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#classici italiani
mccek · 1 year
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M'hai insegnato a volerti bene
Hai voluto la mia vita: ecco, ti appartiene
Ma ora insegnami, se lo vuoi tu
A lasciarti, a non amarti più
Erano altri tempi pt.11
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romadjpianobar · 11 months
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Feste Private Roma Il divertimento con la musica da ballo degli anni 70 80 90 Dj Gianpiero Fatica
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stilouniverse · 1 year
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La piccola collana "Racconti classici italiani" aggiunge un nuovo autore
Presentiamo ai nostri lettori una collana in fieri di racconti di autori italiani corredata da prefazioni e note: i primi cinque volumetti: Arrigo Boito “L’alfier nero” Arrigo Boito “Il pugno chiuso” Luigi Capuana “Novelle” Grazia Deledda “La regina delle tenebre” Giovanni Verga “Le storie del castello di Trezza” a cui si aggiunge, al momento solo in ebook Igino Ugo Tarchetti “Tre…
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pettirosso1959 · 25 days
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VENEZUELA DIMENTICATO
Sono trascorsi decenni dal mio soggiorno lavorativo in Venezuela, ma da allora ho seguito sempre con interesse le sorti di quel paese. Ho lasciato una terra ricca di risorse, che nonostante certi difetti da attribuire in generale all’America Latina, che si manifestavano già a quel tempo, mostrava il volto di una nazione in crescita, il cui sviluppo industriale sociale e culturale in atto faceva sperare in un futuro prospero. Il Venezuela si avviava a diventare una sorta di locomotiva per gli altri stati dell’area.
Invece non è stato così. Un giorno è tutto cambiato. E’ salito al potere, eletto peraltro dal popolo, un rappresentante della sinistra più spinta, simpatizzante del sistema cubano. A partire da Chavez, poi grazie al suo successore Maduro, il regime di stampo comunista si è consolidato. Il rapporto con i capi cubani si è fatto sempre più stretto e il Venezuela è precipitato nel periodo più buio della sua storia.
La dittatura ha imposto condizioni terribili alla popolazione. Nei primi anni, quando si stava affermando, ascoltavo, collegandomi con gli amici locali tramite Skype, le loro lamentele. Erano preoccupanti quei racconti, da stentare a crederci se non fossi stata convinta della loro buona fede.
Il regime, dichiarando paradossalmente che il suo intervento era volto al benessere della popolazione, al riscatto delle masse più disagiate, non ha fatto altro invece che appiattire nella povertà e nell’ignoranza un intero popolo. Si è avvalso naturalmente di tutti i mezzi classici usati dalle dittature. L’opposizione ha avuto vita difficilissima ed è sempre stata schiacciata e soffocata anche nei momenti apparentemente democratici riservati alle elezioni, che si sono svolte in un clima terroristico.
La povertà dilagante e quindi l’impossibilità di ricavare ricchezza dalla popolazione, ha fatto sì che il regime abbia iniziato da subito a svendere le sue materie prime agli stranieri, prima fra tutte il petrolio, il cui sfruttamento era il perno dell’economia negli anni precedenti la dittatura.
L’impoverimento è stato tale che i beni di consumo si sono sempre più rarefatti, ricordo quando un’amica mi comunicava allarmata che non si trovava più neanche la carta igienica.
La corruzione dilaga. Anche l’apparato della salute pubblica è venuto meno, altro che sistema socialista, solo chi ha denaro riesce ad accedere alle cure. L’istruzione è distrutta. La stampa è imbavagliata, come pure il sistema giudiziario.
Il disastro si è maturato nel giro di pochi decenni, e non c’è speranza di cambiamento per ora.
Dal paese sono usciti non solo dissidenti del regime, ma tanti cittadini comuni in cerca di lavoro, di un futuro decente, per sfuggire alla miseria più nera.
Tanti italiani, gran parte dei quali discendenti di persone che si sono affermate negli anni in cui vigeva la democrazia, se ne sono dovuti andare. Ma l’Italia non è stata per niente generosa nei loro confronti. Non si sono sentiti appelli perché venissero accolti a braccia aperte nel paese d’origine dei loro antenati. Tutt’altro. Si parla della necessità impellente di ripopolamento dell’Italia, ma i governi italiani non hanno preso neanche in considerazione l’accoglienza e l’aiuto di persone che potevano rappresentare risorse importanti per la nostra nazione.
Come se non bastasse, è calato un silenzio di tomba su quella realtà troppo scomoda. Nessuno parla più della tragedia venezuelana.
Isabella M.
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fiat500nelmondo · 3 months
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Fiat 500 D: la versione Sprint della Cinquecento d'epoca
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Dal 1960 la Fiat 500 D ha fatto la storia. Un auto che ha segnato un'epoca e continua anche oggi a vivere nei cuori degli appassionati.
La Fiat Nuova 500 D, conosciuta affettuosamente come "Cinquino", rappresenta un capitolo fondamentale nella storia automobilistica italiana. La sua introduzione nel 1960 segnò una svolta per la Fiat, grazie a prestazioni e finiture migliorate rispetto ai modelli precedenti. Questo articolo esplora la storia, il design, e le specifiche tecniche della Fiat 500 D, un'autovettura che ha lasciato un'impronta indelebile nel cuore degli italiani e degli appassionati di auto d'epoca.
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  La Nascita di un Simbolo: La 500 D
Nel 1960, il Salone di Torino fu testimone del lancio della nuova Cinquecento D. Questo modello, evoluzione della Nuova 500 lanciata nel 1957, si distingueva per il suo motore più potente e le rifiniture di qualità superiore. Con un bicilindrico da 499,5 cm³ e 17,5 CV, la 500 D sfiorava i 100 km/h, un notevole incremento rispetto alla versione originale.
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Un Design Funzionale
La Fiat 500 D ereditava la linea della Nuova 500 con alcune modifiche estetiche significative, tra cui un tettuccio apribile più corto e la parte posteriore del padiglione in lamiera. Il suo design compatto non era solo un simbolo di modernità, ma rispondeva anche alle esigenze di mobilità in un'epoca di grandi cambiamenti sociali e urbanistici in Italia.
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Motore e Prestazioni: Un Salto di Qualità
La Cinquecento D si distingueva per le sue prestazioni migliorate, grazie al motore derivato dalla precedente versione Sport. Con una velocità massima di circa 102 km/h, la 500 D garantiva un'esperienza di guida più dinamica, ideale per le nascenti autostrade italiane. Le modifiche apportate al motore e ai rapporti del cambio rappresentavano un progresso tecnico significativo per l'epoca.
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Economia e Accessibilità: Il Prezzo della 500 D
Nonostante le sue caratteristiche avanzate, la Fiat 500 D era venduta a un prezzo competitivo, fissato a 450.000 lire. Questa politica di prezzo accessibile contribuì notevolmente al suo successo commerciale, rendendola una scelta popolare tra gli automobilisti italiani.
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Innovazioni e Aggiornamenti: Evoluzione Continua
La 500 D vide una serie di aggiornamenti nel corso degli anni, tra cui modifiche ai deflettori, al serbatoio, e miglioramenti all'interior design come l'introduzione di un portacenere e di alette parasole imbottite. Queste innovazioni rispecchiavano le mutevoli esigenze e aspettative degli automobilisti italiani.
Colori e Stile: L'estetica della Cinquecento D
La gamma colori della Cinquecento 500 D era vasta e variava nel tempo, offrendo una scelta quasi ventennale di tinte. Dai classici avorio, blu scuro, e verde chiaro, a tonalità più vivaci come il rosso e il celeste, la Cinquecento D si presentava in una varietà di colori che rifletteva la sua personalità vivace e versatile.
La Fiat Cinquecento D nelle Città Italiane: Un Fenomeno Urbano
La Fiat 500 D divenne un elemento caratteristico delle città italiane durante gli anni del boom economico. La sua dimensione compatta e la maneggevolezza la resero l'auto ideale per gli spazi urbani, testimoniata dalla sua presenza onnipresente nelle fotografie d'epoca.
L'Eredità della D
La Cinquecento D non fu solo un'auto: divenne un simbolo di un'era, un'icona di design e ingegneria. La sua evoluzione continuò con l'introduzione della versione F nel 1965, che incorporò ulteriori miglioramenti in termini di sicurezza e design. L'ingegner Dante Giacosa, padre della 500, continuò a guidare queste innovazioni, assicurando alla 500 un posto nella storia dell'automobilismo. Con oltre 640.000 esemplari prodotti, la 500 D rimane una delle auto più amate e ricordate, un simbolo di un'epoca di cambiamento e progresso.
E voi?
Avete storie o aneddoti particolari che legano voi o la vostra famiglia a questo iconico modello? Condividete con noi le vostre esperienze personali e ciò che la Fiat 500 D significa per voi! Read the full article
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ilciambellano · 7 months
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Chi dopo il liceo è andato a studiare giurisprudenza, medicina o ingegneria, ha spesso conservato nei confronti del latino la reverenza che si ha verso l’aguzzino di cui ci si è liberati: l’antico terrore che, grazie al peso degli anni, si addolcisce di nostalgia. E, soprattutto, germoglia rigogliosamente questa idea che se sul latino ci ho sofferto io ci dovrà soffrire anche la generazione dei miei figli e delle mie figlie. Si sopravvive, alla fine, ci si tempra. Ed è qui che, di solito, mi vedo costretta a interrompere il dissertare nostalgico perché no, c’è chi non sopravvive per niente. Non sopravvivono spesso le ragazze e i ragazzi figli di genitori non italiani. Non sopravvive chi non può permettersi le ripetizioni. Non sopravvive chi incontra come insegnanti “le vestali” delle lingue classiche, che ancora insegnano il latino a suon di due e di liste di complementi mandate a memoria. Prima di stracciarsi le vesti per la regressione del latino, lanciare geremiadi sulla nostra civiltà ormai perduta, possiamo prendere in considerazione il fatto che se non ci fosse l’indirizzo di scienze applicate al liceo scientifico perderemmo forse un numero importante di diplomati nelle discipline STEM di cui pure lamentiamo continuamente la mancanza? La domanda degli studenti, in fondo, non è così peregrina (e in effetti le loro domande di senso non dovrebbero mai essere liquidate frettolosamente). Ed è forse la stessa domanda che, come docenti, dovremmo porci quotidianamente. E se – come dico di solito in classe – iniziare una domanda con a cosa serve è fuorviante perché ci inserisce subito all’interno di un ragionamento utilitarista (lo stesso che governa, temo, le scelte di orientamento di questo governo), è pur vero che domandarsi perché e subito dopo come può aprire alla didattica, non solo del latino, prospettive inaudite. La risposta che tendo a preferire è sempre la stessa: insegnare per liberare. A chi volesse esplorare questa prospettiva, consiglio Tutte storie di maschi bianchi morti, di Alice Borgna, che pone in modo serio il tema dello studio e dell’insegnamento delle lingue classiche, anche alla luce del fatto che studiare il latino per leggere i grandi classici vuol dire oggi fare i conti con il fatto che, per esempio, quei classici sono prodotti di una cultura maschilista e fondata sullo schiavismo.
L'articolo è dietro paywall ma basta disattivare gli script per leggerlo tutto. (Ho segnalato questa cosa a Domani anni fa, ma evidentemente gli piace così)
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notizieoggi2023 · 3 months
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/02/la-poesia-deve-alzare-le-proprie.html La poesia deve alzare le proprie barricate contro l'invasione dell'antiumanesimo Soltanto chi come me, o come qualcuno dei miei lettori, ama davvero la letteratura si rende conto, senza ipocrisia, che nella società odierna e per le attuali classi dirigenti la letteratura è diventata un impiccio, un residuato, qualcosa da portare in cantina a riempirsi di polvere. Oggi è, o sembra, tutto finito. Inutile ricordare agli uomini della politica e dell'economia, qualunque sia il loro colore politico, che se l'Italia non è rimasta una espressione geografica, ed è nata in quanto entità storica e statuale è stato soprattutto perché l'hanno sognata, preconizzata, amata i poeti, da Dante a Petrarca, da Foscolo a Manzoni al giovane Leopardi, da Carducci a D'Annunzio, da Ungaretti a Pasolini. Inutile ricordare che l'Italia è prima di tutto la sua lingua meravigliosa e dorata, è il suo patrimonio inesauribile d'anima, d'arte, di poesia, di musica. Sembra che sia chiaro soltanto tra i pochissimi grandi uomini rimasti in Italia, penso a Riccardo Muti. Sono venuti in odio i modelli eccellenti, erosi da un falso egualitarismo straccione, e dal dominio dei social, dove «uno vale uno» e il primo pirla può impunemente apostrofare un premio Nobel: fenomeno che condannò anche Umberto Eco, non sospettabile certo di simpatie per gli «apocalittici» nemici della modernità. La scuola, disastrata in maniera equanime da governi di sinistra e di destra sino all'abominio grillino dei banchi a rotelle, ha ridotto lo studio della letteratura a pochi autori, spesso soltanto del Novecento, ignorando i classici e il loro splendore e, di fronte ad ancora tanti bravissimi insegnanti, c'è sempre qualcuno (a volte ministri come il non rimpianto Franceschini) che preme per dare più spazio a fumettisti, saltimbanchi, cuochi, comici, rapper, trapper, cantautori, dj, influencer: seguendo pedissequamente ogni moda. Si è inventato il binomio scuola lavoro, come se l'insegnamento invece di formare prima di tutto esseri umani nella loro interezza dovesse formare pizzaioli, con tutto il rispetto per la categoria. Il lavoro della scuola era far crescere il sapere e l'anima del ragazzo, la sua comprensione di se stesso, della società, della storia, del mondo. E niente poteva farlo meglio di quell'antico ma sempre nuovo sistema di conoscenza che è la Letteratura. Niente formava di più e più in profondità che leggere poesie e romanzi, grandi strumenti di educazione al destino. Niente formava di più che il pensiero dei grandi, da Machiavelli a Galileo, da Vico a De Sanctis. Intendiamoci, non è che oggi non ci siano più quelli che scrivono poesie e romanzi. Ormai il 90 per cento degli italiani ha pubblicato un romanzo, i social diffondono a piene mani poesia, e chiamano poesia anche ogni incolpevole vagito e belato sentimentale. Ci sono in giro migliaia di sedicenti autori che scrivono tutti allo stesso modo, carino e insignificante, quasi sempre lontani da ogni scossa metafisica, da ogni senso del mistero, da ogni empito fantastico, e riducono il romanzo a qualche bella frase, a qualche trovata, o a tanto lacrimoso patetismo autobiografico. Eppure in questo mare magnum, dove nessuno distingue più niente da niente, ci sono ancora libri appassionanti e autori veri. Fiorisce la letteratura di genere, dove almeno persistono i temi eterni del male, della giustizia, della verità, e che il mercato premia (cosa che è vano vituperare): io leggo con piacere per esempio Donato Carrisi, e quando mi è capitato di conversare con Maurizio De Giovanni ho toccato con lui temi a me cari come il mito con più vivacità che con autori snobbetti e un po' premiati, magari usciti dalla celebratissima scuola Holden. Poeti veri e grandi, penso ad esempio a Milo De Angelis, esistono ancora. E ogni giorno ricevo testi di giovani che credono nella poesia e scrivono in cerca di nuove forme del vivere e di assoluto. Scrittori di alta qualità ci sono, Sandro Veronesi, Antonio Scurati, Eraldo Affinati, per esempio. E ci sono i critici, penso a Giorgio Ficara, a Alfonso Berardinelli, a Massimo Onofri, a Silvio Perrella, per altro saggisti e scrittori in proprio: ma esiste sempre di meno lo spazio editoriale e istituzionale per esercitare l'importantissimo compito della critica, vagliare la produzione letteraria, individuare i valori più forti, non transeunti, seguire gli autori, sostenere una tendenza. Oggi tutto è effimero, volatile, virtuale. Leggero: ma non si dica con criminale menzogna che è la leggerezza di Italo Calvino: tutt'al più è quella di Luciana Littizzetto. A cui preferisco le giovani tiktoker, che quando cinguettano innamorate di un titolo possono anche riservare sorprese, magari stanno rileggendo e rinverdendo un classico... Il vuoto è prima di tutto un vuoto sociale, culturale, spirituale. Ed è da connettersi al crollo dell'umanesimo, che dalla Firenze del Rinascimento sino all'esistenzialismo di Sartre e di Camus aveva innervato la cultura europea. Per molti esponenti del mondo intellettuale l'essere umano non è più al centro della società, l'essere umano intero, in carne ed ossa, con i suoi bisogni, i suoi desideri, le sue debolezze, la sua follia, la sua capacità di ribellione, di autodeterminazione del proprio futuro. Ed è caduto a picco il senso della Tradizione, che è da modaioli imbecilli vedere come passato e polvere, mentre è conoscenza attiva e critica delle radici e insieme forza propulsiva per proseguire nella costruzione di una civiltà. La letteratura è stata a lungo il midollo spinale (l'espressione è di Jacques Attali) di una Nazione. E certamente di quella Europa che per primo Victor Hugo sognò come «Stati Uniti d'Europa». Senza letteratura, senza poesia, senza il primato dello spirito si configura una società non liquida, come vuole una celebre definizione sociologica, ma smidollata, un'Europa vaso di coccio tra le Potenze del nuovo ordine mondiale, prona di fronte alle insidiose idiozie nichiliste della cosiddetta cancel culture che ha soffiato dall'America in questi anni e alla fine si è rivelata una cultura della cancellazione, o del tentativo di cancellazione, guarda caso, proprio della parte gloriosa della cultura europea, oggi indifesa, incapace di reagire, di ritrovare l'orgoglio e l'amore di se stessa. Per la prima volta nella storia dell'umanità al vertice dei valori, come potere assoluto e incontestabile, è rimasta l'economia, declinata come finanza e profitto. E per la prima volta nella storia dell'umanità tutto il resto viene considerato un ingombro, qualcosa di attardato e inutile: il sacro, l'ideale, la gratuità, il valore, l'onore, la bellezza spirituale, la ribellione: il tesoro millenario della letteratura, da Omero a Borges. Il primato totalitario del profitto non ha niente a che fare col liberalismo che conosco io, quello di Benedetto Croce, Panfilo Gentile, Salvador De Madariaga. È in realtà un feticcio, un idolo, un Vitello d'Oro senza nessun Mosè in vista pronto ad abbatterlo: una irresistibile forza disumanizzante. Il pericolo, senza un nuovo umanesimo per il XXI secolo, è che si corra verso un'era di uomini-macchina, in balia di piccoli desideri indotti dalla pubblicità (e non so ancora per quanto dai miserabili imbonitori elettronici detti influencer), un'era di esseri privi di carne, di anima, di sesso, di radici, di sogni, vacui consumatori di tempo libero, prodotti deperibili e altrettanto deperibili ideologie. Uno strumento di opposizione, di resistenza e forse di contrattacco rispetto alle forze dell'antiumanesimo è la voce legislatrice (anche se mai riconosciuta come tale) della poesia, quell'antico e attualissimo sistema di conoscenza dell'anima e dell'universo che chiamiamo letteratura. Per questo nel disegno dei dominatori tecnologici ed economici del mondo poesia e letteratura non devono valere più niente, non devono avere spazio né ascolto. O, come ho appreso interrogando Chat GPT, opere poetiche e narrative potranno essere prodotte, pulite e anestetizzate, dalla IA, «assolutamente sì». Non so se un disegno così riuscirà. Dico soltanto che se riuscirà, quando saranno abbattute le statue di Virgilio, Dante, Shakespeare, Michelangelo, Goethe, Beethoven, Voltaire, Tolstoj la civiltà europea sarà finita. A me questo disegno non piace, e sono disposto, cari lettori, ad avversarlo sino all'ultimo sangue. All'ultima pagina.
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fashionbooksmilano · 4 months
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GZ Giuseppe Zanasi
Opere 1997-2009
scritti di Giovanni Grasso-Fravega, Peter Weiermair, Mauro Nasti, Armando Torno, Antonio Faeti
Zanasi Bologna, 2009, 94 pagine, 23,4x32,5cm, brossura editoriale con sovraccoperta illustrata da un labirinto in oro e le iniziali GZ
euro 40,00
email if you want to buy [email protected]
Per gusto ed eleganza è stato il più ‘parigino’ dei nostri librai antiquari. La sua prematura scomparsa ci ha privato non solo di un libraio di indiscusso fascino e competenza, ma pure di un ideatore di libri, anche per la cura e la passione di affidare i grandi classici che amava alla ‘rilettura’ di artisti come Folon, Roberto Innocenti, Giovanni Grasso-Fravega o Antonio Saliola, e alla maestria di rilegatori d’alta gamma, come il riminese Luigi Castiglioni «il nostro unico vero legatore italiano». Gli ultimi due volumi da lui realizzati, ad esempio, Le Petit Chaperon Rouge e il Peter Pan, pubblicato poco prima della morte, resteranno negli annali dei grandi illustrati italiani del secondo Novecento. Perfino i suoi cataloghi di vendita erano rari, preziosi e ricercati: in essi instillava la medesima cura, passione e ricercatezza che amava infondere nei grandi libri che pubblicava, in una strana e fascinosa commistione tra libreria antiquaria, editoria, ideazione di libri, promozione culturale, bibliografia e bibliofilia (memorabili rimangono i cataloghi antiquari di erotica, di gastronomia e sui grandi illustrati Art Nouveau e Art Déco, primo fra tutti l’amato François-Louis Schmied). Negli ultimi anni, però, confidava agli intimi che il mondo dell’antiquariato lo aveva stancato preferendo, alla ricerca dei grandi libri, la realizzazione di quelli che maggiormente amava lui, per condividerli con pochi amici.
19/12/23
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politicalibera · 3 months
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Al Centro vincerà Renzi, ecco perché.
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I due schieramenti classici, ormai entrambi permeati dal populismo e dall'inconcludenza ideologica con partiti quali Forza Italia e PD asserviti alle compagini più rumorose e meno competenti, non sono più in grado di offrire una proposta politica completa.
Un numero crescente di cittadini ascolta il governo e sente molti annunci, lo osserva e non vede nelle azioni risposte adeguate alla situazione geopolitica globale e interna specifica del nostro Paese, ma allo stesso tempo non si riconosce in una opposizione debole e qualunquista che si scompone su temi cruciali.
Molti desiderano quindi un'alternativa.
La rottura prima della federazione tra Azione-Più Europa e in seguito di quella tentata da Azione-Italia Viva , hanno lasciato questo popolo deluso e senza un vero punto di riferimento.
In questo senso non ho apprezzato i toni esagerati o insulti di Carlo Calenda incapace di prendersi le sue responsabilità e che con una campagna di veti, vorrebbe cancellare 1 milione (contato male) di cittadini che rappresentano lo zoccolo duro di Matteo Renzi e che di lui si fidano e lo sostengono. Questo è un grave errore, lo dico obiettivamente.
Queste persone sono una grande risorsa e hanno un leader nel quale ripongono fiducia, un leader riconosciuto e rispettato a livello mondiale.
Matteo Renzi dal canto suo non ha mai messo veti e continua a parlare di Stati Uniti d'Europa, di costruire Renew anche in Italia e a evitare il più possibile la polemica, posizioni molto più simili ai dirigenti storici di Più Europa che condividono la visione di Italia Viva.
Devo dire che in questo momento ricco di insidie, ma anche di opportunità il mio personale auspicio è che l'ex Premier venga messo in condizione di mettere a frutto per gli italiani la sua esperienza in ambito Europeo.
Il suo peso estero, la conoscenza delle dinamiche internazionali e la stima di Mario Draghi in primis (che lui portò ad essere Premier), possono fare conquistare al Paese posizioni di prestigio a Bruxelles a differenza e non me ne vogliano di personaggi che sono andati più su LA7 che nei luoghi della politica che conta.
Queste dinamiche emergeranno prepotentemente nel popolo di Centro italiano avvicinandosi alle elezioni europee dove ogni voto conta con il proporzionale, posando il primo mattone di una nuova opposizione e un nuovo soggetto politico decisivo un futuro.
Vedrete che Matteo Renzi e la classe dirigente di Italia Viva sorprenderanno tutti.
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diceriadelluntore · 1 year
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I Libri del 2022
Per sognare non bisogna chiudere gli occhi, bisogna leggere - Michel Foucault
1. Carla Benedetti - La Letteratura Ci Salverà Dall’Estinzione
2. Antonio Pascale - La Foglia Di Fico. Storie di alberi, donne, uomini
3. Federico Rampini - Fermare Pechino. Capire la Cina per salvare l’Occidente
4. Mark Kurlansky - Carta. Sfogliare la Storia
5. Marshall G.S. Hodgson - L’Ordine degli Assassini
6. Julian Barnes - Il Senso Di Una Fine
7. Lello Arena - C’era Una Volta. La fiaba un po’ storta di un incontro incredibile
8. John Julius Norwich - I Normanni Nel Sud 1016-1130
9. Neil MacGregor - Il Mondo Inquieto Di Shakespeare
10. Amor Towles - Lincoln Highway
11. Isaia Sales. Teneri Assassini. Il mondo delle babygang a Napoli
12. Ian McEwan - Amsterdam
13. Carlos Fonseca - Museo Animale
14. Hermann Hesse - La Cura
15. Carlos Ruiz Zafon - Il Labirinto Degli Spiriti
16. Massimiliamo Valerii - Le Ciliegie Di Hegel. Una riflessione sull’idea di libertà
17. Fabio Bacà - Nova
18. Gilles A. Tiberghlen - Amare. Una Storia senza fine
19. Andrea Moro - Il Segreto di Pietramala
20. Ilaria Tuti - Come Vento Cucito Alla terra
21. Sylvie Testud - Senza Santi In Paradiso
22. Cesare Pavese - La Casa Sulla Collina
23. Marco Balzano - Resto Qui
24. Orhan Pamuk - Le Notti Della Peste
25. George Robert Sims - Le Avventure Di Dorcas Dene. Una detective nella Londra vittoriana
26. Francesca Stavrakopulou - Anatomia Di Dio
27. Abir Mukherjee - Le Ombre Degli Uomini
28. Guido Barbujani - Come Eravamo. Storia dalla grande storia dell’uomo
29. Richard Powers - Il Dilemma Del Prigioniero
30. Julio Cortazar - Bestiario
Mi sono fermato a 9843 pagine, ad un soffio dal mio obiettivo delle 10 mila. Quest’anno ho letto molti libri che mi hanno regalato, tra cui quello che mi è meno piaciuto, il saggio di Rampini. I saggi favolosi: Kurlansky, quello sull’Ordine degli Assassini preso dopo anni, il saggio sul Corpo del Divino di cui ho parlato sul blog. Sui Romanzi, Fonseca una novità stupenda, un mix stuzzicante di realismo magico e di giallo internazionale, notevolissimo, per struttura, trama e lessico quello di Powers, scoperto tra l’altro come appendice ad una bella chiacchierata. Bei libri italiani, tra nuovi (Bacà interessante, la conferma della Tuti, la scoperta di Moro) e la lettura o rilettura dei classici, che fa sempre sempre bene. per chi volesse altre informazioni, sono pronto a rispondere.
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mccek · 1 year
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E non abbiam bisogno di parole
Per spiegare quello che è nascosto in fondo al nosro cuore
Ma ti solleverò tutte le volte che cadrai
E raccoglierò i tuoi fiori che per strada perderai
E seguirò il tuo volo senza interferire mai
Perché quello che voglio è stare insieme a te
Senza catene, stare insieme a te
Erano altri tempi pt.6
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ballettesavary · 8 months
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mario legge molto.
il suo studio è un tempio. si lava le mani prima di aprire un libro. classici, moderni, italiani, stranieri, testi antichi e rari.
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mario scrive. scrive tanto.
lettere, note spese, appunti.
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t4merici · 1 year
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Quando si deve tradurre, dice la prof, è sempre utile leggere, per arricchire il proprio vocabolario e trovare sinonimi che pensavamo di non avere. Voi leggete tanto, ci dice, ma studiando letterature straniere leggete in traduzione. È bene leggere classici italiani, in cui l'italiano è "autentico", non è un italiano in cui si possono trovare strascichi della lingua di partenza, come nei romanzi tradotti. Perché succede, soprattutto quando si conosce bene una lingua, si acquisiscono formule che nella propria lingua non ci sono, e a volte si trasferiscono senza rendercene conto. Allora dalla libreria ho tirato fuori "Il visconte dimezzato" di Calvino e poi, per non impegnarmi troppo, "Bar Sport" di Benni. Ora devo scegliere il prossimo.
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gcorvetti · 9 months
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Novità.
Ieri quasi alla fine del turno il proprietario mi chiede se so fare le pizze, non essendo il tipo che si vanta gli dico solo si certo, poi precisa ma con la pressa, gli dico che non sembra difficile, quindi mi invita a parlare un attimo in sala. Mi dice :"Il tuo contratto finisce a metà Settembre, ma se impari a fare le pizze puoi intanto dare il cambio alle ragazze, si fa per dire, e restare fino alla fine di ottobre, ma c'è anche il fatto che Roza (una delle ucraine) dopo un anno che lavora qua non sa ancora le ricette delle pizze, fa le pizze a fantasia e non so se la tengo, magari puoi sostituirla?", dico che posso provarci senza esagerare, penso che sia na cazzata in realtà e che la parte difficile è imparare gli ingredienti che sono tanti da mettere sopra le pizze, chiude dicendomi che la prossima settimana magari con l'aiuto di Valve, che sarebbe il nome della head chef e non la casa di software, che sa fare tutto, ok, ok. Sinceramente avrei preferito chiudere a Settembre e dedicarmi alla musica anche perché l'orario delle pizzaiole è più lungo e con più giorni, si ok sono soldi, ma il tempo per me è musica e non denaro, potrei anche dire di no e dirgli che preferisco terminare il contratto, ma diciamo che non navigo nell'oro e che la musica è sempre presente come lo è sempre stata, quindi penso che accetto e magari mi faccio sto mese e mezzo in più e poi si vede.
Cambiando discorso, oggi leggo che i giornalisti/e di Repubblica prendono le distanze dall'articolo di Elkann sui lanzichenecchi, vorrei vedere, a mio modesto parere sembra la lamentela di un vecchio che però è il padre dell'editore quindi dice al figlio (da leggere con la R moscia stile Agnelli) "Pubblicami questo articolo su questi ragazzacci irriverenti che c'erano sul treno", "Ma papi, sei sicuro cioè so ragazzi dai", "Tu fallo, son pur sempre tuo padre", secondo me è andata così. Mentre un certo Molinari, forse quello della Sanbuca, al Giffoni dice, copio e incollo "La scuola anglosassone insegna che più i contenuti intellettuali sono controversi e più fanno discutere, più sono positivi. Credo che la discussione che ha innescato sia stata profondamente positiva. La controversia c’è stata, dirompente, e in qualche maniera ha testimoniato la validità della pubblicazione", si ok ma non penso sia questo il caso, sembra più uno di quei commenti sui social dei classici ignoranti che si lamentano di qualcosa che a loro da fastidio senza pensare che il mondo cambia.
Altro articolo su Ansa, quello di prima era sul Tempo, è sull'ecoansia, parola composta da eco, penso da ecologia, e ansia che è la combinazione di varie emozioni forti come paura, apprensione e preoccupazione. L'articolo dice che è un nuovo mal essere che sta iniziando a colpire gli Italiani e soprattutto i giovani, ah. Quindi il fatto che ci siano svariati articoli di "allarmi meteo", a sto punto penso che i tg siano inondati (mi sembra il termine adatto) di servizi ad hoc sulle catastrofi naturali degli ultimi tempi, giusto? Quindi è l'ennesima proiezione a esagerare un evento come per esempio il caldo, d'estate fa caldo, o i cambiamenti climatici che portano a bombe d'acqua improvvise, che poi se uno guarda il cielo lo vede che c'è un nuvolone nero e minaccioso che si avvicina, ah dimenticavo che oramai gli occhi sono solo puntati agli schermi dei telefoni. L'umanità ha perso tutto anche il coraggio di affrontare la natura, non ho mai visto un animale avere paura della pioggia, anche se tanta, loro fa un baffo se piove, se è tanta si infilano da qualche parte tanto sanno che passerà. No il mio non è cinismo, ma puro sprezzo del pericolo, come un pompiere non ho paura e mi sono trovato in situazioni in Marina militare dove il mare poteva diventare una tomba, ci vuole sangue freddo, eliminare la paura ti aiuta a sopravvivere, come dici? Non è facile? Beh se sei abituato/a a pisciarti sotto ogni cazzata ovvio che non è facile. L'uomo è un animale ma da quando è uscito dalla catena alimentare e crede di essere più forte della natura, quando in realtà non lo è, è iniziata questa sorta di paura verso quello che non si conosce, la natura appunto. Cosa succedesse se arrivasse il diluvio universale? Pioggia a dirotto per mesi, oppure un bel cataclisma tipo un fortissimo terremoto con tutti i vulcani che eruttano contemporaneamente e rendono l'aria pregna di gas e nubi che oscurano il sole? Lo so cosa fareste, anche quelli che si professano atei, iniziereste a pregare invece di risolvere il problema, avete perso la bussola.
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ricordidispersi · 1 year
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Ti piace davvero cantare?cosa?
Si ho il karaoke, canzoni che raramente ascoltano i miei coetanei. Mi piacciono i classici italiani.
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sporcafaccenda · 1 year
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《I Capolavori della Serie KKK: Classici dell’Orrore》🇮🇹
Couvertures de Benedetto Caroselli
Lancée en 1962, cette collection de romans d'horreur - comme elle le stipule - aura 174 numéros jusqu'en 1972. Les n°s 1 à 44 furent publiés par les Grandi Edizioni Internazionale di Roma (1962/64) Les n°s 46 à 174 sont sous label Edizioni Periodici Italiani. (1964/1972) Il semblerait que le n°45 ait disparu sans laisser de trace (pendant le changement d'enseigne)…il n'a probablement jamais existé.
L'ensemble de la collection a été écrite par des auteurs italiens bien que les romans soient prétendument traduits… Laura Toscano, Renato Carocci, Franco Marotta,… ont multiplié les pseudonymes pour donner l'illusion que leur abondante production était le fait d'auteurs français, germaniques ou anglo-saxons… [Ajoutons que Toscano et Marotta était en couple à l'époque. A eux deux, ils ont quasiment écrit tous les titres du dernier tiers de la collection.] A ma connaissance il n'y a que quatre exceptions: Robert-Louis Stevenson🇬🇧🏴󠁧󠁢󠁳󠁣󠁴󠁿, Robert Bloch🇺🇸, Leo Brett (pseudonym de R.L. Fanthorpe🇬🇧), et notre angoisseur à nous, Maurice Limat 🇫🇷[#44, "Il posto della Violenza", traduction de "Mandragore"]
Editeur: Grandi Edizioni Internationale puis Edizioni Periodici Italiani (E.P.I.)
Directeur de la publication: Ennio Mancini.
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#Benedetto Caroselli #Franco Marotta #Laura Toscano #Horror #Weird Tales #litterature Populaire #fantastique italien #angoisse #Robert Bloch
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