghiera. Ti rendo grazie, Signore, per la tua bontà. Nessuno può sostituirti. Sei potente, amorevole e tutto ciò di cui avrò mai bisogno. Oggi vengo davanti a Te per ricevere la mia PIENA liberazione da ogni spirito familiare! Signore, mi rifiuto di sedermi e permettere che i loro attacchi malvagi continuino! Dichiaro di smantellare tutte le roccaforti dalla mia vita, nel nome di Gesù! Giobbe 22:28 dice: "Anche tu dichiarerai una cosa e sarà stabilita per te". Quindi dichiaro di tagliare le mani, le gambe, i piedi e le teste di ognuno di questi spiriti e li immobilizzo/li paralizzo completamente, in modo che non possano più svolgere i loro incarichi contro di me, nel nome di Gesù. Sta scritto in Deuteronomio 28:7: "Il Signore farà sì che i tuoi nemici che si alzeranno contro di te saranno sconfitti davanti a te; usciranno contro di te per una via e fuggiranno davanti a te per sette vie".
Disperdi i miei nemici Signore! Comando a ogni problema ostinato alla base della mia vita, creato da spiriti familiari di essere smantellato ORA, dal fuoco di Dio! Signore, mi disconnetto dal sangue di Gesù Cristo, da ogni problema ostinato che è stato nella mia famiglia per generazioni a causa di questi spiriti familiari. Dichiaro che la mia mente è stata rinnovata. Dichiaro di rompere ogni roccaforte con cui una volta ero d'accordo, che ha permesso a questi spiriti di operare. Padre, dichiaro che non mi adeguo più agli schemi, ma sono trasformata dal rinnovamento della mia mente. (Romani 12:2) Dichiaro di rompere gli schemi che sono stati tramandati dal mio lignaggio/stirpe familiare, con cui gli spiriti familiari hanno acquisito familiarità. Dichiaro che porto confusione e un grande scuotimento/agitazione nei campi dei miei nemici, nel nome di Gesù!
Scaccia gli spiriti familiari via dalla mia strada Signore! Inseguili con il Tuo fuoco! Fai in modo che i miei nemici mi voltino le spalle e scappino, proprio come in Esodo 23:27 dove hai detto: "Manderò davanti a te il mio terrore e getterò nella confusione ogni nazione che incontri. Farò voltare le spalle a tutti i tuoi nemici e fuggiranno".
Con il sangue di Gesù Cristo, rompo ogni alleanza, contratto e accordo conosciuti e sconosciuti che sono stati fatti con ogni spirito familiare, nel nome di Gesù. Rinuncio a ogni parola profetica che ho ricevuto da un falso profeta o profetessa, che usa la divinazione e si consulta con spiriti familiari per ottenere informazioni su di me. Mi pento anche davanti a Te Signore, per non essere andato da Te per la conferma finale. Rinuncio a far parte di falsi ministeri e chiese che praticano la divinazione e il culto degli idoli. Grazie a Dio per la Tua grazia e misericordia che sono su di me. È scritto in Deuteronomio 18:10-11: "Non si trovi tra voi nessuno che sacrifichi il proprio figlio o la propria figlia al fuoco, che pratichi la divinazione o la stregoneria, interpreti presagi, si dedichi alla stregoneria, faccia incantesimi, si consulti con un medium o spiritualista o interroga i morti”.
Quindi Signore, non ottengo nulla permettendo a uno di questi spiriti di entrare nella mia vita, poiché intraprendono atti detestabili davanti a Te. Voglio fare ciò che è giusto ai Tuoi occhi, voglio rimanere irreprensibile davanti a Te. Recidi ogni spirito familiare con la Tua potente e grande mano destra, poiché sono stato redenta e sigillata. (Efesini 4:30) Padre, credo che anche mentre sto pregando questa preghiera in questo momento la mia preghiera è stata esaudita. La tua parola dice, "La preghiera di una persona giusta è potente ed efficace" (Giacomo 5:16), quindi credo che sia fatta.
Rinuncio a ogni spirito familiare che si maschera da membri della famiglia che sono morti e quelli che sono vivi, amici, colleghi, vicini e altri volti familiari che vedo regolarmente, nel nome di Gesù. Rinuncio ad ogni spirito familiare che sia sposo spirituale! Dichiaro che ogni volta che questi spiriti cercano di avvicinarsi a me nei miei sogni, li spengo immediatamente e vengono distrutti dal fuoco dello Spirito Santo, nel nome di Gesù.
Signore, lavami con il Tuo sangue, dalla sommità della mia testa alla pianta dei miei piedi e purificami da ogni deposito impuro e cibo cattivo che ho mangiato dalle mani del diavolo, nei miei sogni e nella mia vita da sveglio . Dichiaro che il fuoco di Dio scorre nelle mie vene e in ogni tubo e vaso del mio corpo e mi purifica da ogni malattia e morte che potrebbero essere state piantate dentro di me. Gesù disse: "Ogni pianta che il mio Padre Celeste non ha piantato sarà sradicata. (Matteo 15:13) La tua parola è sempre rilevante, è sempre la stessa e non cambia mai.
Rompo ogni legame d'anima fatto con spiriti familiari, consapevolmente e inconsapevolmente, nel nome di Gesù. Decreto e dichiaro di gettare ogni spirito di monitoraggio nel luogo asciutto e attraverso lo Spirito Santo che vive dentro di me chiedo che non ritornino, nel nome di Gesù. Voi demoni non avete diritto legale nella mia vita! Sfoga la tua ira Dio! Gesù è diventato una maledizione per me per poter essere liberarata! (Galati 3:13) Quindi dichiaro di basarmi su quella libertà e mi rifiuto di permettere a qualsiasi demone di portarmela via! Liberami Signore, dai miei forti nemici. "Mi ha liberato dal mio forte nemico. Da quelli che mi odiavano, perché erano troppo forti per me." 2 Samuele 22:18 "Sia lodato il Signore, mia roccia, che addestra le mie mani alla guerra e le mie dita alla battaglia. Egli è il mio Dio amorevole e la mia fortezza, la mia fortezza e il mio liberatore, il mio scudo in cui mi rifugio, che sottomette le persone sotto di me. " Salmo 144:1-2 "Separa i tuoi cieli, Signore, e scendi, tocca le montagne, così che fumino. Manda i fulmini e disperdi il nemico, scocca le tue frecce e sbaraglialo. Stendi la tua mano dall'alto, liberami e liberami dal potente acque, dalle mani degli stranieri la cui bocca è piena di menzogne, la cui destra è ingannevole». Salmo 144:5-8
Signore, con il sangue di Gesù, sigillo ogni porta, ogni portale e ogni ingresso che gli spiriti familiari usano per avere accesso a me! Distruggo tutti i dispositivi di comunicazione di monitoraggio e li faccio a pezzi! Li riduco in cenere con il fuoco di Dio! Detronizzo ogni sede spirituale familiare e dichiaro che ricevono il fuoco del tuono di Dio e muoiono dalla mia vita nel nome di Gesù! Dichiaro che con il tuono fuoco di Dio, faccio a pezzi e riduco in cenere ogni sistema di trasporto utilizzato dagli spiriti familiari! Invoco il sangue di Gesù su ogni altare utilizzato dagli spiriti familiari. Dichiaro che ogni telecomando e dispositivo che hanno piantato nella mia vita e nel mio corpo è distrutto dal fuoco di Dio. Dichiaro nel potente nome di Gesù che i loro intricati piani, le loro squadre, i loro incarichi e i loro sforzi contro il mio destino sono frustrati e annullati, nel nome di Gesù. Parlo di morte ai loro campi di abitazione e dichiaro che diventano desolati dal fuoco di Dio. Dichiaro che tutto ciò che è loro è distrutto senza alcuna possibilità che qualcosa venga salvato. Dichiaro che ogni trappola che preparano per me cadono in se stessi, nel nome di Gesù.
"Lascia che gli empi cadano nelle loro stesse reti, mentre io passo al sicuro". Salmo 141 Dichiaro che combattano tra loro e si distruggano a vicenda, nel nome di Gesù. Dichiaro che ogni indovino che cerca di raccogliere informazioni su di me, attraverso spiriti familiari, non sarà in grado di localizzarmi o trovarmi nel nome di Gesù. Dichiaro che riprendo con il potere e con la forza ogni benedizione che mi hanno rubato, nel nome di Gesù. Dichiaro che ogni catena e ogni lucchetto e ogni altro dispositivo costrittivo che hanno usato contro di me è ora spezzato dal potere di Dio, e me ne vado libero con l'assistenza angelica, e nessuno può fermarmi, proprio come quando Pietro fu liberato dalla prigione da un angelo e nessuno sapeva come fosse successo così miracolosamente. (Atti 12: 5-17) Dichiaro che ogni effetto malvagio che questi spiriti hanno lasciato sulla mia vita è ora invertito nel nome di Gesù!
Dichiaro che ogni incantesimo che gli spiriti familiari hanno posto su di me, per controllarmi, è rotto dal sangue di Gesù. Decreto e dichiaro che ogni matrimonio spirituale con uno spirito familiare è ora rotto, nel nome di Gesù! Porto il sangue di Gesù tra di noi. Con il sangue di Gesù, cancello ogni segno di identificazione che mi è stato dato dagli spiriti familiari, nel nome di Gesù. Dichiaro che tutti gli strumenti che usano per trovarmi sono nulli e non hanno alcun effetto sulla mia vita spirituale o fisica. Il mio Dio è un giudice giusto e un Dio che prova indignazione ogni giorno. (Salmo 7:11) Signore, non mi hai destinato all'ira, ma alla salvezza per mezzo del mio Signore Gesù Cristo. (1 Tessalonicesi 5:9) Liberami Signore! Liberami da ogni spirito mascherato nella mia vita!
"Ha fatto molto male agli occhi del Signore, per provocarlo ad ira". 2 Cronache 33:6 Invia rimproveri furiosi sui miei nemici, Signore. "E eseguirò su di loro una grande vendetta con furiosi rimproveri, e sapranno che io sono il Signore, quando metterò la mia vendetta su di loro". Ezechiele 25:17 Dichiaro di essere libero da TUTTI gli spiriti familiari e da ogni altro spirito che lavora al loro fianco! Rimprovero questi ladri spirituali e il loro tormento e perdo gli spiriti di beatitudine, miracoli, vittoria, eccellenza, saggezza, scoperte soprannaturali, avanzamento e doppia accelerazione, in ogni area della mia vita. Perdo gli spiriti di gloria, favore, onore, ricchezza e libertà, nel nome di Gesù. Signore, quando hai creato la terra hai comandato a noi uomini di essere fecondi, di moltiplicarci, di riempire la terra e di dominare su tutto. (Genesi 1:28) A questi demoni non è stata data tale autorità, quindi rimproverali Signore per aver disobbedito alla Tua parola.
Dichiaro che le mie mani sono alzate sopra i miei avversari e TUTTI i miei nemici sono tagliati, nel nome di Gesù. (Michea 5:9) Signore, dichiaro che questo è il giorno in cui ho ricevuto la mia PIENA liberazione e possiedo i miei beni, secondo i tuoi grandi piani, compresi quelli che questi ladroni spirituali hanno rubato. "Ma sul monte Sion ci sarà liberazione, e ci sarà santità, e la casa di Giacobbe possederà i loro possedimenti". Abdia 1:17
Grazie Signore per avermi liberato, mio ​​Padre, mio ​​Grande Re e mio Liberatore. Grazie per aver ascoltato il grido del mio cuore e per aver risposto. Nel nome di Gesù prego, Amen.
POINTS:
Annullo e cancello gli spiriti di monitoraggio, gli spiriti di proiezione astrale, gli spiriti del malocchio, gli spiriti del regno marino, gli spiriti ancestrali, la malattia, la morte e gli incidenti e rendo cieco ogni osservatore di monitoraggio del terzo occhio che guarda me e la mia famiglia nel nome di Gesù amen. Copro la mia casa nel sangue di Gesù e leggo il salmo 91 per protezione. Ringrazio Dio Padre per il suo saggezza e grazia nel nome di Gesù Amen.
nel nome di Gesù accechiamo, rendo sordi e muti tutti gli spiriti monitoranti per sempre nel nome di Gesù!
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eternamenteromantica · 10 months
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Dieci anni di relazione. Dieci anni di menzogne.
Dieci anni buttati via, anche se la mia psicologa dice che ho una vita davanti e che tutti questi anni sono stati un insegnamento.
Ho scoperto in questi dieci anni cosa vuol dire l’amore tossico, la manipolazione, le prese per il culo, la delusione, ma anche la felicità, perché in tutto questo casino diabolico c’erano anche giorni felici, ma è normale quando qualcuno come l’amore della tua vita cerca di farti credere che è un altro tipo di persona, ci devono essere per forza momenti felici perché se no il gioco non vale la candela. Eppure io una vita insieme a lui me la immaginavo, me la sognavo, e anche adesso penso che forse l’1% delle cose che mi diceva, anzi che mi dice siano reali. Lo percepisco quando cerca di farmi ricadere nel tranello, e io da vera stupida e debole che sono mi aggrappo alla speranza che lui sia davvero così, che le bugie erano solo bugie in fin di bene, che il tradimento è stato fatto in un momento di crisi.
Le mie amiche mi dicono “finalmente l’hai capito” e si ve lo ammetto: ho capito finalmente che persona è realmente ma questo non vuol dire che io (per ora) non ricada nella tentazione di vederlo, di credere ancora alle sue parole, di volerci fare un futuro, un figlio, proprio io che a 26anni pensavo di diventare madre e invece mi ritrovo qui con una vita stravolta, senza di lui e ancora sono qui a dipingerlo come la persona perfetta per me, come il ragazzo giusto e il padre dei miei figli, ma dentro di meno so che non è così, non è reale ciò che immagino, non è la realtà dei fatti.
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amicidomenicani · 11 months
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Quesito Caro Padre Angelo, Mi chiamo Valeriya, ho 20 anni, studio al serale, lavoro come oss di giorno, e al weekend in ristorante. Credo in Dio fin da quando sono piccola, e questa fiducia e amore si sono fatti più forti negli ultimi anni a seguito di due morti, di due persone molto importanti per me. È così che grazie a Dio ho ritrovato la luce, il senso di tutto ciò che succede attorno noi. Così è iniziata la mia fame di conoscenza, preghiera, confessioni, frequentazione di sacramenti, ed ho cambiato completamente il mio modo di vivere e di vedere le cose. Ma quello che mi trovo davanti è un mondo di chiesa, che non insegna assolutamente la via per noi giovani di come salvarci. Ho cercato e ricercato un prete che potesse aiutarmi in questo cammino, ma ancora nulla. Le volte che mi confesso spesso mi si dice che io dovrei essere più serena, che Dio è misericordioso. E questo non è che io non lo creda, ma vedo troppo buonismo e troppa superficialità nelle cose di Dio, se tutto fosse così facile non saremo tutti santi? Eppure siamo tutti peccatori… Spesso mi sono ritrovata incompresa in vari punti di ciò che Dio vuole da me, come la castità. E questa incomprensione dura fino ad ora. La mia stessa famiglia dice che è impossibile che a questi tempi io trovi qualcuno disposto veramente ad accettarlo, e padre, ultimamente è ciò che mi ritrovo a pensare anche io. Nessuno ormai crede con questa misura di fede. Io vengo vista esagerata e come colei che non si sposerà mai se farà così… Io mi affido alla volontà del Signore, eppure non so che più che fare… sono due anni che vivo in castità, certo a volte ci cado nelle “piccole cose”, ma poi ricorro sempre pentita alla confessione… Ho quasi paura ormai di addentrami dentro a qualche frequentazione, perché ogni volta mi riscontro con persone di poca fede. Per cui smuoverle dal loro fermo e convinto pensiero sembra sempre un’impresa molto ardua… Tutti mi dicono “ma certo aspettare sì, ma fino al matrimonio… è esagerato”; “è importante per capire se una persona ti piace”: Io cerco di spiegare ogni cosa, tutto ciò che mi ha portata a fare questa scelta, ma le spiegazioni non bastano. Mi sono ritrovata a pensare: “non puoi capire le cose del cielo, se vivi con i piedi nel fango e ti piace pure…”. Frequentando la chiesa invece trovo solo persone di una certa età, perciò… Cosa mi consiglia di fare? La ringrazio tanto Risposta del sacerdote Cara Valeriya, 1. mi dici che ti trovi davanti un mondo di Chiesa che non insegna la via della salvezza per i giovani perché cede al buonismo e ad accontentare nel proprio modo di vivere. Non posso darti torto del tutto. 2. San Giovanni Battista, il precursore di nostro Signore, ha iniziato la sua predicazione dicendo: “Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino” (Mt 3,2). Si legge la stessa cosa a proposito di Nostro Signore: “Da allora cominciò a predicare e a dire: convertitevi perché il regno dei cieli è vicino” (Mt 4,17). Anche a San Pietro, il principe degli apostoli, nella sua prima predica fatta nel giorno di Pentecoste, disse: “Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo (At 2,38). E poco più avanti: “Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati” (At 3,19). 3. Oggi si ha quasi paura a pronunciare questa parola: “Convertitevi!”. Molto probabilmente perché noi stessi, predicatori del Vangelo, non siamo come San Giovanni Battista e San Pietro che erano pienamente convertiti, sicché i nostri ascoltatori potrebbero dire: "Cominciate voi!". Tuttavia questo non esime dall’incarico che ci è stato dato: di predicare la conversione e di darne noi stessi per primi testimonianza. 4. Venendo a te, che ti trovi scoraggiata di fronte alla mentalità diffusa che disprezza la purezza prematrimoniale e che proprio per questo fatichi a trovare un ragazzo che abbia i tuoi medes
imi sentimenti, dico due cose. 5. La prima riguarda la fermezza che devi avere nel rimanere convertita e di non conformarti in nessuna maniera alla mentalità del mondo. Tanto più che proprio a motivo di questa condotta hai cominciato a “gustare la buona parola di Dio e le meraviglie della vita futura”, come dice la lettera agli ebrei (Eb 6,5). Pertanto non ascoltare chi ti dice di convertirti alla mentalità del mondo, che oggi è impossibile trovare i ragazzi che la pensino come te e che ti devi adattare perché diversamente non ti sposeresti mai. Sono certo che se chiedi al Signore questa fermezza, egli te la darà perché desidera soprattutto comunicare i beni di ordine spirituale. 6. La seconda cosa è quella di non cedere a quello che alcuni ragazzi ti possono dire: “Sì, è giusto aspettare, ma non fino al matrimonio”. Se rimani ferma e limpida su questo punto probabilmente alcuni si allontaneranno. Sarà meglio così, perché ti avrebbero fatto soffrire in seguito. Ma qualcuno forse rimarrà stupito e affascinato da quanto gli proponi in vista di una crescita della vita in Cristo. A questo proposito mi piace ricordare quanto scrive Santa Teresa d’Avila all’inizio della propria autobiografia. Teresa aveva circa vent’anni. C’era una persona consacrata che viveva in uno stato miserevole perché vittima di un maleficio o sortilegio fatto da una donna nei suoi confronti. Questa gli aveva gli aveva dato un amuleto da tenere sempre con sé. E per mezzo di questo amuleto esercitava su di lui un legame che lo teneva soggiogato. Santa Teresa aveva l’opportunità di frequentare quest’uomo con il quale faceva conversazioni spirituali e per questo stimava Teresa e aveva nei suoi confronti grande affetto. Scrive Santa Teresa: “Per farmi piacere mi consegnò l’amuleto che portava al collo e io lo feci gettare subito nel fiume. Appena ne fu liberato, a guisa di chi si sveglia da un grande sonno ricordò tutto quello che aveva fatto in quegli anni, e inorridendo di se stesso e della sua perdizione cominciò a detestarla” (Vita, V,6 ). 7. In seguito Santa Teresa farà questa considerazione: “Secondo me gli uomini si sentono maggiormente inclinati verso le donne che vedono più virtuose. Per le donne, poi, questo è l’unico mezzo per guadagnarsi il loro affetto” (Ib.). Come a dire: gli uomini saranno quello che saranno. Ma quando trovano una ragazza virtuosa sanno che su di lei possono contare per il proprio futuro. Mentre intuiscono subito che su una ragazza dalla condotta leggera non c’è nulla da sperare. Per questo, ti esorto ad avere fiducia: o il Signore ti farà trovare subito uno con i tuoi medesimi sentimenti oppure lo trasformerà, come è riuscita a fare Santa Teresa con quell’uomo. Con l’augurio che questo sia ciò che il Signore ha riservato per te, ti benedico e ti ricordo nella preghiera. Padre Angelo
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charlotte-ravenclaw · 11 months
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« Guarda qua » trilla in un sussurro, dondolando con il busto. « Ho ricopiato tutti gli articoli » ed è proprio lì che lascia i fogli, davanti a sé e al coetaneo. « Il professor Fowler mi sembra » una piccola pausa « abbastanza grande da poter esserci stato ai tempi dell’O’Connor » sussurra. « Prova a chiedere » su, su.
«Non ci viene la corvonerite a stare seduti qui, vero?» sotto tono si, ma sempre sul pezzo per tormentare almeno un po’ la piccola Dalloway. «Santa Tosca» non glielo leva nessuno dalle labbra. Tuttavia sbircia verso il docente e muove le ditina della mano sinistra, quasi come se stesse facendo dei calcoli tutti suoi per capire la differenza di età con Darsel. «Può essere» conferma infine arricciando il nasino. In fondo pozioni può attendere ancora qualche giorno. Alza la mano per attirare l’attenzione del docente e una volta ottenuta la parola domanda «Professore…» si mordicchia la guancia «Non è che…quello che è successo al Ministero può catapultarsi anche ad Hogwarts? Cioè…è successo anche in passato, un sacco di anni fa che una docente insomma…» spavaldo, ma a parlare di certi argomenti manco lui sa bene da dove iniziare. E le letture fatte per i compiti di DCAO non aiutano. «Lei era ad Hogwarts ai tempi dell’uccisione della professoressa O’Connor?» conclude infine provando ad andare dritto al punto.
«Questo è il mio primo anno da insegnante ad Hogwarts. Prima non vi mettevo piede da più di quarant’anni» ci tiene a precisare, mentre s’è ovviamente fermato per rispondere al trio. «Ora, per favore, possiamo scrivere due parole sulla storia del calderone magico, signori?» domanda dunque a loro «perchè certe chiacchiere potete farle anche fuori di qui.»
È un ultimo sguardo ai fogli lì davanti, con gli articoli della Voce degli Studenti ricopiati fedelmente che la porta ad insistere. Boccata ampia d’aria per prendere coraggio, si va in scena. Solleva la mano destra in aria e qualora le venisse data la parola, dopo essersi schiarita la voce, procede « Il professor Darsel ci ha parlato della O’Connor e ci ha chiesto una relazione » tono tremendamente serio con lo sguardo che si rabbuia. « Abbiamo fatto delle ricerche in Biblioteca tra Annuari e vecchie copie della Voce degli Studenti, dovrebbe essere successo la notte tra il 28 e 29 febbraio » un piccolo colpo di tosse coperto della mano sinistra, prima di guardare la tavolata con i coetanei e riabbassare lo sguardo sulle pergamene fitte d’appunti. « del 2064, il professor Darsel doveva essere al suo quarto anno, credo » una pausa, quanto basta per umettarsi le labbra « da quel che c’è scritto dovrebbero esserci stati attacchi da parte di elfi domestici in varie parti del castello: la presidenza e il platano picchiatore » è adesso che solleva lo sguardo mimando un’asteurità che non l’appartiene, totalmente caricaturale sul volto di una dodicenne più bassa della media, i capelli intrecciati e una ciocca blu un po’ sbiadita. Un’austerità macchiata dalla paura di occhioni di cristallo spalancati « Ci ha anche accennato del Sigillo di Fuoco, erano come questi … All Gifted? Che volevano? » la voce si incrina. « Può dirci qualcosa in più? In biblioteca non si trova molto su di loro, e visto quel che succede » tipo che rischiamo il gramo tutti « Ed è per la relazione di Difesa » pigola aprendo lo sguardo in due occhioni supplicanti, la mano sinistra che corre al cravattino, in un modo implicito di fargli notare la fedeltà a Priscilla e alla sua curiosità.
Almeno finchè Charlotte e quel barlume di ribellione non gliela fanno sbirciare di sottecchi, con un sorriso sincero appena accennato sulle labbra. «dovresti rincorrere i topi più spesso!»
«Signorina, non è facile sapere cosa vogliano gruppi terroristici come questo, se non ci si è dentro. Sono semplicemente maghi oscuri, tutti fatti della stessa pasta, per quello che mi riguarda.» si prende una pausa, porta lo sguardo al soffitto «vogliono il controllo. Su cosa, esatta…men…» il parlare rallenta nel bel mezzo della parola; il capo, sollevato verso l’alto a guardare il soffitto, s’abbassa piano;
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lamilanomagazine · 1 year
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A Milano targa per Luca Massari, tassista ucciso nel 2010
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A Milano targa per Luca Massari, tassista ucciso nel 2010. I familiari, gli amici, i colleghi tassisti e soprattutto tantissimi abitanti del quartiere Antonini, un mix di case popolari ed edifici residenziali privati, hanno partecipato alla cerimonia di scoprimento della targa in memoria del tassista Luca Massari, nello spazio verde tra largo Caccia Dominioni e via Ghini, a Milano. Dodici anni fa, davanti a quel giardinetto, Luca, di passaggio col suo taxi, venne ridotto in fin di vita da una brutale aggressione nata per futili motivi. Luca Massari sarebbe morto, senza più riprendere conoscenza, al Fatebenefratelli un mese dopo. L'episodio sconvolse l'intera città. Dalla grande solidarietà che ha espresso negli anni successivi il quartiere è nata la proposta di numerosi residenti, raccolta dal Municipio 5, di porre una targa in sua memoria nel luogo dell'aggressione accanto all'albero piantato qualche anno dopo e ora già grande. Oggi la targa è stata scoperta con il messaggio che accompagna il ricordo di Luca Massari: "a monito, contro ogni forma di violenza". Alla cerimonia sono intervenuti l'assessore alla Sicurezza Marco Granelli e il presidente del Municipio 5, Natale Carapellese, il presidente di Taxi Blu 024040, Stefano Salzani, e don Roberto della parrocchia di Santa Maria Liberatrice. «Siamo qui – ha dichiarato l'assessore Granelli – per ricordare Luca, insieme ai suoi familiari, ai colleghi tassisti e a tanta gente del quartiere, nel luogo in cui è stato aggredito. Un terribile atto di violenza insensata e brutale che scosse tutti. I responsabili sono stati condannati ma resta la necessità, come dice bene il messaggio impresso sulla targa, di rifiutare sempre la violenza e di impedire che fatti come questi si possano ripetere. Possiamo farlo attraverso l'esempio, la cultura del rispetto e il ripristino della legalità dove ancora manca, a beneficio di tutte le persone per bene. Come ce ne sono tante qui oggi». Il ricordo di Luca Massari fa parte delle iniziative di Milano è Memoria, che il Comune di Milano ha voluto per raccontare, commemorare e trasmettere alla cittadinanza eventi e persone che hanno segnato vita e storia della città.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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stancadiesserqui · 2 years
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Cosa fare quando lo stesso ragazzo che ti ha salvato dal suicidio ora ti sta portando verso esso?
Sensi di colpa mi sovrastano, paure mi accecano, ansie mi travolgono....
Ho capito di non essere una buona ragazza.
Ho capito di non essere facile da gestire.
Ho capito che non ho una buona memoria.
Ho capito che a volte sono sbadata.
Ho capito che a volte sono una bambina.
Ma tu mi hai conosciuta così, non ci sono diventata con il tempo.
Sono in macchina parcheggiata davanti casa e penso a tutti i piani che ci siamo fatti e che stiamo portando avanti... Comprare casa, avere un figlio, sposarci.... E se poi non siamo fatti per stare insieme?
Mi sento morta, mi sento di nuovo ad un passo da quel buco nero... Sto rientrando in quel tunnel lunghissimo, buio e spaventoso. Mi ritrovo sempre lì.
Sto combattendo con tutte le mie forze per non andare a vomitare dopo mangiato e per non afferrare quella lametta ma ad ogni litigio sono sempre più vicina a questi piccoli gesti che ti affondano e che una volta iniziato non ti mollano più....
Non mi sono suicidata perché non voglio far star male i miei e mia sorella....
Io: che faresti se morissi?
Lui: non lo so, penso che piangerò ma io non sono così empatico quindi boh...
Il mio pensiero: quindi non gli fregherebbe un cazzo.
Perché sono così fragile?
Perché sono... così?
Mi odio.
Da morire.
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thewriter-tt · 2 years
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LA CASA DEGLI ORRORI DELLA FAMIGLIA TURPIN
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Ricordo che il fine dei miei post è quello esclusivamente informativo, e un modo per ricordare le vittime di questi casi. Se siete sensibili e questo genere di post non fanno per voi, non leggete.
David Allen Turpin era un ingegnere informatico laureatosi alla Virginia Tech, lavorando per Locked Martin e Northrop Grumman: la prima un'impresa statunitense attiva nei settori di ingegneria aerospaziale con sede a Bethesda, mentre la seconda è una multinazionale americana di tecnologia aerospaziale. Incontrò sua moglie, Louise Anne Robinette (poi Turpin) quando frequentavano la Princenton High School, in West Virginia. I due si sposano a Pearinsburg, sempre in Virginia, quando lui aveva 23 anni e lei solo 16.
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Ebbero numerosi figli tra il 1988 e il 2015, avendo così 10 figlie e 3 figli. La famiglia nel corso degli anni si trasferisce svariate volte: la prima città è il Texas, a Fort Worth fino al 1999 quando si trasferiscono in una seconda casa, non tanto lontano, a Rio Vista. Già da subito si percepisce che qualcosa non va, anche perché il successivo residente afferma di aver trovato la casa, quella a Fort Worth, piena di spazzatura e insetti. Nel 2007 David e Louise fanno trasferire i figli nella roulotte che stava nella loro proprietà, portando con se solo i due figli più piccoli. Jordan Turpin, che al tempo aveva solo sei anni, dichiarò successivamente che c'era "molta fame" e che spesso mangiava ketchup, senape o ghiaccio.
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Nel 2010 vanno ad abitare a Perris, in California, quella che sarà la loro ultima casa. La facciata era ordinata e tranquilla, in più la coppia possedeva un profilo Facebook (che ora deve essere stato eliminato) dove venivano pubblicate foto insospettabili, tutti sorridenti e in posti magnifici.
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Ma questo era solo un modo di nascondere la realtà. I vicini affermano di aver visto dalla finestra i bambini girare intorno al letto, silenziosi e freddi definendoli dei "robot". Altri dicono di non aver ai visto nessuno in giardino, cosa alquanto strana per una famiglia numerosa come quella. Per non parlare degli odori nauseabondi che si sentiva fino in strada, tanto che alcuni credeva ci vivessero dei tossicodipendenti.
Sempre nel 2010 David e Louise ottengono il permesso di aprire una scuola privata in casa loro, infatti il Dipartimento dell'istruzione della California ha classificato la casa della famiglia Turpin come una scuola privata, prima ancora che ci andassero a vivere. Il che è stata una cosa " intelligente" che i due hanno fatto perché il governo della California non ha alcun diritto di ispezionare, monitorare e supervisionare le scuole private. Quindi quei bambini erano costretti a stare in casa, uscendo solo in specifiche occasioni come i viaggi a Las Vegas e Disneyland. Ma non è tutto, infatti, in quel periodo girava una foto diventata poi virale su Facebook in cui c'era tutta la famiglia al completo. I ragazzi indossavano una maglia rossa con al centro un cerchio bianco con su scritto: "Cosa 1, Cosa 2, Cosa 3..." considerata magari una foto ironica e divertente, ma che nascondeva fatti davvero raccapriccianti.
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I bambini mangiavano una volta al giorno, gli uni separati dagli altri, in piedi nella cucina. Il pasto consisteva in un misero panino alla bolognese o alle arachidi. Erano in grave sottopeso, immaginate che il più grande, che aveva 29 anni, pesava solamente 81 libbre ciò vale a dire 37 kg, e alcuni di loro non avevano nemmeno idea di cosa fosse un medico o un poliziotto.
Più il tempo passava, più la crudeltà di questi individui aumentò. Inizialmente i bambini venivano legati ai letti con corde, ma dopo che uno di loro era riuscito a liberarsi, a queste corde si aggiunsero catene e lucchetti. La tortura non era solo fisica, ma anche mentale, perché spesso capitava che Louise e David comprassero cibo e giochi di qualità, li disponessero davanti agli sguardi di quei bambini senza permettere loro di avvicinarsi. Quando la casa venne ispezionata, infatti, si trovarono pacchi di giochi mai aperti e nella loro confezione originale.
I fratelli Turpin avevano pianificato già all'incirca nel 2016, di sfuggire ai loro genitori, e finalmente nel 2018 trovano il coraggio di farlo. Il 14 gennaio 2018, due delle sorelle Turpin lasciarono casa dalla finestra, la più giovane che aveva 13 anni tornò indietro con la paura di essere scoperta, ma Jordan che aveva 17 anni si allontanò un po' e chiamò il 911 spiegando la situazione che stavano vivendo. I deputati del dipartimento dello sceriffo della contea di Riverside  hanno fatto irruzione nella casa, affermando che erano lì per un "controllo di sicurezza". Louise e David risposero alla porta alquanto perplessi secondo lo sceriffo.
Quando entrarono in quella casa, ciò che videro fece gelare loro il sangue nelle vene: feci erano sparse su muri e tappeti perché David e Louise non sempre permettevano ai figli di utilizzare il bagno, spazzatura ovunque assieme a cibo ammuffito. In una delle camere, uno dei fratelli era ancora legato al letto da settimane, mentre tutti gli altri 12 erano incrostati di sporcizia. I genitori Turpin furono accusati di molteplici accuse durante il processo che comprendevano torture, false detenzioni, abusi su minori. Si presero colpa di 14 accuse passando così il resto della loro vita in prigione.
Ma come sono arrivati a questo?
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La sorella di Louise, Teresa Robinette, confessa al Daily Mail che loro madre Phyllis le "vendeva" a un ricco pedofilo che abusava di loro regolarmente. Quando provava a chiederle il perché facesse una cosa così orribile e Phyllis le rispondeva con un "Devo vestirti e nutrirti". Lo shock si poteva ben intuire, lei stessa ha affermato che " Mai in un milione di anni avevamo pensato che stesse abusando dei bambini". Perdipiù, inventava scuse su scuse per non farglieli vedere, quindi la donna poteva vedere solo le foto che venivano postate su Facebook dove veniva mostrata una numerosa famiglia felice. Se da una parte abbiamo lo shock di Teresa, dall'altra abbiamo Elizabeth Flores, l'altra sua sorella, che non è per niente sorpresa di come sia realmente diventata Louise. Il suo libro, Sisters of Secret, contiene accuse pesanti su Louise, dove non solo viene confermato ciò che Teresa dice, ma viene mostrata anche una Louise consumata dal gioco d'azzardo e dal grave alcolismo.
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Il libro descrive una casa infelice in cui Louise ed Elizabeth si coprivano le orecchie quando i loro genitori litigavano e un periodo difficile a scuola in cui Louise era vittima di bullismo. Sono stati gli ultimi anni, quando Louise aveva 40 anni, che le cose sono andate davvero male, ha riferito The Desert Sun
"Beveva, fumava, faceva festa, andava nei bar, praticava la stregoneria, giocava d'azzardo, maneggiava e mangiava serpenti a sonagli, si vestiva e si comportava volgarmente su MySpace, nelle pratiche sessuali, e va avanti all'infinito", ha detto Flores. "Ero davvero preoccupato per lei." Nonostante tutto questo, Flores spiega che non avrebbe mai immaginato che potesse essere un pericolo per i bambini.
David Turpin. al contrario della moglie, ha avuto un'infanzia e una carriera promettenti. Come ex studente della Virginia Tech University che ha studiato ingegneria informatica, e cme detto inizialmente, ha lavorato sia per Lockheed Martin che per General Dynamics prima di andare in pensione nel 2012.
Da bambino cresciuto a 40 miglia da Blacksburg nella contea di Mercer, West Virginia, ha avuto due posizioni di alto livello con due delle più grandi compagnie di difesa del mondo.
L'annuario del 1979 della scuola elenca anche David come ufficiale del Bible Club, del Chess Club, del Science Club e dell'Acapella Choir. A detta di tutti, era un adolescente studioso e impegnato. Mike Gilbert, che conosceva David al tempo del liceo, lo descrisse come "una specie di nerd" e "una specie di homebody". L'annuario Bugle del 1984 lo elenca come un senior electrical engineering major, e come membro della società d'onore di ingegneria elettrica e informatica, Eta Kappa Nu.
David e Louise Turpin fuggirono quando il primo aveva 24 anni e sua moglie 16, come già detto, scappando fino in Texas prima che Phyllis e il marito Wayne li costringessero a tornare a casa.
Phyllis ha permesso a Louise di uscire segretamente con David perché lo amava e lui proveniva da una famiglia cristiana e si fidava di Louise ha detto Teresa. Ma lei lo stava facendo alle spalle di Wayne a quanto pare, che era un predicatore, e non sapeva che si stessero frequentando. Nonostante i primi tentennamenti, alla fine Wayne cambiò opinione, permettendo alla figlia di vivere la vita che apparentemente voleva, lasciandola sposare.
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Da dopo il matrimonio Louise cominciò ad allontanarsi dalla famiglia, senza nemmeno presentarsi al funerale della madre e pochi mesi dopo nemmeno a quello del padre.
Nonostante David avesse un discreto successo sia accademico che professionale, le cose cominciarono a peggiorare dopo il matrimonio.
Sua moglie, nel frattempo, è stata elencata come "casalinga" con la residenza Perris e la sua funzione di scuola che funge da fulcro del suo ruolo educativo per i 13 studenti.
Dopo la condanna, avvenuta il 25 aprile, "Questo è tra i casi peggiori e più aggravati di abusi sui minori che abbia mai visto o in cui sia stato coinvolto nella mia carriera di procuratore", lo descrive il procuratore distrettuale della contea di Riverside Mike Hestrin. Dopo essere stati del tutto liberati, i fratelli Turpin hanno preso un lungo periodo di riabilitazione fisica e psicologica, e nonostante i periodi di instabilità, stanno cercando la loro indipendenza e di farsi conoscere per quelli che sono e che faranno.
Questo è tutto quello che so su questo caso che mi ha letteralmente sconvolto. Non riesco a concepire come un essere umano, in quanto tale, possa fare cose così orribili ad altri esseri umani. La cosa che trovo "positiva" è la loro forza di continuare ad andare avanti nonostante tutto e il coraggio che hanno avuto di affrontare quelle atrocità. Fatemi sapere se conoscevate già questo caso. Tutto quello che ho scritto è frutto delle ricerche che ho fatto su internet, quello che era riportato l'ho solo riassunto e collegato per creare questo post. Spero vi sia piaciuto, se volete ricordo che potete consigliarmi qualche caso che conoscete. Al prossimo sabato!! Kiss Kiss- ThewriterTrueCrime
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milena-celesti · 2 years
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Un giorno al Museo
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L'ICOM (International Council of  Museums) definisce così il Museo: "Il Museo è un'istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell'uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto."
A questa definizione è stata aggiunta una precisazione: "Promuovendone la conoscenza presso il pubblico e la comunità scientifica".
Non lo sapevo ma esiste una discussione a livello internazionale per quanto riguarda la definizione del termine Museo, esiste un comitato che ne parla ampliamente per dare una spiegazione il più dettagliata possibile su questa parola.
Wikipedia dice: "Il Museo è una raccolta, pubblica o privata di manufatti relativi a uno o più settori della cultura (tra cui in particolare per tradizione l'arte), della scienza e della tecnica".
La maggior parte delle persone non ha bisogno di una definizione precisa e dettagliata di questa parola perché bene o male tutti sanno cos'è un Museo.
Ad alcuni può capitare di andarci per la fama del luogo (non si può dire di essere stati in una determinata città e non averne visitato il Museo).
Ad alcuni può anche capitare di visitarne uno per far passare qualche ora.
Tutti questi si riconoscono perché passano davanti alle esposizioni con aria indifferente e annoiata.
Ci sono quelli che ci vanno perché sono incuriositi ed interessati. Devono vedere coi propri occhi.
Si fermano, osservano, leggono le didascalie, hanno fame di informazioni.
Poi ci sono gli "appassionati".
Gli appassionati sono una categoria a parte. Sono quelli che sanno già tutto sull'argomento o quasi. Sono quelli che si sono documentati. Sono quelli che come mettono piede nell'atrio si sentono a casa e respirano a pieni polmoni, attraversati da un fremito.
Sono quelli che come arrivano in un Museo sono pervasi da una felicità e un'emozione che li elettrizza.
Sono quelli che una volta dentro si sentono come se fossero trasportati in un'altra dimensione.
Sono quelli che alla fine della giornata non uscirebbero mai e se fosse possibile ci pianterebbero le tende lì dentro.
Sono quelli che pur di non andarsene si chiuderebbero in un bagno sperando di non essere scoperti da nessuno e durante la notte vagherebbero per le sale in totale solitudine e silenzio.
Ebbene sì! non per tutti il Museo ha lo stesso valore, in fondo non sono solo mura e vetrine piene di oggetti.
Badate bene gli appassionati non sono fanatici fuori di testa e non lo dico solo perché credo proprio di appartenere a questa categoria.
Dopo più di vent'anni sono tornata a visitare il Museo Egizio di Torino.
C'ero stata per ricerche universitarie e lo avevo visitato con grande desiderio e amore verso quel mondo.
Dopo tanti anni i miei ricordi si erano fatti sfuocati soprattutto tenendo conto del fatto che il Museo è stato rinnovato e gli oggetti ridistribuiti.
Ho prenotato con una settimana di anticipo in concomitanza ad un altro grande evento che si tiene a Torino: il Salone del Libro. Nonostante fossi stata al Salone alcuni anni fa, non potei però visitare il Museo a causa di un imprevisto rientro a casa anticipato. Quest'anno però mi ero prefissata di andarci a qualunque costo, piuttosto avrei saltato il Salone del Libro (per una accumulatrice di libri come me un sacrificio indicibile).
Sono arrivata con un po' di anticipo. La facciata esterna dà l'idea di un luogo austero, di altri tempi e probabilmente è questa la sensazione che si vuole trasmetta.
All'accoglienza esterna ho mostrato orgogliosa la mia prenotazione.
Sono scesa con le scale mobili al piano interrato e mi sono trovata nel vero ingresso, affollato di gente che si scambiava informazioni.
Nonostante la grande affluenza non ho fatto fila.
Sapevo già dove volevo andare e mi sono diretta al secondo piano.
Ho portato con me la macchina fotografica professionale di mia figlia, volevo essere sicura di fare delle foto che risultassero migliori di quelle fatte con lo smartphone.
C'era tanta gente! Speravo che essendo mezzogiorno ci sarebbe stato meno afflusso. Ma ero talmente concentrata sulla bellezza delle esposizioni che non mi importava.
Ho camminato, mi sono fermata, ho fotografato, ho osservato, ho ammirato. Ogni tanto mi sono seduta a riposare e a guardare gli altri visitatori. Scolaresche davanti alle vetrine accompagnati da una guida del Museo che spiegava loro i dettagli degli oggetti, sotto l'occhio vigile dell'insegnante. Coppie che si sussurravano indicando e sorridendo. Bambini che fotografavano con interesse seguiti da un genitore.
Il secondo piano è un trionfo dell'antico Egitto a partire dal periodo predinastico.
La mummia di Gebelein accoglie i visitatori all'entrata. E' una mummia dell'epoca predinastica che si è conservata naturalmente sotto le sabbie dell'Egitto. E' in posizione fetale per cui non la classica posizione delle mummie a cui siamo abituati, (distese e create in maniera artificiale dalle mani esperte degli addetti all'imbalsamazione).
Il piano conserva altre mummie, esemplari unici come quella della "Tomba di Ignoti" che ha una sala a parte. Troviamo "Steli a falsa porta", Sarcofagi di pietra, per non parlare delle pitture che mostrano scene di vita come il trasporto di cereali, o la macellazione dei bovini, la produzione di pane, insomma tutte rappresentazioni legate ad offerte verso il defunto e che ricoprono intere pareti.
Sono scesa al primo piano dedicato a Deir el-Medina e alla tomba di Kha. E' una parata di steli, papiri, Sarcofagi, vasi e tutto ciò che ci è giunto da questa terra lontana.
Un'intera sala è dedicata a Kha e a sua moglie Merit. Schiapparelli la scoprì nel 1906 durante gli scavi a Deir el-Medina. Il corredo funerario mostra come poteva vivere un architetto durante la XVIII dinastia. Gli oggetti sono finemente lavorati. Una splendida parrucca e il contenitore che la custodiva sono eccezionalmente ben conservati, così come gli abiti e gli strumenti da lavoro di Kha.
Mi sono fermata davanti alla scatola da gioco conosciuta col nome di Senet. E' stata la mia meta principale alla visita precedente. Il titolo della mia tesi è stato "I giochi da tavolo rinvenuti nelle tombe egiziane" e questo reperto è davvero bello. In vetrina è mostrato il lato col gioco dei 20 quadrati. Le pedine di due forme diverse disposte sulla tavola assieme all'astragalo. Il cassettino che doveva contenerle, mezzo aperto. Sui lati le iscrizioni geroglifiche impreziosiscono l'oggetto. Considerando che è in legno e ha più di 3500 anni, è veramente ben conservato!
Una pausa al bar a rifocillarmi e, infine, il pezzo forte: la sala con le statue.
Qui c'era pochissima gente, non ne ho capito il motivo.
L'entrata è ad effetto. L'imponente statua di Sethi II alta 5 metri e 16 cm. richiama l'attenzione dei visitatori nonostante sia posizionata in fondo alla sala. Fiancheggiano l'ambiente diverse statue di sovrani.
La mia preferita è stata sicuramente quella di Ramesse II. Non per la perfezione dei particolari, ma per il sovrano che impersona. Faraone, conquistatore, costruttore, marito, padre. Per 67 anni ha regnato sull'Egitto. Lui è rappresentato seduto sul trono, indossa una tunica plissettata, la corona che i sovrani portavano in battaglia e con la mano destra regge lo scettro  conosciuto col nome di pastorale. I suoi piedi calzano i sandali tipici egiziani che si sono visti esposti nelle vetrine dei piani superiori e con essi calpesta i nemici. Ma quello che mi ha incantata è stato il suo sguardo. Pronta per fargli una foto era come se lui mi guardasse, in posa, quasi con un accenno di sorriso. E' una statua splendida che rappresenta un Faraone fuori dal comune.
Nella sala accanto una serie di statue rappresentanti la Dea Sekhmet conducono il visitatore ad un'altra statua situata in fondo e che rappresenta un altro grande Faraone: Thutmosis III.
Durante il mio pellegrinaggio mi sono accorta di non aver visto il "Papiro dello sciopero", così con questa scusa sono tornata ai piani superiori, ora decisamente meno affollati e ho ripercorso le sale passeggiando e godendomi lo scenario nella massima tranquillità volendo imprimere nella mia mente quanti più particolari possibili e cercando di trattenere la sensazione di ammirazione nei confronti di tutto ciò che oggi possiamo godere attraverso i Musei.
Dopo circa tre ore e mezza ho deciso di andare allo Shop (una sala affiancata all'entrata). Un luogo nuovamente pieno di gente. Mi ero prefissata un budget, così mi sono trattenuta e ho comprato solo tre libri.
Col mio bottino gelosamente custodito all'interno della borsa col simbolo del Museo, a malincuore sono uscita, anche se la tentazione di rientrare è stata forte.
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Caro Roberto,
Da quando non ci sei più ho messo a posto la testa e mi sono data delle regole, come: non supplicare o elemosinare attenzioni, niente stupide ripicche, niente messaggi inutili e altri mille propositi che non posso prometterti riuscirò a rispettare.
Uno di questi ultimi è quello di scrivere tanto, tutte le lettere e i testi che mi pare, ma senza inviarli. Numero di lettere concesse: 1, per questo devo fare attenzione a scegliere con cura le parole da usare.
É finita, me lo hai detto tu. Qualche giorno senza sentirti e ora vedo tutto più chiaramente.
Se ripenso a come ho reagito quel giorno mi picchierei da sola, rispetto la tua scelta e mi spiace che tu abbia dovuto assistere a quella scena pietosa. Potevo decisamente andarmene con molta più dignità, perché per quanto possa fare male non si può obbligare una persona a rimanere.
Ora che ho messo la testa a posto e vedo le cose con lucidità, mi sono resa conto che in fondo non eravamo poi così speciali come credevamo, perché se lo fossimo stati non ci saremmo fatti del male, e che forse hai ragione tu, magari non ci amavamo più da tempo e non l’avevamo neanche capito.
Non fraintendermi, speciali lo siamo stati eccome, mi basta pensare alle serate passate nel pandino sotto la pioggia mentre ascoltavamo la musica a tutto volume, alle volte in cui senza dirmi niente ti presentavi sotto casa mia solo perché morivi dalla voglia di vedermi, al modo in cui ci guardavamo ogni volta che qualcuno diceva qualcosa di divertente o alle farfalle nello stomaco ogni volta che ci baciavamo. Non so perché ma in questi giorni mi é riaffiorato questo ricordo di te che mi chiami, quando ancora ero a Belfast, canticchiando felice in macchina “la tata torna presto” o qualcosa di simile, e mi si scalda il cuore.
Poi però penso all’ultimo periodo, l’ultimo mese più o meno, e a come spesso e volentieri non mi sentissi capita, come se non valessi più il tuo tempo, mentre tutto ciò che volevo io era stare con te e non pensare a nulla se non a guardarti. Sono certa che a quel punto già ci fossero altri problemi, magari anche per colpa mia, ma non lo saprò mai, perché nonostante te lo chiedessi ogni giorno, non hai mai trovato il coraggio di affrontarli.
Mi dispiace per tutto quello che è successo, per i miei errori, perché ho detto di amarti e poi ho agito come se tu non ci fossi, e per i tuoi di errori, perché non sei stato in gradi di capire i miei bisogni.
Quando ho perso te ho perso tutte le certezze che avevo, già ragionavo per due, e pensavo a tutte le cose che avremmo potuto fare insieme una volta finito il lockdown. Volevo organizzare viaggi, vedere Parigi, andare ai concerti, andare a ballare, invitarti fuori a cena, fare lunghi giri in moto, imparare a guidare bene la barca per portarti in giro e fare l’amore nei luoghi più impensabili. Avrei voluto portarti in tanti posti, ma ormai non ci siamo più.
E ora ti odio da morire. Ti odio per la tua indifferenza. Perché se quella domenica mi avessi urlato contro, mi avessi guardato negli occhi o anche solo mi avessi dato l’abbraccio che meritavo, almeno avrei capito che te ne fregava qualcosa di me.
Non fraintendermi, con questo non intendo dire che tu non ci sia stato male, ti conosco abbastanza ormai, ma la differenza è che non sei mai stato capace di farti vedere debole davanti a me. Esageri un po’ con le birre, magari prendi a pugni qualche porta, ma renderti vulnerabile davanti a qualcun’altro proprio non ce la fai.
Fa male da morire perché non ti sei domandato come mi sentissi io, perché non hai mai chiesto ai miei amici come sto, non hai mai passato una serata a casa a chiederti cosa stessi facendo io in quel momento, che canzone stessi ascoltando o a cosa stessi pensando.
Non hai mai avuto l’istinto di scrivermi? Di chiedermi come sto? Se mangio e se continuo a lavarmi i capelli regolarmente? Io ci ho pensato almeno un milione di volte ma mi sono fermata, so che mi risponderesti solo che va tutto bene e che hai bisogno dei tuoi spazi, e io non so se potrei sopportarlo. E allora lo chiedo a tutti i tuoi amici, mentre aspetto che sia tu a scrivermi un semplice “come stai?” e che ti senta pronto per dirmi come ti senti, e invece niente.
Dimmi che non sono così facile da dimenticare come il tuo silenzio mi fa sentire.
Speravo che la fine arrivasse un po’ più tardi, anche di un solo minuto, una sola ora, un solo giorno. Vorrei non averti spinto a dirmi “ti lascio”, ma so che se non lo avessi detto domenica, le cose sarebbero solo peggiorate e probabilmente sarebbe successo comunque. Perché io incasino sempre tutto, anche le cose che mi fanno stare bene, e non perché non siano abbastanza, ma perché spesso sono io quella che non si sente abbastanza.
So che adesso devi sembrare freddo e orgoglioso, ma sappi che non c’è niente di sbagliato nell’esprimere le proprie emozioni e farsi vedere deboli di fronte a chi ti vuole bene. Parla con i tuoi amici, con la tua famiglia, con la psicologa, non sentirti mai un peso, perché sei circondato da persone che a te ci tengono tanto. Se hai paura di non essere capito, o addirittura giudicato, “tu chiamami se senti i mostri, che se ci sto ti vengo a prendere, nonostante tutto” come direbbe Gemitaiz, perché nonostante non siamo più quelli di una volta, ciò che ti ho promesso per me resta vero, io rimango sempre un porto sicuro per te, in cui puoi essere te stesso al 100% e non verrai mai giudicato, questo voglio che sia chiaro.
Comunque andranno le cose io sarò sempre la tua cheerleader, la tua più grande fan. Non ti augurerò mai il male, anzi, ti auguro di lottare e (più avanti) di ricominciare ad amare, senza bisogno di accontentarti. Spero che troverai qualcuno che sappia darti ciò in cui io ho sempre fallito, o che impari a stare bene anche senza. Prego che tu sia felice almeno la metà di quanto io lo sono stata insieme a te.
Mi distrugge pensare che lentamente diventeremo sconosciuti, che ci dimenticheremo del profumo dell’altro e delle nostre espressioni facendo l’amore. Quella camera non sarà più il nostro angolo di intimità e presto ti scorderai del mio corpo, delle mie curve e dei miei nei, e magari un giorno io scorderò i tuoi tatuaggi e le cicatrici che tanto ho amato.
Non saremo più Roby e Laura, la gente non ci guarderà più con invidia, mia mamma smetterà di fare la spesa anche per te e mio papà sarà felice di non dover mai fare le presentazioni ufficiali. Tutti quelli che ci conoscono avevano puntato tutto su di noi, ma forse alla fine siamo stati proprio noi quelli che non ci hanno creduto abbastanza.
Non sopporto l’idea di averti perso, un po’ per volta però so che mi passerà, giorno dopo giorno il dolore diminuirà, la mancanza svanirà e i ricordi non mi faranno più piangere, e forse quando questo succederà potremo addirittura essere amici.
So che tu non credi nell’amicizia tra ex e che ti sembra la cosa più sbagliata del mondo, ma io invece credo che l’errore più grande che due persone che si sono volute bene come noi possano fare sia quello di diventare sconosciuti, di comportarsi come nulla fosse e magari iniziare a parlare male dell’altro alle spalle.
Non dico oggi, non dico domani, e neanche tra un mese, quando sarà il momento lo sapremo, magari quando tornerò dalla Spagna, visto che non mi verrai a trovare. So che funzionerà e che non sarà nulla di strano se anche tu lo vorrai.
Avevamo idee diverse sull’amore è vero, ma ti ringrazio per tutti i ricordi che rimarranno per sempre. Non era il nostro momento e va bene così.
Spero che dopo aver ricevuto questa lettera mi chiamerai, o mi manderai almeno un messaggio, per farmi sapere che l’hai letta, cosa ne pensi e, se te la senti, anche per dirmi come stai o semplicemente per fare due chiacchiere.
Anche se non te ne accorgi io sono lì con te a tenerti per mano.
Per sempre dalla tua parte.
Laura
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francescaaghiani · 3 years
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Lettera di una figlia a un padre.
Ciao papà, no, non stiamo affatto bene, nessuno di noi tre sta bene: dobbiamo vivere in una casa che non è nostra,con abitudini e tempi differenti da quelli che abbiamo, a scuola non ci stiamo andando né io né tantomeno Gabriele. Finalmente nell’ambito scolastico stavo riuscendo ad essere quella di una volta,mentre adesso,oltre a non riuscire a stare insieme alle mie amiche non riesco nemmeno più a seguire con lucidità una semplice lezione.
Gabriele è rimasto scosso,è stata una cosa davvero pesante da affrontare, non tanto per me quanto per lui: non ti sei fermato nemmeno davanti a tuo figlio mentre ti urlava di smetterla,piangendo a singhiozzi. Non ti sei fatto scrupoli e nemmeno problemi, siamo tutti più bravi a parlare a cose compiute.
Nessuno di noi si aspettava questo papà, io non mi meritavo niente di tutto quello che mi hai fatto, non mi meritavo di perdere due anni della mia adolescenza, quella che tutti poi da grandi, rimpiangono.
Ho sempre dovuto sopportare le tue pesanti accuse sin da quando ho memoria, nei confronti della mamma, nei confronti dei nonni e nei miei soprattutto. Non mi hai mai spiegato la ragione delle frasi che mi hai ripetuto per un anno intero, non me lo hai mai detto chiaramente, hai solo cercato scuse su scuse, arrampicandoti sugli specchi,scivolando sempre.
La verità è che non te ne frega niente di nessuno, nemmeno delle persone che hai creato tu stesso, ti interessa solo quello che hai e quello che puoi avere. Non te n’è mai importato niente di noi, di me, perché se fosse stato davvero così, ogni tuo gesto, ogni tua accusa, ogni tuo insulto, non avrebbero mai avuto vita. La verità è questa,stai bene solo quando le cose vanno come vuoi tu.
Il tempo passa e per fortuna le persone cambiano anche in base a quello che hanno dovuto affrontare, aprono gli occhi e finalmente vedono le cose senza filtri,per come sono davvero.
Ho provato amore nei tuoi confronti, quando a Neive volevo sempre stare con te. Ho provato affetto per te anche quando ci siamo trasferiti qua in Sardegna, ma se permetti, ho anche l'amore per i miei nonni che da un giorno all'altro non ho più avuto vicino.
Piano piano hai fatto sì che mi allontanassi da te, trasformando quell'amore in un insieme di odio e delusioni con forti fondamenta.
Ti ho sempre voluto bene anche quando mi dicesti:“tu per me sei morta", “non hai più un padre", “è solo colpa tua se tua madre ha avuto due depressioni”, “se la famiglia è così è solo merito tuo".
Provai a darmi una spiegazione, convincendomi sempre di più di queste assurde tue parole. Solo ora mi rendo conto che io, non ho proprio colpa di niente, l'unica colpa che ho è quella di averti permesso di ferirmi così tanto, solo quello è stato il mio più grande peccato.
In tutti questi anni ogni volta che mi chiedevano di te rispondevo orgogliosamente, ma da quattro anni a questa parte mi vergogno di avere il tuo stesso sangue che scorre nelle vene.
Mi vergogno non per cosa possano pensare gli altri ma per quello che so io,per quello che tu mi hai sempre negato,per quello che non mi hai mai detto e per quello che hai sempre fatto.
Come puoi pretendere che una bambina non venga da te a darti un abbraccio, se le urli davanti? Sai più di me come ci si sente a non essere voluti,ma sai più di me come ci si sente ad essere soli ed io con te, mi sono sempre sentita sola.
Ti ho chiesto aiuto quando stavo male e me l'hai negato buttandomi ancora più giù nella buia fossa, è stato il nonno che in due mesi, ha fatto quello che avresti dovuto fare tu in un anno. Non mi meritavo tutto questo,nessuno se lo meritava.
Come ti ho già detto in precedenza poco m'importa del tuo passato,mi è totalmente indifferente, quello che non ti perdonerò mai,invece, è come tu, per egoismo, abbia avuto il coraggio di riversare tutto su di me, attribuendomi colpe,insulti e false verità, creandomi enormi disagi sull'autostima.
Non riuscirò mai a capacitarmi di come un padre possa arrivare a tanto, senza rendersi conto di quanto male stia facendo alle persone che dovrebbe amare più di tutte.
Non ti meritavi dei ragazzi come noi,non hai mai avuto fiducia nei miei confronti, sono sempre stata una ragazza per bene,rispettosa ed educata. Non ti ho mai dato problemi o preoccupazioni, non potevi lamentarti di me potevi solo vantarmi ma hai preferito uccidere la Francesca che ero una volta.
Ti ho sempre portato rispetto com'è giusto che sia, ma quando ho iniziato a capire che non è mai stato reciproco, ho cominciato a portare un po' più rispetto a me stessa.
Oramai ho sedici anni papà, riesco a distinguere chi mi dimostra veramente il suo amore e chi parla ma non fa niente. Sono cresciuta, non credo più alle tue parole, credo solo a ciò che vedo con i miei occhi, a ciò che sento con le mie orecchie. Basta dire che quando crescerò capirò, sono già cresciuta e ho capito fin troppe cose.
Ho sempre provato paura, paura che da un momento all'altro potessi avere uno scatto d'ira e colpire me o la mamma, l'ho sempre sentita da quando ti ho visto tirare un pugno al mobile nel corridoio della vecchia casa. Ma un conto è provare paura, un'altro è averla. Il giorno che si è tramutata in realtà ero davvero paralizzata,spaventata, non pensavo che mio padre potesse essere un mostro.
Mi dispiace di dover essere arrivati a questi punti per farti capire cosa avevi tra le mani,mi fa male perché potevamo evitare, potevi evitarlo se davvero lo volevi,potevi rimediare tutto non tanto con la mamma ma con noi.
Non puoi giocare con le persone,trattarle come oggetti,usarle e poi buttarle come se nulla fosse come se non provassero niente e poi chiedere scusa.
Ti avevo avvisato molte volte papà,ti avevo parlato chiaramente in più situazioni ma non puoi fare sempre come vuoi poi chiedere scusa a cose fatte: se calpesti un fiore e dopo gli chiedi scusa tornerà come prima? no, rimarrà sempre sciupato e lo stesso è per noi.
Non ti dai pace adesso per le parole a me dette, e prima? Erano accantonate da un lato? Solo ora sono riemerse a galla? Se davvero ti fosse dispiaciuto, papà, non le avresti ripetute per un anno intero a tua figlia,sangue del tuo sangue.
Non mi interessa cosa sia successo prima di me tra te e la mamma, sono fatti vostri e le tue spiegazioni al riguardo non giustificano il tuo comportamento nei miei confronti, sono solo parole messe una dopo l'altra.
Ti ho sempre detto ciò che pensavo e non mi pento di niente, non ho rimorsi di nessun genere, tranne quello di non aver iniziato a rispondere prima, perché è davvero frustrante passare due anni, quasi in una depressione con un padre che continua a tormentarti ogni santo giorno, non è facile convivere con il rimpianto di essere nata,con il desiderio di morire per il bene di tutti.
Non è bello svegliarsi la mattina e sentirsi inutili, chiedersi il motivo della propria esistenza. Non è neanche bello sentire minacce di morte rivolte ad un proprio familiare.
Tu non sai papà quante volte ho desiderato che per sbaglio attraversando la strada mi mettesse sotto una macchina, non sai com'è stato convivere con la convinzione si aver fatto soffrire brutalmente la mia famiglia,mia madre.
Non sai quante volte immaginavo il mio funerale, se sarebbero venute tante persone,se tu ti saresti pentito o se alla mia assenza saresti stato solo più sollevato.
Ho provato a far tacere tutte quelle voci nella mia testa,tutte quelle brutte parole che si ripetevano in ogni momento,ma non ce l'ho fatta,sono stata una codarda,così ho tentato di scappare ma non ho avuto nemmeno il coraggio di stare fuori casa per una notte.
Ho pensato molte volte alla possibilità di suicidarmi e tu? Te ne sei mai accorto? Non credo proprio. Non avendo il coraggio di farla finita ho iniziato a procurarmi delle autolesioni, non ti sei mai accorto nemmeno delle mie maniche lunghe a settembre con venticinque gradi, vero? Pensa quante cose vuoi farmi sapere di te e tu non sai niente di me.
Non riesco a darmi una spiegazione su tutto quello che mi hai fatto, ho tanta rabbia nei tuoi confronti, ma provo anche tanta pena e sai perché? Perché ho capito che la vera fallita non sono io e non la sarò mai, io che a quindici anni ho dovuto affrontare situazioni che le mie amiche non si sognerebbero mai nemmeno nel peggiore dei loro incubi.
Io che non ho mai potuto essere una ragazza della sua età,bensì più grande perché era necessario,dovevo crescere prima del dovuto e forse è stato un bene.
Il fallito qua sei solamente tu, con due matrimoni buttati nel cesso e due figli persi completamente e definitivamente. Il perdente sei tu papà, perché ormai non puoi più rimediare, e se anche fosse vero, se realmente fossi una fallita ho tutta la vita per potermi rifare, ma se per te è questo il significato di questa parola vorrei esserlo per tutta la vita.
Di una cosa ti voglio ringraziare: mi hai fatto soffrire tanto ma mi hai anche fatto capire che una persona per quanto possa esserti vicina può pugnalarti al cuore in ogni momento, e può essere anche tuo padre.
Grazie a te ricorderò quando sarò madre di non commettere neanche lontanamente i tuoi stessi errori, ricorderò che nessuno a parte me può rendermi felice e che devi sempre fidarti solo di te stesso, perché in questa giungla o sei la preda o diventi il predatore.
Ti ho chiesto esplicitamente di non cercarmi, non hai rispettato nemmeno questa mia ennesima richiesta e qua, posso capire quale sia per te il concetto di rispetto.
Mi hai deluso tanto papà, così tanto da farmi venire il voltastomaco quando pronuncio quella parola, quel nome, quel "papà", mi hai portato a dei punti che nemmeno io avrei mai immaginato.
Con quale coscienza mi dici che vuoi solo il mio bene se nonostante la mia situazione di salute poco stabile hai continuato egoisticamente a tormentarmi? Come puoi tu dopo quindici anni, venire da me a chiedere scusa? Con quale faccia tosta? Ma più che altro sperando di ottenere che cosa? La mia compassione? Il mio perdono?
Non ti sei mai fatto scrupoli nell'umiliarmi, nel farmi stare male, perché farlo proprio ora? Perché proprio adesso il tuo senso di colpa,d'improvviso si è esteso così tanto velocemente da sentire il bisogno di esternarlo? Per paura forse? O è solo una questione di suggestione nei miei confronti?
Ti dirò la verità non mi incanti con tutte quelle parole ben studiate,messe lì,scritte e nemmeno sentite per lo meno, non mi fanno più quell'effetto.
La vittima qui non sei tu,sono io, siamo noi tre che abbiamo subìto tanto,per cosa? Per colpa di chi, soprattutto? Per colpa di una persona che ritenevo mio padre ma che in realtà non ho mai conosciuto.
Il mondo non ti cade addosso per delle accuse campate in aria, ti cade addosso quando vedi la tua vita finire, quando non vuoi uscire dal tuo letto, quando non senti nemmeno il bisogno di lavarti o truccarti per uscire di casa.
Il mondo ti cade addosso quando ogni sera sai che da un momento all'altro passerai le seguenti due ore a urlare, a dimenarti per terra provando un misto di emozioni negative così tanto forti da voler morire immediatamente.
Il mondo ti cade addosso quando una persona che ami veramente muore per sempre.
Quando sai che tuo padre ti reputa uno scarto.
Questi sono veri motivi il mondo cade per cose peggiori non per delle stupide litigate tra coniugi.
Il mondo non gira e non è mai girato intorno a te, non hai avuto bisogno di essere amato solo tu, non sei l’unico ad aver avuto problemi, hai mai pensato a tutto quello che hanno dovuto sopportare e superare gli altri? O hai sempre e solo visto le cose a senso unico?
Non mi hai mai elogiato in niente,ed è vero,non volevo mai venire ad una tua mostra ma sai perché?Perché tu in cinque anni di sport non sei mai e dico mai venuto a vedere una mia partita, rimanendo a casa ogni volta, perciò perché devo essere io figlia ad elogiare e vantare mio padre se a quest'ultimo non gliene frega niente di me?
Mi dispiace ma hai iniziato tu questo circolo vizioso, né io né Gabri e la mamma, è partito tutto da te.
Non me ne faccio niente di un’ inutile "poesia" come tu la definisci, ora dopo che mi hai ammazzato moralmente tante di quelle volte che oramai ho perso pure il conto.
Dovevi vedere la tua faccia,la tua espressione quando ti ho trascinato via lontano dalla mamma per proteggerla mentre era distesa sul pavimento inerme e stordita.
Eri assetato di vendetta te la leggevo negli occhi, quella soddisfazione si capiva benissimo ciò che provavi e per questo mi fai ancora più schifo.
Hai torto,fattene una ragione e sinceramente mentirei se ti dicessi che ho intenzione di perdonarti, che possa morire se mai succedesse una cosa simile.
Non sono Dio non perdono e non dimentico tantomeno non perdono e non dimentico quindici anni d'inferno,di accuse,insulti e urla.
Mi hai ferito e questo non sei mai riuscito a capirlo.
Spero che tu con la mia assenza possa renderti conto di chi,di cosa hai perso e soprattutto, spero che quando finalmente riuscirò a realizzarmi sia nel lavoro sia nella famiglia, i miei figli non mi chiederanno mai di te, ma in caso contrario farò come hai detto tu qualche anno fa, “mio padre è morto quando ero ragazza" questa sarà la mia risposta.
Hai fatto di tutto per farti odiare e non ti meriti nemmeno un briciolo di umanità né da parte mia né da parte di nessun altro individuo, non meriti di provare felicità sempre che tu sappia mai cosa sia, ma soprattutto non meriti di condividere né la mia né quella di Gabriele. Non ti meriti niente di noi,nemmeno una foto.
Meriti di marcire da solo con il tuo orgoglio ed egoismo e se mai esistesse,il tuo pentimento.
Spero inoltre che un giorno capirai gli errori che hai commesso e ti pentirai davvero,non tanto nei confronti della mamma ma nei confronti dei tuoi figli.
Ti avevo già avvisato che non avrei gradito un tuo messaggio ma vedo che non sono stata abbastanza chiara, perciò lo ribadisco: non cercarmi più, senza di te chiunque sta meglio,io prima di tutti,la mamma,Gabri e persino il cane,figurati.
Ricordati le parole che mi hai detto ora sono davvero morta per te,non esisto più e se mai ti venisse voglia di cercarmi sappi che non ti risponderò e in quel caso ti bloccherò sul serio.
Credo di averti detto tutto non posso dirti che ti voglio bene perché non sono falsa come te, posso solo dirti che se volessi una persona morta in questo momento, vorrei tanto fossi tu.
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sandnerd · 2 years
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L'attacco dei giganti - Ep 84 - La notte della fine
L'hanno chiamata "La notte della fine" perchè "Finirà prima che te ne accorgi" non era carino come titolo. Eppure ho controllato, quasi 24 minuti, ma com'è possibile che la mia percezione sia stata di dieci secondi? Qualcuno me lo spieghi o non ci dormirò stanotte. Puntata 84, mettiamo da parte l'azione di questi ultimi episodi e facciamoci una bella chiacchierata davanti al fuoco, uscite le chitarre che ci facciamo un bel concerto all'aperto.
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Un piccolo flashback ci spiega come Hange e Mikasa hanno contattato Jean mentre tentava di dormire e rasserenarsi dopo essere diventato il secondo di Floch. Se solo avesse messo a tacere la sua coscienza, tempo qualche mese e sarebbe riuscito ad avere una bella casa, una bella famiglia (nella sua fantasia sua moglie è Mikasa, ce ne siamo accorti caro Jean) e una bella vita. Deve solo mettere a tacere la sua coscienza. Sa che quello che sta facendo Floch è sbagliato, ma cos'è la coscienza davanti ad una bella casa, una bella famiglia ed una bella vita? Ad interrompere i suoi pensieri, come abbiamo detto, Hange che gli chiede di incontrarsi di fuori. Obiettivo del comandante, opportunamente resa edotta dei fatti da Mikasa, è di unire le forze, loro e i superstiti marleyani sull'isola, per fermare Eren ed il massacro che vuole fare. Credo che internamente Jean sia pronto a seguire il comandante, ha già lo zainetto in spalla e le mani sui grilletti delle spade tagliabalsa, ma di carattere fa l'avvocato del diavolo, e chiede cosa può succedere a tutti loro dopo che fermano Eren. Il Boato è l'unica arma che Paradis può sventolare in faccia ai suoi nemici, solo così hanno la sicurezza che il mondo intero non li attacchi. Fermare Eren significa togliere del tutto questa arma, rendendo l'isola, e loro stessi, vulnerabili. Hange gli risponde che prima che il mondo si accorga di ciò passeranno anni, quindi non devono pensarci ora, la priorità assoluta è fermare il massacro. E mi dispiace ma a poco valgono le preoccupazioni di Jean, per quanto fondate. Hange dice la prima cosa sensata di questa stagione. Lo sterminio è sbagliato. E ragà, fossi in Hange mi sentirei in una dimensione parallela, a ritrovarmi a spiegare perchè e per come il genocidio o lo sterminio di massa sia sbagliato. Cioè, ma in che mondo siamo? Deve dirvelo qualcuno, a voi e quegli invasati degli Jaegeristi o ai marleyani? Seriamente vi serve qualcuno che vi dica che uccidere è sbagliato? Ma che gente siete? La capisco eccome, il comandante, vorrei farmi il poster da appendere nella mia stanza con la sua frase, mi illumina d'immenso in quest'ora buia.
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Ma lei si scusa per aver alzato la voce, facendomi sciogliere dalla tenerezza, e dice che nonostante abbia pensato a scappare è comunque il comandante del Corpo di Ricerca, e mentre guardiamo lo stemma delle ali della libertà sulla sua schiena, quasi come se fosse un peso sulle sue spalle, dice che sente lo sguardo di tutti i loro compagni morti in questa guerra, sente che la osservano, alcuni sono morti senza nemmeno sapere la verità sull'umanità nel mondo esterno, ma una cosa è certa. E' per rendere giustizia a loro ed al loro sacrificio che devono offrire il loro cuore, alla ricerca della libertà, almeno sull'isola. Jean ascolta queste parole, e vede accanto a sé Marco che gli sorride, e accetta la verità che ormai da 4 stagioni è in cuor suo: lui fa parte del Corpo di Ricerca. Ragazzi qua si piange, se solo nei primi 5 minuti c'è una scena del genere non oso immaginare le montagne russe emotive che seguiranno questo primo scambio. E così ci ritroviamo, come detto ad inizio commento, tutti intorno al fuoco, fuori le chitarre. Hange sta tagliando delle patate (e il pensiero corre a Sasha) e sta facendo un bello stufato, niente di meglio di una buona cena per riappacificare rancori passati. E di riappacificare c'è proprio bisogno, perchè il generale Magath non ha intenzione di tenersene una e comincia con le frecciatine sul fatto che loro sono demoni, vedi Eren quello che sta facendo, lo vedi che il mondo ha ragione a volervi tutti morti, bla bla bla. Jean non si trattiene e gli dice che ha un bel coraggio a parlare dopo che per anni sono stati loro marleyani a spedire giganti nell'isola e a fare morire innumerevoli eldiani. Volendo essere precisi, se in quel primo episodio la madre di Eren non fosse stata mangiata da un gigante entrato a causa dell'operazione organizzata dai marleyani, tutto questo non sarebbe successo. La palla passa a Magath, che dice che se è di storia che vuole parlare ha ben duemila anni di Eldia che ha devastato tutto il mondo a suo svantaggio. Le facce degli altri che assistono alla discussione riflettono la mia. Hange, che il cielo la benedica, si intromette e dice che battibeccare su robe vecchie di duemila anni, che nessuno di loro ha vissuto (e di cui non esistono prove certe) non porterà a niente. Grazie Hange, sei la luce della speranza.
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Annie pensa agli affari, e chiede se quindi vogliono uccidere Eren. Dritta al punto lei, come piace a noi. Armin, coerente con se stesso, vuole innanzitutto parlare con Eren, e convincerlo a deviare dal suo percorso; finchè non ci parleranno, non potranno decidere il da farsi. E metti che Eren non si fa convincere, testa dura com'è, che si fa? Annie non è convinta che i nostri eroi avranno il coraggio di ucciderlo, con Mikasa quasi arrivano allo scontro, ma la nostra bionda è maturata, e per prima chiude il suo anello, dicendo che vuole che suo padre, a Marley, non muoia, quindi se riusciranno a convincere Eren anche solo parlando a lei andrà bene così. Sono fiera di te Annie, 3 stagioni fa non ci avresti pensato due volte ad arrivare alle legnate. Bene, ora che i convenevoli ve li siete detti, pensiamo alle cose serie. Il piano è arrivare al porto e usare uno dei velivoli che in base a quanto gli hanno detto gli Azumabito si trova ancora lì, in modo da raggiungere Eren e il Fondatore. Ma bisogna capire dove si dirigerà Eren. Non possono setacciare tutto il continente col velivolo, ci metterebbero decenni, il carburante non è infinito. Entra in gioco Yelena, che sicuramente saprà quale sia la strada che vuole fare Eren. Alzo la manina e dico che secondo me seguendo la scia di devastazione lasciata dai colossali in marcia un indizio lo troveremmo, ma okay, torchiamo Yelena. Ma perchè Yelena dovrebbe parlare? Cosa gliene viene aiutando i marleyani? Beh salverebbe la sua terra natìa no? Aveva detto così, che la sua patria era sotto il dominio di Marley e ne voleva la libertà. Peccato che la patria di Yelena sia proprio Marley. Ebbene sì, Pieck (ciau Pieck!) ha fatto delle ricerche sulla bionda, non si è data pace del fatto che la barba le stesse così bene, ed ha scoperto che s'è inventata di sana pianta le proprie origini solo per convincere i Volontari a seguirla nel suo piano della liberazione dal dominio di Marley. Yelena, colta sul fatto, glissa elegantemente e decide che invece di assumersi la colpa di tutta questa situazione vuole rinfacciare ai suoi interlocutori tutto quello che è successo, e parte così una serie di aneddoti sul passato.
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Il primo è per Reiner, e per tutti quelli che sono morti quando ha aperto la breccia nel muro del distretto di Shiganshina. Non toccarmi Reiner altrimenti ti prendo a mazzate. Il secondo è per Annie, e per quelli che sono morti schiacciati a Stohess, e non solo. Poi tocca ad Armin e a tutti quelli che sono morti quando si è trasformato nel porto navale, durante la scorsa stagione. Poi Jean, che sempre a Liberio pur di arrivare al gigante carro ha sparato una lancia fulmine verso Falco. O Gabi, che ha ammazzato Sasha (e preso a mattonate una guardia che si era avvicinata preoccupata perchè pensava che stesse male). Ma siccome questo primo round non funziona Yelena mette il carico, e nomina quel caro amico di Jean, Marco, che Annie ha ucciso. Dato che la serata sta andando benissimo, perchè non parlare di come sia morto? Reiner si intromette e racconta che ha ordinato lui di togliergli l'attrezzatura, tenerlo fermo, lasciarlo sul tetto mentre si avvicinava un gigante e l'hanno guardato mentre veniva divorato. Aveva sentito un discorso tra lui e Berthold che non avrebbe dovuto sentire. Ragà ma seriamente state obbedendo a Yelena? Ho capito che le sottotrame vanno chiuse, ma è chiaro come il sole che vuole mettervi l'uno contro l'altro, ma perchè avete la testa più dura di quella quercia lì accanto? Jean chiede quali siano state le ultime parole di Marco, e Reiner gli risponde che chiedeva di parlare prima di fare qualsiasi cosa. Perfino dalla tomba Marco vi insegna una bella lezione, e cioè che invece di accusarvi a vicenda dovreste innanzitutto parlare, complimenti vi fate rimproverare pure dai trapassati. A Reiner non basta però, e continua a chiedere scusa, e così Jean comincia a prenderlo a pugni. Non posso dire che non se lo meriti, anche se azzuffarsi adesso è abbastanza inutile.
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E l'ha capito Gabi, che si mette in mezzo e si piglia un calcio nello stomaco. Ha capito ormai tutti i suoi errori, ha capito quanto hanno sbagliato a considerarli demoni e a desiderare la morte della gente di Paradis, ed insieme a Falco chiedono scusa in ginocchio a Jean che nel frattempo è stato fermato da Connie e Armin. Cavolo quanto ci voleva un sano Mea culpa, magari non da parte di Falco, ma di Gabi sicuramente, e questa scena fa pensare anche Magath, vedere la cadetta più forte e orgogliosa della sua classe chiedere scusa in ginocchio agli eldiani, se non è forte questa scena io non so più cos'è il mondo. Interviene Levi che intanto si è svegliato e dice loro di finirla con questo casino. Levi quanto mi mancavi. La notte calma gli animi, Jean sveglia delicatamente Gabi e poi si mette a urlare contro Reiner per farlo alzare. Per la strada chiede pure scusa a Gabi per il calcio ma dice che non chiederà scusa a Reiner, e va bene così. Annie, lì accanto, si sente in disparte e chiede se c'è qualcosa pure per lei. E se tocca ad Annie fare battute siamo davvero alla frutta. Intanto arriva il gigante carro a portare notizie, e non sono per niente buone. Grazie alla locomotiva, maledette tecnologie moderne, i Jaegeristi sono arrivati al porto e li aspettano con ansia per far loro la festa. Floch ha occupato casa e tiene in ostaggio la signora Kiyomi guardando la porta, fermo immobile così. E così finisce la puntata. Non avevo ragione io? E' durato pochissimo questo episodio, e dire che l'opening ha pure ceduto il suo minutaggio alla scena iniziale. Però bellissima anche questa puntata, più che altro perchè fa vedere che esiste ancora gente sana di mente che considera lo sterminio sbagliato e nonostante le condizioni avverse ed i mille nemici e pericoli si sbraccia e fa del suo meglio per combattere. L'attacco dei giganti alla fine è questo, la battaglia di piccoli eroi contro enormi nemici. E' sempre stato così e così continua ad essere, fisicamente e figurativamente. Appuntamento alla prossima puntata, quindi, per sapere come risolveranno con i Jaegeristi e non solo! -sand-
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gregor-samsung · 3 years
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“ I metodi repressivi di Graziani spingono alcuni patrioti etiopici ad organizzare una congiura. Il 19 febbraio 1937, giorno della nascita del Principe di Napoli, Graziani decide di festeggiare l'avvenimento con una distribuzione di talleri alla popolazione piú bisognosa della capitale. Alla cerimonia, che si tiene dentro il recinto del ghebbí imperiale, sono presenti le massime autorità italiane, l'Abuna Kyrillos con un folto gruppo di notabili e circa tremila indigenti etiopici. A mezzogiorno in punto, mentre i poveri hanno già cominciato a sfilare davanti ad un lungo tavolo bianco ricoperto di pile di talleri, una bomba a mano, lanciata da qualcuno che si nasconde tra la folla, scoppia sopra la pensilina del palazzo. Ma l'istante dopo una seconda "Breda" esplode proprio al centro del gruppo delle autorità italiane ferendo Graziani alla schiena. Negli istanti successivi, vengono scagliate altre sette granate che colpiscono il generale Liotta, l'Abuna Kyrillos, il federale di Addis Abeba, Guido Cortese, i giornalisti Mario Appelius, Ciro Poggiali, Mario Pegolotti e un'altra trentina di persone. Colte dal panico e temendo una piú vasta congiura, le forze dell'ordine presenti aprono indiscriminatamente il fuoco sulla folla, abbattendo per primi i notabili che stanno nelle prime file. «Nel recinto la sparatoria durò quasi tre ore,» ci ha dichiarato ad Addis Abeba un testimone italiano del fatto. «Quando cessò, il piazzale davanti al Ghebbí era letteralmente coperto di cadaveri. Ma il peggio doveva ancora accadere. Nel tardo pomeriggio, dopo aver ricevuto disposizioni alla 'casa del fascio,' alcune centinaia di squadre composte da camicie nere, autisti, ascari libici, si riversarono nei quartieri indigeni e diedero inizio alla piú forsennata 'caccia al moro' che si fosse mai vista. In genere davano fuoco ai tucul con la benzina e finivano a colpi di bombe a mano quelli che tentavano di sfuggire ai roghi. Intesi uno vantarsi di 'essersi fatto dieci tucul' con un solo fiasco di benzina. Un altro si lamentava di avere il braccio destro stanco per il numero di granate che aveva lanciato. Molti di questi forsennati li conoscevo personalmente. Erano commercianti, autisti, funzionari, gente che ritenevo serena e del tutto rispettabile. Gente che non aveva mai sparato un colpo durante tutta la guerra e che ora rivelava rancori insospettati. Il fatto è che l'impunità era assoluta. Il solo rischio che si correva era quello di guadagnarsi una medaglia. Che io sappia i carabinieri intervennero una sola volta, per impedire che si bruciassero i magazzini dell'indiano Mohammedaly. Il massacro durò tre giorni. Poi, la mattina del 22 febbraio, furono affissi in città alcuni manifestini che dicevano testualmente: 'Le rappresaglie dovranno cessare oggi alle 12. Firmato, Guido Cortese.' Ricordo di averne visto uno, incollato sul muro del negozio 'L'Alimentare' sul corso Vittorio Emanuele oggi Hailé Selassié. Era battuto a macchina, su carta lucida. Lo lessi e lo rilessi. Non credevo ai miei occhi. Non credevo che dopo una simile strage, si potessero mettere in giro documenti del genere, che erano una palese autodenuncia e non lasciavano neppure l'ombra di un dubbio». Mentre i neo-squadristi di Addis Abeba uccidono a casaccio, Graziani, che non ha potuto mettere le mani sugli esecutori materiali dell'attentato, coglie l'occasione per liquidare l'intera intellighenzia etiopica, facendo fucilare tutti membri del “Partito dei Giovani Etiopici”, gli intellettuali, gli ufficiali e i cadetti della Scuola militare di Olettà. A Roma sono d'accordo, ma vorrebbero che la liquidazione venisse fatta nel piú grande segreto, senza dare nell'occhio, cosa invece che non avviene. Rimproverato, Graziani telegrafa cercando di giustificarsi: "Non posso escludere che alcuni abissini giustiziati abbiano prima di morire gridato 'viva Etiopia indipendente.' Faccio però presente che esecuzioni ordinate in conseguenza noto attentato vengono fatte in località appartate e che nessuno — dico nessuno — può assistervi." Due giorni dopo telegrafa direttamente a Mussolini, che è in visita a Tripoli e gli comunica: "Dal giorno 19 febbraio at oggi sono state eseguite trecentoventiquattro esecuzioni sommarie tuttavia con colpabilità sempre discriminata e comprovata. (Ripeto trecentoventiquattro). Senza naturalmente comprendere in questa cifra le repressioni dei giorni diciannove e venti febbraio. Ho inoltre provveduto inviare Danane, nel campo concentramento colà esistente fin dalla guerra, numero millecento persone fra uomini donne ragazzi..." È difficile stabilire il numero esatto delle vittime della repressione. Gli etiopici parlano di 30 mila morti. I giornali inglesi, francesi e americani dell'epoca forniscono cifre oscillanti fra i 1400 morti ed i 6 mila. Certe fonti italiane danno 800 morti e duemila arresti. Dopo aver interrogato decine di persone in Addis Abeba, siamo giunti alla conclusione che la cifra data dagli etiopici sia esagerata e che le vittime non dovrebbero essere state piú di tremila. Questa cifra, però, comprende soltanto le vittime dei primi giorni della repressione e non include le centinaia di indovini e monaci che Graziani farà fucilare nei mesi successivi. “
Angelo Del Boca, La guerra d'Abissinia 1935-1941, Feltrinelli, Milano, 1965¹; pp. 201-03.
NOTA: Il libro nacque come ampio approfondimento di un’inchiesta pubblicata, a trent’anni dai fatti narrati, sulla “Gazzetta del Popolo”, giornale torinese nel quale Del Boca lavorava come inviato speciale. Fu questa la prima denuncia pubblica dei crimini di guerra compiuti dal fascismo in Africa, atto che costò all’autore lunghi anni di schermaglie con i responsabili ancora in vita e con la stampa conservatrice; resta celebre la contestazione mossa ad Angelo Del Boca da Indro Montanelli, il quale fino alla sua ritrattazione nel 1996 negò l’uso sistematico durante la guerra e l’occupazione dell’Etiopia di armi chimiche, vietate dalle convenzioni internazionali sin dal primo dopoguerra.
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sciatu · 3 years
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Dalla collezione di Sghembo - Tarzan Albi dell’Audace 1935; Corriere dei piccoli Hugo Pratt 1962; Coriere dei piccoli Hugo Pratt1962; Tex Willer N° 1 La Mano Rossa 1964; Corriere dei Piccoli Ugo Pratt 1965 L’Ombra; Kolosso Salva il Mondo 1966; Hugo Pratt - Gli Scorpioni del Deserto 1969-1993; Hugo Pratt LA Ballata di un Mare Salato
Athos sistemò sulla bancarella l’ultima scatola con i Tex, e si spostò di un passo indietro per vedere se dove erano andavano bene. Sulla destra c’erano i Diabolik e sulla sinistra i kriminal. Dietro c’erano Linus e il Mago. “Bene - Si disse soddisfatto – sono  in buona  posizione” Ed osservò se dietro le prime scatole, si notassero il peccaminoso Le Ore, con i fumetti di Nando il Trombadore Caballero e altri simili. Quella era la zona dei  i più grandi, gli intellettuali di sinistra e di destra.  Dall’altra parte c’erano Trottolino, il Monello, Tiraemolla Topolino, il Corriere dei Piccoli e qualche rara edizione de il Vittorioso. Decisamente l’angolo dei piccoli e dei puri collezionisti “Perfetto” Pensò Athos contento. Si guardò intorno. La bancarella accanto sulla destra, era già pieno di fricchettoni che scavavano tra giacconi, anfibi  borracce militari, camice color kaki e zaini dell’esercito americano e bandiere confederate. Sulla sinistra la bancarella dei dischi 45 e 33 giri con un mangiadischi color rosso che riproduceva l’ultimo di Morandi. Vicino alla bancarella dei ragazzi che stavano osservando un vinile di Santana emanando un intenso odore di erba. Athos alzò le spalle “ Siamo nel 1968, ormai a certe cose non si fa più caso” Incominciarono ad arrivare i suoi clienti più affezionati. Savino con i suoi occhiali spessi un centimetro, il Rosso che apriva tutto e non comprava niente, il professore con il suo maglione rosso e la giacca marrone anche a ferragosto. Con tutti Athos spendeva una parola e rispondeva alle richieste dei collezionisti. Da Corto Maltese a Black Macigno o a Kolosso tutti avevano una richiesta particolare che lui, con i suoi fornitori svuota cantine, cercava di soddisfare. Finalmente apparve Sghembo, il più simpatico di tutti, un ragazzo alto e magrissimo, biondo dagli occhi azzurri arrivato da poco dalla Sicilia insieme alla gran massa di terroni che ogni giorno la stazione Centrale di Milano sfornava copiosamente “ Allora Sghembo come andiamo? Oggi compri qualcosa” “Oggi si – rispose sorridendo il ragazzo – oggi mi devo rifare dell’altro sabato” “Ah bene, allora hai trovato la lista dei fumetti che ti mancano?” chiese Athos contento. La settimana precedente Sghembo era arrivato sorridendo e aveva cercato nelle tasche dei pantaloni la lista dei numeri mancanti che altro non era che un foglio protocollo a quadretti piegato infinite volte a fare un piccolo libricino e riempito con il rapidograph 0,1 di numeri così piccoli che solo Sghembo riusciva a leggerli. “ No, ma ho portato mio fratello” fece sorridendo Sghembo e mostrò un piccolo ragazzo moro e scuro di pelle che nei tratti assomigliava a lui ma in stile Profonda Terronia. Athos guardo il ragazzo e fece la faccia di chi non capiva “Io compro i fumetti e lui che stà sempre a casa li legge tutti e se li ricorda” Athos lo guardò stupito. Aveva venduto a Sghembo scatole di Nembo Kid e Tex, Uomo Mascherato e Mandrake, forse migliaia di fumetti: come poteva ricordarli tutti? “Ah va bene” Fece Athos abituato alle stranezze dei suoi clienti. Sghembo si mise davanti la scatola dei Gordon e incominciò a tirarli fuori delicatamente uno ad uno. Il fratello guardava attentamente le copertine che gli passavano davanti e alle volte diceva un “si” e Sghembo metteva da parte il fumetto. Dai Gordon passarono ai Linus e quindi al Mago e la scena si ripeteva con il moro che con un occhiata veloce della copertina dava indicazione se comprare o no il fumetto visionato con uno sguardo. Sghembo osservò con gioia che vi era una scatola del Corriere dei Piccoli e si mise a tirarli fuori uno ad uno con estrema attenzione. Bastava che dalla scatola spuntasse un angolo del giornale che il moro già diceva “Si” In poco tempo Sghembo aveva messo davanti a se una pila enorme di fumetti. Quando Athos fece il conto Sghembo disse scoraggiato “È troppo, non ho tutti questi soldi, non puoi farmi uno sconto?” Athos fece un espressione seccata. Ora gli sarebbe toccato mettete tutto a posto di nuovo “Quanto hai?” Il ragazzo gli fece vedere i soldi che aveva tirato fuori dalle tasche dei pantaloni. In realtà non mancava molto ma Athos non voleva dare uno sconto a Sghembo che già tirava sempre sul prezzo: lo avrebbe abituato troppo bene. Osservò il moro che lo guardava con la faccia seria e due occhi così neri che non riflettevano neanche la luce. “Facciamo così - disse infine sorridendo – di a tuo fratello di girarsi un momento” Il moro lo guardò diffidente, poi guardò il fratello. Lo Sghembo guardò Athos  poi rivolto al fratello gli disse “votati” Il piccolo si girò e Athos dispose sulla bancarella quattro Corriere dei Piccoli di quelli scartati e uno di quelli che il moro aveva indicato. Li aprì a caso sulle pagine dove vi erano fumetti “Ecco, se tuo fratello indovina qual è quello che ti manca  i fumetti che non puoi pagare te li regalo” Sghembo lo guardò stupito e poi sorrise. Diede un colpetto sulla spalla del fratello “Vidi quali n’ammanca” Il moro si girò e guardò Athos con sospetto, poi si avvicinò e indicò un Corriere che Athos aveva predo tra quelli scartati “Qui, dopo tre pagine, ci sono i soldatini disegnati da Crepax della battaglia di Pavia, avevi detto che me li avresti fatti ritagliare…” “Poi vediamo – disse spazientito Sghembo – ma di al signore quale ci manca” “Quello – fece il moro indicando un giornale sull’estrema destra – c’è la parte finale della Ballata del Mare Salato , non puoi lasciarla” Sghembo guardò sorridendo Athos. Quest’ultimo prese il giornale indicato e lo sfogliò fino a trovare il fumetto di Hugo Pratt. L’osservò stupito. Era proprio l’ultima puntata. Raccolse tutti i giornali che Sghembo aveva raccolto  e glieli passo prendendo i soldi che il ragazzo teneva in mano. “Sono tuoi, vai prima che me ne penta…” I ragazzi presero i giornali e scapparono via . Li osservò scomparire nella folla e guardò tutte le scatole di giornali che il moro aveva passato per tirare fuori i pochi giornaletti che mancavano al fratello e pensò che tutte le storie e le immagini che quelle scatole contenevano erano nella testa del moro. “Cosa farà da grande uno che nella testa ha tutte queste storie?” Si chiese tra il serio e l’ironico. Sorrise “ Farà il sognatore!” Si disse alla fine soddisfatto.
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corallorosso · 3 years
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Draghi è in ritardo sul Recovery Plan e rischia di saltare la scadenza del 30 aprile. A gennaio l’Italia era prima per vaccinazioni davanti a Francia, Spagna e Germania. Ora è quarta. Recovery Plan e vaccinazioni dovevano sancire il cambio di passo tra vecchio e nuovo governo. A oggi, in tutta onestà, non mi pare. E nel frattempo, con una fregola pericolosissima, il governo aprirà (quasi) tutto dal 26 aprile nelle regioni gialle, anche se i numeri indurrebbero ad aspettare quantomeno un mese prima di questa fuga in avanti. Una fuga in avanti che rischiamo di pagare carissima. Ora immaginate se tutte queste scelte, e tutti questi ritardi, li avesse fatti Conte e non Draghi. Come minimo, Salvini, Demolition Man e tutta la stampa a loro vicina lo avrebbe fucilato. In pubblica piazza. Con diretta televisiva e dibattiti annessi. Andrea Scanzi
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